OD Edinost in dialog Unity and Dialogue letnik 72, leto 2017, strani 183-201 Izvirni znanstveni članek (1.01) Besedilo prejeto: 10. 9. 2017; sprejeto 17. 9. 2017 UDK: 27-242-27 Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapienza in Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero Govor modrosti v Prg 8 v prevodu Martina Lutra Riassunto: Uarticolo e costituito da dueparti. Nellaprimaparte l'autricepresenta le caratteristi-che fondamentali della traduzione della Bibbia di Lutero, facendo particolare riferimento alla traduzione dell'AT. Nella secondaparte analiza e commenta la traduzione di Lutero di Pr 8. Uarticolo colloca l'opera di Lutero nel contesto europeo dell'epoca, caratterizzato dal forte influsso della Bibbia sulla cultura, e legge la traduzione del riformatore neTorizzpntepiu ampio delle traduzioni della Bibbia gia esistenti in alcune lingue moderne. In seguito il contributo presenta i principi della traduzione della Bibbia enunciati dallo stesso Lutero e le caratteristiche della traduzione dell'AT. L'analisi di Pr 8 e un esempio di come Lutero interpreta i testi veterotestamentari privilegiando la traduzione letterale, ma mostrando ancheparticolare attenzione al discorso della sapienzapersonificata. In alcuni punti la traduzione si allontana dalla fonte ebraica sottostante e segue la traduzione greca e latina. Parole chiave: Lutero, riforma, traduzione, ermeneutica, Proverbi, discorso della sapienza per-sonificata Povzetek: Članek je sestavljen iz dveh delov V prvem delu predstavlja osnovne značilnosti Lutrovega prevoda Svetega pisma s posebno pozornostjo do prevoda Stare zaveze. V drugem delu analizira in komentira Lutrov prevod Prg 8. Članek postavlja Lutrovo delo v evropski kontekst, zaznamovan z močnim vplivom Svetega pisma na literaturo in kulturo ter v razmerju do drugih tedanjih obstoječih prevodov Svetega pisma v moderne jezike. Nato posreduje temeljna načela Lutrovega prevoda Svetega pisma, kakor jih predstavlja sam Luter, in značilnosti prevoda Stare zaveze. Analiza Prg 8 je primer Lutrovega razumevanja starozaveznih besedil, kjer pretežno priviligira dobesedni prevod, hkrati pa kaže posebno pozornost do govora poosebljene modrosti in se pri prevodu mestoma oddalji od hebrejskega izvirnega besedila in sledi grški in latinski prevod. Ključne besede: Luter, reforma, prevod, hermenevtika, Knjiga pregovorov, govor poosebljene modrosti 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) 1. La traduzione della Bibbia di Martin Lutero La relazione con la Sacra Scrittura ha svolto un ruolo peculiare nell'atti-vitá del riformatore tedesco Martin Lutero tanto che tutta la sua opera potrebbe essere definita una interpretazione globale e sfaccettata della Bibbia (Raeder 2008, 363-406). Alcuni studiosi individuano il centro della sua teologia non tanto nella teologia della giustificazione o nella teologia della croce, quanto piuttosto in una teologia della Parola (the-ologia verbi)} Senza voler entrare nel merito della teologia di Lutero e trascurando il contesto polemico che emerge dai suoi scritti, vogliamo considerare alcune caratteristiche della sua attivitá di traduttore della Bibbia, alla quale dedico gran parte della sua vita, per poi soffermarci a considerare, la traduzione del passo sapienziale di Pr 8 dove leggiamo uno dei discorsi piu significativi della sapienza personificata. 1.1 La traduzione della Bibbia in tedesco di Lutero nel contesto europeo del XVI sec. La traduzione della Bibbia compiuta da Martin Lutero in lingua tedesca dai testi originali, e non dalla Vulgata come avveniva solitamente nel XVI sec., gli ha meritato diversi riconoscimenti in ambito religioso, lin-guistico e letterario, pur non essendo egli inprimis filologo.2 Tutta la sua attivitá fu impregnata dallo studio e dall'interpretazione della Sacra Scri-ttura, non solo i suoi corsi, le traduzioni, le introduzioni ai singoli libri, ma anche i sermoni, le cosiddette postille (postilla di Natale, postille del tempo di Avvento, postilla di Quaresima, postilla sulla Chiesa ecc.), le dispute, gli scritti, le lettere, le opere liturgiche per cui la traduzione della Bibbia puo ben essere considerata il concentrato di tutta la sua attivitá esegetico-teologica. Cosí nell'introduzione di Vinay, Valdo. 1967. Scritti religiosi di Martin Lutero. Torino: Unione Tipografico-Editrice Torinese, 17; cfr. anche Bizer, Ernst. 1966. Fides ex auditu. Eine Untersuchung über die Entdeckung der Gerechtigkeit Gottes durch Martin Luther. Neukirchen-Vluyn: Neuchirchener, 149. Erasmus Alberus afferma di lui: »Lutherus linguae Germanicae parens, sicut Cicero Latinae«; cfr. Pérez Varas, Feliciano. 1984. La obra poético-religiosa di Lutero. In: Martin Lutero (1483—1983). Jornadas Hispano-Alemanas sobre la personalidad y la obra de Martín Lutero en el V Centenario de su nacimiento. Salamanca, 9-12 de noviembre 1983. Dieter Koniecki e Juan Manuel Almarza-Meñica, ed. Documentos y Estudios 38. Madrid: fundacion Friedrich Ebert, 42; cfr. anche Corsani, Bruno. 2001. Lutero e la na. Interpretare la Bibbia oggi 3.10. Brescia: Queriniana Edizioni, 35. 2 Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in 185 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero Non bisogna tuttavia trascurare l'influenza esercitata dalla Bibbia nel XVI sec. e nei secoli precedenti, come veicolo principale di cultura. Afferma Luis Alonso Schöckel a proposito dell'epoca medievale: »La Edad Media es una era enormemente biblificada.