ANNO XXII. Capodistria, 1 Dicembre 1888. N. 23. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il secondo Congresso generale della Società „Pro Patria" a TRIESTE XVIII novembre MDCCCLXXXVIII Resterà carissimo e perenne ricordo in tutti, di cui batte d' affetto il cuore al sacro nome della patria, che pugnano impavidi perch' ella non sia calpestata e avvilita, che per il bene di lei consumano le loro energie migliori, perchè sia in vece rispettata e grande, che per lei agognano ardentemente e sperano e intravedono sorte più bella. Ali sì! in questo giorno di santo entusiasmo fu rigiurato solenne patto fraterno. Giù dai monti su dalle marine dalle isole dalle campagne dalle città dalle borgate qui, nella nostra moral capitale, forte baluardo della italica coltura nell' orientale Adriatico, oh ! quanti fratelli convennero d'ogni condizione d'ogni età, animati tutti dallo stesso fermo proposito, quello di riaffermare ancora una volta nel modo più imponente intangibili la nostra nazionalità la lingua nostra la nostra coltura, prettamente italiane, quali furono e sono sempre, quali faremo a tutto potere di tramandare ai nepoti immacolate. E di questo giorno narreranno i nepoti orgogliosi di noi e dell'opera nostra e ci benediranno. * * * Esposero di questo giorno i fatti e gli entusiasmi i giornali liberali di Trieste e d'altre città, dedicandovi per intero le loro colonne. Alla Provincia, ultima venuta, non resta che di riassumerli alla meglio per sommi capi. * * * Alle ore 11 i delegati, che sono 195 e rappresentano 56 grappi della Pro patria, si avviano alla spicciolata — chè fu proibito d'andarci in processione — al palazzo del Consiglio, i cui balconi sono addobbati d' a-razzi con suvvi gli stemmi delle cinque provincie sorelle Trieste Trentino Istria Gorizia Dalmazia, e sventola in alto l'alabarda più superba del solito. N' è affollata la sala, la galleria zeppa di cittadini. Il podestà di Trieste dottor Bazzoni, circondato dai consiglieri dà il benvenuto ai delegati della Pro patria. A cui risponde di mezzo a quest' ultimi il presidente della Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. società dottor Bettolini. E per tutto il tempo che dura il ricevimento si ripetono dalla galleria gli evviva alle Provincie sorelle, ai quali si fa eco giù nella sala. Cerimonia che non poteva riescire più splendida più cordiale più entusiastica. * * * Alle 12 72 il presidente della società, salutato al suo comparire da un fragoroso ed insistente applauso, apra il congresso nel teatro comunale. E presenta all'assemblea il commissario governativo Budin ed il podestà, salutato pur quest'ultimo da lungo applauso. Il teatro offre un bel colpo d'occhio. 1 quattro ordini dei palchi sono per la maggior parte occupati dalle gentili sorridenti signore, nelle poltroncine della platea siedono i delegati ed i rappresentanti, questi in numero di 115. Non un posto vuoto della platea della galleria del loggione, occupati interamente dai soci. Sul palcoscenico, addobbato stupendamente da cinque gran trofei composti colle bandiere e cogli stemmi delle cinque provincie sorelle, in mezzo quello di Trieste, dinanzi cui sorge il busto di Dante coronato di lauro, è riservato alla presidenza ed ai numerosi invitati. All' estremità del palcoscenico il tavolo della presidenza, a destra uno minore per gli oratori e i relatori, sotto in platea tavoli pei giornalisti. L' ordine del giorno è noto. Dice il presidente, fra altro, che al di sopra della nazionalità sta l'idea della umanità. Lungi dunque la taccia che la nostra associazione nutra mire d' animosità verso nessun'altra delle nazionalità dell'impero o di fuori. La nazione italiana, onorata presso tutt'i popoli civili da Dante in poi, à in sè tanta forza d'espansione, che renderebbe superflua ogni difesa. Ma, quando la invidia e la violenza sorpassano i limiti, la difesa legittima diventa necessaria. Noi sosteniamo una lotta da noi non provocata. Sosteniamola con tutte le forze nostre, con tutt'i mezzi che offrono le leggi. E qui, non che durante il discorso, un fragoroso applauso. Poi il segretario dottor Sartorelli legge la relazione della direzione centrale sull' attività sociale nei due anni dopo 1' ultimo congresso generale tenuto a Rovereto ai 28 novembre '86, specialmente dell'attività della sezione trentina e dei due gruppi della Dalmazia. È una relazione ricca di date e di fatti, or lieti or tristi, che qui sarebbe impossibile riassumere anche brevemente, d'un' attività sempre vigile e operosa, che, quanto a raggiungere gli scopi nobilissimi che la società si propone, fa bene sperare dell' avvenire : le riforme dello statuto, l'unanime adesione nel congresso di Rovereto al voto espresso dalla Dieta triestina per l'istituzione d'una università italiana a Trieste, l'invito fatto alla Pro patria di partecipare alla commemorazione dell'VIII centenario dell' università di Bologna, a cui pose il veto 1' autorità politica, scuole istituite e prossime ad essere, sussidi accordati a maestri ed a scolari poveri di scuole popolari e del ginnasio di Rovereto, distribuzione di libri e d'indumenti, istituzione importantissima delle biblioteche circolanti, niegata dall' autorità politica, istituzione dei due