ANNO XIII Capodistria, 1 Aprile 1879 LÀ DELL' ISTRIA .. èitsi . -£?- .22 r ' li . 3'J*};'.. 13 Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti Si ricevono presso la Redazione. . ; : iì n J Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere è denaro franco alla Redazione. — Un mmero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. h EFFEMERIDI ISTRIANE Aprile 1. 1342. — Il senato ordina che si conceda il primo posto equestre, che vacherebbe nel castello di Valle a Pietro di Parenzo in premio della sua fedeltà durante l'ultima guerra combattuta in Istria. - 7, 21-11, 23.b 1. 1353. — Bilanciati i buoni servigi prestati sotto il comando di Marco Ruzzino e sulla cocca di Leonardo Contarini da Simone e Basico de' Basico da Capodistria, confinati in Venezia per la rivolta del 48, il veneto senato promette loro il rimpatrio e l'uso dei beni che erano stati loro sequestrati. - 7, 26-16, 112,b 1. 1456. — Ducale Foscàri al podestà e capitano di Capodistria, Nicolò Trevisani, di inscrivere tra' nobili di quel consiglio Giovanni de Galinetis, figlio doctissimi professoris grammatice ma-gistri Damiani de Polla, il quale funse a più riprese da cancelliere a' diversi podestà ed ultimamente cuoprì la stessa carica quando Giacomo Loredan, capitano generale dell'armata, mosse contro il turco. - 25, 147.a 1807. — Si attivano in Istria le leggi del regno d'Italia, concernenti il dazio consumo. - 1, IV, 170. 2. 1350. — Sacile. 11 patriarca Bertrando conferma la nomina di Stefano di ser Bartolomeo, conte di Veglia, a podestà di Muggia. - 9, 116,- 8, V, 271, - e 32, 15. 2. 1356. — Il senato minaccia al patriarca d'Aquileia il ritiro della grazia del vino istriano e delle 450 marche annuo, canone per alcune giurisdizioni in Istria, ove non restituisca alla chiesa patriarcale di Grado i corpi dei santi Ermagora e Fortunato che aveva tolti. - 7, 27-17, 72.b 2. 1421. — Tomaso di/San Geminiano dottore in legge nominato dal comune di Trieste per trattare le cause civili, e Nicolo da Bari per trattare -le criminali, giurano al cospetto del consiglio maggiore di volere attenersi fermi al civico statuto. - 22, 32.a 3. 1349. — Udine. 11 patriarca di Aquileia conferma l'elezione di ser Lorenzo Malipiero a podestà di Muggia. - 9, 114. .3. 1354. — Il veneto senato ritira la taglia, bandita contro il signore di Reifembergo per le enor-mezze commesse contro i veneti dell'Istria, e gli accorda di poter recarsi a Venezia per due mesi per ottenere grazia e perdono. -7, 27-17, l.a 5. 1511. —■ La città di Trieste oppone viva resistenza alle forze nemiche, pronte a darle l'assalto e dalla parte di mare e da quella di terra. - 4. 1549. — Praga. Ferdinando imperatore, viste le strettezze del nobile signore Giacomo de Raunach, gli accorda di'poter vendere il castello di Momiano del quale era proprietario. - 6. 4. 1312. — Rachir. Arrigo della casa dei conti >ii Gorizia dà qual conto d'Istria in dote alla propria figlia Alzuberta, che incontrava matrimonio con Nicolò de' Prampero, il castello di Rachir o di Rachele, detto oggidì Castel-nuovo, al fiume Arsa. - 51, 100, e seg. 4. 1332. — Il veneto senato accorda al capitano di San Lorenzo del Paisinatico, Marino Soranzo, di ritirarsi da Chersano alla sua sede, purché il capitano di Chersano, Marino Venier, stia fermo al suo posto. - 7, 15-5, 7.a 4. 1387. — Il maggior consiglio della Terra di Muggia delibera che nessuno degli abitanti possa sortire dal territorio per arrolarsi all'altrui milizia sotto la penale di lire 50, ed un anno di bando, ove non ne abbia ottenuto il permesso dal consiglio col voto di due parti de' consiglieri. - 13, l.a - e 32, 17. 4. 1420. — I giudici di Trieste di concerto con 12 consiglieri, da essi scelti, deliberano che sotto la penale di lire 100 ogni cittadino debba adoperarsi per discacciare dal territorio certi invasori e ladri, e usare delle armi contro i medesimi fossero pure triestini. - 12, II, 203, - e 22, 26,b 5. 1357. — Udine. Il patriarca Nicolò accorda a que' di Buie, in vista dei loro buoni servigi, il permesso di potersi provvedere di legna e di pascolare sul territorio di San Giorgio presso Castelliere o Castiglione in Istria. - 8, V, 277, - 9, 129, - e 4. 5, 1380. — Il patriarca Marquardo dona all'udinese Agostino del fu Benimbene de Alonis molte m.z o'/v.a possessioni e diverse case del fu Marco de' Paronio da Trieste, situate quest' ultime nella contrada di Eiborgo, e ciò per essersi quanto mai adoperato nel ricupero di Trieste. - 3. IV, 79, - e 51. 117. 5. 1418. — La Terra di Muggia elegge Matteo Pri- sciani da Ferrara e Giovanni Ade, dottori in legge, Bernardo Simoni e Tomaso Bernardi per inviarli a Venezia a manifestare al senato la sua neutralità ed amicizia verso la Repubblica nella guerra che si combatteva col suo signore, il patriarca d* Aquileia. - 32,22, - e 4. 6. 1291. — Il veneto senato propone di eleggere, il capitano del castello Belforte presso il Timavo per la durata d'un anno con la solita paga, più l'aumento d'una lira; e la scelta cade sul nobil' uomo Marino Morosini. - 46,1,174. 6. 1295. — Il sonato riduce il salario del castellano di Belforte da lire 300 annue di grossi a 200 lire, concedendogli di tener seco anziché quattro, due soli servi, ma che siono di Venezia o domiciliati in Venezia almeno da dieci anni. - 46, I, 189. 6. 1320. — Il senato veneto concede a Pagano della Torre, patriarca d'Aquileia, di poter ritirare il proprio vino istriano in Friuli. - 46, I, 89. 7. 1216. — Corrado Boiani della Pertica, vescovo eletto di Trieste, conosciuto che i suoi predecessori riscuotevano indebitamente certa decima sul vino, ne fa la restituzione al capitolo della cattedrale cui spettava per diritto; tra'testimoni comparisce Leonardo, vescovo di Cit-tanova. - 45, 58, - e 4. 7. 1345. — 11 senato veneto ordina al comune di Montona di risarcire con 24 ducati del danaro, ricevuto dal patriarca qual rifusione di certi danni, il furto di due cavalli commesso da Anzil di Postoina a danno di ser Bertuccio Grimani mentre recavasi al molino presso Montona. - 7, 22-12, 85.a 7. 