Cento anni. Poche citta al pari della novella Trieste' possono mostrare con certezza di notizie il modo col quale si ebbe a formare il materiale loro. Carlo VI deliberato di se-guire i consigli del celebratissimo Principe Eugenio, vo-lendo creare un emporio in Trieste ed assegnare a que-sto una parte materiale di citta, ordino che dal suo era-rio si comperassero le saline collocate fuori di porla Triborgo, si interissero, si disponesse il terreno ad aree di edifizi, ed a strade ed a piazze, e si concedessero le aree a prezzi mitissimi o gratuitamente ai novelli abi-tanti. Cio avveniva nei 1731 , le saline vennero valutate e comperate, P inlerrimento cominciato col rovesciarvi il rifiuto di cave da pietra aperte presso Triborgo; conce-duto il terreno verso riserva del dominio diretto all'E-rario, verso adeale (e per quei pochissimi che chiedessero cosa fosse, diremo essere stato P esborso di una somma proporzionata all'estensione; per una volta tanto) e verso corrisponsione perpetua di un carantano annuo per ogni pertica quadrata viennese di superficie. L' opera che procedeva lentamente, e senza limiti determinati quanto ad estensione e distribuzione da darsi alla nuova citta, fu compiula da Maria Teresa, la quale addotto fra i molti proposti il piano di distribuzione, che, meno poche eccezioni, venne anche eseguito. La nuova citta ebbe confini cerli; la linea verso il mare delle antiche saline, la quale e tuttor conservata; quella via che poi dissero il corso e che allora dicevano strada grande; la piazza delle legne; il torrente maggiore che venne rettilineato, e condotto in nuovo letto come 6 oggigiorno. Scompartita la citta a rettangoli, ed a vie ampie di sei pertiche, 1' asse principale fu il canale maestro delle saline, che ampliato e scavato, ebbe nome di Canal grande per distinguerlo da altri due, quel!o del vino che correva ove ora e la Borsa e la piazza di questo nome; ed altro che correva presso P odierna Dogana, cassato poi interamente. II Canal grande venne destinalo a stazione di navi, nei carico e nei discarico, ed anche pel loro armamento; in fondo al canale fu lasciata area ampia, per alzarvi il tempio parrocchinle della nuova citta, il quale sarebbe stato in centro, e di prospetto ai navigli ed al mare; il canale era da ambi i lati decorato con filari di gelsi, che poi vennero tolti. Ouesta citta fu veramente la citta mercantile e lo e tuttora; le parti che in progresso vi si aggiunsero ebbero nome di borghi, meno la citta Giuseppe II, che doveva avere nome di citta, e che a tempi nostri ebbe nome di borgo. OuelPaerea circoscritta e distribuita a citta mer-canlile, chiusa nei lato della campagna dal torrente (i di cui ponti surrogavano le porte), ebbe nome proprio, e fu inaugurata con quello deli' immortale Maria Teresa in-titolandolasi Citta Teresiana, volendola dire cosi, tutta sua opera; ed il nome dura tuttora nelle pratiche della Chiesa cattolica, rigida conservatrice di cio che e. Nessun'altra parte di Trieste ebbe tali onori, perche le ag-giunte si dissero borghi, e quando il nome fu desunto da quello di persona, se ne fece un diminutivo, di Fran-ceschino, di Giuseppino, anziche dar loro un epiteto che dal nome deli' onorato segni la relazione fra lui e la cosa. Questa inaugurazione della nuova citta segui nei 1749, or corrono appunto cento anni; il giorno non lo sappiamo, perche delle memorie di cjuesta nuova citta non si tenne conto alcuno. E non taceremo per falso rossore, che mentre il divisamento di Carlo VI fu maa-dato ad effetto da Maria Teresa con savissimi ordinamenti, mentre quanto vi ha di prime istituzioni e di leggi e a lei dovuto; mentre a Maria Teresa dobbiamo 1' istituzione della Borsa mercantile, dei Sensali, delle contumacie, mentre a Lei dobbiamo il gran braccio del molo della Lanterna, il molo S. Carlo, il Canal grande, 1' acquedotto ancor unico; mentre a Lei dobbiamo il paviglione au-striaco, i Consoli al di fuori, le leggi di cambio, le leggi del Tribunale di commercio; mentre a lei dobbiamo la prima tolleranza religiosa, allora incredibPe, e pubblico cullo di altre religioni, pel quale perfino anticipo danaro; e la formazione delle colonie di altre nazioni con pro-pri statuli e rappresentanze; mentre a lei e dovuta la prima