ANNO III. Capodistria, 16 Dccembre 4869. N. 2 4 LÀ PROVINCIA GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI E» AlttMINISTRÌTEVI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrilustre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. Il giornale la Provincia è prossimo a toccare il 1® anno di vita, e la Redazione ha la coscienza di iter propugnalo per quanto stava nelle sue forze, e mercè kjulo de' suoi pochi ma prestanti collaboratori, gV inviassi civili, morali e materiali dell'Istria, checché ab-I fa potuto scrivere in contrario qualche bisbetico suo 1 ktrattore. - Lamenta però che pochi sieno stati gV islriaiti, i quali le sieno venuti fornendo materiali, che alcuni k'suoi abbonati sieno lenii a pagare il tenue prez-» di abbonamento, e che altri, e di ciò si duole veniente, abbiano disdetto il giornale. Nè si creda che qui ci entrino viste d' interesse, ncliè vogliamo credere che tutti saranno convinti m aver già la Redazione impresa la pubblicazione iti giornale per viste di speculazione, ma soltanto ^rl'unico scopo che V Istria nostra abbia un messo suo. onde far conoscere pubblicamente i suoi biso-it, i suoi desideri e i suoi aspiri. E se vero è quanto venne riferito alla Redazio-u, che quei pochi a cui non garba il giornale, lo lisdissero perchè ella non si mostrò arrendevole ad mettare nelle sue colonne comunicazioni che avreb-kro accese lotte indecorose e polemiche irritanti, o nini che putivano di clericalismo, di pregiudizi e di fole superstiziose, si deve pur troppo convenire che vi titno ancora tru noi, benché in iscarso numero, perline che non intesero o non vollero intendere la sua m missione, la quale se venisse e intesa e sentita si diinderebbero senza dubbio le file de' malcontenti, si apprezzerebbero meglio le rette intenzioni della Relazione, e non si mancherebbe di accordarle quel fa-m e queir appoggio eh' ella non crede di aver mai Itmer italo. Nei tempi che corrono la strada di far il bene è piena di ostacoli e di spine, specialmente in Istria; noi pero vogliamo percorrerla con costanza e risolutezza. Chi vuole il bene della provincia nostra ci sciìta e ci presti il suo amorevole aiuto, cliè se anche lordo non può fallire lo scopo nobilissimo a cui tenie il nostro giornale. La Redazione non teme già, per quanto grandi sieno le difficoltà che deve vincere, di ammainare le vele. Ella proseguirà coraggiosa nella via che s'è messa, colla coscienza (e in ciò non vi ha jattanza) di pur indirettamente giovare alla prosperità e al decoro della patria comune. La Red. sul modo di compilare la storia dell' istria. Abbiamo ricevuto la seguente : Onorevole Redazione. Io credo che non ci sia cittadino istriano, il quale non abbia Ietto con somma compiacenza sull'ultimo numero di cotesto giornale la notizia che la Dieta della Provincia, accogliendo una nobile proposta della Giunta, ha deliberato di adoperarsi per la compilazione di una storia provinciale. Era un desiderio cosi fervido e antico di quanti amano il nostro paese quello di vedere finalmente raccolta e ordinata in un'opera la narrazione delle vicende nostre che la Dieta può star sicura d'avere colla sua deliberazione incontrato l'approvazione generale; poiché era invero indecoroso, che un» provincia, la quale passò per tanti e così svariati travolgimenti, non avesse ancora trovato uno storico delle proprie glorie e delle proprie sventure, che insegnando ai nostri figliuoli l'amore santissimo della patria non potessimo mettere nelle loro mani un libro, in cui della patria apprendessero le vicende, e che, mentre tutte le altre provincie d'Italia hanno oramai raccolti e illustrati i fatti del loro passato, noi, noi soli, che pur non siamo li ultimi nella grande famiglia italiana, ci dovessimo contentare di pochi materiali raccolti da uomini benemeriti in giornali e pubblicazioni diverse. Veramente non so capacitarmi come e perchè la Giunta triestina abbia col silenzio serbato sulle proposte della Giunta di Parenzo mostrato di non voler ac-communare il lavoro, come saviamente avevano pensato i rappresentanti dell'Istria; dappoiché se è vero che l'Istria e Trieste formano una unità geografica e hanno, ora specialmente, una indiscutibile cominunanza di interessi ed intenti, non è meno vero insieme che cote-sta communanza si palesa altrettanto eloquente anche nella storia del passato, e che chi voglia narrare le vi- cernie dell'Istria deve pur toccare d! frequente quelle di Trieste e viceversa. Ma nou vo'iudugiarmi sudi ciò; se la rappresentanza triestina non ha pur degnato d'una risposta le a-michevoli proposte della Giunta di Parenzo, questa ha fatto benissimo a procedete per proprio conto, e io non posso che darle lode d'aver messo un termine alle esitanze. Dove invece non so approvare la Giunta e la Dieta della nostra Provincia, si è nel programma. Sia detto con tutto il rispetto, ma io credo che i .nostri padri coscritti abbiano commesso un doppio sproposito nel modo, con cui hanno formulato il loro programma. Essi domandano una storia della provincia dai tempi più remoli fino ai nostri giorni e prescrivono anche l'ampiezza del lavoro,il quale dovrà occupare un volume in 8.vo di 400 pagine. Fin qui va benissimo, e. io crederei anzi che Io spazio si.-} troppo limitato allo scrittore, e che questi, crescendogli la materia tra le mani, sarà costretto a oltrepassare i limili assegnatigli. Ma non è qui il guajo serio. II guajo serio sia invece 1.°) nell'aver posto a concorso un lavoro siffatto; 2.