Inno xxiii._Capodistria, 16 Marzo 1889._ LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso i& Redazione. Il sentimento nazionale degl' Istriani studiato nella storia1) Ed ora dei tempi novissimi. Con la caduta della repubblica veneta e il dominio dell'Austria, esteso su tutta l'Istria, la provincia raggiungeva la sospirata unità. I tempi in cui irregolari e ridicoli erano i confini, e si poteva dare una schioppettata in chiesa (veneta) e rifugiarsi nel campanile (austriaco) sono, jgrazie a Dio, cessati per sempre. Abbattute sono le sbarre ; la Rosanda non scorre più al ponte di Zaule tra due rive straniere ; dal Timavo all' Arsa siamo tutti una sola famiglia: rimane però la memoria di quei tristi tempi, e l'unità non è forse del tutto raggiunta negli animi e meno ancora nellè istituzioni. Trieste con la sua dieta regola da sè le sue faccende; per l'Istria ci abbiamo altra sede d'interna amministrazione nella piccola Parenzo; quindi Trieste non appare ancor, come dovrebbe essere, l'unica capitale; quindi divisioni negli animi, rivendicazioni di diritti storici che non hanno più ragioni di esistere, anomalie nel comune linguaggio ; e della divisione la conseguente debolezza. Se una piena unità non ci è dato di raggiungere ora, affrettiamola almeno col desiderio ; e stringiamo in un fascio le forze disperse. Qui volere è potere; perchè nè calcolate astuzie, nè motti storici, nè ambizioncelle d'individui, nè miseri interessi di campanile possono al lungo tenere diviso ciò che la natura ha unito e segnato con eterni confini. Non più perambulazioni pei monti del Carso di podestà veneti e di aulici consiglieri per rialzare i sassi abbattuti con odi reciproci; perambuliamo noi, visitiamo noi il patrio terreno con più larghi intenti; saliamo sulla vetta del Caldiera, e di là guardiamo ai monti ed al mare. Di qua spirano miti i Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. zeffiri, e 1' aure primaverili increspano l'azzurra marina; di là soffia impetuosa dai valichi di Segna 1' orrida Bora sul tempestoso Quarnero ; da un lato i colli dove s'impampina il bruno refosco e alzano 1' antico tronco gli olivi ; dall' altro sassi, sassi e sassi. Delle manifestazioni del sentimento nazionale, in questi ultimi tempi qui non è luogo discorrere : sono fatti a tutti noti. Ma di una recente festa non posso tacere; della festa triestina nell'occasione che i rappresentanti di tutte le genti Italiane dell'Austria convennero a Trieste per trattare dei comuni interessi. Il 18 Novembre 1888 segna un' epoca, se non gloriosa, certo memorabile nella nostra storia. Trentini, ■Goriziani, Istriani col motto — Pro Patria — nel cuore, si unirono nel comune pericolo, contro le pretese del panslavismo ; e la lingua del si fortemente suonò su queste ultime rive dell' Adria. Che lieti abbracciamenti tra fratelli ! Che festose sbandierate : E che momento solenne fu quello in cui gli ospiti cari furono accolti dal Podestà di Trieste nell' aula del consiglio ! Oh le campane dell' antica torre della Madonna del mare, condannate oggi al prosaico ufficio di batter le ore; come avrebbero suonato in quel giorno alla distesa ! Non meno solenne fu il congresso nel Teatro comunale, dove sopra la testa del presidente vivo, s'alzava il capo di un morto, più vivo che mai in quell' ora, il capo di Dante, approvante il santo entusiasmo dei nipoti, e sempre in atto di ripetere in suo muto linguaggio una eterna lezione di geografia e di storia. Che cosa sono mai in confronto della festa triestina, i convegni, i tàbor dei Croati? Noi ci aduniamo in una città, di primo ordine, essi nei villaggi del Carso; noi in un teatro, sede dell' arte e della civiltà, essi nelle osterie e nei tuguri. E non si facciano belli delle idee di democrazia, e di libertà. I democratici più spinti, i socialisti medesimi trovano da per tutto un luogo decente, un teatro, a Milano per esempio, per trattare de' loro affari, per esporre le loro idee. Se gli Slavi non trovarono in Istria un luogo più conveniente per radunarsi, è segno evidente che non sono in casa propria, che