ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) ricevuto: 2000-02-29 UDC 17(520)"11/18" LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE Enrica CAZZIN IT-30030 Maraño Veneziano, Via Caltana 7 SINTESI Questo articolo ha l'intento di dimostrare come la cultura giapponese, definita molto spesso armoniosa e collettiva, sia in realta paradossalmente legata ad un passato carico di conflittualita. Il patrimonio culturale del Giappone contemporaneo si basa essenzialmente su due basilari ingredienti tra loro complementan, ovvero rivalita e collaborazione, entrambe onorabili. Le radici storiche di tale condizione sono da ricercare all'interno del processo di formazione dello Stato giapponese, avvenuta all'inizio del XVII secolo. L'espediente attuato dalla classe dominante, i Tokugawa, fu la trasformazione dei samurai in un ceto ereditario di vassalli-burocrati; tale soluzione avra molte inaspettate riper-cussioni durante i secoli successivi. Parole chiave: onore, storia, codice d'onore, Giappone, 1185-1868, samurai In Giappone, cosí come nelle società che si affacciano al Mediterráneo, l'onore è un concetto complesso e multidimensionale legato alla valutazione dei singoli individui all'interno della società alla quale appartengono. Esso comprende una vasta gamma di elementi che si differenziano tra loro in base al luogo e all'epoca storica in cui si trovano ad operare, e danno vita a diversi stili culturali. Il concetto di onore ha radici molto antiche in Giappone. Un grande rispetto per il proprio nome e la reputazione, che consentiva di rifuggire la vergogna, era una delle caratteristiche peculiari che denotavano lo spirito giapponese già all'interno della società medievale (Sakurai, 1971, 20). Tuttavia, senza alcuna ombra di dubbio questa 339 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 consapevolezza definita "onore" inizio ad essere riconosciuta anche prima dell'epoca Kamakura (1185-1333). Infatti, esso compariva gia all'interno di importanti opere letterarie compilate sul finire dell'epoca Nara, ossia verso la fine dell'VIII secolo. In alcune odi di un famoso poeta il termine na indicava l'espressione dell'orgoglio provato nell'appartenere ad un famoso clan (Ikegami, 1995, 49); probabilmente esso fu il diretto precursore di quell'onore che nei secoli successivi verra codificato dalla classe samuraica giapponese. Tuttavia, inizialmente, esempi di questo tipo erano sporadici; l'onore (na) che talvolta faceva capolino nella societa giapponese antica non si distingueva da quello generato dal meccanismo universale, ossia quello che in molte societa conferisce prestigio e autorita ai potenti, e non si poneva ancora come un valore culturale centrale e distintivo come lo sara poi per i samurai. Solamente con l'ascesa della classe guerriera la situazione muto in maniera considerevole e piü precisamente a partire dalla fine del XII secolo, data che segna la nascita, per la prima volta in Giappone, di un governo esclusivamente militare, il Bakufu,1 grazie al quale i samurai diedero il via alla costruzione di un'esclusiva organizzazione politica di carattere gerarchico (Farris, 1992, 252-310). Al momento della sua istituzionalizzazione, la classe militar era caratterizzata da personali patti d'armi tra signore (tono) e vassallo (kenin), poiché si preferí adottare rapporti tra persone (shogun-signore, signore-vassallo, vassallo-guerriero) che non tra príncipi astratti, per cui il signore rappresenta il bene e la sua volonta e legge, come avvenne invece in Occidente. La relazione tra signore e vassallo (shujü kankei) era da una parte vincolata da legami socioeconomici concreti e dall'altra offriva ad entrambi i contraenti delle buone occasioni per accrescere il loro onore e la fama. Grazie a tale rapporto, noto anche piü semplicemente come goon to hoko (debito e servizio), un guerriero, in cambio dei favori del suo signore, che si concretizzavano nella distribuzione di beni materiali o la ricompensa in terre, assicurava il servizio militare in caso di necessita, la guardia, varie corvée e l'esazione delle imposte (Sakurai, 1971, 64-66). Cosí, il legame si basava su questo reciproco beneficio, anche se sopprimere le tendenze centrifughe dei vassalli risultava essere un compito estremamente difficile per il signore, visto e considerato che i bushi potevano in ogni caso avvalersi di una buona base socioeconomica indipendente.2 1 La classe samuraica venne finalmente istituzionalizzata nel 1185, grazie al grande condottiero Mina-moto no Yoritomo, il quale in quell'anno sconfisse definitivamente i Taira nella celeberrima guerra Genpei e stabili per la prima volta in Giappone un governo diretto e controllato esclusivamente dal ceto guerriero. 2 Il possesso della terra e la forza militare resero i guerrieri indipendenti verso il loro governo militare. 340 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 Inizialmente, quando i samurai non avevano ancora ricevuto una legittimazione istituzionale, questa relazione era puramente d'interesse; solamente dopo la creazione dello shogunato di Kamakura il legame tra i due contraenti inizio a fondarsi maggiormente sulla devozione familiare e la fedeltà piuttosto che sulle obbligazioni di carattere contrattuale (Friday, 1992, 116-121). Fonti del tardo periodo Heian rivelano che nonostante gli uomini d'armi fossero a conoscenza del fatto che la fedeltà era una virtù della quale un buon guerriero non poteva assolutamente fare a meno, essa non influenzava quasi per niente il loro comportamento. In pratica, la lealtà era esattamente proporzionale all'interesse personale che erano in grado di ricavare ed era da esso limitata. Di conseguenza, i samurai, durante l'epoca antica, erano sempre più che