AMO XIII Capodistria, 1 Marzo 1879 N.- 5 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. EFFEMERIDI ISTRIANE marzo 1. 1413. — Le truppe ungheresi s'impossessano del castello di Valle, esigono dal comune la consegna del veneto podestà, Marco Micheli, e di quattro altre persone del luogo. - 2, XXII, 879. 1. 1568. — Monaco in Baviera. L'arciduca Carlo appoggia al triestino Andrea Bapicio la questione de' confini, insorta tra l'Austria e Venezia nella provincia d'Istria. - 6. 1. 1800. — Il governo austriaco sopprime la carica di capitano (valpoto) de' soldati delle undici ville del Carso di Pinguente. - 21, III, 246. 2. 1280. — Venezia ordina ai capitani ed ai custodi del golfo di dover dipendere dal conte di Grado ed osservare ogni suo comando. - 46, I, 143. 2. 1283. — Il consiglio maggiore di Venezia investe di pieni diritti il doge, i di lui consiglieri e la quarantia per prendere tutte le misure più spedienti alla guerra che la Repubblica stava per muovere al comune di Trieste. - 27, II, 314. 2. 1300. — Cividale. Il patriarca Pietro delega don Gilone arcidiacono in Aquileia e don Giovanni canonico Ferentino, perchè rimettano nelle mani di Nicolò, cardinale di S. Sabina, la decisione della questione, insorta tra Aquileia e Venezia per la giurisdizione e i diritti dell' intiera provincia d'Istria. - 46, I, 47. 2. 1329. — Udine. Il patriarca Pagano delega il canonico Berofino de' Giroldi per riscuotere in Venezia il censo annuo di marche 450 per alcune terre e giurisdizioni d'Istria cedute dal patriarcato alla Repubblica. - 9, 65, - e 28, II, 260. 2. 1334. — Il senato delibera di officiare il podestà e capitano di Capodistria, Pietro de' Canal, perchè imponga ai cittadini Bernardo de' Casto, Giovanni di ser Guerci, Beltrando di Tarsia, Margarito Mercadante e Guarnerio del fu Odorico a non importunare Rantolfo e Gregorio Basegio e i loro figliastri nel possesso dei feudi, goduti in addietro dal fu ca- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. valiere ser Fiorito di Capodistria, e dei quali furono investiti detti Basegio dal podestà Mauro Gradenigo vivente ancora il Fiorito e morto questo dal podestà Filippo Barbarigo. - 7, 16-6, 52.a 2. 1350. — Il senato ordina la confisca dei beni di Pasqualino de' Vitando, capo dei rivoltosi in Capodistria nel 48 ; ne stabilisce la taglia di mille lire da prelevarsi dai detti beni, bandisce la grazia a chi de' ribelli avesse a consegnarglielo, promettendogli inoltre restituzione dei beni confiscati e 200 lire; comanda ai rettori in Istria di pubblicare annualmente l'anzidetto ordine. - 7, 26-26, l.a 2. 1719. — Antonio Maria Borromeo, vescovo di Ca- podistria, prega il podestà e capitano del luogo Gian Domenico Loredan, perchè gli faccia riavere le 500 moggia di sale imprestato al governo, onde possa supplire alle spese del ristauro della cattedrale. - 15. 3. 1270. — Il maggior consiglio di Venezia accetta la spontanea dedizione del comune di Citta-nova. - 2, XXII, 1002. 3. 1278. — Il veneto senato vuole che le Terre d' Istria, tassate a dover soccorrere con danaro il castello di Montona, siano dai rispettivi podestà sollecitate a farlo. - 46, I, 141. 3. 1300. — Il senato delibera che il consiglio di Venezia elegga d'ora innanzi quattro persone per la carica di podestà in Capodistria, e chi di loro avrà il maggior numero di voti occupi la detta carica. - 46, I 192. (*) 3. 