qGRA^ DELL I. R CAPODISTEIA TIPOGRAKIA COBOL E PRtORA PROGRAMMA DEU' 1.1G1HIASI0 SUM! DI CAPODISTRIA CAPODISTRIA TIPOÖRAFIA COBOL & PRIORA 1896 PARTE PRIMA: L’ei'oicomica e generi affini di poesia giocoso-satirica. Studio del di-rettore ginnasiale Giacomo Babuder, consigliere scolastico. PARTE SECONDA! Kotixie intorno nl Ginnasio, dello stcsso. Edit. la Direzione deli'i. r. Ginnasio L’EROICOMICA e pneri afflii ii poesia pcoso - samica. UNO STUDIO IPstrte I. (ST ORICO-CRITICA) “ 11 sorriso e il senno di Socrate; — il fremere e talora tmpotcnza „ Riso e pianto die si avvij(cendano nella vita umana si rispec-chiano pure nella letteratura poetica delle nazioni; mase a’sorami cultori dell’ arte e dato unicamente di toccare le corde sensibili deli' animo e di farci sentire intimamente il dolore della vita; pm raro ancora e il magistero d’arte che fa scattare viva e spon-tanea 1’ ilaritä, vuoi per rasserenarci lo spirito turbato e dissipare la tetraggine che tratto tratto ci assale: vuoi per mettere alla berlina o ferire colla lama agu/za del ridicolo i vizi, gli errori, le goffag-gini e le strampalerie della vita sociale, politica e letteraria dei popoli. Due sono quindi le vie che segue 1’arte nel promuovere 1’ ilaritä, quella piü ovvia e piü accetta alla comune delle genti, di destare il riso pel riso; e quella di valersi del riso come di un’ ar-ma di provata efficacia contro le debolezze, le balordaggini e le perversitä della vita. Giova notare che, parlando di un’artedi far ridere, non s’in-tende ehe accennare al complesso de’ mezzi letterari onde il poeta e lo serittore sa valersi, per presentare nella debita forma il con-cetto umoristico, l’idea critica, il frizzo arguto, la facezia piü pro-pria a mettere in canzonatura la cosa ehe solletica la sua briosa fantasia. Son doni questi che dä. natura e nessun magistero d’ arte puö suggerire, se manca la facoltä d’intuire di scatto il lato ridicolo delle cose e quell’ associazione d’ idee affin i, graziöse, festevoli e pungenti ad un tempo, ehe toglie alla pittura arguta e canzonatoria ogni traccia di studio e di lambiccata ricerca. Spontaneita ci vuoi essere adunque e' potenza, dirö cosl, inconscia di far dello spirito e menar lo staffile satirico con brio e grazia e vigoria, in guisa d’ an-nichilire la cosa oppugnata, serbando 1’apparenza dello scherzo, della piacevolezza, al piü, della bonaria ironia. E il pensiero brioso ed arguto detto in forma urbanamente mordace ehe fa ridere; non lo sforzo visibile di riuscire faceto e pungente, che dä, troppo di leggieri nel lambiccato, nell’ arido, nel melenso; per non dire nel triviale, nello sguaiato o nel goffo, che in vece di riso destano nausea e disgusto. Ei ci accadrä nel corso di questo studio di avvalorare il giu-dizio cogli esempi, che verremo citando; ma anche qui non possia-mo a meno di dare un saggio del come si riesca stucchevole e noioso all’ eccesso, proponendosi di far ridere, puramente col scim-miottare altri, senz’averne il talento. H Bracciolini, poeta d’altronde facondo e generalmente purgato di stile e di lingua, e pure uno di quelli che credono di far ridere ed invece disgustano, per non dire, che in piü luoghi stomacano addirittura. Non senza unacerta sicumera ci sciorina dinanzi nel primo canto della sua cantafera epico-giocosa intitolata „lo scherno degli Dei“ questa promessa verseggiata „Io che finor con la matita rossa, E con la nera a disegnar mi misi Le virtü degli eroi, l’armi e la possa, Pochi ne celebrai, molti n’accisi; Men piacqui forse alla volgare e grossa Gente, perche severo, unqua non risi; Me ne pento, lettore, e vo mostrarti Che in paleo io saprei far tutte le parti“. Avrebbe fatto assai meglio 11011 correre quel paleo, come dice, anziche versarci addosso tutta quella broda di scene strampalate, tediose ed oscene, che corre per tutti i quattordici canti del suo poema; che per disgrazia maggiore allungö di altri sei canti, ad invito del Fabbroni, suo cugino, cui non parve vero di accollare ai posteri 1’ uggiosa penitenza dl mandar giü anche quella coda, per aver un’ idea del come non si abbia a far componimenti giocosi. La mania di far ridere, di folleggiare artisticamente. sebbene attecchisse particolarmente in Italia nel seicento, quando non si sapeva 0 non si poteva fare di meglio, e antica assai e traviö non pochi, che avrebbero potuto correre niiglior aringo, contenen-dosi entro ai limiti di loro particolari attitudini e facoltä. Era un vezzo, una moda che si voleva seguire, dinientichi, che tanta ragione di esistere ha Eracüto sornione che piange, come Democrito che ride sulle umane miserie; 0 per venire a tempi piü recenti, il Leopardi che nellesue elegie malinconicamente descrive la sorte umana, ed il Berni che piacevolmente ne ride. N011 altrimenti che il primo, piangendo, questi dice il vero ridendo e corregge il costume senza profan azione. La poesia giocosa si popolare che colta e assai piü antica di quello che generalmente si crede. Per iscoprire le origini dei com-ponimenti del genere, bisogna penetrare addentro nei secoli della classica antichitä,. E un parto anche questo della fantasia e dell’e-stro brioso, satiricamente arguto delle varie genti, che piü o meno vivacemente si desta a seconda delle condizioni sociali, politiche e letterarie dei popoli che meglio lo favoriscono. Non si puö negare che ispirazione, indirizzo, vitalita ed eifetto non siano contempe-rati all’ indole delle varie genti, propense, quäle ad 11110, quäle ad altro genere di poesia giocosa; parimenti non si puö escludere, che il progresso, come in ogni cosa, cosi anche nella coltura di questo genere di poesia, non ci offra tali prodotti poetici di artistica eccellenza, da solleticare la vanitä letteraria di una nazione che si sente in-dotta ad arrogarsi il pregio d’ invenzione di un’ arte, pel solo fatto che in mezzo ad essa, quest’ arte, per motivi particolari, ebbe campo maggiore di espansione e di rigoglioso perfezionamentö. Parodia e travestimento non sono altro che la trasformazione di un componimento poetico generalmente conosciuto ed operano unicamente per virtü del contrasto. La parodia conferisce ad un oggetto basso l’apparenza del grandioso; mentre il travestimento priva 1’ eccelso e il sublime della finta apparenza e 1’abbassa e denigra. La parodia, che puö essere anche seria, veste perö generalmente il carattere di un componimento umoristico, togliendo dall’ originale serio l’idea, l’ordine dei pensieri, il colorito e la forma, per ri-trarre un soggetto basso, colla mira di destare il riso e deprimere satiricamente l’originale stesso. Col travestimento invece si raggiunge 1’ effetto di trasformare in comico e burlesco un componimento poetico grave e serio, non di rado, sublime. Esso mantiene il soggetto grave e maestoso, ne muta soltanto la forma, ed innestando comiche attinenze, ridevoli accidenti, usi e costumai.ze moderne, strampalerie, anacronismi, concetti di attualitä, non senza il condimento piccante di motti e frizzi volgari e scene velatamente od apertamente laide, perfino ributtanti, mira a svisare il soggetto, a metterlo in derisione, a togliergli ogni fattezza seria e grave per farcelo ap-parire in aspetto buffo e caricato. E lo spirito del poema, il suo carattere che si trasmuta col travestimento; ed il poeta burlesco, serbando dell’ originale il linguaggio, le forme artistiche, il verso, la strofa, ne mette in derisione la dignitä. e 1’ imponenza maestosa, denigra il sublime e ’l fa quasi oggetto di risa. Ne verrebbe da ciö che la parodia e il travestimento non dovrebbero aver diritto a valere come poemi artistico-letterari di pregio; eppure lo hanno particolarmente la parodia, quando sono veri prodotti di fantasia, espressioni vive e schiette di un ingegno naturalmente ilare e brioso, cui la facoltä di far ridere non i fine, rna mez'zo onde mettere alla berlina i difetti della vita, gli aberra-menti dello spirito umano, le stravaganze sociali, letterarie ed artistiche, allo scopo di rivendicare al giusto ed ali’ onesto i suoi di-ritti, pugnando coli’ arma piü potente di tutte, quella del ridicolo. Si opporrä che 1’ uomo si esalta soltanto per le cose nobili ed eccelse e che cosifatti componimenti tradiscono un sentire basso e letterariamente sacrilego; ma e pur sempre questionabile, se, assie-me a prodotti di tal fatta, dozzinali e ledenti il gusto letterario, ci sia lecito di condannare irremissibilmente il genere nell’intiero suo complesso. E un fatto — e lo studio delle varie lstterature il dimosti'a — che 1’ estro comico e la vena satirica si veggono non di rado applicati a cose serie e gravi, a convinzioni, a idee, ad opere artistiche che per loro natura vorrebbero esser immuni da profana-zioni; ma se pur vi sono produzioni artistiche, nelle quali questo delitto di lesa maestä delle lettere apparisce distinto sotto le forme di pensato dileggio, di maliziosa ironia, questo difetto sparisce af- fatto nei componimenti, in cui la contraffazione e unicamente formale e la celia e 1’arguzia applieate ad opere serie non mirano ne riescono a togliere loro il pregio nativo. Appo i Greci, maestri d’ arte, la parodia e il travestimento. di cui si hanno ti'acce fino dai primi tempi, non ebbero, a dir vero, gran valore letterario ; ma pure se ne apprezzarono il concetto e lo scopo, diretti ad esilarare lo spirito umano, a mettere lanotagaia ed ilare nel triste concerto delle noie e dello eure, ond’e amareg-giata 1’ umana esistenza. Nei tempi del piu bel fiore della poesia greca ricorrono spesso saggi di gaio travestimento nelle commedie. senza dire del dramma satirico, la solita appendice buffa delle trilo-gie tragiche. Conviene perö avvertire clie di travestimenti letterari alla foggia moderna, i Greci non avean sentore; non fosse altro perche il popolo ateniese, colto e di gusto finissimo, non avrebbe comportato prodotti letterari frivoli e spogli di ogni attinenza colla vita civile della nazione. Piü che ad altro il genio burlesco si a-guzzava nelle parodie di miti e superstizioni, ed anche di credenze religiöse delpopolino, ehe commediografi insigni, come un Aristofane, prendevano a soggetto di burla e di grottesca contraffazione con una libertä. sconfinata. Epicarmo dipinge le nozze di Ercole e di Ebe e fa sganasciare dalle risa il publico siracusano ehe assiste alle colossali scorpaeciate dello sposo al convito nuziale. Cratino che sceneggia gl’intrighi amorosi di Giove e di Leda e sopra tutti il celebre Aristofane nelle caricature inserite in quasi tutte le sue commedie, dove 1’ Olimpo e i suoi abitatori fanno le spese del publico trattenimento, ci offrono tipi saporiti di parodie occasionali. Basta riflettei’e, per dirne una, alla commedia intitolata „le Rane“ ove Bacco si camuffa da Ercole per foi’zare 1’ ingresso nel Tartaro e gabbare Eaco. Bacco e Santia suo servo scaltrito ehe scambia tratto tratto le parti del padrone tremante, e le vicende di quel viaggio burlescamente avventuroso nei regni bui mettono in luce il genio comico dell’autore, e fanno stupire dell’audacia di un poeta, ehe non si perita di canzonare le credenze del popolo. Oltre ai miti e le leggende religiöse, sono preši di mira nelle commedie le persone, i concetti e 1’arte drammatica di Eschilo e di Euripide, di quest’ ultimo in particolare; ne si risparmia di travestire gli slanci lirici e le volate di Pindaro in componimenti poetici, tutti brio e facezie, col deliberato proposito di destare il riso caricando le tinte degli originali. Luciano in particolare spiega in questo una grande va-lentia. Non parliamo per ora della