ANNO XV. Capodistria, 16 Ottobre 1881. N. 20 SJiV .bUShi jfi JhlhSY! n! 18' v?c81 muti il _ _ PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo. *) 1229. — La chiesa di S. Giovanni del Prato di Parenzo viene data ai cavalieri dell'ordine dei Templari, l'altra chiesa di S. Maria del Campo presso Visinada era filiale di San Giovanni. Kand. Indicaz. ecc. - Pag. 28. 1229. — Aquileia. Il patriarca Bertoldo investe donna Agelasia e donna Azzola, nobili di Pola, ed i loro figli degli aviti feudi: delle case incastellate nella valle Poricella, dei poderi nella Molle, nel Poiano, Monte d'Oro, Olivetto, in Tricellano e Leneacco. Manz. Ann. del Fr. - To. II, pag. 299. 1229. — Sant'Antonio da Padova fa sosta a Trieste là ove poscia fu fabbricata la chiesa dei frati minori ed il loro convento. Scussa. St. Cronogr. di Trieste. - Pag. 59, -Kandl. Indicaz. ecc. - Pag. 28, - e „L' Istria" Ann. Il, pag. 38. 1229. — Leonardo de Tricano, nobile del Friuli, podestà di Pirano. „L' Istria". Ann. VI, pag. 114. 1229. — Corrado vescovo di Trieste cede alla Chiesa di Aquileia dopo lungo contrasto civile molti luoghi importanti nella Giapidia. Scussa. St. Cronogr. di Trieste - Pag. 58, - e Manz. Ann. del Pr. - To. II, pag. 299. 1229. — Corrado vescovo di Trieste vende al patriarcato aquileiese tutte le terre e ragioni che l'episcopato triestino aveva in Morrav detta da altri Morza, Morani e Moraus, ed in Crember detta da altri Creren, Creunies e Crenovitz. Carli. Antich. Ital. - To V, p. 180, 186 e 214, -Kandl. Indicaz. ecc. - Pag. 28, - e Manz. Ann. del Pr. - To. II, p. 299. 1229. — 6 marzo. Il nuovo doge Jacopo Tiepolo rinuncia alle rendite che spettavano al doge dal Quarnaro. Qual suo annuo emolumento Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un rumerò separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. gli vengono assegnati oltre le 2800 lire venete 160 romanati del Comune di Veglia, di più altri 60 romanati dell'isola di Veglia, le regalie di Cherso ed Ossero e le onoranze dell'Istria, godute dai suoi predecessori. Roman. St. Docum. di Venezia. To. II. p. 214, 217 e 437. .229. — Cividale, 11 marzo. Il patriarca Bertoldo conferma le donazioni fatte dai suoi predecessori alle monache benedettine del convento di S. Maria in Aquileia; tra' testimoni havvi Enrico, vescovo di Pola, ed il vescovo di Cittanuova Gerardo. Archiv fur Kunde Osterr. GQ. - To. XXI, p. 204. 1229. — 20 giugno. — Papa Gregorio TX. minaccia di scomunica Bertoldo, patriarca di Aquileia, ove si facesse ad aiutare o favorire i nemici della Chiesa, e non avesse a impedir loro l'imbarco a Pola, porto il più adatto per fare la traversata in ver l'Apuglia. Arch. fiir Kunde Osterr. GQ. - To. XXI, p. 205. 1229. — Cividale, 4 luglio. Il patriarca Bertoldo investe certo Valterio, magistruni scutarium, e suoi successori di una casa in loco, col-l'obbligo di far avere ad ogni patriarca aquileiese nel suo primo ingresso due selle da cavallo ; tra testimoni figura Corrado, vescovo di Trieste. Archiv fur Kunde Osterr. GQ. - To. XXI, p. 205. 1229. — Venezia, 26 ottobre. Bertoldo patriarca di Aquileia, fratello ed erede del defunto Enrico degli Andechs già marchese d'Istria, si dichiara debitore di 370 marcile verso i fiatelli Grimani, ipotecati fin dal 1226 sui possessi di Vipacco e Arnsberg, e si obbliga di farne restituzione in rate annuali di marche 50 da consegnarsi in Aquileia li 23 aprile. Arch. reg., Ven, Liber Com. - Car 99.b 1229. — Aquileia, 2 dicembre. Enrico vescovo di Pola è presente al privilegio, che il patriarca Bertoldo accorda in perpetuo ai contadini dell' abazia di Moggio di passare la Chiusa (di Venzone?) senza pagare alcun dazio. 154 7 X > ■•/. / Il Congresso per le malattie della vite Milano, 25 Settembre 1881 Domenica 18 Settembre s'inaugurava il congresso per le malattie della vite, cui per il numero degli ascritti, e per le notabilità più distinte in materie agricole che v' accorsero da tutta l'Italia, riuscì solenne. Fra i quesiti proposti dal comitato ordinatore, e quello anzi che maggiormente dava lo scopo al congresso era il tema sulla fillossera. Non dimenticando l'importanza di questa materia per la mia provincia, mi sono proposto di riepilogare brevemente le discussioni e le decisioni prese in questo congresso. Esso venne inaugurato dal presidente effettivo prof. Cantoni con un discorso pieno di erudizione e di osservazioni sapienti, ciò che del resto gli è comune. Le sedute cominciarono Lunedì e venne svolto il seguente ordine del giorno: Situazione fillosserica attuale, storia e riassunto biologico della fillossera con dimostrazioni. Il relatore era il Dr. Domizio Cavazza, che dopo aver dimostrato come tutti i paesi viticoli del mondo siano infestati da questo insetto ; espone brevemente la biologia del medesimo, completandola poi con delle dimostrazioni a projezione con luce ossidrica, Dopo questi, il presidente dà la parola al prof. Freda, altro relatore, che espone in riassunto lo stato fillosserico in Italia, accentuando specialmente che le infezioni di Yalmadrera e di Porto Maurizio non preoccupano tanto il governo quanto quelle diverse scoperte in Sicilia, dove per l'estensio'ne che ha prèsso <ì per la data non tanto recente di questa invasione ì lavori dovettero subire un ritardo. Nella seduta pom. sta all'ordine del giorno : Mezzi impiegati per distruggere la fillossera: relatore l'ing. Franceschiui delegato fillosserico per Valmadrera, Egli espone come gli unici mezzi riconosciuti fino ad ora utili sono i solfocarbonati, la sommersione ed il solfuro di carbonio. Circa ai solfocarbonati, dà relazione sulle esperienze fatte in Agrate ed i resultati ottenuti, da cui risulterebbe che la loro applicazione è soltanto possibile per quei vigneti che danno un grande reddito come in Francia. La sommersione è stata pure esperimentata dall' egregio conferenziere e conclude, che questo mezzo si potrà attivare iu vigneti che possono disporre di grande quantità d'acqua, osservando essere discutibile la distruzione completa dell'insetto con tal metodo. Indi passa a parlare del solfuro di carbonio, come il migliore insetticida che finora si conosca, e riguardo alla sua applicazione dice, che come mezzo colturale non si potrà applicarlo iu Italia, ammontando la spesa a 1. 