1350. — Il senato ordina la confisca dei beni, spettanti a Lodovico Thoro di Capodistria uno dei capi della rivolta del 48, e promette la taglia di lire 500 a chi lo consegnasse vivo alle autorità della Repubblica. - 7, 26 -16, l.b 3. 1687. — Il consiglio di Cittanova estende il di- ritto di cittadinanza nonché ai quattordici eletti del consiglio (21 gennaio 1636) anche ai loro discendenti. - 1, I, 40. 4. 1332. — Il senato domanda al doge e suoi con-_siglieri ed ai capi dei XL, perchè studino se (*) Legge che secondo lo stesio Minotto era stata emanata dal senato già nel 1291, li 9 marzo. • 46, I, 189. 34 6T8I osieM III/ 0TAK 4. 1563, / 7 5 4. 1806 5. 1.067 5. 1278. •eijj wraga 5. 1291. 5. 1322, 5. 1533. 5. .1588. .6. 1229, -aMiO ib 6. 1289. 6. 1476. -MOMMI 0 ilio 0 filili '00 ito? il p ! i ' . 14. 1478. — Graz. Ordine sovrano spedito al capitano di Trieste, Nicolò Rauber, di trattare con __dolcezza i cittadini, riserbando al capo dello *)ili Goronini'nel suo Tentamenecc. a pag. 330 ha. Federico invece di Udalrico, ed in luogo dei 12 aprile il 12 maggio. stato dì accordare o meno il rimpatrio dei fuorusciti Triestini. - 6. 14. 1478. — L'imperatore Federico comanda di atterrare alcune case, fabbricate troppo a ridosso del castello di Pisino. - 6. 14. 1481. Ducale Mocenigo che ordina al podestà e capitano di Capodistria, Domenico Morosini, di annullare la nomina di Giovanni di ser Nicolò de' Vera a castellano in San Servolo e di rimpiazzarne il posto con Giovanni Ducaino da Scutari, eletto dai cinque nobili per la provigione degli Scutarini. - 25, 228.b - e 4. 15. 1327. — Pagano patriarca investe il chirurgo ser Francesco, domiciliato in Trieste, del feudo di undici mansi con abitazione, devoluto in seguito della morte di Arrigo di Castel-Venere alla chiesa di Aquileia. - 9,61, - 14. XXXVII, 488, - e 18, IV, 211. 15. 1352. — Il senato accorda a Giovanni di Francesco degli Spellati, uno dei capodistriani mandati a Venezia a domicilio coatto per la rivolta del 48, di recarsi in patria due mesi per disbrigare certi suoi affari, coli' obbligo però di lasciare il suo fratello diciottenne quale ostaggio. - 7, 26-16, 88.b 15. 1698. — Ducale Valier che accorda ad ogni cittadino della Repubblica di poter far parte nel consiglio di Cittanova, purché ivi abbia il suo domicilio da cinque anni e non eserciti arte meccanica. - 1, I, 40. ____________ Scritti inediti del Dottor Kandler (Proprietà dell'Archivio provinciale) Strade anteriori alle romane nei Litorale Non furono i Romani quelli che apersero le prime strade attraverso la Giulia, di altre assai più antiche si ha memoria. Registreremo fra queste in prima linea quella da Lubiana, o piuttosto da Oberlaibach attraverso il Piro al Timavo, dacché allora Aquileia non c'era. Questa strada fu calcata dalli Argonauti nell'anno 1680 avanti Gesù Cristo. Di questa strada ha fatto cenno Erodiano quasi semita dicendola (tanto era stretta) opera delli antichissimi popoli italici. — Dei quali Plinio attesta che furono regolatori della canalizzazione del Delta Padano senza apprendere da altri. Questa strada stava alla metà della Giulia. Antenore coi Veneti entrò nell'Istria l'anno 1280, a metà del Montalbano per strada posta un 1300 e più piedi sopra il mare, certamente non aperta da lui ma già trovata aperta, ed era aperta lungo il Timavo così che potè giungere fino alla foce del Timavo. Ambedue queste strade durano ancora, tanto sono richieste da necessità di naturale movimento. Allorquando nel 179 avanti Cristo, i Romani mossero alla conquista d'Istria, vennero diritti per istrada già