°) nell'aver assegnato un termine per la presentazione, che è assolutamente, inadegualo. I concorsi, di questo tutti sono ornai persuasi, hanno fa&o il loro tempo. L'esperienza ha mostrato che quando un tema vien messo al concorso, le persone più * competenti e autorevoli ricusano di assoggettarvisi, perchè non vogliono correr la sorte insieme con persorTe, che non conoscono, e non vogliono subire giudzj ufficiali. Avviene quindi che il concorso rimane in preda alle persone meno adatte, che i concorrenti non sono in grado di rispondere alle esigenze del concorso, e che quasi sempre Te commissioni aggiudicataci non trovano alcuno dei lavori presentali degno di prt-mio. Questi è un fatto, che si verifica in letteratura non ineno-che in arte; e chiunque abbia pratica del movimento letterario contemporaneo in Italia sa che oggi-mai solo le Academie, perchè legate da vecchie abitudini e da vecchj statuti,, s'allengonò al sistema de' concorsi, mentre ii Governo e le Associazioni e li editori, la parte operosa insomma de' cittadini quando abbisogna di un libro, ng dà direttamente la commissione alla persona, che crede più atta. Ma, comunque sia, nel sistema de' concorsi si presume-che v'abbiano concorrenti. Ora, senza ambagi e senza lustre, crede la Dieta Provinciale, che il suo programma troverà de' concorrenti? Non parlo del premio, di cui non è precisato la cifra, amo credere anzi che li scrittori, se ci fossero, concorrerebbero pel solo onore di dare alla patria tuia storia. Ma abbiamo noi scrittori? abbiamo noi scrittori di storie? Non ci burliamo, signori miei. Al giorno d'oggi lo scrivere una storia non è impresa da pigliarsi a gabbo; non basta infilare periodoni alla Guicciardini: ci vuol ben altro! Ci vogliono cognizioni vastissime, pratica delle fonti, critica acuta, materiali. E per scrivere una storia provinciale, la quale deve trascorrere traverso tutte le epoche, dalle più antiche alle più moderne, le difficoltà aumentano a più doppj. Come volete che il vostro scrittore narri con qualche fondamento la storia della provincia avanti la conquista romana, se non co nosce tutte le indagini che si fecero, specialmente ii Germania, su quel periodo oscurissimo? se non conosci anche le scienze ausiliarie della storia, come la geolo già, la paleontologia, la linguistica? Come volete chi discorra dell'epoca romana, se non ha sulle dita alme no almeno i lavori di Mommsen, che ha portalo tanti lume in cotesta parte desiti studj storici? Come voleti che vi parli del Medio Evo, se non conosce a fondo li costituzione de' Communi e de' feudi, se non ha fatti studj speciali di paleografia, se non ha già letto e intef pretato qualche dozzina almeno di cronache e quale! centinajo di pergamene? Vedete dunque che il vostro storico deve essere uni specie di enciclopedico. E non basta. Anche possedendo tutti colesti requisiti, essi noq gli gioverebbero a nulla, se gli mancassero i materiali, le fonti, la materia prima insomma, su cui tessere il sai) lavoro. Or dite un po', dove volete eh' ei vada a pigliarli? Raccolte di documenti, ch'io mi sappia, l'Istria non ne possiede. Tutt'al più ci sono delle raccolte parziale p. e. VIstria del Kandler e tulle le allre publicazin di questo benemerito scrittore, poi altri scritti, opuscoli, tògli volanti, e poi la grande, la inesauribile sorgente di tutte le storie, li archivj publici e privati. Ma nessii: no li ha ancora compulsali, nessuno sa quali sieno pra ziosi, quali inutili. E una indagine ancora da fare. Talché tornando ,al nostro argomento, il concorso aperto dalla Dieta Provinciale, suppone che ci siano nella nostra provincia molti, i quali posseggano tulle le attitudini e tutte le cognizioni, che abbiamo veduto, e abbiano a mano i documenti necessarj, e che di questi molli alcuni vogliano accettare l'invito della Dietat tentare la prova. Ora, senza la menoma idea di far torto al mio pae< se, ma colla coscienza di esprimere una 'dolorosa verili di fatto, io dico e sostengo che in Istria, compreso Trie ste, di costoro non ce n' ha nè molti, nè pochi, e chi il concorso aperto in tali condizioni non darà alcun ri sultato, o lo darà tale, che non risponderà alle più un» deste e umili aspettazioni. E ora vengo al secondo punto. Quanto ho detto fin qui (e nessuno, che se ne in-tenda, mi potrà affermare che io non sia stalo rigorosamente sul vero) conliene la implicita dimostrazione della verità della seconda mia osservazione. - \ Supposto anche che si trovino una, due, dieci per-sone capaci di rispondere al programma della Dieta, quest'uno, questi due, questi dieci impiegheranno i scrivere la loro storiti un tempo, che sarà almeno qua-druplo di quello assegnato. Slido Io stesso celebre ab borracciatore Cantò a metterci meno di due anni. E voi pretendete che i vostri scienziati cogniti, sparsi per li nostre cittaduzze o borgate, fuori d'ogni communica' zione coi centri del movimento intellettuale, possano ii sei o sette mesi darvi bella e fatta una storia della prò-vincia ? Concludiamo : la base del programma è sbagliati di pianta, e bisogna rimutarlo al più presto, se non s vuol fare un fiasco. In tutta la nostra provincia, sempre compreso Trie ste, io non conosco che due persone capaci di assumen un'incarico cosi poderoso, come quello, che si vuol m?t tere al concorso. Si abolisca dunque il concorso e s scelga tra cotesti due, che non nomino, perchè tutti l loscono, e le loro opere stanno a garanzia di quello, tsamio lare. Si dia all'uno o all'altro di essi l'incarnii scrivere la storia provinciale verso un determi-Io compenso, gli si aprano gli archivj publici, si inviai privati a lasciargli consultare i loro, gli si raccolto lutti i documenti sparsvper la provincia, dei quali uomo solo non potrebbe avere contezza, e sopra 10 non gli si assegni alcun termine, o se gliene asse- 11 uno ragionevole, uno, nel quale egli possa muoversi no agio, e abbia campo di studiare e pensare prima scrivere. A questo modo potremo avere la storia, se no, no. Io non conosco affatto i procedimenti, ehe si usano Ila Dieta Provinciale, ma credo, che, come in