PELLA GRAZIA Dl DIO E DELLA SEDE APOSTOLICA DOTTOHE IX TEOLOGI V. ai fedeli clella sua Archidiocesi Salute e Bcnedizione dal Signore! H&./orse ormai piii di un anno, dacche la Diocesi di Gorizia piange la perdita deli’ amato suo Pastore, tanto insigne per pieta e paterna bonta di cuore. Si fu per divina disposizione, che io, quantunque immeritevole, fossi chiamato ad occupare il pošto deli’ immortale Prelato, che con ogni ragione riscosse la venerazione e 1’ amore di questa Diocesi, e principalmente della citta di Gorizia. II solo pensiero di essere successore di un’ Arcivescovo cotanto amabile pelle sue virtu, qual’era Francesco - Saverio, basterebbe a riempire di confusione 1’ animo mio conscio della propria insufficienza e debolezza, ove non ci fossero ben altre ragioni, che accrescono il mio timore ai moraento del mio ingresso presso di Voi. Principal¬ mente ho sotfocchio le parole di S. Paolo a Tito e Timoteo, (Tim. III., Tit. I.) intorno ai doveri di un Vescovo. Fa di mestieri che un vescovo sia un abile Maestro dei fedeli, ed un luminoso Modello ai medesimi di tutte le cristiane virtu. Conviene ch’ei sia senza timore di uomini, senza accettazione di persone, urgendo ogniuno ali’ adempimento dei propri doveri. Se ora rimpetto ai doveri vescovili suespressi dali’ Apostolo pongo le deboli mie forze, e la sentita mia insufficienza; resto soprappreso da un tale aifanno, che non puo essere menomato da tutto 1’ esterno splendore della dignita onde mi veggo rivestito. Cio che ancora di piri contribuisce ad accrescere il mio timore, si e 1’ attualita dei tempi nei quali io sono chiamato ad assumere il regime pastorale di una Diocesi cosi cospicua. I nostri tempi sono travagliati da interno spirituale morbo, simile al quale, difficilmente rinvenir si puote in veruna epoca precedente. Le parole di Dio, per bocca di Geremia, eminentemente si adattano ai tempi nostri: „Hanno abbandonato me fontana d’ aequa viva, e sono andati a scavarsi delle cisterne, delle cisterne che gernono, e contenere non possono le acque“ (Gerem. II. 13.). L’ epoca nostra conta un gran novero di sedicenti llluminati, i quali rispingendo da se la Dottrina di Gesu Cristo, si attaccarono alle Creature, collocando nelia vertigine dei superbi loro pensa- menti 1’ uomo invece di Dio. Senza la fede, che dal cielo ci reco Cristo Gesti, senza la Carita, che e il frutto di questa fede soltanto, senza la Speranza, che c’invita ad aspirare alle cose di lassu, il mondo attuale e strascinato a ruina pella concupiscenza della čarne, pella concupiscenza degli occhi, pella superbia della vita. (Gio. II., 16.) E’ vero benst, che la čarne, a detta deli’ Apostolo, reagendo costantemente contro lo spirito, ha originato mai- sempre delitti di ogni sorta; ma sono esclusivamente proprie dei tempi nostri formali prediche del Sensualismo, qual ultimo fine delfuomo, 1’ aperta difesa del delitto , ed il vezzo di pre- sentare il vizio sotto mentite spoglie di virtii sociali. E’ vero benst che furonvi maisempre rivollure contro Dio, contro la Chiesa, contro i Principi e le podesta legittimamente costi- tuite; ma e vezzo tutto proprio del secol nostro che in alcuni Stati cristiani si tollerino, e si serbino i focolari di ribellione, e la sistematica organizzazione di sollevazioni, atte solo a distruggere, e non a produrre alcunche di durevole. Se ora io esamjno i doveri imposti da Dio ad un Vescovo, in relazione a si spiacevoli circostanze de’ tempi, e indi misuro le deboli mie forze; risultera chiaro non essermi io ntal apposto dicendo, che il vescovile ministero e pieno di travaglio e di sollecitudini. Siccome čolni che e chiamato a star a capo di una societa dee anzi tratto avere la coscienza delle proprie forze, ed il conseguente coraggio per adempire il primo, qual Condottiero e Guida, i proprii doveri; cosi e naturale che io cerchi mo¬ tivi del mio coraggio, e della inia fiducia. Ma donde a me il coraggio?.. donde a me la ftducia?.. Anzi tratto io ripongo tutta la mia confidenza in quel Dio, che affido a me una cosi importante apostolica missione. Ouando alla vacanza di questa sede arcives- covile intesi, che forse la scelta del pastore novello avrebbe potuto cadere nella mia persona, da queli’ istante non cessai nelle mie preghiere di rappresentare a Dio che m’imponesse questo peso soltanto