esistente che non occorreva aprire ma bastava munire per ridurla a modo romano, per la Valle di Ronchi entro il Carso fino al lago di Doberdò o di Iamiano poi per Medeazza riuscire a S. Palladio, e venire al Rep-pentabor. Dal quale al porto di Grignano esisteva strada aperta, per la quale l'accampamento romano potè mettersi iu comunicatone colla flottiglia che stanziava in quel porto, accompagnando per mare l'esercito che s'avanzava per la via di terra. E questa strada non si formava a Repen, ma si congiungeva in Aidussina a quella che veniva dal Piro. Nè queste strade furono cancellate ; però erano inaccessibili ai carri, tanto erano ripide e deformate, sì per pedoni e per cavalli da Montagna. Certo nella seconda spedizione l'esercito passò per l'Istria su strade aperte, ma ne ignoro la posizione e la direzione. È molto che di tre strade antiche sia giunto notizia per iscrittura di storici e poeti fino a noi, nè so di altre regioni prossime che possano registrare tanto. È probabile che dal Prediel scendesse strada a Ci-vidale, e che vi fosse comunicazione dalla Valle di Circhigna alla Valle del Savo soprano con più che probabilità, mancando di ogni indizio scritto o materiale. Così a traverso del Caldaro o del Maggiore deve essere stata antichissima strada, ed attraverso del Sis-sol; così dalla vallata del Timavo alle sorgenti del Quieto attraverso la Vena, ed attraverso questa a Vi-stro ed a Pola, fra Celti della Montagna ed Istriani Traci, arditi navigatori. Così le strade delle Carovane lungo quanto è la Dalmazia, ci mostrano quali fossero le strade naturali ed antichissime, che i Romani avevano munite, non aperte, e che i Turchi lasciarono a parte, distrutte per lunga incuria le munizioni tutte. La civiltà progredita munisce le strade e le fa pronte e facili, lo stato di incivilità le apre. Le vere ceneri di Colombo La "Perseveranza, toglie dal giornale madrileno Los Débates le notizie seguenti, interessanti anche per noi Italiani: Il Ministero dei lavori pubblici ha ora pubblicato, in un elegante volume di 200 pagine l'erudita relazione ordinata dal Governo alla Reale Accadèmia della Storia, sopra la supposta scoperta dei resti del celebre marinaio genovese nell'isola di S. Domingo, dovuta alla penna del signor Manuel Colmeiro, membro e censore di quella illustre corporazione. Il signor Colmeiro si propose nel suo lavoro di dimostrare, con gran copia di dati e di prove irrefutabili, che la scoperta delle ceneri di Colombo nell' antica isola spagnuola è una favola ed una finzione di coloro che sono invidiosi delle nostre glorie nazionali. Si sa che lo scopritore del Nuovo Mondo morì in Valladolid, e ne venne provvisoriamente depositato il cadavere nella chiesa dei Padri francescani di quella città. In seguito fu trasportato alla Certosa di S. Maria de las Cuevas, extra muros della città di Siviglia. Alla fine, adempiendpsi all'ultima volontà di Colombo, le sue spoglie vennero portate nell'isola e città di S. Domingo, ignorandosi la data precisa in cui si fece questa ultima traslazione. In seguito a domanda di don Luigi Colombo nipote del primo ammiraglio delle Indie, gli fu accordata dall'Imperatore Carlo V la cappella maggiore della cattedrale per sotterrarvi il padre suo, l'avo don Diego e don Cristoforo ; cioè per fare una specie di pantheon di famiglia pella discendenza dei Colombo. Il Capitolo di quella chiesa, non molto propenso alla concessione di Carlo V, procurò con tutti i mezzi possibili di eludere l'ordine