fondazione di una scuola bienne di matematica e nautica; mentre Maria Teresa fu la vera madre di Trieste, la sua immagine non si vegga in nessun luogo pubblico, ne su piazze, ne in sale, il suo nome a pena si vegga sulla croce che i nostri Canonici portano a perpetua memo-ria di lei, sulle inserizioni inosservate, dimenticate di qual-che fontana, di qualclie edifizio, non a suo onore, ma ad indicazione del tempo di erezione; ilsuo nome in segno di onorificenza si legga sollanto sugli alti che rilascia la cancelleria parrocchinle della Citta Teresiana. La stessa chiesa parrocchiale, per istranissimo accidente, e intitolata ad altro santo che non quello del quale aveva il no- me; imperciocche non costrutto 1'edifizio al tempo della inaugurazione della citta, piu tardi privata fraterna ve-nuta a discordia coi frati di S. Francesco (S- Maria del Soccorso d' oggidi) per la collocazione della statua di S. Antonio loro patrono, ebbero concessione di alzare privata chiesa nel luogo destinato a tempio parrocchiale, ed in questa cappella ripararono 1' immagine loro di S. Antonio, da cui il nome deli'edifizio, serbato anche quando divenne parrocchiale. E nel disporsi il nuovo lempio, nessuno penso a Maria Teresa, rivolte piuttosto le gare a volervi collocifta la memoria de' Santi martiri Triestini, che poi non ebbero accoglienza, nemmeno per quelle Sante martiri Tecla ed Eufemia, che serbato il nome si volle fossero le Aquileiesi, non le nostre. E cosi fu. Non 6 adulazione 1' onorare la memoria di persona benefattrice, che or piu non e tra vivi; e grato animo, il quale sla a debito degli individui come delle citta, meglio se il benefizio e insigne. Non e adulazione 1' atlribuire alla saggezza di un Imperatrice cio che veramente fu di lei, fu personalissima sua; imperciocche Maria Teresa ebbe animo virile, ebbe mente superiore a quella di parecchi della sua Časa, che onoro chiudendone la serie; ne 1' at— tribuire a lei cio che le si deve, e togliere al popolo il merilo di avere operato alacremente e con saggezza, sotto 1' impero di leggi, che allora erano savissime, e che in grandissima parte anche nei tempi odierni lo sono, quand' anche vestite in forme oggidi non gradite. Si, il popolo non fece tulto come taluno dice; che se fosse cosi, basterebbe che alcuni si rechino in qualche citta deli' Istria o Dalinazia a renderle prospere e grandi; al che leggerissima sarebbe la fatica, piu certo il guadagno perche tolte le concorrenze, grandissimo il merilo verso 1' Impero e 1'umanita; non peritura la farna. L'attivita dei privati ha merito, ed e lodevole; le leggi pero 1'hanno fatta possibile in una sfera che eccede la attivila di uomo isolato. E tanta si fu la saviezza di Maria Teresa che la Časa di Austria-Lorena derivata da Lei, mantenne 1' o-pera sua anche nelle innovazioni di Giuseppe II, in que-sti giorni medesimi nei quali si da mano a rifare lo Stato, e desiderio che quelle condizioni da lei fissate vengano mantenute, tanto benefico fu 1' effetto. Noi non sgomentati dal variar dei pensieri, e dal-1'agitazione degli animi, non ci ristiamo di ricordare al popolo di Trieste, alle Autorita qualsiensi, alle Rappre-sentanze, ai corpi, agli abitanti tutti, che 1'anno 1849 e il centesimo anno, dacche e fondata la Citlanuova o Te-resiana, la citta mercantile di Trieste; non ci ristiamo dal ricordare, che le fantiglie, le citta, i popoli, qualun-que sia lo sladio di loro civilla, tramandano ai posteri mediante solenni alti la memoria di avvenimenli sieno tristi, sieno lieli; non ci ristiamo dal ricordare che gli uomini non hanno soltanto il materiale corporeo che ha da vegetare quaggiii quanto meglio possibile, ma lo spi-rito che li dislingue dagli animanti, che s'alza a con-temp/azione ed estimazione siccome a biasimo delle opere virtuali; ma 1' animo, che sente gratitudine al Sommo da-tore da cui ogni bene deriva, ed a quelli che usarono saggiamente del potere alla prosperila dei popoli avuli in g-o verno. Noi rivolgiamo le parole nostre ai ministri delle cose divine, ai rappresentanti del Comune, delle Comu-nita, dei corpi, a quelli che hanno colto 1' ingegno, pro-ponendo loro una festa secolare, da ripetersi ogni cento anni, in memoria della fondazione della Citta Tere-siana. La quale non