ANNO XXIV. Capodistria, 1 Luglio 1890. N. 13 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Seminario o Collegio ii Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Ser.mo Prencipe L'unico, e ottimo bene à q.ta Città non solo, che alla Prouiucia tutta fu donato dalla Reggia mano di V. Ser.tà con la permissione d' erigere il Seminario per T educat. de figli. Più uolte in tal materia ho sospeso la pena per esprimere le mie passioni all' E. E. V. V. mà frequentati gl' eccitamenti per ueder ridotta à qualche perfecione la Fabrica resasi già pochi giorni all' ultimi periodi d' esse'r abbandonata per defficienza di danaro ; Vino però in speranza col mezo'conseguito, stabilirla nella maggior, parte prima di terminar questa Carica, mentre ben uen-tilate dà me le regole della Ser.tà V. in più mano de Ducali prescritte alla felice memoria del N. II. q. Lorenzo Donà, e successori, trouai diuiso ogni fondamento per mantener li sei maestri, coni' anco li mezzi con i quali s' era q.ta Città obligata con V. V. E. E. d'erigere il Seminario stesso, fabrica di molta conseguenza, e che per tutti i capi meritaua la uigilanza del rassiguato mio debito per uederla risorta da contingenze così euidènti d' esser delerita. Due graui difetti sin bora inualsi poteuano dai fondamenti auichilar opera si degna; All'uno et all'altro spero hauer trouato ripiego : Mentre il primo eh' è la contributione delle quatrocento sessanta Scuole tansate da V. Ser.tà tra tutte in ducati cinquecento, destinati per il salario de Precettori, osseruo in questi due caduti anni dà alcune delle medesime negato il debito d' annual tributo et diuerse s' essimono col pretesto d' hauer praticati altri pagam.ti iu effetto meno importanti, et anteposti al Seminario, così, che la cassa del m.mo resta creditrice della summa specificata nell' acclusa nota : Se questa contributione dunque non sarà poutuale, in poco tempo cadrà il Seminario tutto, perchè il sostentamento de Maestri è 1' unico essential requisito per conseruarlo ; A diuertimento però di tanto male, e perchè la giusta intenzione di V. V. E. E. habbi l'iutiera esecutione ho formata l'ingiunta terminatione, che soggetto al Suo maturo riflesso, la sostanza della quale uien a decretare, che dopo le spese necessarie al culto Diuino, et houore della Casa d'Iddio non possano scnuani, Gastaldi, et altri administatori delle Scole girar alcuna partita di spesa, se immed.te a quella della Chiesa non succedere la partita del contam.to per il Seminario. jk Circa 1' altro poi, benché si fosse obbligata q.ta Coipunità éon la Ser.tà V. d1 ammassare il necessario contante cedendo in beneficio della Fabbrica l'utilità d'Alcune' Cariche da essa dispensate, e d' aggregare alla sua cittadinanza due famiglie, e la terza occorrendo dimostrate all'hora pronte d'abbracciarla con l'esborso di .Ducati mille e due cento. Non di meno intepidita la uolbntà dell' affetto, nè incontrata corrispondenza uguale al stabilito concetto, si scoperse iu un med.mo km}.! costretta coutraueuire all' impegno, .e iu procinto d"abbandonare la principiata Fabrica, mancandole il neruo più essentiale del danaro: scorgendosi dunque da me questa emergenza, proposi nell' animo il dovuto ripiego per non lasciar destituta un opera tanto pia e gioneuole, onde maneggiata con cautela P iuclinationi di questi cittadini m' è sortito persuaderli alla spontanea douat.e della Nobiltà à D. D. Bennetto e Bortola-mio fr.lli Pollesini dà Moutona, Casa accompagnata dà riguardeuoli cond.ni. et opulenti fortune, quali à mia contemplatione doppo dimostrato l'aggradim.to di q.ta distinta aggreg.ne, hanno con generosità corrisposto ducati trecento iu auantaggio delli mille e duecento, che ser-uiranno à prò del Seminario med.mo. et in gran parte auanzaranno la Fabrica giornalm.te asistita dalla mia applicate. - —sw:- INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 3. (Continuazione vedi N.o 8, 9, 10, 11 e 12) anni 1529 e 1530 pag. 1-46 Capitano Giovanni Erizzo Extraordìnariorwm liber primus Registro di licenze per il porto d'arme, di fideiussioni, compromessi, procure, sentenze di arbitri. — Elezione del suo contestabile fatta dal capitano, denuncie di oggetti od animali trovati. — Proclamazione del testamento del marchese di Pietra- pelosa Michele de Gravisi ') fatto nell' anno 1529 „in castro rei-chenburch." — Nota di spese dovute in qualche processo. anni 1530 e 1531 pag. 47-140 Capitano Giovanni Erizzo Extraordinariorum liber secundus Protesta del capitano contro il podestà d'Isola Pietro Barbaro per il fatto che lui e i predecessori di lui impiegavano in altro uso il denaro che si cavava dal dazio speciale destinato al pagamento dei soldati componenti la Compagnia de Raspo. Diffida di pagare come era stabilito che dovesse fare (a. 1530). — Atti di procura, note di spese dovute in cause diverse, fideiussioni, compromessi, „sententie voluntarie," sentenze d' arbitri, concessioni di terreni incolti nel territorio di Pinguente ad „livellum perpetuum." anni 1530, 1531 e 1532 pag. 141-158 Capitani G. Erizzo e S. Pizzamano Extraordinariorum tertius Nota di oblazioni per la provvista del publico orologio di Pinguente. Procure, livelli perpetui. anni 1529. 