gruppi dalmati di Spalato e di Zara ed altri che stanno per formarsi. Iuvoca infine 1' appoggio morale e materiale delle direzioni dei gruppi, onde la direzione centrale dev' essere coadiuvata per riuscire vie più profittevole. Eccita tutti, primi i municipi, a portare il loro obolo alla Pro patria, iscrivendosi quali soci perpetui. E conclude: "L'acqua dal monte discende per nutrire il mare e dal mare con eterna vece torna e il monte ribagna : questa legge indistruttibile di natura presieda i destini di tutti noi qui discesi dai monti o venuti dal mare, aleggi simbolo di costanza e d'amore sull'opera che abbiamo consacrata alla patria,. Il conte Martini dà lettura del bilancio della sezione tridentina, chiuso al 31 dicembre 1887, donde risulta che il patrimonio sociale di questa regione ammonta a fior. 4213.71, sendo stata l'entrata complessiva di fior. 5861.14, l'uscita di 1147.43. Il signor Tambosi legge il rapporto del comitato di sorveglianza. Esaminata sommariamente 1' azione della sezione trentina si limita a dichiarare che quanto ali? gestione di cassa non à osservazione da fare ; ma deplora che le direzioni di alcuni gruppi, sbollito il primo entusiasmo, si sieno data poca cura della cosa sociale e dell' incasso regolare delle quote dei soci. Propone che la revisione sulla gestione finanziaria della parte orientale della Pro patria venga rimessa al futuro comitato di sorveglianza da eleggersi nella odierna seduta. La relazione sull' operosità del gruppo di Trieste dal primo congresso di Rovereto in poi è letta dal segretario professor Costa. Le opere non sono ancora adeguate alle speranze : chè all' attività sociale suscitarono contro gravi ostacoli i cosueti inceppatoli d' ogni bene, apatìa e mal volere. Ma i progressi già fatti e gl'intendimenti ormai non più dubbi dell' associazione infiammeranno di generosa emulazione tutti i tìgli di queste nobili terre e tutti offriranno a gara e tempo e cuore e mente al loro migliore benessere. S'istituirono da quel-P epoca tredici gruppi. Le feste date in diverse città accrebbero il patrimonio sociale, compensando così i piccoli canoni permessi dallo statuto. Si decise di aprire una scuola popolare nei pressi di San Colombano ed un'altra a Casone. Molti e gravi ostacoli si opposero a tradurre in opera il bellissimo disegno ; ma ormai non si tarderà molto. E prossima alla fine, è la pratica iniziata per l'apertura d' un giardino infantile a Pisino. Questo nell' Istria. Nel Goriziano seguì un anno fa l'apertura d'una scuola popolare per ambo i sessi e d'un giardi- no d'infanzia a Piedimonte e nell'ottobre dell'anno corrente quella del giardino infantile a Ponte Isonzo. A Trieste si è fondato ed aperto testé il giardino infantile nel suburbio di Greta. "Questi risultati dànno alla direzione qualche compiacimento ; ma il pensiero vola a meta più lontana e più eccelsa, al tempo cioè quando in tutt' i luoghi di queste provincie, dove suona la diletta nostra loquela, sorga una scuola che la insegni con amore e ne faccia caro l'uso. Questo pensiero conforti noi tutti nel proseguimento della via che battiamo, torti del nostro diritto e della bontà della nostra causa. Deh, possiamo presto salutare 1' alba di quel dì ! „ Poi il cassiere Sandrini riferisce sulla gestione finanziaria della regione adriatica. Da cui risulta che s' incassarono in complesso fiorini 13076.14, spesero 2704.79, con un civanzo di fior. 10371.35. Porto per 1' avvocato Marani a nome dei delegati un ringraziamento alla direzione centrale, prende la parola il dottor Dordi in favore dell' istituzione d'una università italiana a Trieste. E dimostrata con molto calore fino all' evidenza la necessità che queste provincie ne sentono, cerca di abbattere i presunti ostacoli che taluno potrebbe obbietare di fronte al bisogno assoluto ed al diritto di tale istituzione. E termina proponendo che "la direzione centrale s'incarichi d'insistere nei modi più convenienti presso l'imperiale governo, perchè venga assecondata la domanda, altre volte fatta dalla città di Trieste e ripetuta dalla società Pro patria. „ Propone e svolge il dottor Piccoli a nome della direzione una deliberazione con la quale i delegati della società riconoscano ed affermino la necessità che a Trieste venga sollecitamente attuata la scuola magistrale maschile italiana deliberata dal Consiglio' municipale di Trieste, si faccia voti perchè ciò avvenga e "si affidi alla direzione centrale di giovare 1' opera del Consiglio municipale di Trieste, sia in questo, sia negli altri provvedimenti intesi alla educazione italiana di maestri, laici o religiosi, in quei modi eh' essa riterrà più opportuni. „ Il dottor Venezian propone che a sede del prossimo congresso sia scelta la città di Trento. E il signor Dorigoni a nome di Trento, che rappresenta, fa caldo ringraziamento. Il dottor Baseggio propone che la società raccolta a congresso generale esprima il suo rammarico pel grave lutto che colpì l'egregio patriota Bajamonti, per che non à potuto assistere a questa festa, e gli mandi un affettuoso saluto. E ringrazia il professor Miagostovich che rappresenta il venerando dottor Bajamonti. Parla poi un operaio, il vecchio Antoniani, benedicendo alla santa istituzione della Pro