1616. — Gli austriaci assistiti dagli Uscocchi che erano di guarnigione nel castello di San Servolo vengono alle prese con le truppe venete nella vallata di Moccò, oggigiorno detta di Zaule. - 12, III, 190. 8. 1202. — Corrado Boiani della Pertica da Cividale, vescovo eletto di Trieste, uno de' cooperatori della pace stretta tra il comune di Trevigi ed i signori da Camino, assisto in Treviso come testimonio alla sottoscrizione di detta pace. - 18, II, 228. ni .8. 1417. — Papa Martino V comanda che il feudo della villa di San Lorenzo in Baila venga incorporato alla mensa vescovile di Cittanova. - 26, IV, 232. 8. 1719. Daniele Renier, podestà e capitano di Capo- - distria, emana legge Severa contro chiunque osasse recar qualche danno nei beni della mensa vescovile, situati presso il fiume Risano, l'antico Formione. - 15. 9. 1233. — Capodistria. Giovanni Colino conte di Grado compra a nome di Marco de' Micheli, vescovo di Castello (Venezia), una vigna situata nell' agro giustinopolitano nella contra- II Cappelletti nelle sue Chiese d'Italia Voi. Vili, p. 689, dice li 8 aprile 2116. da Canzan, spettante a Varnerio di Leonardo e sua moglie Madouia. - 46, I, 17. 9. 1271. — Il senato delibera che i Veneziani, passati in Istria a coprire cariche di podestà, non possano prendere parte al patrio consiglio durante il tempo del loro officio. - 46. I, 138. 9. 1343. — Aquileia. Il patriarca affida a Corrado di Paolo de' Boiani da Cividale la carica di podestà di Muggia. - 9, 103. 9. 1443. — 11 senato accorda al neoeletto capitano di Paisinatico, Bernardo Giustiniani, di montare in Caorle la pubblica galera per passare in Istria al suo posto. - 7, 21-11, 28.a 9. 1343. — Il senato, sapute le premure che il po- destà di Due-Castelli tuttora in carica si prende per provvedere il comune di salerie e di una nuova cisterna, e conosciuta,l'intenzione della comunità che domandava la conferma dello stesso per un secondo anno vi aderisce di buon grado con ducale di odierna data. - 25, 105.b 10. 1345. — Il senato delibera d'inviare un messo al patriarca di Aquileia a fine di pregarlo, perchè voglia ordinare al marchese governatore d'Istria di ritirarsi da Castions da lui occupato, di mettere in libertà Bianchino da Mo-miano, sua moglie e figli (sudditi veneti), da lui gittati in carcere per aver preso le parti della Repubblica nell'ultima guerra, e di restituire loroi beni sequestrati. - 7, 22-12, 86.b 10. 1563. — Ducale Loredan che vieta ai podestà dell' Istria di impiegare per altri scopi il soldo dei rispettivi fonteghi tranne che per gli stessi stabilimenti. - 1, I, 114. 10. 1797. — Il comune di Venezia invia messi in Istria a fine d'invitarla a voler seguire le sorti del giorno, adottando i nuovi principi. - 58, IX, 76. 11. 1296. — Il senato accorda al podestà di Montona, Pietro Zeno, di poter far coltivare per proprio conto alcune terre nell'agro Montonese, checché dicano in contrario le commissioni rilasciategli dal Doge. - 46, I, 191. 11. 1409. — Il comune di Capodistria, consenziente il podestà locale, Pietro Gauro, stipula certi patti con gli ebrei feneratori, domiciliati in essa città. - 25, 58.b 11. 1423. — Essendo fissata in Capodistria la durata del medico, del chirurgo e del precettore a un anno, il consiglio delibera che tre mesi prima dell'espiro dell'anno si debba procedere alle nuove elezioni, e per la eventuale rielezione delle persone già in carica vuole che i voti sorpassino la metà dei consiglieri presenti. - 25, 43.a 12: 1285. — Venezia. Il maggior consiglio elegge tre sapienti ed altri officiali per esaminare in base al concordio, stipulato con Aquileia e con Trieste, i danni dati da questi sudditi ai veneti ed il valore delle cose danneggiate, col patto di compierne il lavoro almeno co' 25 del venturo dicembre. - 46, I, 53. 12. 1314. — Arrigo dei conti di Gorizia delega Vicardo di Pietra Pelosa, podestà di Sacile, per giurare l'osservanza della pace, conchiusa con Treviso. - 18, IV, 41. 12. 1335. — Corrado figlio di Paolo de'Boiani di Ci-vidale rinuncia al posto di marchese governatore d'Istria. - 9, 80, - e 18, IV, 383. 12. 1508. —Il consiglio di Trieste, presieduto dal capi- tano della città, Giorgio Moyses, elegge Taddeo de' Francol, Daniele de' Baseio, Francesco del fu Cristoforo Stella e Gian Battista del fu Pietro de' Bonomo, perchè provvedano a tutti i bisogni della città nella guerra imminente ; al consiglio erano presenti il vescovo Bonomo ed i capitani della guarnigione, Andrea d'Auesperg e Giacomo Gali. - 29. 13. 1349. — Aquileia. Bertrando patriarca rilascia pro- cura per riscuotere in Venezia le solite 450 marche di censo per alcune giurisdizioni in Istria ,cedute alla Rep. - 9,114,- e 18, V, 70. 13. 1426. — Trieste. Il comune delega Argentino de Argento e Pietro de' Bonomo per andare a Umago a chiedere al vescovo Cernotis di voler levare l'interdetto che gravitava sulla città, e la scomunica lanciata contro il consiglio. - 4. 13. 1553. — Alessandro Orsi, vescovo di Cittanova, erige le parocchie di Carsette e di Tribano. - 30, VIII, 758. 14. 1253. — Venezia. Vicardo signore di Grisignana e Ugone di Raifenbergo si costituiscono mallevadori per Mainardo conte di Gorizia di confronto a Marco e Giacomo Feroli di Venezia per la restituzione delle marche 180 prestate ad asso conte. - 43, 102.b 14.1347. —Il senato delega il podestà di Capodistria perchè veda se a preferenza degli eredi di Guecelino de' Sabini, morto come bandito, possa aspirare ai di lui beni il comune giustinopolitano. -7, 24-14, lO.b 14. 1426. — Umago. Marino de Cernotis, vescovo di Trieste, assolve il clero, il consiglio e la città di Trieste dalle censure nelle quali erano incorsi. - 4. 15. 1366. — Il comune di Muggia offre due ceri e certa somma di danaro al patriarca Marquardo che in tal giornata celebrava la sua prima messa pontificale in Aquileia. 32, - 16. 15. 