1530 e 1531 pag. 159-200 Capitano Giovanni Erizzo Litere appellationum Adignani Nota delle spese cui soggiaciono i Dignanesi quando ricorrono in appello. Dispacci del capitano Giovanni Erizzo e del vicecapitano Gerolamo de Molin al podestà di Dignano Marco Marcello in oggetto delle appellazioni spettanti ai capitani di Raspo contro le sentenze dei podestà di Dignano. anno 1529 pag. 201-246 Capitano Giovanni Erizzo Preceptorum primus Registro di precetti e termini in affari civili. anni 1529 e 1530 pag. 247-328 Capitano Giovanni Erizzo Preceptorum liber secundus Precetti, termini e sentenze in cose civili anni 1530 e 1531 pag. 329-422 Capitano Giovanni Erizzo Civilium tertius Precetti ecc. come sopra. anni 1531 e 1532 pag. 423-538 Capitano Giovanni Erizzo Civilium Precetti ecc. come sopra. anni 1529, 1530 e 1531 pag. 539-592 Capitano Giovanni Erizzo Testium examinationes in causis civilibus Deposizioni testimoniali in cose civili. anni 1529, 1530, 1531 e 1532 pag, 593 -636 Capitano Giovanni Erizzo Pignorum mobilimi liber primns et stabilium Registro di pegni dati in assicurazione di sentenze e rispettivi incanti. anni 1529, 1530 e 1531 Capitano Giovanni Erizzo Extimationes damnorum datorum Stime di danni datti ai campi. pag. 637 - 654 anni 1529, 1530, 1531 e 1532 pag. 655-680 Capitano Giovanni Erizzo Instrnmentorum ecclesiarum seu confraternitatum Presentazione dei conti dai gastaldi delle scole di Pinguente. 1) Lascia, fra altro, ai fratelli Bonetto, Giovanni e Iacopo «iure hereditario* loro spettante il suo Castello di Pietrapelosa coi coloni e attinenze tutte. anni 1530 e 1531 pag. 681-710 Capitano Giovanni Erizzo Testamentorum Presentazione di testamenti nell'ufficio del Capitanato per essere proclamati. anni 1529 e 1530 . pag. 711-760 Capitano Giovanni Erizzo Instrumentorum recuperationum et contraditionum liber primus Istrumenti di compera, di ricupera, contraddizione. Inventario e proclami (stride). anni 1530 e 1531 pag. 761-864 Capitano Giovanni Erizzo Instrumentorum recuperationum contradictionum stridorum ae inventariorum Liber secundus Instrumenti di compera ecc. come sopra anni 1531 e 1532 pag. 865-926 Capitano Giovanni Erizzo Instrumentorum Liber tertius, stridorum et recuperationum Instrumenti ecc. come sopra anni 1529, 1530 e 1531 Capitano Giovanni Erizzo Damnorum datorum Denuncie di danni dati ai campi. pag. 927-956 pag. 957-1014 anni 1529 e 1530 Capitano Giovanni Erizzo Processus civilis inter Magistrum Hieronimum Sotolich ex urna et ser Bernardinum de Iermanis ex altera È accolta la contraddizione fatta alla vendita di una casa in Pinguente. anno 1529 pag. 1015-1020 Capitano Giovanni Erizzo Procesus inter Stefanum Cherbavaz de Lanischie et Tomasium Pust de Racievas Non è fatto luogo alla domanda del Cherbavaz che voleva avere del Pust zupano di Raciavas i denari che quei villani avrebbero dovuto contare per spese occorse nel viaggio fatto a Venezia giusta cuta convenzione dei zupani delle ville del Carso. anno 1529 pag. 1021-1030 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter ser Bernardinum de Iermanis et Iacolum Nesich de Nugla II primo chiede il rilascio di un prato da parte del Nesich e che gli paghi anche il fitto (Proc. non esped.) G. V. — Portole --.—s&S——--- DOCUMENTI Morto nel 1810 l'ultimo Vescovo di Capodistria, Bonifacio da Ponte, questa diocesi venne governata sino al 1831 da Vicarii Capitolari tra quali figura il Canonico don Nazario de Marsich come egli stesso si sottoscriveva negli Atti pubblici '). Cnita e non incorporata la Diocesi di Capodistria a quella di Trieste nel 1831, il primo vescovo di questa unione Matteo Raunicker credette un' assoluta neccessità quella di volere gli Atti Vescovili di Capodistria nella cancelleria di Trieste, ove ') Giova osservare che 1' anzidetto Marsich quando veniva installato dal Vescovo da Ponto della Mansioneria fondata dal fu Vincenzo de Bafrbabianca li 19 Aprile 1781 ricevette il decreto sotto il nome di Nazario Marchich. tutt1 ora si trovano, aia non tutti, perchè alcuni con Ordinanza governativa d. d. Trieste 2 Giugno 1833 N. 10922 passarono all'i, r. Ispezione demaniale, del chè il sottoscritto trasse notizia da un foglio volante ed esistente in uno dei cento e cento volumi degli Atti Vescovili di Capodistria, dei quali libri ne pongo nota qui a piedi : 18 Feudi Episcopali 25 Monte Briz (Mons Pileus) sotto Costabona, libercoli N. 7. 27 Scoffie a N. 1 — N. 6. 29 Investitura dei beni della Mensa a Decima e Quinta. 