L'ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione Si pubblica ogni sabato. Ancora degli Israeliti. ( Vedi N. 15 dell' anno 1846J Altra volta ebbimo occasione di parlare degli Israeliti siccome di un popolo che venuto or sono dieciotto secoli dalla Siria divenne nostro senza amalgamarsi col popolo predominante; notammo allora come le leggi del Codice Teodosiano non solo accogliessero gli Israeliti fra i decurioni della città, ma come anzi prescrivessero che il culto mosaico non potesse essere pretesto per sottrarsi ai carichi comunali. E notammo allora come alcune inscrizioni facessero testimonianza degli Israeliti fra noi, come in altre l'uso di nomi e di formole romane comuni a tutti nascondessero la differenza di culto (che ormai di nazione non potea parlarsi) nè da quel tempo giunsiino a conoscere il valore di certi emblemi e segni che talvolta vidimo su pietre. Neil' anno decorso parlammo a preferenza degli Israeliti di Trieste, segnando per sommi capi le vicende loro, e mostrando come in questa città, da lungo si fosse usata verso i figli di Sion maggiore larghezza che non altrove, sebbene nè allora si conoscesse la parola progresso, nè questo angolo estremo dell' Adriatico richiamasse l'attenzione non diremo dell'Europa, ma neppure di provincie. Abbiamo cercato nelle memorie scritte su carte le vicende di questo popolo nella penisola, e sia detto a nostra compiacenza, non abbiamo trovato memoria di quelle avversioni delle quali altrove sono piene le storie, di quelle persecuzioni che altrove furono oltre sentimento di umanità; abbiamo invece trovato nelle leggi statutarie non solo tolleranza, di persone, ma di facoltà di possedere, guarentigia contro stolte persecuzioni; abbiamo cercato monumenti materiali, e ci venne fatto di vedere frammenti di lapidi con leggende in lingua ebraica, tradizioni e vestigia di cimiteri, nomi di quartieri di città, reminiscenze e tradizioni del popolo; non potemmo mai rinvenire legge che segnasse persecuzione, odio contro gli Israeliti, anzi vedemmo leggi giudiziarie che regolavano le forme di processura secondo la religione da essi loro professata. Maggiori memorie avremmo avuto, se gli Israeliti medesimi, o perchè si considerarono minima frazione degli Istriani, o perchè tennero sè medesimi in poco conto, non avessero negletto di raccoglierle e conservarle; sebbene non difettassero di persone esperte nelle lettere. Il Vescovo di Cittanova, Tommasini, il quale nel secolo in cui visse non poteva certamente imputarsi di predilezione, è testimonio di persona degno di fede. Così egli scriveva nei Commentari sull' Istria, pag. 428: " Nella terra (diRovigno)vi è una sola casa d'Ebrei che sono ■ „ li Signori Abram e Lucio Stella, il primo molto virtuoso „ e versato nella poesia, 1' altro nei negozi, molto quivi „ amati per la loro modestia e civile trattamento, portando „ molto utile a quei terrazzani Gli ultimi rampolli di questa famiglia Stella furono conosciuti da persone che sono tuttora tra i viventi. Come avvenisse che gli Israeliti mancassero totalmente dall'Istria nel principio del secolo presente non è difficile a rilevarlo. Gli Israeliti davansi precipuamente alle industrie mercantili, e queste nella penisola andarono talmente cedendo che mancarono del tutto; se di queste industrie si parlò talvolta, fu parola non fatto. Gli Israeliti degli ultimi due secoli si dierono assai al prestito di danaro, eccedettero forse nelle loro operazioni; Israelita, banchiere, feneratore parve a molti essere sinonimo, sebbene leggi severe vegliassero su ciò che oggigiorno nei Tribunali si dice usura, e che nella vita ha altro nome. Si instituirono i Monti di pietà e si credette superfluo anzi pregiudizievole l'avere dei banchieri ebrei, che si vollero perfino allontanati, e si ebbero in dispregio. Pure le leggi di quei tempi e dei successivi all' instituzione dei Monti noverando le sorgenti di decadenza della penisola registravano fra queste l'usura, ed in tempi moderni la fama fu al di sopra della comune credibilità, quand' anche più non si tollerassero i banchieri. Noi abbiamo in mano copie attendibili dei patti che si facevano fra il Comune e siffatti banchieri in Trieste medesimo, ove oltre i banchieri vi erano anche altri Israeliti; lo statuto di Trieste conferma ciò espressamente là dove dispensa i banchieri dall' obbligo di portare il segno imposto agli altri tutti. Ne venne quindi che sebbene fosse vietato agli Israeliti banchieri di soffermarsi in Istria, nella provincia vi fossero Israeliti fino a memoria di viventi in varie città, e le leggi statutarie facessero di essi menzione e provvedessero alla sicurezza dei diritti. Sparvero poi interamente non per effetto di proibizioni o di avversioni, ma per la cessazione dei traffici a cui si diedero, e per effetto di quelle cause per cui l'Istria venne in tale dimenticanza, è fama, che dalla generalità la si tiene per paese ai confini del mondo. Nacque in questi ultimi tempi, nei quali i commerci provinciali o si avviano o sarebbe desiderio che si avviassero, dubbiezza se gli Israeliti possano rientrare nella provincia e stare in quelle condizioni nelle quali si trovano nel rimanente del Litorale austro-illirico, dubbiezza che sembrava giustificata dalla assenza degli Israeliti per tanti anni. E venne sovranamente riconosciuto che agli Israeliti è lecito il prendervi domicilio, il possedervi, il trattare il commercio in tutta la provincia dell' Istria. Corrispondenza. Pubblichiamo tal quale è la lettera cha ci arrivò. Sig. Compilatore dell' Istria. Chi giudica precipitosamente è spesso costretto a ritrattare il suo giudizio, od almeno a