disponibili a trasferire la loro fedeltà ad un altro signore, se cio avesse apportato loro ulteriori vantaggi economici e sociali (Farris, 1992, 118-119). La concezione di fedeltà incondizionata da parte del vassallo venne promossa dopo il 1185 dai grandi signori feudali, che trovarono nella dottrina confuciana approdata in Giappone una giustificazione estremamente conveniente per cio che concerneva i loro interessi personali. Il Confucianesimo è un elemento fondamentale che permette di comprendere sia il feudalesimo giapponese, sia l'etica dei samurai. Introdotta in Giappone grazie ai cinesi, la filosofia di Confucio vi prese rapidamente piede, anche grazie al fatto di sposarsi molto bene con il tradizionale assetto socio-religioso locale. Il Confucianesimo enfatizzava l'obbedienza verso i propri superiori e l'esistenza di ferree strutture gerarchiche nella società; allo stesso tempo esso sottolineava l'interdipendenza tra superiori e inferiori, e il principio della reciprocità nei rapporti tra signore e vassallo. Instillando nell'animo dei guerrieri la lealtà e la devozione, la classe dominante riusci relativamente a controllarli a tenere a bada il loro spirito indipendente.3 Durante il periodo Kamakura la relazione che veniva ad instaurarsi tra signore e vassallo doveva necessariamente essere a lungo termine e questa prerogativa implicava la comparsa di due concetti, entrambi i quali avevano a che fare con la fiducia: affidabilità ed efficacia. Un buon vassallo doveva sempre tenere un comportamento giudizioso e, poiché essenzialmente il vassallaggio era un'alleanza militare che presupponeva un servizio di carattere militare in caso di necessità, il suo legame con il signore doveva assolutamente basarsi su una fiducia illimitata. 3 L'insegnamento confuciano proveniente dalla Ciña e la moralita in esso contenuta vennero naturalizzati all'interno della classe militare. In realta il Confucianesimo si era diffuso in Giappone prima del Buddhismo - VI secolo d.C. - e aveva fatto parte della filosofia statale fin dal VII secolo, quando il reggente Shotoku Taishi (574-622) aveva stillato una carta costituzionale, in cui si sot-tolineava l'armonia, l'obbedienza e la sottomissione all'imperatore. 341 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 Tuttavia, è ovvio che all'interno di società in cui si dava un ampio spazio alia classe guerriera ed era presente un forte spirito di competizione, si verificassero spesso episodi legati al tradimento e alia cospirazione. Fra i samurai una relazione duratura e sicura fu uno dei requisiti fondamentali più difficili da ottenere. Infatti, un vassallo poteva dimostrarsi estremamente devoto nei riguardi del suo padrone e percio affidabile, ma se allo stesso tempo egli si fosse dimostrato poco energico, vile o non abbastanza abile, non sarebbe stato sufficientemente utile ed efficace (Ikegami, 1995, 82-86). Il problema che generavano quindi efficacia ed affidabilità era che entrambi i concetti tendevano ad escludersi vicendevolmente. Infatti, maggiore era l'abilità che un samurai dimostrava di possedere - ad esempio nel combattimento o nel recluta-mento delle milizie - e meno probabile sarebbe stata la sua affidabilità nei confronti del signore, poiché in quel caso egli sarebbe stato abbastanza indipendente e sagace da trovare un patrocinio maggiormente proficuo dal punto di vista economico e sociale. La cultura dell'onore, deliberatamente o meno, fu costruita su basi etiche ed utilizzata in modo da conciliare i due suddetti principi (Ibidem, 28). In altri termini, si forni una nozione interna di prevedibilità, con la quale fosse possibile giudicare le azioni e le intenzioni delle due parti, ossia il codice d'onore, che ben presto divenne un vero e proprio patrimonio ideologico. Seguendo i canoni dettati dalla cultura onorifica i samurai iniziarono a tenere un comportamento maggiormente prevedibile e di conseguenza divennero molto più affidabili. Un guerriero non avrebbe più rischiato di rovinare la sua reputazione e di perdere l'onore allo scopo di ottenere dei benefici immediati; allo stesso tempo un uomo con un'alta reputazione della propria virtù avrebbe servito il suo signore in maniera effettiva durante i momenti più critici e non sarebbe fuggito dal campo di battaglia in un momento di debolezza. L'onore divenne sinonimo di credibilità e ottima reputazione; esso si configurava come una spinta emotiva che stimolava i membri della classe guerriera a combattere con grande coraggio, non in previsione di una ricompensa, bensi per venire ricordati gloriosamente dai posteri. L'onore divenne un potente strumento nelle mani dei signori ed esso servi loro soprattutto allo scopo di dominare in tutti i sensi il loro rapporto con i vassalli (Ibidem, 27). Tuttavia, è assai improbabile che la cultura onorifica, che ha contraddistinto la classe samuraica dall'epoca medievale fino alla sua estinzione, sia sorta solamente grazie alle manovre sotterranee dei grandi signori feudali; è piuttosto opinabile che la cultura dell'onore sviluppatasi durante il periodo Kamakura altro non fosse che un prolungamento di quel concetto di onore (na), inteso come orgoglio, comparso durante l'epoca precedente. Esso venne modificato e assunse delle nuove con-notazioni fino a divenire un complesso culturale ben definito all'interno della società e senza ombra di dubbio cio fu reso possibile soprattutto grazie alle strategie dei 342 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 signori, ma prendere in considerazione solamente queste ultime significherebbe sminuire la varietá degli aspetti che arricchivano il códice d'onore samuraico (Sasama, 1991, 591-594). Dal 1185 in avanti, grazie ai guerrieri, l'onore divenne la base di