Batracomiomachia, il modello classico dei poemi eroi-comici, un’ emanazione artistica modello del genere. Autori di parodie, tra i piü antichi, sono Ipponatte (510 a. C.) che in istile omerico tratteggia un beone e mangiatore di prima forza; Senofane da Colofone clie fa la parodia di Omero e di Esiodo. Secondo Aristotele, 1’ inventore della parodia sarebbe Egemone da Taso, poeta di drammi e poesie liriche di carattere parodiaco. Neli’ accurata monografia del Brandt, intitolata „Corpusculum poesis graecae ludibundae“ Fasciculus prior continens Parodiae epicae graecae et Archostrati reliquias (Lipsiae, in aedibus Teubneri MDYCCCLVIII) si legge: Hegemo Thasius (versus eius parodiacos servavit Athenaeus XV, 698, d, sqq.) natus Thasii. Relicta patria, ob egestatem, Athenis potissimum cornmoratus est. Atheniensibus placuit, adeo, ut cum aliis parodiis tum maxime Gigantomachia circa expeditionis siciliensis tempestatem acta primas auferret. Cognomen cpaxrj traxit, quod propter egestatem lentibus potissimum vescebatur. Floruit aetate belli peloponnesiaci. Eubeo Pario vissuto a’ tempi di Filippo macedone, di cui pare partigiano sfegatato, palesa grande avversione verso gli Ateniesi in una parodia, ch’ e un profluvio d’ insolenze e di beffe ad Atene. Scrisse inoltre quattro libri di parodie. Gli argomenti come si rac-coglie dali’opera succitata pag. 82 sono: „tumultum in tonstrina ortum tanquam Achaeorum Trojanorumque pugnam homericam festi-ve describit; alterum ad rixam inter tonsorem et figulum de uxore velut de altera Briseide coortam pertinet. Un altro poeta parodiaco, vissuto a tempi di Filippo macedone, e Matrone da Pitane nella Misia, di cui si dice ,omnis parodicae poesis pulcherrimum luculentissimumque specimem tenemus Matronis Pitanei“ ’Atxaöv Aslrcvov, quod totum operi suo inseruisse Athenaeum colligere licet ex illis versibus, quibus honorifice induxit carmen libri IV. pag. 134. II poema comincia cosi: Aeljtva (loc evveiTS, Moüoa, jtoXuxpotpa xai [loiXa it&XXä, & HsvoxXy)? prpwp Sv ’A6-nvat? žsctrviasv •fjjj.äs' yjXÖov fap xaxstae, itoXü? oš [J.01 sajtexo Xcjio's, ou 8yj xaXXt'oxou; apxoo? t8ov ijSe. (j-eyiaiou?, Xeoxoxspoo; )fto'vo?........................... Autö; 8£ EsvoxXyji; ettemuXeixo OTt^as ävSpiüv, otyj 8’ ap ste’ ot>8ov iciv, o^eSo6ev 8e ol Yjv rcapaacxos Xaipstpo'iov, rcetvamt Xaptu opv.0t eotxioi;, v/jSTV)?, ftXXciXpUDV EU St8a>S SsHtvoouväuiv, tžiu; 8k [xajeipo! (j.ev cpdpEov j:\rjadv xe xparce£a;, ofs Intxexpatpaxas oüpav6? birxaviduiv, $jfUv ejuaneüaat Ssinvoo )rpovov J)8’ ävaöeivat. ev6’ «XXot irävxs? Xa^avot? sirl ysipai taXXov. äXX’ žyu> ob 7it0d(j.ryV, öcXX’ YjoÖtov ei8axa rcaaxä, ßdXßou? aarcapasjov xe v.ai oaxpea fiDeXoEvxa, uijioxaptjrov It&v yaipeiv i quel cane audacissimo i discorsi, Gli animai piü potenti e piü robusti Liberamente e legalmente opporsi, Risponder, contraddirgli avrian potuto; Ne di quel petulante avrian temuto. Ma quell’ audace bestia ha uu gran partito E seco trae pluralitä di voti, Oude non voller d’animal si ardito Inimicarsi i partitanti noti. Perciö con tanta nobiltä celare Seppero allor 1’ interno lor dispetto, Ch«, quando il can fin'i di perorare, Chi un sorriso gli fece, e chi un ghignetto, Onde crede i] quadrupede oratore Aver di tutti guadagnato il core......... E i pochi, a forza l’orgogliosa voce Frenando, si guardavano nel muso, E contenendo l’indole feroce Sussurrando all’orecchio in tuon confuso, Sicche uditi non fosser dai lontani, Dicean fra lor: Sia maledetti i cani! 0 fosser falsi, o fosser veri e giusti Di quel cane audacissimo i discorsi, Gli animai piü potenti e piü robusti Liberamente e legalmente opporsi, Risponder, contraddirgli avrian potuto; Ne di quel petulante avrian temuto! Ma quell’audace bestia ha un gran partito, E seco trae pluralitä di voti. Onde non voller d’animal si ardito Inimicarsi i partitanti noti........... Perciö con tanta nobiltä celare Seppero allor 1’interno lor dispetto, Che quando il can fini di perorare, Chi un sorriso gli fece, e chi un ghignetto; Onde crede il quadrupede oratore Aver di tutti guadagnato il cuore.“ Dicemmo anteriormente che divinitä, antiche e fatti mi-tologici, ancor prima che il Blumauer publicasse la sua Eneide travestita, prestavano tema gradito a farse e commediole popolari. Gli scherzi, i motti, le facezie, i frizzi piccanti facevano sganasciax’e dalle risa il popolino, che vedeva il suo prediletto „Hanswurst“ at-teggiarsi ad eroe buffo con gesti e forme di linguaggio della vita di attualitä. Questo genere comico ebbe coltura piü intensa dopo il Blumauer. Antori di commedie di tal sorte sono p. e. il Richter (1796-1804), il Permet (1805-1806) ed altri ancora. Un successo eb-bero i libretti d’opera composti da Schikaneder e Hensler che travesti-rono drammi e commedie pul teatro della Leopoldstadt con saporite caricature di personaggi del mondo olimpico. Si rappresentarono con plauso e grande successo d’ilaritä il Pigmalione di Gewey, il Tanc.redi del Bäuerle, il ratto della prineipessa Europa del Meišl. Drammi buffi, come Orfeo ed Euridice, Amore e Psiche, le braverie di Ercole ed altri, divertivano la gente che si deliziava sentendosi suonare alle orecchie le frasi briose e birichine del gergo popolare, Anche le Operette recenti deli' Offenbach, Orfeo ed Euridice nell’Orco. la bella Elena, che piacquero tanto, sono frutti di quella scuola. Si fece strada poi la parodia di opere moderne generalmente conosciute ed animirate. Di Goethe si parodiarono il Werther, le ballate, il Faust. La ballata di Schiller die Bürgschaft venne paro-diata da Luigi Wallo; das Lied von der Glocke venne cangiata dal Roller in una canzone intitolata „der Kaffee“ e dal Mozlowski in un’altra das Lied vom Concert“. Anche drammi come il Wallen- stein, die Jungfrau von Orleans vennero messi in parodia. Tanto crebbe la moda letteraria, che alcuni poeti parodiarono perfino se stessi. II Bürger travesti la suapoesia »die Holde, die ich meine“ nell’altra, die Hexe, di ich meine. II Rückert compose il Marschal Mai, una parodia di un suo componimento poetico, Marschal Ney. Un brioso scherzo poetico e quello del Wahlmann, che parodiö la tragedia lagrimosa del Kotzebue“ die Hussiten vor Naunburg“ coli’Herodes vor Bethlehem oder der triumphirende Viertelineister. Castelli mise in burla la „ Verhängnissvolle Gabel, del Platen col suo Schicksalstrumpf. II „Fechter von Ravenna“ venne travestito nel „Bummler von Ravenna.“ „Le parodie meglio riuscite — dice 1’Umlauft (Das Buch der Parodien und Travestien. Wien 1894)—dimostrano, che la maniera bui’lesca, quandoe ben condotta, puö divenire addirittura micidiale, se il poema, che si traveste, nel suo falso indirizzo, particolarmente in un’inventiva ripugnante a natura, porta in se il germe del suo annientamento. Ai veri capilavori d’arte invece, anche le parodie meglio riuscite non recano danno. Un esempio, l’abbiamo nella gio-conda parodia „Das Lied vom Concert“ del Molzkowski, che non detrae punto alle immortali bellezze della canzone di Schiller „das Lied von der Glocke.“ E il Blümer sullo stesso argomento osserva: „Travestimenti e parodie, quando si presentano come lavori poetici agenti per virtü propria, senza mire aggressive, possono esser spiritosi, all’occasione raggiungere anche effetti comici: ma di regola non si elevano che di raro sopra il livello di un semplice scherzo; piü spesso corrono pericolo di urtare nei bassi fondi di una volgare sciocchezza (platten Unbedeutendheit) od infrangersi sulloscoglio della trivialitä. L’uno e l’altra perö possono esser efficacissimi e in date circostanze ac-quistai’e un valore veramente poetico, se si prestano a strumenti poetici di offesa. Se anche in questo caso c’e pericolo, che quest’arina in mano di un indegno campione possa esser adoperata a scopi ignobili, tuttavia non si puö negare, che ad un poeta di valore non sia dato di raggiungere con essa grandi effetti. E non mancano e-sempi nella nostra letteratura. Anche nella letteratura moderna abbiamo la conferma, che la poesia parodiaca in generale ha valore unicamente quando se ne appalesa distintamente la tendenza di com-battere un indirizzo generale o particolare, sia nella vita, sia nella le'tteratura od in un campo qualunque di attivitä dello spirito umano. Nell’offensiva sta la sua i’agione di essere, la sua forza.“ Questo giudizio assennatissimo che armonizza coll’idee svolte anteriormente, 11011 scema valore all’asserto, che anche la parodia intesa a puro scopo di diletto, senza visibili tendenze satiriche, ha i suoi pregi, se riesce a destare veramente ilaritä e giocondezza di spirito. II riso slarga il cuore e fa buon sangue, dice il proverbio popolare, e non si puö perciö non far buon viso ad un componimento d’arte che ci esilara l’animo troppo spesso amareggiato dalle eure e dai dolori della vita. Una raccolta ricchissima di parodie e di travestimenti ci preselita il Funk (das Buch der Parodien und Travestien. 2 Bände, Erlangen 1840, 1841) continuata dallo stesso benemerito raccoglitore pel periodo letterario tra il 1780 e 1790, e da altri di poi. Ci offrono un vero florilegio di poesie giocose di quel genere, e antiche e moderne, liriche, epiehe e drammatiche. La parodia e applicata alla lirica, il travestimento all'epica ed alla drammatica. Se ne rin-vengono di veramente gustose, scoppiettanti di motti e frizzi e le-pidezze e scherzose volute di un umorismo di buona lega, che non lascia apparire traccia di sforzo. Sono effusioni di spirito comico genuino, ed hanno il pregio di rendere al vivo i tratti di spirito del popolo minuto, particoiarmente quelle detiate in dialetto puro od in una mescolanza di gergo divertente, che ritrae al naturale il lato comico e grottesco di certe classi sociali od individui mar-catamente designati al ridicoJo per certe loro abitudini di vita od originalitä di costumi e di atteggiamenti. 