« 3 D'altro canto, numerose erano le traduzioni parziali o complete della Scrittura (in maggioranza dalla Vulgata ma anche dai testi originali) nelle lingue che circolavano nei vari paesi, si pensi ad es. alle numerose traduzioni spagnole realizzate tra il XIV ed il XV sec. (Alonso Schöckel 1984, 56) o anche alle traduzioni tedesche (ad es. l'antica traduzione di autore anonimo pubblicata da Johannes Mentelin nel 1466 a Strasburgo)4 e italiane (ad es. la traduzione del monaco camaldolese Niccolo Malermi del 1471). In questo quadro complesso e diversificato dell'Europa del XVI secolo è da situare l'opera di traduzione della Bibbia di Lutero che appa-re una sintesi di quanto si poteva ravvisare in modo »diffuso« nell'opera di diversi traduttori europei.5 Dal 1° ottobre 1512, quando gli fu conferita la laurea di docente in Sacra Scrittura, Lutero si dedico all'insegnamento e al commento dei testi biblici (tenendo corsi sul libro della Genesi, dei Salmi, sulla Lettera ai Romani, ai Galati e agli Ebrei). Egli subentrava a Giovanni Staupitz, pri-ore del convento agostiniano di Erfurt e titolare della cattedra di esegesi biblica all'università di Wittenberg. Il 21 settembre del 1522 pubblico sempre a Wittenberg la prima edizione del Nuovo Testamento e nel 1534 la prima edizione della traduzione completa della Bibbia (Biblia, das ist: diegant%e Heilige Schrift deutsch). Un dato interessante, indicatore della sua ricerca continua di soluzioni linguistiche sempre più adeguate sono le numerose revisioni condotte sulla traduzione. Tra il 1522 e l'anno »Il Medioevo e un'era enormemente influenzata dalla Bibbia«; cfr. Alonso Schoc-kel, Luis. 1984. La traducción de la Biblia de Lutero y las traducciones españolas. In: Martin Lutero (1483 - 1983). Jornadas Hispano-Alemanas sobre la personalidad y la obra de Martín Lutero en el V Centenario de su nacimiento. Salamanca, 9-12 de noviembre 1983. Dieter Koniecki e Juan Manuel Almarza-Meñica, ed. Documentos y Estudios 38. Madrid: Fundacion Friedrich Ebert, 53—54, fonda la sua osservazione su una serie di esempi di predicatori, autori di opere spirituali e poeti religiosi spagnoli che facevano ampio uso del testo biblico. Si consideri ad es. l'antica traduzione di autore anonimo pubblicata da Johannes Mentelin nel 1466 a Strasburgo, cfr. Raeder 2008, 395-396. In questo modo applichiamo al piu ampio contesto europeo quanto osservato nel contesto spagnolo; cfr. L. Alonso Schockel 1984, 56. 11 186 ® Edinost in dialog 72 (2017) della morte, il 1546, si contano ben 253 edizioni totali o parziali della Bibbia di Lutero in tedesco (Corsani 2001, 35-36). Abbiamo gia osservato che biblisti e linguisti lodano Lutero per la sua sensibilitá nell'uso della lingua tedesca, per il »senso della lingua« da lui mostrato. Egli stesso nella sua Sondbrief von Dolmetschen (Lettera del tradurre) del 1530 descrive con alcuni esempi le caratteristiche che dovrebbe avere un buon traduttore della Bibbia (Corsani 2001, 35-36):6 Rendere il testo originale nel miglior tedesco possibile, dando preferen-za alla lingua parlata piuttosto che alla lingua scritta.7 Il paziente cercare termini esatti ed espressivi, corrispondenti al signifi-cato del testo originale.8 La necessitá di scegliere buoni collaboratori.9 La necessitá di qualitá soggettive del traduttore.10 Al momento della composizione della lettera, Lutero aveva già tradotto il Nuovo Testamento e con l'aiuto dei suoi collaboratori (Melantone, Aurogallo e Cruciger, più esperti di lui nella lingua ebraica), anche buona parte del Primo o Antico Tes- tamento (nel 1523 il Pentateuco, nel 1526 i Libri Storici e nello stesso anno anche i libri sapienziali). Nel 1532 sarebbe ancora uscita la traduzione dei libri profetici e, infine, nel 1534 l'edizione completa della Bibbia comprendente anche i libri deute-rocanonici. Spesso nella Lettera sull'arte del tradurre Lutero accosta due verbi: tradurre e parlare oppure parlare e scrivere; altrove egli mostra la differenza tra l'uso di un deter-minato termine in greco o in latino o in tedesco per giustificare le proprie scelte di traduzione; cfr. Vinay 1967, 702.708. Lutero al tempo stesso ribadisce: »Tuttavia nella mia traduzione non mi sono allontanato troppo liberamente dalla lettera, anzi nell'esame di ogni passo mi sono molto preoccupato, insieme ai miei collaboratori di rimanere il più possibile aderente al testo, senza discostarmene con eccessiva libertà [...] ho preferito scostarmi dall'uso corrente della lingua tedesca piuttosto che allontanarmi dal testo.«; cfr. Vinay 1967, 712. Lutero afferma: »Mi sono applicato a tradurre in tedesco puro e chiaro. Mi è capi-tato ben spesso di cercare e chiedere durante quindici giorni, tre o quattro settima-ne, una sola parola, senza per il momento poterla trovare.«; cfr. Vinay 1967, 707. Ad es. parlando della traduzione del libro di Giobbe, Lutero menziona la ricerca comune e prolungata con Melantone e Aurogallo per tradurre brevi passi del testo; Vinay 1967, 707. Cfr. Vinay 1967, 712—713: »Ah, tradurre non è un'arte fatta per tutti, come pensa-no i santi insensati! Bisogna avere un cuore veramente pio, fedele, zelante, timoroso, cristiano, dotto, sperimentato, esercitato. Percio ritengo che né un cattivo cristiano né uno spirito settario sia in grado di tradurre fedelmente.« 10 Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in 185 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero L'insistenza sul principio di rendere più precisamente possibile il »sen-so« più che la lettera, qualifica la Bibbia di Lutero al tempo stesso come opera di interpretazione. 