un'identitá collettiva e di uno spirito culturale senza precedenti. Nonostante il codice onorifico abbia subito notevoli trasformazioni lungo l'arco della sue esistenza, esso in ogni epoca ha rappresentato soprattutto lo spirito della classe militare. Ció non significa assolutamente che la classe militare sia stata l'unica depositaria della cultura del-l'onore e nemmeno che essa abbia dato al mondo culturale nipponico un contributo maggiore rispetto a quello fornito dagli altri ceti sociali, come ad esempio contadini, artigiani o mercanti.4 Tuttavia, essi dominarono a lungo la storia del loro Paese dal punto di vista politico, culturale e sociale, perció il valore e l'importanza del loro codice culturale e innegabile. L'onore, durante il periodo medievale, divenne il cardine della vita di ogni samurai: esso permeava la vita politica, le istituzioni; influenzava i rapporti al-l'interno del ceto guerriero, nonché quelli con le altre classi sociali. Dalla fine del XII secolo la cultura dell'onore nacque e si sviluppó in Giappone come un processo ricco di interessanti trasformazioni, legate indissolubilmente allo sviluppo politico e sociale della classe militare. La prima fase di tale evoluzione fu contraddistinta dal-l'emergenza di un codice culturale peculiare, che accompagnó la nascita e la formazi-one di un ceto sociale, quello militare, superiore a tutti gli altri (Bryant, 1989, 120). L'onore forni una chiara identitá culturale alla classe guerriera, basata sull'ap-prezzamento e il monopolio della violenza onorifica e quindi in forte contrasto con la cultura aristocratica. Fu proprio in questo stadio dello sviluppo sociale nipponico che una cultura dell'onore competitiva, militaristica e ricca di elementi di autoesaltazione venne finalmente istituzionalizzata all'interno della comunitá militare e non solo (Shimomura, 1992, 54-63). L'onore medievale giapponese era caratterizzato da due aspetti tra loro distinti: da una parte quello positivo e in questo caso i samurai mostravano il massimo rispetto per il proprio onore e facevano il possibile per godere di un'ottima reputazione impegnandosi con tutte le proprie forze a non danneggiare il proprio buon nome; dall'altra quello negativo, ossia il disonore. Durante il periodo Kamakura il timore della perdita dell'onore (naore) causava una grande apprensione tra i samurai (Sakurai, 1971, 4-5). La cultura onorifica medievale giapponese era poi fortemente individuale e i guerrieri dell'epoca consideravano l'onore come qualcosa di strettamente personale, anche se ovviamente non abbracciava solamente i singoli individui. Infatti, il buon nome e la reputazione venivano trasmessi ai posteri e tramandati di generazione in 4 Fonti dell'epoca Tokugawa (1601-1868) testimoniano l'esistenza di una cultura onorifica anche all'interno delle altre classi sociali, come ad esempio i mercanti. 343 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 generazione, per cui la fama di un samurai si estendeva a figli e nipoti, fornendo loro di volta in volta un'importante eredità spirituale e legando indissolubilmente tutti i membri di uno stesso clan (Ibidem, 67-70). I guerrieri del periodo Kamakura dimostravano il loro valore e la loro virtù combattendo con coraggio ed ardore contro i nemici sul campo di battaglia. Anche l'abbigliamento e lo stile dei combattimenti dava rilievo ad un onore di tipo personale.5 La struttura delle campagne militari medievali contribuí in maniera determinante allo sviluppo della cultura dell'onore in Giappone. I combattimenti corpo a corpo che venivano preferiti durante le battaglie di quel periodo incorag-giarono i bushi a lottare per acquisire onore e fama personali (Farris, 1992, 269-270), e malgrado il loro clan militare fosse una significativa unità di combattimento ed onore, i guerrieri tendevano in ogni caso a perseguire la gloria individuale (Duus, 1969, 74). Lo scopo principale era quello di rifuggire la vergogna ed il disonore, anche a costo di sacrificare la propria vita (Sakurai, 1971, 66). I samurai possedevano sicuramente un'attitudine impavida nei confronti della morte. Del resto tuttavia, essi agivano in tal modo poiché l'alternativa era ugualmente la morte, oltre alla perdita del proprio buon nome (na). Pur di distinguersi dagli altri samurai un guerriero onorevole era sempre pronto al sacrificio supremo, ovvero la morte, che veniva quasi sempre considerata un fatto positivo durante le battaglie. La perdita della vita arrecava disonore ai samurai, e quindi veniva ritenuta negativa, nel momento in cui un guerriero spirava senza aver combattuto con il dovuto coraggio fino all'ultimo respiro.6 Per un uomo d'armi era altresí disonorevole morire senza la facoltà di decidere il suo destino, ad esempio quando gli veniva impedito di togliersi la vita in maniera rituale (seppuku). La classe samuraica era infatti molto orgogliosa della propria autonomia, che veniva sublimata proprio nell'istante in cui si sceglieva come morire (Kawai, 1985, 39). Una morte onorevole sul campo di battaglia accresceva la reputazione dei propri eredi; in caso di sconfitta durante uno scontro armato, la morte del guerriero confermava il suo coraggio ed evitava di gettare infamia sulla sua discendenza (Sakurai, 1971, 67-68). Durante il periodo medievale era molto diffusa tra i bushi la pratica del seppuku, mediante la quale essi si toglievano la vita prima di cadere nelle mani del nemico e perdere l'onore, oppure per seguire il proprio signore anche nella morte e dimostrargli cosí fino all'ultimo l'incondizionata fedeltà (Ishii, 1985, 1-14). Il 5 Nei samurai tutto era orientato verso l'onore, non solo la mente o gli atteggiamenti, ma persino l'abbigliamento, e ció fa comprendere fino in fondo come essi fossero completamente immersi nella cultura onorifica. In tutte le culture, non solo in quella giapponese, ció fa parte di una codificazione, che puó essere definita "esteriore", di un codice di valori. 