ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 original scientific paper UDC 262.14(450.36) ricevuto: 2002-03-27 PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA Paolo ROSEANO Istituto di Sociología Internazionale di Gorizia, IT-34170 Gorizia, via Mazzini 13 e-mail: roseano@isig.it SINTESI L'articolo e una riflessione sul nesso tra religione ed identita étnica, in particolare nel caso del Friuli della seconda meta del '900. Nella prima parte si sintetizza il quadro teorico di riferimento, nella seconda proporro un'interpretazione della rilevanza dell'elemento religioso nella mobilitazione etnica friulana del XX secolo. Viene presa in considerazione la corrente del friulanismo piu vicina agli ambienti religiosi. Si analizza la mitopoiesi specifica di alcuni gruppi di tale natura e si illustrano brevemente i principali miti da essi elaborati: il mito del common descent, Aquileia romana ed Aquileia cristiana, il mito della "razza", l'origine della lingua, il Patriarcato Aquileiese come mitomotore, il mitomotore coloniale, i confini, il polietnismo, l'etnotipo psicologico. Parole chiave: identita friulana, religione, miti, Friuli, secolo XX PATRIARCHS AND PRIESTS: THE RELIGIOUS ELEMENT IN THE FRIULIAN ETHNIC IDENTITY ABSTRACT The article is a meditation over the relation between religion and ethnic identity, particularly the case of Friuli of second half of 1900. The first part deals with a synthesis of the theoretical outline of reference, whereas in the second part I will propose an interpretation of the relevance of the religious element in the Friulian ethnic mobilization of the XX century. The Friulian movement closest to the religious sphere will be taken into consideration. The specific mythopoeia of some groups of such nature will be analysed and the main myths elaborated by them will be briefly discussed: the myth of common descent, of Roman Aquileia and Christian Aquileia, the myth of the "race", the origin of language, the Patriarchate of Aquileia as a starting point, the spur of colonialism, the boundaries, the multiethnicity and their different philosopies. Key words: ethnic identity, religion, myths, Friuli, 20th century 331 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 INTRODUZIONE Tra ¡ modi di concettualizzare l'analisi del rapporto tra religione ed eticita uno e quello di distinguere tra un approccio sincronico ed uno diacronico. Il caso empírico oggetto di questo studio oggi sara affrontato secondo questa bipartizione, prestando comunque mag-giore attenzione agli aspetti soggettivi. Il primo tipo (A) di analisi diacronica del rapporto tra etnicita e religione consiste nel considerare la religione un elemento oggettivo dell'etnicita e nell'analizzarne l'evoluzione storica, come si farebbe con qualunque altro degli elementi definiti di volta in volta costituenti l'etnicita in senso oggettivo. Il secondo tipo (B) di analisi diacronica, che po-tremmo definire soggettiva, si interessa all'evoluzione dei rapporti tra religione e consapevolezza etnica, dun-que in particolare al ruolo dei fattori religiosi nel momento di transizione tra la fase storica delle etnicita solo o soprattutto oggettive a quella delle etnicita anche o solo soggettive. A tal fine e utile esaminare quale puo essere il ruolo del clero. Il clero ha spesso giocato una parte importante nei movimenti etnici. Per tale attivita di natura sociale del clero si possono individuare una serie di spiegazioni. Tra le piu chiare troviamo: l'apparte-nenza etnica del clero (spiegazione in odore di pri-mordialismo), la convenienza in termini di status sociale o di potere (motivazione piu vicina allo strumenta-lismo), le priorita valoriali del clero e le sue funzioni non-religiose (intellettuale popolare). Storicamente si e visto che in Europa, soprattutto Orientale, il clero ha avuto un ruolo di rilievo nei primi momenti di vita dei movimenti etnici e che i suoi membri hanno svolto la funzione di intellettuali nazionali, coloro che nella pseudo-ipotetica Ruritania di Gellner (Gellner, 1985, 68) riscoprono le tradizioni popolari e producono miti etnici. Un secondo modo di analizzare il rapporto tra religione ed etnicita nelle dinamiche e quello di intro-durre una terza variabile, lo stato, ed occuparsi di due dei possibili esiti dell'interazione delle tre sfere considerate: etnicizzazione e statizzazione della religione (Roseano, 1999, 86 e ss). L'etnicizzazione di una religione e quel processo che porta la religione ad essere coinvolta nei movimenti etnici, a prendere una co-loritura nazionale. Per