1477. — Ducale Vendramin che comanda al podestà e capitano di Capodistria, Baldassare Trevisau, di rimettere Nicolò de Verzi al suo posto di capitano in San Servolo. - 4. 15. 1811. — Decreto col quale l'imperatore Napoleone introduce l'organizzazione in Istria, formante parte dell'Illiria. - 40, 84. corkispoitoeize Pisino, 22 Marzo. Gli scritti inediti del D.r Kandler, che da quanto già se ne lesse, riportati per argomenti nella Provincia, dovranno destare non poco interesse a coloro cui la storia del proprio paese arreca piacere e dà motivo di farvi bello studio. Infatti il D.r Kandler sapeva osservare e pensare, ed era dotato di rara intuizione per combinare i vari punti di rappoito e dedurre preziosi amminicoli per la nostra storia. Però io mi trovo indotto di aggiungervi pure qualche osservazione circa il Monte-Corona di Coridico, di cui fanno menzione i sullodati scritti, nell' articolo inserito noli' ultimo numero della Provincia. Il monte Corona, come oggi lo si vede, non è altro che un semplice castelliere, cioè stazione preistorica, di quelle state abbandonate in tempi remotissimi, nè più occupate con abitazioni ; chè in ,quel circuito non ve n' ha traccia di sorta. Venticinque anni fa mi trovai con degli amici sul Monte-Corona, e vedemmo là un mucchio di macerie e qualche pezzi di pietra lavorata a sembianza architettonica, ma tutto ciò non era che le rudera di un piccolo convento con chiesuola, figliale a quello di S. Pietro in Selve, abbandonato dal tempo della, soppressione di quest' ultimo, stata decretata nello scorcio del secolo passato. Vedevasi anche in escavo un serbatoio con muro a malta, e scalini di pietra per scendervi fino all' acqua. Ora però il campo ne è sgombro ed è tutto coltivato a cereali. Credo che il Monte Corona abbia ottenuto tal nome, perchè il colle arrotondato, coli' orlo in alto della vecchia cinta, e colle falde cespugliate d'attórno, si presentava a no' di corona, e tale appariva specialmente a qualche distanza. So bene quanto debbasi andar cauti per accettare un'etimologia di nome di località la cui derivazione non sia più che evidente ; che è tanto facile di lasciarsi persuadere da seducenti simiglianze di suoni, od analogie. Ma qui non abbiamo appigli per trar altre deduzioni. Il etile per sè non presenta vestigia di sorta e neppure un nesso coi casali più o meno lontani, i quali anche non offrono nulla di antico, anzi appariscono di pochi secoli, dopo che forse per lungo tempo era quel territorio privo di popolazione. Ai frati del convento di S. Pietro in Selve venne l'idea di occupare quel punto dominante nel mezzo del comune di Coridico, trovandovi anche l'opportunità d'avere un orto di terriccio fertile di tre jugeri d'estensione, con attorno altri quattro di costiera boschiva, e vi stettero finché ebbero fatto anch'essi il loro tempo. Lo spianato del Monte-Corona riguardato a figura elittica, avrebbe un diametro di circa 180 metri e l'altro di 140; alla base del dosso poi si avrebbe un diametro di 220 e l'altro di 280 metri, ma non saprei fare il confronto cogli altri recinti citati nell'articolo suaccennato, perchè non ne ho conoscenza. Nel Comune di Coridico si riscontrano due stazioni preistoriche, cioè Coridico stesso e il Monte - Corona ; questo, abbandonato e nudo, tranne il tempo che fecero dimora i frati; l'altro, cioè Coridico, ben più vasto, perchè le traccio ne danno i diametri di 260 e 300 metri, il quale poi ben poteva essere occupato, e forse non interrottamente da popolazione, però sempre scarsa e deperente per non favorevoli condizioni vitali, per cui i neovenuti non già si sovrapposero ma vi si sostituirono ; di maniera che, se nel comune non vi ha ne stilla nè segno che derivi dall'esistenza di popoli antichi, nel luogo stesso gli abitanti pervenuti man mano in epoca recente, sono poi del tutto alieni in ogni riguardo colle iscrizioni e frammenti di pietra e cotti d'epoca romana, che talvolta si rinvengono in quel luogo. Il nome di Coridico non v' ha dubbio che sia d' origine antica. LE BANCHE POPOLARI ITALIANE Sull'importanza e somma utilità delle banche i popolari, il nostro periodico ebbe occasione di parlare altra volta, e quale egregia prova esse diano, basti gettare uno sguardo su quelle del Regno d'Italia, i cui affari sono rappresentati in oggi dalla cospicua cifra di 450 milioni, e anche questa delle sole banche che inviarono alla fine del 78 al Comitato centrale i loro conti compiuti. Or non ha guari la città di Padova aperse il II Congresso delle Banche Italiane, al quale intervennero deputazioni di quasi tutte le banche del Regno, e molte associazioni delle straniere, specie tedesche e belghe, inviarono indirizzi di simpatia. Quali poi sieno i vantaggi recati in Italia da questa istituzione, lo si scorge ampiamente dal discorso, che l'ili, economista Luzzati pronunciava nel Congresso padovano, in quella forma smagliante che gli è propria e che qui noi pubblichiamo per intero. — Eccolo : "È la seconda volta che noi ci riuniamo a famigliare convegno, senza strepito di orgogliosi programmi, seriamente e tranquillamente, come si addice all'autorità delle nostre istituzioni, le quali attingono fede nell'avvenire e coscienza di purezza a questa comunione, che abbiamo di amore e d'accordo patteggiato. "Noi non siamo più voce del popolo dispersa e solitaria; siamo un istituto di pubblica utilità, il quale afferma ed evolve un programma schiettamente democratico: la equa diffusione del credito, cioè l'uso legittimo del capitale, distribuito alle classi diseredate dalla fortuna, che finora ebbero a solo e modesto banchiere l'usura e il Monte di Pietà. "Ma tale programma noi asseriamo ed evolviamo senza lenocinii di utopie pericolose e senza invocar alcun aiuto dello Stato, al quale soltanto si domanda equità ed umanità nei balzelli, e la promulgazione di una legge liberale sui sodalizii cooperativi, già elaborata nel nostro primo convegno di Milano e accolta quasi interamente nel progetto di Codice di commercio preparato dall'on. Mancini, guardasigilli. "Fuori di questo aiuto, nulla, nulla chiediamo al Governo, avendo la coscienza di bastare a noi stessi e di saper risolvere da noi soli i nostri difficili problemi. — Noi fondiamo il credito sulla previdenza e sulla associazione delle classi popolari ; nel nostro pensiero esso non è il diritto del proletario, ma il compenso e l'ef- -j.) m II .,1 !