tulle le semblee deliberanti si avrà un modo di ritornare so-auna discussione già fatta e modificare una deliberarne presa, specialmente quando, come nel caso pre-ile, non si tratta che di modificazioni di forma, le eli lasciano intatta la sostanza. Amo sperare che la Giunta e la Diela, ponderate le sedarne esposte, le troveranno, come sono,, fondale ila realtà e dettate solo da quell'amore vivissimo ehe sierne con loro io, benché lontano, mi vanto di profes-repel nno paese. . Milano, 7 Dicembre 1869. Avv. B. Siamo lieti di pubblicare un notevole brano di una Ila lettera, che ci scrive sull'argomento della nostra iUstica, un illustre professore di questa scienzail rof. Bodio. Esso è il seguente: Tra i primi atti del governo italiano intesi ad in-iauiflre su prineipii uniformi la pubblica amministrarne, fu l'organizzazione del servizio statistico in ilta Pestensione del regno, facendo appello all'ope-tsità e lealtà rfon solo di tutte le amministrazioni Ioli, ma dei privati cittadini di ogni classe. Fu l'opera cui il Ministro Cordova, ora pur troppo perduto per nazione, soleva attaccare un singolare compiaci-ento. In ogni comune è istituita una giunta di statistica (imposta del sindaco, che ne è presidente di diritto, idi otto o dieci membri scelti dal consiglio comunale iti proprio seno ed anche fuori. V' è inoltre in ogni rovincia una giunto provinciale di statistica, presieda dal prefetto e composta di cittadini scelti dal consiglio provinciale fra i proprii membri od anche Ira le persone estranee. La giunta provinciale di statistica ha per ufficio li raccogliere i dati elementari riuniti per cura delle punte comunali, a fine di vagliarli, sindacarli, respingerli per le opportune rettificazioni, e finalmente tras-netteili colle proprie osservazioni alla direzione centrale di Firenze. Questa forma una divisione apposita iresso il 31 inistero di agricoltura e commercio. Appena che la rete di quel servizio fu stabilita, li volle provarne la consistenza col più grandioso dei lavori statistici che siasi fatto in Italia, col censimento della popolazione ; il quale appunto fu eseguito ai primi di gennajo 1863, riferendosi alla situazione della mezzanotte tra il 18G1 e il 1862. E l'opera riusci per ogni parte soddisfacente. Ma una inchiesta che si volle intraprendere poco appresso, nel Ì862, intorno allo stato di tutte quante le industrie manifattrici del regno, non riuscì. Era intempestivo di pretendere in breve giro di tempo un lavora tanto complesso. Imperocché è enorme, se ci si pensa, un lavoro d'inchiesta universale sulle industrie d'un paese di milioni (allora) di abitanti, quand'anche si escludano le semplici arti e mestieri e si si proponga di studiare le condizioni economiche dell'industria pi il o meno grande. E già difficilissimo in pratica di separar bene la bottega dalla fabbrica; ma poi, in un paese nuovo alle indagini statistiche, quel domandare conto a tutti i privati di quanto producono e, per conseguenza, di quanto guadagnano, trova ostacolo non solo nella repugnanza universale al manifestare i proprii interessi, ma altresì nel timore contagioso, ehe le informazioni chieste dovessero servire di base ad una nuova tassa. Sono utilissime sempre a consultarsi, per chiunque voglia intraprendere opera analoga, le circolari distribuite allora dal Ministero Pepoli ai prefetti (27 settembre 1862), alle Ciunte comunali di- statistica ed alle camere di commercio (29 detto mese) per av-ijV'iare il lavoro sopra criterii uniformi e rimuovere possibilmente le contrarietà. Sono pure benissimo immaginati i moduli distribuiti allora per la compilazione delle notizie. Ma l'effetto mancato in Italia potrà servire di esperienza che non conviene abbracciare tutte in una volta le industrie d'un vasto paese; che meglio invece dovrebbe riuscire lo studiarne separatamente i varii gruppi. Quelle circolari e quei moduli si trovano pubblicati nei due volumi che contengono i prospetti ottenuti dall'inchiesta di cui parliamo, per le provincie di Bergamo e di Parma. Questi soli vennero pubblicati ; ed anche con ritardo di quattro o cinque anni. Le altre provincie avevano risposto in modo così imperfetto che non ci sarebbe stato il prezzo dell'opera a stamparne i risultati. Tutti i proprietarii di fabbriche ed opifici erano stati interpellati secondo un unico questionario, ossia dovevano riempire le colonne di una scheda uniforme ; le singolarità dovevano consegnarsi in una colonna di Osservazioni. Ove alcuno si rifiutasse di rispondere (né c'erano sanzioni penali che costringessero a farlo) il sindaco del comune aveva incarico dal 31 inistero di riempire egli stesso la scheda del renitente, raccogliendo all' uopo le notizie dalla notorietà pubblica e da persone di sua fiducia, versate nel ramo di produzione di cui si trattasse. In tal caso però il sindaco doveva far tenere all'industriante che a-veva ricusato di rispondere un duplicato della scheda eli' egli mandava al Ministero; affinchè colui potesse, più tardi, se gli talentasse, rettificarle. Le rubriche poi di quella scheda comune dovevano essere considerate come un minimum di notizie da raccogliere, essendo facoltizzate le giunte di statistica nelle maggiori città, ad allargarne il quadro, a dividere le domande più complesse ed uscire anche da queste per illustrare sempre meglio il soggetto principale di esame. Ben inteso però che le domande fatte dal Ministero dovevano rimanere intatte, e legando, per così dire sotto una chiave le domande facoltative, dovevano rappresentare i totali di somme parziali, al- Intuenti ne sarebbe stato sconnesso il questionario e sarebbe venuta a mancare la omogeneità e comparabilità dei dati numerici di ciascuna divisione. Inoltre per utilizzare in quell'opera vastissima anche la Camere di commercio, fu