statizzazione della religione, invece, si intende il processo che porta uno stato ad esercitare un controllo su una confessione religiosa e, di conseguenza, ad utilizzarla per dare sostegno alle proprie scelte politiche, anche a quelle in materia di etnicita (se presenti). Tale esito e piu probabile quando una confessione e strutturata in forma gerarchica e quando i meccanismi di controllo al suo interno sono efficaci. Altri fattori importanti per chiarire perché la religione viene (o non viene) coinvolta nelle dinamiche etniche sono lo spirito delle confessioni (universale/ tribale) e le finalita sociali dei movimenti nazionalisti (conservatori/progressisti). Per quanto riguarda l'analisi sincronica, e possibile affrontare il nesso tra religione ed etnicita in relazione al concetto di identita etnica oggettiva e soggettiva. Parlando di identita etnica in senso oggettivo (C) e comune considerare la religione come uno degli elementi dell'etnicita, assieme a lingua, territorio, discendenza ed altri fattori. Ciascuno di tali elementi puo combinarsi con gli altri in diversi modi. La differenza di confessione tra due gruppi puo essere una delle ragioni (in alcuni casi anche la piu rilevante o l'unica) che determinano una differenza etnica tra due gruppi. Se tali gruppi, invece, condividono la stessa confessione, non e possibile prevedere a priori come la religione influirá sulle relazioni tra i gruppi: potrebbe ostacolare la dif-ferenziazione etnica o dimostrarsi ininfluente. Un altro tipo (D) di analisi sincronica del nesso tra etnicita e religione e quella condotta dal punto di vista psicologico. A tale proposito possiamo isolare due aspetti: a) Il primo aspetto e quello funzionale. Secondo alcuni autori religione ed etnicita possono servire come criteri alternativi per definire l'identita di un gruppo, oppure come fondamenta morali dell'ordine sociale, oppure ancora come sistemi complementari/alternativi per superare la paura della morte. b) Il secondo aspetto psicologico importante del nesso tra religione ed etnicita risiede nei miti (Smith, 1986). Un mito, a differenza del significato che il termine ha nel linguaggio quotidiano, viene inteso qui come una "narrazione letteraria di fatti storici, un simbolo che ha la forza di mobilitare o legittimare". I miti possono essere catalogati in piu categorie: esistono miti di origine nel tempo di un popolo, miti dell'eta dell'oro, miti di liberazione, di elezione, di missione, di decadenza. Tutti questi tipi di miti sono collegati alla religione in almeno tre modi: i) i miti - almeno anticamente - erano letteralmente parte della religione, ii) anche in tempi piu vicini a noi i miti hanno spesso contenuto religioso, Fenomeni oggettivi Fenomeni soggettivi Analisi diacronica (o delle dinamiche etniche) Storia etnoreligiosa di un gruppo A Interazione tra mobilitazione etnica e fenomeni religiosi B Analisi sincronica (o del- l'identita etnica) Ruolo della religione in relazione agli altri elementi oggettivi dell'etnicita C Interazione tra identita etnica e religiosa D 332 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 ¡¡¡) il linguaggio della religione e quello dei miti etnici sono molto simili (per esempio esistono coin-cidenze significative nel senso che le retoriche nazio-naliste ed il discorso religioso attingono al bagaglio lessicale delle sacre scritture ed all'area semantica del-l'ecclesiologia e della parentela). I miti, esprimendo in forma simbolica la con-sapevolezza etnica, sono una componente non marginale dell'etnicita. Essi, oltre ad essere di tipi diversi dal punto di vista del contenuto, possono essere anche ordinati gerarchicamente: al vertice della piramide gerarchica dei miti si trova il mitomotore, cioe il mito centrale, su cui si fondano e legittimano gli altri miti. RELIGIONE ED ETNICITA IN FRIULI Lo scopo principale di questo articolo e quello di illustrare alcune delle caratteristiche di quella parte del movimento etnico friulano del XX secolo piu vicina agli ambienti religiosi. Per analizzare il rapporto tra storia ed eticita nel caso friulano procedero prima a proporre un'inter-pretazione delle dinamiche del gruppo stesso. Sulla scorta di tale proposta di ricostruzione storica proseguirá con un'analisi sincronica del ruolo dell'elemento religioso. La storia etnoreligiosa dei friulani In Friuli un legame tra religione e friulanita emerge per la prima volta in modo chiaro nel XVII secolo. A partire dagli anni successivi al Concilio di Trento il clero friulano, in conformita alle disposizioni del Concilio stesso e delle