reale ; ma, alla fine, e dopo lunga lotta tra i canonici e don Luigi Colombo, questi giunse a veder compiuta la volontà del suo iusigue avo, la cui salma venne sepolta, sembra definitivamente, nella cattedrale di S. Domingo. Pare naturale che si sia apposta un'iscrizione sulla tomba di Cristoforo Colombo e cosi devesi esser fatto, come risulta da varie citazioni del signor Colmeiro nel suo coscienzioso lavoro. Però è certo che non giunse fino a noi notizia alcuna di tale iscrizione, ciò che deve attribuirsi alla circostanza che nei molti lavori praticati in quella cappella si sia fatta scomparire, e non certamente alla ingratitudine degli Spagnuoli, come suppongono alcuni malintenzionati. Sembra pure, sebbene non possa affermarsi con tutta sicurezza, che nella stessa cappella vennero sepolte le spoglie mortali di don Bartolomeo, don Luigi e don Cristoforo, secondo di questo nome della illustre casa che poscia diede origine al ducato di Veragua. Quando, nel 1795, si firmò il trattato di Basilea, secondo il quale il Re di Spagna cedette alla Repubblica francese parte del suo territorio, quale risultato della pace di Riswick, l'Isola di S. Domingo cessò d'appartenere ai dominii spagnuoli. Don Gabriele di Aristizabal, che in allora era tenente nella reale marina, ebbe la bella idea di provvedere alla traslazione degli avanzi dello ^copritore del Nuovo Mondo alla città dell'Avana giacché non era né giusto, nè onorevole per la Spagna il lasciare in suolo straniero le ceneri del suo immortale figlio adottivo. Ivi sarebbe rimasto a godere la quiete ed il riposo del sepolcro, se nel settembre 1877 non si fosse detto al vescovo italiano, Fr. Rocco Cocchia, desideroso oltremisura di procurare al suo paese glorie male acquistate, che le spoglie di Colombo non potevano essere state trasportate all'Avana, e che dovevano trovarsi nella cattedrale di S. Domingo. Fatte le opportune ricerche, tro-vossi una cassa di piombo somigliante, pare, a quella che doveva contenere le ceneri del marinaio genovese, la quale racchiudeva varii frammenti di ossa in non cattivo stato di conservazione, due chiodi a vite, una medaglia d'argento ed una palla del peso di un'oncia all'incirca. Le autorità di S. Domingo, dopo ciò, fecero baldoria, prepararono feste e pubblici divertimeuti, cantandosi il Te Deum. I cittadini dominicani si entusiasmarono e fu un giubilo universale per aver conseguita la scoperta delle vere ceneri di Cristoforo Colombo. Il vescovo d'Oropa, nunzio della Santa Sede in quella Repubblica, diresse una circolare ai Governi del Nuovo e del vecchio Mondo, chiedendo loro che contribuissero ad erigere un monumento in S. Domingo alla memoria dello scopritore dell'America. Ebbe due sole risposte, e di sicuro negative, quel prelato, dei Governi britannico e danese. Quello di Spagna non poteva rimaner indifferente in un tal fatto, e, come abbiamo detto, ordinò che l'Accademia della Storia emettesse la sua opinione in una questione di tanta importanza pel decoro nazionale, e che tanto interessava nazionali e stranieri. La relazione pubblicata è scritta colla profondità e prudenza che richiedeva. Il signor Colmeiro adduce ragioni incontestabili per provare che i veri avanzi di Colombo sono quelli che si trovano all'Avana, e che al tenente Aristizabal, appoggiandosi alla stessa tradizione che ora accampano quelli di S. Domingo, non fu difficile rinvenire nella cappella maggiore della cattedrale, da dove li esumò innanzi a parecchi testimonii, i