6 In tal caso il disonore avrebbe compromesso anche la buona reputazione della discendenza di un guerriero. 344 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 disprezzo della vita in nome dell'onore e della lealta al padrone venne tramandato anche nei codici onorifici dei samurai delle epoche successive. Fu proprio durante il periodo Kamakura che l'aspetto militare della cultura onorifica venne glorificato e condotto ai massimi livelli. Nei secoli successivi il Giappone venne dilaniato da una serie interminabile di guerre civili, che suddivisero il Paese in moltissimi feudi, autonomi dal punto di vista politico.7 Tale epoca fu un periodo di gestazione e transizione di una nuova concezione di onore, il quale da "personale" (orientato verso se stessi e il proprio clan) si trasformo in "collettivo", ossia rivolto principalmente all'autorita pubblica (kogi) e finalizzato al benessere dell'intera comunita (Ikegami, 1995, 337-338). Taglio di teste durante la battaglia di Kawanakajima, 1561 (Ikegami, The taming of the samurai - Honorific Individualism and the making of modern Japan, Cambridge 1995). 7 Durante l'epoca Sengoku (1467-1568), segnata da una moltitudine di guerre civili, si assistette al-l'ascesa al potere dei Sengoku daimyo, i quali intraprenderanno una riorganizzazione della classe samuraica e delle tecniche militari, la quale influenzerà e rivoluzionerà la cultura onorifica nel suc-cessivo periodo Tokugawa. 345 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 Nonostante durante il suddetto periodo continuasse ad esistere un'autorità politica centrale, lo shogun, egli di fatto non esercitava più alcuna influenza sui vari feudi sparsi per il Paese, che veniva amministrato direttamente dai samurai di rango elevato presenti sulla zona. Ognuno di questi guerrieri aveva un suo seguito, che aveva il compito principale di proteggere il signore. Nel frattempo, pero, dopo la fine del periodo Kamakura, il vincolo tra signore e subordinato, basato principalmente sulla fedeltà e la devozione da parte dei vassalli, si era spezzato; i samurai con-tinuarono a cercare sempre con maggiore insistenza gloria e onori sul campo di battaglia e a celebrare una cultura onorifica sempre più violenta, ma orientata verso se stessi e il proprio clan di appartenenza, piuttosto che verso il proprio signore. Nonostante le autorità regionali e quella centrale cercassero di fare il possibile allo scopo di porre un freno a tale violenza ricorrendo a strumenti legislativi e riorganizzazioni militari (Bryant, 1989, 210), la situazione continuo a peggiorare. I guerrieri continuarono a dimostrare tutto il loro inesauribile coraggio e la loro dignità di guerrieri durante le innumerevoli guerre che si susseguirono i quegli anni, compiendo atti eroici senza alcuna esitazione; cio non fece altro che innalzare e glorificare la dimensione militare dell'onore, la quale raggiunse il suo apice durante questo periodo cosí burrascoso (Ikegami, 1995, 148). II rapporto tra signore e vassalli si era ormai frantumato e la cultura onorifica della classe samuraica inizio a fondarsi piuttosto sulle dimostrazioni pratiche della loro abilità militare. Bisognerà attendere l'epoca Tokugawa per ricostruire tale relazione basata sulla lealtà, anche se non sarà più possibile ritrovare in essa la sua antica essenza. Scambio di saluti samurai riferititi a diversi ceti sociali (Ikegami, The taming of the samurai-Honorific Individualism and the making of modern Japan, Cambridge 1995). 346 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 A partiré dal XVIII secolo, grazie al raggiungimento di una pacificazione interna e di una riunificazione del Paese operati dal potente clan militare Tokugawa, la violenza onorifica del ceto guerriero venne finalmente cristallizzata all'interno di un rigido sistema burocratico, che suddivise i bushi in numerosi ranghi e li costrinse a sottostare a specifiche norme comportamentali (Kimura, 1967, 58-59). Solamente quando il potere si concentro nelle mani di un solo clan militare, i Tokugawa, i samurai persero in gran parte il loro vigore, divenendo i membri ufficiali di un'organizzazione politica che cercava di non dare alcun spazio all'originaria cultura onorifica nata all'interno del ceto guerriero alla fine del XII secolo (Ikegami, 1995, 267-277). I samurai divennero dei meri ufficiali civili senza alcun compito specifico o responsabilita, inefficaci militarmente ed esclusivamente interessati al loro rango sociale; essi persero ogni occasione di dimostrare coraggio e onore sul campo di battaglia. La reputazione di ognuno di loro divenne solamente una questione di etichetta e decoro, ma soprattutto l'onore venne arginato all'interno di un codice legislativo istituzionalizzato, che aveva il compito fondamentale di sostenere l'autorita politica dominante (Kanai, 1975, 216). Durante il periodo Tokugawa l'onore individuale e familiare di ogni guerriero perse il suo ruolo di protagonista a favore, soprattutto grazie alle strategie del governo centrale, di un onore di tipo collettivo e soprattutto non aggressivo, orientato verso il proprio feudo di appartenenza (han) e lo shogunato. Inoltre, mentre durante l'epoca medievale l'onore veniva soprattutto inteso come virtú, in quanto la fama e il buon nome di un samurai aumentavano in maniera direttamente proporzionale alle sue eroiche imprese militari, dal XVIII secolo in avanti esso divenne quasi esclusiva-mente sinonimo di precedenza, ossia di qualifica per cariche onorifiche (Kimura, 1976, 59-68). Tuttavia, il