} (,; i fetto delle sue virtù significate nel risparmio, documento di probità laboriosa. Come avviene neli'ordine morale, così anche nell'ordiue economico, noi facciamo precedere il sacrificio ai godimenti, j doveri ai diritti. Per tal modo le classi popolari sorgono segnacolo di gloria ; sorgono e prendono il loro posto nella civile compagnia senza offendere gl'interessi legittimi e la facoltà degli altri; è un'alba nuova che si annunzia; non è un turbine che abbatte e schianta le fondamenta delle umane società. ,,ifl,,li "À questa opera di civile redenzione si associò in Italia come in Germania quella parte delle classi agiate i e. dirigenti che desidera schiettamente il progresso sociale e non paventa la emancipazione delle moltitudini, quando essa piglia qualità e modo dalla disciplina della previdenza e non dei dogmi di fatue dottrine. E noi quanti siamo qui convenuti abbiamo la coscienza di non offerire mai al popolo nè protezioni signorili, nè adulazioni tribunizie; troppo lo amiamo di quell'affetto austero che non si scevera dalle affannose preoccupazioni .....perocché, come dice il pensoso poeta latino: "Res est solliciti piena timoris amor.„ "L'amore è composto di vigili affanni.» "Nè, consapevoli della immensità delle sventure e dei bisogni che affliggono le classi meno agiate, abbiamo l'orgoglio di somministrar col credito popolare una specie di panacea atta a guarire tutti i mali. Noi non rappresentiamo che un piccolo frammento in questa vasta opera di riparazione che il secolo XIX deve compiere per distruggerà o lenire la piaga del proletariato, il quale essendo una triplice indigenza di virtù, di coltura e di materiali conforti, vuol debellarsi col tesoro della educazione morale, della istruzione e coli'aumento della pubblica agiatezza. "Noi offriamo in parte uno di cotali mezzi ; ma, per non illudersi, giova riconoscere che non è nè il solo, né il più efficace. I più efficaci argomenti di redenzione appartengono all'ordine morale. E invero per quanto le Società di mutuo soccorso si adoperino a confortare gli operai e i contadini nei giorni amari delle malattie e della vecchiaia; e i sodalizii cooperativi migliorino in qualità e in copia le sostanze alimentari distribuite a buoni patti ; per quanto il credito mutuo consenta 1' uso liberale dei capitali; o la previdente filantropia dei padroni aggiunga ai salarii una parte dei beneficii mutando il lavorante in compartecipe: per quanto le Società edificatrici si adoperino col metodo inglese e con quello di Mulhouse ad aggiocondare di luce, di decenza e di fiori la muda finora così triste e tetra dei poveri ; per quanto s'inizino e si attuino tutte queste ed altre somiglianti provvidenze economiche, rimarranno sempre nell'animo delle classi diseredate dalla fortuna le acri inquietudini di dolori e d'invidie che soltanto si possono attutire col senso del sacrificio e della rassegnazione. "Il quale trae dal cielo le sue perenni rinnovazioni e le sue consolazioni inesauribili. Soltanto l'ordine morale avrà la virtù di ristorare l'equilibrio così turbato nell'ordine economico. "Con queste profonde persuasioni accingiamoci, pieni di schietta modestia, ai nostri lavori, curando che dalle nostre istituzioni si traggano tutti i beneficii, dei quali sono capaci. "Fra il coro di applausi talora si rimprovera ad essa di deviare dal primo programma, di pensare ai pingui profitti e ai grossi affari più che alle imprese modeste e pietose, di pencolare dall'officina verso la borsa. A qnesto rimprovero ho risposto con un lungo discorso nel mio secondo rapporto, poiché c'era mosso da censori austeri e probi; per contro, ai rimproveri degli invidi e dei maligni non dobbiamo rispondere che coll'e-loquenza delle opere magnanime. "Riufervoriamoci nell'apostolato che ci siamo proposto : arrotiamo sotto la nostra candida bandiera tutti gli onesti oppressi dalla miseria, educhiamoli alla disciplina del credito, e poscia largiamolo a loro liberamente. Noi saremo più grandi e forti quanto più saremo utili; più oscura e modesta sarà la clientela delle nostre banche, e più glorioso posto terranno nella storia dell'economia nazionale. -, , "Fra i 78,626 socii delle 80 istituzioni che inviarono i conti compiuti al Comitato centrale figurano 5,472 operai giornalieri, 2,757 contadini, 24,667 piccoli industriali, 13,847 piccoli agricoltori, 13,112 impiegati e professionisti; il resto appartiene alle maggiori imprese; cioè 8897 sono grandi fabbricanti, commercianti e agricoltori ; di 9,874 non si è rilevata la professione, o sono minorenni. "Il nostro orgoglio deve consistere nel crescere sem-. pre più le falangi degli operai, dei contadini, dei piccoli fabbricanti e agricoltori e degl'impiegati. "Gli affari fatti da queste Banche già rappresentano la cifra di circa 450 milioni, e noi dobbiamo cercare che sempre più si frastaglino e si spezzino in tenui fili a favore del popolo. Questo è il modo vero di progredire, aspirando a discendere ; più ci rimpiccioliremo nelle operazioni, più cresceremo nella vera e durevole estimazione; scendere col credito è salire nella gloria — qui i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi. "Con questi auspicii io dichiaro aperto il secondo nostro convegno. Mando a voi tutti il cordiale saluto dell'arrivo ed esprimo il voto che, prima di separarci, possiamo allietarci a vicenda, riconoscendo che la giornata del Congresso non è stata inutile ai poveri e agli afflitti dell'Italia nostra. "E sarà dolcissimo anche l'addio della partenza, se si potesse esclamare ponderando le nostre deliberazioni: Pace e lavoro agli uomini di buona volontà! „ ——————-;- Trichina e trichinosi Èl'argomento di moda degl' igienisti. La sciagurata trichina è penetrata in Italia nelle fibre rosseggianti de' prosciutti, venutici dall'America. Il giovane mondo voleva contaminare il mondo vecchio, ma la vigile scienza ha mandato il suo grido di allarme e le precauzioni più severe circondarono i prosciutti della terra di Colombo. Non vogliamo tacere d'una chiara, accurata conferenza tenuta all' Ospedale di Milano dal dottor A. Visconti sul noto e non lieto argomento. *) La sala superiore delle conferenze era occupata, nell' emiciclo, da medici provetti e principianti: avremmo voluto, osserva un egregio giornale di Milano, che alla conferenza del dottor Visconti accorresse il popolo, perchè il popolo, è quello che si deve istruire sulle malattie che s'infiltrano con silenzio cupo e traditore nelle masse, e che le masse, ignorandone la occulta perfidia, fatalmente non curano. *) Addi 29 m. d. il dottor Lorenzo Lorenzutti lesse in Trieste nella Società Adriatica di Scienze Naturali : Sulla tenia (vermo solitario) e sulle trichine. — Un caso di trichinite, secondo il Cittadino del 27, sarebbesi manifestato in Napoli nella persona di una signora straniera, che avrebbe mangiato dei salami crudi venuti dall'estero. La malattia conosciuta per trichinite sarebbe stata felicemente curata col sussidio degli idrocarburi liquidi, come la benzina. Nota della Provincia. Il dottor Visconti, dopo aver detto che sia il verme trichina, come si fecondi e si propaghi, come la sua origine sia ignota, come lo zoologo inglese Riccardo , Owen l'abbia scoperta, — disse come affligga gl' infelici umani che ne rimangono infetti. Il respiro dell' infermo è. scarso, lento, penoso : i muscoli diventano duri come il legno e dolorano; la insonnia, gli eccessi nevralgici, il prurito alla pelle, tormentano l'infermo eh'è pure preso da vomito, da diarrea. Se gli parlate, a stento vi capisce; il suo orecchio è duro. Lo sventurato dopo un mese, dopo due, tre, quattro di malattia, muore miseramente secondo la quantità della trichina inghottita. Strano caso! I bambini affetti da trichina guariscono quasi tutti! Il dottor Visconti narrò che a Berlino egli conobbe un maestro di lingua francese, il quale soccombette per trichina. Parte dei muscoli di questo infelice, vedemmo in ampolle coli'alcool, e poste sotto la lente prodigiosamente simulatrice del microscopio. Bisogna vedere come la trichina era sbocciata colle sue capsule! come s'era difusa colle sue spirali mortifere ! . . Abbiamo osservato anche dei prosciutti infetti, sequestrati a Milano; abbiamo visto carne porcina infetta — sì eptta che cruda. Alla cottura, a 70 gradi di calore, la trichina muore e l'uomo può inghiottire allora sicuramente le carni di majale senza timore alcuno. Nulla può guarire chi è colpito dalla trichina. La scienza medica, impotente in cento cose, anche dinanzi alla trichina non ha che voci d'allarmi : non ha farmachi. (Vedi la nota in calce). Il Visconti rammentò epidemie spaventose di trichina : rammentò che anni or sono, all' estero, ventotto persone in cento che avevano banchettato allegramente insieme, morirono per aver mangiato carne di majale colla trichina. Nel 1865, in un villaggio, su duemiia abitanti 137 caddero colpiti e 100, spirarono. A Bellona, nel 1868, otto furono i disgraziati colpiti e otto i cadaveri. —La scienza, se non medica, se non guarisce — prevede e previene. Il Visconti ripetè nella sua conferenza ciò che all'uopo anche noi abbiamo altra volta esposto; bisogna sequestrare la carne sospetta •— bisogna permettere la sola carne suina cotta e stracotta — bisogna aver cura dei maiali — bisogna distruggere i topi delle stalle, dei quali essi sono ghiotti — i topi, che spesso sono trichinosi — bisogna prima di abbandonarla al commercio, esaminare al microscopio la carne di maiale, e incenerire i maiali morbosi. Basti il dire che in due grammi di carne si possono trovare dalla dodici mila alle quattordici mila trichine. Il dottor Visconti venne meritamente applaudito. Si spera, tutta-volta, che il brusco argomento passi di moda. Noi, che ci chiamiamo lieti di non aver centuplicate, con intempestive rivelazioni le giuste paure del pubblico, sentiamo però ancora il dovere di non stare zitti del tutto e di renderci portavoce dei suggerimenti severi della scienza. (Giorn. delle donne) NOTIZIE Nella notte dell' 11 e 12 marzo un terribile disastro toccò alla bella ed industriosa città di Szeghedino in Ungheria ; il Tibisco (Theiss), e la Maros due fiumi ch'erano la sua ricchezza, la inondarono in modo da rovinare oltre 6000 case, e togliere la vita a quasi 3000 persone. La carità pubblica, anche fuori dell'iiu-pero, si rivolge a lenire tanta sciagura; ma non potrà mai bastarvi. Ritiensi che il prosciugamento del territorio sia impossibile prima della metà di maggio, e che i danni delle sole dighe ascendano a 15 milioni di fiorini por cui si sarebbe proposto un prestito di 6 milioni, pagabile in venti [anni. La sera del 25 d., scortati da varie guardie di pubblica sicurezza partirono da Trieste alla volta di Graz, i signori Giacomo e Vittorio Veuezian e Salvatore IJarzilai ; essi compariranno dinanzi a quei giurati per accusa di alto tradimento. Allo stesso scopo partirono j1 26 di mattina: Luigi Gregorich, Carlo Janischeg, Emilio Pogatschnegg, Stefano Riaviz, e Giuseppe Ri-ehetti, accusati nel processo d'alto tradimento a Gorizia e consegnati agli arresti criminali di Trieste, dopo 1' evasione di Antonio Tabai goriziano, (Cittacl. 