se cio sia per ridondare a salvezza deli’ anima mia, e a quella delle pecorelle a me affidate. E giacche piacque al graziosissimo Monarca di prescegliere me a questa alta Dignita, e questa scelta fu approvata e confermata dal Supremo Pastore della Cattolica Chiesa: io nutro fondata speranza, che la mia vocazione a questa illustre Sede šara ratificata dali’ invisibile Pastore, e Vescovo delle anime nostre (I Piet. II. 25.) — Se cio e co^i, io attender posso con fiducia che il Signore vorra benedire le mie premure, serven- dosi di un fragile istromento a consumazione dei suoi santissimi fini tendenti alla felicita eterna di tutti gli uomini; giacche non e nulla ne colui che pianta, ne čolni che inaffia; ma Dio che da il crescere. (I Cor. III., 7.) Se deboli sono le mie forze; Iddio non edifico la santa sua Opera su forza umana; — se poco e mancante il mio sapere; Iddio non puntello la celeste dottrina con parole di umana sapienza. ,,Considerate la vostra vocazione dice 1’ Apostolo, eorne non molti sapienti secondo la čarne, non molti potenti, non molti nobili; ma le cose stolte del mondo elesse Dio per confondere i Sapienti; e le cose deboli del mondo elesse Dio per confondere le forti, e le ignobili cose del mondo e le spregevoli elesse Dio, e quelle che non sono per distruggere quelle che sono; affinche nessuna čarne si dia vanto dinanzi a lui. CI Gor. I., 26 — 29.) Per convincere manifestamente gli uomini della divinita della sua dottrina, Cristo scelse per suoi apostoli dodici incolti ed imperiti uomini, ai quali concesse i lumi straordi- narii del suo Santo Spirito, e il dono dei iniracoli. Dopo che il Cristianesimo preše radice, questi straordinari doni in gran parte cessarono, e sarebbe un tentare Dio, il voler oggidi ancora dalla barca peschereccia, e dalla Gabella, cliiamare gli uomini alla Sede Vescovile. Il Salvatore pero, in conformita alle sue promesse, non si ritiro giammai dalla sua Chiesa.“ „Ecco cbe io son con voi per tutti i giorni sino alla consumazione de secoli.“ ((Mat. 28, 20.) La grazia divina anche oggigiorno in modo invisibile stringe il santo nodo fra i pastori ed i fedeli, anche oggigiorno scende dali’ alto il lume e la forza per annunziare le verita della salute, anche oggi giorno la divina grazia apre il cuore dei credenti per ricevere fedelmente la parole di vita, e per vivere a norma di quelle. Su questo invisibile, ma certo divino soccorso io edifico, dilettissimi! Se chiamommi Iddio a pastore della sua greggia; io ho la fei-ma liducia eh’ Ei benedira e fara prosperare le mie fatiche. Cio che in secondo luogo mi rincuora, si e il pensiero che io, qual Vescovo nella Chiesa di Dio, non souo isolato; ma qual Membro della Gerarchia constituita da Gesii Cristo, partecipo alle promesse fatte ai Pastori della Cattoliea Chiesa, in comunione coi quali io ricevo gl’ invisibili soccorsi della grazia celeste. Si, un Vescovo non ista da se; ma si riconosce qual Membro della Gerarchia nella Chiesa militante di Gesii Cristo, la quale e il Jlegno di Dio sulla terra, edificata nel tempo; ma da durare salda ed inconcussa perche fondata sopra ferma Pietra, sorretta dal divino suo Fondatore, illuminata e guidata dalla grazia dello Spirito Santo, onde continuare 1’ opera della redenzione sino alla fine de secoli. Cristo stabili che gli Apostoli ed i loro legitlimi successori, sotto 1’ invisibile guida del suo Santo Spirito, proseguissero in sua vece la Dottrina e 1’ ecclesiastico ministero. Ei parlo ai suoi Apostoli: ,,Come mando me il Padre auch’ io mando voi ££ (Gio. 20, 21.) Indi: „E stata data a me tutta la potesta in cielo e in terra: andate adunque, istruite tutte le genti battezzandole nel Nojne del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutto quello che io vi ho comandato: ed ecco che io sono con voi per tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli^ (Mat. 28, 18—20.) Ouali coadjutori degli Apo¬ stoli, stabili il Signore settantadue Discepoli cui spedi nelle citta e nei villaggi dicendo —“ Chi ascolta voi ascolta me, e chi voi disprezza, disprezza me. E chi disprezza me, celui disprezza che mi ha mandato^ (Luc. 10, 1. 