disposto che le giunte provinciali di statistica dovessero, prima di trasmettere al ministero le notizie avute dai Comuni, chiamare su di essi l'attenzione delle Camere di commercio interessarle a farne un riscontro diligente e a corredarle di osservazioni generali che valessero a far conoscere al governo la situazione generale ed i provvedimenti che governo e parlamento potrebbero deliberare nell'interesse loro. Malgrado tutto ciò, lo ripeto, quella inchiesta si può dire mancata. E sebbene una trentina di prefetture inviassero dei rapporti e dei prospetti, la massima parte di quelle informazioni dovettero esser sepolte negli archivi]" della direzione di statistica come troppo difettose od inesatte. Se ora passiamo ad osservare i lavori parziali che furon fatti in questi ultimi anni per illustrare le condizioni economiche delle singole provincie e che son dovuti all'iniziativa dei prefetti o delle autorità locali, troviamo degnissima di studio : — la statistica della provincia di Pisa pubblicata nel 4863 per impulso del senatore Torelli (il quale ora nella sua qualità di prefi tto di Venezia sta facen- 1 do altrettanto per la provincia di Venezia); — la statistica della provincia di Grosseto iniziala ed eseguita in molla parte dal consigliere l'arlotti nel 1865; — la statistica della provincia di Siena, fatta nel 1866, specialmente dal prefetto Iianuzzi; — la statistica della provincia di Forlì, promossa e condotta a termine negli anni 1866 e 1867 sotto la direzione del prefetto conte Campi (in tre volumi). Queste monografie, per altro, sono più importanti per le notizie risguardanti i commerci le industrie, l'agricoltura. Esse contengono dati freschi ed abbastanza certi per ciò che si riferisce alla topografia, alia popolazione, allo sviluppo delle strade, ai quadri della guardia nazionale, alla statistica elettorale, al numero delle scuole, degli allievi e dei maestri, alle casse di risparmio, alle fondazioni di mutuo soccorso, alle opere pie, alle fondazioni ecclesiastiche ecc. Anche le notizie industriali sono generalmente ben fondate, finche si limitano ai prodotti chimici, alla metallurgia ai prodotti delle miniere ecc. che sono oggetto ordinario di studio pei naturalisti. E per questa mede-sima ragione si trovano in quelle monografie carte o-riginalì pregevolissime che descrivono la costituzione geologica del suolo. Per esempio i professori Savi e Menghini fecero i capitoli e le carte della geologia e mineralogia della provincia di Pisa; lo stesso prof. A. Meneghini fece la carta geologica della provincia di Grosseto: il senatore Scarabelli intraprese lo studio geologico della provincia di Forlì, ecc. Ma quando veniamo agli altri rami di produzione le notizie fanno totalmente difetto o rimangono nelle vaghe generalità. Per ciò che riguarda la proprietà fondiaria le notizie sono, per solito, estratte dai catasti di venti o trent'anni addietro, e talvolta di più di mezzo secolo, che danno la classificazione dei terreni in quelle epoche più o meno remote. E quando si vuole esprimere in cifre la produzione agraria, o si tenta di determi- narla in relazione agli stessi antichi catasti, lult'altra che rispondenti alla realtà del presente, ovvero si riproducono certi computi di privati studiosi, fatti parimente in epoche arretrate e basati sopra criterii assai diversi; perocché quelle persone, per intendimenti diversi, esageravano forse in opposti sensi, talora per mostrare a quanto di miseria fossero ridotte le popolazioni sotto antichi reggimenti politici, tal' altra volta per vantare la terra di Cerere, l'alma parens fru-gum. Del resto una statistica agraria non si potrà mai fare mediante un'inchiesta generale e diretta, comesi fanno ora i censimenti della popolazione, col metodo che dicesi simultaneo e nominativo, cioè interrogando tutti gli agricoltori. II solo metodo che possa condurre a risultati scientificamente accettabili è quello di studiare i varii tipi di agricoltura esistenti in paese per moltiplicare pei dati numerici di ciascun tipo l'estensione superficiaria dei terreni che si possono ri-j tenere come coltivati nel medesimo modo. Disogna cominciare dal dividere il paese, mediante la cognizione sintetica che se ne ha, in altrettante zone agrarie quanti sono i territori! che presentano caratteri peculiari assai ben marcati: distinguendo,] per esempio la coltura del piano da quella del monte,] l'irrigatorio dall'asciutto, il concimato dal maggese, la regione degli agrumi, quella degli ulivi, quella del grano, quella del pascolo ecc. Poi fare studiare ciascun tipo separatamente da uomini competentissimi, con metodi uniformi; in fine arrivare per induzione a determinare la produzione di tutto il territorio, moltiplicando il quantitativo del prodotto dei singoli tipi per la superficie geografica che si crede mantenuta I ogni anno in quella data cultura. Si ottiene, per tal guisa, un lavoro scientifico sotto due rispetti : prima perchè il tipo fu studiato, nell' i- ! potesi, da un uomo autorevole per scienza ed esperienza: ed in secondo luogo perchè il metodo induttivo strettamente razionale, si presta facilmente alle retti- j ficazioni col criterio così detto dell'unica variabile. Infatti quando si trovasse che la estensione del terreno coltivata a grano fosse in realtà maggiore o minore j della supposta, ritenuto che lo studio del podere - tipo ' sia stato fatto esattamente, basterebbe modificare il coeficiente, in più od in meno, per rendere giusto il computo della totale produzione del grano. E lo studio dei tipi di economia rurale dev' essere fatto non solo dal punto di vista tecnico della lavorazione del terreno, delle macchine impiegatevi, delle rotazioni agrarie, degli ammendamenti ec. ma altressì dall' aspetto economico. Converrà mostrare quanto sia, per