patria, egli figlio del popolo, perchè prima d' ogni altro ne trae immediato profitto il popolo. E si rivolge in fine ai fratelli operai domandando loro il sacrificio di due sigarette al mese, onde si possano aggregare all' associazione. Parla ancora il dottor Venuti in favore della lingua d'insegnamento italiana nelle scuole medie e propone che la direzione sociale s'incarichi di ricercare tutti i deputati rappresentanti le provincie italiane al Consiglio dell' impero di patrocinare concordemente ed efficacemente l'istituzione di scuole medie governative con lingua d'insegnamento italiana in quelle provincie italiane dell' impero che ne sono prive. E in fine il signor Lonzar fa proposta che la società apra un concorso a premio onorario alla migliore memoria tendente a ricercare i fatti ed i criteri atti ad elevare il carattere nazionale del popolo, a rendere in esso più perspicua e costante la coscienza intellettuale e più forte la convinzione della necessità ed utilità dell' insegnamento. E ancora il signor Tambosi invita a votare un ringraziamento alla direzione centrale ed al segretario dottor Sartorelli. E l'assemblea assorge ed applaude. E non occorre dire che tutti e relatori ed oratori sono spesso interrotti da fragorosi applausi fino alla fine e che con fragorosi applausi e con l'assorgere dei delegati sono pure accolte unanimemente tutte le proposte fatte. E così pure si applaude alla lettura di ciascuno dei 22 telegrammi di vari luoghi e corporazioni, che mandano adesioni voti e saluti. Seguono in tondo le elezioni per la direzione centrale per i due consigli di sorveglianza e per il collegio degli arbitri, che riescono secondo la proposta del comitato. E il memorando congresso si scioglie alle ore 3T/2 * * * Alle 4 oltre 500 soci della Pro patria si raccolgono a fraterno banchetto nella sala dell'Unione Ginnastica. Cbe, adorna nel soffitto di tele a vari colon disposte a raggi, di 40 stemmi delle città italiane delle provincie sorelle e delle provincie stesse sul parapetto della galleria, di festoni, di piante, di specchi, presenta un incantevole aspetto. Quattro lunghi tavoli corrono nel senso maggiore della sala ed uno è disposto in testa agli stessi, al quale siedono il podestà Bazzoni e i due vicepresidenti del Consiglio, il presidente della società Bertolini, il segretario Sartorelli, il presidente del gruppo locale dottor Cofler e i rappresentanti dei vari comuni. Il banchetto procede nel massimo ordine, nella più schietta e cordiale allegria. La brava banda dell'Unione Ginnastica suona vari pezzi musicali d'occasione e gl'inni delle provincie sorelle, fragorosamente applauditi. E al vino spumante comincia la serie dei brindisi infinita, applauditissimi tutti, da quello del magnifico podestà cbe saluta gli ospiti all'ultimo del sacerdote Tommasi che benedice alla santa istituzione. Si leggono e si applaudono altri 16 telegrammi giunti al congresso più tardi. E al suono dell'inno Viva San Giusto finisce questa memoranda festa, di cui a Trieste non si ricorda eguale. * * * Se non che a passare lietamente la sera la maggior parte degli ospiti si reca al Politeama a gustare la bella musica dell 'Emani. Il teatro è stipato da una folla immensa imponente come nelle grandi occasioni. All'entrare nel palco municipale del podestà del dottor Bertolini e del dottor Dordi scoppia interminabile applauso. Ma il pubblico distratto anzi cbe no nei primi due atti ed al principio del terzo — sebbene accolga gli artisti nel modo più lusinghiero — quand' entrano in iscena i congiurati e intuonano il coro famoso : Sia- mo tutti una sola famiglia, fra applausi sempre più fragorosi si replica una e due volte, si ridomanda la replica Ma il commissario di polizia non permette che il coro si replichi più oltre. E l'urlo della folla, accesa d'entusiasmo, continua ostinato e non permette che si possa continuare lo spettacolo. Onde si cala il sipario e la maggior parte degli spettatori abbandona il teatro. Si rialza, dopo lungo riposo, il sipario per cominciare 1' atto quarto. Ma tutta la buona volontà degli artisti e del maestro d'orchestra non giovano a nulla. Il pubblico non ne vuol sapere di continuazione fin che il sipario ricade e lo spettacolo s'interrompe fra mezzo a delirante applauso. Anche questa una serata che non si dimentica più. G. ——-----—-z- Il sentimento nazionale degli Istriani studiato nella storia (Continuazione vedi numero 21, 22) Ed è in memoria di questa prosperità e di una passata grandezza che noi Istriani ci vantiamo anche oggi di razza latina, e discendenti degli antichi Romani. Che cosa significa questo nostro vanto? Giova esaminarlo. Quale più, quale meno, tutti i popoli, oggi civili mostrano con compiacenza un qualche monumento della romana grandezza, segno della antica sudditanza da Roma ; ma non perciò rinnegano l'attuale loro nazionalità, e si dicono discendenti dei Romani. Nei popoli di razza latina questo sentimento è più vivo, negli Spagnoli cioè, ( nei Francesi, nei Rumeni, tolti in mezzo e asserragliati quasi da popoli di razza diversa, vivissimo poi negli Italiani. La razza tedesca invece, se per profondi studi sulla classica letteratura e per cultura sta a paro anzi spesso avanza i popoli di sangue