dietro a loro non è il popolo, che il paese rimane freddo impassibile, anzi nemico, che, in brevi parole, nell' Istria la civiltà non è con loro. E un popolo senza civiltà, senza storia potrà al lungo imporsi in paese ; sarà possibile che vinca la parte migliore la quale da secoli è in possesso d' una lingua illustre, d'una splendida civiltà? Senza civiltà un popolo non può esistere oggi; nè una frazione di popolo imporsi, se anche più numerosa, ad altra civile. Negli stati, bene ordinati, gli uomini non si contano per capi come il bestiame ; si valutano. E ben se lo sanno i Croati, civili oggi in casa loro ; e per ciò sentite astuzia inventata per fare apparire 1' Istria terra croata. Ben sapendo essi non essere possibile imporsi senza nomi illustri ; e non avendo neppur un nome celebre di croato segnalatosi in Istria nelle lettere o nelle arti, inventarono la storiella di un Istria sempre croata nella storia, e fanno quindi passare per Croati tutti gl' Italiani illustri dell' Istria. Pare cosa incredibile, pure vera. A convincersi di questa, che ci accontenteremo di chiamare una solenne buffonata, basterà prendere in mano il Dizionario degli uomini illustri della Slavia meridionale compilato dal Prof. Ivukuljevich a Zagabria. Il Kukuljevich è nome illustre; ed ha operato per > l«A€i!tìazia, quanto il' Kandler nostro per l'Istria; merita quindi ogni stima; pure tanto è potente il fanatismo da far dire e scrivere le cose più assurde. Ecco un saggio degli uomini illustri della Slavia meridionale — Dall'Acqua Cesare pittore da Trieste — Donato Porécanin parentino — Gianelli B. pittore da Capodistria - Istrianin pittore - Kamiati Giuseppe pittore istriano. Karli Giovanni Stefano -Karpat (Carpaccio Benedetto e Vittore) - Kopranin Bartolomeo - Kopranin Domenico - Kortivo Nicolò pittore dell'Istria - Lovranin Francesco incisore - Lovra-nin Luciano - Moreschi N. pittore di Albona - Pulanin - Bartolomeo da Pola ecc. ... E così tocca via, gli uomini illustri di Capodistria, detta Kopro dagli Slavi, sono gabellati per Kopranin, e quei di Pola per Pulanin, e i Parenzani per Porcéanin; quei di Lovrana per Lovranin e gl' Istriani in genere per Istrianin.Così i nomi d'illustri istriani di fama più che italiana, quali il pittore Carpaccio e il celebre Carli, diventano slavi — Karpaccio, Karli; — tutta gente che non ha mai pronunziato neppure una pa- 1 Notizie a me comunicate dall' egregio Luciani. rola slava. Ed è cosi che s' impingua il Dizionari degli uomini illustri della Slavia meridionale; ed questi mezzi ricorrono oggi coloro che vogliono fa credere 1' Istria terra croata. Chi con questi argo menti si difende, ha già sottoscritto la sua sentenza Ex ore tuo te judico. La riviltà croata è un assurda nell'Istria. Splendidi nomi abbiamo noi: ma appar tengono tutti al Dizionario biografico degli Italian celebri. I due Vergeri, il Carpaccio, il Muzio giusti nopolitano, il Carli, Sebastiano Schiavone, i Trevisani il Tartini re del violino, e via via tanti benemerit segnalatisi nelle lettere, nelle arti e nelle armi fine al Kandler. e ai due Combi, padre e figlio, e de quali recenti sono i lutti, istriani furono ed italiani: e poiché senza lettere ed arti non si dà popolo civile, è questa la più bella prova del sentimento nostro nazionale; con questi nomi concorre l'Istria alla mostra nel Panteon romano. VI. Ed ora alla conclusione. Troppe parole, dirà taluno. A difendere l'Istria negli attuali bisogni ci vogliono ben altro che disquisizioni storiche. Fatti devono essere; concordia, anzi tutto, agitarsi nelle campagne, illuminare il popolo, e prima d'ogni altra cosa denari: zenza di ciò, con tutti gli argomenti storici, i caporioni croati vinceranno nelle campagne. Perfettamente d' accordo; ma donde tragge un popolo la forza per vincere, e i mezzi di resistenza se non dalla coscienza di sè dalle lezioni del passato ? Ad indicare poi i mezzi a vincere le battaglie dell' oggi abbiamo in provincia, l'Istria di Parenzo e il Giovine Pensiero di Pola, e nella capitale ottimi periodici come V Indipendente. Agli