riformarlo. Le abbiamo inviato il programma della Strenna che ci siamo proposti di pubblicare, fidando che Ella la stampasse senza tagli e senza commenti: senza tagli giacché nulla vi aveva che potesse ledere qualsiasi riguardo o pubblico o privato; senza commenti giacché il nostro proponimento non era poi sì grandioso da ritenerlo improbabile, Non è toccato a lei di sorgere come generazione? ebbene questo è il caso nostro; non è toccato a lei di vedere che le vecchie si tenevano in tale possesso delle cose tutte, che riguardavano i novelli siccome intrusi? ebbene questo potrebbe essere il caso nostro, e prendendo gli uomini come sono, non come dicono di essere, nè come dovrebbero esserlo, preferiamo di conservare il secreto; a suo tempo lo manifesteremo al pubblico. Non è lecito forse avere un secreto? Ne hanno tanti le donne che può condonarsi agli uomini se ne hanno alcuni. Le pare strano che per la nostra Strenna abbiamo preso da altri? Una mano lava 1' altra e tutte due il viso. Sì, è vero; l'idea delle Strenna l'abbiamo presa da Cesare Cantù; gli argomenti non soltanto dalle stampe che sono di pubblica ragione, ma dalla provincia medesima; non è già obbligo di ignorare quello che alcuni non sanno, e non curano sapere; nulla di male c' è in questo; quando avrà veduto forse si ricrederà; anzi lo farà perchè sappiamo che Ella ..................... Tra le precipitazioni in cui è incorso ci spiace notare che abbia annunciato la Strenna come fosse per uscire al principio del 1848; nohion abbiamo detto ciò (*) e ci spiace che il pubblico ne sia male informato. Le notizie sui Castro Pola non ci sembrano nuove; in un giornale letterario che si stampava a Venezia nel secolo passato v'era qualcosa ................., ma qualunque sieno le siamo obbligati. Giacché desidera vedere qualcosa sui conti d'Istria, le trasmettiamo le vicende del conte Alberto II, di Giovanni Enrico e di Alberto III che hanno tanta parte attiva nella storia dell'Istria, di Padova, di Treviso e del Friuli; potrà appagare (J) È vero: non fu detto, ma sembrava naturale che annunciando una Strenna la si ritenesse regalo a damine pel prossimo anno nuovo. la sua curiosità, e concediamo che sieno pubblicate nell' Istria, in prova che il nostro proponimento non è uno scherzo, però in forma che sia di storia giacché riserviamo all' articolo della Strenna l'intreccio che vi abbiamo dato. Ed insieme le mandiamo la poesia in onore di Enrico di Bar, affinchè si persuada che ancor noi facciamo versi: saranno buoni, saranno mediocri, ne giudicheranno gli intelligenti; ma questi sieno per sua notizia soltanto. Non è a caso che fu scelto 1' argomento di questo giovane campione della cavalleria e della Cristianità ; il marito dell' imperatrice Maria Teresa, l'imperatore Francesco I, era della casa di Lorena e di Bar; ed ella avrebbe fatto bene di avvertirlo quando pubblicò l'inscrizione del Principe Enrico. Dal tenore di questi saggi, e dichiarandole che non è nostra intenzione far stampare con margini interminabili, con riquadri, con Manchette, con vignette, e simili allungatori, ella potrà facilmente persuadersi che gli argomenti da noi scelti non sono troppi; non vogliamo fraudare il pubblico colle apparenze. Non appena avremo potuto combinare qualcosa pei disegni, ci manifesteremo; per ora le basti il cognome di chi si segna fidando nella di lei discretezza. Memorie istoriclie antiche e moderne della terra e territorio di Albona. (Continuazione. — Vedi i numeri 60, 61-62, 63-64, 65-66.) CAPITOLO IX. Bel governo della comunità di Albona nel suo consiglio de' nobili e di quello dei villici nel suo distretto, come pure d'alcuni fatti accaduti dopo la di lei dedizione. Ricolma di tante grazie e favori per il corso di più di tre secoli, riposasi lieta e contenta la patria di Albona all' ombra felice degli allori Augusti della veneta Bepubblica verso la quale ossequiosa vassalla ha dato in più incontri distinte prove di fedeltà e gratitudine. Oltr'a ciò che si disse nel capitolo III, volontaria concorse con altre città e luoghi della provincia, con un dono di 300 ducati in sussidio della guerra contro il Turco nell'anno 1651, e dieci anni dopo datasi da una galera del capitano del Golfo la caccia ad una grossa galeotta turchesca, credendo questa salvarsi (col favor della notte) dietro 1' accennato promontorio di Punta nera s' ascose in un picciol recesso di questa; ma scoperta su gli albóri del giorno dall' alte rupi dagli abitanti della villa di Schitazza avvalorati dal concorso colà d'alcuni cittadini e popolani albonesi, la sottomiser con sassi e con armi di fuoco, mettendo in ferri que' Barbari che rimasero vivi nel conflitto piantando le teste degli estinti su merli del rivellino antecedente. Per sovvenir al bisogno dei poveri eresse la comunità sin dall'anno 1539 un Fondaco di formento, con mediocre capitale, il quale accresciuto col tempo, somministra in dispensa a' medesimi ogn' anno buona quantità di grano nelle loro necessità, tenendo pur anco provvista la piazza di pane e di olio per le occorrenze giornaliere del popolo. Mantiene ancora con onorati stipendi un medico fisico per le cure degl' infermi, un precettore per istruzione della gioventù nelle lettere ed un organista per la salmodia ecclesiastica. Le cariche degli ufficiali della comunità, si dispensano dal consiglio egualmente a nobiltà che a popolari, toltone quelle dei giudici, del conservator delle leggi, del ragionato, dei provveditori e cancelliere alla sanità, le quali solo a nobili si conferiscono. Il consiglio però è puramente civile, ed avendovi in esso alcun' ingerenza i popolari, se non nel poter esser