1.2 La traduzione dell'Antico Testamento Lutero dedico gran parte della sua attività di traduttore all'Antico Testamento, ispirato anzitutto dai principi del movimento umanistico.11 Solo tra il 1515 ed il 1518 diede precedenza al Nuovo Testamento. Per la traduzione dal greco fece riferimento all'edizione del Nuovo Testamento di Erasmo da Rotterdam (Basel 1516). Il riformatore si distingue tutta-via dalle posizioni del »principe degli umanisti«. Quest'ultimo preferiva infatti il Nuovo Testamento all'Antico sostenendo di avervi scoperto »la filosofia di Cristo«, considerato come colui che rinnova la natura umana creata (Raeder 2008, 370). Pur non negando l'utilità dell'AT in relazione a Cristo e al suo insegnamento, Erasmo privilegia un'interpre-tazione allegorica dell'AT, che invece Lutero rifiuta. Per Lutero, come egli stesso afferma (Miegge 1946, 129—131), nella comprensione del NT ha un ruolo chiave l'espressione Paolina secondo la quale la giustizia di Dio si rivela nel vangelo (Rm 1,17). Negli anni di più intenso impegno alla traduzione del NT egli si fermo a considerare la relazione dialettica esistente tra la Legge ed il Vangelo considerandolo il problema principale della Bibbia. L'importante lavoro di Heinrich Bornkamm consente di fare luce sul modo con cui Lutero considerava l'AT e la relazione tra i due Testamenti (Bornkamm 1948). Per Lutero l'AT e il NT costituiscono le due parti di un tutto. Dio agisce in entrambi attraverso diverse categorie, quella della Legge, del vangelo, della giustizia, della grazia. Quando Dio nell'AT agisce secondo la categoria della grazia, agisce per mezzo di Cristo. In questo modo Lutero puo leggere l'AT scoprendovi Cristo. Nel compiere questa particolare operazione esegetica, secondo il parere di Bornkamm, egli non utilizza né l'allegoria né la tipologia ma piuttosto Il ritorno alle fonti e ai Padri della Chiesa furono i motivi ispiratori degli appar-tenenti a questo movimento culturale. In particolare Johannes Reuchlin, Jacques Lefèvre d'Ètaples e Erasmo da Rotterdam esercitarono un certo influsso sull'opera esegetica di Lutero, rispetto ai quali nel corso della sua attività elaboro le proprie posizioni; cfr. Raeder 2008, 368-370. 11 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) una categoría ermeneutica che l'autore definisce: Christus%eugnis (la testi-monianza di Cristo).12 Per quanto concerne i principi esegetico-ermeneutici d'interpretazione dell'AT, Lutero ci ha lasciato un lavoro articolato, introduttivo all'AT come totalità e ai singoli libri. Attribuisce un ruolo particolare al Pentateuco, cioè ai libri della Legge, considerando tutti gli altri come un commento e un'illustrazione dei primi cinque.13 1.2.1 La traduzione dei libri poetici Nelle Prefazioni alla Bibbia, Lutero mostra particolare interesse per i libri sapienziali; la sua traduzione è comprensiva del Siracide e della Sa-pienza, detti anche deuterocanonici. Il primo a essere presentato è il libro di Giobbe (nel 1524) considerato da Lutero il più difficile a causa del linguaggio e dello stile, più che per il contenuto. L'autore del libro, e poeta, giunge alla conclusione che solo Dio è giusto. Tuttavia Giobbe è presentato come colui che al momento della prova pensa che Dio non sia Dio ma un tiranno adirato che agisce con forza e non si cura della vita onesta di nessuno. Questo è per Lutero 11 contenuto centrale del libro nel quale la grazia di Dio rimane come nascosta. A suo parere, è stato scritto per consolarci e per mostrare come Dio lasci incespicare anche i suoi fedeli e quali siano i pensieri 12 Cfr. il passo di Gv 5,39 al quale Lutero fa riferimento all'inizio della prefazione all'AT; cfr. Lutero, Martin. 1987. Prefazioni alla Bibbia. Marco Vannini, ed. e tradut-tore. Genova: Edizioni Marietti, 3. Si veda anche Bornkamm 1948, 213. 13 Lutero afferma: »Sappi ordunque che questo libro è un libro della legge, che inse-gna cosa l'uomo deve fare e non fare, ed offre esempi e storie di come tali leggi sono osservate o trasgredite. Cosí come il Nuovo Testamento è un Vangelo, ov-vero un libro della grazia, che insegna dove si deve attingere perché la legge venga adempiuta. Ma, come nel Nuovo Testamento accanto alla dottrina della grazia, vengono dati molti altri insegnamenti, che sono leggi e comandamenti per dominare la carne, giacchè in questa vita lo spirito non diviene perfetto, né puo governare la sola grazia, cosí anche nell'Antico Testamento, accanto alle leggi, ci sono alcune promesse e affermazioni di grazia, con cui i santi padri e i profeti, sotto la legge, si sono mantenuti nella fede di Cristo, come noi. Tuttavia come la dottrina propria del Nuovo Testamento è quella di annunciare la grazia e la pace tramite il perdono dei peccati in Cristo, cosí la dottrina propria dell'Antico Testamento è quella di indicare le leggi e i peccati e di esigere il bene. Sappi di attenderti questo nell'Antico Testamento.«; cfr. Lutero 1987, 4. Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in 185 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero dell'uomo nella paura della morte. Lutero tocca nella prefazione anche il problema testuale di rendere comprensibile il linguaggio poetico del libro. Alcuni passaggi (Gb 5,5; 28,8), se fossero tradotti letteralmente, avrebbero davvero poco senso. Lutero accorda particolare attenzione allo studio e alla traduzione dei Salmi sottolineando come spesso appaia in questi testi l'espressione »misericordia e veritá«, da lui resa con »bontá e fedeltá«. Egli scrisse tre prefazioni al libro dei Salmi (nel 1524, 1528, 1545) e due postille (nel 1525 e nel 1531). Il motivo di questo suo particolare interesse e legato al fatto che i salmi trasmettono piu che le azioni, le parole e le preghiere degli oranti con Dio. Ci permettono di cogliere quanto avveniva nel loro cuore. I temi trattati ci consentono di vedere come in una luce riflessa la Chiesa, noi stessi, il nostro rapporto con Dio e le creature. La prefazione ai Libri di Salomone (Proverbi, Qohelet e Sapienza) del 1534 di li a poco fu sostituita dalle singole prefazioni al libro dei Proverbi e al Qohelet. Lutero sottolinea l'intento educativo del libro dei Pro-verbi, attribuito a Salomone, che consiste nel mostrare ai giovani, attra-verso l'uso dei proverbi, la virtu e il valore dell'ubbidienza, intesa come attendere a quanto Dio ha stabilito.14 Nella singola prefazione al libro dei Proverbi egli tocca in modo piu specifico il tema della sapienza, definita come sapienza di Dio che possiamo imparare dalla parola e dall'opera di Dio. Stoltezza invece e, per contrasto, la mancanza della parola di Dio. Saggio e dunque colui che dirige la sua vita secondo la parola e l'opera di Dio mentre folle e colui che crede di orientarsi secondo il proprio senso e parere. Lutero sostiene che sia stato scritto da Salomone come esem-pio per sovrani e governanti perche, pur tra gli impegni del governare, si prendano particolare cura dell'educazione dei giovani. Per quanto riguarda il libro del Qohelet, Lutero lo denomina »Predica-tore«15 e non lo attribuisce a Salomone16 ma ai maestri della comunitá. »Non c'è virtù maggiore dell'ubbidienza, e dell'attendere a quel che è comandato. Questi si chiamano saggi; i disubbidienti si chiamano folli, anche se non vogliono essere né essere chiamati disubbidienti e folli.