Costituzioni sinodali del Patriarcato di Aquileia, utilizza la lingua friulana per finalita religiose, soprattutto nell'omiletica e nella catechesi (Peri, 1986, 35-71; Strassoldo, Cattarinussi, 1978, 97; De Biasio, 1973). Negli stessi decenni un consistente numero di religiosi e impegnato nella produzione di opere letterarie in friulano. Tale situazione muta radicalmente nel XX secolo. Nei primi anni del '900 la chiesa cattolica italiana si e statizzata, cioe e divenuta in un certo senso collaterale allo stato italiano. Dallo stato la chiesa cattolica in Friuli mutuo l'atteggiamento in materia di etnicita; cosí le Arcidiocesi di Gorizia e di Udine giunsero alla proi-bizione, nelle sfere di loro competenza, dell'uso delle linguae vernaculae diverse dall'italiano, in primis lo sloveno e poi il friulano. L'arcivescovo di Udine Rossi fu il primo ad agire in tal senso, mentre il metropolita di Gorizia, lo sloveno Sedej, si oppose fino al 1932, quando fu allontanato dalla cattedra (Peri, 1986, 60; Maghet, 1987, 259-282; Marchet, Placerean, 1977, 75). Tale proibizione dell'uso del friulano ha segnato una cesura profonda nella coscienza del clero friulano, tant'e che quando, negli anni '60, si inizio ad utilizzare Foto 1: Cattedra patriarcale a Cividale. SI. 1: Patriarhalni prestol v Cedadu. nuovamente il friulano in alcune chiese, una parte consistente del clero udinese vi si oppose, segno evidente della persa o rimossa memoria della prassi pastorale di 50 anni prima. Religione e mobilitazione etnica Anche il friulanismo, come gli altri etnonazionalismi, ha iniziato a muoversi nel campo della cultura e, piu specificamente, in quello della lingua. In realta la scoperta della lingua friulana e avvenuta in due fasi: la prima inizio nel Friuli goriziano nel XIX secolo e si esauri con la rapida crescita nella stessa area del-l'irredentismo italiano (Peri, 1986, 35-71; Strassoldo, Cattarinussi, 1978, 95), la seconda comincio nel Friuli centrale dopo il secondo conflitto mondiale. Dal punto di vista della storia delle ideologie politiche, il secondo dopoguera in Italia e caratterizzato dalla fine del-l'ideologia di stato. A livello regionale, nella zona del confine Nord-orientale d'Italia, cio si traduce anche nella crisi del nazionalismo di frontiera che, nei decenni precedenti, aveva interpretato la friulanita come "latinita o italianita di frontiera", in funzione antislava ed antitedesca. Cio permise la trasformazione del friulanismo e la sua ormai definitiva emancipazione dall'ombrello del nazionalismo italiano. A partire dalla fine degli anni '40 erano attive in Friuli tre importanti istituzioni che si occupavano di friulanita: la Societa Filologia Friulana, il periodico Patrie dal Friûl e l'associazione Scuele Libare Furlane. Scuele Libare Furlane e il gruppo piu interessante ai fini dell'analisi delle relazioni tra religione ed etnicita. Scuele Libare Furlane nacque tra il 1952 e il 1954 (Ulliana, 1982) per iniziativa di alcuni seminaristi e 333 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 maestri. Il loro scopo era quello di stimolare i friulani a continuare a parlare la propria lingua, la cui soprav-vivenza era vista messa in crisi dall'italiano. Scuele Libare Furlane chiedeva essenzialmente riconoscimenti a livello linguistico e culturale, pertanto in quella fase il movimento non puo essere definito compiutamente etnico o nazionale, bensi meramente culturale. In Scuele Libare Furlane convivevano due anime: una più conservatrice - ben rappresentata da mons. Luigi Pividori - che aveva nostalgia di un popolo friulano obbediente e clericale e 2) una più critica e progressista. Volendo inquadrare il movimento di Scuele Libare Furlane nello schema teorico abbozzato inizialmente, possiamo dire che: - il clero ha avuto il ruolo di promotore e "ideologo" delle iniziative di Scuele Libare Furlane, - i religiosi attivi all'interno di Scuele Libare Furlane appartenevano al basso clero, - le idee di tali religiosi erano in parte etichettabili come "conservatrici" ed in parte come "progressiste", - per la diffusione di tali idee e per la realizzazione delle iniziative dell'associazione venivano utilizzati i canali di comunicazione o le strutture religiose gia esi-stenti (ad esempio l'organizzazione di corsi di friulano nelle canoniche). Tali caratteristiche ricorrono in forme analoghe in numerosi movimenti etnici europei. Un altro punto di riferimento del friulanismo di que-gli anni era il periodico Patrie dal Friûl di Felix Marchi e don Giuseppe Marchetti. Don Giuseppe Marchetti e un tipico esempio