spettatori di ciò va disponendo la nobiltà a suo arbitrio nè possono giammai quegli opporvisi, in virtù del decreto del N. U. Andrea Morosini podestà e capitanio di Capodistria, a tal fine delegato dall'eccellentissimo senato dei 3 febbraio 1643. Per simboleggiare 1' antica lor libertà, sogliono i popolani albonesi ogni primo giorno dell' anno finita la messa solenne nel Duomo, presentare al di loro podestà il minor tra gli uccelli (preso però in quella mattina), chiamato da' Latini Hegulus, serrato in picciol gabbia, la quale aperta dallo stesso rettore lascia che l'uccellino se ne esca, e se questi sen vola a posar il piede ver la cappella maggiore (con vana osservazione) pronosticano l'abbondanza dell'anno entrante; se poi spiega i vanni per 1' aere ver la porta maggiore lo tengono augurio infelice. Il voler far menzione delle antiche famiglie nobili d'Albona sarebbe lo stesso, che 1' affermare qual fosse la patria d' Omero; sì per non esservi nell'archivio della comunità alcun particolare registro, sì anco per non trovarsi di presente alcuno che rilevar potesse i caratteri antichi dei libri pubblici. Le presenti però che sussistono in quest'anno 1733 sono undici, cioè: Battiala, Coppe, Dragogna, Ferri, Francovich, Luciani, Manzini, Manzoni, Negri, Scampicchio, e Tagliapietra. Per toglier le risse, le commozioni, e gli scandali cagionati dal concorso de villici nei giorni festivi in Albona, fu dall' eccellentissimo Senato spedito ordine al N. U. Antonio Civrano provveditore Generale di Dalmazia e Albania di portarsi personalmente in essa terra per stabilirvi regole salutari per il buon governo de' sudditi territoriali. Arrivato il sovrano rappresentante in Albona, con ampio suo decreto in data 2 settembre 1632, oltre le quattro parocchie come dirassi nel seguente capitolo, divise il territorio tutto, in dodici comuni o contrade, ordinando che ogn' una di esse elegger debba i suoi capi, da essi loro chiamati zuppani o merighi, e pozzup-pani, o sotto merighi, i quali essi soli possano agire al- l'interesse del loro Comune,e indirizzar debbansi a loro i mandati ed altri pubblici ordini. In ubbidienza dunque d' un tanto decreto, sogliono i territoriali medesimi ogn' anno, nel giorno festivo del glorioso protettore S. Marco evangelista, congregarsi (coli' assenso del rettore prò tempore) nella chiesa di S. Sergio, in capo al piazzale del borgo, ed ivi eleggono i loro capi anzidetti, i quali unitisi anch' essi in disparte eleggono quattro agenti, o procuratori per agire gì' interessi generali di tutto il territorio, così in questo foro, eh' altrove, non potendo però essi nè i loro avvocati comparir numerosi dinanzi a pubblici rappresentanti sotto gravissime pene. CAPITOLO X. Dello stato ecclesiastico della terra e territorio di Albona. Qual fosse 1' anno in cui Albona, lasciato il culto dei falsi Dei, abbracciasse la fede ortodossa è malagevole di presente il saperlo. Si crede però che circa l'anno di nostra salute cinquantesimo sesto predicando il glorioso S. Elio, nativo di Costa Buona, villa soggetta alla diocesi di Capodistria, per la provincia le verità del Vangelo convertisse fra 1' altre città e luoghi, anco Albona nella quale e nel suo territorio e luoghi contorni, come in sito remoto a' crudeli ministri dell' imperatore Domiziano nell' anno di Cristo nonantesimo quarto (per fuggire quell' empia persecuzione) molti Cristiani Romani si ritirarono, fermandovi il loro domicilio. Cessate poi le persecuzioni dei cristiani, e data la pace alla chiesa dalla pietà del gran Costantino, s' eresse dagli abitanti d'Albona un picciol tempio ad onore dell' Altissimo, sotto 1' invocazione del glorioso S. Giusto martirizzato in Trieste prendendolo insieme con S. Sergio pur martire per protettore destinando esso tempio per parocchiale del luogo. Aggrandita poscia, come si disse nel Cap. secondo, la terra d'Albona, s' eresse da questa entro il secolo quarto decimo ad onore della gran Vergine Madre di Dio il tempio, di presente si vede distinto in tre navi con colonne d' ordine ionico, provvedendolo di ricchi suppellettili e vasi sacri, e in appresso adornandolo di nove altari tra'quali spiccano il maggiore, quello del santissimo Rosario, e quello del Salvatore trasfigurato sovra il quale riposano le ossa sacrate del glorioso S. Giusto martirizzato in Roma sotto Claudio tribuno da Magrezio prefetto, quivi trasportale da quella capitale del cristianesimo l'anno 1664 per opera di Francesco Rartiroma arcidiacono e vicario generale di monsignor Luigi Marcello vescovo di Pola suo antistite. Neil' intervallo di circa 250 anni dall' ingiurie del tempo ridotta essa chiesa in qualche parte cadente, fu nell'anno 1580 ristaurata, ed aggrandita dalla stessa comunità col fabbricarvi la cappella maggiore coli'assenso di mons. Matteo Rarbaro, a quel tempo vescovo Polense, e due anni dopo fu consacrata da mons. Giorgio Rait-gartlero vescovo di Pedena, così pregato da mons. Claudio Sozomeno pur vescovo Polense per le di lui indisposizioni; ed abbattuto da un fulmine il campanile nell'an- no 1623 a spese della comunità fu da'fondamenti rifabbricato. Fra le pitture degli altari d'essa chiesa risplende la pala del principe degli apostoli di mano del Palma, e sovra 1' organo quella in cui vedesi rappresentato il Salvatore del mondo, che tratta co' dottori della sinagoga, molto eccellente, e quella della dedizione d'Albona alla Sereniss. Repubblica, tutta di mano del Moreschi; come pure dello stesso in gran quadro sovra la porta maggiore si rappresenta 1' albero genealogico dei regali progenitori della Vergine sacrosanta. Ai lati della cappella maggiore veggonsi