«; cfr. Lutero 1987, 29. Da cui deriva, in alcune lingue moderne, un titolo simile, quale »Pridigar« (traduzione letterale in lingua slovena del titolo ebraico: Qohelet). Come egli stesso afferma: »Il libro non è certamente scritto o composto dal re Salomone stesso di propria mano, ma udito dalla sua bocca da altri.«; cfr. Lutero 1987, 33. 14 15 11 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) L'opera a suo parere dovrebbe avere come titolo: »Contro il libero arbitrio« in quanto insegna ad essere distaccati da quanto noi pensiamo e vogliamo, per lasciar operare Dio in tutte le cose anche contro e senza il nostro sapere e consiglio. Come leggiamo nella prefazione generale ai libri di Salomone, la finalita del Qohelet e di insegnare ad essere pazienti e costanti nell'obbedienza, contro ogni tristezza, attendendo nella gioia l'ultima ora. Al termine della presentazione cita il passo di Mt 6,34: »Non vi preoccupate per il domani, perche il domani avra le sue preoccupazioni«, e indica come l'insegnamento di Gesu possa costituire la sintesi del libro. Infine, parlando del terzo libro di Salomone, il Cantico dei Cantici, Lu-tero afferma che questo e un canto di lode che puo essere compreso solo laddove regnano l'obbedienza e l'ordine divino, ai quali introduco-no i due libri sapienziali precedenti.17 Nell'introduzione al libro della Sapienza (per Lutero libro apocrifo) egli esprime grande interesse per quest'opera, l'autore della quale (a suo av-viso non puo essere Salomone ed accetta l'ipotesi che sia piuttosto Filo-ne) attribuisce alla Sapienza di Dio tutto quello che egli ha compiuto di meraviglioso sia tra i suoi nemici sia tra i suoi fedeli. Citando Sap 16,7, Lutero identifica la Sapienza con la Parola di Dio (cfr. anche Mt 4,4).18 Inoltre, identifica lo spirito della sapienza con la fede o intelligenza della parola di Dio, »che e data dallo Spirito Santo«. Infine, considera il libro come un esempio di insegnamento del primo comandamento, ovvero dell'amore per Dio, dal quale la sapienza scaturisce. L'amore per Dio »e il vero sole, alla cui luce tutti i sapienti vedono quello che vedono« (Lutero 1987, 125-126). Anche al libro del Siracide Lutero dedica una breve prefazione. L'opera vuole rendere timorato di Dio il cittadino o il padre di famiglia, insegnando come vivere dinanzi a Dio, alla sua parola ma anche in tut-ta la varieta delle relazioni familiari e sociali, per cui l'opera si potreb- 17 »Dove c'e l'obbedienza e il buon ordinamento, li Dio abita, e bacia e accarezza la sua cara sposa con la sua parola, che e bacio della sua bocca.«; cfr. Lutero 1987, 30. 18 »Quel che odi qui di lode e celebrazione della Sapienza, sappi che non e detto altro che della Parola di Dio ... Percio egli [l'autore] insegna che la Sapienza non viene da altri che da Dio, esponendo anche molti esempi dalla Scrittura, ed applica alla Sapienza quello che la Scrittura applica alla parola di Dio.«; cfr. Lutero 1987, 125. Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in 185 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero be chiamare »disciplina spirituale«, come del resto era intitolata nelle traduzioni tedesche precedenti a quella luterana. Degna di interesse e l'osservazione finale di Lutero sul libro del Siracide, sulla traduzione condotta nel rispetto delle numerose tradizioni testuali antiche e a lui contemporanee.19 2. La traduzione di Pr 8 Il capitolo di Pr 8 e uno dei passi piu profondi, complessi ed anche tardi-vi dei testi sapienziali dove la Sapienza per la prima volta nei testi biblici appare personificata. Il suo discorso e articolato in due sezioni: vv. 1-21 e 22-36. La prima sezione presenta la sapienza nella vita personale (vv. 4-10.11) e in quella sociale (vv. 11-21). La seconda parte, piu conosciu-ta (vv. 22-36), ritrae le caratteristiche della Sapienza descrivendo la sua relazione con Dio dall'eternita (vv. 22-23), il suo essere stata generata da lui (vv. 24-26), il suo essere stata presente e molto vicina a Dio al momento della creazione e quindi il suo aver assistito all'attivita creatrice e ordinatrice di Dio mediante la sua ispirazione (vv. 27-30a). I vv. 30b-31, dopo aver descritto la vicinanza della Sapienza a Dio, descrivono la sua vicinanza agli uomini, presso i quali ella trova il suo diletto. Al discorso fa seguito l'invito caloroso all'ascolto da parte della Sapienza (vv. 32-36) rivolto ai suoi figli e fondato sugli argomenti presentati nelle parti precedenti. Essa infine non solo invita all'ascolto, ma promette beatitudine e vita (Gilbert 2003, 50). Passando ora ad analizzare la traduzione di Pr 8 da parte di Lutero, iniziamo col presentare sinotticamente il testo secondo l'ebraico, le ver-sioni antiche greca e latina e quindi secondo la traduzione di Lutero.20 In nota riportiamo la traduzione del passo secondo la traduzione italiana della Bibbia di Gerusalemme (2008):21 »Chi volesse sapere quanto lavoro c'e costato rendere in tedesco questo libro puo confrontare la nostra versione con le altre, greche, latine e tedesche, vecchie e nuo-ve, in modo che l'opera renda testimonianza all'autore«; cfr. Lutero 1987, 130. Per la traduzione di Lutero, facciamo riferimento al testo contenuto nell'edizione della Bibbia pubblicata a Francoforte nel 1561 (sulla base della traduzione pub-blicata a Wittenberg nel 1545, anno prima della sua morte): Biblia. Das ist die ganze Heilige Schrift Deutsch, 335 verso-336 recto. 