31 Libri N. 10 risguardanti le rendite della Mensa. 32 Llibri N. G risguardanti ut supra dal 1644-54 33 Rendite della Mensa dal 1660-80 34 „ „ „ 1681-86 35 , „ 1690-1707 36 „ „ „ 1710-1730 37 „ „ 1731-1747 39 Scritture varie risguardanti il vescovato 43, Alcune scritture, memorie diverse, due inven-tarj relativi al vescovato. 90 Capitolo di Pirano e l'Arciprete. 94 Mensa episc. di Capodistria al Laudo 97 Carte spettanti la porzione canonicale del Vescovo. 99 Carte che danno lumi per le terre della Mensa. P. p. 250 La Mensa Voscovile, C. Tarsia per il Molino. R. r. 252 Disegni della possessione vescovile di Risano e del monte Castellier. Z. z. 257 Acquisti di due pezzi di Campo, acquistati da Spagnoletto che obbligati erano a decima e che acquistati furono da Mons. Canniccio, posti ai Scolarizi in contrada delle Scoffie (detta anche Aìber). Ciò fa il sottoscritto e crede opportuno, utile, anzi necessario di farlo perchè il futuro scrittore della storia Capitolare e Vescovile di Capodistria sappia ove ricorrere per le fonti. D. A. M. Nuova grande scoperta nella Basilica Enfrasiana Leggiamo nell' Istria del 21 p. d. : Mei N. 441 di questo giornale (24 maggio p. p.) abbiamo fatto menzione avere 1' egregio sig. Tommasi, architetto luogotenenziale, semplicemente constatato la continuazione del mosaico sull' intera facciata del timpano soprastante all' arco trionfale dell' Abside, per circa due metri di altezza. Lo stesso sig. architetto coi signori mosaicisti dovendo la scorsa settimana meglio esaminare una spaccatura che vien giù dal timpano e si protende pel mezzo della volta dell' absida, si misero anche, dietro il concetto del sig. Tommasi, a scartare il muro là dove egli supponeva continuassero i mosaici. Ed oh meraviglia ! Trovarono non solo ancora mosaico, ma delle bellissime figure. Da questo primo ritrovato, che non si sapeva ancora che fosse, si andò innanzi, si demolì cioè tutto il cornicione e si scartò tutto il muro che sta al di sotto di esso, a farle corte, si è trovato un preziosissimo mosaico (più finamente lavorato cioè di quello dell' absida stessa), rappresentante nel mezzo il Redentore con ampio manto paonazzo, e a destra e a manca di esso i dodici apostoli in tunica e pallio gemmato di croci: su cui stanno le misteriose lettere A, L, H ecc. Le tredici figure sono disposte su un quadrilungo rettangolo lungo 8 metri e 60 cent, e alto 1 metro e 25 cent, ed è al di sopra incorniciato da una fascia di colore rosso carico, cosparsa di gemme aurate. Delle figure, per quanto si è potuto constatare fin qui, non si conservano che i soli busti. Tutti sono abbastanza bene conservati, meno, sgraziatamente, il volto del Redentore, e quelli di due altri apostoli (Bartolomeo e Matteo), guasti, anzi rotti dalle mensole che furono incastrate nel muro per costruire il cornicione ! Tutte le figure sono su fondo d' oro, del quale, per rederlo forse meno lucente, i tasselletti aurati sono disposti ad angolo, formando così una serie fittissima di piccoli gradini che vanno dall' alto al basso. Il Redentore, che, come si disse, ha guasta la faccia, conserva quasi intatto il nimbo crucigero e i ricchi paneggia-menti del manto. Colla destra sta in atto di benedire e colla sinistra sostiene un libro aperto, in una faciata del quale si leggono le parole Ego Sum e nell' altra Lux Vera. Le parole stanno 1'una sopra l'altra. A destra del Redentore (e rispettivamente a sinistra di chi guarda 1' absida) vengono i seguenti apostoli — li riportiamo nell' ordine che sono disposti e colla scrittura latina che vi si legge notando che sopra O-O la testa di ciascuno stanuo le lettere SCS (Sanctus) — Petrus colle chiavi iu una mauo, Andreas con un libro, Jacobvs con una corona, Bartholomevs col libro, Thomas col libro, Simon colla corona. A sinistra del Redentore stanno così: Pavlvs col-l'impugnatura d' una spada, Johannes colla corona, Fellippvs col libro, Mattevs col libro, .Tacobus Al-fei colla corona, Ivda col libro. Le figure sono ancora sì ben conservate da poter rilevare la tisonomia di ciascuna (meno, ben' inteso, delle tre dal volto sciupato e rotto). Così hanno aspetto di giovani : Johannes, Jacobus Alfei, Juda, Zacobus e Simon : mentre hanno aspetto di uomini maturi o adulti: Petrus, Andreas, Thomas, Paulus e Fillippus. Tutto l'insieme è una delle cose più splendide che si possa vedere. Lasciamo immaginare la consolazione, anzi 1' entusiasmo del sig. architetto, dei mosaicisti e di quante persone sappiauo apprezzare una tale magnifica e inaspettata scoperta. Tutti poi non possono darsi pace nè sanno giustificare quel pover' uomo — fu proprio infelicissimo, ne si sa chi sia — a cui venne la balordissima e barbarissima idea d'intonacare tutto quel mosaico non solo, ma di sconciarlo in alcuni punti per ficcarvici, come si è detto, delle rudi mensole di legno. Ed ora si dà mano ad assicurare