latino, non perciò ha rinnegato l'antico orgoglio nazionale, manifestantesi con un'opposizione sistematica a Roma negli ordinamenti civili e religiosi : opposizione cUe fu ed è in parte ancora la sua forza. La statua di Arminio vendicatore, simbolo della grandezza germanica sorge ancora sui confini della Selva Nera, nelle dense foreste ancora s' ode un eco dei romani lamenti — Quintili Vare, recide miài legiones meas. E gli Slavi, ultimi venuti, quando più viva era questa lotta tra il mondo latino e germanico, erravano ancor senza nome per le steppe del Nord; oggi guardano alla Santa Russia; nè di una gloria alla quale mai parteciparono si occupano punto. Ma noi Istriani? Le glorie di Roma sono glorie nostre; quando noi additiamo al forestiero la porta aurea, le volte sublimi dell' anfiteatro, le rovine di tempi a Parenzo e del Campidoglio a Trieste, ce ne vantiamo come di cosa nostra ; il ricordo dell' opposizione a Roma è sparito, appena appena ha un valore storico : segno evidente che Roma ci ha assimilati, e che nelle nostre vene scorre sangue latino. Che non mi vengano adun-gue a blatterare i Croati di un Istria slava, soggiogata, oppressa da forestieri, i Romani prima, i Veneziani poi. Dove un monumento solo, che attesti il patito sopruso in Istria, dove gli eroi Slavi, pugnanti in paese contro le legioni romane? Sono sogni di febbricitanti, vanti ridicoli di ragazzi usciti appena di pupilli, e che fanno le prime prove della loro libertà, tirando sassi ai fanali. Quando noi Istriani adunque dimostriamo cosi vivo 1' affetto e l'ammirazione pei monumenti di Roma, intendiamo con ciò di significare il sentimento nazionale, l'amore alla patria italiana, che così ammirabili cose ha saputo un tempo operare, e lasciare di sè così vasta orma sulla terra. Per gli altri popoli di sola razza latina, l'ammirazione degli ordinamenti romani ha un valore arcaico; presso gli Anglo Sassoni non è così popolare, più è condiviso dagli eruditi ; nell' Istria, come in tutta Italia, l'ammirazione è un forte sentimento, suscita un affetto ; prova evidente che gl' Istriani si sentono non solo di razza latina, ma i discendenti degli antichi abitanti dell'Istria unita da Augusto all'Italia, infino all' Arsa, che sanno in somma di essere non solo latini, ma italiani. La storia di un popolo si legge e si leggerà sempre ne' suoi monumenti. Fuori i vostri, o Slavi nell' Istria. Il vostro nome suona gloria, (ve lo concedo, e ne sono contento) ma non in casa nostra. I monumenti nostri dell' antichità sono tutti romani, la cultura nostra la civiltà nostra prima romana; noi quelli e questa conserviamo, voi fatte di tutto per distruggere. I monumenti preistorici poi attestano un popolo forte tracico-celtico. Dove erano allora gli slavi? Nei loro canti nazionali per poco non risalgono alle storie del paradiso terrestre, e con giuochi filologici scovano radici slave anche nell'ebraico della Bibbia. Noi stiamo ai fatti. La storia vera, la cultura, la civiltà in Istria comincia con Roma; gli Slavi li vedremo assai più tardi, e pur troppo ! Ed ora, dopo la breve e necessaria digressione, torniamo all' argomento. L'antico istriano (veneto-celtico) assimilato dal Romano dà luogo ad un uomo nuovo, all' Istriano dei tempi dell'Impero e del primo evo-medio, ad un uomo che partecipa delle virtù e dei vizi del vinto e del vincitore, e più di questo che di quello, e che proverà perciò in duplice modo il sentimento nazionale ; più ristretto, quale abitante della piccola penisola, più ampio e civile quale cittadino della grande, e che influiranno alla formazione del nostro carattere. Niente avviene in natura per salti. Gli Istriani, assoggettati a Roma, non perdono del tutto la loro originalità; hanno vizi e virtù proprie che vedremo manifestarsi nella storia; ma nello stesso tempo si sentono attirati ad assimilarsi ai vincitori; ed hanno la coscienza di essere legati con più stretto vincolo all'Imperio quali cittadini di provincia italiana. — «La fusione di stirpi diverse, commiste in un paese, cosi il De Franceschi, è lavoro di tempo e succede da sè necessariamente ed in modo naturale. Il popolo più colto, per gli elementi di forza intellettuale, morale ed economica che porta in sè, assorbe immancabilmente il meno ingentilito, sia pur numeroso.» (*) Così avvenne nell'Istria; l'assimilazione degli indigeni con l'elemento dominatore fu favorito dalle famiglie romane che si stabilirono nelle parti più fertili e nelle città ; quindi mano mano si estese ai monti : le iscrizioni di famiglie romane arrivano sino ai piedi del Montemaggiore. In breve adunque la romanizzazione dell'Istria fu un fatto compiuto. Gl'Istriani provarono, lo ripeto, il sentimento nazionale nel secondo stadio; e furono italici. Più ovvio sarebbe dire — romani. Insisto sulla parola italici non già in senso moderno, ma per indicare un sentimento provato da genti più vicine a Roma, abitanti l'Italia geografica, e governate amministrativamente con leggi speciali. Come poi i nostri prendessero parte alla vita romana ; e quanta la fiducia di Roma in noi, rie abbiamo documenti storici. Neil' esercito di terra i Triestini, erano inscritti alla legione decimaquinta, legione che guerreggiò con molto valore in Europa