articoli dell' Indipendente; agli scritti dell'amico Tamaro dell' Istria, sottoscrivo di cuore; toccava a me per privilegio di età, privilegio del quale farei di meno ben volentieri, di dare nella vecchia ed onorata Provincia le lezioni del passato. Utili sempre a noi, utilissime per dare un'ultima lezione ai Croati. Tra questi (se lo tengano ben a mente gl'Istriani) ci sono degli uomini illustri degni d'ogni rispetto; non è più il tempo di ridere solo, e di trattare certe questioni, come volgarmente si dice, sotto gamba. Con la sicurezza di un tempo, col solo schernire avremo il danno e le beffe. Il ridicolo è buona arma, e l'ho usata anche io con quei quattro sbraitoni che mestano in provincia, non con i patriotti della Croazia e della Slavia in generale : in casa loro nobilissima è la loro causa, e non dissimile dalla nostra. Or dunque agli uomini d'ingegno e di cuore della Slavia meridionale la mia parola. Ed ora parmi di sentire fino in questo mio cantuccio tra gli antri abduani una loro obbiezione. E sia pure; vogliamo anche concedervi che il diritto della storia sia vostro; ma del passato non occorre discorrere più; oggi i Croati sono in numero maggiore nell'Istria, dunque l'Istria è Croata. Di simili fatti avvennero nella storia. L' Alsazia era tedesca, il dominio francese la rese francese. Ma è ovvio rispondere loro : prima di tutto voi sbagliate i conti ; e a base della vostra operazione aritmetica prendete la statistica dell'Istria amministrativa, cioè dell'Istria divisa dalla sua capitale Trieste, e congiunta alla Liburnia, di là dal Monte Maggiore e che non è vera Istria a rigor di termini. Dateci prima Trieste, città eminentemente italiana ') con i suoi ottantamila e più italiani, e prendeteci la Liburnia e vedrete che l'elemento italiano prevale anche in numero sul croato. Cercate però di intendervi prima coi Liburni stessi che pare non abbiano tutti questo grande amore per la Croazia e specialmente con Fiume, che intende ai commerci, e guarda al mare, al mare dove, alle furie di Eolo e della patria Bora si comanda ancora nella lingua dei Dandolo e dei Morosini. E poi che c'entrano i Croati? Sono forse tutti Croati gli Slavi dell' Istria ? Ai Croati torna conto crederlo, perchè cosi arrotondano il loro regno; e per Fiume si attaccano alla Liburnia ed all' Istria; ma la storia ci ha dimostrato che gli Slavi dell' Istria non hanno fatto un' incursione di popolo compatto, e che vennero a più riprese alla chetichella. Gli Slavi dell' Istria settentrionale, i così detti Savrini, si affratellano coi Cragnolini, che si accentrano a Lubiana, più giù abbiamo i Cici, di certa origine romanica. Ma io voglio anche concedervi, che tutte queste varie tribù siano contente di unirsi alla Croazia; ve lo desidero anzi ; più di tutto avete bisogno dell' unità ; formate pure una forte Croazia per avere un giorno una grande Slavia, e ottenere l'unità della lingua che è sempre di là da venire, e senza della quale non farete mai un popolo. Ma anche dato, e non concesso che gli Slavi siano in numero maggiore nell' Istria, cesserà per questo il diritto storico dell'Istria? Provatemi prima che la storia dell' Istria non sia storia italiana. E qui voglio con un esempio farvi toccare con mano la verità. Se da qui a qualche secolo per pestilenze, per guerre, per qualche cataclisma, Dio guardi, tutto è possibile al mondo, la campagna della vostra Croazia rimanesse deserta, e l'Ungheria, approffittando del- 1' alto dominio che ha sopra di voi, ripopolasse l'agro croato con genti ungheresi, o romaniche della Tran-silvania, rimanendo sempre Croate le vostre città la civile e bella vostra capitale Zagabria, gli Ungheresi o i Romanici, superiori in numero, avrebbero perciò diritto di volere ungherese o rumena la Croazia? Se la passione non vi ha acciecato la ragione, rispondete prima, o signori, a questa obbiezione. L' avete veduto, non lo potete negare; la storia dell' Istria è storia italiana, la civiltà è nostra; le città e le borgate sono italiane; la campagna è slava, e come venuti gli slavi si è visto. E questi intrusi