16.) Non bisogna separare gli Apostoli dai Discepoli, ma fa di mestieri che sieno uniti onde concordemente fra di loro compiere 1’ opera ad essi affidata. Onde cid si avveri, e quest’ unita si mostri palese, e si serbi per tutti i tempi; il Signore diede agli Apostoli, e per essi a tutta la Chiesa, un Capo Supremo qual ceutro di unita. Come tale fu prescelto S. Pietro, sopra il quale, come sopra saldissima pietra, Cristo edifico la sua Chiesa, a lui diede le chiavi del Regno de cieli, (Mat. 16, 18. 19.) e a lui commise di pascere i suoi Agnelli e le sue pecorelle. (Gio. 21, 15 — 17.) Affinche si conservasse 1’ Unita e la Concorde operazione fra gli Apostoli ed i Discepoli, ed un ben ordinato amore collegasse le membra della Chiesa, il Signore štabih innoltre che fra i Pastori stessi della sua Chiesa esistesse una gradazione di poteri, per cui gli uni fossero sottoposti agli altri. In quella guisa che gli Apostoli erano soggetti a S. Pietro; cosi i settantadue Discepoli devono essere soggetti agli Apostoli. „Lo stesso Signore, serive S. Paolo, altri costitui Apostoli, altri Profeti, altri Evangelisti altri Pastori e Dottori, per il perfezionamento de Santi, pel lavorio del Ministero peli’ edificazione del Corpo di Cristo“ (Eles. 4, 11. 16.) L’ istituzione di Dottore, Prete, e Pastore dee, secondo la volonta del Signore, durare sino alla fine del mondo. E conciossiache gli Apostoli ed i Discepoli non potevano essere dapertutto, ne rimanere sempre presso i fedeli; cosi gli Apostoli, secondo 1’ ordine ricevuto da Gesu Cristo , scelsero e consecrarono Pastori superiori cioe i Vescovi, e in ajuto di questi, i Preti. Lo stesso fecero in seguito i Vescovi costituiti dagli Apostoli (1 Tim. 4, 14), e cosi si pratica sino al di d’ oggi. In luogo di S. Pietro, sottentro il di lui successore nell’ Apostolica Sede di Homa, il Santo Padre; in luogo degli Apostoli, sottentrarono i Vescovi, ed in luogo dei Discepoli, i Preti. E’ questa una successione non interrotta nella Chiesa di Dio, derivante da Cristo e dagli Apostoli. Di qual sollievo quindi per un Vescovo si e il pensiero, eh’ egli e Membro della Gerarcliia di una Cliiesa che spiega i suoi pacifici Vessilli su tutti i punti della terra, eh’ ei ricevette la missione da Gesu Cristo per mezzo del supremo Capo della Chiesa, — che le promesse fatte da Gesti Cristo pur lo riguardano, che egli non da se, ma sotto la guida del Padre comune de’ Credenti, e nell’ intima comunione de’ suoi fratelli, i Vescovi, ha da lottare la lotta del Signore! Siccome, per quanto gli soprasta e lo circonda, un Vescovo non e isolato, cosi non lo e neppure per quanto gli e sottoposto, che anzi si consola di possedere abili cooperatori ai suoi travagli. Questi sono i suoi Preti Diocesani i quali, insieme col loro Pastore, lavo rano in una porzione deli’ eletta vigna del Dio di Sabaot. Ouesto rillesso contribuisce di molto a diminuire la mia apprensione nell’ assumere il governo di questa illustre Diocesi, e ad infondere novello vigore nell’ animo mio. Quello che innoltre m’ incoraggia sull’ esordio del pastorale mio ministero, si e la circostanza delle favorevoli relazioni nelle quali, la merce di Sua Maesta Apostolica, si trova la Chiesa in Austria, lo che e segno del pari della politica di lui sapienza nel civile reggimento. Mentre aleuni governi cattolici in varie guise restringono 1’ operosita degli Organi della Chiesa, la Chiesa in Austria, merce del suo Monarca, non e ne turbata ne ritardata nel libero suo moto. Mentre aleuni Governi Cattolici spogliano la Chiesa dei suoi beni legitti- mamente garantiti; la Chiesa in Austria ha assicurato il possesso e 1’ amministrazione dei suoi beni. Mentre aleuni Governi Cattolici, guidati da uno spirito irreligioso, rompono senza riguardo e senza coscienza i patti solennemente stipulati col Supremo Capo della Chiesa; il nostro pio Monarca s’ adopera, di concerto colla Sede Apostolica, di comporre quelle diffe- renze, che nella seconda meta del secolo passato si erano introdotte fra la Chiesa e lo Stato, e che in molteplici guise angustiavano le coscienze de Vescovi, e dei Curatori deli’ anime, e rendevano imperfetta 1’ attivita dei medesimi. Non e che 1’ ignoranza, o la malizia quella che sostiene non potervi essere veruna armonia e cooperazione fra la Chiesa che sussiste da se stessa, e lo Stato indipendente. E’ egli, I’ uomo, pel cui benessere s’ interessano entrambe le podesta, 1’ uomo, dico, che qual essere sensitivo-ragionevole, composto quindi