700 per ettaro; ma bensì come mezzo distruttivo, seguendo il sistema del governo. Il prof. Freda, altro relatore e delegato fillosserico in Sicilia, comincia a passare in rivista tutti i mezzi impiegati fino ad ora per 1' applicazione del solfuro di carbonio, indi passa ai solfocarbonati, e parlando sempre dal lato scientifico, viene a concludere col Franceschiui. Da ultimo finisce col dire che per distruggere la fillossera bisogna distruggere la vite. L' ultimo relatore di questo ordine del giorno è il Dr. Maccagno, direttore della stazione agraria di Palermo, il quale proporrebbe il solfocarbonato di calce perchè più economico del solfocarbonato di potassa, e conclude col dire che il metodo più conveniente è quello della distruzione. Il Dr. Cavazza riassumendo quanto venne detto dai 3 relatori fa le seguenti conclusioni : 1. che la sommersione sia utilissima dove si abbia abbondanza d'acqua; 2. che il solfuro di carbonio è utilissimo come metodo estintivo, da abbandonarsi però come mezzo colturale; 3. che i solfocarbonati quantunque costosi danno risultati poco soddisfacenti ; 4. che il miglior metodo colturale sta nelle viti americane. Il Dr. Puglia, rappresentante la società d'acclima-zione di Sicilia, si dimostra contrario alle operazioni ed al sistema seguito nel suo paese dal governo; crede che il solfuro di carbonio non sia bastante per distruggere la fillossera e le viti, visto che queste ultime approfondano le loro radici fino a 4 e più metri di profondità ; dice che le ispezioni dei delegati in Sicilia e le relative operazioni hanno lasciato molto a desiderare; domanda alla commissione antifìl-losserica che recentemente visitò la Sicilia, se intende continuare col metodo sin qui seguito, considerando che nel territorio di Riesi ben 80 ettari di vigneti sono infetti, senza quelli che ancora non sono stati ispezionati. Da ultimo reclama lina legge speciale per la Sicilia, viste le condizioni differenti in cui si trova rimpetto alle altre regioni. Cavazza e il prof. Sandri all'incontro appoggiano 1' operato del governo, e a questi si associa anche il Dr. Gra.zzi Soncini direttore della scuola agraria di Grumello. Quest'ultimo non riconosce la necessità di una legge speciale per la Sicilia; la scienza agraria non è regionale ma universale. Visto che in Agrate, per ispezioni da lui stesso fatte, non si trovarono più fillossere dopo la disinfezione col solfuro ; che se a Valmadrera non si ottenne eguale risultato per il terreno morennico che ri predomina, pure diede degli ottimi risultati, non essendosi finora propagata sulla vicina provincia di Bergamo, crede utile e necessario il metodo dell'estinzione, e di praticarlo senza altro qualora si tratti di piccoli centri; all'incontro pei grandi centri trova conveniente che il governo debba consultare la commissione governativa antifillosserica, e quando questa credesse utile e conveniente, passare anche per questa zona alla distruzione o alla confinazione, qualora non si trovi in vicinanza dei paesi vinicoli. Con ciò si chiuse la seduta pomeridiana del giorno 12. Nella seduta antim. del 20 continua la discussione in proposito ; a cui vi prende parte Baffuraldi, che si tiene sulle generali; quindi il sig. Bianchini, suddito austriaco. Questi non ha fiducia nel solfuro di carbonio. A lui si associa anche il barone Prato segretario della I. R. Società di Gorizia. A dimostrare il suo asserto, prende ad esaminare tutti gli stati di Europa che lo sperimentarono. Comincia dal Portogallo, dove si dovette abbandonare totalmente le viti a loro stesse, così nell'isola di Malaga. Della Francia non parla, perchè a tutti è noto il suo stato ; parla poi della Gei-mania, e quindi viene all'Austria riferendosi specialmente alle esperienze del Roessler che diedero un risultato negativo a Klosterneuburg. Il cav. Dr. Levi, pure di Gorizia, reduce da un nuovo -viaggio in Francia, si dichiara apertamente in favore delle viti americane. Allora prende la parola il rappresentante del Governo, prof. Targioni Tozzetti, esponendo brevemente 10 stato dell'invasione fillosserica in Sicilia. Ribatte 11 Dr. Puglia, dicendo come il metodo d' estinzione col solfuro di carbonio se non è perfetto, è però il migliore che finora la scienza ci addita; che se i delegati governativi non fecero le ispezioni dovute e le disinfezioni a tempo come erano richieste, non fu per loro trascuratezza; ma per la circostanza che mentre si credeva di trovare un piccolo centro d'infezione, vi constatarono invece una zona di 80 ettari di superficie, oltre di che vi mancavano i lavoranti istruiti e malauguratamente fece difetto anche il solfuro di carbonio nel momento che più occorreva. Dice che se ciò è accaduto a Riesi, non è stato così per Messina, dove i delegati, non avendo a lottare con gli ostacoli suaccennati, poterono restringere il male e spera d'ottenere buoni risultati. Ritornando poi a parlare di Riesi, dice che se colà le disinfezioni vennero sospese, pure vi si paticarono delle esplorazioni dall'esito delle quali prevede si tratterà di una infezione non di 80 ma di 300 ettari. Nega assolutamente che le viti trattate col solfuro di