avranno il diritto d'im-porsi ? E quello che voi, per Iddio ! non tollerereste in casa vostra, volete imporre agli altri ? Se non che io forse ho abbondato in concessioni, e temo di averci rimesso ranno e sapone. Recenti fatti mi avvertono, che i Croati sono una nazione troppo giovane e dei giovani ha tutti i difetti; e che non solo nell' Istria, ma da per tutto la parte Slava si distingue per intemperanze (mi contento chiamarle così) d'ogni maniera. Citiamo qualche esempio. Un prete fanatico dell' Istria, grande apostolo del Diritto Croato, non seppe testé far di meglio che battezzare il proprio cane col nome di Crispi; e quando si trova in compagnia di amici si piglia il canino piacere di rivolgere alla sua bestia delle espressioni... che il pudore ci vieta di riprodurre *) Io credeva che simili eccessi fossero possibili solo nell'Istria, nell'Istria avvezza da secoli a tollerarne d' ogni fatta da quelli che la storia ci ha dimostrato i rifiuti della nazione slava. Un recente fatto mi obbliga a credere che gli Slavi di queste .... intemperanze ne fanno da per tutto. L' altro giorno nella capitale dell' Impero Austriaco, nella civilissima Vienna, nella camera dei deputati, lo czeco Yasaty dichiarò con intemperanti parole che la triplice alleanza è fatale all' Austria, e che è necessario abbandonare la Germania e l'Italia per allearsi alla Francia ed alla Russia. Ne nacque un tumulto, e i deputati uscirono in massa dalla sala. Quietato il tumulto, avendo poi il Yergottini deputato italiano dell' Istria, rintuzzate le basse insinuazioni dello slavo Yitezich contro la nazionalità della nostra provincia, questi in piena assemblea gridò al Yergottini: Tacete, asino. *) Ne nacque un secondo tumulto, e il presidente fu obbligato a sciogliere la seduta. Lascino correre i buoni Austriaci, e non si ') Veggasi VIstria (N. 374) anno Vili nell'assennato articolo «La lotta tra il diritto ed il sofisma». 2) Non è questa veramente l'apostrofe come risulta dai reso-conti della Camera, ma altra, non traducibile nella nostra lingua assai più rozza e offensiva. N. d. R. agitino tanto per quell' epiteto. Certi versi, come dice il dettato italiano, non giungono fino al cielo ; sono come l'azione dei verbi riflessivi, e ricascano là donde sono venuti. (Continua) P. T. ----->53)*=»---- OgrzcmirLO a, casa sua I. Due parole di premessa Avrei potuto dare per titolo : tutte le cose al loro posto. Ma tanto fa, ciancie non dati frittelle e senz'altro vengo all' argomento. Parecchi del paese, credono che il torbido nuvolone, che ci minaccia dall' oriente, conti appena qualche paio di lustri, e non sia altro che il coefficiente informe e avventato di pochi stranieri, calzati di stivaloni e privi di un piano definito in ogni parte. Tutt' al contrario ; i prodromi di questa nuova storia, tanto fastidiosa, van ricercati più in là, e nei tempi, in cui ne germogliò la prima sementa, e nella logica speciosa, che li presentò al mondo, un pochino meravigliato. Le belle lettere, nel vederle così candide e timorose, paiono all' occhio profano tortorelle incapaci di turbare l'acqua del vaso, a cui si dissettano ; forse tutto al più, atte a distogliere dalla monotonia della pace il circolo ristretto dei letterati. Ma così non è. Dalla Enciclopedia la Rivoluzione dal filosofo lo statista, dalla pagina la piazza, dal sentimento il satigue. E chi scrive, chi serve ad uno dei più santi ma pericolosi apostolati civili, deve riflettere, che ogni parola, da lui consegnata alla stampa, o presto o tardi porta il suo frutto, e che vana è poscia ogni fatica per ritirarla o ritrattarla. L' uomo, dal suo tavolino, per quanta modestia possa nutrire, scrivendo esclama sempre : cosa fatta capo ha. Quaranta anni indietro si volle attribuire agli sconvolgimenti politici la mirifica virtù di quella medicina, la quale avrebbe aperto gli occhi a tutti gì' ignoranti, infondendo nelle vene esauste novissimo bollore di libertà. Eppure quei tatti non compromisero la nostra nazionale situazione. Di ben altra portata fu invece quel piccolo, lento e continuo lavorio