ed in Asia, prese parte all'assedio di Gerusalemme, e perì nella guerra Contro i Parti. (2). Trieste fu considerata come posto avanzato di Aquileja; le legioni destinate a varcare le Alpi quivi si radunavano. L'imperatore Trajano, movendo alla conquista delle Dacie, passò da Ancona a Trieste, e per Trieste rediva, siccome lo attesta la colonna di lui in Roma (3). Neil' armata navale poi segnalati furono i servigi prestati dagl' Istriani : Grado divenne porto sucursale di Ravenna; l'armata navale e la terrestre si rannodavano così intorno a noi; l'Istria era pontile naturale, lungo molo, tutta un porto sicuro. Prima di uscire dal mondo romano, ho a toccare di due altre esplicazioni del sentimento nostro nazionale, e sono la rapida e antica diffusione del cristianesimo, e la persecuzione del cristianesimo stesso: argomenti che a primo aspetto pajono opposti e contrari alla tesi. Certo sono opposti, pure servono come (') L'Istria. Note Storiche, (pag. 63) C) Vedi Cavalli — Storia di Trieste (pag. 36) (3) Kandler. Notizie storiche di Montona (pag. 44) vedremo, al nostro assunto; tutte le strade menano a Roma, e ben cantò Luigi Pulci A Roma tutti andar vogliamo Orlando Ma per molti sentier n'andiam cercando (') Cominciamo dal primo. Rapida ed antica, fu la diffusione del cristianesimo in Istria, come ne fanno fede gli atti dei nostri martiri, e il nome delle vittime appartenenti a cospicue famiglie. Santo Ermagora vescovo di Aquileja mandò i suoi discepoli nell'Istria, e numerose comunità cristiane furono fondate in tutte le nostre città già nel primo secolo dell' era cristiana secondo le tradizioni; e certo prima del terzo come è attestato da storici documenti. La tradizione di santo Ermagora evangelizzatore dell' Istria, e la prima mossa del cristianesimo da Aquileja verso l'Istria, sono nuove prove che l'Istria non è una foglia di vite attaccata pel gambo alla Carniola, come che vuole il Bauron, ma una curva naturale della costa veneta, gli ordinamenti religiosi vanno di un passo coi civili ; la diocesi si estende su tutta la Provincia. GÌ' Istriani, come altri popoli di stirpe latina, accolsero, prima degli altri, la buona novella, perchè, educati da Roma al sentimento dell' universalità politica (imperio romano) ; più di altri popoli restii alla dominazione romana ebbero il concetto della cattolicità. Ogni chiesa certo vanta i suoi martiri ; ma non cosi numerosi così antichi come in Italia. Prima viene la razza latina, poi la Germanica, evangelizzata più tardi da Bonifazio; ultima la slava. Ognun vede come la mia argomentazione diventi qui polemica; tutte le armi sono buone a difendere una causa, tra nemici che io voglio però sempre trattare da cavaliere. E per vero, mentre i primi trionfi celebrava il cristianesimo nell' Istria, che cosa avveniva degli Slavi? Furono essi così docili così pronti come noi ad accogliere la nuova religione? Cirillo e Metodio più tardi loro evangelizzatori, traducono per essi i libri santi e Gregorio Magno scende, per facilitare la conquista alla concessione di una liturgia slava. Carlo Magno, visto che le lettere dell' alfabeto non bastavano, ricorre pur troppo all' argomento della spada. Nella Russia fu lunga la lotta; anzi un avanzo dell'antico feticismo si riscontra anche oggi nella parte più rozza del popolo slavo e in istrane sette di fanatici ribelli al Santo Sinodo, e ad ogni legame religioso e morale2) È possibile adunque che l'Istria, secondo i sogni di alcuni Panslavisti, abitata da gente illirica di razza slava, prima della conquista romana, abbia così pron-temente accolto in casa nostra una religione, alla (') Morgante Maggiore. Canto 2. -) Vedi Revue des Deux Mondes — La Religion en Russie, 1 Mai 1888. quale si mostrò tanto tempo così ribele, in modo da essere obbligata al battesimo con l'argomento della spada alla gola? No, no: gl'Istriani anche in ciò si mostrano discendenti dei Veneto-Traci, e dei Celti; la vicinanza a Roma come rese facile la romanizzazione, così agevolò la conquista pacifica dell'Evangelo, di un evangelo predicato in latino, da preti e vescovi latini senza bisogno di traduzioni e di un nuovo alfabeto. Conchiudiamo : le tradizioni ecclesiastiche si accordano con le civili ; la rapida e antica conversione degl' Istriani al cristianesimo è una prova evidente della nostra italianità: le tradizioni ecclesiastiche ci collegano ad Aquileja ed a Roma; anche il cristianesimo è per noi esplicazione del sentimento nazionale. (Continua) P- T. ----«3W»----— Seminario o Collegio ii Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Illico fu andato il scrottinio attorno p. 1' eletion di Esator nella Prouintia p. riscoter il danaro aspettante al Seminario et furono eletti e balotati li seguenti e e rimasto il segnato X S. Rizzardo Vida P. 4 C. 7 x S. Giacomo del Tacco P. 9 C. 2 (carte 37) Adì 7 Zugno 1687. Radunato il Sp.le Coll.o, oue compresa la p.sona di Sua Ecc.za interuennero Colleg.ci al n,o di noue n.o 9 oue fu ballotata la seguente parte. Essendo necess.o proueder di Preccettori della pub.a Scola ; attesa la rifluita fatta dal S. D. Pietro Zanchi, però uada parte posta dalli Sp.li S.S. Siudici Con l'assenso dell' Ill.mo et Ecc.mo S. Pod.