gli epitaffi eretti alla memoria di Giov. Antonio, e Giov. Battista dei Negri, nobilissimi cittadini di questa patria; e al di fuori sulla facciata d' essa chiesa scorgonsi i monumenti drizzativi dalla comunità alla memoria dei due veneti patrizi Nicolò Bembo, che fu podestà d'Albona, e di Antonio Bo-lani figliuolo di Bianca de' Negri, ambi per i loro meriti decorati della dignità senatoria. Viene essa chiesa giornalmente ufficiata da un collegio (al presente) di dieci canonici: capo di questi si è il pievano, eletto sempre dal consiglio de'nobili; e l'elezione dei canonici, altre volte posseduta dal medesimo consiglio, fu aggiudicata nell' eccellentiss. pien Collegio con sentenza 21 giugnos1683 al solo capitolo e quella dell' arcidiacono appartiene all' ordinario di Pola. Ne' tempi andati l'arcidiacono stesso teneva tribunale ecclesiastico ne' luoghi austriaci della diocesi Polense di qua da' monti; ma usurpatasi una tal giurisdizione dall'arcidiacono di Fiume (col favor della Corte Cesarea) non rimangono di presente che il titolo e la dignità a quella d'Albona. Fino all' anno 1632 la cura dell' anime di tutto il territorio Albonese era in questa sola collegiata insigne; ma a cagione delle frequenti risse causate (come si disse nel precedente capitolo) dall' affluenza de' territoriali nei giorni festivi, ed a maggior conforto dell' anime dei villici stessi, fu (come si disse dal proved. gen. di Dalmazia Civrano) diviso il territorio medesimo nello spirituale in quattro parocchie filiali, e tali furono le chiese della Santissima Trinità di Dubrova detta dal volgo S.ta Domenica, quella di S. Martino in Vetua, quella di S.ta Lucia in Schitazza, e quella di S. Lorenzo in Pro-dubas, con facoltà al pievano e canonici d'Albona di destinarvi a loro piacere li parochi curati, sempre però dipendenti da questa collegiata matrice. Ma per incuria dei capitolari trascurata una tal elezione, fu questa assunta da villici parocchiani, i quali, in caso di vacanza, ra-gunatisi, coli'intervento del pubblico rappresentante nella chiesa di S. Sergio, eleggono, a lor piacere il proprio paroco presentandolo poscia per la dovuta confermazione all' ordinario di Pola. Altre volte la Pieve di Sumberg fu anche essa soggetta a questa collegiata matrice ; ma nelle divisioni dei confini (come si disse nel capitolo quinto) essendo rimasta sotto il dominio Austriaco, restò separata; non rimanendo altro jus alla matrice medesima, che di mandarvi ogni anno i suoi chierici, preceduti da un canonico, con croce e stola, a farvi la processione, nel terzo giorno delle Rogazioni, cantandovi le litanie e preci, dovendo il zuppano o meriga d'essa villa (per obbligo an- tico) trattarli a pranzo, ed eglino all' incontro (per inveterato costume) regalarlo di dodici capi d' aglio. Oltre P insigne collegiata suddetta, sussistono nel recinto d'Albona altre cinque chiese, una delle quali si è la mentovata di S. Giusto martire, antica parocchiale; l'altra quella del protomartire S. Stefano, nella quale ci esiste la compagnia dell' oratorio dei confratelli del S.mo Nome di Gesù ; la terza quella delkB. V. del Carmine, per l'addietro oratorio della nob. famiglia de' Negri, con due altari, l'uno della divozione del Carmine, pala di mano del Palma, e l'altro di S. Antonio di Padova della scuola de' Salviati; la quarta quella di S. Biagio vescovo, e 1' ultima di S. Giovanni, oratorio della nob. famiglia dei marchesi Ottanzini. Nel borgo rimirasi quella di S.Sergio martire protettore, quella del Taumaturgo di Padova, con bel cimitero, un bellissimo altare di fini marmi con pala del santo della scuola del cav. Liberi; e la piccola di S.ta Caterina, benefizio semplice unito allo scolastico della cattedrale di Pola. Poco distante, sulla strada regia, ritrovasi quella della B. V. di Consolazione, comoda di vendite, e tutt'a-dorna di pitture di mano dell'accennato Moreschi; e poco più innanzi quella dei S.ti Cosmo e Damiano, e al di sopra del borgo quella di S.ta Maria Maddalena ; questa è juspatronato della nob. famiglia Scampicchio, e quella dei marchesi Manzini antedetti. Trentadue altre chiese sono sparse nei sobborghi e territorio d'Albona, cinque delle quali hanno le proprie confraternità laicali; nove di esse sono juspatronato d'alcune nob. famiglie Albonesi; due sono benefici semplici uniti al pievanato d'Albona; una all'arcidiaconato ; una al capitolo de' canonici; due di juspatronato della comunità; un' altra soggetta ai PP. di S. Francesco; e le altre dodici mantenute da diverse famiglie territoriali. Lungi meno d'un miglio si vede la bella chiesa e convento dedicati ad onore del Serafico d'Assisi, con cinque altari, anticamente ospizio fondato da Michele Luciani nob. Albonese, e poscia ampliato da PP. Min. Conventuali, che sin da quel tempo lo possiedono, uffizian-dolo divotamente; ad alle sponde del porto di Fianona sul territorio Albonese, ritrovansi la chiesa e convento di Tarso, detto volgarmente di Clavar, dedicata ad onore della gran Madre di Dio sotto il titolo della Visitazione, posseduti da' PP. Eremiti di S. Paolo della congregazione d'Ungheria. Oltre il sacro deposito delle ossa di S. Giusto martire conservansi in Albona alcune altre preziose reliquie, la principal delle quali si è una particella del sagratis-simo legno della Croce del Redentore, ritrovatosi, con altre reliquie, nel trasporto della chiesa rurale dei S.ti Vito e Modesto (juspatronato dei PP. di S. Francesco, e di presente oratorio della nob. famiglia Negri, nel suburbio) la qual preziosa reliquia, divisa in due parti da mons. Giulio Saraceno vescovo Polense. ne donò una ai medesimi pàtiri, e l'altra