27 marzo.) È morto Antonio Tantardini, celebre scultore milanese, nato il 20 giugno 1829. Anche la necropoli di Trieste possiede un egregio suo lavoro nell'Angelo della Risurrezione fatto pel sepolcro Voelkl. È morto a Venezia, sua patria, il senatore Antonio Berti illustre scienziato, e splendido esempio d'amor patrio, di onestà, di operosità. Medico insigne, alleviò tanti dolori, salvò tanto vite ; scrittore profondo, i suoi scritti non furono che insegnamento del vero, che ispirazioni del bello, che stimoli al giusto. — Universale fu il compianto dei veneziani sulla salma di questo benemerito loro concittadino. Togliamo dall' Unione le seguenti notizie* Il chiar. professore de Favento (col Manifesto d'associazione d. d. 14 marzo corr., che i nostri associati troveranno incluso, unitamente alla Scheda nell'odierno numero) annuncia che ha in animo di pubblicare quei ?uoi manoscritti che gli servirono di guida per l'istruzione religiosa, e dedicarli ai suoi amati discepoli. Tale pubblicazione è destinata ad essere un'opera in quattro volumi, aventi per titolo: il I. le prove che la cattolica È la vera chiesa cristiana; il II. la dottrina dommatica della chiesa; il III. la *ua dottrina morale; il IV. la storia ecclesiastica. Ogni volume costerà fiorini 1.30, pagabili al ricevimento; ed il ricavato netto, detratte le spese tipografiche, andrà in aumento del Fondo beneficenza dol nostro Ginnasio. Non astruserie metafisiche, non polemiche piazzaiuole, non razzi; ma dottrina soda, piana, suasiva, discussione calma e garbo continuo: ecco a larghi tratti i principali pregi di questa opera, che raccomandiamo a coloro che sentissero il bisogno di consolidazione, e a tutti quelli che desiderassero una memoria del loro antico maestro, e concorrere a sempre più invigorire un Fondo di Beneficenza la cui importanza ogni patriotta deve facilmente inferire. Mentre il sig. Paolo Pizzarello, nostro concittadino, usciva la sera del 14 corr. dal vaporetto che era giunto, come di consueto, da Trieste, venne invitato a rientrare ed a scendere sotto coperta da un i. r. gendarme, il quale lo perquisì minutamente sulla persona, senza alcun risultato. L'avere il sig. Pizzarello un fratello disertore ed un altro bandito, e più ancora la sua specchiata onestà, fece subito arguire trattarsi di perquisizione politica. Finora egli non ha potuto ottenere dall' i. r. Autorità alcuna dichiarazione riguardo a tale fatto. Negli scorsi giorni fu perquisito alla lunga a Gorizia l'alloggio del sig. Enrico Jurettig, redattore dell'isoM^o, che venne poscia arrestato; e il suo difensore, l'avv. Paolo Frapporti, rende noto che per ora la pubblicazione del giornale è sospesa; e l'Amministrazione, con circolare d. d. 19 corr., assicura gli associati "che essa non mancherà di risarcire, mediante opportuni supplementi, le ora. mancato pubblicazioni., Cose locali Società di mutuo soccorso Questa società tenne la sua generale adunanza nel giorno 25 m. d. col seguente ordine del giorno: — Lettura dell'anteriore protocollo. — Comunicazioni ufficiose — Relazione sul movimento della Società durante l'anno — Nomina della nuova Direzione, di due consiglieri, e di tre revisori. —Esame del Resoconto generale e lettura del rapporto dei revisori. — Lettura della dimostrazione matricolare — Discussione sul conto preventivo per 1' anno 1879. Dal resoconto poi del decorso 1878 rileviamo che colla fine dell'anno 1877 la sostanza sociale compresi il fondo bandiera, vedove e pupilli ammontava a fi. 7612.56, dei quali furono capitalizzati fi. 1170.25 nel corso del 1878, più fi. 15 pel fondo vedove e pupilli e fi. 11.5S per interesse dipendente dal capitale di fi. 100. 52 depositato alla cassa di risparmio in Trieste, e di proprietà del fondo suddetto; assieme fi. 8809.69. Rileviamo inoltre che la facoltà mobile rimasta alla chiusa del 77 era di fi. 371.54 detratto il 4°/0 di deperimento con fi. 14.86, che dava l'importo di fi. 356.68: più la facoltà mobile durante il 1878 di fi. 5, assieme fi. 9171.37. Il fondo bandiera investito alla banca commerciale triestina fu di fi. 94.30; il fondo vedove e pupilli di fi. 100.52 depositati alla cassa di risparmio in Trieste e di fi. 11.58 introitati durante l'anno; assieme fi. 206.40. — L'esito durante il 78 fu di fi. 2668.20, che detratti dall'introito di fi. 2751.64 danno un residuo di cassa alla chiusa del 1878 di fi. 624.47. La nuova deputazione comunale si compone! dei signori : Giuseppe Pellegrini, Podestà; avv. Pier'Antonio Cambini — Pietro Longo — Nazario Demori fuNazario, Consiglieri. (Pubblica seduta del 12 marzo). "La mattina-del S maggio 1879 avrà luogo la pubblica estrazione dei sei assegni dotali a fiorini 210 l'uno,derivati dalla fondazione Marianna contessa Pola-Grisoni. Le aspiranti, nate nell' anno 1858 e pertinenti a questo Comune, vengono diffidate ad insinuarsi presso l'Officio Parrocchiale, non più tardi del 15 aprile 1879. „ Appunti bibliografici La Nostra casa di Carlo Belgiojoso. Ulrico Hoepli Milano 1877. Questa volta invece di rivolgere il discorso ai soliti lettori della Provincia (non perciò da me allontanandoli, come faceva Orazio col volgo profano, anzi desiderando più che mai la benigna loro cooperazione) amo di parlare direttamente ai giovani del patrio ginnasio, al quale tante e si care memorie mi legano. Che volete ? Quando si ba preso 1' aire, uno non sa dove vada a finire ; e appunto in questi giorni il mio pensiero volava alto alto, e la penna scriveva ad un serenissimo Delfino ; poi il libro del quale vi ho a parlare è opportunis- simo per la vostra bibliotecuccia. Già, qualche lira la spenderete anche voi in libri; e non vi dispiacerà di essere guidati uella scelta che, mal fatta, potrebbe recarvi danni non pochi. L'istinto di proprietà si sviluppa come ogni altro, ben presto; e, da bravi figliuoli quali siete, non vi basta di dirè: il mio berretto, i miei stivali; vi piace di ripetere anche il mio libro, e non solo quello di scuola, ma di amena lettura; e ne tenete couto, e lo riponete ben legato sul tavolo, vi scostate due passi per vedere che effetto fa, immaginando col tempo lo scaffale bene ordinato, e lo prestate qualche volta al compagno ma cou molte raccomandazioni perchè non lo sciupi e non vi faccia le solite orecchie d' asino che fanno un così brutto vedere. E se qualche bravo educatore volesse un po' esaminare a