quali firmarono il relativo atto. Le stesse parole dogli scrittori che difendono la supposta scoperta, e le frequenti contraddizioni in cui essi incorrono, servirono all'autore del lavoro, di cui ci occupiamo, per dimostrare quanto abbiano errato nei loro giudizii. Le iscrizioni impresse sulla cassa trovata a S. Domingo sono sette, le quali, come si dice nella relazione, sono troppo esagerate per non rendere sospettosa la loro autenticità. Due di esse vedonsi su una lastra di argento una per ciascun lato, cosa che è tanto più strana inquan-toehè trovasi in perfetta contraddizione colle pratiche nella epigrafia sepolcrale. La forma e i caratteri delle lettere e l'ortografia impiegata nelle citate iscrizioni, sono, parimenti, altrettante prove contrarie all'opinione sostenuta da quelli di S. Domingo. Trovossi anche, al dire di essi, una palla nella cassa mortuaria di S Domingo, il cui significato e spiegazione non vennero sinora dati, giacché non si ha notizia che Cristoforo Colombo sia stato ferito di palla in nessuna delle battaglie a cui prese parte, oltreché in quel tempo simili proiettili erano poco usati. Per ultimo, lo stato di conservazione delle ossa trovate viene a dare il colpo di grazia alla favola a storiella (conseja) (come la chiama il signor Colmeiro) di quelli di S. Domingo. Si sa, per dati incontrastabili, che nel 1795 trovaronsi soltanto nella vera cassa mortuaria di Colombo, pochissimi, e piccoli pezzi di ossa misti a terra. Nella esumazione del 1877, come dice l'atto, trovaronsi, tra gli avanzi alcune ossa grandi e complete, come un radio, un peroneo ed una clavicola, ecc. Di guisa che se fosse autentica la cassa trovata nella seconda di tali date, ne risulterebbe l'assurda conseguenza che le ossa dell'insigne genovese, invece di deteriorare col trascorrere degli anni, si sarebbero andate, per dirla chiara, ricostituendo. Tali sono i principali punti della relazione del sig. Colmeiro, il quale con stile corretto e vasta erudizione ha dimostrato quale sia il vero ricovero delle ceneri dello scopritore del Nuovo Mondo. Serva tanto notevole lavoro a confermare quelli i quali di questo fatto facevano una questione d'onore nazionale, nella idea che gli avanzi di colui che aumentò i dominii della Spagna neppure per un solo istante uscirono dal territorio spagnuolo, <* e a dissipare il dubbio di altri, se qualcuno ce ne potesse ancora essere, riguardo all'imbroglio suscitato dai supposti scopritori dei veri avanzi di C. Colombo. NOTIZIE Leggiamo nel Risorgimento di Pola : Nel mese di Genuajo i bandisti dell'Operaja, esponevansi per la prima volta nella sala Apollo colla nuova orchestra, diretta dal bravissimo maestro Giorgieri. — Dopo quattro mesi di scuola, quegli assidui giovanotti fecero veramente miracoli. I nostri mirallegro al bravo Giorgieri, una parola sincera, senza alcun velo di adulazione, agli scolari. Bravissimi gli operai polesi che colla istituzione dell'orchestra seppero riempire un vuoto che nella nostra città scorgevasi da lungo tempo. Sappiamo da fonte sicura che in questi giorni a Torino, il professore Perroncito, distinto docente della Scuola Superiore di Medicina Veterinaria, ha scoperto gran copia di trichine in un certo numero di prosciutti appartenenti ad una grossa spedizione che arrivò a Torino proveniente dal Nord-America. Il fatto venne constatato anche dal professor Bizzozero .dell'Università. La grave e spesso mortale malattia, che produce nell' uomo l'ingestione di carne