'La sapienza forse non chiama e l'intelligenza non fa udire la sua voce? 2In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade si apposta, 3presso le porte, all'in-gresso della citta, sulle soglie degli usci essa grida: »4A voi, uomini, io mi rivolgo, ai 19 20 11 192 ® Eänost in dialog 72 (2017) PJÍ.UH raid nutttiltt ttiiLi m v.i ä-;- st ÍV »«i"'' -ní^ii 'pV' riun 1111 Cnú'rflL:! ihn nraiMiMlii a^-KÎ-ïK-C »KW vinn Üft "lcjii* MttliÜtttliH iu\1a putji civitilii in ifaii ÍOfibgi »OSnilll' dl««- ü im h4 i;I jmilii mm M ad Mio» Ikminum ] nlUHH iji VijrHn l.ultra Rull Pichl ^ir Wrtlaiu ■addt klufltoh m* lii-ii UJM? Oncmlicli üiii Ii ml jn iki Mfjflr Urin vr An Jen Toren hei Ufr Mi», düffll«JVTUr whm(ak: 0 ihr ^iJiiiKr, kh uhreid und fufr [x*tf< figli dell'uomo è diretta la mia voce. 5Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati. 6Ascoltate, perché diro cose rilevanti, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste, 7perché la mia bocca proclama la verità e l'empietà è orrore per le mie labbra. 8Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente in esse è tortuoso o perverso; 9sono tutte chiare per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza. 10Accettate la mia istruzione e non l'argento, la scienza anziché l'oro fino, ''perché la sapienza vale più delle perle e quanto si puo desiderare non l'eguaglia. 12Io, la sapienza, abito con la prudenza e possiedo scienza e riflessione. 13Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia e l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa. 14A me appartengono consiglio e successo, mia è l'intelligen- za, mia è la potenza. 15Per mezzo mio regnano i re e i principi promulgano giusti decreti; 16per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia. 17Io amo coloro che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano. 18Ricchezza e onore sono con me, sicuro benessere e giustizia. 19Il mio frutto è migliore dell'oro più fino, il mio prodotto è migliore dell'argento pregiato. 20Sulla via della giustizia io cammino e per i sentieri dell'equità, 21per dotare di beni quanti mi amano e ri- empire i loro tesori. 22Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine. 23Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; 25prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, 26quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. 27Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso, 28quando condensava le nubi in alto, quan- do fissava le sorgenti dell'abisso, 29quando stabiliva al mare i suoi limiti, cosí che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della ter- ra, 30io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, 31giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. 32Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! 33Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! 34Beato l'uomo che mi ascolta, veglian- do ogni giorno alle mie porte, per custodire gli stipiti della mia soglia. 35Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; 36ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte.« Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in Pr 8 secondo la tradu%ione di Martin Lutero 193 vrzr, ira c^csi ivrjcvLsr £>:ÍU:ÜI ibi>«4í7[A.v <>. si ñ-hí£iy:al ïrfirôt kûfiîfiùv lE-ili lk-jilL- ]'UÍS illa avl Jiíim ci ÍA>ipK*nu-% jfiimaJiitíntw i utaHiuiaii mtu vtm-a 7np ipü aujjfe ^u^nom Je niJ4J.n1 % liKUUrj. sürti \1c-fVi, ¡hr I ■nvt-nJJn.JLjrcn,. auf klugheil. und, lir Tima, nehm O m I ktoiiï llbrct iJciiri k h will reden, m h flifïilkh ¡si. ÎTÊ^I "iûi ¿lA fth/JiMí àpSfc ti : i [ h~t i L" 11111 r l:il>i:i iiiça. nI ttztä [HTK;Jii.fr" 111111 t-liirn. ih¡ih I-.-L!II E4. v. 7 v. 12 v, 13 Vi 16 V. I? -ir. n«r rest-s "r- "Pfo ro^rn pTIS spin fmtj p* ysak ^s^wn nçïSnrîp "■CT? 7rvî CMC! ""^sn RJTH^ S-SPT^l T33S ^ÇS^-JK K i: Sx ¡ts^ïï n¡m muç rrar rwr-srç 7*531 rhu Pbsñp 'ritíi rr^n-j rtp-^ irnos rya -ac Fí? VrT pis -zzz-bz erš^i ir* ¡n^-^ti r^KI "W '>" 1 fejt^ßl Lfcl1 M 'a "'"fíH L ¿ 4*/w/i hûi- j.ü'íiim^ Si puridt' í(jt"¡-j-wii ^H-ufUUi fllHIbHVtfK SB rtu lé prynrü TW.- (¡TXíun:¿; MOL ¡xfry ¿r nilwli traufo* cití rùL'-ù in j Tili KiÏ£ tfUirödclr KIH öfrti < ipicwauH ivúaip ¿njb '.t toL-ái íúlr KCL prj äp-ftpHir f.ùi TVÚULV L-Tí p ÍÍKCLÍ*- ■ir co«: ùhfhiplaft dû sl-ir^pti' ¿puta ¿Mtui> «*í« AÖl*' Sn¿uf»3Lúi> ri* 6* pin «í-r^í * Sí iv ¿■Jli T| ClMfi.T KnÍHIljLUn •■■pj T] i PoiJWf * ■^Knï.i-tMp.Tf- Ktifiíqii p-inrti njiiTai1 L'ft'LI' TT. Pitt! L rífapDO.lMOV KHI ÍIJÍIK ffiüHlKj!' i cfiiiirîii iiirtliLihiiui ¿uaur lîefoi m t in Mund v.-ll die çi Libia mçi iLcIl-%1 jhuniuí irnpiijiii kiiti und umne- wtttcoív neu «t in «m pra v um guid ñeque jwri'ífv» frttl wirt! bJsHkiucrtiïhrç cl Ki^uri ins eniemihui ■uicfiújm fKvipir dÜKTiplinürti menm cl non pecunivn dkvlrifum ni.i^k 140.1111 .-iiinim rli^iBc nulinr i« im i ni uph-nlia cunnis pcrtiiMČ^imis cl üfiiK des i de m Nie ci ntm p«Vllivllo Gold llcwi \\ tiidyil Üü hc-itr als Perlen: und alles, vtu mw v. rin-.Lhiii mg« Ii .hui ihi nithl p.L-i s In"" kh. Wrishril, ohne bei der Klugheit und v-eiü. pulun Rai /u gehen. timor Domini -. Jit malum Die hurdit des IIILKKS h.itll iLn Arpe, an-i>g.iriiijm ui supetboom et die Ihiflñn, den llochmui viam pnv^ni PH^ú H iyû wiJiHùi C m biljpjux dcicîlw ukni^ RnKÚlr ¿yh fi'M.Àï| Kill. Ért>lú>.í L* ¿1" íiuri PüohJ,!-.,; lieoiiw úoíoli1 £-':H:LüiJiL-ry ■ h" íjujíí Mfïirtïùi^t wfakiuwxml RUV rLfùiTù« ÚL' I'HIH" npiruiflL ïffe iyù raùç M* fLÀotviù^ ayaru Inçyiii ç>l «.