straniero, che a dosi infinitesimali fece la sua strada intorno all' Istria, non in essa, ma assai vicino, e con discreta strategìa. Infatti la stampa slava è più recente tra noi, ed il suo real valore giornalistico è di gran lunga inferiore alla importanza delle pubblicazioni letterarie, di egual lingua, comparse al di là del nostro simpatico Montemaggiore. È così eh' io giungo a mettermi in diretta relazione con una parte del mio epistolario del 1883, col-1' illustre Tomaso Luciani. Neil' agosto di quell' anno e gli mi scriveva: sAltra volta ho sentito parlare di „un Dizionario degli artisti slavo-meridionali del Ku-„kuljevich, nel quale sarebbero attribuiti, com' è di costume, alla Slavia parecchi artisti istriani, dei quali gli „autori italiani non tennero conto." E più avanti: „Patto „da Kukuljevich sarà un lavoro diligente ed erudito." Mi sollecitava poi di acquistargli un esemplare, purch completo. Ma d' allora sono scorsi meglio che sei autunni e i fascicoli della pubblicazione fatta a Zagabria, i qual tengo per mano, non sono più di cinque; essi non esauj riscono la lettera s; però ci permettono un criterio ab bastanza esatto del lavoro, quand' anche in attesa degl ultimi segni dell' alfabeto. Ciò che deve anzitutto colpirci, si è la epoca dell; rispettiva stampa, che corre dal 1858 al 60, sicché i ben facile a dedurre quanto di buon' ora il solerte auj tore abbia incominciato a darvi mano, mentre oggi egli ha di già trascorsa la settantina della età sua. Infatti nella prefazione egli assevera di essersi accinto alle necessarie indagini dodici anni avanti. E l'idea madre pei certo non gli sarà sorta il giorno innanzi alla raccolta delle fonti, fatta con cura e con coscienza, quantunque ad un fine, che come vedremo, non possiamo approvare. Perche, se il nobile Giovanni Kukuljevich Sakeinski ha creduto di onorare la sua gente col proprio Dizionario, noi Istriani dobbiamo protestare con tutta la forza delle cento buone ragioni contro il grave suo trascorso, di aver compreso cioè in quegli elenchi eziandio la nostra provincia tra quelle, che, partendo dalla Carintia, finiscono col toccare in un amplesso strano financo „la poco conosciuta Bulgaria! " Non sa egli forse quanto ci abbiamo sempre tenuto alla nostra autonomia; no,n sa che nel Codice diplomatico del Kandler rinveniamo qualmente fossero attaccati con tenace virtù alla nostra provincialità, anche intorno alla epoca molto oscura del 1060, i firmatari della famosa Concordia, in quella forinola che a noi pare adesso sacra profezia: .manutere-„bunt bonum statum et honorem totius Hystriae" ? Dobbiamo lasciare ai confratelli del Friuli di fare nel proprio riguardo quelle riserve che ad essi convengono; e così pure rimettiamo simile ingrato compito alla „bella provincia della Dalmazia" la quale „cinta „dal mare, stava una volta in continuo legame colla „intelligente Italia e con la sapiente Grecia," come lo dice lui stesso. Ma se l'A. fu mal consigliato nel rompere quei confini, che la natura, la storia e la civiltà posero a distinzione delle varie genti, non fu nemmeno troppo felice nell' accumulare indistintamente tutt' i nomi di artisti — o nati o vissuti ed operanti — nel campo ,della ,storia dell' arte jugoslava." Però, se anche quest'ultimo non è strettamene affar nostro, ma dei singoli interessati, tuttavia mi permetto di osservare, che nelle famose gallerie dell' Europa si suole rispettare le convenienze artistico-nazionali, sino allo scrupolo, col distinguere le varie «scuole" forestiere ; mentre colla teoria dell'.4. un Michelangelo, un Rafaello, se si fossero permessi il lusso di un viaggetto a Sofia, egli me li avrebbe Squadernati nel suo jSlovnik." Transeat in quanto ad Apollodoro di Damasco, che fece il ponte trajano sul Danubio; e in qualche modo la digerisco per quello che si riferisce ai San Micheli di Verona, agli Schiavoni di Chioggia, ai Fiorentini, ai Da Brescia, Da Milano, Da Padova ed alle altre serque di nomi; e vi sacrifico pure qualche tedesco; ma ve n1 è uno, che non mi va né in giù nè in su: figuratevi, fra i