sul luogo per intanto i mosaici; ma farà bisogno, per quanto abbiamo udito, di staccameli onde rinnovarvi il maltone o il cemento di sotto. E poiché siamo su questo argomento, ci piace dire dell' altro ancora. Di questi giorni noi abbiamo assistito ad un fatto che c' ingenerò viva compiacenza. Il nostro duomo, cioè, fu moltissimo frequentato da ogni sorta di cittadini ; intendiamo dire non solo delle persone colte e civili, ma eziandio degli artisti, dei campagnuoli e persino delle donnine e dei fanciulli. Si vedeva chiaramente che tutti prendevano vivo interesse di quanto erasi scoperto, e ne gongolavano come d' un lieto avvenimento. La bella scoperta che si è fatta formò si può dire, 1' argomento dei parlari di tutti nei passati giorni. Sappiamo che si sta studiando il modo di cercare un' associazione che avrà per iscopo di formare un fondo per i lavori appunto di restauro artistico della Basilica Eufrasiana. I contributi saranno minimi e annuali, accessibile a tutte le borse. L'istituzione non è nuova. Se ne hanno di consimili cominciando da Trieste, in tutte le altre città dove esiste qualche monumento importante da conservare e riattare. 0 perchè non attecchirà anche da noi? Siamo anzi sicuri del buon successo di essa, purché ci si metta una bella volta all' opera, con coraggio e ferma risoluzione di riuscirvi. --------- 2ST o tizi e Al terzo congresso generale della Società Pro Patria eh' ebbe luogo in Trento domenica, erano presenti i rappresentanti di 159 gruppi, vi assistevano inoltre invitati i rappresentanti di 154 società e di 15 giornali; telegrammi, lettere di ogni parte delle provincie rappresentate portarono voti di adesione di quelli che non avevano potuto intervenire, e saluti fraterni. Fu una nuova solenne dimostrazione del diritto nazionale delle popolazioni italiane nell' impero, che ha suscitate forze nuove in esse, e deve aver incusso rispetto agli avversari ; noi che abbiamo avuta la fortuna di assistervi, oggi, appena ritornati in patria, non sappiamo che ripetere parole di entusiasmo agli amici che ce ne domandano, e portare saluti dei fratelli trentini, e le promesse e i voti di rivederci tutti un altro anno nella patriottica Gorizia. Per debito di cronisti riportiamo la notizia già nota a tutti, del convegno di soci della Società politica istriana, eh' ebbe luogo in Trieste, nella sala della Minerva, in seguito alla lettera d'invito dell' egregio avv. Giulio Baseggio, pubblicata nell' ultimo numero della Provincia. I convenuti erano in buon numero e di tutte le parti dell' Istria, e quando si disponevano ad occupare i seggi, furono sorpresi dall' intervento di un delegato dell' autorità di polizia. L' avv. Baseggio prese allora la parola, e disse che malgrado avesse ritenuto — considerata l'indole confidenziale della adunanza — non fosse il caso di renderne edotta l'autorità di polizia; pure consigliato da alcuni e visto che la cosa aveva avuto una certa pubblicità, prevenne 1' autorità di polizia, esprimendo il suo avviso che nel caso in questione la legge non disponesse, l'in-tervente dell' autorità. Con T invio di un suo commissario 1' autorità di polizia ha interpretato erroneamente la legge violando il nostro diritto. Per questo fatto, dichiara di rinunziare a tenere 1' adunanza: e protesta contro l'operato di polizia, riservandosi ogni rimedio di legge. La seduta si sciolse subito; e in segno di protesta tanto 1'avv. Baseggio e P onorevole Vergottini, deputato al parlamento, inviarono telegrammi al presidente dei ministri in Vienna. Da quanto sappiamo alcuni comprovinciali costituiranno un comitato per studiare la situazione, e fare concrete proposte, coli'adesione di molti soci, nel prossimo congresso della società. Mercoledì, 4 del mese decorso, fu tenuta a Trieste una seduta del comitato ristretto per le feste tartiniane. Ritornata in campo la questione del monumento, fu adottato di proporre senza altro al comitato generale — che a suo tempo verrà convocato — 1' erezione di esso monumento da collocarsi nella piazza di Pirano, e precisamente di faccia al palazzo di città fra i due stendardi, con riserva di trasportarlo eventualmente in mezzo la piazza, non appena avrà luogo l'imbonimento dell' odierno mandracchio Fu conchiuso inoltre di aggregare al comitato nuovi membri, rappresentanti cospicue società, come la Minerva di Trieste, la Società storica istriana ed altre ancora. Si deliberò inoltre d'incaricare 1' egregio maestro di musica, il polese signor Smareglia, siccome la più nota individualità musicale istriana, di comporre un inno per banda da eseguirsi dalle bande musicali istriane il giorno dello scoprimento del monumento. Si pensò ancora di fare una pubblicazione letteraria d' occasione, affidandone il compito ad esperte persone. Infine venne deliberato di diramare una circolare a tutti i comuni caldeggiante 1' opera