-iJii-k.il i «si rt aequha^ mea *** tüi ebrtiUiâo per ne rcgH rcgjunL ci legum cofitCrinres iusta ikvcrnunl per nne principes imperjiii cl ÎHHCÎIICÏ JccïniunL iuxliiiam tfO dil'jftwits me d)Hf<> undl l^&vcn Wcji: und ich Wrt ftrfd t mkh lithen; V. IS TK ""asi^u p fnra ra OI « 4|K ÍTJCOiiTit; '."jf-ffW-Ol l' citá'.tm tóin ^ ' -PÍ1?1 húil n n'öu; tùijufr kúí fVÁTVjtr |"||¿ Elipri^-Öttt l Liri p jyulLÍM- IÚL'L ).¿ftX' r[|iUV «¿ ùi l'pn YiL-fjuiTu üp^íiMu i¡py\i¡im.< íb-.Í/ktcÍ' « qui njw vif ilanl nd me Invtnitni; ene mcrum mjoA divilise cl. gleeij vpcî Mípcft»«: cl ¡«■lillii und die- mich (ruhe iSndtfi mich, Ruiuhlwn und l!hrr isi bei wüllTIHkTi £Jul «*S íkraÜiftkeiL melk* oi fruilus. rtiroi lün Meine Ffuchl ri pnfiow bpkle denn Guldl und feines- CoH undl rttckl I rtríji bcS-Síf cl |fCrtiniÊns mcù är^rrtKi decLü denn au va le h; ne* Silber. 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) v. 22 ii' ¿¡ML; Aimumlitk nt-piasüii ¿Ç--; "T 2 n'úi ¿l¿ pToOir TipLfu^ ^MHiJipa-iOt nLTJñ-lpi'íc^iiiii T "rfïn1? ï'14 ywij^o^ Toit i¡j Ay*11*"011, Etn^i/ E KTOt ETT-LXKl m» "au; Qtpmüfát ■i m i rps«^' ¿-¡alkri» M] mi' nwvp-iJi iïm -h tufi' Ipiiipwi üou m H' Î fi r'^K" -iip rrr- n* Awrip Wc nirsöC" * L; ÎM* afati in. villi :tftliïi3fc- : 1111 h-f i T-. i iil rrmJio vcmiiarvm iwlkiii u! Jilcm dilipmleï me a ihcuurcHi rara repleam Dihu in ui posadil me ¡nifliura •. íuub tuaiun lih »*JVjlC sniff Ain rechten WtyrF *iir*r Slfiitk ilo ftodM* daH kh »old %tftOfgt,. die mkh Üidhent und ihre Schill vutlmschc. DcrlILRK liai mich (¿CÍufec inkAcl'ung îciner WegÉL v. U v. 25 v. 26 *K3 I^tK CK^ÎÎ T333 sytîîïï rfö Ml- biüiiOC iácpíJtBUíWlr |iJ¡ 'n^ir Pïïrr"^«; n» MU- cfr- rtv mijm reà MÍ ti; i^ÚHKiuc r&fjpML rvp^. "s* iBjan.PTT! trzz rf»> Toi- -npocÀhU1 TO«; nr?Tii KÙV ¿.¿¿Tiil1 rfo rot 5p*i îâpMrifyni TiVrr črtim •■JE'? ri'"'"j 5« fdr?w pourâv nïr p« ^Sï i ■(¿01,04 íf»4*iJl*-Lc A:£bh tt],^ V— "fî"'^ ■ú'1 í-^/'-fw JrOvíi Bi&ii.iù: "et^; Kb ir^i rt iLbrjhal tonleï ¡hjumim quand«; ffltfi lermimim suurn rt legem ponctwl aqui> ne Iramire« fin» sue« da CT (ryli^be d k Urunncn der I M«. da et dem Meei ¡äis Zkl sei/le und den ^ JÄvjrn, dal! iiic nichL □bcrvchfeiien seinen Rvfrhl, ipirs V. 51) "SS iris. """Kl ÏW -4p' dl'T'i álV^OUM 3" C'TvîÇt ^r-Kl tïû h¡rp 4 TpüaúanHv qua i id 11 ad|iendkWi íundamevíta \cfm¿ cum eo «Am euneia cofljKinms it ktlbihMi1 fur uAguiih dim Mi-V=S VÏC^ Ffrí^i ¡V * i^pSš^ilF * " luJcn^ COTM to omni rpariurtv ni roL iw HiKfi nri^ Lcmpc« r¿r* bîtQ. hpnîa te d? okavtvrw l(>Jcii*rtort«(cfi*um da e» den £ jnjiid der EMS legte: da uiriçh der Werkmeister hei ihm lindl hälEr itliirtr l.uNI l^glkh und tpkttr vor ihm alle/eit und^pk-lle «pfKirtein F.rJ hoden. v. Î2 2 K xni »lllftKLII'II tv LLIll^ ■"ViJšd eil KHrt íí'' fc»'^' iri* rt dclieiae dk-jc eum tili is hiHTiinum nunc ttgA filii aud te mr und racine Lu&l ist bei der Menscheniindem. S^gctwrehrt mir iwn. meine kindier. bcaii qui curiodiunt vitu mets Wohl denen, die meine We*e hallen" Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapienza in 195 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero HSfttdk friAumJ '■', L-T'jI »fiü unJLiMtiic nij hi KVhHiI «km Verteilen, ürr m* üílnmM, LL'IKD Mihi vtiAÍ '.Vi JI^L-I^ML II Tum 11HRRM criinp" iM ui mir -nüiHji^Lt Sííik Skrlr. Alk. Jk miíhli^íCR. tktraóraTod Al v. 1b, la traduzione di Lutero presenta la forma riflessiva del verbo »farsi sentire«, mentre le revisioni successive22 insieme a numeróse tra-duzioni contemporanee mantengono la forma verbale attiva corrispon-dente al testo ebraico: »far sentire la voce, dare voce«. Al v. 2a si puo osservare come la traduzione di Lutero contenga una in-terpretazione che va al di la dell'indicazione spaziale (»luogo alto, som-mita«) per connotare le strade in cui si trova la Sapienza come un luogo »pubblico«. Nella traduzione del versetto viene conservata la struttura della frase ebraica con il verbo in posizione finale, il secondo stico ap-pare tuttavia piu breve dell'originale ebraico. Al v. 4b si puo notare, come gia in 1b, il traduttore abbia preferito l'uso del verbo: »rufen« (chiamare) al posto dell'espressione »Stimme ergehen« (dare voce, dirigere la voce). Al v. 5 la traduzione di Lutero segue letteralmente il testo ebraico e, mediante il pronome personale di seconda persona plurale ripetuto in am-bedue gli stichi »ihr«, enfatizza l'invito della Sapienza rivolto ai semplici e agli ingenui. Al v. 5b il traduttore ha mantenuto la fraseologia ebraica »nehmen zu Herzen« (prendere a cuore), mentre le revisioni successive 22 Nel presente articolo prenderemo come punto di riferimento, per il confronto con le traduzioni successive in lingua tedesca, la revisione della traduzione di Lutero pubblicata nel 1990: Die Bibel nach der Übersetzung Martin Luthers mit Apokryphen und Wortkonkordanz- Stuttgart: Deutsche Bibelgesellschaft e la traduzione adotta-ta da Erich Zenger nel commentario dell'AT del 2005: Stuttgarter Altes Testament. Einheitsübersetzung mit Kommentar und Lexikon. Stuttgart: Verlag Katholisches Bibelwerk. IMS î" C"1 •nP'n^ï "lï;1' ivqpuioî rá; s-,lililí dixi(4hUm ri TOliAr i^jiifnlrî n n^l IIL jbkcrv cwti I kt-j i i-- liigii¡ judiEinr ■ 111 : vigjljl .ni lífttitñt±\ LV'1i Jk -r:n: rn-S -S:1? ¿^«ii, ítnurúim^i; ^ul j^khi In me si; «ufc |ltJil E 'MÍTM-^S "i <í uw^'it' ¿ÍMflW umnis nui mj «Jlh»ï1 fc""1"*' Jlll¡mnl nmnem 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) hanno esplicitato la frase »Nehmet Verstand an! Nehmt Vernunft an!