governo giapponese riusci ad imporre un controllo politico e sociale sull'uso impulsivo della violenza da parte degli uomini d'armi, senza sacrificare il loro onore collettivo, poiché proprio su quello si era basato Tokugawa Ieyasu nel momento in cui aveva cercato con tutte le sue forze di riunificare il Paese sotto ad un unico potere centrale. Infatti, la pacificazione interna del Giappone era stata un processo che aveva effettivamente demilitarizzato tutte le classi sociali - fatta ec-cezione per i guerrieri - privandole del diritto di risolvere privatamente i conflitti personali. Tale divieto rappresento soprattutto un procedimento mediante il quale il ceto militare acquisi il monopolio collettivo dell'uso legittimo della violenza. Il suddetto privilegio, ovvero quello di portare con sé le due spade, a sua volta conferi loro l'esclusiva sull'onore, negando a priori al resto della popolazione qualsiasi carica 347 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 onorifica.8 Infatti, nella societa giapponese, dominata fin dall'epoca medievale da un forte concetto di onore, l'abilita nel difendersi mediante l'uso delle armi divenne, dal XVIII secolo in avanti, strettamente legato al proprio status, che a sua volta dipendeva dall'onore (Bolitho, 1974). In questo senso, i guerrieri erano gli unici che potevano difendere le altre classi sociali e ció non fece altro che legittimare la loro posizione suprema e privilegiata all'interno della societa, che era stata loro concessa intenzionalmente dal bakufu. Il governo centrale non avrebbe potuto ammansire i guerrieri semplicemente privandoli di ció che per molti secoli li aveva contrad-distinti, ossia il codice d'onore. Dopo tutto, era stato proprio lo shogunato a legittimare la loro posizione di superiorita, perció le consueguenze a livello politico e sociale sarebbero state in questo caso disastrose, visto che l'ordine feudale si basava proprio su questo (Hall, 1974, 39-49). Udineza dello Shogun ai daimyo nel castello di edo (Ikegami, The taming of the samurai - Honorific Individualism and the making of modern Japan, Cambridge 1995). 8 L'uso esclusivo della forza militare da parte dei samurai divenne un meccanismo culturale che garantí loro l'esclusivita di un codice onorifico ufficiale e assicuró la sottomissione degli altri ceti sociali. Proprio su questo si fondera la legittimazione del potere da parte dei Tokugawa, ossia sul fatto che i guerrieri fossero i guardiani della cosiddetta pax Tokugawa e quindi il ceto dominante. 348 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 Tuttavia, il nuovo governo, dopo aver riconosciuto al ceto guerriero la superiorita e avergli concesso l'uso esclusivo delle armi e della violenza, dovette anche escogitare il modo per tenerli a bada e renderli inoffensivi dal punto di vista militare, affinché il loro privilegio non arrecasse alcun danno al potere costituito. La soppressione dell'uso privato della violenza da parte dei guerrieri non fu un processo semplice e veloce; infatti, l'annessione strutturale del ceto samuraico al-l'interno del nuovo sistema politico non produsse automaticamente uomini d'armi miti e mansueti. Per questo motivo la classe dominante decise di supportare la tradizione onorifica tentando, nel contempo, di convertire lo spirito dei guerrieri in qualcosa che potesse meglio servire ai suoi scopi (Ikegami, 1995, 243). Il processo di ricostruzione della cultura onorifica dei violenti guerrieri nipponici non segno quindi la scomparsa dei loro antichi valori e costumi; al contrario, certe usanze del suddetto patrimonio culturale furono conservate. Altre volte invece, esse vennero reinterpretate secondo nuovi canoni disciplinari, oppure messe in mostra allo scopo di dimostrare che l'autorita stava tentando di preservare intatto, almeno in parte, il retaggio tradizionale dei guerrieri (Ikegami, 1995, 244). Cio venne ad esempio fatto con l'Istituto della vendetta. Malgrado l'autorisoluzione dei conflitti di matrice privata fosse stata di fatto proibita dalle leggi del bakufu, esistevano dei casi, tre per l'esattezza, in cui l'uso privato della violenza da parte del ceto dei guerrieri non veniva proibito dalle autorita, e i samurai potevano uccidere sul posto colui che aveva osato infangare il suo onore.9 Una di queste particolari situazioni era detta bureiuchi (letteralmente "assassinio irriverente") e avveniva quando un guerriero uccideva una persona comune a causa di un atteggiamento irrispettoso da parte di quest'ultimo. In questo caso la parte offesa aveva il diritto di reagire fino all'atto estremo dell'omicidio, senza il rischio di incorrere in qualche sanzione da parte dello shogunato. Tale "vendetta autorizzata" coinvolgeva tutto il ceto dei guerrieri, senza alcuna distinzione di rango e permetteva una difesa collettiva dell'onore di tutta la classe militare; ad essi venne quindi con-cesso il diritto - o dovere - di salvaguardare il proprio onore e lo strumento legale per dimostrare la loro superiorita di fronte alla gente comune (Dautremer, 1985, 86-87). Poi, ad un samurai non veniva inflitta alcuna punizione se uccideva la propria moglie,10 colpevole di averio tradito, e il di lei amante fedifrago (megatakiuchi),11 oppure quando l'intenzione di vendetta da parte di un guerriero veniva precedentemente registrata dalle autorita (katakiuchi). In quest'ultimo caso, il delitto non solo 9 II governo centrale, regolando a proprio piacimento l'Istituto della vendetta, riuscí con successo a porsi come uno dei principali custodi del violento onore samuraico. 10 L'abilità dimostrata da un bushi nella difesa e protezione delle loro donne dagli altri uomini era molto importante se si desiderava preservare intatto il buon nome della propria famiglia. 