di "prete-intellettuale che scopre la cultura di un popolo". Figure come la sua non sono statisticamente rare, soprattutto in Europa Orientale. Per una serie di motivi, nel 1962 un gruppo di sa-cerdoti si stacco da Scuele Libare Furlane - considerata forse troppo moderata - per costituire una nuova as-sociazione: Int Furlane. Con Int Furlane le istanze creb-bero quantitativamente e si trasformarono qualita-tivamente. Si inizio a criticare l'amministrazione italiana, a parlare dei friulani come di un popolo, a la-mentarsi per la situazione di sottosviluppo del Friuli. In questo modo il clero si era fatto protagonista del momento di passaggio che e tipico dei movimenti etnici e che consiste nella trasformazione delle istanze da cul-turali a schiettamente etniche e politiche. Int Furlane produsse molti degli argomenti che avrebbero dominato il dibattito politico friulano fino al giorno d'oggi. Tra questi troviamo l'idea di una colonizzazione subita dal Friuli e la critica agli etnostereotipi più diffusi circa i friulani. Nel 1966, a seguito di una serie di eventi che ave-vano scontentato l'opinione pubblica friulana (lotte per l'Universita del Friuli, per la Regione...) che avevano mostrato la scarsa capacita dei partiti tradizionali di recepire alcune istanze della popolazione, nacque il Movimento Friuli. Tra i fondatori si trovavano alcuni sacerdoti che avevano collaborato con Int Furlane. Nei primi anni di vita della nuova formazione politica una parte del clero udinese contribuí non solo a far circolare le idee del MF, ma anche a definirne il repertorio ideologico. Altrimenti detto, una parte del cero friulano ha avuto quella funzione mitopoietica che e carat-teristica della prima fase di qualunque movimento etnico e che solitamente e svolta dagli intellettuali nazionali. Di seguito vedremo quali sono stati i risultati di tale mitopoiesi. Negli anni Sessanta si verifico un altro evento di particolare rilievo all'interno del friulanismo: la cosid-detta Mozione del Clero del 1967. La querelle sollevata dalla Mozione (Ulliana, 1982, 99-128; Beline, 1997, 131-139; Pincan, 1994, 84; Ellero, 1969) puo essere esemplificativa di tre tendenze che sembrano essere comuni a molti movimenti etnonazionalisti: - esiste una differenza d'atteggiamento tra alto e basso clero verso i problemi etnici, soprattutto se essi rien-trano all'interno di una dinamica dominanza-mino-ranza, - la statizzazione e piu semplice se una confessione religiosa e organizzata in modo gerarchico se lo stato e confessionale o control lato da un partito confessionale, - gli appartenenti ad una minoranza si possono trovare in una situazione di conflitto tra due lealta. Con gli anni Settanta inizia una nuova fase del friulanismo, le cui linee di sviluppo sono: la con-versione dai partiti tradizionali alle istanze del Movimento Friuli, il Concilio Vaticano II con i suoi riflessi a livello locale (Assemblea del Clero, Udine 1975), l'indebolimento del legame tra curia udinese e Demo-crazia Cristiana (destatizzazione), la nascita di un friulanismo laico forte, la perdita di visibilita del clero friulanista, il terremoto del 1976 e l'arrivo ad Udine dell'arcivescovo Battisti. In breve, negli anni Settanta il nesso tra religione e friulanismo e cambiato nel senso che: - il clero si e ritirato dall'arena politica. Questa tendenza e osservabile in molti movimenti etno-nazionalisti: dopo una prima fase in cui il clero ha un ruolo preponderante, nasce una corrente laica del nazionalismo che diviene maggioritaria. Davanti a cio il clero puo ritirarsi parzialmente o completamente, puo entrare in concorrenza con il nazionalismo laico (come e avvenuto, ad esempio, nella Grecia dell'Ottocento), oppure puo divenire diffusore delle idee del nuovo nazionalismo (senza pero contribuire a definirle). - Il distacco del clero di Int Furlane dal Movimento Friuli e la fondazione di un gruppo di carattere piu marcatamente pastorale ed ecclesiale come Glesie Furlane sono in linea con tale tendenza. - L'"alto clero" dopo un'iniziale fase di diffidenza ed ostilita, ha recepito le istanze etniche friulane. Tale ricezione e iniziata con l'Assemblea del Clero del 1975. E' stato un processo lento e progressivo, iniziato con 334 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 una fase di "non proibisco e non permetto" e culminato con i recenti sviluppi, che hanno visto l'Arcidiocesi di Udine in prima fila nell'azione di lobbying in occasione dell'approvazione della legge 482/99. La friulaniz-zazione dell'alto clero e stata parallela e, in un certo senso direttamente proporzionale alla destatizzazione della chiesa udinese. Ció sembra confermare la diversa funzione dell'alto e basso clero nelle dinamiche etniche (soprattutto in quelle delle minoranze). Glesie Furlane, dunque, e un gruppo che ben rap-presenta la fase matura dell'impegno etnonazionalista del clero. Dal punto di vista teorico l'esperienza di Glesie Furlane e interessante proprio in quanto e paradigmatica. In particolare Glesie Furlane ha proposto una sintesi di valori universali e locali - una forma religiosa di glocalismo - sintetizzabile in tre idee ecclesiologiche: 1) la Chiesa e fatta dalla gente. 