all' antedetta Compagnia del S.mo Nome di Gesù, eretta nell' anno 1606 nella chiesa di S. Stefano, nell'altare del quale ritrovasi un osso d'omero del medesimo santo, esponendosi il prefato legno della S.ma Croce la Domenica di Passione in questa insigne collegiata, con panegirico, portandosi pur solennemente in processione attorno il borgo nel giorno festivo della di lei Invenzione benedicendosi in tale incontro la campagna, veggendosi continui miracoli nel fugar le tempeste ed i turbini, qualora si cava, e con essa si segna l'aere. Conservasi pure nella collegiata antedetta del latte della B. V., un braccio di S. Giusto protettore, un altro del martire S. Teodoro, col quale si segnano gì' infermi, e molte altre reliquie, così in essa chiesa, che in quella di S. Stefano ancora. CSarà continuatoJ Emende ed aggiunte alle Memorie istoriche antiche e moderne della terra e territorio di Albona. Al Sig. Dr. Pietro tiandler. TRIESTE. Giacché le piacque di pubblicare senza omissioni e modificazioni le Memorie istoriche antiche e moderne della terra e territorio di Albona, e giacché, avendole ella ammesse nelle pagine del patrio giornale, entrano nel novero dei documenti che dovranno essere consultati da chi vorrà compilare la storia della provincia nostra, non le incresca eh' io quasi in appendice alle medesime soggiunga alcune osservazioni e fatti e leggende le quali varranno, spero, almeno in parte, a giustificare, o rettificare, o completare, o illustrare Je cose dal Giorgini narrate. I. E primieramente a troncar certi dubbi a dir vero non ragionevoli, ma che pure mi suonaron da lungi all' orecchio, dirò, che Bartolomeo Giorgini non è già il possessore, ma sì l'autore delle Memorie citate; ch'egli era un semplice aromatario (farmacista) di Albona; che le scriveva nel 1733 o in quel torno, e che è precisamente quel Giorgini del quale lo Stancovich ne fa parola nella sua laboriosa e veramente benemerita opera — Biografia degli uomini distinti dell' Istria, tomo secondo, pagina 283 e seg. n.° 225. — Col precisare la condizione nella quale si trovava l'autore, e 1' epoca nella quale scriveva penso, se non di giustificare, certo di dar ragione di alcuni suoi modi di vedere, giudicare ed esporre le cose. E passando all' esame e commento del testo m' è debito anzi tutto notare, che nel capitolo I la citazione di Plinio è sbagliata, colpa certo non d' altri che dell' amanuense. Non è già nel lib. IV, cap. 21, dove tratta della Lusitania, ma sì ed unicamente nel lib. Ili, cap. 29 della sua Storia Naturale che Plinio fa parola di Alvona, ed eccolo intero quel passo : — Caeterai/ue per ora oppida a nesactio: Albona, Flanona, Tarsatica, Senia, Lopsica, Ortopula, Vegium, Argiruntum, Corinium, Enona, Civitas Pausini, fiumen Tedanium quo fìnitur Japidia. Lasciando poi alle disputazioni degli uomini dotti la tradizione, universale nell' Istria, degli Argonauti e de' Colchi, eh' io non ho com' altri il coraggio né di credere ciecamente, nè di assolutamente negare, e sperando che il tempo, l'inesorabile tempo, meglio che gli uomini, colla sua forza operosa possa un dì o 1' altro, affaticando le cose di moto in moto, mettere allo scoperto anche le tracce dell' antica Nesazio in maniera da non dubitarne, io in riguardo ad Albona dirò, che per quanto abbia interrogato e le tradizioni degli uomini, e le posizioni e le accidenze del suolo, e ogni traccia visibile, e sopratutto la direzione, la distribuzione, 1' aggruppamento delle strade antiche, non ho potuto mai persuadermi eh' essa abbia esistito altrove che su questo monte dove siede attualmente. — E infatti qui, precisamente su questo monte, mettono capo tutte le strade; da qui tutte sen partono: le strade intendo di certa antica esistenza, quelle che servivano agi' interni non solo, ma anche agli esterni bisogni, che congiungevano i porti di mare ad Albona e tra loro, che mettevano Albona in comunicazione e coi punti principali dell'interno abitato, e colle vicine città. — Da qui partono e partiron mai sempre, quasi raggi da centro, le strade conducenti ai porti Fianona, Babaz, Porto - lungo, Santa Marina, San Giovanni in Besca, Valdetoni, Traghetto, Carpano ed Arsa, e da qui in conseguenza partiron mai sempre le strade che conducevano e alla Colonia di Pola, e nell'interno dell' Istria, e sull' Alpi, e sulla costa liburnica. — Che se, ritenuta qui, non può dirsi con Plinio che Albona fosse posta al mare per ora, sarebbe stata sempre però dal mare non molto discosta, sempre a vista di chi naviga il golfo Carnario, o Quarnaro (il sinum fanati-cum ?) La vestigia poi di mura che, anche al dì d' oggi come ai tempi di Giorgini, si scorgono tuttavia in Stari-Grad distante dalla presente Albona da circa sei miglia, non sono a mio credere altro che avanzi di uno dei tanti castellieri o fortalizi che presidiavano la provincia e agli estremi confini, e nell' interno, e sulle coste e sull'Alpi, e sulle vie principali. — Dei quali fortalizi molti più che non si pensa da alcuni, ve n' erano, appunto come Stari - Grad, a cavaliere delle alture che quinci e quindi e in tutta la sua lunghezza costeggiano e dominano la vallata dell'Arsa. — E la serie di questi nell' antico agro alvonense, che comprendeva di certo anche le attuali comuni di Chersano e di Sumberg, la serie di questi incominciava assai probabilmente da Chersano e Sumberg dove gli attuali castelli, e proseguiva quindi a Gradina di Sumberg, a Stari - Grad or ora citato, e che onde non venga confuso con altri di pari nomo, diremo Stari - Grad dai tìusich dalla villa Rusich posta a breve distanza. — E seguendo il corso del fiume s'incontrava altro fortalizio