l'estensione media del podere il valor capitale dei terreni e dei fabbricati, quale sia la ripartizione in uso fra i proprietarii ed i coltivatori, dei prodotti della terra; quali siano i patti colonici (mezzeria ecc.): a quanto monta la retribuzione giornaliera dei contadini e delle loro famiglie, tanto in denaro che in derrate valutate anche queste a denaro, ecc. Questo metodo fu proposto dal valente prof. Cup-pari, dell'Università di Pisa, e da lui raccomandato coli' esempio, in una serie di saggi di economia rurale pubblicati nel Giornale Agrario Toscano negli anni che corsero dal 1858 al 1864; saggi che si riferiscono all'agricoltura in Piemonte, della Lombardia, dei ducati, delle provincie ex-pontificie, della Toscana, della Sicilia. Relativamente alla produzione manifatturiera sì possono esaminare con molto interesse le relazioni annuali delle camere di commercio, specialmente di Genova, di Milano, di Torino, di Napoli, di Palermo, di Firenze, di Cagliari, ecc. Quasi tutte le camere cessarono a quest'ora di descrivere le loro principali produzioni j ma non sono molte che abbiano pubblicato lavori di gran merito. In generale poi possiamo osservare questo fatto : riuscirono meglio nelle loro ricerche quelle che pigliarono ad esaminare uno dopo l'altro i rami principali d'industria, che non quelle altre che vollero affrontare il mare magnum di tutte le manifatture ad un tempo. E cosi un anno si vedranno bene rilevate ed iscritte le industrie delle sete e dei pannilani, un altr'anno gli stabilimenti metallurgici; un altro ancora le costruzioni navali, e via dicendo. E meglio anche si esercita, a poco per volta, la critica del gran pubblico, sui risultati degli indagini che gli vengono comunicati. Dopo tutto, non dobbiamo dimenticare, nel procedere a lavori di questa fatta, che bisogna costituire e organizzare delle responsabilità serie. Fa d'uopo comporre le commissioni con uomini solerti e capaci, ed attribuire ad ognuno di essi intera la lode o il biasimo per la riuscita della parte assegnatagli nell'insieme dell'opera. Guardarsi dall'assopire l'operosità e la diligenza dei singoli commissari! coli' affocare tutti i particolari nel generale, ossia col presentare tutti i risultati delle indagini sotto una responsabilità solidale della commissione; ciò che non potreb-b'essere che un'impostura. Infine dovrà mostrarsi alla critica come agli applausi, col suo proprio nome e cognome colui che fu alla direzione di tale o ta-l'altra ricerca, lasciando pure ch'egli si valga dell'opera anche di persone, che non desiderassero di essere menzionate in pubblico. E sopratutto badare che non sia un avvocato a far la statistica agraria od un impiegato a discorrere di metallurgìa. SUI.LA GRAN QUESTIONE DELL UTILE SPERABILE NELLE SPECULAZIONI SUI BESTIAMI ED IN PRIMO LUOGO SULLA CONVENIENZA DELLE MANDRE DI VACCHE. (Continuazione vedi n. 23 J Queste considerevolissime disparità sono la conseguenza di un gran numero di cause dipendenti dalla natura del suolo, dal clima, dal sistema di coltura, dalla quantità e qualità delle concimazioni, dal maggiore o minor numero di lavorazioni della terra, dalla scelta dei semi, dalle cure poste nella raccolta, nella preparazione e nella conservazione dei vegetali. E ben si vede come non solo le piante prodotte in climi cosi diversi debbano dare all'analisi dei risultamenti cotanto variati, ina ancora come quelle coltivate nel medesimo paese, in condizioni Ira loro siffattamente diverse, contengano elementi in proporzioni anche molto diverse. Nel medesimo podere peranco può esistere, anzi spesso esiste, una notevole differenza nella proporzione di principi nutritivi contenuti in vegetali della medesima specie, raccolti in questo o quell'altro campo, in questa o quest'altra annata. Ora dunque come mai comporre la razione degli animali per somministrar loro il nutrimento in quella giusta proporzione che è necessaria per lo scopo che si ha in mira ? In qual proporzione sostituire una specie di alimento ad un'altra, in modo a non variare il valore nutritivo della razione? Come conoscere quali sieno le piante che preferibilmente si debbano coltivare onde ottenere colla minima spesa la maggior quantità di principii nutritivi? Se coltivate per rendere tutti i vostri prodotti vegetali, la questione è semplice, vi regolerete sui prezzi in comune commercio, senza preoccuparvi del valore reale nutritivo delle vostre derrate. Ma se coltivate per far consumare dal vostro bestiame, dovrete avere unicamente in mira il valore nutritivo combinalo colla minore spesa di produzione onde ottenere il maggiore utile possibile. Per certo non serviranno a guidare l'agricoltore quelle tavole di equivalenti, che però alcuni periodici compilali da persone munite di poca dottrina e di pochissima pratica, vanno ricopiando per riempire i loro fogli, e proponendo ai loro lettori, senz'altro commento, come se fosse loro scopo di maggiormente imbrogliare la mente di quei poveri coltivatori, già tanto perplessi nelle loro operazioni per mancanza d'istruzione e di direzioni. Capisco che di qualche utilità sieno state consimili tavole a quelli che le formarono, perchè appropriale alle condizioni nelle quali essi si trovavano. Capisco che un agricoltore sagace le possa, le debba anzi consultare onde servirsene come punto di partenza a conoscere le difficoltà che gli si parano innanzi, e ricercare il mezzo di superarle con tutti i mezzi dei quali può disporre. Ma non è men vero ch'esse, quali si trovano al dì d'oggi, e principalmente pei noslri paesi, non sono di veruna utilità pratica per chi credesse di poterne applicare la cifre alla determinazione delle razioni da somministrare ai suoi bestiami. Egli è chiaro adunque che per operare utilmente ognuno dovrebbe, col mezzo di speciali