2) La gerarchia ecclesiastica ha il dovere morale di stare dalla parte degli ultimi, dei meno fortunati, e deve aiutarli a trovare una salvezza non solo ultramondana (si noti che le minoranze vengono espressamente de-scritte come "poveri in senso evangelico"). 3) La Chiesa universale e composta dalle chiese locali, che ne sono la "incarnazione". La diversita di carismi tra chiese e tra popoli rientra nel disegno divino e quindi va rispettata. Dal punto di vista culturale Glesie Furlane e conosciuta per le sue attivita, come la traduzione della Bibbia, del Lezionario e del Messale in friulano. Prima di passare a parlare dei miti del friulanismo e della loro relazione con la religione, cerchiamo di sintetizzare quanto finora detto. Religione e friulanita sono connesse in quanto: 1) i friulani sono in maggioranza cristiani, qa va sans diré. 2) Gli appartenenti al clero sono stati protagonisti della prima fase del friulanismo, nella quale hanno svolto la funzione di ideologi, di "intellettuali nazionali", di mitopoieti. 3) La maggior parte dei miti del friulanismo ha a che vedere con la religione, che e quanto ci propo-niamo di investigare ora. I miti del friulanismo Nel caso dei gruppi minoritari i miti sono parti-colarmente complessi in quanto esistono i miti della minoranza e quelli della dominanza. Solitamente i miti di tali gruppi sono tra loro concorrenti. Parlando dei miti del friulanismo - o del l'identita friulana - cercheró di gettare luce su due punti: 1) in che modo tali miti sono legati alla religione. 2) In che modo i miti del friulanismo entrano in concorrenza con quelli del nazionalismo italiano per conquistare la lealta dei friulani. Per chiarezza analítica converra descrivere ed analizzare singolarmente i vari miti del friulanismo. A. II common descent. Ogni buon storico friulano apre la sua opera con "in principio erant Celtae", in principio erano i Celti. I Celti sono considerati dai fri-ulanisti gli antenati mitici dei friulani, come i primi oc-cupanti legittimi del territorio friulano (Strassoldo, Cat-tarinussi 1978, 27; Salvi, 1973, 346; Pohl, 1993, 111). Naturalmente per il nazionalismo italiano i primi occu-panti legittimi del territorio friulano sono stati i Romani, mentre i Celti erano barbari invasori (Salvi, 1997, 4951). D'altra parte i Romani stessi assumono nel-l'immaginario friulanista le vesti dei colonizzatori non chiamati ed indesiderati. Le radici celtiche dei friulani cono state sostenute anche da don Giuseppe Marchetti e da mons. Gian Carlo Menis, due intellettuali in abito talare, il secondo autore della "Storia del Friuli" probabilmente piu letta. Ai Celti Karni vengono fatte risalire non solo le principali peculiarita linguistiche del friulano, ma anche la fondazione di Aquileia - citta che rappresenta un punto di riferimento fisso del friulanismo - ed il primo nome della regione, l'affinita con i popoli slavi e germanici contermini (Marchet, Placerean, 1977, 9; Strassoldo, Cattarinussi, 1978, 27) e molti aspetti della cultura popolare friulana (Leicht, 1907; Maticetov, 1951-1952). B. II mito di Aquileia, romana e cristiana. Nonostante la storia di Aquileia fosse nota e studiata da tempo, la sua valorizzazione in chiave mitologica e stata operata soprattutto da intellettuali-sacerdoti. La mitizzazione dei fatti relativi alla citta romana di Aquileia ed alla chiesa aquileiese delle origini si fonda su un'equazione che attualizza la storia, le conferisce un potere di mobilitazione e legittimazione, bref la trasforma in mito: parlando di Aquileia e Roma, soprattutto della rivalita tra le due chiese, si parla metaforicamente di friulani ed italiani. Cosí l'esaltare l'autonomia culturale e istituzionale della Aquileia cristiana rispetto a Roma e un modo per esaltare l'autonomia dei friulani del XX secolo. In quest'ottica viene mitizzato Fortunazinano - autore di un com-mentario al Vangelo in sermone rustico - (Marchetti, 1952, 15; Paschini, 1976, 