intendiamo gia sia fatta con gettito di danaro, con profluvie di mangiari, con romore di stro-menti, ma con rito religioso, con rito civile, con esulta-zione del popolo, con manifestazioni deli'ingegno; affin-che dinanzi a Dio, dinanzi al mondo, sia mostrato, quanto 1' odierna generazione di Trieste si rallegri alla memoria della fondazione della citta mercantile, siccome di lietis-simo evento, quanto le menti riconoscano in questo, la causa indeclinabile di benessere pubblico e privato; ene rendano grazie a Dio. Anticliita. Al Dr. Pietro Kandler Durante il mio viaggio in Ispagna ed in Portogallo (1846), qualora mi venia fatto di leggervi iscrizioni romane, io ricorreva col pensiero alla patria ed a Yoi ca-rissimo che in cosi fatti studi mi siete maestro; in quelle lontane regioni notavo con possibile diligenza i nomi di persone o di famiglie che figurano nel lapidario no-stro. Se il bottino non riusci assai pingue, fu a me di soddisfazione grandissima; che il rinnovare antiche co-noscenze su pietre delle passate eta ed a cotanta di-slanza, e dolce come incontro insperato di amica persona. Nelle esplorazioni di antichita nella citta ed agro triestino che la direzione del nostro Museo pubblicava alcuni anni or sono, in appendice ali' Osservalore, venne illuslrala una iscrizione trovata a sito vergine nel Cam-pidoglio di Trieste sovra masso gia destinato a sorreg-gere una statua equestre in melallo. Parlo della iscrizione di quel Calpetano Ranzio Quirinale Valerio...... che per meriti a noi sconosciuti fu delto Patrono di Trieste, e che fra i molli suoi titoli ha nel nostro mar-mo pur quello di Legato proprelore in Ispagna. Sotto il lastrico sottoposto al monumento fu rin-venuta contemporaneamente medaglia in bronzo di mo-dulo maggiore, di ottima conservazione, la quale da un lato presenta la testa di Tito imperatore colla leggenda IMP • T • CAES • VESP • P • M • TR • P ■ P • P • COS • YM; e nel rovescio la Pace stante con ramoscello di olivo incli-nato a terra nella destra; colla sinistra abbraccia una cornucopia; ali'intorno PAX AVGVST; e nel campo S. C. Dalla conservazione della medaglia, dal sito del ritrovo, dalle note croniche in quella indicate, da' con-fronti colla iscrizione del marmo, voi giudicaste dotta-mente P epoca della erezione del monumento, e sup-plendo alle lacune della iscrizione medesima, la collo-caste circa ali' anno 80 di G. C. che corrisponde ap-punto ali' ottavo Consolato di Tito. Ora vi comunico la copia d' iscrizione esistente L\IB per IMP; PH per Pil, RONVentus per KONVENTVS sopra una colonna deli'antica Aquiflavia, oggidi Chaves j ecc. citta settentrionale del Portogallo, dove del nostro Cal- j Per quanti esempi noi abbiamo di adulaziono bas- petano Ranzio si fa menzione e che vi mostrera cjuanto sissima, la iscrizione a' di nostri verrebbe tacciata di fossero unisoni al vero i supplementi da voi dati alla sarcasmo; e monumento di tanta vilta e degno di vita. lezione della lapida triestina. Eccola : i Ijip . caes . vesp . avg . ponT (nT in nesso) max. tiuis . x'ot . x. imp . xx . p . p . ix Imp . avg . caes . avg . f . ponT . trIb (nT-Ib in ilesso) pot . vin . imp . xun . cos . vi ////////////////////////////// iiiiiiiiiiififiiiiiiiiii c . calpetano . iianTio . qvIrInal (nT-Ir-In in nesso) val . festo . leg . avg . pr . tr d . cornelio . jiveciano . leg . avg l . arvntio . maximo . proč . avg leg . vii . gem . fel civitates . x aqviflavienses . aoiirigens bIbali . celernI . eqv\esi (Ib-nI in nesso') inTebamici . limici . aebisoc (nT in nesso') QVARQVERsI. tamagani (,\'i in HeSSO') Le due linee a bello studio cancellate sui marmo conlenevano senz' altro il nome e la memoria di Domi-ziano console per la sesta volta (suffelto) nell' anno di Roma 830 o 77 di G. C. insieme a Tito che appunto in quell' anno era console aneh' egli per la sesla volta. Dalla lapide portoghese non apparisce menoma-mente che Calpetano Ranzio sia sta console o vero suf-fetlo; il COS della triestina sembrami indicar chiara-mente ch' egli Propretore della Provincia di Sicilia a-vesse il potere di console, ma eolle insegne della sua dignita; che fosse ne piu ne meno cio che i Romani di-cevano un Consularis Provinciae; eol quale nome sole-vano significare non la geslione del