carbonio siano morte e difende il governo dalle accuse lanciate ad esso da certa stampa; e da ultimo di-| chiara, che se le nuove esplorazioni daranno un ribaltato negativo, si continuerà l'estinzione anche per tatto il territorio di Riesi comprendente circa 3000 ettari. Quanto all' efficacia del solfuro confuta il barone Prato, dicendo che essendo egli in diretta corrispondenza coli' Olivera, questi gli ha dichiarato che l'insetticida non venne abbandonato perchè inefficace, ma per l'estesissima regione infetta ; conchiude poi col dire che i risultati dipendono dal modo che è stata eseguita l'applicazione del solfuro e che le esperienze sfavorevoli ottenute dal Roessler e citate dal barone Prato sono state fatte in un'epoca che non si conosceva ancora il modo di trattare il solfuro. Il Dr. Puglia persiste nel disapprovare il governo, dicendo che si assume una grande responsabilità. La seduta del 21 comincia con la lettura di varii ordini del giorno pervenuti alla presidenza; indi prendono la parola il relatore Freda e l'ing. Franceschini. Quest'ultimo fa rilevare come la popolazione della Sicilia, o meglio ancora i disordini nati in Messina non sono stati causati da mala condotta dei delegati, come alcuni oratori precedenti vollero far credere, ma bensì dagli ettari comunali che ritardavano il risarcimento dei danni ai vignajuoli ; soggiunge che il governo fu largo nell'indennizzo, pagando fino a L. 1800 un ettaro di vigna, ciò che supera il valore del vigneto stesso. A questi seguì il comm. Miraglia direttore d'agricoltura presso il Ministero, il quale si tenne in una cerchia elevata col suo discorso; trattando la parte economica della Sicilia. Dimostrò che gli agrumi, in seguito al male della gomma, danno un prodotto meschinis-simo; che il sommacco, altra produzione importante, deve sopportare una seria concorrenza coli'America; che alla Sicilia quindi non rimane che la viticoltura, l'unica ricchezza e risorsa di quell'isola. L'agitazione di quella popolazione dimostra l'importanza vitale di questa coltura, ed è persuaso che le 870.000 Lire spese dal 1879-1881 dal Governo valgano il prodotto salvato di una regione che produce in media 4 milioni di quintali di uva all' anno. Da ultimo dice che il Ministero d'Agricoltura ammette una grande importanza al voto che sarà per dare il congresso. Dopo la parola di alcuni altri oratori venne approvato a grandissima maggioranza il seguente ordine del giorno proposto dal Dr. Grazzi Soncini: ,11 congresso per le malattie della vite applaude all'opera del governo per la difesa della viticoltura italiana contro la fillossera e lo incoraggia a proseguire la lotta coi mezzi finora usati, fino a che e dove tale lotta sia riconosciuta possibile. Questo è quanto di utile ho creduto opportuno riportare del Congresso. Circa poi alle viti americane, riconosciuto in esse 1' unico rimedio colturale definitivo contro la fillossera, sono tutti d'accordo nel-l'accettare come resistenti le specie : Rotundifolia, Can-dicaus, Aestivàlis, Cordifolia e Riparia. Non mancarono elogi al governo per la distribuzione da esso fatta di vinacciuoli, avendone smaltiti ben 22 quintali; riguardo alle varietà, il York Madeira e il Solonis, in vista che anche queste due sono le più diffuse in Italia, vranero consigliate per la Sicilia. Ed ora mi si permettano quattro parole di con-clisione. Come il lettore avrà già rilevato, non piccola fu l'importanza di questo congresso; in quanto che oltre di affermare il deliberato di altri congressi, diede non indifferenti schiarimenti sull'attività del governo italiano di fronte alla fillossera. In Sicilia la bisogna era assai grave; le macchie fil-losseriche si estendevano ed aumentavano; il danneggiato anziché appoggiare 1' opera dei delegati governativi cercava di deludere la loro vigilanza, e per quell'inesplicabile fenomeno sociale che il male od almeno il pessimismo si fa spesse volte più strada del bene, non tardò il malcontento nella popolazione farsi generale, favorito anche da molte persone, che sebbene versate in altri raiùi, non dimostrarono d' essere troppo illuminate nella questione fillosserica. Non mancarono atti di comuni e di giunte a protestare contro l'operato del governo; tanto che questo, posto alle strette, dovette sospendere i lavori ed aspettare nuove deliberazioni. Resta adunque constatato, che il mezzo radicale di distrazione sia riconosciuto il migliore, anzi l'unico che serva ad arrestarne il male. L'efficacia di questa operazione dipende però interamente dalla scrupolosità con cui viene effettuata. In molti casi la fillossera non può venire completamente distrutta; ed è allora che può servire di prorogare per anni ed anni 1' esistenza della vite nelle zone non infette, guadagnando in tal modo tempo, durante il quale giova sperare che la scienza possa scoprire un nuovo rimedio, o finalmente preparare il vignajuolo alla dolorosa perdita. Per ultimo proporre come rimedio definitivo, le viti americane. Venendo al caso nostro in Istria, noi abbiamo nella valle di Siciole una vasta zona infetta. Il metodo curativo adoperato, almeno per quanto ho constatato l'anno scorso, non lo credo sufficientemente energico. 