di concorrenza nella spesa del monumento; e d'interessare in pari tempo il giornalismo, e precisamente L'Indipendente e 11 Piccolo di Trieste, nonché La Provincia, L'Istria e 11 Giovine Pensiero, perchè vogliano compiacersi di appoggiare, come meglio a loro sembrerà, gì' intendimenti del comitato e il successo dalla civile impresa. (L'Istria) —-------- Appunti bibliografici li Sabato del villaggio del Leopardi tradotto in tedesco da Paolo Heyse. — Quattro odi di G. Carducci tradotte in boemo dal Vrchlicky. Nella Rivista Critica della Letteratura italiana diretta dai nostri Morpurgo e Zenatti (Marzo 1890) con bella novità oltre a recensioni di scritti antichi si danno ottime notizie di libri nuovi f1) e tra questi l'articolo di G. Nardelli — Italienische Dichter seti der Mitte des 18 Ialirliunderts. — Ueberset-lungen und studien von Paul Heyse Berlin. Hertz 1889 — Con quale alto senso dell' arte, con quanta conoscenza delle due lingue e con quali intendimenti il Heyse abbia tradotto in tedesco i principali poeti della prima metà del nostro secolo è noto ai cultori delle due letterature. Ber lui il tradurre non è opera da pigliarsi a gabbo; non si tratta di far conoscere un poeta straniero così all'ingrosso, parafrasando e adattandolo ad un particolare gusto del tempo; ina di riprodurre lo stile stesso dell' autore per quanto il consenta la natura della lingua. E quale alto concetto dello stile abbia il Heyse veggasi dalle sue stesse parole. — Tutte le facoltà del poeta, fantasia, spirito, sen- " timento della natura, senso della forma, gusto, profondità morale, in qualunque grado egli le possieda, confluiscono in immagini artistiche le quali si foggiano, si vivificano e si muovono dietro una legge individuale chiaramente riconoscibile e fanno impressione di creazioni venute al mondo per necessità naturale tali quali le vediamo e non diverse. — Applicando questi principi al Leopardi il Heyse poi aggiunge — In questo riguardo il Leopardi ì una natura poetica piena di stile se altra inai ; li una unitezza che va sino alla monotonia, concentrato in sè stesso fino all' abbandono, orgogliosamente penetrato del diritto della sua personalità, e oltre a ciò dotato di squisito orecchio e così conscio signore della forma, che egli tenne con ogni cura lontano dal suo stile ogni locuzione che non fosse vivificata dal suo soffio individuale. — Tutto questo è detto ammirabilmente e conviene al Leopardi della seconda maniera ; non in tutto, e il Heyse ne sarà certo convinto. Non per esempio alle prime canzoni, non per esempio alle prime strofe iella canzone — All' Italia, che ha movimento retto-rico e locuzioni tolte al repertorio del millesettecento. (') Contiene oltre i citati studi: G.Mazzoni— G. Giusti. Memorie inedite pubblicate da F. Martini — A. Straccali. G. Leopardi. Poesie sceite e commentate da R. Fornaciari. — M. Barbi. Cesare Beccaria. — Di alcuni luoghi diffìcili o controversi della Divina Commedia — Bollettino bibliografico con recensione degli scritti seguenti — Gustavo Maluta Odi. Bologna. Zanichelli. Cesare Rossi. Versi. Trieste. — Bacchilide, frammenti della melica greca riveduti, tradotti ed annotati da L. A. Michelangeli. Bologna. Zanichelli. — Antonio Medin. La profezia del veltro. Padova. Ranili. -Nicolò de Claricini. Lo studio del Tasso in Dante. Padova Tipo, lei Seminario — L. T. Belgrado. Contribuzioni alla storia di Genova, specialmente nella poesia Genova. Tipi dei Sordomuti. — lettere inedite di Celso Cittadini senese. Firenze Laudi. Usi e colimi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, raccolti da G. fitrè. Palermo. Pedone Lauriel — Appunti e notizie. Recenti Pubblicazioni. Dalle surriferite parole si comprenderà facilmente come il Heyse intenda l'ufficio di traduttore. Non si preoccupa egli, come altri famosi traduttori fecero in Italia, di germanizzare, dirò così, il Leopardi, e di arricchire di un' opera quasi originale la letteratura tedesca; a lui preme di far sentire 10 stile del Leopardi, e perciò segue il movimento del pensiero, riproduce il periodo leopardiano, e rende per quanto è possibile, la struttura del verso e la collocazione delle parole. Premetto che fra i nostri moderni il Leopardi per la semplicità greca, per la temperanza, specialmente negli idilli — il Sabato del villaggio, la Quiete dopo la tempesta — a mio debole parere più si avvicina alla musa tedesca, schiva di certi fronzoli, ed è quindi più facile a tradursi. Ma senz' altre parole ecco il Heyse all' opera, ed ecco come traduce il Sabato del villaggio. Farei ingiuria a miei comprovinciali se adducessi anche il testo italiano in fronte: sono versi che tutte le persone colte sanno a memoria fin dalle panche della scuola. Der Sonnalend auf dem Dorfe Die junge Dirne kerhrt, sobald di Sonne Sich neigt, vom Feld naeh Haus, lhr Bundel Gras zu Hàupten, in der