11 contrasto che con brio e lepore si rileva tra il carattere serio dell’originale ed il buffo-nesco della contraffazione, la movenza comica dell’imitazione opposta alla gravitä del Javoro artistico ammirato, il linguaggio e le idee tolte a prestito dai frequentatori dei caffe, delle trattorie, dai crocchi e convegni del popolino dei sobbprghi, potranno offendere il gusto letterario fino e colto, ma producono innegabilmente l’effetto di destare l’ilaritä. E questo e un guadagno, che rende pure pre-giato quel genere di letteratura poetica. E una maniera di poesia che piace quando e ben riuscita e differisce dagli altri componimenti di poesia giocosa indipendente soltanto in questo, che fa scoccare la scintilla del frizzo e della celia dal finto cozzo coli’originale serio, che punto perde di suo pregio. Questo genere di letteratura fu coltivato con successo, come vedremo da qualche saggio, in Germania, particoiarmente nell’Ar-ciducato d’Austria, per la vena felice di umorismo che ha il popolo di quella ragione, che non puö vivere, se non ride e gode e scherza. Punge e satireggia, ma bonariamente, piii per isfogare l’innata gioconditä di spirito, che per malevolenza o detrazione, due cose ch’ei non conosce, perche non armonizzano col suo temperamento ilare e ’l fare leggero e spensierato. I facile viventi Viennesi in particolare sempre allegri, gaudenti e baioni, vanno di vita, quando posssono sfogare il loro buon umore in mezzo ad allegre brigate, tra lo scoppiettio di frizzi e motti e celie pepate e salaci, tra un bicchiere e l’altro di birra, solo intenti a spassarsela, a ridere e scherzare a giuocare e far chiasso, spendendo e scialando, incuriosi del domani se oggi e dato goder. Anche nei diverbi non ismen-tiscono l’estro bonario (Gemüthlichkeit) di cui vanno distinti. Fanno un chiasso indiavolato, vuotano il ricco repertorio d’imprope-ri, se ne dicorio di crude e di cotte in quel loro dialetto co-micamente incisivo e mordace, paiono inghiottirsi l’un l’altro, e tutto termina in allegria. Sono incapaci di odiare, non serbano ran-cori; la bonarietä innata, lo spirito vivace ed allegro sempre pronto a solazzi non si smentisce mai. E naturale che in un’atmosfera cosi fatta, anche la poesia giocosa popolare e colta, si risenta dell’ambiente; e perciö bellissimi, pieni di sale e lepidezze e tratti comici sono i componimenti parodici, gli epigrammi, gli anedotti briosi ed ogni maniera di poesia allegra o satirica che emana da quella sor-gente di buon umore. Le varie raccolte di poesie uraoristiche di quel genere, come quelle del Funk, doll’Umlauft e di altri ci offrono dei saggi vera-mente piacevoli, cha possono interessare anche chi a simil genere di componimenti non ci tiene molto. L’elemento critico e satirico che in parecchi di quelli fa pur capolino tra la pittura fresca e briosa di scene ed accidenti comici della vita, e soverchiato spesso e scomparisce anzi tal volta dinanzi ai modi d’invenzione e di stile voluti dalla mira evidente di far ridere, null’altro che ridere. Questo carattere spicca in particolare nei saggi detratti dalla col-lezione detta „Wiener Humor" nota ed accetta al publico viennese, perche ne ritrae al vero 1’estro nativo faceto e burlone senza malizia. Poeti classici, opere insigni, veri splendori della letteratura tedesca, vengono addirittura levati dal seggio d’ onore e si fanno servire di soggetto a poesie burlone, ehe sarebbero profanazioni, vere empietä. letterarie, se l’autore ehe le detta e il publico ehe le legge avessero anche una lontana idea di dileggiare 1’opera ar-tistica squisita a cui si appoggiano. E troppo elevata al di sopra di ogni sfregio e eosi radicata nella publica ammirazione, che non risente punto danno, facendo momentaneamente da cornice a componimenti burleschi spiritosi ed artisticamente bene elaborati. Non v’e persona colta, che non conosca la stupenda canzone intitolata „das Lied von der Glocke“, un capolavoro di stile e d’invenzione, una gemma delle piü brillanti nel ricco tesoro letterario dei Tedeschi. Lo Schiller, uno di quei rari poeti che trasfondono se stessi nelle stupende opere d’arte che danno alla luce e vi spirano l’alito di un animo squisitamente sensibile, e 1’incarnazione del genio tedesco nella parte piü nobile, quella del sentimento. L’amore per lui e un culto; 1’ammirazione e lo studio delle sue opere non e un tributo che si rende al grande artista ma un bisogno del cuore, un’ espan-sionedi affetto ch’erompe spontanea dal petto di ogni Tedesco; perche lo Schiller piü ancor della mente, rappresenta il cuore della nazione. E semplicemente inconcepibile l’idea che s’intenda profanare una poesia di Schiller, prendendola a parodiare. 11 poeta burlesco le rende, a modo suo, un omaggio, togliendone a prestito il titolo, per far passare la fua merce da burla, per divertire e pungere ad un tempo vizi, difetti e bizzarrie della vita. E il contrasto tra il grande e il piccino che diletta e produce l’effetto ilare che nascerebbe dal vedere Tersite vestito delle armi di Achille. E l’Arlechino finto principe, la figura di uno spiantato in maschera da Creso. La parodia della canzone „das Lied von der Glocke* fu fatta da molti. Ne sceglieremo qualcheduna di quelle che hanno piü della „vis comica“. (die Macht des Zonentarifes (Parodie der Glocke). Wohlthätig ist die Eisenbahn Wo man billig so fahren kann, Und Sonntags aus dem schwülen Kreis Der Grossstadt fliehet zonenweis. Doch furchtbar meist ist das Gedriing, Die grosse Halle wird zu eng, Und jeder grad als wär’s ein Muss, Einhertritt auf des Ändern Fuss. Pfiffen bat’s! Himmel, Schimmel! „Tummelt’s Eug, mir kriag’n kan’ Platz!“ Welch Getümmel! Die Thür geht auf; Schnell im Lauf, Ohne Rücksicht, ohne Weilen, Theilen aus und hol’n sich Beulen, Unter Toben, Schrei’n und Lachen Dränget All’s, dass die Kippen krachen, Schürzen fliegen, Säbel klirren, Kinder jammern, Mütter irren, Väter fluchen Bei dem Suchen; Alles rennet, stosset, jaget. A Ammei, die an Säugling traget Lässt’ n fallen, Und von Allen Durch der Hände lange Kette Fliegt der Kleine, hoch im Bogen Spritzt vor Angst der Wasserbogen; Hin und her wird er gezogen Bis endlich er, wie es ihm frommt Zurück zu seiner Amme kommt. Wieder tönt ein Läuten, Schlagen, Alles stürmet zu den Wagen; Bald kann keines sich bewegen, Just wie in den Tratnwaywägen. In dem Zug, dem ganz enormen, Auf dem Trittbrett, den Plattformen Staut die Menge In der Enge hoffnungslos! Riesengross Ist der Zug von sechzig Wagen, Den Stationschef hört man sagen: „Nicht mehr schön! .Wird kaum geh’ n ! Vollgepfropft Ist die Halle, Denn es fanden Platz nicht Alle Und man thut sich d’rob moquiren Dass die Bahnen Wenn sie schon nach Zonen führen Dies nicht ahnen. Doch zum Glück Thut sich’s kehren. Einen leeren Zug verschiebt man jetzt zurück. Man kann statt Schimpfen Iubel hören Hinein stürmt alles, dass es staubt; Mann, Weib und Kind, Soldat und Mädel Froh greift sich Jedes an den Schädel Und sieh’ — es fehlt kein theures Haupt. (Fr. Deljens. Wiener Humor Wien 1891, 15 B. S. (26)) Sulla stessa canzone di Schiller vihauna giocondissima parodia del Mozkowski. Non possiamo a meno di citarne un brano. S'intitola „das Lied vom Concert“. Wohlthätig sind die Hände dann, So laug der Mensch nicht spieleu kann, Lässt er sie still im Schosse ruhn, Nie werden sie was Böses thnn. Doch furchtbar Schicksal uns bedrängt Wenn Technik sich dazwischen mengt, Einhertritt auf der eigenen Spur Die Tochter der Klaviatur. Wehe, wenn sie losgelassen Sich auf’s Donnernde verlegt Und mit wucht’ger Schläge Massen Ein Klavier zum Krüppel schlägt! Denn vernünftige Menschen hassen Den, der so zu pauken pflegt. Von dem Flügel Strömen Töne, Wunderschöne. Von dem Flügel manchesmal Kommt Scandal. Hört ihr’s wettern dort, so wisst Das ist Liszt; Eoth wie Blut Ist seine Backe............. Fra i piü recenti poeti che prestarono soggetto a parodie e il Heine, il poeta del »Weltschmerz“, che per temperamento e di-savventure di vita ricorda il Leopardi italiano. La sua poesia „Du hast Diamanten und Perlen“ viene trasformata da Carlo Dorn in questo modo; „Du hast eine nette Tournure, Beinah wie der Semmering so hoch. Hast Kleider, Pretiosen und Spitzen, Mein Liebchen, wras willst du denn noch? Du hast Equipasch'und Bediente Und einen französischen Koch, Auch Logen in allen Theatern Mein Liebchen, was willst du denn noch? Durch deine noblen Capricen Bekam meine Casse ein Loch; Nun stehe ich am Baud’ des Bankrottes, Mein Liebchen, was willst du denn noch?“ E quella del Friese „Ob ich dich liebe“ Ob ich dich iiebe? Frage den Greissler Der jene Lieder hat im Verlag, Die ich zu deinem Lobe gedichtet, Ach! mit so vieler Mühe und Flag. Ob ich dich liebe? Frage den Selcher Der die Sonette pfundweis' gekauft, Die ich mit meinem Herzblut geschrieben, Die ieh mit meimem Namen getauft. Ob ich dich liebe? Frag meinen Schuster Dem ich die Stiefeln schuldig noch bin, Weil ich Alles Andr’e vergessen, Denn du allein liegst mir im Sinn. (Carlo Dorn) Anche qualche lirica del Körner, il poeta soldato, uno degli eroi della guerra d’indipendenza germanica contro Napoleone, viun messa in parodia; p. e. quella intitolata „Gebeth vor der Schlacht“ can-giata nella parodia „Rösschen vor dem Balle.“ — Mutter, ich freue mich! Viele Kadetten, Studenten und alle Flüchtige Tänzer sind heute beim Balle; Freundliche Mutter, ich bitte dich, Schmücke zum Balle mich! Sshmücke zum Balle mich! Schmück’ mich zum Tanze, und war es zum Tode, Nichts lass mich hören vom vierten Gebote; Mit Warnen und Winken verschone mich. (Anonimo) Molte altre liriche di celebri poeti vengono trasfigurate in compo-nimenti burleschi che divertono senza offendere 1’originale, perche gli autori, oltre al pregio artistico, sono ammirati anche per le rare doti di animo che li rendono cari e rispettati dalla nazione. Di qualche altro invece, come del Kotzebue, poeta impopolare, pare che il talento parodiaco si eserciti a contraffare qualche com-ponimento poetico, colla mira di ferire l’autore; ma anche in questi casi l’elemento satirico non campeggia tanto di confronto all’umori-stico. Ne abbiamo un esempio nell’allegra parodia del carme di Kotzebue „die ganze Welt ist ein Orchester“ trasformato dal Dorn nel componimento seguente: Was im Concert die Instrumente Das sind die Menschen in der Welt. Der eine spielt für Complimente, Der andre nur für baares Geld. 0 wohl Fortunens Lieblingssohne, Der klug sein Instrument tractirt, Nie fällt er aus dem rechten Tone Und wird gelobt und applaudirt. Die Geigen sind di lieben Weiber, Doch manche quietschen allzu sehr, Oft kommt der Mann dem Zeitvertreib er Als Contrabass grob in die Quer. Die schönen Mädchen gleichen Flöten Wenn Liebe sich im Herzen regt, Und durch ihr holdes Schamerröthen Wird sanft des Jünglings Herz bewegt. Mit Mädchen spielt man „amoroso“ Das Herz stimmt mit dem Herzen ein, Doch in der Ehe ,,lamentoso“ Hört man oft kleine Kinder schrei' n. Im Alter geht es „moderato“ Bis einst Freund Hein „piano“ sagt, Und trotz dem Sträuben „pizzicato“ Der Harmonie ein Ende macht. (Wüchler) Eccone p. e. un’altra di au tore anonimo, che nel suo genere piace. Si traveste una poesia di Friese intitolata „Letzte Rose die mich schmückte“ in un’altra, detta „die letzte Hose die mich schmückte.“ „Letzte Hose, die mich schmückte, Fahre wohl! Dein Amt ist aus. A^h. auch dich, die mich entzückte, Schleppt ein Audrer nun nach Haus. Längst entschwand, was sonst versetzlich Frack und Rock und Mantels Pracht. Nun auch du .... es ist entsetzlich! Letzte Hose gute Nacht! ! Tag der Prüfung, o wie bänglich Schlägt mein Herz und fühlt es hell; Alles Ird’sche ist vergänglich Und das Pfandrecht schreitet schnell“ Ž lo spirito stesso del Fusinato nel suo »študente di Padova“. Questi componimenti piacciono, perche sono spiritosi e brevi, una condizione indispensabile di successo. Lo sforzo di provocare il riso riesce all’effetto contrario; annoia e disgusta. Anche l’antica e la moderna letteratura italiana ci offre esempi di quel genere. Chi non conosce la bella parodia del Carrer in morte della Malibran, la celebre cantante ? Come si vede e una parodia della celebre ode del Manzoni, il 5 Maggio. La fu, siccome tacita, II suono ultimo dato Stette la gola armonica Orba di tanto fiato. Cosi balorda, stupida La terra al nunzio sta. Tutto provö; il marittimo Nuoto e la schiena equina Gl’inni ventosi e i solidi Sapor della cucina Le nozze ed il divorzio II bevere e il fumar. Oh quante volte vistasi Vicina a morte certa, Stette cogli occhi immobili E colla bocca aperta, Assorta dei drammatici Certami al sovvenir. E rimembrö le liquide Cadenze e le volate, Le fughe e le rischievoli Scale semitonate, II vezzo delle lagrime L’incanto del gestir...........ecc. Anche nei secoli anteriori si ebbero gustose parodie liriche. II Po-liziano mette in derisione le poesie di ainore. Una vecchia mi vagheggia Vizza e secca infino all’osso Non ha tanta carne adosso Che sfamasse una marmeggia. Ella ha logra la gingiva Tanto Liascia fichi secchi, Perche fan della sciliva Da iiumolar bene i pennecchi, Ella sa proprio di cuoio Quand’b ’n concia, o di can morto, 0 di nidio di avoltoio; Solo al puzzo ingrassa l’orto Or pensate che conforto! E fuggita e dalla fossa, Sempre ha 1'asma e la tossa, E con essa mi vezzeggia.