10 credo si dovrebbe, anzi si deve operare con maggior energia e con maggiore passione, se si vuole prolungare la vita ai vigneti di tutta l'Istria. Ed è da pensarci seriamente iu proposito, essendo questa la coltivazione nostra principale e quasi l'unico cespite di risorsa che abbia oggi il proprietario. Il governo, la giunta, i corpi morali, i comuni ed i privati devono gareggiare di zelo per soffocare questo male. Non ci si deve badare alle spese, ed acciò il vignajuolo comprenda il benefizio di questo operato, e non cerchi di fare sotterfugi, lo si ricompensi bene in ragione sempre del danno che va a soffrire, ad ogni modo meglio di quanto fu fatto l'anno scorso. Quindi lo si istruisca con delle conferenze pubbliche su questa bisogna. Come era egregiamente rappresentata la provincia di Gorizia dal cav. Dr. Levi e dal barone Prato, sarebbe stata cosa utilissima che fosse stata rappresentata anche la provincia dell'Istria a questo Congresso, tanto più che la seconda e non la prima tiene il nemico in casa. È vero che il Governo di Vienna ha mandato il delegato fìllosserico prof. Bole ; ma questi, quantunque a Milano, brillò per la sua assenza nelle sedute principali, ed alle intervenute non domandò mai la parola. In verità da lui ciò non mi aspettava; credeva anzi che il prelodato professore approfittasse di questa occasione per esporre le condizioni in cui si trova l'Istria, e per ispiegare da ultimo il metodo curativo da lui adottato, che io pure, confessando la mia ignoranza, non l1 ho inteso nè visto mai adottare da nessuno. Da ultimo fo appello a tutti quelli, cui sta a cuore 11 benessere della nostra provincia, di prendere delle serie decisioni, e fo voti ancora che la Società agraria istriana, ponga nel suo prossimo Congresso fra gli argomenti dell' ordine del giorno anche la questione fillosserica. *) ' D. Dr. T. LA MOSTRA AGRARIA all'Esposizione Industriale di Milano II Oggi, ripassando per un lato della galleria, vidi una mostra collettiva esposta, che ieri mi era sfuggita, e che pur merita di farne uno speciale cenno. La nuova mostra è del comizio agrario di Rovigo, nella quale dalle piante colossali e dai canapponi e dalla quantità e varietà di seme di canapa esposto si arguisce subito, come questa sia la coltivazione predominante in quella regione. Oltre a questo, espone ancora dei disegni di macchine dello „Stabilimento Idrovoro" costrutte da Strudhotf di Trieste, col relativo piano d'impianto, dei modellini d'attrezzi rurali per la lavorazione del terreno, fra quali di rimarchevole il sistema aratorio Selnii. Quest' ultimo modellino è accompagnato da una monografia „Sul sistema Selmi di trazione degli strumenti aratori" di cui rilevo come con questo sistema l'inventore si propone di lavorare il terreno senza calpestarlo cogli animali. Desso consiste in un bivomere colle punte rivolte una contro l'altra; alle due estremità del fune vi stanno legate 2 funi le quali lunghe tutto il campo, lo contornano a cavalcioni di carrucole, così che il cavallo attaccato ad una estremità di queste funi fa andare l'aratro per un senso. Lavorato in tal modo un solco, si adatta il cavallo a quell'altra fune, così da tirare in senso inverso l'aratro, ed il vomere che lavorava prima adesso sta in riposo e così avanti. Come si vede è un sistema di trazione a funi la di cui applicazione in grande la troviamo nell' aratura a vapore sistema Fowler. Questo sistema, del quale prima di dare un giudizio bisognerebbe vederlo in azione, mi pare che può servire soltanto per i lavori leggeri, e di fatti questo credo che si sia proposto anche l'egregio inventore Selmi. Fra i prodotti d'altre colture si vedono delle barbabietole da foraggio, coltivazione che va prendendo piede da pochi anni, specialmente nell'Italia settentrionale; poi dei vini, aceti e delle tabelle statistiche. A completare questa ben ordinata mostra vi sta di fianco un gruppo piramidale di piante di mais e di ricino bellissime. In tal modo intendo abbandonare l'Italia continentale ; e passo all' insulare. La Sicilia sembra che abbia compresa maggiormente l'importanza della Mostra agraria di Milano, di quello che non hanno fatto il Napoletano, le Calabrie, gli Abbruzzi, delle quali ultime regioni, scarse e difettose sono le mostre. La Sicilia è rappresentata dal comizio agrario di Catania, e vi si notano le sue civaje, frutta secche e prodotti aromatici; dalla camera di commercio di Caltanisetta che presenta varii campioni di cereali con un campionario di paste. Trapani manda una mostra più completa. Da una piccola relazione che l'accompagna rilevo, come il pascolo, il sommaco, gli ulivi, le viti, gli ortaggi e gli agrumi costituiscono la coltura di quel terreno. Nel campionario mi si fermò l'occhio sopra il filo dell'Agave americano (simile al fico d'India) che serve a far siepe nei campi, e sopra la foglia di Camerope (Chamerops humilis) pianta palustre, da cui si fa il crine vegetale per imbottire ma-terazzi e da ultimo delle piante di caffè americano. Alcuni campioni di vini usuali sono illustrati da un rapporto speciale, dotato di dati statistici importanti sopra questa produzione, che costituisce la ricchezza principale di quell' isola. In questo rapporto vi sono anche le analisi di tutti i vini prodotti in Sicilia dai quali rilevai che si fauno ben 46 specie di vini Marsala, che variano dal 14 al 24m0 grado d'alcool. La Sardegna brilla per la sua assenza fra le mostre collettive ; e pare abbia invece voluto preferire di comparire in altre sezioni, come in quelle dei vini, legnami e prodotti di silvicoltura 9 delle lane. Ed ora vengo alle mostre private, delle quali però intendo di parlare sommariamente; del pari intendo di trascurare la sezione dei vini, che occupa uno spazio imponente, ma che per la impossibilità di gustarli non ci si può dare alcun giudizio. Le mostre private comprendono semi e piante relative; libri, mappe, piani, modelli, formando poi, quelle che risguardano la bachicoltura, l'apicoltura, l'orticoltura e la frutticoltura delle sezioni separate. Comincio colla mostra del sig. Angelo San-I fumetti di Bologna, le cui molte medaglie rice-I vute in varie esposizioni, preparano già il visitatore a vedere qualche cosa di completo. Difatti