iugoslavi è collocato: Orfeo. Altro che fiere e massi attratti dalle divine armonie! Pure, siccome non ogni male capita per nuocere, così avviene che al nostro sincero rincrescimento siavi presto il conforto materiale (date venia all' epiteto) del vantaggio effettivo, onde vanno ricordati nomi, fatti e tempi, da noi quasi trascurati per quella beata poltroneria, che io proporrei di far figurare quale futuro stemma istriano, magari coli'elefante del Siam, in sostituzione della capra gentile, che paro abbia consumato l'ultima erbetta del Carso indifeso. Dunque siamo intesi. „Je prends mon bien où je le trouve" : ecco la divisa. E un altro intimo conforto provo ancora nel figurarmi quel logico fastidio, che il dotto A. avrà dovuto superare nel vedere ripetuti quasi ad ogni pagina tanti bei nomi di origine e di radice italiana, da costringerlo più fiate all' increscioso onere di qualche presentazione con cornetti, o con altri duri simboli. Ned egli avrà mai preteso di porsi all' opera di questo leggiadro guazzabuglio di provincie in nome del cosmopolitismo dell' arte, la quale a un patto solo permette di farsi universale, quando questa quasi eredità dell'uman genere osserva i natali de' famosi papà, rispettandoli rigorosamente sin nelle matricole della parrocchia, o dello stato civile, come oggi si dice. Non ignoro neppure la scusa, che il chiaro A. potrebbe adurre a suo scientifico salvacondotto. Forse dirà: se ci sono degli slavi — più o meno meridionali — nei vostri paesi, ergo dovete menarmi buona tutta la conseguenza del titolo assunto dalla mia opera. Ma, se ci sono degli slavi, che — permetta la franchezza —• non sono peranco pervenuti a formare la parte più colta dell' Istria — anzi al contrario, — vi esistono anche degli Italiani, i quali, quando salta loro il ticchio, come lo rilevò il canonico Stancovich, da lei più volte citato, forniscono quell' intiero contributo alle scienze, alle lettere ed alle arti, che nel campo sociale, nel politico e nel religioso, ricordiamo sempre con affetto nel nostro paese, niente affatto „iugoslavo." Quest'ultimo sentimento, d'inventata novissima nazionalità, noi non 1' abbiamo inteso a battere nel cuore, e meno ancora ribattere nella mente. Anzi, come c' è una libertà di pensiero, di parola e di stampa, anche guarentita dalla legge ; così ci permettiamo di credere, che ve n' esista una, e più antica di tutte quante, succhiata col latte della mamma, per la quale, malgrado tutt' i sapienti di Zagabria o di Lubiana, se anche cresimati a Mosca, ci possiamo pigliare l'innocuo capriccio di professarci, senza paura, italiani, anziché, puta caso, cinesi od ottentotti. Qui, fuori dello scherzo, sta ia base del carattere, della individualità, della virtù e della responsabilità. E poi, quasi mi dimenticava il meglio e il buono : quando si discorre, non solo dagli stranieri, ma anche da alcuni de' nostri, delle cose istriane, si dimentica il punto sommo della nostra topografica composizione civile. Non occorre essere nè valenti geografi, nè minuziosi chimici in cosmologia, per riconoscere il nerbo della nostra difesa sociale, mantenuta al di là della storia di Boma e al di qua di quella di Venezia : le nostre città ! Ecco un elemento conservativo, che i nemici non conoscono, e gli amici non apprezzano a dovere. Eppure in esse soltanto sta la nostra forza incrollabile, per il continuo, incorrotto carattere civile. Le campagne sono tra noi un elemento fluttuante negli sparsi casolari. Alle porte dei villaggi c'è e non c'è qualche soffio di nostra vita. Alle torri delle borgate, or più ed or meno disteso al vento il nostro vessillo. Ma quando ci troviamo in città, siamo sicuri, proprio come a casa nostra. Ed il miracolo si spiega anche nei tempi di mezzo; fra tutt'i comuni gloriosi italiani, furono primi gl'istriani. Ciò vi dice la storia, e ve lo conferma dalla cattedra universitaria il professore. Nei ricordi più grati della mia vita di studente, fu di certo il più confortante quello, di cui ora parlo. E ciò tutto calza a pennello coli' assunto suesposto. Se anche il