quale libro abbiate dato la preferenza, forse ne potrebbe cavar lume per conoscere le particolari vostre inclinazioni, meglio che da tutti assieme i trattati di pedagogia. Sapete, per esempio, quale fu il mio primo libro comperato sui muriciuoli nei beati tempi del seminario di Poriogruaro? Un Orso Ipato doge di Venezia, tragedia di non so più quale autore, e che io aveva capito subito, furbo eh! l'amico, come dovesse essere scritta in versi; ma che nella mia beata ignoranza di scolaro della seconda classo ginnasiale, dal nome un po' bisbetico e strambo aveva battezzato per una satira bella e buona. Il giorno dopo, Dio me lo perdoni, il rustico e poco reverendo prefetto di camerata ebbe il soprannome di Orso Ipato: il micino avea sfoderato la prima volta le unghie. E se io vi facessi qui un lungo atto di contrizione e un bel sermouciuo contro questo brutto vizio di offendere il prossimo, probabilmente voi non credereste un'acca di tante beile parole; ed io mi buscherei forse di giunta la taccia d'ipocrita. Meglio sarà adunque dirvi alla buona, come queste tendenze debbano essere presto carrette e guidate, se non altro per non avere un giorno impicci; ed anzi tutto poi per non mutare il bel regno : delle lettere in un serraglio di gatti soriani. Ma non I usciamo dal seminato. Il libro, del ^uale vi ho a parlare è intitolato la Nostra Casa. Forse taluno sorriderà al titolo, domandando se quei quattro muri e quelle quattro travi, ereditate dai vecchi, meritino proprio l'onore di un libro. E l'autore pare abbia preveduto l'obbiezione, perchè comincia ab ovo con fina iro-I nia; con quella bonomia tutta lombarda e manzoniana I a dissertare sulla botte di Diogene e poi sulla casa I preistorica ; ci conduce quindi dal tugurio al palazzo, ci descrive il giorno di San Michele, tocca dei suppli-menti della casa che sono l'ospizio e l'albergo; e così bel bello, alzando lo stile, ci guida proprio nella nostra casa, nella nostra camera da letto, ci fa posare la testa in pace sul guanciale di casa, che, come scrisse il Giusti nel suo epistolario è il più morbido e gradito ; e dopo di averci pregato di pulire le scarpe, e un pochino anche la coscienza, ci fa penetrare in punta di piedi nella cameretta di una saggia fanciulla; e così piglia occasione a darci qua e là qualche saggio consiglio, qualche precetto di morale, ma alla buona, senza lungagnate e sermoni, di una morale mi si passi la frase, in maniche di camicia; e ci mostra la libreria, lo studio del letterato e dell'artista, il salotto da pranzo, la sala da conversazione: e così via via, alla chiusa del libro trasfonde il suo sano entusiasmo nel lettore, e con un' ultima apostrofe rivolgendosi al povero che non ha di suo che una misera soffitta ci fa travedere la morale, e corno il sugo di tutta l'opera, opportunissima in questi tempi di arruffapopoli e di socialistiche pedanterie; e così conchiude: —„—• Ma se taluno dal suo squallido tugurio fosse condannato a lasciar vagare gli sguardi in uua immonda viuzza, dove di puro non vede che uno spiraglio d'azzurro, concessogli per grazia dal tetto in rovina, ancora non disperi di trovarvi un po' d'estro poetico. Lontano dal mondo e dalle romorose sue feste sarà lieto di specchiarsi nel sorriso de' suoi figli; non potendo contemplare la natura nello splendore de' suoi grandi spettacoli, imparerà ad ammirarla nel cespo di reseda e nel garofano, che pajono coutenti di crescere e di fiorire sul davanzale della sua finestrella. Tutto è misero in casa sua; ma ogni volta che egli leva lo sguardo a quel fessolino di cielo, la musa del suo cuore si risveglia, per benedire Colui che gli dona la virtù di sperare, e la certezza di non attendere invano» l'immortale albore." — Egli sogna, dirà un filosofo. — Fosse anco : egli è il malato che sogna la salute : lasciamolo in pace.» Oh sì! esclamo anche io, un po' di luce, un po' di cielo dalla fiuestruola della mia casa. Nella mia vita randagia, dopo tanti dolori, dopo profonde malinconie e solitudini tremende che per poco non mi abbreviarono il cammino, il più bel giorno della mia vita fu quello in cui lo sguardo si posò sulle mie suppellettili, e potei dire con un lungo ah! di campiacenza: questo seggiolone sul quale mi adagio è propio mio, questo tavolo su cui appoggio le gomita cercando la chiusa di un periodo, è proprio mio ; e chi dà ordine, politezza, eleganza modesta e gentile a tutto ciò, è mio nel più nobile senso della parola; da quel giorno cominciò la mia qualsiasi attività, le ombre ebbero luce e colore, ordine ed armonia i miei pensieri. Non occorre spender troppe parole a dimostrare la poesia della casa a que' giovani che obbligati per molti mesi dell'anno a starsene lontani dalla casa paterna, anelano il momento di rivederla. Tutti poi, per quanto sia vero doversi studiare per la vita e non solo per formarsi uno stato, trovano un eccitamento allo studio ed alla fatica dalla speranza di potere un giorno abbellire la casa dei vecchi, od innalzarne una nuova: in tutte le fatiche, in tutte le imprese del giovane vicino a maturità c'è sempre un sottointeso : la mia casa. Ed è questo pensiero, che dopo qualche scorribanda di qua, di là fuor della strada maestra, lo rimette presto sul buon sentiero. In ciò i più posati calcolatori vanno di un passo coi poeti. La casa è uua delle prime e più care poesie; e spesso anche l'ultima. Il povero Aleardi, pochi giorni prima di morire, spedì in patria una lettiera di ferro che aveva comperato a Roma per la sua cameretta, e l'accompagnò con un sonetto che fu l'ultimo, in cui (talvolta i poeti sono vati veramente) dice desiderare di chiuder stanchi e in pace gli occhi la sera nel suo lettuccio per riaprirli alla luce immortale. La-martine scrisse pel suo modesto villino di Saint Point, e pubblicò nelle sue immortali Harmonies un'ode che il Belgioioso ci traduce ottimamente alla fine del libro. Eccone alcune strofe: Su quel pendio biancheggiano Le mura di un villino; Le signoreggia il