Hand Von Rosen und Violen einen Strauss, Und freut sich schon, daraus Morgen am Sonntag, wieder Den Schmuck fiir Haar und Mieder zu gewinnen. Mit ihren Nachbarinnen Sitzt vor der Thtir das Mutterchen und spinnt Und schaut gen Abend vo der Tag vergluht, Und plaudert von den eignen jungen Tagen, Wo sie am Feiertag sich auch geputzt hat, Und schlanck noch und geschwind Am Abend dann zu tanzen pflag mit Denen, Die ihrer schonsten Zeit Gefàhrten waren, Schon aus der Hòhe sinkt Tiefblaue Dàmmrung, und die Schatten fallen Von Dachern und von Hugeln, Da silbern jetzt der neue Mond erblinckt, Und nun beginnt die Glocke Den Festag einsulauten, Und bei dem Klange zieht es Wie Trost in alle Seelen. Fin qui tutto è semplicemente stupendo, es-sclama il signor Nardelli nella recensione. E dopo aver ammirato quel Mieder (busto) così appropriata traduzione di petto in rima interna con quel wieder così buono equivalente del siccome suole, loda pure 11 Mutterchen parola che avrebbe adoperato in tedesco lo stesso Leopardi, la cui anima è in questi versi tedeschi. Ed io pure ammiro ed approvo, anzi aggiungo di mio, che il Mutterchen ha anche fiso- nomia italiana, che in Lombardia, la buona vecchia di casa, la nonna si chiama dalle giovani per vezzo — Manimetta: tanto qualche goccia di sangue tedesco 1' hanno sempre nelle vene i Lombardi. „Tutta la struttura, aggiunge poi il Nardelli, di questo primo periodo, bellissima in sè è maravigliosamente bella come riproduzione del periodo leopardiano di cui non perde tocco. Se qui l'ideale non è raggiunto è proprio il caso di dire che esso è nel cielo. " Mi permetta il Nardelli un qualche appunto. Nei quindici primi versi tutto torna a capello, e il Heyse è maestro; non così nei quattro versi seguenti. Il Leopardi dice semplicemente : Già tutta l1 aria imbruna Torna azzurro il sereno, e tornan 1' ombre Giù dai colli e dai tetti Al biancheggiar della recente luna. Dunque il sinkt e V aus der Hòhe sono un di più, che non c' è nel testo. Il Leopardi (lo ha detto da maestro il Heyse) ha una individualità concentrata; le parole e le frasi che tentano d' interpretare 1' originale, devono sgorgare da un sentimento di lingua, quanto sia più possibile unito. Dunque che ci ha a fare col testo semplicissimo la nuova idea dell'azzurro crepuscolo che cade dall'alto? Non chiedo venia all'illustre Heyse della libertà che mi prendo, a lui che non si dissimula quanto sia ardua la meta, e non presume (sono sue parole) di averla toccata. Pochissimi passi ancora, e vi arriverà, e a ciò meglio giovano le critiche che le lodi senza riserve. Ma vi ha un' altra osservazione. Se il traduttore in questo passo ha dato qualche cosa di più al Leopardi, forse obbligato dalle strettoje del verso, d' altra parte gli ha tolto qualche bellezza recondita. Che cosa ha voluto dire di fatti il Leopardi con quel torna azzurro il sereno; tornan l'ombre? Attenti: toma; la parola è ripetuta. Il sereno, cioè il firmamento torna azzurro. Evidentemente ciò significa che il firmamento di roseo, giallo, violetto come era al tramontare del sole ritorna azzurro, ripiglia il colore primitivo. Tutto questo non è reso dal tedesco. Anche le ombre tornano. Si projettavano lunghe lunghe col cadente sole, sparirono, con quello, tornarono al biancheggiare della recente luna. Il Leopardi adunque con quella semplice parola Torna ci dà due concetti, ci dipinge stupendamente due scene, in una sintesi potente: il tramonto passato il sopravvenire della sera. E neppure il biancheggiare della recente luna è reso bene dal silbern. Il nostro poeta, trattandosi di luna nuova ha usato benissimo del vocabolo biancheggiare; la luna nova non è argentea, nel plenilunio si. Il Leopardi poi ha detto che la vecchierella si ornava ai dì della festa; nè mi pare che il geputzt hat renda esatto il concetto. Sarà una mia fisima, un'impressione particolare; ma per associazione d'idee la mia mente corre allo stifelputzer, e il senso artistico si ribella. Il tedesco schmiicken vocabolo più poetico meglio avrebbe reso il si ornava nostro. Andiamo innanzi. Die Knaben die in Haufen Dort auf dem Platze jauchzen, Und hier una dorthin laufen Wie lachen sie und làrmen ! Benissimo i tre primi versi, non così 1' ultimo. I Leopardi dice — fanno un lieto rumore. Dunque-l'ammirativo: Oh come ridono e strepitano! non ci ha che fare, ed è una brusca svolta nel semplice e chiaro periodo. Poi, come ben nota anche il Nardelli, il lieto è buon epiteto di rumore, e significa rumore che produce letizia anche negli adulti ai quali pel solito il chiasso dei fanciulli dà ai nervi. Indessen kehrt zu seinem diirft'gen Tisch Der Pfluger pfeifend heim Und denkt bei sich an seinen Ruhetag. Dann wenn erloschen jedes Licht ringsum Und alles Andre stumm, Horst du den Hammer klopfen, hòrst die Sàge Des Zimmermanns, der wacht In der verschlossnen Werkstatt und beim Lampchen Sich sputet, dass die Arbeit Noch fertig werde, eh' der Tag sich rothet. E questa è per vero traduzione da maestro. Non così i versi seguenti. Dies ist der liebste von den sieben Tagen, Voi Hoffnung, voller Wonne. Es bringt die neue Sonne Trubsinn und Langweil; jeder denkt im Stillen, Dass wieder sich erneu'n die alten Plagen. I versi non fanno grinza veramente; il perioda è leopardiano, le rime a posto: tutto dipende dall'interpretazione dell'ultimo verso. Il Heyse traduce: ognuno pensa in silenzio che si abbiano a riprodurre le antiche afflizioni. 