di due differenti sostanze, ha da essere educato qual abitante della terra e qual cittadino del Cielo. Lo Stato si occupa del benessere temporale degli uomini, la Chiesa deli’ eterno, per guisa che entrambe le Podesta hanno da prestarsi scambievolmente la mano pella consecuzione dei lor fini. Se io ora rivolgo gli sguardi a parecchi Stati ne’ quali la Chiesa e o apertamente perseguitata, od in isvariate guise impedita nella sua operosita; mi ridonda a vera consolazione il non dover io paventare contrarieta, o persecuzioni; ma anzi contare sulla benefica protezione dello Stato. Da ultimo attingo coraggio e fiducia, dalla fiducia stessa con cui mi vengono incontro i nuovi miei Diocesani, i quali pieni di benevolenza mi salutarono, e mi si raccomandano pella loro religiosita e pel rispetto che dimostrano al loro Pastore. II mio predecessore di bene- detta memoria era esornato di cosi amabili virtu, che sforzavano ad amarlo e venerarlo: pure 10 sono intimamente convinto, eh’ Ei riscosse un si conscienzioso rispetto anche in riguardo al carattere Vescovile di cui era insignito, ed alla persuasione che dovea essere rispettato in Lui un Successore degli Apostoli. Per quest’ ultimo motivo spero anch’ io di essere da voi onorato in visla del mio carattere, se anche non fossi cosi fortunato, di conciliarmi il vostro amore, come ardentemente io desidero. Prima d’ ogni altra cosa e necessario, dilet- tissimi, che noi reciprocamente ci facciamo incontro con confidenza, e che reciprocamente non formiamo grandi aspettative. Io da parte mia avrb sempre presenti le parole deli’ Apostolo delle Nazioni. „1 re delle genti le governano con impero; e quelli che le hanno sotto il loro o dominio si chiamano benefattori. Non pero cosi tra di voi: ma chi tra di voi e piii grande, sia come il piii piccolo, e colui che precede, sia come uno che serve.^ (Luc. 22, 25, 26.) Voi d’ altronde ricordatevi deli’ avvertimento del medesimo Dottore delle Genti „Siate ubbi- dienti ai vostri prelati, e siate ad essi soggetti, imperocche essi vegliano, come dovendo render conto delle anime vostre, onde Io facciano con gaudio e non sospirando: perche questo non e utile a voi. 6- (Ebr. 13, 17.) Con tali accenti, Dilettissimi, credetti opportuuo di dovervi salutare al primo mo- mento del mio ingresso presso di voi. Possano le mie parole trovare un grato terreno! Onde cio avvenga io non tralasciero di supplicare con umilta e fervore il celeste Padre, da cui viene ogni bene ed ogni dono perfetto, ond’ Ei benedica le mie premure. Voi unite le vostre preghiere alle mie! Seguiamo in cio 1’ esempio deli’ Apostolo Paolo, che assicurava i fedeli di lloma, di essere costantemente memore di essi nelle sue preghiere, ed li invitava di pregare per lui il Signor nostro Gesii Cristo, ed ajutarlo colle loro supplicazioni dinanzi a Dio. (ai Rom. 1, 10—15.) Pregate pel Padre universale di tutti i credenti il Sommo Pontefice Pio IX, onde 11 popolo cristiano, che per disposizione divina viene governato da un Pastore cosi grande, sotto la di lui condotta cresca nella fede e nei meriti. Pregate peli’ Augusto nostro Monarca Francesco - Giuseppe, che per superno ordinamento tiene le redini di questo Impero, affinche con sapienza e forza guidi i popoli alle di lui cure commessi, e li scorga a maggior benessere. Pregate anche per me servo inutile del Signore, perche Ei si degni di abbassare su di me i pietosi suoi sguardi, onde sorretto dalla sua grazia preceda i fedeli in ogni buona opera colla parola e coli’ esempio. Padre delle misericordie! Henedite tutti i fedeli che a me affidato avete, onde volenterosi ascoltino le ammonizioni del loro pastore, e le serbino nei lor cuori, e cammi- nino nei sentieri della salute. Ilavvivate e fortificate la loro speranza, onde prima d’ ogni altra cosa attendano al regno di Dio cd alla sua giusrtzia. Accendete nei loro cuori la ftamma del vostro santo Amore, segno caratteristico di im vero crisf iano. onde amino Voi sopra ogni cosa, ed i prossimi loro come se stessi. Benediteci tntti, o Principe dei Pastori! il Pastore e la greggia, aflinche verun di noi vada perduto; nia tutli conseguano la Vita eterna: Cosi sia. Dato in Gorizia nella Festa della Nativita di S. Giovanni Battista 1’ anno del Signore 1855. Principe ■ Arcivescovo. Lubiana coi tipi di G. R. M Ulit«.