trichinizzata, e l'uso sempre più esteso che si fa da noi di prosciutto nord-americano, reclamano energici provvedimenti preventivi da parte dell'Autorità. Per noi tanto più urge provvedere in quanto che, secondo ci vien riferito, dei prosciutti appartenenti alla spedizione infetta sarebbero stati spediti nella nostra città. ("Perseveranza, del 18 lebb.) Il conte Menabrea ha scritto da Londra al Ministero italiano degli Esteri, segnalando al Governo quanto sarebbe opportuno il momento presente per dare uno sviluppo considerevole al commercio dei vini italiani sui mercati inglesi, dove cominciano già a scarseggiare, e sono anche poco desiderati, a causa della filossera, i vini francesi. Ma ostano a questo maggiore sviluppo le alte tariffe. — In seguito a tale comunicazione del Conte Menabrea, il governo italiano ha già invitato 1* inglese a trattare per una riduzione delle tariffe dei vini. I seguenti nuovi sensali in merci peri' Istria, vennero nominati dalla Luogotenenza in conformità alle vigenti leggi e prestarono giuramento: Francesco Antonini di Giovanni, colla sede a Buje; G. Battista Blessich fri Antonio, colla sede a Pola ; Giorgio Fonda fu Giovanni colla sede a Digitano ; Luca Ivancich fu Giorgio, Colla sede a Visinada; Bartolomeo Pertot fu Giovanni, Colla sede a Orsera-, Andrea Rismondo fu Giuseppe, colla sede a Eovigno; e Antonio Sbisà fu Antonio, colla sede puro a Èovigno. JJQ1É701 Nelle prime ore di questa mattina gli organi della Polizia praticarono parecchie perquisizioni domiciliari e tra altri, presso i signori Enrico Matcovich; Ferdinando Ulmann ; Marco Bassich ; Edgardo Kascovich ; A-lessandro Salmona; Simone Eliseo; Ugo Zanardi; Giusto Muratti; Attilio, Emilio ed Ettore fratelli Morterra; Menotti Delfino; Marco Stefani e G. A. Salmona. Ci dicono che in seguito a tali perquisizioni vennero arrestati, i signori Ugo Zanardi, Menotti Delfino, Emilio ed Ettore Morterra e Marco Stefani. E nel N. successivo: Alle perquisizioni domiciliari, ieri annunciate, dobbiamo aggiungerne un'altra praticata ieri mattina presso il signor Felice Aite nella propria abitazione in Gretta. Ieri al meriggio venno pure arrestato il sig. Vittorio Puschi. _ (Indip. del 21). Ier l'altro a sera si costituiva alle carceri di via Tigor il signor Giacomo Pardo, che gli organi della polizia ricercavano per arrestarlo. (Indip. del 24). Il sig. Marco Bassich, arrestato giorni sono a Trieste per motivi politici, fu rimesso iu libertà provvisoria verso la cauzione di fior. 2000. Questa mane, per ordine di quest'i, r. Procura di Stato, vennero arestati i sig. Giuseppe Brumatti, agente di commercio presso una locale casa di spedizione, ed Erminio Mengotti maestro di musica, previa minuta perquisizione praticata nelle abitazioni dei medesimi. (Isonzo di Gorizia del 18 corr.) '- Il Ministro d agricoltura ha ritirato l'anteriore progetto di legge relativo all'irrigazione dell'agro mocfal-conese, sostituendovi altro progetto sulle facilitazioni e favori da accordarsi all'impresa di irrigazione. Cose locali seoq L'i. r. Ufficio di Saggio verrà qui attivato il giorno 15 marzo p. v. * "QgpjjMfl ,ft, ifc timil fjfei '-■!/{ ib neq Animali scannati nel civico macello di Capodistria durante l'anoo 1878. Mese Gennajo . Febbrajo . Marzo . . Aprile. . Maggio . Giugno . Luglio Agosto Settembre Ottobre . Novembre Dicembre. Totale Buoi N. Peso della Carne, Peso del Vacche N. Peso , Pesff della- I « © -§ re co Tonnellate in totale Valore appross. dei navigli ® I