0 io m'inganno, o il Leopardi ha voluto dire invece: Ciascuno, annojato dal riposo domenicale ritorna, non col fatto, ma col desiderio ai soliti lavori. È un sentimento vero che tutti abbiano provato cento volte. Vieri la domenica piovosa, tediosa, ci aggiriamo inqueti per la casa e si dice: Fosse almeno un giorno di scuola, di lavoro. É un concetto degno del Leopardi, la rivelazione d' un sentimento intimo. Anche il pensiero si lega così meglio alla tristezza e noja del primo verso. Decisamente questo ultimo verso deve essere mutato di pianta. Ed ora alla chiusa. Du muntrer Knabe, dies Dein Bluthenalter gleicht Solch einem heiten Tag, so klar und froh, Und, venn er dann entfloh, Hast deines Lebens Sonntag du erreicht? Qui poi il verso è arruffato, e i due ultimi versi sono un' aggiunta del Heyse. Non così il nostro poeta. Garzoncello scherzoso, Codesta età fiorita È come un giorno d' allegrezza pieno Giorno chiaro e sereno Che precorre alla festa di tua vita Il senso è chiaro: 0 fanciullo, la tua età somiglia al sabato pieno d'allegrezza che precede la domenica, la festa della vita, cioè secondo i tuoi voti (e questo è sottinteso) la fine degli studi, la libertà. Il quarto e quinto verso escono adunque del tutto dal testo originale. Si rifletta anche che qui c' è P in cauda venenum, la filosofia leopardiana e che il poeta per un gentile sentimento non vuol turbare la pace del fanciullo; dice e non dice, fa solo travedere, anzi espressamente dichara che non vuol dir nulla. „Godi, fanciullo mio, stato soave Stagion lieta è cotesta, Altro dirti non vò; ma la tua festa Ch'anco tardi a venir non ti sia grave." E insiste: il tuo è uno stato soave, il tuo stato é giorno lieto; il dubbio, lo sconforto se lo tiene tutto per sè; anzi si direbbe che quel gentile richiamo al primo errore, alle illusioni scuota alquanto la sua nuova fede filosofica; o almeno gli faccia ritenere opera trista turbare anzi tempo l'ingenuità la fede del fanciullo. — Dunque è evidente che i due versi Und wenn er dann entfloh, Hast deines Lebens Sonntag du erreicht? sono un' alzata d'ingegno, un' analisi fuor di luogo del bravo Tedesco, fanno scoprire al Leopardi i suoi altarini, tolgono vigore all' ironia, e stanno in aperta contraddizione col chiarissimo — Altro dirti non vò. Geniess ihn, Kind, gar suss ist diese Zeit; Und jeder lebt sie geme. Mehr will ich dir niclit sagen. Doch das ferne Dir noch dein Sonntag, sei es dir nicht Leid! Il secondo verso è un cavicchio per la rima 11 Leopardi ha ripetuto il concetto stato soave, stagion lieta; sembra un' inutile sinonimia e non è. Lo stato soave si riferisce più alle disposizioni morali dell' animo nel giorno del Sabato ; stagion lieta riepiloga l'jesterno la floridezza della vita fisica, simboleggiata dalla stupenda descrizione della sera, di quel cielo così splendido, così in pace. Anche noto col Nardelli che l'ihn si potrebbe riferire tanto al Sonntag (Domenica) quanto al giorno precedente come deve essere. Con questi appunti mi sono studiato di temperare alquanto il lirismo del Nardelli. In fondo sono pronto con lui a riconoscere i molti meriti dell'illustre tedesco. Le divergenze dipendono dal particolar modo di vedere le cose e dalle differenti disposizioni dell' animo. GÌ' Italiani del Regno, amano la loro lingua; noi Istriani 1' adoriamo, perchè la ci viene contrastata. I primi hanno da qualche tempo una particolare mania di demolirsi ; a sentirli in Italia non ci sono traduttori, tutto rimane a fare, e ad apprendere dai Tedeschi. Noi fuori dei confini politici abbiamo 1' opposta tendenza e siamo ottimisti. Meglio battere la via di mezzo, riconoscere i meriti altrui, e non distruggere i propri, e scrupolosamente volere intrerpretati i nostri grandi poeti, additando anche ai maestri d'oltremonte quanto rimanga loro a fare per raggiungere le ultime cime dell' arte. Un altra notizia mi da la Rivista critica. Il signor Vrchlicky (il ciel lo prosperi) ha tradotto in boemo quattro odi del Carducci, nei fogli settimanali (Nedèlnì Listy) in appendice alla Yoce della Nazione (Hlas nàroda) Praga 16 Febbrajo 1890. Spiacemi che la mia totale ignoranza della lingua boema non mi permetta di leggere, ammirare ed appuntare le quattro odi tradotte. GÌ' intelligenti ne dicono maraviglie; i