forse a S. Martino, certo a Gradina S. Croce dove sono visibilissime le tracce perfino della interna distribuzione delle celle, dove frequenti rinvengonsi le monetine d'argento del primo secolo, dove è molto probabile sia stata rinvenuta la lapida di Sesto Ceionio di cui parleremo più sotto. — Altro fortalizio, ma a dimensioni ristrette, quasi semplice torretta esisteva in continuazione nella località detta S. Paolo, altro ne esisteva in Gradina dai Barilovich. Più in giù verso la foce dell' Arsa potevano esserne, ma non li ho verificati, in Cugn dai Francovich o Giacetina, forse in punta Cugn, forse sulle costiere di Bergod, e passato il Traghetto sul Monte-Formento (Mo/alac). — Poscia ne vidi tracce in Gradaz, in Punta Ubas, a S. Giovanni in Hesca — Rimpetto a questi dall' opposta parte molti egualmente ne saranno stati, ma non ho avuto mai P agio di verificarne gli avanzi. Però persone assai pratiche dei luoghi m'accertano che v' esiston Gradine e sotto Pedena, e a S. Ivanaz, e non lungi dalla Porgna-na, e sul tener di Barbana, e in Pontiera e sopra tutto a Castel vecchio o Racalg o Castel Rachele che voglia dirsi. — Nè questi certo saranno stati i soli fortalizi dell' opposta sponda, nè io penso d'aver tutti verificati quelli dalla carte di Albona. Ma giacché sono quasi involontariamente caduto nel discorso dei fortalizi non sarà inutile forse ch'io ancora soggiunga il nome o la posizione d'alcuni altri posti nell'interno dell'agro dei quali abbiamo o traccie o tradizione tra noi. Uno dovrebb' esserne stato nella località 'Colovra-novo a breve distanza dalla villa dei Cogli destinato forse a guardare la via che conduceva da Albona per alla vallata dell' Arsa. Un altro ve n' era a due miglia circa da Albona in località detta Gracischie sopra S. Ambrogio sopra altura d' onde si scopre ad un tempo Albona e Fianona, ed era questo fuor d' ogni dubbio destinato a proteggere la via che da questa a quella conduce. È desso a doppia cinta di mura ed è il meglio conservato di tutti. Rimpetto a questo alla distanza di un miglio circa, tra occidente e settentrione havvi località detta Slari-Grad dove indizi patenti d' abitato, cioè a fior di terra mura di case, e cementi colorati, ed embrici bollati di varie fabbriche. Anche da questo punto senza muovere un passo, con una sola girata di occhio si vedono Albona e Fianona. Dalla parte opposta tra oriente e mezzogiorno a un miglio circa fuori di Albona s'incontra altra località detta Gracischie con traccie di fortalizio il quale non poteva esser posto che a guarentire il passaggio per Rabaz, Portolungo, Santa Marina; chè lì presso appunto aggruppavansi le vie conducenti da Albona a questi tre porti. Di altro fortalizio abbiamo pur tracce non dubbie su d'alto monte in località detta Tihigno Sari - Grad sopra le così dette Rogozzane d' onde tra i molti altri luoghi che sarebbe troppo lungo 1' enumerare, si scorgono gì' isolotti e le fortificazioni del porto di Pola. — Questo non poteva essere destinato a proteggere strade perchè lì presso difficile che mai state ne sieno, ma sarà stato piuttosto luogo di rifugio pel caso che il nemico penetrato fosse nel territorio, e punto d'osservazione quasi telegrafo. Oltracciò abbiamo una località detta Gracischie in Poglie, un' altra Gracischie in Rogozzana dei Yellam, la punta Gracischie in Topit con avanzi di antiche muraglie donde si domina la vallea di Carpano, la località di Fortizza presso S. Martino, Gracischie sopra il porto Fianona, Hegrad sopra i Vizzani in Ripenda, Zaborigrad presso il confin di Bersetz, Gradina sul confin di Co- sliacco presso le case dei Rancich - Stablievaz ed altre forse eh' io non conosco o ricordo. E queste tutte, mi creda, sono località meritevoli d' essere esplorate, perchè propizie a fortalizi dei quali ne abbiamo già un più che sufficiente indizio nel nome. Chè Gracischie, Gradina , Gradaz, Hegrad, Zaborigrad, Slurigrad e simili, sono, come ognun può vedere, o derivati o composti da Grad (Città o Terra murata o Castello) e nel linguaggio delle nostre campagne significano o città o Castel vecchio, o rovine, avanzi, macerie di castello distrutto ecc. ecc. Nè qui posso ancora far punto, chè, se non di fortalizi, certo d'antico abitato abbiamo tracce non dubbie, nella Comune di Fianona presso la Villa Vosillichinlocalità detta Lesborna; o Lisborna quasi Liburnia; ne abbiamo a S. Ambrogio in Polaciza in Cunzi in Pervodrase a un miglio da Albona tra settentrione ed oriente presso le vie che conducevano a Fianona a Hegrad in Ripenda, ed a Rabaz per Celes; ne abbiamo in Rogozzana presso la via conducente al Traghetto; al Traghetto presso il mare in più luoghi; in Poglie a S. Girolamo; in Predubas sotto la Villa Ylacovi; a S. Giovanni in Besca; in Dregne; in Ravne a S. Nicolò; a S. Sebastiano sulla via per Santa Marina; in Porto-lungo tanto in punta, che in valle e sulle soprastanti costiere; sulla punta di S. Andrea in Rabaz; in Terkanski al mare tra i porti Rabaz e Fianona; presso la Villa dei Rusich in Vettua; presso Dubro-va Francovich; presso la Villa deiGogli; presso S. Francesco in Slarza-, a S. Elena presso la strada di Carpano; a S. Michiele sulle grotte di Fratta e da ogni parte nelle circonvicinanze di Albona. Al di là di Fianona poi, presso il mare in Zagore, quasi Zad-goro, dietro la montagna, abbiamo località detta Ghercìa dove embrici, e muraglie; e un serbatoio d' acqua. Altro serbatoio di costruzione poco diversa abbiamo sotto Albona; altro in Punta di Porto-lungo; altro a S. Sebastiano, e vasche ad uso di bagni sotto Predubas località detta pod rapa Hro-slova, in immediato contatto col mare rimpetto