“ II Berni sberta i poeti petrarcheschi colla nota parodia: „Chiome d’argento fine, irte ed attorte Senz’arte intorno ad un bel viso d’oro, Fronte crespa, u' mirando io mi scoloro, Dove spunta i suoi strali amore e morte. Occhi di perle vaghi, luci torte Da ogni obbietto disuguale a loro, , Ciglia di neve, e quelle ond’io m’accoro, Dita e man dolcemente grosse e corte. Labbra di latte, bocca ampia celeste Denti d’ebano rari e pellegrini, Inaudita, ineffabile armonia. Costumi alteri e gravi, a voi divini Servi d’amor, palese fo che queste Son le bellezze della donna mia“. Nella parodia di poesie liriche prevale l’elemento umoristico. C’entra bensi anche il satirico ed in qualcheduno dei saggi che adducemmo e abbastanza evidente e marcato. Esso ha perö piü i caratteri di una canzonatura, che di una critica mordace od argutamente bef-farda e schernevole, com’e il caso delle parodie di poesie epiche, le quali veramente 11011 sono parodie ma travestimenti. Qui lo scherzo o la facezia, con iscopi di destare l’ilaritä, non ispiccano tanto di confronto alla visibile tendenza di pungere, di satireg-giare ridendo. II travestimento moderno di poesie epiche in Germania si di-stingue dalla maniera del Bluniauer in ciö che, lasciata giustamente quella stiracchiatura di umorismo pel campo vasto di un poema, come l’Eneide 0 1 'Iliade, si appoggia a componimenti brevi, man-tenendo costantemente vivace e fresca la vena umoristica. Esso raggiunge un effetto d'ilaritä piü pronto e vivace di quello non faccia il Blumauer cogli storpiamenti di Yirgilio, fatti piü per persone colte, e colla distesa di un umorismo che a lungo andare annoia. La collezione di travestimenti epici „Wiener Humor“ ce ne presenta di veramente giocosi e interessanti. La forma originale e strana in alcuni cresce 1’ effetto. Sono dettati in un certo gergo buifo, detto „italienisch-deutsch, böhmisch-deutsch, jüdisch-deutsch“. Sono storpiamenti e spezzature comiche di vocaboli e frasi della lingua tedesca, con intercalari eterogenei, con parole di conio esotico e sgrammaticature, con grottesche e comiche cadenze e cosi via. E una particolaritä tedesca, piü che tutto viennese. Ne daremo qualche esempio. La ballata di Schiller „der Taucher* travestita nel gergo ebraico-tedesco comincia cosi: „Wie haisst Schiller! Wie haisst Rittersmann oder Knapp? Wie haisst; zu tauchen in den schwarzen Schlund? Wie haisst; Einen Becher worf iach hinab? Wie haisst; lach soll a so san gesiind, Wenn iach nicht hob’im Talmud gelesen, Dass der grosse Taucher ä Jud iss gewesen. Wie noch der Salomon in guter Zeit, Als der weiseste Mann bekannt, Hat regieret über unsere Lait Im groissen palästinischen Land, Da is er ämal eppes ausgezogen Mit seinen Groissen an die Meereswogen. Und iss er gestanden in edler Pracht Am Meere und warf, o waik! Einen Beeher hinein, vün Gold gemacht, Vün echten Gold numero drei. Welcher hat nach dem haitigen Curs zu sagen Mit Agio zwahundert Gülden betragen................ Und wie der Becher ins Meereswasser fiel, Da sprach dar König Salomon laut: Wer ist der den Recher mir holen will Aus dem Fluthen? Und forchtsam schaut Das versammelte Volk von Israel. Nur Einer tritt vor, Hersch Kubitz Ezechiel .... Und das Volk, das wartet lange schon Und einige fangen zu sprechen an: Er kann versaufen, was hat er davon? Wie haisst? Was hat er für Dummheit gethan? War er lieber gegangen, in der Stadt zu handeln Mit alten Hoisen, Westen und Bandeln. Racconta poi le sue avventure sott’acqua: Wie ich mit hühnen Satz ins Wasser fiel, Da schwimmt ä groisser Frosch herbei, Der mich eigenhändig fressen will; Ich schrei sogleich: Gewalt, Polizei! Aber die Civilisation iss noch nix gedrungen Iu’s Meerwasser............................... Leo. Weiss (Wiener Humor. 1887 B. V. S. 61) E il „Handschuh“ di Schiller in gergo boemo-tedesco „In seinem Viechergarten, An Remansuri zu erwarten Sitzet König Venzeslaus. Rundumadum Am Balcun Sitzens’ lauter huche Herr’ n................. letzt winkte König Wenzel mit de Finge, Da gehte aff an grusse Zwinge, Und herein mit langsame Schritt Böhmische Lew tritt. Schaut sich um Sperrte aff sein grusse Maul Streckte den Gliede Und aff letzte legte sich niede............. Karl Lobe (Wiener Humor) 1881 III. 97). Schon ist alles auf das Weitere gespannt, Da fallt von des Balcones Rand Von ersten Platz, von zwajter Galerie Handschuh harab von Fräulein Melanie, Von zarter Hand, das sieht ajn Ieder, Nr. II1/« von echt Hirschleder, Mitten hinunter unter Tiger Löwen, Leoparden, Wärter und andre Viecher II campione raccoglie il guanto e lo porta alla dama, che gli vuol dare il bacio di premio. „Der Ritter aber will nichts wissen Gibt ihr mit Handschuh ajne Dachtel, Sagt: Danke sehr, du alte Schachtel“ Jetzt lacht der König mit Genuss . . . ecc. E questa „Der Bürgschaften, eine dramatiser Gedichten von Signore Silier“: Zu der Signor Dionys, einer grossen Canaglia Sein geslicken Dämon, per far una battaglia, Mit einer Dolken versteckt unter der Blusen. Aber der Polissei komm’und arretir’ihn zu früh, Und Dionys sprecken: „Che cosa volesti qui?4 „0 niente, Signore — das sein es ja eben, Ick wollten der Stadt ihre Preieit nur geben. Figliuolo d'un cane . . Das kosten dein Leben. Und er rinnt auf den Platz in Dauerlauf Wo appunto der Freund wird ge’ ängt biss’ 1 auf Aspettate un poco, io sono giä qui, Meiner Freund ’ änget nit, soltanto mi! Er sauen ihnen tanto tempo in der Gesickt Und sagen: Veramente, der Sachen gefallen mir nicht; Das’ eisst; gefallen son — aber ick müssen sein dabei E dopo, cari amichi, sein wir unser drei. Poesie italiane di questo genere si trovano inserite in compo-nimenti di altra specie come incidenti di pittura, p. e. nel diti-rambo del Reddi. Parole italiane storpiate messe in bocca a lanzichenecchi: „O serrar finestre preste Venti case far girare. Star briache stanze queste. Io me lette mi cacciare Meco portar caratelle La mia potticina pelle; Tutti adie............ La letteratura italiana offre tipi di storpiature consimili di linguaggio oggidi affatto fuori d’ uso. Yi fu perö un tempo in cui ebbero valore e servirono a scopi di progresso letterario. In-tendiamo dire del cosi detto stile maccaronico, uno strano miscu-glio d’ italiano e latino, non diremo inventato, ma abilmente maneg-giato, anzi perfezionato dal Folengo. Questi nacque nel 1491 a Cipada presso Mantova ed 6 conosciuto generalmente sotto il nome di Merlino Coccai. In veritä si stenta a capire oggidi come mai abbia potuto aver valore un gergo si strambo, ehe potrebbe tutt’ al piü oggi divertire in fin di pranzo un’ allegra brigata in cui ci fosse qualche beli’ umore di non molto spirito, ch’ esaurita la sua vena umoristica, ricorresse all’ ultimo spediente d’ improvvisare quattro versacci in un latino da pilastri. La lingua maccaronica ha pero una storia ed un’ importanza letteraria, per 1’ intenzione ch’ ebbero gli serittori in detta lingua, in particolare il Folengo, di combattere 1’ultima e decisiva battaglia dello spirito letterario italiano contro il tradizionale dominio del latino. L’ uso mirö a suoi tempi anche ad un fine di progresso civile. Quel linguaggio buffonesco si attagliava bene ad arma di lotta contro un’ istituzione sociale decaduta, ma ancor prepotente, la cavalleria. ,11 Latino maccaronico — dice il Settembrini a pag. 74 della sua Storia letteraria — e un misto di latino elegante e di dialetto; e an’ ironia e nello stesso tempo una piacevolezza. Ebbe ragione di esistere nel tempo, quando il latino prevalente nelle scuole lottava col volgare, e la maccaronica espresse appunto questa lotta, espresse lo sforzo del nudo e furbo volgare contro 1’armato e superbo latino. Vinto il latino, la maccaronica non ha piü ragione di esistere. A suoi tempi il maccaronico fu una voce deli’ anima, una forma del-1’arte italiana; non e cosa pedantesca ; e 1’espressione della libertä, popolare, anzi della licenza plebea. Strazia il latino piallato e lu-strato dei classici, disprezza tutte le regole, e piglia tutti gli ardiri: esce ancora dalla buona creanza e dice sporchezze.“ E cosa troppo nota ehe 1’ impero del latino, fondato su gloriose tradizioni letterarie e civili, tenne in Italia lungamente il campo e oppose tenace resistenza ad ogni tentativo di prevalenza dei vari parlari sorti in Italia dopo il crollo del secolare dominio di Roma. Ognuno sa in qual conto venisse tenuto il volgare come mezzo di espressione del pensiero. Le poesie volgari erano tenute in conto di basse puerilitä, e nella stessa epoca dei grandi corifei del nuovo stile, tutt’ altro ehe scendere dal soglio, il latino esercitava un fa-scino si potente che il Petrarca si riprometteva dal suo poema .rAfrica1 il titolo maggiore di merito letterario nella posteritä. Venne il quattrocento, il secolo deli’ erudizione, e il latino crebbe tanto in vigore da ecclissare 1’ italiano. La reazione contro questa potentissima corrente nel secolo del classicismo era debole e timida, ma pur si faceva sentire. Iniziavasi la parodia maccaronica da un Tifi Odassi padovano, dal Bassano mantovano, da Giorgio Alione detto il Tasso cremonese, e da altri arditi, che in mezzo e tanta febbre di latinismo e grecismo non si peritavano di mettere in canzone le persone e gli seritti degli umanisti. Grande maestro di parodie maccaroniche fu il Folengo, ehe perd non limitossi a mettere in derisione la moda letteraria degli serittori latineggianti dei suoi tempi; ma con intento civile piü elevato preše a satireggiare contro lo spirito degenere della cavalleria di allora, troppo disforme dal tipo antico per imporsi ali' ammirazione ed al rispetto dei popoli. Mettendo in derisione eroi da burla, ca-valieri indegni del nome, ed usando a ciö il gergo maccaronico, per rilevarne ancor meglio la comica figura, il Folengo faceva opera letteraria e civile ad un tempo. II suo maggior poema, „il Baldo,“ comincia cosi: „Phantasia mihi quaedam phantastica venit Historiam Baldi grossis cantare Camoenis, Altisonam cuius famam nomenque gaiardum Terra trernit, Baratrumque metu se c adossum. Un proemio, ehe trova riscontro in una stramberia di poemetto, inserito tra le rime giocose cosi dette di un Lombardo. Canto la guerra del qnaranta quattro Quando Rinaldo sfoderö il palosso. Allora Mustafa, quel vis di quattro Dalla paura si c adosso . . . La favola del Baldo 6 questa. Guido, discendente da Rinaldo di Montalbano, guerriero illustre e bello, e amato da Baldovina, figlia del re di Francia. Egli riporta la palma in un gran torneo, dopo il quäle si festeggia il vincitore con giuochi, danze e ban-chetti. Segue indi la fuga di Guido e Baldovina, che riparano in casa di un villano, ove Baldovina da alla luce un bambino, che „sbigottibat scura cum fronte comadres“ e muore. Baldo, cosi chia-masi il neonato, vien dato in custodia al villano e cresce assieine al figlio di lui, Zambello. Impara a leggere e scrivere e suoi libri prediletti sono quelli delle imprese di Orlando, di Rinaldo, e di altri eroi delle leggende, che lo esaltano e gli mettono adosso un’ irre-frenabile passione di emulare le gesta di quei campioni. Spende gli anni giovanili in esercizi di forza e di bravaria, fa alle sassate coi villani, salta, giuoca, mena le mani. Sordello poeta il fa cavaliere. Baldo diventa il gran bravo di Cipada, lo spavento di Mantova. Si butta alla Ventura pel mondo in cerca di avventure cavalleresche, insieme ad altri bravi della sua risma, il gigante Fracasso, alto 40 cubiti, il Cingar della razza di Margutte il piü fino ladro del mondo, Falchetto, sangüe di Pu-licane, mezzo uomo e mezzo cane. Sposa una villana, maltratta il fratello di latte Zambello, incappa in insidie, vien messo in ceppi da Tognazzo. Questi vien ammazzato da Cingar, che libera di pri-gione Baldo e mette a suo posto Zambello. La brigata di eroi ma-snadieri fugge a Chioggia e s’ imbarca. Una fiera procella li coglie e getta sopra un’ isola sostenuta da una balena. Qui trovano Guido, padre di Baldo. e assieme tirano innanzi. Approdano in Libia e riparano in un antro ove, fatta la confessione, si apprestano a scen-dere nel Tartaro. Qui trovano le armi degli antichi eroi. Baldo ha sull’ elmo una gemma che brilla come il sole. Caronte non li vuol tragittare, ma Fracasso gli mena uno sgrugnone che il fa andare a gambe alzate e passa il fiume d’ un salto. Nel Tartaro trova una zucca enorme, entro alla quäle stanno astrologi, medici, poeti, tutti bugiardi, ai quali i demoni traggono per ogni bugia un dente che poi rinasce. Fra i poeti e’ e anche il Coccaio. Cosi fini-sce il poema. Si trovano episodi lepidissimi p. e. la baruffa tra la moglie di Baldo e quella di Zambello. Vi sono motti, frizzi, piacevolezze, pro-verbi, tutto in lingua maccaronica, colla facilitž. di Ariosto. Ecco p. e. una pittura deli’ notno ambizioso, sporca alquanto ma vera. Non aliter, sicut muscam persaepe notavi Quae similes auro fert alas atque veluto, Quae quoque dum volat, dulcem niovet ore Camoenam, Nune liue, nunc illuc volitans vaditque reditque. Quam faeere egregiam cosam tune veile putamus: Forsan edoriferum se imponere supra florem, Quo bibat iüter apes seu mannain seu rosadam ; Verum post longos modulos variosque volatus Postque bravariam videas quam turpis habetur Exitus, en str.........se plantat desuper unura.