85-114; Maniacco, 1996, 18), viene esaltata l'attivita missionaria della chiesa aquileiese letta come segno di tolleranza e multiculturalita (che sarebbero le caratteristiche del Friuli attuale) (Menis, 1988, 17-24; Qualizza, 1988, 43-52), si parla nuovamente del mito della fondazione marciana1 della chiesa di Aquileia e dello Scisma dei Tre Capitoli per rimarcare l'autonomia da Roma (Bole papal, 1976, 5; Marchet, Placerean, 1977, 28-29; Placereani, 1978, 129-132). (Aprendo una parentesi, si noti che comincia a diventare chiaro come in Roma venga costantemente e coerentemente individuato il nemico storico del Friuli: I Romani erano nemici dei Celti, la Chiesa di Roma era nemica di quella di Aquileia, i papi erano nemici dei 335 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 patriarchi. II tutto ¡n un climax che culmina nella presunta avversita latente dello stato italiano per ¡ friulani). In generale si puo dire che l'etnicizzazione del cattolicesimo in Friuli ha tentato di prendere la forma della "aquileiesizzazione". C. II mito della "razza". Contrariamente a quanto accade alla maggior parte degli etnonazionalismi euro-pei, il friulanismo, pur riconoscendo un certo primato ai Celti tra gli antenati mitici del popolo friulano, esalta la pluralita di ascendenze. La selettivita della mitologia friulanista in quanto caso consiste nel menzionare solo gli antenati nordici (Celti, Longobardi, Sloveni), a detrimento delle altre componenti (Maniacco, 1995, 70; Strassoldo 1996, 140-141). D. II mito dell'origine della lingua. Il mito dell'origine della lingua e legato alla religione in tre modi: innanzitutto l'origine celtica delle peculiarita linguistiche del friulano e stata sostenuta in epoca contemporanea da un sacerdote (Marchetti, ma nell'Ot-tocento gia dall'abate Pirona, autore del primo voca-bolario friulano), in secondo luogo si sostiene che il friulano deriva dal latino aquileiese (la lingua del vescovo Fortunaziano), il quale si e sviluppato in forma originale perché il teocratico Patriarcato d'Aquileia nel Medio Evo era isolato dal resto della pianura padana (Frau, 1988, 28-34; Strassoldo, Cattarinussi,1978, 28 ss.). E. Il Patriarcato, mitomotore del friulanismo. Il Patriarcato viene inteso in due modi: come chiesa aquileiese paleocristiana e come principato ecclesia-stico medievale. Il Patriarcato e stato riscoperto come argomento "politico" (Placerean, 1978, 129-132; Pohl, 1993) da don Francesco Placereani - uno dei fondatori del Movimento Friuli, oratore molto popolare negli anni '70 - il quale a quei tempi era l'unico ad avere al tempo stesso le conoscenze storiche necessarie e la consape-volezza espressa - il che e raro ed interessante - che il friulanismo per sfondare avesse bisogno di dotarsi di un apparto mitologico. Nel pensiero di don Placereani il Patriarcato viene a configurarsi come il mitomotore, cioe il mito centrale attorno al quale gravitano gli altri e dal quale vengono legittimati. Ad esempio il "mito dello stato" per il friulanismo prende la forma dell'esaltazione del periodo tra il 1077 ed il 1420, che corrispondono alla massima autonomia del principato ecclesiastico all'interno del Sacro Romano Impero. Questa e anche la "eta dell'oro", che corrisponde anche, come spesso avviene, con la "eta degli eroi". La figura storica che viene riscoperta, mitizzata e presentata come eroe nazionale - cioe riproposta anche come modello di comportamiento, in questo caso per la classe politica - e quella del patriarca aquileiese Bertrando di San Genesio (Placerean, 1989; Beline, 1997, 113). Bertrando viene anche citato nell'edizione degli anni '70 del Messale in friulano, redatta da don Placereani, nel quale il personaggio storico, che per la chiesa cattolica porta il titolo di Beato, viene innalzato al rango di Santo. Tale processo di santificazione degli eroi nazionali e tut-t'altro che infrequente in Europa (si pensi a Giovanna d'Arco, re Stefano d'Ungheria, Nicola Romanov e molti altri santi delle varie chiesa autocefale dell'Europa orientale). Anche la fine del Patriarcato (sia quella del principato ecclesiastico avvenuta nel 1420,2 sia quella dell'istituzione religiosa soppressa nel 1751) viene mitizzata ed interpretata come un'anticipazione della "invasione" del 1866. Il Patriarcato e anche legato alla questione dei confini del Friuli, nel senso che il "Friuli storico" di cui molto e stato scritto negli ultimi due anni includerebbe i territori che facevano parte del principato ecclesiastico di Aquileia o delle diocesi di Aquileia e Concordia. Nel Friuli orientale, appartenuto dal 1500 al 1919 agli Asburgo, il mito-motore Foto 2: Ritratto ideale del patriarca Bertrando. SI. 2: Idealni portret patriarha Bertranda. 