Consolato (non Con-sulatum gestum), ma la amministrazione e la giurisdi-zione di una provincia italiana affidatagli dali' Imperatore, o dal Senato. Non comparisce infatti ne fra i Consoli elfettivi, ne fra i sulfelti di quegli anni. I Municipii, o Civitates, menzionati nella iscrizione portoghese, nulla hanno a fare eolle cose nostre; sono tutti pero luoghi noti della provincia enlre ambos os rios Minho e nuero; e nel Cellario trovasi segnata la legione VII gemina nelle prossimanze di Aquae Flaviae (Chaves). E poiche siamo fra le iserizioni iberiche ve ne of-fro una seconda che čredo inedita e ch' io trascrissi dal marmo in Cartagena di Spagna. Nelle pareti delle scale che conducono al piano superiore del palazzo coinunale di quella citta sono incastrate da 100 antiche lapidi; questa ch'io riferisco e posta a base di statua di gran-dezza piucclie naturale, mozza del capo, e rappresen-tante la madre di Alessandro Severo. Copiai la iscrizione cogli sbagli avvenuti in forza del linguaggio eso-tico e dello scalpellino ignorante; cosi vi vedrete scritto Fateci i vostri dotti commenti e continuatemi 1' a-micizia vostra. Costantino Dr. Cumano. SuIIa Costituzione del Litorale nel 1814. (Continuazione — Vedi numero antecedente.) * La legge del 1814 non sembra che abbia voluto far rivivere il principio di corpi comunali chiusi, ne di cittadinanze originarie, perche ordind che di questi beni venisse tenuto esatto conto; che il conto venisse reso, ed esaminato; conviene pero credere che in progresso si venisse a dubitare se questi beni spettassero alle fra-zioni comunali, od a consorzi ereditari, e chiusi, a con-sorzi equiparati ai civili, poiche i sotto-comuni rustici mai resero conto, citta e borgate noi resero per decine per ventine di anni. Difatti 1' opinione nel popolo di qualche luogo fu che la langente virtuale ai beni del comune potesse vendersi, oppignorarsi, siccome anche avvenne di fatto, il che ricorda il caso di quello che vendette la sua porzione del Paradiso. L' azione dei comuni, e delle frazioni che li com-pongono veniva a limitarsi nelle sole operazioni di do-mestica economia, nulla piu; quella dei dislretti fu mag-giore ed era di comune, cioe di frazione dello Stato che intende al proprio benessere nella vita cittadina, comun-que in isfera assai ristretta. Dei poteri finanziari, o milifari, non vi puo essere parola, dacche tutti i Governi, il Veneto come il Fran-cese li avevano riguardati essenzialmente connessi col j principato; i comuni prestavano 1'assistenza, ma non trattavano con cio ne cosa propria, ne cosa delegata. I principi del Governo Francese avevano pronunciato che il potere giudiziario era egualmente inseparabile dal Principato, e per unica guarentigia fu chiosla allora 1' in-dipendenza deli' ordine giudiziario, mediante 1' inamovi-bilila e la collocazione in rango nobilissimo e rispettato. La legge del 1814 confermava il principio che il potere giudiziario emana dal principe; e mentre non ne accor-dava 1'esercizio ai comuni (ne lo si poteva, dacche ogni amministrazione esecutiva veniva loro tolta) lo accordava ai baroni deli' Istria anticamente austriaca, pero sotto condizione che lo esercitassero mediante persone rico-nosciute abili, il che non escludeva che lo esercitassero personalmente se muniti di brevetto d' eleggibilita come dicevano. L' amininistrativo, o come lo dicono il politico, sia puro sia contenzioso, la polizia non poteva darsi ai comuni, perche nessuna amministrazione che non fosse virtuale venne loro conceduta. L' azione dei consigli distrettuali si concentro in due rami soltanto, nell' amministrazione virtuale del patrimonio, e nei provvedere al benessere materiale e morale del distretto, nelle cose non devolute al Commissariato. Noi pensiamo che la legge non escludesse quest' azione seconda, imperciocche quel movimento che e imposto dalle leggi eome neces-sario, come indispensabile, come forzoso, come di generale bisogno, non esclude quel movimento che puo essere necessario e desideralo in un distretto secondo peculiari condizioni di questo. L' azione dei dicasleri inferiori dello stato precipuamente occupata nei minuzioso dettaglio deli' esecutivo, moltiplicato assai, per serie quanto piu numerosa possibile di offici; regolata