“ II poema e artistico nel pensiero e nella forma di lingua adattata a sbertare la cavalleria de’ suoi tempi „che allora, come dice il Settembrini, null’ altro era che un mestiere da masnadieri. E poi una satira della poesia cavalleresca settentrionale, di cui il Bo-iardo e 1' Ariosto avevano riso e fattane la parodia, mentre alcuni ancora 1’ ammiravano.“ La trovata poi della gran zucca, ove terminano gli eroi e una celia ed una veritä ad un tempo, che mostra come 1’arte della parola a suoi tempi accennava a risolversi nel vuoto e nel nulla. Abbiamo di lui un altro poema, „la Moscheide,“ imitato poi dal Lalli. Nella „Moscheide“ si attribuiscono sentimenti eroici agl’insetti. Si descrivono con grandi immagini le cose piccole. II „Baldo“ ab-bassa; la „Moscheide“ innalza. Essa ha versi degni dl poema eroico. Eccone un esempio. Sanguileone, re delle mosche, regna quieto. Un messo tutto insanguinato viene ad annunziargli che il re delle Formiche gli ha mosso guerra e distrutto di giä cento mila mosche. II re si dispera. Scannacavallo, suo cognato, re dei tafani, lo ri-anima: Sunt lacrymae pueris magis aptae, suntque puellis Quae bagnant causa fletibus ora levi. Nos quibus immisit sennum natura virilem Ut quid ab adversa sorte gitamur hurao? Nosco valentisiam, pelago saltante, nochieri; Nosco animum fortis, Marte furente, ducis, Iupiter humanam si vellet sternere gentein Sumamus, cur non? proelia contra Iovem?“ II Folengo ha degli sfoghi letterari biliosi contro i suoi ex colleghi, i sacerdoti, come il Blumauer tedesco. Particolarmente prende di mira il suo abate Griffarosto, secondo lui, piü devoto del vino che del breviario. Scrisse ancora il „Chaos del Triperuno“ ossia la caotica vita di Merlino, Limerno e Teofilo, tre tipi che .sono uno solo, il Folengo. Nella priraa selva del Triperuno ävvi un poemetto, il cui esordio e una parodia dl versi di Virgilio: lile ego qui quondam formaio plenus et ovis Quique botirivoro stipans centrone lasagnas Arma valenthominis cautavi horrentia Baldi, Quo uon Hectorior, quo non Orlandior alter........... Scrisse anche un dramma, „la Palermita“, per desiderio di Ferrante Gonzaga, suo mecenate; ma il suo norae e legato alle maccaroniche. Gli imitatori del suo stile fecero fiasco. Col Folengo si spense un genere letterario, ehe a suoi tempi ebbe un valore di opportunitä, una ragione di esistere, ma poi sarebbe stato un con-trosenso, una stramberia intollerabile. La lingua italiana non ebbe piü a temere della concorrenza, ehe le fece il latino nell’etä del-1’ erudizione, perche, cessato quel periodo letterario, riprese i suoi diritti d’interprete sola e naturale del pensiero italiano. Poesie dette in quelle od altri gerghi buffoneschi, come sono quelle tedesche poe’ anzi citate, in istile italo-tedesco, boemo-tedeseo, giudaico-tedesco, hanno bisogno di un ambiente apposito, fuori del quäle poco o nulla si gustano. Invece un’altra specie di parodia riesce piü gradita e raggiunge effetti comici senza recar danno ali’ originale serio. Intendiamo le parodie ehe si fanno, traducendo brani piü o meno lunghi di poemi gravi in dialetto. II contrasto e comico. Ci rende 1’ autore quasi direi concittadino, abbigliato alla nostrana, favellante il linguaggio di famiglia, e ci procura un di-letto scevro da quel certo disgusto ehe j)ur pure ci produce la lettura di una parodia anche delle piü belle, che torce in burla pensieri e sentimenti di una poesia seria e generalmante ammirata. Meglio ancora, se piuttosto ehe una traduzione, il poeta, ser-vendosi del testo venerando, ne volge le immagini stesse, non ri-spettando ehe il senso. 11 contrapposto e piü visibile e la satira del presente, fatta colle parole di lunga mano conosciute e, per cosi dire, consacrate dal tempo, ci riesce anche piü graziosa. Di questo genere di diletto ci procura il Porta milanese. La scena dell’inferno di Dante, ove sono dipinti i prodighi e gli avari, ehe si scontrano a vicenda coi sassi e quei versi malinconici: Ahi giustizia di Dio, tante chi stipa Nuore travaglie e pene, quante i’ viddi? E perche nostra colpa si ne scipa? Come fa 1’onda la sovra Cariddi. . . . ecc. II Porta conducendoci a casa sua, festivamente traduee: „Gh’e manch picch in Milan per Santa Cros De quel che ne gh’e chi anem danas, E se incontren fors manco furios I nost caroce de sira per istraa, De quel che sbragaland e tutta vos, Se incontren lor mitas contra mitaa, Voltand col os del stomegh certi prtj, Roba de spuä sangu doma a vedej; E li dove s'incontren: pattaton Se dan cert toccabus de restä in botta“ e altrove, „Pape Satan, pape Satan, aleppe El sclamö in ton de raffredor Pluton“ La differenza tra la parodia epica di stile tedesco ed italiano sta particolarmente in cio, ehe la tedesca, di carattere prevalente-mente umoristico, fa risaltare il buffo ed il grottesco dei tipi col-1’ intenzione palese di provocare sopra tutto il riso, e non isdegna di togliere idee, movenza e colorito dalla satira festiva popolare. Seguendo questo indirizzo, essa d& talvolta di soverchio nel basso o nel plateale, come si vedrä da qualche saggio. Parodia di Schiller „der Kampf mit dem Drachen“ Was reunt das Volk, was wälzt sich dort Die langen Gassen brausend fort? Stürzt alles unter Peursflammen? Es’rottet sich im Sturm zusammen; Und meinen Schuster, toll im Lauf, Gewahr ich in dem Menschenhauf; Und hinter ihm, welch’ Abenteur; Es sprudelt heftig mit Gewalt Ein Schimpfquell’ her aus ihrem Rachen, Und alles blickt verwundert bald Den Schuster an und bald den Drachen — Und tausend Stimmen werden laut, Das ist die Schust' rin, kommt und schaut, Die schon durch ihre scharfe Zungen Bereits den vierten Mann bezwungen! Doch eh’ der Schuster sich ermannt Da fährt schon ihre Knochenhand In sein Gesicht mit langen Krallen, Und kratzt ihn scharf, dann folgt nach Allen Ein tücht’ ger Hieb ihm ins Genick, Dass er gleich auf der Erde liegt- . . . ecc. „Des Sängers Fluch“ (la romanza di Uhland): Es stand vor alten Zeiten wohl in Berlin ein Haus, Weit glänzt es über die Strassen bis an die Spree hinab, Mit prächtigen Bogenfenstern und imposantem Thor, Drei Marmorstufen führten zu letzterem empor. Dort sass ein alter Geizhals, an Geld und Häusern reich, Der sass in seinem Lehnsthnl, so finster und so bleich, Denn was er sinnt ist Miethe, und was er will, Malh' Ur, Spricht nur von Exmittiren, und was er schreibt ist quer . . . . (Centifolien) Un’ altra, della stessa poesia di Uhland: Es stand in alten Zeiten ein altes Bierlocal Von allen ändern Kneipen hat es den schönsten Saal. Der Wirth der dorten hauste, war unvernünftig dick Und litt in dem Locale wohl nimmermehr Musik Einst zog nach dieser Kneipe ein Sängerpaar so froh, Der ein’ im blauen Frack, der Andere im Paletot, Der eine mit der Harfe, war schon den Fünfzigern nah, Der andere war viel jünger, spielt Ziehharmonika Schon stehen die beiden Sänger im hohen Säulenbau. Und am Buffet da sitzen der Wirlh und seine Frau. Der Bierwirth furchtbar dicke so fett wie ein Speckaal Die Wirthin schmal und schmächtig, wie ein Lineal............... ecc. E un’ altra in gergo ebraico comincia: Es’ stand in alten Zeiten e groisses Prachtpalais, Weit glänzt die Firmatafel: Hersch Löwensohn, Banquier; Und rings im Auslagkasten e’ scheener Kranz Von Gold und Silbermünzen mit frischgeprägtem Glanz. Dort sass stolz wie e König, der reiche Löwensohn, Er sass so bleich und finster und schneidt sich Cupons.“ . . ecc. Anche la parodia drammatica si tiene cosi al basso (Prologo del 4.° atto della „Jungfrau von Orleans“ di Schiller): „Lebt wohl, ihr Häferln, ihr geliebte Pfandein, Du schönes neues Kuclielgeschirr, leb wohl, Susanna backt nun nimmer Tortenwandel, Susanna. sagt euch ewig Lebewohl! Ihr Schüsseln, die ich scheuerte, ihr Teller Die ich mit Zinnkraut rieb, glanzt fröhlich fort, Leb wohl, Kochlöffel und ihr Wasserschaffel, Du Bratenwender, holdes Instrument, Du schnarrtest oft im Einklang meiner Lieder, Susanna geht und nimmer kehrt sie wieder. Berusste Küchel, Schauplatz meiner Freuden Dich lass ich hinter mir auf immerdar. Denn er, der auf des Bisamberges Höhen „Zum blauen Sperl“ als Wirth sich niederliess, Den viele Leute einen Saufass schmähen, Der meinen Schatz, das Zuckerkandig’ friess, Den Sepperl, sich zum Kellner ausersehn. Der jeder Köchin gnädig sich bewies, Er spracli zu mir jüngst auf der Kellerstiegen: „Komm mit, du sollst zwölf Gulden jährlich kriegen. Anonym (der Urgemütbliehe II. H. S. 4) Nei tempi recenti, in mezzo al tramestio e gli scalpori della vita politica in Italia, cominciano a far capolino brevi parodie e travestimenti di poeti antichi, a scopi di satira politica, come quello che correva qualche anno l'a pei giornali e cominciava: Per me si va nella cittä gaudente Per me si va nel suol del gaio umore Per me si va fra la beata gente Cha galluzza e berlinga a tutte 1’ ore. Fecemi la politica presente E della patria pancia il vero amore. . , . . ecc. Ma in generale, 1’ uso o meglio 1’ abuso di prendere poeti antichi a soggetto di burle e buffonerie parodiache, come abbiam veduto fare dagli umoristi tedeschi, e estraneo al gusto letterario italiano. Le parodie e i travestimenti ebbero in Italia un carat- tere piü letterario ed accademico che altro, e servirono a mettere in derisione indirizzi e modi artistici particolari d’ invenzione e di stile traente all’ artifizioso, al frivolo, all’ ammanierato, all’ imitazione pedissequa di poetucoli, che senza ispirazione ed arte volevano scimieggiare i grandi maestri. Tutto una beffa a simili poetastri e p. e. la commedia goldo-niana „il Poeta fanatico“ dove oltre agli enfatici spropositi del protagonista Ottavio, si leggono sfoglii poetici di tutti i personaggi in istile e forma di verso e di rima differenti, secondo i generi di poesia, a cui ognuno crede di sentirsi ispirato. Ecco p. e. un saggio epico di Ottavio (Atto I Scena X): SONETTO „De' terribili tuoni al fiero strepito L’orrida, cupa vale oraai rimbomba; Ogni avello si spezza, ed ogni tomba, E precipita il monte alto, decrepito. Orsi, lupi, leoni lian dato un crepito Qual scordata, stridente, arida tromba, Sembra la terra omai qual catacomba, Io tremo e fuggo, e mi nascondo e strepito. Precipita dal ciel fuoco a bizzeffe, S’ ode di zolfo e di bitume il tuffo. E alle quercie si dan tagli e sberleffe. Sentomi pel terrore alzar il ciuffo Cbi avvien che i bronzi, e i ferrei tuoni sbeffe, Tremi del gran Tonante al fier rabbuffo.