à, e Cap.io d' elleggere in tal Carica il R.do D. Ant.o Scarpin, che ualtre volte pontualmente s1 è impiegato nel Sem.rio di questa città, p. un anno con P ord.rio salario, e con le prerogatiue et obblighi da Prec.ri. Balotata la Parte sud.a hebbe P. 9 C. — Adì 23 Ap.le 1688. Radunato il Sp.le Coll.o del Sem.io, ove compresa la persona di S. E. furono collegg.ti n. 8 n.o otto ; Et illieo fu andato scrott.o attorno p.li seg.ti officii, eletti e collocati li sottos.ti, e rimasti li seguati x Cass.o al Seminario x S. Dr. Cristoforo Grauisi P. 6. C. 1. S. Dr. Nicolò Manzioli P. 4 C. 3. 2 Deputati alla revision delle Scuole, x S. Dr. Santo Grisoni P. 8 C. — x S. Dr. Bortolo Petronio P. 8 C. — 2 Deputati s.a le Fabriche del Seminario, x S. K.r Olimpo Gauardo P. 6 — C. 1. S. Agostin Tarsia 9. Rugg. P. 5. C. 3. x S. D.r Andrea Tarsia P. 6. C. 2. * ZEST o tìzi e La presidenza della società politica istriana nella sua seduta del 25 p. d. ha deliberato di appoggiare, in seguito a proposta di parecchi influenti elettori, la candidatura del D.r Tomaso nob. Vergottini, per l'elezione di un deputato al consiglio dell' impero nel collegio elettorale del gran possesso. Il D.r Yergottini è giovane colto e probo, appartiene a nobile famiglia che diede parecchi uomini egregi alla patria, e noi lo vediamo con le più liete speranze avviarsi alla vita pubblica ; non dubitiamo raccoglierà tutti i voti del nostro partito il giorno 11 p. v. in Parenzo. ---------- Cose locali Il giorno 19 novembre alcuni giovanotti trentini intervenuti al congresso della Pro Patria, progettarono una gita a Capodistria. Manco dirlo, trovarono subito molti aderenti, e lo stesso presidente Bertolini e 1' on. Dordi, Questi due egregi ebbero amico qui 1' avv. Madonizza, e dei giovani, molti avevano conosciuto i nostri nelle università. A Capodistria si è saputo di questa visita appena una mezz' ora prima dell' arrivo del vapore, e il nostro podestà ebbe appena il tempo di avvisare quelli che incontrava per via, e trovarsi al molo, quando il Santorio pavesato a festa in onore degli ospiti, approdava. La giornata era splendida e dal nostro belvedere si ammirava la incantevole vista del mare e la cerchia delle Alpi, e tra le note cime quella della Marmolada nel Trentino ! Goduto di quelle bellezze, il podestà condusse gli ospiti nel palazzo comunale, dove si trattennero alquanto, e poiché desideravano vedere quel po' che offre la città nostra, e l'ora tarda non l'avrebbe permesso, il podestà offerse di assicurare il loro ritorno con una corsa straordinaria, coll'adesione prontissima della gentile direzione della nostra società di navigazione. L' offerta venne accettata, e allora accompagnati da quanti dei nostri cittadini ebbero occasione di sapere del loro arrivo, gli ospiti visitarono il duomo, e percorsero le nostre vie e calli, dove l'on. Dordi, sempre vivacissimo, sentiva perfino l'odore di Venezia; veduta ogni cosa, la comitiva andò a riposarsi all' albergo Ferrari si e vuotò un bicchiere, alla prosperità della Pro Patria, alle alpi, al mare, alle vecchie .e alle nuove amicizie. E forse su qualche ciglio spuntò una lagrima di contentezza; memorie di dolori sofferti e di care gioie passate, propositi di fede sempre incrollabile : questi sentimenti animavano i cuori. Due ore passate come un lampo. Alle cinque il Santorio ci attendeva; il nostro pode- stà e molti concittadini vollero accompagnare gli ospiti,J e ci siamo separati dolenti di cessare le animate conversazioni e soltanto perchè imperiosi doveri lo esigevano. Di questa visita, di quelle poche ore, resterà memoria incancellabile nella nostra città. --------I Appunti bibliografici Alberto Boccardi. Della Favilla. Giornale triestino. 1836-1846. Trieste. Caprin 1888. Un opuscolo di pagine quarantaquattro. È questo 1' argomento di una lettura tenuta nella «Società di Minerva" a Trieste dal sig. Boccardi con uno stile forbito. Nella prima pagina leggesi la seguente epigrafe: OGGI XIV NOVEMBRE DEL MDCCCLXXXVIII CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DA CHE NELLA FAVILLA TRIESTINA PACIFICO VALUSSI CON ARDORE GIOVANILE SI INIZIAVA AL GIORNALISMO LA SOCIETÀ DI MINERVA AL NESTORE DEI PUBBLICISTI ITALIANI SUO SOCIO D' ONORE QUESTE PAGINE RICORDANTI L' ALTA OPERA EDUCATRICE DEGLI SCRITTORI DI QUEL PERIODICO IN TESTIMONIO DI GRATITUDINE DEDICA RIVERENTE Un mirallegro ed una lunga stretta di mano adunque anche da parte della Provincia al Valussi tipo di pubblicista coscienzioso ed educatore, due epiteti che di raro, oggi come oggi, si possono aggiungere al nome. Leggendo il bel discorso del Boccardi, tante care memorie entrarono in folla nella mia meute che io non posso fare a meno di buttar giù alla buona quattro righe, rammentando forse troppo il mio signor Me al lettore. Perdonate questo sfogo al lontano cittadino, solitario nei verdi recessi degli antri abduani. „La Favilla" come abbiamo da questo discorso, nacque a Trieste nel 1835, in un piccolo negozio di libri in via del Ponterosso. Libreria Orlandini ! La veggo sempre questa ditta, in fondo in fondo della memoria. Proprio di riscontro c' era il negozio della vedova Mauroner, ed io allora fanciullo di nove anni, dalla finestra (dove tra un monte di Osservatori Triestini facevo i primi studi di