secondo leggi numerose, antiquate, discordi, incerte perfmo nell' esi-stenza; 1'azione mossa da impiegati non tratti dalla vita pratica, ma educati per tutta la vita a pratiche ed a pen-samenti tutti propri, 1' azione occupava tahnente i dica-steri inferiori, che il provvedere a creazione di cose non attivate, sembrava talmente fuor d' ordine, che il minimo progetto aveva bisogno di molti anni, e piu che questo, di centuplici consultazioni, e di ripetute rifusioni per ar-rivare a maturita di esecuzione; tanto era fuor d' ordine 1' uscire da cio che dicevasi manipolazione. I Consigli distrettuali avrebbero avuta possibilita di fare alcun che pei distretti; la legge oltre 1'economia, voleva che il patrimonio distrettuale venisse applicato a promuovere siuceramente tutte le instituzioni vantaggiose del distretto ; il quale precetto sembra che avesse dovuto anche essere precetto ali'Autorita Circolare nell'esaminare i conti preventivi ed i resoconli. La legge del 1814 nei dare ai Commissari 1'ini-ziativa dei Conti preliminari, non imponeva gia al Consiglio distrettuale che i Conti venissero puramente e sem-plicemente addottati; e poi il Conto preliminare occasione tale da potervi discorrere di ogni cosa, non escluse le rimostranze, purche non avesse toccato il servigio so-vrano; ed il resoconto e occasione di validissime cen-sure. Noi nell'interpretare la legge del 1814 non inten-diamo di dare la storia del modo come fu posta ad esecuzione, e delle cause che vi agirono di contro; ne in-tendiaino supporre che altre dispositive (che non cono-sciamo) abbiano cangiato interamente lo spirito di quella qualunque legge; la quale se fu manchevole di piu minuti dettagli nella esecuzione, non bene precisa nella esposizions, non impediva pero, che venisse svi-luppata con ordinanze speciali. Siamo ben Iontani dal farne P elogio, ci basli 1'avere indicato cio che, a nostro pensamento, voleva venisse altivato per riguardo ai comuni. . Ed ora a chiusa verremo a Trieste; privala di mu-nicipalita dal 1814 al 1838; unica interruzione che regi-strino le storie nostre in un decorso di oltre mille no-vecento anni, per quanto e noto. La legge del 1814 nei ricusare alli Comuni ogni esercizio di pubblico potere fece eccezione per Trieste e Fiume, nelle quali fu la-sciato il Magistrato Municipale, senza alcun potere giudiziario, del rimanente con poteri del tutto equiparati a quelli dei distretti. II Magistrato di Trieste fu detto dalla legge politico-economico, non fu piu detto pubblico, perche difatti aveva cessato allora di essere Magistrato del popolo, scelto come lo fu sempre dal 1814 impoi dal Governo provinciale, che senza alcuna esitanza vi mando persone, le quali ne fecero mai parte del popolo di Trieste, ne vi avevano fosse anche il solo domicilio, o la presenza per qualche tempo. II solo Imperatore ebbe rispetto alle leggi non tolte, e spettando a lui la nomina del Preside, sempre lo tolse fra Triestini, come aveva dichiarato Leopoldo II nelle trepidazioni del secolo pas-sato. Trieste che ebbe pel corso non rotto di tanti se-coli propria municipalita, di consiglio e di Magistratura, fu interamente privata di consiglio appunto quando usciva la legge costituzionale del 1814. Secondo questa venti-quattro essendo state le frazioni del comune, ed il co-mune di Trieste formando appunto un distretto sebbene cornposto di un solo comune; il consiglio comunale a-vrebbe avuto le mansioni di consiglio distrettuale, e sa-rebbe stato cornposto appunto di 48 deputati; quel numero identico che venne addottato 1' anno decorso, e che si potrebbe dire 1'adempimeMto della legge del 1814, se non si potesse con tutta certezza dire, che ne la Commissione destinata a costituire il Municipio, ne altri abbiano nem-meno pensato ad una legge del 1814. Ma non si puo dire altrettanto di quella disposizione che prometteva ai Capi di conlrada la sedia nei Convegni municipali, imperciocche nei Consigli distrettuali venendo chiamati i podesta, fu un' imitazione di quei consigli il chiamare i Capi contrada non essendovi potesta a Trieste; ed altrettanto diritto, come ne avevano intenzione, avrebbero avuto i suppani delle ville delle contrade esterne; per modo clie il Consiglio si sarebbe cornposto di 79 persone. (continuera)