Castel-vecchio. — Oh ! perchè il Ciel non le accorda quella sanità perfetta ond' ella un tempo s' avvantaggiava ; perchè non 1' è concesso di fare una gita anche in Albona come fece in molti luoghi della provincia! Oh! quanto io sarei lieto di poterla accompagnare per P aperta campagna, sulle colline, sui monti, in ripa al mare, oltre l'Arsa dove è fama esistesse 1' antica Nesazio, ovunque rin-viensi qualcosa d'antico! oh! come e le lapidi e le mura, e i cementi e ogni sorta anticaglie mute ed inerti e nascoste quasi a chi le guarda con occhio d'indifferenza e di sprezzo, oh come s'animerebbero sotto lo sguardo indagatore di lei, con quanta eloquenza risponderebbero alle di lei interrogazioni: oh! come combinando la pratica eh' io mi son fatto di questi luoghi colle dotte cognizioni ond' ella va a dovizia fornito, come facilmente potremmo disegnare una carta topografica dimostrante 1' antica distribuzione e movimento interno di questa popolazione, le relazioni e i commerci dell' agro alvonense col resto della provincia e con altre vicine e lontane provincie durante il tempo della dominazione romana! Locchè non sarebbe certo, com' altri forse potrebbe pensare, senza qualche vantaggio; chè anche qui come altrove, sapientissima era la distribuzione delle vie, la scelta dei luoghi per 1' abitato, e sopratutto la combinata posizione dei fortalizi. Non v' ha fortalizio d' onde non si scopra un vasto, e sempre vario, e sempre ameno orizzonte, d'onde non si scorgano altri fortalizi e vicini e lontani ai quali comunicare, o dai quali ricever con segnali notizie, ai quali chiedere o dai quali poter facilmente ottenere soccorsi. Ma io sedotto dal desiderio di conversare con lei, ho quasi dimenticato il Giorgini. Perdono ! Quello però fra' lettori dell' Istria che non si sente in suo cuore disposto a perdonarmi questa gioia innocente, deponga il foglio, nè lo riapra mai più: esso non è fatto per lui. CSarà continuato Tomaso Luciani. Inscrizione di Trajano imperatore »coperta presso Aquileja. Il Sig. Pietro Bersani ci annunzia dalla Beligna (presso Aquileja) la scoperta di un sarcofago scavato in pietra che già serviva di attico in grandioso edifizio. Fortunatamente nel lato inferiore che stava contro terra, fu conservata intatta ed in bellissimi caratteri la metà di leggenda nella quale si fa menzione dell'imperatore Trajano, come quegli che rifece un edifizio stato distrutto. Del quale uso di impiegare pietre antiche per incavare Supplemento A N m U M Z I O. Annunciamo con piacere il seguente Giornale utile alle persone di chiesa. La forma giornalistica è preferita oggigiorno a qualunque altra per divulgare notizie utili a sapersi, e non isconviene anche alle cose più sode. Il nome del Professore che lo pubblica in Padova è talmente conosciuto per la dottrina e per la sollecitudine nel propagarla, che vale più di qualunque encomio o raccomandazione. L' annunciamo ai nostri siccome Giornale che potrebbe essere di vantaggio al clero. Giornale dei Paroclii ED ALTRI SACERDOTI Compilato dall' abate GIUSEPPE ONORIO MARZUTTINI Dottore in filosofia e sacra teologia P. 0. professore di teologia pastorale nelC i. r. Università di Padova ed i. r. censore dei libri e delle stampe, pubblicato per cura della tipografia Crescini. Il foglio parocchiale contiene: i. Nomine e Promozioni illustri nella Gerarchia Ecclesiastica. — 2. Istituzioni religiose, pie fondazioni, solennità straordinarie, opere insigni di carità, di educa- tombe, non è questo il solo esempio; anche in Trieste se ne ha uno deplorabile, perchè 1' incavo fu appunto praticato nel lato dove stava la leggenda. Il luogo donde fu tratto il marmo Beleniense autorizza a pensare che fosse dell' insigne tempio di Beleno che ivi sorgeva e da cui prese il nome, distrutto o convertito in altra forma quando vi si fissarono monaci Benedettini. La pietra è lunga 2,31, alta 0,67, spessa 0,62 misura metrica. Le lettere hanno le altezze seguenti, prima linea, 14 centesimi 5 millesimi, la seconda centesimi 12, la terza centesimi 9 millesimi 4. Nei lati maggiori come in quello a destra gira una cornicetta a listello e gola rovescia, alta la cornicetta centesimi 8; nel lato sinistro la modanatura manca, ma vi sono tracce che continuasse sul fianco del masso nella rivolta del lato destro. Ricoverò nel Museo del conte Francesco Cassis di Monastero; vi è speranza che altri sarcofaghi ivi prossimi abbiano il rimanente della leggenda. Sembra che questa fosse incisa sopra due massi di eguali dimensioni, dei quali uno fu scoperto, 1' altro è nei desideri. È dell' anno 105 di Gesù Cristo, e ricorda la liberalità e la dilezione di Trajano verso Aquileia, dilezione che passò nel suo successore Adriano. Diamo il frammento scoperto insieme al supplemento che ci sembra facile; scoperte future mostreranno quanto abbiamo errato nel congetturare ciò che manca. E - F • NERVA • TRAIANYS AX • TRIB • POT • Vili • IMP • ÌIll ONSUMPTAS ■ A • SOLO • RESTITVIT Frammento scoperto. zione, ecc. ecc. — 3. Decisioni recenti della Santa Romana sede, e Congregazioni Romane in materia di riti, di discipline ecc. ecc. — 4. Encicliche Pontificie, Lettere pastorali ed Omelie più importanti degli odierni Prelati Cattolici. — 5. Disposizioni tanto Sovrane che Auliche e Governative relativamente al pastorale ministero in affari ecclesiastico-civili. — 5. Norme Pastorali e Regole varie intorno la sacra istruzione, l'amministrazione dei Sacramenti, e le funzioni ecclesiastiche. — 7. Disegni di Catechismi, di Omelie, di Sermoni, di Prediche, di Panegirici sui Vangeli Dominicali, sui Misteri del Signore e della B. V., non che sui più rinomali Santi e Beati