11 Megatakiuchi puô essere letteralmente tradotto "vendetta matrimoniale". 349 Seppuku dei 47 ronin dopo la loro vendetta (Ikegami, The taming of the samurai - Honorific Individualism and the making of modern Japan, Cambridge 1995). ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 era consentito, ma altresi incoraggiato ed elogiato dalle autorita come la vera essenza dello spirito di un valoroso uomo d'armi. A ogni samurai era noto il concetto di "vendetta istituzionalizzata", cioe la vendetta ufficiale in base alla quale nessuna offesa recata ad un samurai doveva rimanere impunita. Non importava quanto tempo bisognava aspettare, ma l'inadem-pienza di questa norma significava il piü grande disonore. Alla formazione di questo concetto non fu estraneo il detto confuciano "Nessuno dovrebbe accettare di vivere sotto lo stesso cielo dell'uccisore di suo padre"; concetto che in Giappone fu trasferito soprattutto all'uccisione e al disonore del proprio signore. Fu per tenere fede a questo principio che i quarantasette samurai - ronin - che furono successivamente nominati jishi, uomini retti, vendicarono il loro daimyo. Quest'ultimo aveva contravvenuto le regole colpendo all'interno del castello di Edo un suo pari che lo aveva offeso; di conseguenza fu costretto a fare seppuku. I quarantasette samurai che erano al suo servizio - ed erano diventati ronin, cioé samurai senza padrone, dopo il suicidio del loro signore, si riunirono e prepararono un piano di vendetta. Si allontanaronodalle rispettive famiglie per non coinvolgerle nelle loro azioni e dopo un anno assalirono l'abitazione dell'arrogante daimyo che era stato la causa del suicidio del loro signore. Prima cercarono invano di convincerlo al suicidio, poi lo uccisero con lo stesso pugnale usato dal loro padrone e infine gli tagliarono la testa e la deposero sulla tomba del loro daimyo. Compiuto il dovere di lealta verso il superiore, si consegnarono alle autorita per subire la punizione prevista. Il governo si trovo in grave imbarazzo sul da farsi, in quanto i quarantasette ronin avevano violato la legge con la loro vendetta non autorizzata, ma d'altro canto avevano rispettato il giri verso il defunto daimyo, come era giusto per dei samurai. Alla fine, lo shogun decise che i "colpevoli" dovessero morire onorevolmente facendo seppuku, cosa cui non avevano diritto in quanto ronin. La vendetta sottoposta a registro fu un'innovazione, introdotta per la prima volta in Giappone dai Tokugawa, che ebbe un enorme successo, poiché contribui a mettere sotto chiave, all'interno del nuovo sistema politico e sociale, il desiderio di vendetta dei guerrieri, mantenendo intatto il loro codice d'onore, che continuo ad essere patrocinato da governo (Dautremer, 1995, 83). Lo shogunato attuo due diverse strategie con l'intento di addomesticare il ceto militare - che con il suo violento codice rappresentava una seria minaccia per l'ordine costituito - senza tuttavia privarlo in maniera definitiva della sua dignita, del patrimonio culturale che lo caratterizzava e soprattutto dell'uso esclusivo delle armi. La prima mossa del bakufu fu quella di effettuare, grazie anche al prezioso contributo della dottrina neoconfuciana (Ikegami, 1995, 242), una reinterpretazione moralistica su larga scala del codice onorifico militare e di tutti i valori che lo formavano;12 in secondo luogo, il governo cristallizzo la violenza onorifica dei 12 Anche la vendetta autorizzata altro non fu che un modo per imprimere profondamente nell'animo dei guerrieri un nuovo linguaggio etico militare che permettesse di sostenere il sistema autoritario creato 351 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 guerrieri all'interno di un rigido sistema burocrático, che li suddivise in numerosi ranghi e li costrinse a sottostare a specifiche norme comportamentali (Ibidem, 268). I guerrieri persero ogni occasione per poter dimostrare il proprio valore attivamente e l'onore divenne una mera questione di etichetta e decoro; il ceto militare si smarri all'interno di una moltitudine di norme legislative e consuetudini riguardanti il modo in cui porgere gli ossequi al proprio signore, l'abbigliamento, gli scambi sociali con gli altri membri del seken (Mizubayashi, 1979, 783-848). Oltre a ció, durante il periodo Tokugawa l'onore individuale e familiare di ciascun samurai perse il suo ruolo di protagonista a favore, soprattutto grazie alle strategie del governo centrale, di un tipo di onore collettivo, orientato verso il proprio feudo di provenienza, e ovviamente verso lo shogunato Tokugawa. Solamente un tipo di onore "pubblico" poteva essere utilizzato dai Tokugawa per cercare di dare un solido sostegno allo Stato; al contrario, quello personale, non oltrepassando i confini familiari, era estremamente pericoloso per il potere costituito (Sakai, 1975, 8-41). Nel Giappone medievale il concetto di onore veniva soprattutto inteso come virtú, in quanto la fama e il buon nome di un guerriero aumentavano in maniera direttamente proporzionale alle sue eroiche imprese e al modo in cui egli gestiva i rapporti con i suoi diretti superiori. Infatti, la fedelta e la devozione nei confronti del proprio signore accrescavano la fama di un samurai, mentre un atteggiamento sleale gettava infamia sul suo buon nome e su quello di tutto il clan (Sakurai, 1971, 92-94). Tuttavia, a partire dalla fine del XVII secolo l'onore divenne quasi esclusiva-mente sinonimo di precedenza, ossia di qualifica per cariche onorifiche. Infatti, il rapporto tra signore e vassallo era divenuto estremamente formale e nel contempo i samurai erano stati organizzati gerarchicamente in base alla loro posizione onorifica all'interno della societa, senza alcuna