« (acquisire intelligenza, ragione). Il v. 6a mostra nuovamente una traduzione letterale »was fürstlich ist« che nelle revisioni successive è stata modificata »edel (nobile, importan-te)« Lo stico 6b, invece, puo essere un chiaro esempio della scelta di Lutero di rendere l'espressione in un buon tedesco piuttosto che letteralmente, anche se le traduzioni contemporanee sono andate in una linea opposta preferendo una traduzione che conserva l'espressione ebraica »le mie labbra« (»Meinen Lippen reden, sprechen«). Al v. 7, che contiene un parallelismo antitetico, Lutero conserva la traduzione letterale ed il contrasto tra verità (7a) e empietà (7b) poste in relazione rispettivamente con bocca e labbra, mentre la versione dei LXX presenta al v. 7a un verbo differente »praticare, mettere in pratica« al posto di »parlare, pronunziare«. Nel secondo stico, 7b, invece Lutero si distanzia sensibilmente dal testo ebraico, la cui traduzione letterale sarebbe: »Abominio delle mie labbra la malvagità« e segue la traduzione latina che esplicita il testo ebraico. Al v. 8a la traduzione è più espressiva ma meno letterale rispetto ad es. alla traduzione greca (»con giustizia [sono] tutte le parole della mia bocca«) e sembra seguire la traduzione della vulgata. Al v. 9b si puô osservare il prevalere dell'interpretazione dello stico (»Die es annehmen wollen, chi desidera accoglierla«), mentre le revisioni successive e le traduzioni contemporanee tendono a proporre una traduzione più vicina al testo ebraico: »Die Erkenntnis gefunden aben (1990), der Erkenntnis fand (2005)«. Al v. 10a abbiamo un nuovo esempio della preferenza da parte del tra-duttore di un'espressione efficace ad una letterale »piuttosto dell'argen-to«, non seguendo letteralmente l'ebraico »e non l'argento« come invece viene reso lo stico in alcune traduzioni moderne. La traduzione del v. 11 appare aderente al testo ebraico ed è stata con-servata nelle revisioni successive dell'opera di Lutero. Al v. 12 inizia il grande discorso della Sapienza nella forma di un auto-elogio. Nello stico 12b il traduttore opera una certa trasformazione e Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapien%a in 197 Pr 8 secondo la traduzione di Martin Lutero interpretazione del testo ebraico, la sua traduzione non è sempre seguita nelle revisioni successive. Le traduzioni contemporanee applicano più di frequente il verbo »trovare, possedere« ad entrambi i sostantivi »co-noscenza e consiglio«.23 La traduzione dei vv. 13-14 appare nuovamente abbastanza letterale; in alcuni punti si osserva la trasformazione della tipica fraseologia ebraica »A me il consiglio« (14a), »A me la potenza« (14b) nella forma agget-tivale o del verbo in forma attiva in lingua tedesca »Mein ist ... Rat« o »Ich habe ... Macht« Al v. 15b il traduttore rende l'espressione »I capi promulgano giusti de-creti« utilizzando il verbo »sedere« che non è presente nel testo ebraico ma esprime con un linguaggio metaforico l'attività di chi governa legi-ferando. Al v. 16a la traduzione luterana conserva il senso del testo ebraico ma non presenta più il gioco di parole dello stico, conservato invece nella traduzione greca. Al v. 16b si puo notare come Lutero abbia preferito nella parte finale dello stico la traduzione greca menzionando il governo dei reggenti della »terra«, dove il testo ebraico faceva riferimento al regnare (lett.: »coloro che giudicano«) con giustizia; lo stico ebraico appare in questo punto simile al v. 15b. Nella traduzione del v. 17 possiamo osservare in ambedue gli stichi come essa sia al tempo stesso assai aderente al testo originale ebraico ed efficace in tedesco. Ai vv. 18-19 osserviamo una resa molto efficace e al tempo stesso letterale dell'originale ebraico in tedesco. Al v. 20a è possibile notare l'uso del plurale al posto del singolare ebraico »La via della gustizia« (come avviene anche nelle traduzioni antiche greca e latina) e la trasformazione del sostantivo »giustizia« in aggettivo »rette (vie)«. Il v. 21 viene tradotto da Lutero letteralmente, se si confronta con le recenti revisioni della sua traduzione dove il riempire »tesori«, secondo 23 Cfr. la traduzione cattolica della Bibbia curata dalla Conferenza Episcopale Tedesca, del 1980: »Ich entdecke Erkenntnis und guten Rat.« 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) il testo ebraico appare completato con l'espressione »Schatzkammern (le camere dei tesori)«. Al v. 22 inizia la parte del discorso della sapienza personificata riferita alla sua presenza e attività al momento della creazione. Al v. 22a la traduzione di Lutero è abbastanza letterale, diversamente dalla traduzione dei Settanta e da alcune traduzioni moderne che rendono il perfetto ebraico n ynnq »mi ha avuta, acquistata« con »mi ha creata«. Il secondo stico, v. 22b mostra invece più vicinanza alla traduzione latina che trasforma il sostantivo »le sue opere« nel verbo »faceret«. Ai vv. 23-24 la traduzione tedesca appare aderente alla fonte ebraica conservando la forma passiva dei verbi. Il v. 25b come 24a riafferma il motivo della Sapienza generata da Dio prima degli altri elementi della creazione (monti e colline). La traduzione appare abbastanza letterale »ich geboren«. Al v. 26b manca la traduzione del lemma ebraico VXri, lo stico in tede-sco non contiene l'idea di »inizio, cima« e ripete »noch«. Al v. 27a Lutero sembra dare più enfasi rispetto all'originale ebraico al pronome personale di prima persona utilizzando il rafforzativo »daselbst«. L'unità dei vv. 27-30 presenta il ruolo della Sapienza, la parte attiva da essa svolta nel progetto salvifico di Dio e la traduzione di Lutero sembra sottolineare maggiormente tale ruolo mediante l'uso di più pro-nomi e aggettivi personali di prima persona. Al v. 30 si puo osservare come Lutero abbia fatto riferimento alla traduzione greca: »Io ero presso di lui come un architetto (lett.: guida dei lavori)«, liddove il termine ebraico ]ÁmX rimane tutt'oggi oggetto di discussione, potendo essere interpretato come »artigiano« oppure con una diversa vocalizzazione come »bambino«, elemento ispiratore dell'at-tività divina.24 Anche tra i vv. 30-31 si puo osservare con quanta attenzione la traduzione tedesca rispetti la costruzione della frase presente in ebraico, ad es. conservando il sostantivo »Lust (delizia, diletto, piacere)« in 30b e 31b, 24 Per una discussione