della Cattolica Chiesa. — 8. Talvolta qualche esemplare di Omelia, di Predica e di Panegirico, sì da' Santi Padri volgarizzato, che dai più eloquenti Oratori di qualsivoglia Nazione, tanto viventi che trapassati, di gran nome, e considerati ormai come Classici. — 9. Notizie intorno ai Santi nostrali men conosciuti, le quali servano di base a promuovere il culto" loro, e a tesserne all' uopo le panegiriche lodi. — 10. Brevi Necrologie dei più celebri Personaggi Ecclesiastici, tanto in sapere che in pietà, i quali tutto giorno lasciano di sè cara memoria nella Congregazione dei Fedeli. — 11. Sunto delle più eccellenti Opere religiose che giornalmente veggono la luce nella Cristianità, con brevi esami e giudizi delle medesime, e semplici annunzi delle altre meno importanti ed utili. — 12. Finalmente Stato della Religione IMP • CAES • DIVI • NERVA GERMANIO • DA CIC • PONT • M COS • V • P • P • AEDES • BELENI • IGNE • C Cattolica nei vari siti della terra, delle sacre Missioni fra gì' infedeli, ecc. ecc. CONDIZIONI DELL' ASSOCIAZIONE al Giornale dei Parochi. La forma del Giornale sarà 1' usata sin ora in 8.vo grande con caratteri variati secondo la diversità delle materie. Uscirà ogni settimana un foglio di pagine 8 in 16 colonne. L'associazione è obbligatoria per un anno da pagarsi anticipatamente anche di semestre in semestre. Il prezzo dell' associazione, compreso il porto postale, è di austr. L. 16 : — anticipate all' anno, o di austr. L. 8 : — anticipate per semestre: ed in Padova, non compreso il porto postale, di austr. lire 14 all'anno. Ogni Numero uscirà il Lunedì e così regolarmente sino alla fine dell' anno. Per i 52 fogli, di cui si compone l'intera annata, gli associati riceveranno in dono alla fine dell' anno il frontispizio, l'indice delle materie e la coperta colorata e stampata, per legare insieme l'intera serie in un volume non minore di pagine 416. L'intera prima annata, della quale trovansi alquante copie ancora giacenti, verrà spedita per austr. L. 14 : a quelli che presto la richiedessero, e così pure la seconda. Non si ricevono lettere, gruppi ecc. se non affrancati alla direzione della Tipografia Crescini editrice del Giornale dei Parochi, alla quale sarà diretta anco la corrispondenza e la trasmissione degli articoli. Presso gli Uffici Postali, da cui si riceveranno anco le associazioni, potrà pagarsi 1' importo dell' intera annata, non mai ad associatori girovaghi, quali eglino siensi, i quali nè furono, nè saranno giammai, dalla sottoscritta ditta autorizzati a riscossione veruna. Le spese postali de' soci fuori della Monarchia stanno a loro carico oltre i confini della Monarchia stessa. Trattandosi di un' opera sacra periodica, che può aver diffusione in tutto 1' orbe Cattolico, la ditta editrice offre a qualunque procurerà dodici soci, e manderà insieme l'importo delle 12 copie, la tredicesima gratis. AVVISO. Dal giorno giovedì 28 corrente a tutta la susseguente ventura settimana si troveranno vendibili in Pola, nell' orto della locanda All' Arena: Piante di gelsi di beli' incalino a mora bianca, di varie dimensioni in grossezza ed altezza, ai prezzi di carantani 6,12,18, 24 al pezzo. Le dette piante si estrarranno al momento dell' acquisto dal vivaio ivi esistente, contenente oltre tre mila piante. Così li signori acquirenti potranno lasciare alla pianta tante radici o terra che vorranno, ed in tal modo non correranno il troppo sovente rischio di piantare dei soggetti assecchiti. I signori possidenti e speculatori che acquisteranno almeno quattro dozzine di piante in assortimento delle invendute e non segnate, loro piacendo potranno dar dei prodotti della provincia per la metà dell' importo. I generi da riceversi sarebbero: formentone, orzo, avena, segala, fagiuoli, piccioli e lenti, dell'ultimo raccolto e ben mondati. Uva passolina di varie qualità, moscato di rosa dell' anno in caratello, e vecchio in bottiglie, dell' olio in piccoli recipienti, lana e sevo in natura, sardelle salate, presciutti, e frutti asciutti. Così 1' acquisto di qualità di piante delle quali la provincia dovrebbe arricchirsi di più, viene messo alla portata dei molti che lo comprendono e questi tali potendo, devono approfittare dell' attuale vendita prima che si asportino dette piante. Epoche e modo con cui il Territorio del Governo del Litorale pervenne in domìnio della Serenissima Casa d' Austria. 1374. La Contea d'Istria, ed il Carso in forza di patti di reciproca successione fra Alberto ultimo conte d'Istria e la Casa d'Absburgo. Qualche frazione andò perduta nelle guerre coi Veneti come Visi-nada , Momiano , Sovignaco , Barbana , Castelnovo, Golzana, S. Vincenti. 1382. La città di Trieste per volontaria dedizione di pieno diritto del comune in forza della pace di Torino. 1500. La Contea di Gorizia, le Signorie di Vipacco, di Duino, di Canale, di Reifenberg, di Schwarze-nek, di S. Croce in forza di patti di successione reciproca tra la Casa di Gorizia e la Casa di Abs-burgo. . 1509. La Contea di Gradisca con Aquileja, i Capitanati di Tolmino e di Flitsch, in forza di conquista e pace coi veneti. 1647. La Contea di Gradisca viene staccata e data ai Principi di Eggenberg. 1716. La Contea di Gradisca ritornata in forza del patto di reversibilità conchiuso colla famiglia principesca degli Eggenberg in caso di estinzione. 1797. Il Marchesato d'Istria e le isole del Carnero, in forza di antichi diritti e del trattato di Campoformio. 1807. Il distretto di Monfalcone in forza del trattato di Fontainebleau. 1814. Tutto il Litorale in forza del trattato di Parigi che ripristinò lo stato delle cose alterato dalle guerre Napoleoniche.