analisi delle sostanze alimentari che egli produce sulle sue terre, conoscerne gli equivalenti e regolarne la distribuzione ai proprii bestiami. Nè questo è cosa tanto difficile ad ottenersi in quei paesi ove esistono laboratorii di chimica, fondati appositamente per soddisfare ai bisogni dell'agricoltura. Essi abbondano in Inghilterra, nella Scozia, in alcune parli della Germania, principalmente in Sassonia; e già in Francia ne esistono -undici, fra i quali si devono annoverare il laboratorio di chimica della scuola delle miniere, e quello della scuola dei ponti e strade, stati messi dal Ministero a disposizione degli agricoltori che desiderano approfittarne. Questi stabilimenti per lo più, sussidiati da Società o dai Governi, si rimborsano semplicemente delle spese occorrenti per le analisi che fanno, e sono una vera benedizione per quei paesi che li posseggono (1). Ma pur troppo nel nostro paese non possiamo spera- (f) L'analisi chimica scopre certamente con esattezza in quale proporzione si trovano gli elementi che costituiscono le sostanze analizzate; ma questi elementi vi si trovano associati in combinazioni diverse le une più, le altre meno facilmente digeribili. Se il chimico, col soccorso di varii reagenti aiutati dalla divisione, dalla macerazione e dalla cozione, svela tutti gli elementi nutritivi degli alimenti, così non può accadere che t'animale col soccorso de'suoi fluidi intestinali, ed in alcune ore estragga tutto ciò che l'esperimentatore è giunto ad isolare colle 6ue lunghe manipolazioni nel laboratorio. Una parte dei materiali che sarebbero assi- re di avere in un prossimo avvenire un cosi utile a-iuto, poiché i personaggi dai quali ne dipenderebbe l'iniziativa, o almeno la cooperazione, sono preoccupali da ben altre cure. Privi adunque di mezzi scientifici e precisi, converrebbe ingegnarsi con mezzi pratici, o se si vuole empirici, per ottenere, se non l'esattezza, almeno una sullicienle approssimazione nella valutazione di ognuno degli alimenti che si hanno, o che si vorrebbero acquistare. Alcuni consiglierebbe™ che s'instituissero dogli agricoltori degli esperimenti comparativi col distribuire razioni esattamente determinate e pesate ai loro animali, e col prender nota, ad intervalli più o meno prossimi, del peso, dei prodotti e dello stalo di sanità e di vigore degli stessi animali (1). Ma chiedo io: quanti saranno gli agricoltori che avranno la possibilità d'instituire siffatti difficilissimi esperimenti e di essere secondati dai loro dipendenti in modo a condurli e proseguire con quella costanza e quell'accuratezza, col mezzo delle quali solo sarebbe possibile una soluzione di qualche utilità? E quand' anche si superasse questa difficoltà, sono tante le cause di errore che si presentano in simili esperimenti, perchè dovendosi necessariamente fare le prove comparative, e non essendo possibile di porre lutti gli a-iiimali nelle medesime identiche condizioni, ne seguirebbe che l'esperimentatore vedrebbe tosto l'impossibilità di giungere a buon porto. Di più* se questi esperimenti sono di difficile riuscita con ogni sorla di animali, perchè sono essi medesimi incaricali di mettere in evidenza i valori nutritivi dei varii alimenti colla potenza del loro sloma-co, la quale vièti modificata dallo slato di sanità, dall'età, dal peso, dal temperamento e dall'influenza del regime tenuto precedentemente alla prova; saranno tanto più difficili con vacche da latte. Presso di queste, oltre alle influenze sovra indicate, ve ne sono altre non meno potenti di quelle. Alcun tempo dopo il parto il latte va via sceinaudo, ma questo presso le une principia più presto, presso le altre più tardi; presso le une la diminuzione ha luogo in modo progressivo e regolare, presso le altre irregolarmente ed a salti. All'epoca in cui vanno in calore manifestasi una diminuzione di latte che, presso alcune dura un giorno, e presso altre due; talvolta la diminuzione è considerevole, e tal altra appena sensibile. In questo stato alcune vacche tornano frequentemente, e terminata l'irritazione da esso cagionata, tornano a dare la primitiva quantità di latte; allre si fermano, trovandosi in istato di gestazione, e tosto diminuiscono il loro latte, ma questa diminuzione è durevole. Un freddo insolito, un vento gagliardo agiscono sui tessuti della pelle, ed immedialamenle vedesi a scemare il latte. Fra gli alimenti alcuni, come quelli che contengono materie grasse, non promuoveranno un aumento di latte ma lo renderanno migliore, più ricco in butirro; non milabili dall'organismo animale, se liberi e sciolti, rimangono ia certe combinazioni refrattari! all'azione dei disolventi organici, sfuggono all'azione digestiva, e perciò sono intieramente perduti pel nutrimento, e passano nelle foci. L'analisi adunque è un possente aiuto bensì per chi sa valersene con avvedutezza, ma non sarebbe una guida da potervisi affidare ciecamente, sempre ed in o-gni caso senza le dovute riserve. (1) Vedi Payen et Richard: Précis d'agriculture théorique et pratique, tom. II, pag. 40. basterebbe adunque il misurare il prodotto, ma ancora dovrebbesi investigarne la qualità col mezzo di a-nalisi. Come mai in mezzo a tante cause di variazioni più o meno durevoli, che possono o simultaneamente od isolatamente agire, come mai distinguere quale sia sui prodotti l'influenza di una o di parecchie di queste cause, oppure quelle del nutrimento? In quest'ostacolo m'imbattei quando volli conoscere l'effetto della crusca sulla produzione del latte, nè nri fu possibile il valutarne l'efficacia con qualche precisione, quantunque gli esperimenti si facessero con tutta la possibile accuratezza (1). Mancandomi adunque un mezzo scientifico di valutare gli equivalenti degli alimenti dei quali dispongo per le mie vacche,nè trovando