“ „Ghe xö parole che par cannonäe“ (dice Tonino, a ragione). Perfino il servo Brighella, stando coi poeti impara a poetar come puö „Era di notte, e non ci si vedea, Perchfe Marfisa avea spento il lume. Un rospü con la spada e la livrea Faceva minuetti in mezzo al fiume. L’altro giorno e da me venuto Enea, E mi ha portato un orinal di piume. Cleopatra ha scorticato Marcantonio; Le femmine son peggio del demonio“ . Questi sono motteggi fatti all’ indirizzo di gente invasa dalla mania poetica, che vorrebbe far versi ad ogni ora, a costo di far ridere, come si dice, le galline. Ci sono perö parodie di pregio ap-poggiate a poeti antichi, con tendenza palese di recar vantaggio al buon gusto letterario, come, tra le altre, quella del Saccenti, che attribuisce ad Orazio costumi moderni, e l’adopera per stimmatiz-zare le sottigliezze puristiche dei cruscanti ortodossi, parodiando l’arte poetica del poeta latino: „Sta avvertito per6 che no ti avvezzi In copia a seminar parole nuove, Perche la Crusca le farebbe in pezzi. Se a cosa nuova, un nuovo nome aesetti, Perchfe tu glielo dia proprio e spiegante, Yuö che la Crusca t’ entri nei garretti. Dobbiam forse aspettar ehe torni Dante A :nseguarci a chiamar la cioccolata II the, la Paladina, il Guardinfante? Cosa ehe viene in uso alla giornata, Bisogna pur ehe un nome se le ponga, Perehe si sappia -come va chiamata. Esaurita cosi la parte generale storico - critica sulla poesia eroicomica, e toccati piü da vicino altri generi affini di poesia giocoso-satirica, resta d’ illustrare le idee critiche sui poeti eroi-comici preši in esame con citazioni e raffronti di saggi delle relative opere, valutati tra loro ed al paragone degli esempi di eroicomica forniti dal modello classico del genere, la Batraco-miomachia. Capodistria, Giugno i896. Oiac. Babuder Consigliere scol., Direttore ginnatialt NOTIZIE SCOLASTICHE I. PERSONALE INSEGNANTE Babuder Giacomo, cavaiiere deli’ ordine di Francesco Giuseppe, Consigliere scolastico, membro deli’ eccelso i. r. Consiglio scolastico provinciale dell’Istria, della Rappresentanza comunale e del Consiglio di amministrazione del Pio Istituto Grisoni in Capodistria. — Diret-tore; insegnö lingua greca nella Classe V; ore 5 settimanali. Sbuelz Carlo. — Professore deli’ ottava classe di rango, capo-classe della VII; custode del gabinetto di fisica e chimica, Insegnö matematica nelle classi V-V1II; Fisica nelle classi IV. VII, VIII; ore settimanali 21. Battisti Giovanni B. — Professore, capoclasse nella VI; abili-tato anclie all’insegnamento della stenografia nelle classi medie. Insegnö lingue latina e greca nella VI, Geografia e storia nella II e III; ore settimanali 18. Petris Stefano. — Professore della ottava classe di rango; vice presidente della Commissione esaminatrice per le scuole popolari generali e civiche; i. r. conservatore dei monumenti storici per l’I-stria. — Capoclasse nell’VlII. Insegnö geografia nella I, Storia e geografia nelle classi IV, V, VI, VII, VIII; ore settimanali 20. Brunelli Vitaliano. — Professore; insegnö lingua e letteratura italiana nelle classi III, V, VI, VII e VIII; ore settimanali 15. Spadaro Mons. Nicolö. — Cameriere secreto di Sua Santitä; Consigliere concistoriale, professore dell’ ottava classe di rango e cate-chista ginnasiale. Membro della i. r. commissione esaminatrice per le scuole popolari generali e civiche; direttore del convitto dioce-sano parentino-polese in luogo. Insegnö Religione in tutto il Gin-nasio, e propedeutica filosofica (logica) nella VII. I.° Esortatore religioso; ore settimanali di attivitä 20. Matejčid Francesco. — Professore dell’ottava classe di rango e docente straordinario di lingua slava. Capoclasse nella III. Insegnö lingua latina e tedesca nella III, lingua tedesca nella V, lingua greca neH’VIII; ore settimanali 17. Gerosa Oreste. — Professore dell’ottava classe di rango, custode del gabinetto di storia natutale, rappresentante comunale e segretario del consorzio agrario in luogo. Insegnö storia naturale (fisica) nelle classi I, II, III, V, VI; matematica nelle classi I-IV; ore settimanali 22. Bisiac Giovanni. — Professore, bibliotecario del Ginnasio. Insegnö lingua tedesca nelle classi I, IV, VI, VII, VIII; ore sett. 15. Maier Francesco. — Professore, rappresentante comunale; capoclasse nella II. Insegnö lingua latina ed italiana nella II, latino nell’VIII; ore settimanali 17. Steffani Stefano. — Professore, capoclasse nella I. Custode e dispensatore dei libri scolastici di proprietä, del fondo ginnasiale di beneficenza; docente straordinario di Calligrafia. Insegno lingua latina ed italiana nella I, lingua tedesca nella II, lingua greca nella VII; ore settimanali 19. Vatovaz Giuseppe. — Professore; capoclasse nella IV. Insegno lingua latina ed italiana nella IV; lingua latina nella VII; psico-logia neirVIII; ore settimanali 16. Larcher Giovanni B. — Docente effettivo, capoclasse nella V. Insegno lingua greca nelle classi III e IV, lingua latina nella V; ore sertimanali 15. Annotazione. — Dal prinsipio dell’anno scolastico fino al 15 Decembre 1805 il Professore Brunelli fu supplito dal Signor Gian Antonio Galzigna che passö di poi alla Scuola reale civica di Trieste. OGKJETTI LIBERI Lingua slava: tre corsi a due ore settimanali per ciascuno. L’ insegnamento venne impartito dal professoi'e Francesco Matejciö. Ginnastica: Corsi due a due ore settimanali per ciascuno. L’in-segnamento venne impartito dal docente effettivo deli' i. r. Istituto magistrale in luogo, Signor Francesco Ciborra. Stenografia: insegnata in due corsi di un’ora settimanale ciascuno dal Signor Professore Giov. B. Battisti. Canto: insegnato in due ore settimanali dal maestro di mušica dell’i. r. Istituto magistrale in luogo, Signor Antonio Decleva. La calligrafia fu insegnata agli scolari della I e della II Classe in un’ora settimanale per classe dal Signor Professore Stefano Steffani. Civica Deputazione Ginnasiale I Signori Avvocato Augusto Dr. Gallo, Antonio Dr. Zetto, Stefano Dr. Derin. liiccvitorc della tassa scolastica II Signor Giulio Brussich, cassiere di rango superiore nell’i. r. Ufficio principale delle imposte in Capodistria. Zetto Francesco, bidello, inserviente ai gabinetti e custode del fabbricato. II. PIANO DIDATTICO DELL’ I. R. GINNASIO SUPERIORE DI CAPODISTRIA nell’anno scolastico 1895-96 CLASSE I. — Religione. I. sem. Spiegazione del simbolo apo-stolico, dell’orazione domenicale, del decalogo, dei cinque precetti della chiesa e della giustizia cristiana. II. sem. Delle domeniche e feste della chiesa cattolic.a colle varie cerimonie. — Latino. Morfo-logia. — Le piü importanti flessioni regolari, esercitate a mezzo di versioni dall’una lingua nelTaltra, come si trovano nel libro di esercizi dello Schultz. Ogni settimana un compito scolastico di mezza ora. Esercizi di memoria — piü tardi +rascrizione di proposizioni latine tradotte e piccoli compiti domestici. — Italiano. Esposizione della parte etimologica della Grammatica, con esercizi di analisi grammaticale. — Esercizi di grammatica logica. — Proposizioni semplici e composte. Teoria della narrazione con alcune favole dei migliori autori da imparare a memoria; nel I. semestre un esercizio ortografico alla settimana; nel II. semestre un esercizio ortografico ogni 14 giorni e due componimenti al mese, uno scolastico ed uno domestico alternati. — Tedesco. Grammatica, fino alla declinazione del sostantivo. Lettura dal Müller (corso pratico di lingua tedesca) fino alla pagina 80. Compiti: uno scolastico ed uno domestico al mese alternativamente. — Geografia. Principii fondamentali di Geo-grafia esposti con metodo intuitivo. L’ orbita solare a seconda del suo vario e costante apparire nelle singole stagioni nella stanza di scuola, nella propria casa d’ abitazione e come mezzo ad orientarsi poi sulla carta, sul mappamondo e sull’orizzonte. Kapporti annui fra luce e calore in quanto essi dipendono dalla durata dei giorni e dali’ altezza del sole, limitandosi a quelli che si producono soltanto nella ristretta cerchia della patria. Acqua e suolo nelle lor forme principali; loro distribuzione sul globo, posizione geografica e con-fini degli stati e delle cittä principali con continuo esei'cizio pratico in modo da leggere chiaramente ed a perfezione la carta geografica. Esercizi di disegno geografico ristretti agli oggetti piü spiccati. — Matematica. Aritmetica: Sistema decadico. Numeri romani. Le quattro operazioni fondamentali con numen interie decimali astratti e con-creti. Sistema metrico dei pesi e delle misure. Conteggio con nu-meri complessi. Divisibilita. dei numeri e loro scomposizione nei fattori primi. Ricerca del massimo comun divisore e del minimo comune multiplo, quäle avviamento ai calcoli colle frazioni ordinarie. — Geometria intuitiva (II sem.). Le figure fondamentali. Rette, curve, parallele, angoli e le piü esenziali proprietä del triangolo. Temi scolastici uno al mese. — Storia naturale. Insegnamento intuitivo. — I primi sei mesi deli’ anno scolastico: Zoologia e precisamente: Mam-rniferi ed insetti con scelta corrispondente. I quattro ultimi mesi deli’anno scolastico: Botanica. Osservazione e descrizione di alcune fanerogame appartenenti ad ordini differenti. Pertrattazione compa-rata delle loro caratteristiche, avuto riguardo alla ricerca delle loro proprietä affini. CLASSE II. — Religione. Dei SS. Sacramenti e delle cerimonie nell’ amministrazione dei medesimi. — Latino. Teoria sulle forme meno usitate e sulle irregolari, applicate agli esempi del libro degli esercizi dello Schultz, corne sopra. Ogni mese tre compiti scolastici di mezza o čre gwarfo'di ora ed un penso. Esercizi di memoria come nella 1 classe; piü tardi, preparazione domestica. Tre temi scolastici di mezz’ora ed un tema domestico al mese. — Italiano. Esposizione della sintassi. Definizione della proposizione, e delle sue specie, della frase e del periodo. Analisi logica di proposizioni semplici e com-poste. Brani facili di poesia da imparare a memoria. Tre temi scolastici e domestici al mese altern.e. Dettatura come in I. — Tedesco. Elementi della Grammatica fino al verbo. Esercizi continui dal Müller (corso pratico) fino al termine della parte I. Compiti: uno in iscuola e uno a casa ciascun mese. — Geografia e Storia. (2 ore) L’Asia e 1’Africa; loro posizione geografica; configurazione orizzontale e ver-ticale, topografia con riguardo alle condizioni climatiche e facendo risaltare la loro derivazione dali’ influenza deli’ orbita solare sui differenti orizzonti. Cenno generale sulla configurazione orizzontale e verticale deli’ Europa meridionale e della Grambretagna secondo le norme date per l’Asia e per 1’Africa. Esercizi nell’abbozzare schizzi geografici semplicissimi. — Storia (2 ore). L’evo antico. Esposizione circostanziata delle leggende e dei miti. I personaggi ed i fatti meglio considerevoli con riguardo speciale alla storia della Grecia e di Roma. — Matematica. Aritmetica: Esercizi piü diffusi sul massimo comun divisore e sul minimo comune