politica) vedeva andare e venire certe macchiette alle quali mi sentivo misteriosamente attratto. Chi lo avrebbe detto che alcuni di quei signori dovevano divenire più tardi i migliori de' miei amici ? La Favilla morì, e in quell'istesso negozio nel 1848 c'era la direzione del giornale II Costituzionale, molto popolare in quell' anno ; ed io vi stampai per la prima volta due articolucci, e mi parve di toccare il cielo col dito. Vanità delle vanità! Il povero Orlandini finì poi come tutti sanno a Prodolone paesello a un miglio da San Vito ; e la sua morte mise in seri imbarazzi don Abbondio ; così chiamavasi da noi ragazzi quel pievano, già mio professore di grammatica nel Seminario di Portogruaro. Importanti per la cronaca di Trieste, ed anche per la storia delle lettere italiane, sono le notizie dei vari scrittori della Favilla dateci dal Boccardi: aggiungo qui qualche altra. Il pittore Kandler fece per San Giusto la tela di San Sergio nella seconda cappella a diritta. Davvero il quadro presenta i difetti della scuola accademica - classica ; quel povero santo pare reciti un brano dell'Aristodemo al proconsole romano; e la Diavolona vi fa già capolino. Per la nuova chiesa di Sant' Antonio non ebbe commissioni; vi fu sì qualche tentativo ma poi le tele furono affidate a' migliori artisti, come si ha anche dalle lettere del Rossetti; e forse fu questa una delle prime cause di sfiducia del po-veuo Naue. Il Besenghi, reduce dalla Grecia, non fu ospitato dal Freschi a San Vito (pag. 35) ma nella sua villa a Ramuscello a tre miglia da San Vito, e ad uno da Bagnarola, dove era allora parroco il Brovedani, pel quale il Besenghi scrisse la sua migliore canzone. A proposito del Besenghi e di altri poeti della Favilla, degni di memoria, sarà bene che gli Istriani sappiano che sono tutti dimenticati da certo Raffaello da Barberia che abborracciò teste a Milano un Almanacco delle muse. Non parola del Besenghi, del quale scrisse una bella monografia il Zanella nella Nuova Antologia ; dimenticato il Facchinetti al quale il Pellico scriveva: — „Mi permetta di dirle che io li pongo (i versi) fra le più care poesie che io conosca" —; non parola dei Tagliapietra padre e figlio; e di molti altri. Poiché il signor Raffaello della Barberia ha poi raccolto certi versi di poeti e poetesse che fanno ridere i polli, a tutta ragione i dimenticati possono a buon diritto col Fusinato ripetere : „Tra l'altre bestie posso starci anch'io." Tra gli esclusi poi non solo gl'Istriani, esclusi tutti per sistema, ma anche valenti poeti d'altre regioni come per citarne due: il Biadego ed il Fraccaroli. Sarà buona cosa che Trieste a nome di tutta la provincia, si dolga dell' ostracismo ; affinchè gli stranieri non credano che noi siamo in Barberia; e ciò non pel valore che abbia in sè l'almanacco delle Muse, ma pel credito di cui a buon diritto gode in tutta Europa lo Stabilimento Treves, ed i giornali l'Illustrazione e la 1Margherita, dove il signor Raffaello è collaboratore, e quindi mio collega ! Dopo questo sfogo non d'amor proprio, ma d' amor patrio, torno a bomba. Povero Nane Kandler, povero Fanti, povero lager ! Itibus diceva prete Pioppo. E sapete come finiscono e dove quei veterani della Favilla? Nane Kandler morì in una cameruccia all' albergo del Buon Pastore in Via San Nicolò ; e fu destino che quel matto di Prete Pero, il più strambo degli scrittori triestini di quel tempo, lo riconciliasse a Dio negli estremi momenti. Così 1' autore della Diavolona e del Purgatorio di Padre Ireneo armonizzavano, 1' uno all' estremo di vita, l'altro fresco e verde, e in vena di fare chi sa quante altre stranezze; ma saldi entrambi in un grande principio, compresi entrambi della solennità di quell' atto e di quell'ora, come tutti quei buoni romantici che tutti hanno fatto il loro dovere, benché tanto oggi derisi dai nuovi pagani. In quella istessa osteria c' era un quadro di Nane, rappresentante un illustre personaggio, col suo sacco in ispalla, facente il suo primo ingresso a Trieste. Prete Pero con quel suo stile sgarbato allora, fece nel Tempo la stamburata al morto amico ; la famiglia dell' illustre si credette giustamente offesa, e comperò il quadro dall' oste, perchè non rimanesse memoria dell' ingresso prosaico in Trieste del poi celebre personaggio ; e fu quella l'ultima postuma avventura del povero Nane. Forse che in vita nessun altro quadro gli era stato pagato così bene. Anche il lager ebbe i conforti della religione da Prete Pero. Ma gli ultimi avanzi della Favilla, e di quella società un po boemma, credente però e con tanto di cuore, si raccoglievano la sera in un santuario della Madonna dei Cerchi, da Tobia, in Via della Madonna del mare. Là pontefice massimo il Fanti, accolito il lager : nuovi venuti Prete Pero, 1' abbate Panciera, vicentino, elegante poeta, e qualche altro. 