come tale si può considerare la sua nostra, esposta in una elegante vetrina, dove vi stanno schierati i campioni di semi delle sue varie colture, con degli opuscoli, dei disegni topografici mirabilmente eseguiti, nei quali stanno esposte con chiara e dotta semplicità le innovazioni, le colture attivate nel suo podere di circa 816 Ettari. La sua coltivazione principale è quella della canapa, che in rotazione al frumento, gli produce 904.50 kg. di canapa naturale. Una parte del suo podere è destinata a prati, tanto da poter mantenere 250 capi di bestiame non compresi i suini. Il .Pio Albergo Triyulzio per orfanotrofi in Milano" espoue il piano del suo podere prima e | dopo i miglioramenti; il sig. Conte Pompeo I Aventi di Ferrara della bellissima canapa; Bena-! saghi Luigi di Brescia campioni di foraggio infossato : e 1' avv. Cesare Biraghi dei , disegni illustrativi della masseria informata ai migliori principi di economia animale'' costrutta in Legnano dall' espositore. L'egregio sig. Girolamo Chizzolini, il direttore di uno dei migliori giornali d'Italia „L' Italia argricola" si distingue nella sua mostra per I giornali e libri d'istruzione tecnica speciale, piani di terreni bonificati, dettagli e prodotti relativi j ottenuti nelle provincie di Mantova e Ferrara; inoltre espone dei campioni di mais zuccherino, dell'ambra primaticcia della Minesotta, piante tutte due zuccherine e di cui si rese caldo propugnatore col suo giornale. Andrea Colombo di Milano espone un metodo completo, breve e facile di registrazione colonica [ e per contratti d'affitto. Si compone di sei libri : libretto del colono, giornale settimanale, settimanale e quindicinale, riassunto mensile, mastro colonico e libro di quietanze. Il sig. Siro dell'Acqua, ingegnere, espone una monografia sui concimi ed un modello di concimaja. Se la prima non è niente di particolare, mi piace rammentare la seconda e soffermarmi. La concimaja rappresentata è coperta, di forma circolare del diam. di m. 7 e della profondità di m. 0.90, inclinata verso il centro d'una inclinazione di m. 0.02 p. metro, dove vi sta un foro, dal quale sorte il colaticcio, che viene trasportato da un canale sotterraneo inclinato in una vasca cementata che viene a stare di fianco, ma più sotto della concimaja. Questo pozzo è pure circolare del diam. di in. 4 e dell' altezza di 2 in., a volta, alla cui sommità viene applicato il tubo di una pompa che serve a esportare la massa liquida ivi raccolta. Con questa concimaja razionale credo evitata ogni perdita cui' si va incontro pel riscaldamento del concime. I fratelli de Giuli pure di Brescia espongono un modellino di caldaja per la rottura dei foraggi a vapore, la cui troppa complicazione mi pare sarà di ostacolo a divulgare questo importante apparecchio in una azienda, Ferrari Pietro di Castelpusterlengo presso Milano espone la planimetria del suo podere colle indicazioni dello stato primitivo e dei miglioramenti introdotti; così pure il barone Raimondo Franchetti. la di cui relazione è degna d'essere studiata dai cultori delle scienze agrarie. Di questo genere di mostre, fra le migliori è ancora quella del signor Cesare Goretti di Bologna, che con saggi dei suoi prodotti agricoli espone una monografia, un manoscritto ed un atlante di disegni della sua tenuta di Minerbio. Fra le collezioni di semi e frutti, meritano d'essere nominate quella di Vittorio Ingegnoli di Milano, in cui si contano oltre 300 varietà di semi di cereali e di piante da foraggio, quella dei fratelli Levi di Reggio Emilia e quella ancora di D. Luchetti di Milano. Quest'ultima è la più completa. È una grandiosa collezione di varietà di semi di grano, mais, segale, cereali in genere, trifogli ed altre piante foraggiere, legumi ed ortaggi. Fra i campioni di grano, sono rimarchevoli quelli del frumento inglese e di Ili e ti di cui oltre d' esporre una ricca collezione di varietà, riunì in un quadro le spighe di questi frumenti, facendo rilevare in tal modo a colpo d'occhio la loro differenza. Non meno degna di nota è la collezione della «Società agricola d' acclimazione per la Sicilia" per agrumi, civaje, semi diversi, nocciuole, mandorle, albicocche, miele, cera ed una pianta speciale da foraggio (Aheana luxurius). Il sig. Zeno Donato di Lecce fra gli agrumi e cereali espone 20 varietà di meloni a scorza liscia di varia grandezza, dalla più colossale che io abbia mai visto alle più piccole; ed il sig. Mariani Colombo di Milano espone dei ben conservati pomidoro interi in un liquido di sua speciale invenzione. Delle piccole vetrine appese alle pareti mi indicano alcune notevoli collezioni di insetti utili e nocivi all'agricoltura, studio importantissimo e di cui l'Italia conta già dei valenti cultori. Il più attraente però fra questo genere di cose, sono i preparati in cera della fillossera e di altri parassiti della vite, con una chiara esposizione dei loro danni; il tutto esposto dal Dr. Angelo Maestri di Pavia. Con ciò finisco di parlare su queste mostre; che sarebbe troppo lungo 1' enumerarle tutte. 1). Dr. T. 2ST otizie Un telegramma da Genova d. d. 3 ottobre alla Perseveranza annuncia la partenza col vapore Nord-America per Buenos Ayres del nostro prof. Domenico cav. Lovisato col dottore Vinciguerra e tenente Roncagli, componenti la Commissione scientifica inviata dal Comitato di Genova, per rimbarcarsi sopra una nave argentina comandata dall'illustre Bove, la quale salperà per Buenos Ayres alla fine del mese e navigherà di conserva ad una baleniera con la bandiera italiana, su cui il tenente Bove e la Commissioue eseguiranno l'esplorazione della terra di Gouhana. La Commissione fu equipaggiata e la baleniera fu spedita a spese del Comitato di Genova. 