più ampia sulle possibili interpretazioni del termine ebraico, cfr. Gilbert 2003, 47. Maria Carmela Palmisano Il discorso della Sapienza in 199 Pr S secondo la traduzione di Martin Lutero ove la traduzione greca usa nei due stichi la forma verbale (ppOGecai pen, eneufpaineto) al posto del sostantivo plurale ebraico (□"[©[©). Al v. 32 possiamo osservare come la traduzione luterana contenga l'ag-gettivo di prima persona singolare (»meine Kinder«) assente in ebraico, probabilmente per rendere più efficace l'intenso invito della Sapienza rivolto ai figli/ascoltatori. Al v. 36a la traduzione luterana è fedele al testo ebraico, mentre la traduzione greca presenta l'uso del participio nella forma plurale: »Coloro che peccano contro di me«. Conclusioni La lettura sinottica di Pr 8 ha consentito di verificare come Lutero nella traduzione di questo testo sapienziale sia fedele ai principi elencati nel suo lavoro Lettera sul tradurre e nelle Prefa%ioni alla Bibbia. Abbiamo infatti potuto verificare la sua scelta preferenziale per una traduzione letterale del testo. In alcuni passaggi si è potuto notare come il traduttore abbia conservato il gioco di parole presente in ebraico rendendolo altresi efficace in tedesco (vv. 17.36b). Dall'analisi emerge inoltre la sensibilità del traduttore anche nei passi meno chiari, quando fa ricorso alle traduzioni antiche, sia greca che latina (v. 30a). Di particolare rilievo sono alcuni versetti che descrivono la relazione della Sapienza con Dio e sono stati tradotti con particolare attenzione da Lutero, conservando ad es. il sen-so del testo ebraico »generare« al posto di »creare« come avviene ad es. in greco (v. 22) e in alcune traduzioni moderne. Tale traduzione conserva particolare valore nella lettura teologica cristiana del passo rendendo bene la priorità assoluta della Sapienza su tutte le altre realtà »create« da Dio (Gilbert 2003, 45). La lettura consente probabilmente di ipotizzare sullo sfondo della traduzione di Lutero la possibile lettura cristologica del passo, secondo la quale tutta rivelazione confluisce verso Gesù Cristo, principio di interpretazione dell'AT molto importante anche nella teologia di Lutero. In alcuni versetti inoltre si è notato come con piccoli accorgimenti Lutero enfatizzi gli inviti della Sapienza e l'intensità della sua relazione con gli ascoltatori / lettori. 130 (ID Edinost in dialog 72 (2017) Lutero legge la figura della sapienza personificata, particolarmente nel libro della Sapienza, identificandola con la Parola di Dio. Nell'introdu-zione al libro dei Proverbi afferma che Salomone, da lui ritenuto l'autore del libro, definisce saggio colui che procede nella vita secondo la parola e l'opera di Dio, perché chi non ha la parola di Dio non ha la sapienza.25 Si potrebbe quindi ipotizzare che anche nel libro dei Proverbi, seppure in forma più velata sia possibile accostare la sapienza personificata alla Parola di Dio. Una lettura puntuale di altri testi sapienziali chiave, quali gli altri discorsi della Sapienza, potrebbe consentire di verificare questa ipotesi e di mostrare come le dimensioni letterale e metaforica siano intrinseche ad alcuni testi biblici e vadano riconosciute e rispettate nelle traduzioni, nelle possibili operazioni ermeneutiche e nelle letture teolo-giche dei passi considerati. Fonti De Waard, Jan, ed. 2008. Proverbs. Biblia Hebraica 17. 5° ed. Stuttgart: Deutsche Bibelgesellschaft. Biblia. Das ist die ganze Heilige Schrift Deutsch. Martin Luther. 1561. Frankfurt am Main. Die Bibel nach der übersetzung Martin Luthers mit Apokryphen und Wortkonkordanz. 1990. Stuttgart: Deutsche Bibelgesellschaft. Polyglotten Bibel zum praktischen handgebrauch. Die gan^e Heilige Schrift Alten und Neuen Testaments in übersichtlicher Nebeneinanderstellung des Urtextes, der Septua-ginta, Vulgata und Luther-Uebersetzung, so wie der wichtigsten Varianten der vornehmsten deutschen Uebersetzungen. Dritten Bandes erste Abtheilung: Die Poetischen Bücher des Alten Testaments. 1875. Von Ewald Rudolf Stier e Karl Gottfried Wihelm Theile, ed. Bielefeld und Leipzig: Velhagen & Klasing. Riferimenti bibliografici Alonso Schöckel, Luis. 1984. La traducción de la Biblia de Lutero y las traducciones españolas. In: Dieter Koniecki e Juan Manuel Almarza-Meñica, ed. Martin Lutero (1483-1983). Jornadas Hispano-Alemanas sobre la personalidad y la obra de Martín Lutero en el V Centenario de su nacimiento. Salamanca, 9-12 de noviembre 1983, 53-67. Documentos y Estudios 38. Madrid: Fundacion Friedrich Ebert. Bornkamm, Heinrich. 1948. Luther und das Alte Testament. Tübingen: Mohr. ---. 1967. Luthers Vorreden zur Bibel. Hamburg: Furche-Verlag Rennebach. Bizer, Ernst. 1966. Fides ex auditu. Eine Untersuchung über die Entdeckung der Gerechtigkeit Gottes durch Martin Luther. Neukirchen-Vluyn: Neuchirchener. 25 Cfr. Lutero 1987, 31—32; sull'identificazione tra sapienza personificata e Parola di Dio, cfr. la nota 22. Maria Carmela Palmisano Corsani, Bruno. 2001. Lutero e la Bibbia. Interpretare la Bibbia oggi 3.10. Brescia: Queriniana Edizioni. Giggeo, Antonio. 1620. In Proverbia Sahmonis commentary trium rabbinorum, Sahmonis Isacidis, Abraham Aben Ezrae, Levi ben Gher-som: quos Antonivs Giggeivs... interpretatus est, castigauit, illustrauit. Mediolani: Ex Collegij Ambrosiani Typographia. Gilbert, Maurice. 2003. Les cinq livres des sages. Lire la Bible 129. Paris: Les Editions du Cerf. Ginsburg, Eliezer, ed. 1998. Mishlei / Proverbs. A New Translation with a Commentary Anthologized from Talmudic, Midrashic, and Rabbinic Sources. The Artscroll Tanach Series. Brooklyn NY: Mesorah Publications. Lutero, Martin. 1998. Lettera del tradurre. Emilio Bonfatti, ed. e traduttore. Venezia: Marsilio Editore. ---. 1987. Prefazioni alla Bibbia. Marco Vannini, ed. e traduttore. Genova: Edizi-oni Marietti. 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