0 le belle sere passate, rammentando gli amici lontani e perduti! Là si ricordavano i passati trionfi della Favilla; là si apparecchiavano le armi per le nuove battaglie e corani populo, senza la pretesa di fare i congiurati e robespierini. Chi ere- dette di scovare tra que' galantuomini una congiura, e il filo per arrivare alla scoperta del famoso Comitato, pigliò come sempre un granchio a secco. Vogliano i giovani ricordare qualche volta i poveri morti e gli assenti che tornano spesso col desio alla patria lontana. L'umile sottoscritto rende grazie al Boccardi, e a tutti i signori della Società di Minerva (di cui va superbo di essere socio onorario) per questa evocazione di un'ora lieta della sua giovinezza, e delle care memorie della patria perduta. p. t. --- VARIETÀ L' abbate Bauron mi scrive da Lione (Avenue de Saxe N. 98) dove dimora, una lettera agrodolce, nella quale c' è il passo seguente. Queìleque soit, Monsieur, la divergerne de nos vues, soyez persuade que si mon livre arrive à une duxième édition, je referai tout ce qui concerne V Istrie, et taciterai dJ étre plus complet, apre un second voyage. Sayez persuade aussi que mon livre menerà plusieurs de mes compatriotes dans votre beau pays. Le Bulletin du Clup Alpin oc-tobre vient de publier un article trés élogieux pour mon livre et votre pays, et le conseil qu' il donne sera écouté." Attenti adunque o Istriani; se-rivedrete F abbate Bauron con una compagnia d' alpinisti francesi, accoglieteli a braccia aperte, e date loro tutti i necessari schiarimenti, affinchè restino convinti della nostra civiltà e nazionalità; e non siano circuiti invece da que'messeri che c'intendiamo. P. T. ----------- PUBBLICAZIONI Sultan Jakja dell'imperiai casa ottomana od altrimenti Alessandro conte di Montenegro ed i suoi discendenti in Italia. Nuovi contributi alla storia della questione orientale e delle relazioni politiche fra la Turchia e le potenze cristiane nel secolo XVII, publi-cati da Vittorio Catualdi, con la scorta di documenti diplomatici tratti da vari archivi di stato e privati. G. Chiopris, editore, Trieste, 1888. Vittorio Catualdi (pseudonimo già altre volte usato da quel dotto ed elegante scrittore eh'è l'udinese, prof. Oscarre de Hassek, ora insegnante a Trieste), ha mantenuto nobilmente la promessa fatta in nome suo dall'editore, signor Chiopris, alcuni mesi or sono, e l'opera veramente importante, di cui abbiamo dato più sopra l'intero titolo, esce adesso a provare come si studi nella provincia nostra e quali e quanti titoli vi abbia 1' ele- mento italiano per esservi predominante non solo nel numero ma anche nella cultura. Se anche 1' esimio autore non ce lo dicesse nella dotta prefazione dell' opera da lui testé publicata, basterebbe anche dare una semplice scorsa al libro per accorgersi subito delle fatiche, eh' esso deve avergli costato ; delle indagini minuziose, delle ricerche sapienti, che devono aver preceduto l'elaborazione di questa storia voluminosa, tutta fondata su documenti rarissimi, tratti da parecchi archivi d'Italia, di Spagna, di Malta e corroborata dalla paziente disamina di quasi un centi-najo di opere italiane, tedesche, spagnuole, francesi, inglesi, latine, di cui nessuna tradotta, e sorretta anche da testimonianze locali in Macedonia, in Serbia ed in Albania. Perchè quest'opera del Catualdi non è una semplice biografia di quel pretendente turco, che tanto fece parlare di sè nel secolo XVII (senza che poi, cosa curiosa, nessun moderno non si occupasse più di lui), ma altresì una storia diplomatica e razionata di quel caleidoscopio d'interessi politici più o meno accertati, che fondansi nella gran questione d' Oriente, la quale se adesso è acutissima, non fu da meno nel secolo XVII. Nè l'autore, pur toccando le relazioni dell'Austria colla Turchia e le aspirazioni absburgiche nella penisola balcanica, vi sottace l'attività politica in Oriente della potenza italiana e specie di Venezia e della Casa di Savoja Il libro è scritto con molta perizia delle cose di Levante e con quel corredo di cognizioni storiche e geografiche, senza delle quali sarebbe impossibile sobbarcarsi un lavoro di così grande importanza. Il racconto propriamente detto abbraccia più che 300 pagine in 8.° grande. Vengono indi le note, importantissime e ricchissime, ed i documenti, che abbracciano oltre 360 pagine. Due stemmi a colori, tre ritratti e dei facsimili accrescono l'attrattiva di quest'opera cotanto importante anche per la storia delle relazioni degli stati italiani colla Turchia. Non è necessario di dire che la lingua e lo stile sono commendevoli, avendo noi già nelle Novelle, nella biografìa del Besenghi ed in altre publicazioni del Catualdi, delle prove più che sufticenti dell' amore con cui egli suol curare la parte estetica de' suoi scritti. Quale curiosità particolare per Capodistria, notiamo che 1' autore in questo suo libro parla anche di una Borrisi, maritata con Gasparo Graziani, ospodaro della Moldavia e duca di Nasso. L'opera è dedicata dall' autore a sua madre, la nobile signora contessa Elisa de Belgrado - Hassek, e nella dedica è delineata con brevi ma interessanti tratti la storia delle due nobili famiglie, da cui 1' autore discende per parte di padre e di madre. l. v. La Necropoli (li S. Canziano, nel suburbio di Capodistria. Memorie storiche con elenchi, epitafi, ecc. di Gedeone Pusterla. — Capodistria, tipografia Cobol e Priora. 1888. Giov. Batt. canonico Francol. L'Istria Riconosciuta. Manoscritto autografo del Civico Archivio Diplomatico di Trieste. Con prefazione del Dr. Don Pietro Tomasin. — Trieste, tipografia Giovanni Balestra, 1888.