nostri giovani da qui a un secolo ne sapranno forse qualche cosa; per ora, visto che per conoscere le letterature slave bisogna affrontare lo studio di non so quanti dialetti a-spettando l'unità della lingua di Dante che è la nostra. Quello m'importa subito rilevare si è che gli Slavi colti, lungi dall'ingiuriare gl'Italiani, come fanno nell' Istria i Croati, studiano, traducono ed ammirano i nostri poeti. Sappiano adunque gì' I-striani che mentre in casa nostra gli Slavi danno la caccia agi' Italiani, e certi preti venuti di Croazia e di Boemme a svernare nelle nostre maremme, ci maledicono dal pulpito, e chiamano Crispi il loro cane da pagliaio, i colti Boemi traducono il massimo dé nostri poeti viventi, ed hanno un culto per la nostra ricca letteratura. Viceversa gl' Italiani regnicoli, ignari di certe scene, e che sono lontani troppo dal tiro per sapere che cosa si trama dagli Slavi stessi in danno di una regione italiana, studiano, senza aspettare l'unità della lingua, anche il boemo: tanta è la versatilità e la coltura dell'ingegno italico. Così il prof. E. Teza ha di recente tradotto un'ode del Yrchlichy. È riprodotta dalla Rivista Critica, che la toglie dagli Atti e Memorie della R.a Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Padova (Volume VI pag. 5) Ecccola. „Catena d'oro ai cantori donano i re, donano le turbe plauso ai comedi; tazze e di fanciulle sorriso in cambio tu chiedi. „Non ho, poeta di Roma risorta, non ho tazze e di fanciulle vezzose amabile sorriso: solo ho la strofa festante che vola di lontano a te incontro. «Fervida strofa che dal fondo dell'animo a-leggia, giovane strofa ed agile come è corpo di fanciulla, che, in numerosa danza, repugnante, già si ravvolge. „ Strofa che spira la meraviglia, il rispetto, l'amore, strofa che, peritosa, nello specchio del tuo canto, per entro alla notte, mirò, prima che l'alba lei cacciasse alla fuga. „L' accogli, P accogli, di Roma cantore e di primavera: con tremore il nome tuo lucente, ai nepoti, iscrive ella sopra pietra boema, solo usa al dolore ed al pianto. «Quello iscrive con sacra paura: Cantò la vita, cantò la speranza, il futuro l'amore, la fortuna; ai liberi cantò. Nelle catene, di lontano, silenzioso ascoltavo." Benissimo, o poeta, ascolto io pure ed applaudo. Per quanto si sappia quaggiù la strofa boema si lagna delP invernino di San Giorgio alludendo alle sue catene. Veda un pò il signor Vrchlicky con che catene e con che funi vorrebbero i suoi fretelli croati legare in Istria ' la strofa italica; e qual degna accoglienza facciano i preti czechi nel-l'Istria ai connazionali del Carducci, cantore di Roma risorta, e cantore pure delle scogliere e dei castelli istriani. P. T. --—---------- PUBBLICAZIONI Vocabolario marino e mercantile. — Un eccellente, magnifico volume per gli studiosi di cose militari è stato pubblicato dal solerte editore signor Carlo Voghera: il vocabolario marino e militare del padre Alberto Guglielmotti ! Di questo libro, che era assolutamente necessario nel mondo militare, la stampa se ne è già occupata favorevolmente e, volendone ora dire il bene che si merita per davvero, non farei che portare dei vasi a Saino. Chiunque apra questo volume, compilato con . serietà e robustezza di criteri, tecnici, è sicuro di trovarvi sempre il fatto suo ; in esso tutto e definito, distinto, suddiviso, classificato mirabilmente. Numerosissimi, a centinaia, sono i punti nei quali su di un vocabolo è, può dirsi, stato fatto un succoso trattateli in materia d' ingegneria navale, di fortificazione, di nautica, di logistica e via dicendo. Le questioni militari più ardue sono trattate e risolte con vera autorità magistrale ; cosa questa che, pensando essere l'autore un frate, può sembrare strana e inverosimile. Eppure nulla di più esatto, e reale. Nè il vocabolario marino e militare è la sola opera d'indole militare del Guglielmotti ; ha pubblicato ancora la storia della marina pontificia; la rocca d' ostia e le condizioni dell' ar-chilettura militare in Italia, prima della calata di Carlo Vili ; i bastioni di Civitavecchia e i disegni di Antonio Sangallo; Le due navi romane scolpite a rilievo nel marmo portu-ense del principe Torlonia, lavori tutti di grande importanza che gli hanno fatto acquistare il legittimoj diritto d'essere ritenuto come uno degli scrittori competenti nelle scienze militari e marinaresche. Al volume del venerando padre Guglielmotti auguro la lieta accoglienza, la brillante fortuna che ha avuto alla Spezia, dove per molti ufficiali della regia armata, è il prezioso vademecum. Anche con questa come con tutte le altre pubblicazioni che esegui dal suo stabilimento, il Voghera ha affermato la bella fama che gode la sua casa; l'edizione è diligentissima, accurata, un vero modello di bravura tipografica. 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