1 Mito un tempo considerato come nato in funzione antiromana, di recente inserito nel Lezionario friulano nella sequenza "Adest dies celeberrima", con nihil obstat della Conferenza Episcopale Italiana e della Congregazione per il Culto Divino e per la Disciplina dei Sacramenti. 336 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 patriarcale non trova una diffusione paragonabile a quella che ha nel Friuli centrale. Tra le varie cause di questa minore popolarita - tra i friulanisti stessi - a noi interessa mettere in evidenza il fatto che le vicende del patriarcato sono troppo legate alla citta di Udine, nella quale spesso viene visto un nemico: il patriarca per il conte di Gorizia suo vassallo e Venezia per gli Asburgo. Come abbiamo gia detto, anche l'origine mitica della lingua e legata al patriarcato. Non si dimentichi infine, che a livello iconografico, il simbolo più conosciuto del Friuli e l'aquila patriarcale, della quale l'esemplare più antico e stato ritrovato, questa volta e davvero un caso, nel sarcofago del Patriarca Bertrando. Il mitomotore coloniale. Accanto al mitomotore patriarcale esiste anche un altro cluster di miti che sono tutti interpretabili come riletture in senso coloniale della storia del Friuli. Tale complesso di miti e presente anche all'interno del sistema mitico patriarcale, ma con il passare degli anni ha conosciuto una diffusione ed una popolarita maggiori. I miti della colonizzazione si pre-sentano oggi come indipendenti dal mitomotore patriarcale e sono propri del friulanismo laico, del quale non ci si occupa nel presente articolo. La storia del Friuli viene vista in chiave coloniale: tentativi di colonizzazione vengono considerati l'arrivo dei Romani nel II secolo a.C., la conquista veneziana del 1420, la soppressione del Patriarcato nel 1751, l'annessione italiana del 1866 (Marchet, Placerean, 1977, 69), l'unione del Friuli con Trieste nella Regione amministrativa Friuli Foto 3: Vessillo patriarcale aqullelese, con l'aquila del Friuli, rinvenuto nel sarcofago del patriarca Bertrando. Sl. 3: Prapor oglejskega patriarha s Furlanskim orlom, najden v sarkofagu patriarha Bertranda. - Venezia Giulia. Anche ¡I sottosviluppo economico del Friuli nei primi tre quarti del XX secolo (con la con-seguente emigrazione, arrivo di insegnanti da altre regioni...), viene visto come un tentativo da parte del-l'amministrazione italiana di mantenere volutamente il Friuli in uno stato di inferiorita. E' interessante notare come per il friulanismo i nemici vengano sempre da Sud o Ovest (Roma, Venezia, Trieste), mentreper il nazionalismo italiano essi provengono da Est o Nord (Celti, Longobardi, Sloveni, Tedeschi, Austriaci) (Stras-soldo, 1996, 23; Maniacco, 1995, 76-77). F. Gli altri: confini e polietnismo. Punti di contrasto tra nazionalismo italiano e friulanismo sono la questi-one dei confini e la questione dei rapporti tra friulani e popoli contermini. I confini - sempre "sacri" - sono un punto di forza di qualunque retorica nazionalista. Per il nazionalismo italiano il confine tra Friuli e Austria ed il confine tra Friuli e Slovenia si configura(va)no come "confini-barriera": il Friuli veniva descritto come la "sentinella d'ltalia" (Ellero, Carrozzo, 1967, 9; Pellegrini, 1963, 14-21). Per il friulanismo, invece, tali confini sono sempre stati delle "cerniere" (Strassoldo, Cattarinussi, 1978, 28), mentre la vera barriera storica, culturale, spirituale era quella con il Veneto e, dunque con l'Italia. Analogamente, i friulani vengono/venivano ritratti dal nazionalismo italiano come un baluardo della latinita contro la barbarie tedesca e slava. Per i friulanisti, invece, il friulano e storicamente e culturalmente piu vicino agli sloveni ed ai tedeschi che agli italiani. Tale vicinanza viene spesso spiegata facendo riferimento all'attivita missionaria della chiesa aquileiese antica che avrebbe cosí gettato le basi per una comunanza di fondo. G. Etnotipo psicologico. Un altro campo di com-petizione tra il nazionalismo italiano ed il friulanismo e la definizione del "carattere" dei friulani. Secondo l'interpretazione del nazionalismo italiano e delle sue declinazioni locali, i friulani sarebbero "saldi, onesti, lavoratori". In altre parole affidabili. Tale versione e stata contestata gia da Int Furlane che sosteneva che lo stato italiano aveva tutto l'interesse a far credere ai friulani di essere obbedienti per natura, mentre invece non erano altro che "sotans" (cioe "servi" o "servili") (Ulliana, 1982, 42) Nel corso dei decenni sono emerse altre definizioni configgenti dell'etnotipo psicologico dei friulani. Alcune di queste tendevano a presentarlo come "tradizionale ma ribelle" (Strassoldo, 1996, 141; Cavallo et al., 1980, 32). 