multiplo. Esercizi di calcolo colle frazioni ordinarie, colle rispettive dimostrazioni. Trasformazione delle frazioni decimali in ordinarie e viceversa. Pro-prietä essenziali dei rapporti e delle proporzioni. Regola del tre semplice coli’ applicazione delle pi’oporzioni e del calcolo ragionato. Percento ed interesse semplice. — Geometria intuitiva. Misurazione delle rette e degli angoli. Congruenza dei triangoli e loro applica-zioni. Proprietä, piü importanti del cerchio, dei quadrilateri e dei poligoni. Temi come nella I. — Storia naturale. Insegnamento intui-tivo. I sei primi mesi deli’anno scolastico Zoologia e precisamente: uccelli, alcuni rettili, anfibi e pešci. Alcune forme tipiche degli in-vertebrati. — I quattro ultimi mesi deli’anno scolastico Botanica. Continuazione deli’ insegnamento fatto nella I classe coli’ aggiunta di altre fanerogame ed avviamento alla divisione sistematica dei gruppi. Alcune crittogame. CLASSE III. — Religione. Storia sacra deli’ antico testamento colla geografia della Terra santa. — Latino. Grammatica; teoria dei casi e proposizioni. Lettura: da Cornelio Nepote o da Curzio. Preparazione. Ogni due settimane un tema scolastico di un’ ora. Ogni tre settimane un tema domestico. — Greco. Teoria delle forme regolari, con esclusione dei verbi in ju. Versione del libro di Lettura. E-sercizi di memoria. Preparazione; dalla seconda metä, del primo semestre, ogni due settimane un tema scolastico o domestico alter-nativamente. — Italiano. Lettura dal testo con commenti gramma-ticali e storici. Esercizi di memoria sopra poesie scelte. Riepilogo di tutta la grammatica. Delle figure grammaticali. Ogni meso un tema scolastico ed uno domestico alternativamente. — Tedesco. Gram-matica: la coniugazione debole e forte dal Müller (corso pratico) vol. II fino alla pag. 81. Esercizi e compiti come sopra. — Geografia (3 ore alternativamente Geografia e Storia). Gli altri stati d'Europa (ad eccezione della monarchia austro-ungarica), 1’America e l’Au-stralia, sempre secondo il metodo usato nella classe seconda, ma specialmente con riguardo alle condizioni climatiche. Esercizi di di-segno geografico. — Storia. Evo medio. I piii importanti avvenimenti e le figure piü illustri deli' etä, di mezzo, facendo spiccare sopra tutto quelle che occorrono nella storia della monarchia austro-ungarica. — Matematica. Aritmetica: Le quattro operazioni fondamentali colle quantitä generali interee frazionarie. Innalzamento al quadrato e rispettiva estrazione di radice. In relazione coi calcoli geometrici: i numeri approssimativi, la moltiplicazione e la divisione abbreviate e 1’applicazione di quest’ ultima nell’ estrazione della radice quadrata. — Geometria intuitiva. Semplici teoremi sull’equivalenza, sulla tra-sformazione e sulla partizione delle figure. Misurazione del perimetri e delle superfici. Teorema di Pitagora da dimostrarsi nelle vie piü semplici. Nozioni piü importanti sulla somiglianza delle figure geo-metriche. Temi come nella I. — Storia naturale. Fisica I sem. Nozioni preliminari: Estensione ed impenetrabilitä dei corpi. Caratteristica dei tre stati di aggregazione, direzione verticale ed orizzontale. Peso assoluto e specifico. Pressione dell’aria. — Del calorico; le sensazioni i gradi e la quantitä calorifera. Cangiamento di volume e dello stato di aggregazione; consumo e dispersione del calorico nel cambiamento dello stato di aggregazione. Diffusione del calorico a mezzo dei buoni conduttori e deli’irradiazione; di quest’ultima solo i fenomeni piü semplici. Sorgenti del calorico. — Della Chimica: la coesione, l’a-desione, 1’elasticiti, la fragilitä., la tenacitä, il miscuglio, la soluzione e la cristallizzazione. Sintesi, analisi e sostituzione. Dimostrazione delle leggi di consistenza della massa, coll’aiuto di semplici espe-rimenti, e cosi pure semplici prove per determinare i rapporti di peso e di volume. Elementi: molecole, atomi, basi, acidi, sali e fra i metalloidi alcunideipiü diffusi e qualcuna delle loro combinazioni. Combustione. CLASSE IV. — Religione. Storia del nuovo test. in connessione colla Geografia della Terra santa. — Latino. Gramm, teoria dei modi; congiunzioni. Temi come nella terza. Letture di G. Cesare ed Ovidio. — Greco. Yerbi in jj.’.. Le forme irregolari piü importanti. Punti culminanti della sintassi. Yersioni dal libro di Lettura. Esei’cizi di memoria. Preparazione. Temi come nella III. — Italiano. Lettura del testo con commenti grammaticali e storici. Esercizi di memoria sopra poesie classiche. Dei sinonimi. Delle lettere propriamente dette (I semestre). Della vei’sificazione italiana (II semestre). Temi come nella III classe. — Tedesco. Grammatica: Verbi irregolari e composti; reggenza dei verbi; avverbi, preposizioni, congiunzioni ed interie-zioni. Lettura dal Müller, il resto del II vol. e compiti come sopra. Esercizi di memoria. — Geografia. (2 ore) Geografia fisica e politica della monarchia austro-ungarica, con speciale riguardo, escludendo la statistica, ai prodotti dei singoli paesi, al commercio. alla coltura degli abitanti. Esercizi in disegnare semplici schizzi di carte geo-grafiche. — Storia (2 ore). Evo moderno. Personaggi ed avveni-menti piü importanti in modo ehe la storia della monarchia austro-ungarica formi 1’oggetto principale dali’esposizione storica. — Mate-matica. Aritmetica; Dottrina delle equazioni di primo grado con una o piii incognite e delle equazioni determinate di II e III grado sol-tanto quelle che trovano riscontro nei calcoli geometrici. In relazione con quest’ultime, 1’innalzamento al cubo e 1’estrazione della radice. Regola del tre composta, di societä, e deli’interesse composto. — Geometria intuitiva: Posizione reciproca delle rette e dei piani. Angolo solido. Le principali specie dei corpi geometrici. Calcoli semplici sulle superfici e sui volumi. Temi come nella prima. — Fisica. (3 ore) I sem. Dottrina del Magnetismo. Calamito naturali ed artificiali. Poli magnetici e loro attrazionee repulsione. Magnetizzazione mediante contatto separato. Magnetismo terrestre. — Elettrologia: Elettricitä statica e fra gli elettroscopi i piü semplici. Buoni e cattivi conduttori, corpi elettrici positivi e negativi. Elettrizzazione per contatto separato. Apparati i piü comuni per produrre e raccogliere 1’elettricitä.. Tempo-rali eparafulmine. Pila di Volta e delle pile acorrente costante soltanto quelle che vengono usate negli esperimenti. Effetti principali della corrente galvanica, galvanometro, induzione elettrica e magnetica. Applicazioni elettrotecniche le piü semplici e le piü note (luce elettrica, galvanoplastica, telegrafo di Morse). — Meccanica: Descrizione delle principali specie di moto: rettilineo, curvilineo, uniformemente accelerato. Ambo gli effetti della forza meccanica: Accelerazione e pressione e determinazione di quest’ultima col mezzo di pesi. Ma-nifestazione della forza di resistenza nel cangiamento di celeritä e di direzione (forza di gravitä, urto ed ostacoli al moto). Composizione e scomposizione del moto uniforme. Moto parabolico. Composizione e scomposizione delle forze con un sol punto d’applicazione comune e di forze, che agiscono parallelamente. Centro di gravitä, specie di peso specifico; pendolo. Alcuni esempi di macchine semplici e composte. — II semestre. Proprietä caratteristiche dei corpi fluidi. Livello, pressione idrostatica. Equilibrio dei vasi comunicanti di uno o di due liquidi incoerenti. Principio di Archimede e determinazione in via semplicissima del peso specifico pei corpi solidi e fluidi. Capillaritä, Proprietä caratteristiche dei gas (legge di Mariotte). Vuoto di Torricelli, barometro, applicazione degli effetti sulla pressione deli’aria, pompe di rarefazione e di compressione. Principio, sul quäle si fonda la macchina a vapore. — Acustica. Sensazioni sonore, rumore, tuoni, altezza dei toni conduttori del suono, vibra-zioni sonore, organi della voce, telefono, diffusione e riflessione del suono. Mezzi toni. Organo dell’udito. —Ottica. Fenomeni luminosi; propagazione della luce in linea retta; ombrae fotometri. Riflessione e rifrazione della luce. Specchi e lenti (Camera oscura e principio sul quäle si fonda la fotografia). Dispersione dei colori, areobaleno. Occhio, microscopio e cannocchiale diottrico in forma semplice. — Coll’insegnamento della fisica e specialmente con quello della meccanica va congiunta la descrizione dei fenomeni celesti come adire: le fasi della luna, il corso mensile; orbita annuale del sole; la spie- gazione della diversitä dei giorni e delle stagioni in localitä, di differente longitudine e latitudine in assoluta dipendenza dal movimento della terra intorno al proprio asse e da quello della sua elittica an-nuale intorno al sole. Eclissi solari e lunari. CLASSE V. — Religione. La chiesa e i suoi dommi, parte I. Apologia. La chiesa cattolica e la sola vera chiesa di G. Cristo — Latino. (nel I semestre) Tito Livio, Ovidio; Esercizi stilistico-gram-maticali 1 ora settimanale Preparazione; temi — cinque scolastici per semestre, di cui uno dal lattino. — Greco. Lettura; I semest. Senofonte (Crest. Schenkl) Cii’opedia (brani), Anabasi. Omero, Iliade. Esercizi grammaticali. Preparazione. Temi — quattro scolastici per semestre, di cui uno dal greco. — Italiano. Storia della letteratura ital. dei secoli 200, 300, 400. Nozioni delle varie specie di compo-nimenti in verso ed in prosa (secondo 1’Antologia). Notizie generali sui traslati, sulle figure retoriche e sulla buona locuzione italiana. Esercizi di memoria; temi come nella III. — Tedesco. Ripetizione delle parti piii importanti della morfologia e dipendenti, inversione, uso dell’infinito e participio, avverbio, preposizione; esercizi di memoria e traduzioni dali’ italiano in tedesco e viceversa. Compiti 1 scol. e un dom. al mese. — Geografia e storia. Storia deli’evo antico fino all’assoggettamento deli’Italia, Geografia relativa. — Matematica. Aritmetica: Le quattro operazioni con interi e frazioni; numeri negativi e frazioni. Proprietä dei numeri. Equazioni di I grado con una e piü incognite. Geometria: Planimetria; temi come nella I. — Storia naturale. Insegnamento sistematico. I. sem. Mineralogia. II. sem. Botanica. CLASSE VI. — Religione. La chiesa e i suoi dommi p. II. I dommi cattolici svolti nel loro nesso e nei loro rapporti. — Latino Sallustio, debellolugurthino. Cicerone, Catilinarie. Virgilio, En. Esercizi stilistico-grammaticali. Preparazione. Temi come nella V. — Greco. Lettura; nel I sem. Omero, Iliade. Erodoto. Senofonte. Gram-matica. Esercizi di memoria. Preparazione. Temi come nella V. — Italiano. Storia della letteratura italiana dei secoli 500, 600. Nozioni delle varie specie di componimento in verso ed in prosa (dali’Antologia). Esercizi di memoria. - Temi - ogni tre settimane un componimento scolastico o domestico alternativamente. — Tedesco. Ripetizione e inaggiore sviluppo delle teorie sintatiche. Dottrina dei casi. Costruzioni. Traduzione ed analisi di brani scelti pros. e poetici dal Nöe P. I. Compiti, uno scolastico e uno domestico ciascun mese Esercizi di memoria. — Geografia e storia. Continuazione e fine del-1’ evo antico. Storia del medio evo con relativa geografia. — Matematica. Potenze, radici e logaritmi. Equazioni di secondo grado ad un'incognita. Geometria. II I sem. Stereometria; il II sem. Trigo-nometria piana. Temi come nella I. — Storia naturale. Insegn, sistematico in tutti i due semestri. Zoologia. CLASSE. VII. — Religione. La morale cattolica. — Latino Cicerone orazioni due; un dialogo breve o brani scelti di un