possibilita di dimostrare il loro valore, sia come guerrieri, sia come vassalli (Kimura, 1967, 60). Gradualmente, lungo il corso dei secoli, il magnetismo della cultura guerriera, la quale traeva la sua vitalita dalla profondita del senso d'onore che ciascun uomo d'armi possedeva, si spense, e il codice onorifico militare perse tutto l'ardore che lo aveva caratterizzato agli albori della sua storia. Dal periodo Tokugawa in avanti tutto ció che in precedenza aveva caratterizzato i valorosi samurai nipponici subi dei cambiamenti radicali: il guerriero presente sulla scena giapponese a partire dal XVIII secolo era molto diverso dai suoi antenati, cosi appassionati e impetuosi, aggressivi e vanagloriosi. Esso non offuscava piú il resto della societa grazie alla sua destrezza militare, ma conduceva una vita virtuosa e dal clan dei Tokugawa. Secondo tale visione la vendetta si configurava come una dimostrazione pratica della pieta filiale, uno dei fondamentali concetti confuciani che il bakufu tentó di infondere alla violenta classe samuraica. Un bushi che vendicava un membro del proprio nucleo familiare era un modello di virtú e coraggio da imitare, proprio perché egli dimostrava di possedere un profondo senso del dovere nei confronti della famiglia di appartenenza. 352 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 governava il paese coltivando un ideale pacisfista, che gli era stato inculcato dal governo centrale, certamente distante da quello inseguito dai prodi samurai ritratti nei romanzi militari dei secoli precedenti. GLOSSARIO bakufu Governo militare diretto dallo shogun, bakuhansei Designa il sistema politico promosso dalle autorità Tokugawa, che si basava sulle tensioni dinamiche esistenti tra lo shogunato (bakufu) e circa 250 feudi (han), bureiuchi Era una delle vendette autorizzate dallo shogunato Tokugawa ed era permessa nel caso in cui una persona estranea alla classe militare avesse osato offendere l'onore di un guerriero. bushi Ceto guerriero. bushidan Bande di guerrieri nate intorno al X secolo e formate da una stessa famiglia unita da vincoli clanici, alla quale si aggiungevano anche dei seguaci esterni. chijoku Disonore. chonin Classe sociale urbano-mercantile, che si configuro in Giappone a partire dal XVI secolo e si affermo nel corso del periodo Tokugawa. Essa comprendeva varie categorie sociali: artigiani, commercianti, negozianti, medici, etc. chu Lealtà incondizionata al proprio signore o sovrano. Era uno dei concetti fondamentali della dottrina confuciana. chüsei Epoca medievale giapponese. Edo Sede dello shogunato durante il periodo Tokugawa (1603-1867), corrisponde alla moderna Tokyo. Fujiwara Famiglia aristocratica che domino la corte imperiale giapponese dalla metà del IX secolo fino alla metà del secolo XI. 353 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 fukaku Termine che anche nella lingua giapponese odierna indica la negligenza di una persona. Genpei (guerra) Guerra avvenuta fra i due potenti clan militari dei Minamoto e i Taira per il predominio del Paese e durata dal 1180 al 1185. Si concluse con la vittoria dei Minamoto, guidati da Minamoto no Yoritomo, il quale fondera a Kamakura il bakufu, il primo governo militare giapponese. Genroku Era (1688-1704) del periodo Tokugawa, che vide un enorme sviluppo delle arti e delle lettere. goon Debito che un guerriero contraeva nei confronti del signore quando giurava a quest'ultimo eterna fedeltà e lealtà. In cambio dei favori (goon) del signore, egli aveva l'obbligo di fornirgli un servizio (hOkO). haji Locuzione che indica "vergogna". han c Feudo, dominio concesso a un daimyo dal governo centrale durante il periodo Tokugawa. Heian Perido della storia giapponese compreso tra il 794 e il 1185. hoko Servizio che un vassallo era tenuto a fornire al suo signore nel momento in cui gli giurava eterna fedeltà. ichibun Onore personale. Termine che inizia a diffondersi maggiormente durante il periodo Tokugawac e che indicava soprattutto l'onore all'interno dei ceti sociali non militari, come i chOnin, le prostitute o i proprietari dei bordelli. ie Clan familiare guerriero. jirikikyüsai Autorisoluzione dei conflitti privati senza l'intervento delle autorità. Kamakura Città in cui Minamoto no Yoritomo (1148-1199) fondo il primo governo militare giapponese nel 1185. katakiuchi Espressione che indicava l'istituto della vendetta in generale. 354 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 ko Termine che indica la pietà filiale, ed è uno dei fondamentali concetti confuciani. ko Termine che indica la sfera pubblica, contrapposta a quella privata. kogi Lett. "grande autorità". Termine con il quale i sengoku daimyO definivano se stessi di fronte ai propri vassalli. Kyoto Capitale del Giappone dal 794 al 1868, quando l'imperatore si trasferï a Edo. Man 'yôshu La più antica raccolta di poesie giunta fino a noi. I poemi contenuti in essa datano dal 600 al 759. megatakiuchi Vendetta del marito tradito nei confronti della propria moglie e del suo amante. Era una delle vendette considerate legittime durante il periodo Tokugawa. meiyo Onore. E' probabilmente il termine maggiormente usato oggigiorno per esprimere il concetto di onore. Minamoto Famiglia di condottieri militari di discendenza imperiale e originari del Kant-. Dal 1180 al 1185 lottarono contro i Taira (guerra Genpei) per il predominio del Paese. Minamoto no Yoritomo Grande condottiero, il quale nel 1185 fondo a Kamakura il primo governo militare nella storia del Giappone. na Termine che indica "onore, buon nome" nella lingua giapponese odierna. Tale espressione ha origini molto antiche, tanto da comparire nel Man'yOshu quasi con lo stesso significato di oggi. (Nel Man'yOshu indicava l'orgoglio provato