il modo di supplirvi convenevolmente con mezzi pratici, dovrò rinunciare alla forma adottata dagli scrittori, cioè quella di non indicare il nutrimento col nome e quantità dei foraggi che vennero realmente somministrati, ina bensi di e-sprimerne ii valore ridotto in fieno di buona qualità. Forinola comodissima per la sua chiarezza e pel suo prestarsi ai confronti, ma solo possibile là ove si hanno i mezzi di calcolare con qualche approssimazione gli equivalenti. -«- (1) 11 lettore potrebbe attribuire il mal esito di questa mia prova alla mia incapacità nel combinare o nel condurre 1' esperimento. Ma certo non si potrà dubitare dell'abilità in simili ricerche del signor Roussingault, il quale in una sua memoria, letta all'Accademia delle Scienze di Parigi: Sul valore comparativo dei foraggi verdi e dei foraggi secchi, così si esprime: " Da parecchi " anni io feci varii tentativi per sciogliere questa questione impor-" tantissima. A tal fine osservai dapprima colla massima diligenza " l'effetto che producevano sul peso di 32 cavalli l'alternato regi-" me di alimenti verdi ed altri secchi. I risultameli che ne ottén-" ni furono ora favorevoli, ora sfavorevoli al regime dell' alimento " verde, e dopo moltissimi esperimenti mi trovai al punto in cui " era prima. „ Uguale successo ebbero gli esperimenti da molti tentati per conoscere l'influenza del sale sulla nutrizione ; tentativi che riuscirono a risultati contraddicevi. (.Coniinua) E. di Sambuy. statistica marittima. Dei quadri statistici della navigazione nei porti austriaci, 1868, togliamo i seguenti dati, che riguardano pili dappresso i porti del nostro litorale. Il nostro litorale offre buon numero di porti; Porto Buso con le 20,000 ton. del suo movimento, Grado con oo mila, Sdobba con 7000, Monfalcone con 21,000, Duino con 8000, Muggia con 15,000, Isola con 25,000^ quale povero scambio psesentano di fronte a quello del porlo principale; Capodistria e Pirano soltanto offrono qualche interesse; l'una con 1850 nav. di t. 29167 all'entrata e 1837 di ton. 28352 all'uscita vede accresciuto il suo movimento dal corso quotidiano delle vaporiere che vanno e vengono da Trieste; nel 1864 il complessivo naviglio era minore di quello del 1868 per circa 10,000 su 50,000 tonellate. L'altro porto di Pirano. è consueto albergo delle navi che attendono il vento propizio per dirigersi ai due porli precipui del seno e-- stremo del golfo; ivi gli entrati furono 4664 di ton. 489.909 ; gli usciti 4711 di ton. 490451; Pirano per la cagione stessa, è l'unico porto sottostante alla giurisdizione di Trieste, ove oltre alle due bandiere austriaca ed italiana facciano mostra bandiere americane, greche^ inglesi, germaniche, neerlandesi, svedo-norvegesi. Ca-podistria e Pirano stesse non danno però se non più chiara conferma di cpiel materiale accentramento che per sè richiedono i porti e le città maggiori; intorno ad esse stendonsi altri porti ed altri borghi e città, punti minori cui la vita dirama dal centro principale. Quel movimento marittimo che vediamo effettuarsi nei porti di Muggia, di Servola sono le navi che per Trieste e-scono da quei cantieri; le navicelle ehe si.staccano da Monfaleone, da Duino, da Grado, a Trieste recano i prodotti di quelle campagne, le farine del molino di S. Giorgio; a Capodistria ridiviene rilevante lo scambio marittimo, perchè Trieste v'invia le piccole sue vaporiere ed al lido ospitale di Pirano ormeggiano le nav-i che lian diretta la rotta a Venezia e Trieste» La dove questo grande punto centrale non esiste, scarsa è la vita de'commerci e con le sorti del traffico concordano quelle della marineria. Così nella giurisdizione portuale di Rovigno, la primaria città stessa non contando se non 1911 velieri di 33,596 ton. all'entrata è 4900 di ton. 55,578 all'uscita, vedrebbe sì meschino soltauto il suo movimento, se ad animarlo non venissero in un anno i consueti piroscafi del Lloyd. Così di Umago con 27,000 ton., Ci Ita nuova con 22.000J Pa-renzo con 52.000j OrSera con 25.000, Fasana con 26.000, Medolino con 6000, Carnizza con 46.000 ton. Albona con 47,000 di portata delle lor barche, dei loro velieri solo serbano accresciuta la cifra della loro marittima statistica per l'entrata e la uscita delle vaporiere che toccano quei porti nelle loro linee periodiche. Due porti soltanto, nella giurisdizione di Rovi-gno, hanno un movimento di qualche rilevanza e sono Valditorre che fornisce di legno le 1000 barche di ton. 41,668 le quali pella maggiore parte (668 di 55.870) si dirigono poi alla costa del Regno italiano, Pula che ebbe all'entrata 5155 nav. di ton: 258571 e all'uscita 5182 di 259071 ton. e sono le provigio-ni per la marina da guerra e le vaporiere che protendono le lor linee, oltre l'Istria,alla costa dalmata-albanese che danno ampio contingente al movimento polese. Lussinpiecolo vede scemata assai la cifra del suo to-nellaggio. La fu 88,557 all'entrata e 84,277 all'uscita la portata del suo naviglio nel 1868 contro 145,622 e 146,562 nel 1864. Gii altri porti a lui soggetti, Castel-muschio, Maliusca, Veglia, Girano colle sue saline, Ver-benico, Cherso, Bcsca nuova, Lussingrande, Sansego non offrono cifre nè mutamenti di rilevanza. P«esta a constatarsi un fatto; quello che pure scemato lo scambio marittimo alla loro isola i Lussignani non si scoraggiano, ma diedero anzi novello slancio alla loro industria navale. E l'industria vi altechisce mirabilmente, non cosi il commercio. Onde il movimento marittimo non vi si allarga nè benefico si estende ai porti sottostanti, come solo avviene là dove sta un porto centrale che sia emporio del traffico e anello dello scambio di vasti paesi. Questa economica apparizione solo vedremo rinnovarsi pel Litorale croato, il quale con Fiume, suo centro, anela a nuovi destini. 