monte,. E uu cespite di spina Gli chiude intorno intorno l'orizzonte. Là mai non odi strepito Molesto agli ozi tuoi: mal r: Il sogno a te gradito jrnxi- t[t> I M Là trarre a fin tu puoi : Lo puoi ricominciar quand'è finito. Il Belgiojoso sente pure tutta la poesia del suo soggetto, ed anche tutta la moralità. Si legga per e-sempio quanto scrive a pag. 123 sulla camera da letto. — "L'abitudine di chiuder la giornata col bilancio morale delle nostre azioni non è soltanto una pratica di pietà : la tutela del nostro animo e il supremo desiderio di pace ci inducono a ricercare se dentrtì di noi o intorno a noi, v'ha cura o pensiero che ci minacci l'insonnia. E la coscienza che non invitata assiste a1 codesta minuta perquisizione; ed è soccorsa dal silenzio e dalla solitudine, scopre da lungi con un colpo d'occhio infallibile i piccoli e segreti motòri delle nostre azioni e spesso modifica e cassa le sentenze già pronunziate. Raro il caso che allo stringere dei cónti non abbiate trovato ch« la tal cosa era meglio non farla e la tal'altra conveniva averla fatta altrimenti. Ad ogni modo un galantuomo non si sgomenta del debito quando ha il proposito e i mezzi di pagarlo ; e la coscienza, soddisfatta d'ogni promessa alla quale abbia posta la sua firma, sprimaccia il letto dell'uomo di oneste intenzioni, è non gli augura mai inutilmente la buona notte.» Ed ora, tirando da quanto si, è detto una conclusione d'ordine morale che fra i libri stampati in questi ultimi anni, e non sono pochi di sana educazione, questo del Belgiojoso tiene un posto primissimo. I consigli, i suggerimenti dati al giovane, adesso che è di moda una certa emancipazione precoce, e le dottrine materialistiche diluite in lunari e libercoli hanno creati bisogni stuzzicando gl'istinti più bassi, gli gioveranno a sentir nobilmente di sè, a provvedere alla dignità personale; a imporsi nobili sagrifici sempre con un ideale purissimo nella mente ; l'ideale della casa dove siederà un giorno padrone, compagno, padre ed amico; ideale chè più si sente, ideale che più sarà possibile realizzare, quanto meno si avrà bazzicato con altra gente in altre case che sono agli antipodi della Nostra Casa del bravo Belgiojoso. Il quale va anche lodato per un indirizzo pratico sociale, e per aver dette molte verità utilissime a sapersi oggidì dall'artigiano e dall'operaio. Queste cose veramente non fanno per voi, giovani; ma anco qui dirle all'illustre autore per mezzo indiretto, affinchè le mie osservazioni non puzzino di pedanteria e un po' anche per indirizzare voi inesperti in questo spinosissimo ufficio del giudicare un'opera. Perchè con moltissimi lodi, si debba credo pure fare qualche leggero appunto al libro. Così l'autore ricco, insiste troppo sul dar precetti e consigli al povero in uu libro che non sarà letto certo dai poveri; ma dai ricchi, che in generale sono troppo accarezzati e trattati dal gentiluomo. Così molte gravi questioni, o sono girate o appena accennate, e con un soverchio lirismo che stuona con le crude realtà e cogli urgenti bisogni del povero. Finché sulle fertili pianure lombarde, sui1 latifondi dei grandi signori si muore di pellagra; 0 i rozzi affittajuoli op- primono gli schiavi di razza bianca, la parola del ricco che rammenta al contadino l'idillio della natura e gli effluvi della reseda e del garofano giungerà sempre amara, quasi uno scherno agli orecchi del povero. — "Se noi non pensiamo alle miserie dei contadini lombardi, scriveva un illustre autore, ci penseranno èssi ben presto; e guai se cominceranno a pensare.. Ha un bel dire l'autore — "anche i ricchi hanno le grandi loro miserie ; il popolo aspira a godere almeno il superfluo del ricco; ma nessuno può segnare il limite del superfluo, e ciò che voi giudicate come tale, egli lo può ritenere necessario.» Ma qui appunto sta il nodo della questione. Finché si vedono ricchi profondere 1' oro per un capriccio, ai piedi di qualche ballerina; quando di questi grandi insulti alla miseria si ripetono ogni giorno, non basta la poesia delle belle parole ad acquietare la profonda indignazione della coscienza pubblica offesa, e la fame del povero. Nessuno voglia dedurne che il chiarisssimo autore non senta compassione o difenda contro giustizia i vizi dei ricchi; ciò proviene piuttosto da dolcezza di carattere, da certa signorile temperanza e pacatezza di giudizio, di che si risente lo stile qualche volta freddino, compassato, inguantato. Ottima invece sempre la lingua Schietta, viva, spigliata, se ne eccettui qualche rarissimo lombardismo come reggitore (reggiù) per capoccia a pag. 26. Ma basta, per amor del cielo, che non vi venisse in mentè, dietro il mio esempio, di credere che officio del critico sia! rovistare dizionari, e bollare parole. - p 2*. SPEDIZIONE POSTALE Nel mese di Aprile verrà riattivato l'orario estivo dei viaggi dei piroscafi del Lloyd. Nella linea d'Istria i battelli partiranno da Trieste ogni lunedì (Cherso e Malinsca) ed ogni venerdì (Cherso e Rabaz) alle ore 6 antimeridiane. Ricevuto 11 prezzo d'abbonamento dai signori- (À saldo anno corrente) Paccanoni ved. Vittoria; — (A saldo I quartale anno corrente) Giuseppe Battei ; — Barbana. -0*5 f mi.': NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA ' ■ FRA TRIESTE-CAPODISTRIA Col giorno 16 Marzo 1879 fino a nuovo avviso, attivato (tempo permettendo) il seguente: ORARIO partenze nei giorni feriali: verri Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 11 ant. II. „ „ „ 5 pom Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7i|a ant. II. „ „ „3i/spom partenze nei giorni festivi: Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7ip ant. H. „ „ „ 5 pom. Da Trieste per Capodistria I. corra alle ore 11 ant II- Wr, „ 61/2 pom. Prezzo di passaggio Per ogni persona itìdistintantente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 30. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo S. Carlo, < [in Capodistria il Porto. Trieste, nel Marzo 1879 L'IMPRESA