Kukuljevic poteva ritenersi giustificato, per la esistenza di molte, ma non tutte le tribù slave della campagna, a battezzare un Carpaccio, un Antico, un Tartini — e tutt' i rimanenti — per iugoslavi ; non lo 10 potremo invece giammai scusare per avere insistito su questo metodo, in riguardo ai nomi citati — quali cittadini italiani di Capodistria, di Montona, di Pirano, e così via. Nella foga del mio dire mi sia permessa ancora la più strampalata delle ipotesi, .uno degli assurdi i più fenomenali, cioè che le nostre città, rimpetto alle campagne ed al territorio della intiera provincia, sieno da risguardarsi nel corso dei tempi soltanto quali colonie di genere e modo diverso dal rimanente; ma in tale supposizione, conceduta colle restrizioni de' iureconsulti, VA. non potrebbe „iugoslavizzare" un bell'ette; cito ad esempio i Fenici e passo avanti. Quantunque sia possibile eziandio un'altra materia di considerazioni sull' ambiente, che creò e sviluppò i diversi artisti, non solo istriami, ma anche foresti ; cosa che potrebbe condurre ad illazioni meravigliose ed all' applicazione di ben altro rigentilimento di paternità; fermo il pensiero alla boccuccia d'inesprimibile sorriso, che tra gli altri farà il vivente Dell' Acqua, nel sapersi riportato, a titolo d'onore, quale serbo-bulgaro-croato dal dizionario, di cui si ragiona. Fatte, bene o male, queste premesse e rispettive riserve, mi accingo al non difficile e poco meritorio lavoro di spoglio della opera stessa senza vincolarmi fin d1 ora ad un sistema rigorosamente prestabilito, imperciocché l'argomento non è vasto di soverchio; ned il mio intento d' altronde tanto esteso, da farmi obliare i modesti limiti del desiderio d'invogliare gli altri comprovinciali a congeneri occupazioni, ad essi molto facili e opportune. In ogni modo sp ero che 1' utile sarà per bilanciare 11 danno arrecatoci dal dotto straniero con i suoi sagri-ficì di studi, di viaggi e di pecunia. Neil1 asserire un tanto, possiamo aggiungere, che nè fiele, nè preoccupa-pazione guidano la penna. E se per avventura il lettore troverà in qualche parte cose a lui note, me lo perdoni coli' adagio : repetita juvunt. Dr. E. N. Seminario o Collegio li Capiistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) adì 18 Feb.o 1699 Radunato il sp.le Coll.o del Seminario oue compresa la p.sona di S. E. furono al n.o di undeci e fu posta la seguente parte. Tenendo questo Seminario bisogno di prouedere di due Maestri di Rettorica et Umanità, et hauendosi l'incontro della dimora del Sig. Abbate Brutti nella Città di Roma Vada parte di impartire facoltà al predetto Sig. Abbate che possa acudire all' interesse med.mo e procurare l1 incontro con tutta la maggior diligenza di prouedere delli sud.ti soggetti, sicuri di riportare dalla di lui uigilanza, zelo e cognizione ogni buon proftitto. Ballottata P. 11 C. — tu presa, lll.mo Sig. mio Padr.ne Coll.mo La maggior gloria, eh' io possa desiderare in q.ta Città e di p. contribuire in ossequio della mia riueri-tissima Patria tutti li sforzi del mio spirito, e ciò tanto più che godo che la generosità delle SS.e loro Ill.me confidano nella pienezza della mia buona uolontà. Rin-gratio l'Altissimo che finalmente si conosca che il maggior bene consiste nell' ottima educatione della gioventù la quale riceuendo il late della pietà e delle scienze di quella riputione, eh' anno lasciato a noi altri i nostri Maggiori. Io ho soleuato i miei riflessi in congiuntura tanto importante e somi resta di pregare il Sig Dio, che si disponghino le cose in modo che gl' effetti autentichino il mio sincerissimo zelo. Mi riserbo con gl' ordinarj venturi di dare qualche positiva risposta, ed intanto all' honore, che V. S. 111.ma mi fa con tante obliganti espressioni nella stimatissima sua 18 cadente mi rasegno con tutti i miei doueri e la supplico ad insinuare a cotesti miei SS. del Seminario, che non lo lascino patire con qualche prouisione prò interim, mentre la lontananza, e la risolutione eh' è necessaria dibattere p. i soggetti eh' ora tengono preoccupata tutta la mia mente non