11 professor Lovisato porta seco una cassa di conterie veneziane per regalare gli abitanti di quelle remote regioni ; cassa che gli venne graziosamente offerta dal comm. Salviati, il celebre proprietario delle conterie veneziane, divenute ormai di fama mondiale. L'Archivio storico italiano nella dispensa quarta dell' anno corrente fa un cenno dell'opera tedesca — Mittheilungen des Instituts fiir òsterreichische Geschicht furschung redigirt von E. Muhlbacher. Innsbruck. Wagner. Nella rassegna bibliografica di questa opera si fa un cenno di V. loppi — Nuovi lavori sulla storia del Friuli e dell'Istria con le seguenti parole: — „Con-sistono in statuti, documenti inediti e cenni storici pubblicati dal 1876 al 79 la maggior parte per nozze. Fanno testimonianza della zelante e versatile attività dell'autore, e sarebbe desiderabile di vederli raccolti in collezione sistematica. La Società Agraria Istriana venne convocata al XII Congresso generale nella città di Buje nei giorni 24 e 25 del mese corrente. In seguito ad incarico avuto dal Comitato sociale, la Presidenza ha fatto avvertito i signori soci che non potendo comparire al Congresso, potranno farsi rappresentare mediante procura da rilasciarsi ai soci intervenienti. Nell'ufficio sociale sono esposti il resoconto ed il rapporto dei revisori. Per facilitare il compito al Comitato ordinatore del Congresso, sono pregati tutti quei soci che intenderanno intervenire, in quanto non abbiano stabile dimora a Buje, di darne annunzio a quel Municipio, almeno otto giorni prima della indetta giornata. Avrà luogo in Buje il giorno 25 ottobre anche il congresso della Società Alpina dell' Istria. Appunti bibliografici Dino Compagni e la sua cronica, per Isidoro Del Lungo. — Firenze. Le Monnier. 1879-80. Roma locuta, lis finita esclamarono i padri d'un concilio ecumenico a' tempi delle questioni bizantine. Il motto si attaglia benissimo al presente argomento. Il signor Del Lungo veramente non ha alcuna pretesa di dare giudizi infallibili; ma tanta è la copia dei documenti, così logica e serrata 1' argomentazione, che ogni uomo di studio, senza pregiudizi di parte, deve proprio ripetere : Lode al cielo, è finita una buona volta questa questione sull'autenticità della cronaca. E se a taluno non parrà conveniente di paragonare una questione letteraria ai battibecchi teologici, ciò vuol dire che non conosce i sutterfugi, le nascoste vie e le sottigliezze d' una critica minuziosa con cui per anni ed anni si tenne viva in Germania e in Italia la questione dinesca. Neil' esaminare adunque P opera dell' egregio Del Lungo, benché egli abbia avuto l'eroica costanza di mantenersi nel campo sereno della scienza (eccezione fatta dall' ultima parte del volume primo parte seconda) è impossibile non dare alquanto all'appunto bibliografico la forma di polemica. Sarà adunque necessario premettere all' esame dell' opera un po' di storia. Anzitutto mi sia lecito però di congratularmi non so più se coli' illustre scrittore, o con 1' Italia nostra per quest'opera di grande erudizione, di pazienza infinita, di studio e d'ingegno che onora le lettere e la scienza italiana. Lode al cielo, la così detta letteratura popolare non ha distratto del tutto gl'ingegni; l'Italia non produce solo versi in elzeviri, bozzetti, romanzi e novelle; se sulle vaste pianure e nelle amene couvalli le acque divise in canali e ruscelli scorrono per prati e per campi raramente feconde; e il più sovente stagnano in limacciose paludi e in fetide lame ; pure, così sono ricche le fonti, da mandare oltre i campi, i prati e le lame, ampie e larghe riviere, che scendono maestose, profonde e tacite al mare. A provare ciò basterebbero le gravi opere di storia stampate in Italia in questi ultimi anni; come gli scritti del Villari sul Macchia velli; la storia fiorentina di Gino Capponi; le opere del Bartolini e la biblioteca storica del Vallardi in corso di associazione, e da ultimo questo lavoro del Del Lungo sulla cronica di Dino Compagni. E sarebbe ben ridicolo colui che per cieco spirito di parte volesse giudicare di quest' opera dal poco strepito che se ne fece nei giornali, come si lesse, non è molto, in una effemeride triestina. A questo siamo ridotti, e così è al basso discesa, generalmente parlando, la critica che si fa nei giornali politici, che anzi il silenzio su di una data opera è segno evidente non essere il libro di quelli che si possono giudicare con la stecca, e insieme dimostra come 1' autore di onesta e dignitosa coscienza non abbia voluto scendere a patti col ciarlatano, perchè gli faccia su per i canti la stamburata. Non voglio dire con ciò che tutti i giornali abbiano taciuto: un competente giudizio, per non dire di altri, fu già dato dall'Archivio storico italiano (Dispensa terza dell'anno corrente). E se la ^Provincia" da queste ultime rive dell'Adria viene ultima per mio mezzo a metter bocca nella questione lo fa per amore alla comune lingua e per affetto a città, della quale molte volte accolse, nelle lunghe lotte di Guelfi e di Ghibellini, di Bianchi e di Neri, i banditi e gli esuli che trovarono in Istria larga ospitalità (esempio gli Ubaldini dì Muggia, famiglia [tuttora esistente) e talvolta anche buoni e santi consigli *). Ora dunque prima due parole di storia. Nel 1870 un dotto tedesco scrisse una memoria «iU' apoorifità della cronaca malispiniana; e alla chiusa »n un risolino di compassione e di compiacenza lasciò adere dalla penna queste parole: „Chi porremo in luogo li Ricordano ? Uno pure deve essere il padre della rinnovata storia italiana. Si risponderà: Dino Coun- ; pugni. Sia pure. Occupi egli intanto il posto d'onore; ma potrà conservarlo? Dotta Firenze, non temi tu che «il giorno lo spirito critico d'un tedesco si creda lecito e senta la forza di porre la mano nell' opera di quello che tu chiami il tuo Tucidide e che tanto volentieri metti accanto al tuo Machiavelli?" Il signor Isidoro Del Lungo però, non conoscendo o non facendo alcun caso della minaccia tedesca tra il 1870 e il 72 stampo a Milano il commento ai due ! primi libri della Cronaca, prima adunque, si noti bene, clie scoppiasse la guerra contro l'autenticità. Non c'era adunque alcuna ragione che il Fanfani più tardi se la pigliasse col Dei Lungo e lo citasse al s.uo tribunale a render ragione del grave reato di non aver subito sospeso il lavoro per paura della minaccia tedesca. *) „A questi tempi (1330) era divenuto celebre Antonio da Pola frate minore, che colla sua eloquenza convertì molti usurai to?ani. Erano costoro fuorusciti ghibellini riparatisi nel Friuli, Trieste e l'Istria, dove, ricchi come erano, facevano con prestiti ottimi affari." Così nell' Istria, Note storiche di Carlo De Franceschi. Parenzo. Ceaha, 1879. (pag. 153) Vedi pure Manzauo : Anoali del Friuli, e Antonio Ive : Dei banchi feneratizj in Istria. Rovigno 1881 — del quale un brano leggesi nella ^Provincia" nel Numero 19 anno corrente. Da ciò si può scorgere che le parole enfatiche di Dino con le quali si chiude la cronaca, e che diedero ai nervi a più d'uno - 0 iniqui cittadini che tutto il mondo avete corrotto e viziato di mali costumi e di falsi guadagni ! — non sono senza fondamento. Quattro anni appresso il signor Scheffer era all'ordine, e mandò fuori il suo studio col titolo: La cronica di Dino Compagni, una falsificazione. Ma già prima del tedesco, un italiano, il nostro Grion (e dico nostro perchè chi lo dice triestino, chi goriziano) avea dato fuori un libercolo contro l'autenticità della cronica, libercolo assai tartassato dal Monod nella Revue cri-tique del 10 Febbrajo 1872. Ed anche convien rammentare come prima di tutti il Fanfani stesso avesse fin dall' anno 1857 gettata nel Pievano Arlotto una mezza parola di dubbio, senza entrare punto nell'argomento. Visto però il vento che tirava, e forte dell'appoggio tedesco, il Fanfani strenuamente e rabbiosamente cominciò a combattere contro l'autenticità della cronaca, e mandò fuori articoli sopra articoli e libri sopra libri coi più strani e bizzarri nomi, come — Dino Compagni vendicato dalla calunnia di scrittore della cronaca. Passatempo di P. Fanfani. — Metamorfosi. Che per passatempo si mettessero insieme dei libri con la pretesa di demolire un classico ; che si stampassero libelli fitti fitti d'insolenze, di punti interrogativi, di roba estranea all'argomento, tanto da ingrossare il volume (nel Dino vendicato c' è anche una scena del Bugiardo del Goldoni) e che tutto ciò per molti anni fosse ritenuto da molti in Italia per opera seria e degna di filologo illustre, sarà, lo speriamo per 1' onor del paese, giudicato di qui a non molti secoli un mitus. La questione intanto continuava con maggior serietà in Germania, e dall' opuscolo primo dello Scheffer ne derivarono altri due : 1' uno del professor Carlo Hegel — La cronaca di Dino Compagni. Tentativo di riabilitazione ; — 1' altro dello stesso Scheffer — Critica dello scritto di Hegel. — Ne mancarono anche in Italia i difensori che non si lasciarono mettere il barbazzale dal Fanfani. Ma prima giustizia vuole si rammenti il Hillebrand francese ebe scrisse pure un buon libro su Dino Compagni. Gli apologisti italiani, come rilevo da una nota del Del Lungo (Voi. II parte seconda, pag. 1155 sono i seguenti: Q. Roberti. Apologia di Dino Compagni in risposta al libro: Dino Compagni vendicato. Milano 1876. F. Tromboni. Alcune osservazioni sul libro : Dino vendicato .... nel giornale napoletano di filosofia e lettere, fascicolo d'Aprile 1876. Paolo Tedeschi. Sulla cronaca di Dino Compagni ecc. ecc. nella Rivista europea, fascicoli di Maggio, Giugno, Luglio 1875. F. Linguiti. Questioni filologiche e critiche. Salerno 1875. Il professor Linguiti non temè di sostenere col Fanfani una lunga polemica, nella quale egli mirava ìueuo a provare P autenticità della cronica che a mostrare la falsità e la debolezza di qerti argomenti filologici allegati dal Fanfani. E furono tali gli esempi ed i ragionamenti che questi su di alcuni punti si dovette dare per vinto. (Tedi De Gubernatis. Dizionario biografico degli scrittori contemporapeii, pag. 638.) Col mite buon Roberti il Fanfani ebbe invece il buon giuoco. E qui io dirò cosa che parrà incredibile. Al Fanfani non bastò d'insinuare che lo scritto del Roberti era invece del Gigli morto matto all'ospedale e quindi roba da matti ; ma giunse perfino a mandare ordini espressi a Milano ed altrove ai principali librai di non vendere il libro del Roberti sotto pena d'incorrere nella sua disgrazia e di aspettarne le vendette. Che più? Avendo il Roberti mandato in dono al municipio fiorentino duecento copie dell' opera sua, il Fanfani comandò che venissero rifiutate e rimandate e fu subito obbedito. Tanta era adunque la paura di quest'uomo, che tra l'usare atto scortese, e il cadere in disgrazia di lui; il municipio di un'eletta città italiana, capitale della gentile Toscana non esitò un momento, e rimandò subito le duecento copie all'autore. Ma basta di questa melma. Tra mezzo a tali vicende adunque; tra gli aufa-namenti del tedesco, e le bajate dell' italiano, il Del Lungo continuava tranquillo e sereno l'opera sua. Egli quindi e con lo stile e con gli intendimenti nobilissimi mi ha 1* aria di un grande signore che cammina tutto raccolto per la sua strada non ci badando alle chiacchiere della gente che gli susurra dietro chi sa che cosa. Il signor Del Lungo è così persuaso della nobiltà della