2 Sull'azione colonizzatrice della Serenissima i riferimenti bibliografici sono abbondanti, pertanto ne citeremo solo alcuni: Strassoldo (1996, 23, 141); Cavallo, Cescje, Begot (1980, 33); Anonimo Friulano (1971); Beline (1975a, 19-53); Beline (1992a, 69-71); Bole papal (1976); Ellero, Carrozzo (1967, 9, 55); Glesie Furlane (1975); Glesie Furlane (1976, 29-30); Maniacco (1995); Maniacco (1996); Marchet, Placerean (1977, 50-57); Pičul (1974); Placerean (1989); Placerean (1978, 129-132); Salvi (1973); Salvi (1975). In particolare e interessante mettere in rilievo come da parte friulanista si attribuisse - oggi le cose sembrano essere cambiate - anche alla Serenissima la responsabilita della soppressione del patriarcato [ad esempio in Bole papal, 1976; Friül e furlanetat (1979, 35); Beline (1997, 283)], mentre da altre la si imputasse solo in capo all'imperatrice Maria Teresa [ad esempio in: De Biasio (1988, 97-107)]. 337 ANNALES • Ser. hist, sociol. • 12 • 2002 • 2 Paolo ROSEANO: PATRIARCHI E PRETI: L'ELEMENTO RELIGIOSO NELL'IDENTITA ETNICA FRIULANA, 331-340 PATRIARHI IN DUHOVNIKI: RELIGIOZNI ELEMENT V FURLANSKI ETNIČNI IDENTITETI Paolo ROSEANO Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, IT-34170 Gorica, ulica Mazzini 13 e-mail: roseano@isig.it POVZETEK Članek je razmišljanje o povezavi med religijo in etnično identiteto, pri tem pa je posebej izpostavljen primer Furlanije v drugi polovici 20. stoletja. Iz analize tiskanih del iz obdobja po drugi svetovni vojni, ki jih lahko uvrstimo v smer furlanizma, ki je bliže religioznim ambientom, ugotovimo, da je etnična mitopoeza takšne skupine v veliki meri osnovana na patriarhalnem mitomotorju. Oglejski patriarhat namreč nastopa kot osrednji element številnih mitov. V primeru tovrstnega furlanizma, privzame na primer, "mit države" obliko poveličevanja obdobja med leti 1077 in 1420, ki sovpada z največjo avtonomijo cerkvene oglejske oblasti znotraj svetega rimskega cesartsva. To je tudi "zlata doba", ki, tako kot se pogosto dogaja, sovpada z "dobo junakov". Zgodovinski lik, ki je na novo odkrit, mitiziran in predstavljen kot nacionalni junak, kar pomeni, da je postavljen tudi kot model obnašanja - v tem primeru za politični razred, je lik patriarha Bertranda iz San Genesia. Tudi konec cerkvenega patriarhata (tako cerkvene oblasti leta 1420, kakor tudi cerkvene ustanove, ukinjene leta 1751), je mitiziran in interpretiran kot napoved "invazije" leta 1866. Patriarhat je povezan tudi z vprašanjem meja v Furlaniji, in sicer v smislu, da v "historično Furlanijo", o kateri je bilo veliko napisanega v zadnjih dveh letih, sodijo tudi ozemlja, ki so bila del cerkvene oblasti Ogleja, ali škofij Ogleja in Concordie. Tudi izvor jezika je povezan s patriarhatom, in sicer v smislu, da naj bi politična izolacija, v kateri je glede na padsko območje živela cerkvena oblast, vzpodbudila razvoj pozne latinščine, ki je bila bistveno drugačna od tiste, iz katere so se razvili severni italijanski jeziki. V primeru religioznega furlanizma si lahko večjo kulturno navezanost Furlanov s Slovenci in z Nemci, kot pa z Italijani, razložimo z misijonarsko dejavnostvjo oglejske cerkve, ki je tako ustvarila osnovo nekega temeljnega občestva. Poleg mitov, ki so neposredno povezani s patriarhalnim mitomotorjem, se v religioznem furlanizmu pojavljajo tudi miti, ki si jih deli z laičnimi smermi istega gibanja. Med temi, mit o common descent poudarja nordijski izvor Furlanov (še posebej keltski) pred latinskim, ki ga poveličuje italijanski obmejni nacionalizem. Ključne besede: furlanska identiteta, religija, miti, Furlanija, 20. stoletje BIBLIOGRAFIA Anderson, B. (1983): Imagined communities, reflections on the origin and spread of nationalism. London, Verso/NLB. Annuario-Letopis (1991): Gorizia, Arcidiocesi di Gorizia - Goriška Nadškofija. Gorizia. Anonimo Friulano (1971): Muart antighe dal Friul Friul. Udin, Edizioni del Movimento Friuli. Antonsich, M. (2001): Il Nord-Est tra Mitteleuropa e Balcani: il caso del Friuli - Venezia Giulia. In: Antonsich, M. et al. (2001): Geopolitica della crisi: Balcani, Caucaso e Asia centrale nel nuovo scenario inter-nazionale. Milano, Egea. Beline, A. (1975a): Par amor o par fuarce? 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