può che portar dilatione. A. S. 111.ma et a detti miei SS. tutti fo cordialissima riuerenza Roma 28 febbraro 1699 Di V. S. Ill.ma Dev.mo Obb.mo Serv.e e Part.e Ca.mo Dionisio Brutti lll.mi S. S. miei Pad.ni Col.mi M' è riuscito p. gratia S. Dio di spuntare cosa pareuami impossibile, cioè d'ottenere che i P. P. chie-risti Regolari delle Scuole Pie prouedessero cotesto Seminario delli due soggetti, che bisognano p. insegnare la Retorica et Vmanità, essendosi superata la loro re-pugnanza e durezza mediante gl' Uffìtii, et authorità di molti buoni P.rtni et spetialm.te dell'Elmo Sig. Card.e.... Questi Religiosi ch'hanno iu molte Città e particolarmente in Roma del Coll.o.... sempre più acquistano concetto, mentre oltre (carte 42) il maggior profitto che ha la Giouentù nei studj uiene educata con esatta p.fetione nei costumi, et io spero che mai la Città sia p. far in alcun tempo mutatione mentre la religione è abbondante de sogetti capaci di q.te funtioni e che non riuscendo uno a sodisfattone, sempre potrà esserne prouista d'altro migliore, oltre eh' essi si sforzeranno di acquistar credito nel Ser.mo-Dominio, doue sin hora non 1' è riuscito di fare fonda-rione di Casa. Mi hanno detto, che fra i buoni faranno scielta di due sogetti ottimi, ma, che fra tanto richiede la conuenienza d' esplorare la loro uolontà. In questo mentre è necessario che le SS. VV. Ill.me si degnino di scriuer lettera al Reuer.mo P.re Generale, mostrando di esser stati da me auisati d' hauer conseguito questo segnalato fanore con ringratiarlo et accertarlo della loro stima singolare con pregarlo ad accelerare l'incaminam.to dei sogetti ad effetto eh' il Seminario non patisca in-uiando a me la lettera p. presentarla io med.mo che pregierò d' hauer ben seruito la Patria et obbedito a i comandi delle SS, VV. Ill.me. Ne qui occorre, che insinui 1' altre diligenze da-me fatte p. hauer soggetti d' altre Religioni nel dubio dell' incertezza dell' esito di hauer i Padri predetti e tanto più mi son consolato, quanto che non poteuo sperare cosa di tanta mia sodisfatioue che circa i Preti secolari era difficile di udire la dipendenza d' uno dall' altro p. non dir d' auantuggio. Supplico le >S. VV. Ill.me a farmi godere frequente 1' honore de loro zenni e col debito rispetto le fo cordialis.ma riuerenza. Alle quali accompagno 1' annesso biglietto trasmessomi da uno de questi P. P. graduati e zelanti e zelanti insinuandole, che sarà necessario di prouedere di recapito p. il uiaggio a questi buoni religiosi d' una trentina di scudi, uenendo costì con uiaggio così disastroso e lungo non già per thesaurizzare, ma p. acquistar merito, e concetto, e l'apprenderano p. p.mo contrasegno di stima e gradina.to di fauore così segnalato fatto alla. Patria e nouam.te le riuerisco con tutto 1' animo. Roma 11 marzo 1699 Di V. V. S. S. Ill.me S.re Deu.mo et Oblig.mo Dionisio Brutti (Continua.) ------ DI UNA LAPIDE AL DIO TIMAVO Leggo quanto segue nell' Archivio Veneto (Fascicolo 72 pag. 536.) — Una lapide rinvenuta a Montereale Ceilina nel territorio colonico parla d'un dono al Dio Timavo. E in nota riporta la iscrizione Ti Poppai T E (Temavo) D(onum) I)(at) L(ubens) M(erito) È dubbio, aggiunge il Bartolini se il Donano fosse offerto per la ricuperata salute alle fonti del Montirone nei Colli Euganei, che altro non sono che 1' euganeo Timavo degli antichi, o a quello dell'Istria per la prosperità dei commerci. Così il dotto Dario Bartolini da Portogruaro nel suo erudito articolo — L' epigrafia concordiese. Vedano i nostri eruditi Gregorutti, Luciani, Benussi ecc. ecc. se possa reggere una tale supposizione. Tutti sanno che accanto al Timavo ci sono le tenne di Monfalcone, note a tutta l'antichità : che del Timavo trattano molti scrittori latini, che Montereale è in provincia di Udine, vicina ad Acqui-leja ed al Timavo. 1/ autore della lapide scioglie adunque il voto al Timavo istriano per la ricuperata salute, e non per la prosperità dei commerci. Sarebbe questa un' interpretazione della lapide con criteri moderni, del tutto intempestivi. P. T. ------>~=.X=Z