causa che ha tra le mani, che il trattenersi anche un momento a raccogliere e ribattere gli argomenti in contrario __ gli pare sia un recare disdoro alla causa medesima. E necessario perciò che .il lettore ben comprenda gl'intendimenti del Del Lungo ; egli non ha tempo, e lo ripeto più volte di polemizzare : ha voluto comporre un libro su Dino Compagni e i suoi tempi; scrivere insomma un'estesa monografia sul Compagni come se ne scrissero e se ne possono scrivere altre su Dante, sul Boccaccio, sul Macchia-velli o altro autore oggi più in voga. L'autenticità della cronaca rimane quindi provata (a parte l'appendice dove le prove sono direttissime e piene) in modo indiretto; l'autore pare dica agli avversari: Provate prima di tutto che questo non sia bello nè vero, distruggete questo edifizio che io vi mostro solido ed artistico ; ai vostri ma, se, alle argomentazioni ex silentio, ai punti interrogativi e alle alzate d'ingegno ecco qui nelle note copiose, aggiunte alla cronaca, le ragioni solide desunte da documenti irrefragabili, da modi di dire del buon secolo, per cui l'autenticità rimane anche nella parte principale del mio lavoro provata. I facili lettori, che vogliono trovar sempre la lezione bella e fatta nel compendio, nella traccia faranno spallucce e diranno : Come ! tre volumi si hanno a studiare per sapere se la cronaca è autentica o no ? Meglio seguire il Fanfani che ce la distrugge in un libercolo e ci fa ridere di giunta. Chi legge e studia però per amore della scienza, e uon per aver un qualche lume su di una data questione del giorno, e potere al caso metter bocca in argomento, tra una chiacchiera e l'altra al caffè, quello troverà in quest'opera dell'illustre Del Lungo ampi sussidi per la conoscenza piena di Dino Compagni e del suo tempo. L'uomo di lettere fino dalle prime pagine si compiacerà dello stile ampio, togato, ottimo antidoto alla moderna sciatteria ; allo storico che ama alzarsi al di sopra degli avvenimenti, e vedere cause ed effetti piaceranno i fondati giudizi conseguenza d'indagini e disquisizioni profonde ; il bibliofilo, l'ipercritico che misura le curve alle virgole rimarrà schiacciato dal peso delle note, delle citazioni, dei documenti. Premesse queste considerazioni generali diamo una rapida occhiata a volo d'uccello alla vasta opera dell' Autore. Piglia questi le mosse dal 1310 „quando gli animi degl'Italiani erano commossi da uno degli avvenimenti più solenni che potessero nel medio evo turbare la vita già di per sè così tempestosa delle nostre città; la discesa dell'Imperatore." Dato quindi uuo sguardo si- i curo alle condizioni di Firenze passa a discorrere di Dino Compagni e dell'ispirazione e disegno della cronica. L'autore muove dunque da avvenimenti più vicini, e indietreggia quindi fino agli anni della prima comparsa di Dino negli uffici della patria; e ci ha le sue buone ragioni. Appunto „tra gli ultimi mesi del 1300 e i primi del 1311 quando — più si moltiplicavano i pericoli e gli aspetti notevoli — e si raccendeva negli animi dei Ghibellini e della miglior parte dei Guelfi la speranza di prosperevoli anni, Dino Compagni incominciava la sua storia col cuore commosso dalle dolorose memorie del passato e dalla trepidazione per l'avvenire". Questa speranza in un riordinamento d'Italia, questa sognata nemesi imperiale dà per così dire l'intonazione all'opera di Dino, la quale non è quindi propriamente una cronica, ma piuttosto una storia delle prepotenze dei Neri. Perciò il libro finisce coll'invettiva agli iniqui cittadini e col minacciato castigo. Mancato questo con la morte dell'imperatore, Dino rimane percosso, attonito al nunzio ; e la cronica pure. Ma chi era questo Dino, quali i suoi antecedenti ? Seguono 12 capitoli nei quali con profonda conoscenza della storia fiorentina si discorre delle vicende della repubblica e dei consigli ai quali prese tanta parte Dino Compagni fino alla calata del Yalese e alla caduta dei Bianchi. Dino Compagni adunque, come è provato da documenti, ha preso viva parte al reggimento della repubblica; l'io feci, l'io vidi della cronica è un'eco dei discorsi tenuti nei consigli. Negli atti dei consigli riportati nei documenti (Voi. I parte seconda) ricorre spesso il suo nome; anzi talvolta il consiglio si riferisce e accetta l'opinione espressa dal Compagni. „Facto partito super praedictis per dominum Capìtaneum ad sedendum et levandum placuit quasi omnibus secun-dum dictum suprascripti Bini Compagni, (pagina XXXVII Documenti). Capitombola adunque l'argomento ex silentio, e tutte le chiacchiere del Fanfani nel Dino vendicato. Così dicasi del famoso Pecora il beccajo, che dà ai nervi allo Scheffer, e di molti altri dei quali 1' autore con infinita pazienza ha accertato con documenti il nome e le opere. il primo libro si chiude con opportune ricerche sulla letteratura laica, e su Dino Compagni autore di versi e del poemetto l'Intelligenza. P. T. (La fine nel prossimo numero). PUBBLICAZIONI Ettore Weiss de Welden. In Istria, ricordi di viaggio. Ferrara, premiata tipografia sociale, 1881. Non è viaggiatore colto che da qualche tempo visiti la nostra provincia, che non si senta quasi in dovere di scrivere sulle impressioni provate di questa terra, non ancora abbastanza conosciuta, se ci appoggiamo ai madornali strafalcioni stampati sul conto di lei. Anche il signor Weiss de Welden ha voluto sciorre il suo voto, raccogliendo in 46 pagine di un opuscolo in 16° interessanti notizie intorno all'Istria in generale, e sopra alcune sue città, promettendo di scrivere ancora sopra altri luoghi nostri che possono destare la curiosità del viaggiatore. E per questo lavoro al signor Weiss de Welden, gli istriani devono andar riconoscenti.