nell'ap-partenere ad un famoso clan). naore Perdita dell'onore. Termine molto usato durante il periodo Kamakura. Nara Capitale del Giappone dal 710 al 784. Oda Nobunaga (1534-1582) Uno dei grandi condottieri che contribuirono a unificare il Giappone. Egli inizio la sua opera di unificazione nel 1560 e la continuo fino alla sua morte, avvenuta nel 1582. okogi (Lett. "grande autorità"). Nome usato dallo shogunato Tokugawa per distingere se stesso e per elevarsi rispetto ai daimyO, che si definivano invece kOgi. 355 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 rei Decoro, etichetta. Samurai Termine che designa l'aristocrazia guerriera giapponese. II termine samurai deriva dal verbo saburau, che significa "servire, essere alle dipendenze di un signore o di un sovrano". I samurai detennero il potere effettivo in Giappone a partire dal XII secolo fino al 1868. Lo storico Peter Duus, nel suo saggio intitolato Feudalism in Japan, afferma che "At first only warriors who had followers or retainers were referred to as samurai. It was not until the seventeenth and eighteenth centuries that the term became synonymous with 'warrior' in common usage. The more general term applied to members of the warrior class throughout premodern Japanese history was bushi, which meant simply a person whose main occupation was the military art". Vedi Peter Duus, op. cit., p. 45. seken Comunita guerriera all'interno della quale veniva valutata l'onorabilita di ciascun guerriero. Sengokujidai Periodo movimentato di lotte civili della storia del Giappone (1477-1568). sengoku daimyo Termine generale per indicare i signori locali al potere durante l'era omonima. seppuku Suicidio rituale effettuato con il taglio del ventre. shogun Massima autorita militare del Giappone fino al 1867, dirigeva il governo militare (bakufu). Shotoku Taishi (574-622) Principe reggente dell'imperatrice Suiko. Grande difensore del buddhismo -introdotto in Giappone nel 538 d.C. - e commentatore di sutra. shuju kankei Relazione tra signore e vassallo. Taira Famiglia di condottieri militari rivali dei Minamoto. Tokugaza Casata di guerrieri provenienti dal Kanto, che fornirono al Giappone una dinastia di shogun, dal 1603 al 1868. Tokugaza Ieyasu Fu uno dei tre grandi condottieri, insieme a Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, che riunificarono il Giappone. Venne nominato shogun nel 1603. 356 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 tono Termine che indicava il signore all'interno della relazione tra quest'ultimo e i vassalli. Toyotomi Hideyoshi Grande condottiero che successe a Oda Nobunaga e porto a termine il progetto di riunificazione territoriale del Giappone di quest'ultimo. dall'autorità patriarcale del capo della stirpe. KULTURA BOJEVNIŠKE ČASTI V OBDOBJU FEVDALNE JAPONSKE Enrica CAZZIN IT-30030 Marano Veneziano, Via Caltana 7 POVZETEK Članek želi analizirati kulturo časti japonskih samurajev od njenega začetka, ki sovpada z rojstvom prve vojaške vlade na Japonskem, bakufu-jem, pa do konca obdobja Tokugava (1868), ki je odprl vrata novemu obdobju. Skušali smo si podrobneje ogledati točno določeno zgodovinsko obdobje, to je obdobje približno med leti 1185 in 1868, ter določen socialni sloj, sloj bojevnikov, ki so na Japonskem bolj znani kot samuraji ali bushi. Skušali smo analizirati razmere znotraj te družbe, ki se nenehno premika. Analizirali smo koncepte vezane na pojem časti kot so sramovanje, nečast, sloves, ugled v razvoju skozi stoletja in glede na spremembe, ki so jih zajele. Naš namen je predvsem v grobem razložiti razvojno pot take kulturne dediščine skozi obdobja, ki tvorijo japonsko zgodovino z namenom, da bi skušali zaznati spremembe, ki jih je ta doživela. Čast in z njo povezani koncepti zajemajo niz elementov, ki se me seboj razlikujejo, odvisno od kraja dogajanja in od zgodovinskega obdobja v katerem jih obravnavamo, ter predstavljajo različne kulturne stile. Politične, zgodovinske, socialne in kulturne spremembe na Japonskem neprestano spreminjajo kulturo časti japonskega bojevniškega razreda. To se odraža predvsem na spremembah znotraj kulture časti bushov, v obdobju med leti 1500 in 1650. Spremembe, ki so se zgodile v tem posebnem časovnem razdobju so privedle do ponovnih razprav o vlogi bojevnikov, o njihovih vrednotah in o njihovem položaju v novi družbi, ki so jo ustvarili Tokugaza. Presojali bomo nov koncept časti, ki izhaja iz institucionalizacije samurajev ter iz širše in dodatne delitve vojaškega stanu po činih. Zanimivo bo analizirati postopek institucionalizacije in strategije, s katerimi je nova vlada Tokugaza končno uspela znotraj zelo togega birokratskega sistema utrditi častni kodeks bojevnikov. Posebna 357 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Enrica CAZZIN: LA CULTURA DELL'ONORE DEI GUERRIERI DURANTE IL GIAPPONE FEUDALE, 339-360 kultura, ki je zaznamovala vojaški sloj že od njegovega nastanka, ki se je zaradi tega razlikoval od ostalega dela japonske družbe, je v navedenem obdobju izgubila večji del svoje živahnosti. Samuraji so postali navadni birokrati, ki niso imeli več nobene možnosti pokazati svoj pogum in spretnost na bojišču. Razen v primerih, ki jih je z zakonom predvidela osrednja vlada, častni kodeks ni ponovno pridobil nekdanji nasilni značaj in značilnosti, ki so navdihnile toliko pisateljev in umetnikov. Ključne besede: čast, kulturna zgodovina, kodeks časti, Japonska, 12.-19. stoletje, samuraji BIBLIOGRAFIA AA = Acta Asiatica JF = Japan Forum JJS = The Journal of Japanese Studies JQ = Japan Quarterly MN = Monumenta Nipponica Blomberg, C. (1994): The Hearth of the Warrior. Origins and Religious Background of the Samurai System in Feudal Japan. 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