dialogo maggiore. Virgilio, Eneide. Esercizi stilistico-grammaticali. Preparazione. Temi scol. come nella V. — Greco. Demostene, Omero (Odissea) Temi come nella V. — Italiano Storia della letteratura italiana del 700. Nozioni sulle varie specie di componimenti come nella VI Classe. Dello stile, lllustrazione della I cantica di Dante, di cui i brani migliori d’apprendersi a memoria. Temi come nella VI Classe. — Tedesco. (Uso della lingua tedesca nell’istruzione) Ripetizione ditutta la sintassi. Lettura dal Nöe, Antolog. p. II. Grammatica Fritsch. Traduzione ed analisi con osservazioni filologiche, Esercizi di memoria Compiti come nella VI. —Geografia e storia. Storia dell’evo moderno con riflesso allo sviluppo politico interno degli stati d'Europa e Geografia relativa. — Matematica. Arit: equazioni quadrate con due incognite, equazioni diofantiche di I grado. Frazioni a cat. (Ketten-brüche). Progressioni, calcoli d’interesse composto e rendita. Teoria delle combinazioni con applicazione. Geometria, Temi trigonometrici Geometria analitica nel piano, sezioni coniche. Temi come nella I. — Scienze naturali. Fisica: meccanica, calorico, chimica — Prope-deutica. Logica. CLASSE VIII. — Religione. Storia della Chiesa cattolica. Ri-petizioni dei punti culminanti della dogmatica e della morale. — Latino. Tacito, Germania, Annali e storie. Orazio: poesie scelte (e-dizione Grysar). Esercizi stilistico-gramm. Preparazione. Temi come nella V. — Greco. Lettura nel I sem. Platone. Apologia di Socrate. due dialoghi minori od uno maggiore. Omero, Odissea; Sofocle. Preparaz. e temi come nella V. — Italiano. Storia della letteratura ital. deli’800. Breve riassunto di tutta la storia letteraria. lllustrazione degli ultimi canti dell’inferno di Dante, della II cantica e di alcune parti della III, di cui i brani migliori da apprendersi a memoria. Temi come nella VI Classe. — Tedesco. (Uso della lingua tedesca nelFistruzione). Lettura dal Nöe, Ant. p. II. Esercizi di ver-sione da qualche autore classico italiano. Letteratura sulla scorta del testo (cenni sui principali periodi della letteratura tedesca). Gram. Fritsch. Compiti come nella classe precedente. Esercizi di memoria. — Geografia e storia. I sem. Storia della Monarchia austro-ungarica II sem. Studio geografico statistico della Monarchia austro-ungarica; riepilogo della storia greca e romana. Matematica. Esercizi sulla soluzione di problemi matematici. Ripetizioni delle partite impor-tanti della materia. Temi come nella I. — Scienze naturali. Fisica; magnetismo, elettricitä, calorico, acustica, ottica (elementi di astro-nomia). — Propedeutica. Psicologia empirica. III. ELENCO DE1 LIBRI SCOLASTICI ADOPERATI ATTUALMENTE IN QUESTO G1NNASI0 I. Classe. — Religione: II Catechismo grande, Vienna, i. r. de-posito di libri scolastici 1885. — Latino: Schultz-Fornaciari, Gram-matica ed esercizi, Torino, Ermanno Loescher 1885. — Italiano: Grammatica (Hassek ed. Chiopris). Letture italiane p. I, 2 edizione, Vienna, Alfr. Hoelder 1886. — Tedesco: G. Defant, lingua tedesca p. I. — Geografia: Morteani, geogr. p. I. Trieste, Schimpff 1894. — Aritmetica: Močnik, ed. VI, p. I, Vienna, idem 1879. — Geometria: Močnik, p. I. ed. V, Vienna, idem 1879. — Storia naturale: Zoologia, Pokorny-Lessona, Torino, Loescher. II. Classe. — Religione: Catechismo grande come sopra. - Culto di Gaume e Valli. Trento, Seiser editore, 1882. — Latino: come sopra. — Italiano: Grammatica (Chiopris). Letture p. II. Vienna Alfredo Hoelder 1883. — Tedesco: Defant I., come sopra. — Geografia: Klun p. III. — Storia: Weiter p. 1. Evo antico, Vienna, Gerold e F. 1879. — Matemalica: Aritmetica e Geometria come sopra. — Storia naturale: Zoologia come sopra. Botanica (Pokorny-Caruel), Torino 1882. III. Classe. — Religione. Schuster, Storia sacra. Vienna 1885. — Latino: Schultz-Fornaciari ut supra. Memorabilia Alex. Magni (Schmidt e Gehlen) Vienna, Hoelder 1882. Greco: Curtius-Hartel: Grammatica greca. Schenkl, esercizi greci, ed. Monauni. Trento. — Italiano: Grammatica come sopra. Letture p. III. Vienna, Hoelder 1883. — Tedesco: Defant, lingua tedesca p. II. — Geografia: Klun p. III. — Storia: Weiter p. II. Evo medio. — Aritmetica: Močnik Zampieri p. II ediz. IV. Vienna, Carlo Gerold e F. 1887. — Geometria: Močnik, p. II. — Storia naturale-. Mineralogia, Pokorny-Struever, Torino, E. Loescher 1882. — Fisicai Vlacovich, Trieste, Caprin edit. 1880. IV. Classe. — Religione: Schuster: Storia sacra ut supra. — Latino: Grammatica. de esercizi ut supra. Cesare, De bello gallico, Praga, Tempsky 1883. — Greco: Curtius, ut supra; Schenkl, esercizi ut supra. — Italiano: Demattio, gramm. italiana. Letture p. IV. Vienna, Alfredo Hoelder 1883. — Tedesco: come nella terza. — Geografia: Klun p. II. — Storia: Weiter parte III. Evo moderno, Vienna, Gerold ed. 1879. — Matematica: come nella III. classe. — Fisica: Vlacovich, ut supra. V. Classe. — Religione: de Favento, La chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua storia, Capodistria. Priora 1879-80, 2.a edizione. — Latino: Schultz-Fornaciari, Raccolta di temi per la sintassi, Torino, E. Loescher 1884 Livio editore Tempski; „Ovidio“ Carmina selecta, Sedlmayer, Praga, Tempsky 1884. — Greco: Curtius, Grammatica. Casagrande, esercizi greci, p. II. Schenkl, Crestomazia di Senofonte, Torino, Loescher 1880 Omero, Iliade ed Christ. Praga, Tempsky. — Italiano: Antologia di poesie e prose scelte italiane (edita da Chiopris) Trieste 2.a edizione, 1891, P. IV. — Tedesco: Willomitzer, Gramraatica tedesca; Defant-Mayer, esercizi e letture tedesche. — Storia: Gindely, Storia universale pel Ginnasio sup. I ed. Tempsky, Praga. — Matematica: Močnik, Algebra per le classi superiori, ver-sione Menegazzi, Trieste, Dase 1894. Močnik: Geometria, versione Menegazzi, Trieste, J. Dase, 1894. — Storia naturale: Mineralogia, Geologia di Hochstetter e Bisching, Vienna, Hoelder 1882. Bota nica, Burgerstein, Elementi di Botanica per le classi sup. delle scuole medie vers. Stossich, Vienna 1895. Hoelder. VI. Classe. — Religione: G. de Favento (ut supra). — Latino: Schultz-Fornaciari come nella cl. V. Sallustio Bellum Iugurthinum, Scheindle Praga, Tempsky 1883. Virgilio, Eneide edizione Tempsky. — Greco: Casagrande, Esercizi p. II. Torino, Loescher 1870. Omero Iliade ut supra; Schenkl, Crestomazia di Senofonte ut supra. Ero-doto, ed. Hoelder, Praga, Tempsky. — Italiano: Antologia ut sup. P. III. — Tedesco: Defant-Mayer, letture tedesche, ut supra. Wil-lomitzer, gramm. ted. Hassek, esercizi di versione dall’italiano in tedesco, Trieste, Schimpff. — Storia: Gindely, p. II. — Matematica: Močnik, Algebra e Geometria, ut supra. Močnik, Tavole logaritmiche, Vienna, Gerold. — Storia naturale: Elementi di zoologia del D.r Gräber e delProf. Mik, versione Gerosa. Vienna, Praga. Tempsky. 1896. VII. Classe. — Religione: de Favento (ut supra). — Latino: Schultz-Fornaciari ut supra. Virgilio, Eneide ed. Hoffmann, Vienna Gerold; Cicerone, Orationes selectae, Nohl, Praga, Tempsky. — Greco: Curtius, Grammatica ut supra e Casagrande, Esercizi p. II. ut supra. Omero, Odissea ed. Pauly, Praga, Tempsky p I. e II. Demostene, ed Defant, Praga, Tempsky. — Italiano: Antologia, ut supra P. II. Dante Divina commedia, ed Salani, Firenze, senza note. — Tedesco: Fritsch, Grammatica. Nöe, Antologia p. II. Vienna, Graeser 1880. Hassek, ut supra. — Storia: Gindely, p. III. — Fisica: Münch-Mora, Holder, Vienna 1877. — Fropedeutica filosßca: Schiavi, II edizione Torino, Marietti 1879. VIII. Classe. — Religione: de Favento (ut supra). — Latino: Orazio, Carmina selecta, edizione Petschenig, Praga, Tempsky 1885. Tacito ed. I. Müller. Praga, Tempsky. — Greco: Platone, Apol. ed il Critone, ed. Christ, Praga, Tempsky. — Italiano: Antologia, ut supra P. I. Dante, ut supra. — Tedesco: come nella VII. — Storia e Geografia: Hannak, Geograiia e storia dell’Austria, Vienna, Holder 1884. — Matematica: come nella VI e VII. — Fisica: come sopra. — Fropedeutica fdosofica: come nella VII. Nelle classi I, II, III, IV e VIII si adopera il Trampier, Mit-telschulatlas. Wien, Staatsdruckerei 1885. Nelle classi I, II, III, IV e VII si adopera il Putzger, Historischer Schul-Atlas. Wien, 1886 (Pichler). Nota. Nell’anno scol. p. v. s’introduranno i seguenti testi: Nella I. Classe Wallentin, Manuale di aritmetica per la I e II Cl. delle scuole medie. Trad. Postet. Trento. Monauni. 1891. — Nella II. Cl. Gindely A. Manuale di Storia universale per le classi inferiori delle scuole medie. L’antichitä - Trad. Demattio. Vienna, Praga, Tempsky 1889. — Morteani, Compendio di geografia per la seconda Cl. ginnasiale. Trieste. Schimpff. 1895. — Nella III. Cl. Gindely trad. Vielmetti. P. II. II medio evo, Praga-Tempsky. — Nella IV. Cl. Mayer, Manuale di storia per le classi inferiori delle scuole medie, P terza (trad. Reich). Vienna, Px’aga, Tempsky 1895. — Nella VII. Cl. Lindner, Compendio di logica formale per istituti superiori. Quinta ediz. trad. Erber, Zara 1882, Woditzka. IV. Temi ppsli jer coipnimenti ä’italiano iti Ginnasio saperiore Classe V. — Origine e sviluppo della lingua italiana. — In-verno. — Cause ed effetti dell’esilio di Dante. — Descrizione di Capodistria. — Una gita sul colle San Marco. — II ratto delle Sabine. — I giovedi dello scolaro diligente. — Gli Orazi e i Curiazi. — L’episodio di Olindo e Sofronia del c. II della Cer. Lib. — Ri-cordiamoci che l’amore verso la patria £ un sacrifizio, e non un godimento. — L’esule. — La secessione della plebe romana sul inonte Sacro. — Un’ escursione a Pirano e al Risano. — Al Belvedere in sul tramonto del sole. — La ferrovia e i suoi vantaggi. — L’estrazione della tombola in una gran piazza. Classe VI. — Vantaggi ehe si ritraggono dalla lettura de’ buoni libri. — Ultimi sorrisi d’ autunno. — U di dei morti. — Con-cordia parvae res crescunt, discordia maxumae dilabuntur. — Dar& il ciel, darä il mondo ai forti aiuto. — Coram cano capite consurge, et honora personam senis. — Castello medievale. — Partono i coscritti. — Sul far della sera. — Si conosce la morte per la prima volta, quando colpisce quelli che si amano. — Dove semina 1’ ira, il pentimento miete. —■ Considerazioni morali sull’allegoria della virtü e del vizio, racchiusa dali’ Ariosto nell’episodio di Alcina e Logistilla. Classe VII. — L’Arcadia. — La vita e una milizia di dovere e non una gita di piacere. — Ave Maria! — Quae nocitura times, quamvis cara, relinque. — L’ uomo nobile deve condursi in modo che il plebeo abbia ad invidiargli qualche altra cosa oltre il nome e le ricchezze. — Nessun maggior dolore, Che ricordarsi del tempo felice Nella miseria. — Prima neve. — Occasione, partizione e im-portanza civile dell’ode pariniana “La caduta,. — E risorto! — Si dimostri la veritä del detto che 1’ipocrisia e un omaggio reso alla virtü, pigliando argomento dagl’ipocriti deli’Inferno Dantesco. — Quali pene deli’ Inferno Dantesco derivano da quel principio, ehe il poeta chiama il contrappasso, e perche? — II carattere di Saul nella tragedia omonima deli' Alfieri. Classe Vlil. — La vita al fin e il di loda la sera. — Quando 1’ ambizione non e indirizzata ad avvilir gli altri, ma ad ingrandir se stesso, non e soltanto una potenza ehe innalza, ma e una forza che moralizza, ehe diffonde intorno a se la gioia, ehe va compagna degli affetti di famiglia coi quali bellamente s’intreccia. — 11 perder tempo a chi piü sa piu spiace. — Vien dietro a me, e lascia dir le genti, Sta, come torre, fermo, che non crolla Giammai la cima per soffiar di venti. — II fuoco, elemento di distruzione e di civiltä. — Or») 7tep