4 £7 NOTIZIE LOCALI. Il giorno tre dicembre raccoltisi a seduta i membri delia Società agraria istriana, si costituiva formalmente il Comizio agrario di questa città; essendo stato già in precedenza approvato il suo statuto dalla direzione della società predetta, che fu poscia debitamente rassegnato all'Autorità provinciale. Fu eletto a presidente del Comizio il signor Gian-andrea de Gravisi, a segretario il signor Nicolò del Bello, a cassiere il sig. Pietro D.r de Madonizza. Abbiamo tutto il motivo di credere, che per quantunque sia breve il numero de'componenti il Comizio, perchè limitato a soli membri della Società agraria, e per quantunque sieno scarsi i mezzi, de' quali esso può disporre, non mancheranno per questo gli effetti fruttuosi. Starà al senno e ai fermi propositi della Presidenza di avvisare ai modi più acconci per accendere negli animi de' socj l'amore agli studj agronomici, per eccitarli a seguire i metodi migliori di coltura, per tentare nuovi sperimenti, per porgere infine esempio pratico di lavoro intelligente. L'esistenza del Comizio, non dee essere di puro nome, nè brillare dello splendore della lucciola, ma manifestarsi invece in tutto il fervore dell' operosità. Bisogna pensare che non è affare di famiglia, ma che si erigerà a suo giudice la pubblica opinione. Gli artieri ed operai di questa città radunavansi il giorno 8 del corrente in numero ragguardevole nella sala delle scuole elementari per inaugurare la solenne e legale costituzione della Società di mutuo soccorso. II Presidente del. Comitato fondatore apriva la seduta con addatte parole, relative all'utile ed umanitaria istituzione, seguite da altre nello stesso senso del signor Commissario governativo. • Veniva letto lo Statuto sociale, già in parte pub- * blicato in questo Giornale, e l'adunanza l'accoglieva nella sua pienezza. Era stabilito nel programma che la Società non si sarebbe costituita se non quando il numero di Soci non fosse stalo di duecento. Ma questo numero fu in brevissimo tempo non solo raggiunto ma oltrepassato, giacfhè in oggi sale a 255. E questa, senza dubbio, bella prova che il nostro popolo sente la benefica influenza de'tempi e delle idee, e sa apprezzare tutte quelle istituzioni che sono il frullo prezioso della moderna civiltà. Dallo spoglio delle cent' ottanta schede che furono deposte sul banco del Comitato, non riuscirono eletti che il signor Cristoforo Dr. de Belli, a Presidente della Direzione ed il signor Pietro Dr. de Madonizza, a vice Presidente; nessuno ottenne la maggioranza assoluta di voti, per le cariche di Segretario e Cassiere, ne la ottennero due del Consiglio, per cui il giorno 46 avrà luogo l'elezione suppletoria. Riuscirono poi eletti a membri del Consiglio i .signori Matteo Rodatti, Luigi Poli, Giuseppe Gennaro, Antonio Giasche, Luigi Bru-matti, Giacomo Utel, Antonio Marsich, Giambattista Pa-dovan, Pietro Marnalo, Pietro Gallo. Questi nomi appartengono alle varie classi sociali, ma nella più parte a quella degli artieri ed ope- rai che sono in fama di onesti e di laboriosi, e che co' loro adopramenti sapranno tener alta e rispettata la loro bandiera, su cui sta scritto: lavoro e mutualità'. BIBLIOGRAFIA. Mattia Flacio, Istriano di Jlbona. Notizie e documenti per Tomaso Luciani. Pola, tipografia G. Se-raschin, 4869. È un opuscolo di occasione, veramente di occasione, o, come altri direbbe, palpitante di attualità, che ei vien regalato dall'egregio nostro amico Luciani, sagace e sapiente investigatore del passato nei ruderi degli sparsi monumenti, nelle pietre loquaci, nelle sparute cifre de' diplomi, nelle fantastiche tradizioni del popolo_, nei riti di domestiche solennità, nelle varie armonie del linguag-,gio. Egli co' suoi severi ed assidui studj giunse a dissipare le ultime ombre di dubbio che potevano forse ancor ■sussistere intorno alla vera patria di Mattia Flacio, uomo di altissimo intelletto, l'un des plus savans Thèologiens de la confession d'Jtigsbourg, al dire di Bayle, seguace di Lutero, poi caposcuola egli stesso per combattere con tutto il fuoco d'un'anima ardente e convinta gli Adiafo-risti, e l'Interim di Carlo Y, e che al pari di Pietro Paolo Vergerio capodistriano, non mirava ad altro che a far prevalere i donimi della ragione e della verità contro quelli dell'oscurantismo e della menzogna. Se Mattia Flacio è gloria di Albona,è purgloria istriana,enoi pronunciamo il suo nome con reverenza. Sono or ora tre secoli passali ch'egli indirizzava al serenissimo principe ed inclito Senato della veneta Repubblica la celebre lettera Christiana adliortatio testò tolta alla polvere di quel!' i-nesauribile miniera, che è l'Archivio generale deito dei Erari, di cui non si sou dati nell'opuscolo che rotti periodi, e fuggevoli cenni, ma che noi speriamo poter offerire /tutta intera nel nostro giornale. 11 Flacio, dice il Luciani, si proponeva di persuadere la repubblica ad abbracciare la Riforma, al qual fatato egli attaccava necessariamente grandissima importanza per la influenza che avrebbe indubitatamente esercitalo in Italia e fuori l'esempio di uno Stato così sapiente e polente com'era allora la Repubblica di Venezia. Quindi non è a dirsi quanta forza di ragionamento, quanta eloquenza di parola, quanto impegno ed ispirazione abbia posta il dotto uomo per riuscire nell'intento ch'era la luce e la vita dell'anima sua. Premessa un'ampia e particolareggiata esposizione ed esplicazione delle sue dottrine attacca di necessaria conseguenza il primato e l'infallibilità del papa, e melle a nudo le fondamenta del Calechismum Iesuitarum qui mine ( sono le parole di Flacio ) flos ipse ponlificiorum llieologorum sunt. Il concilio di Trento chiama costantemente combricola e conciliiiabolo, e i prelati che in esso sedettero mitrati istrioni; ricorda gli scandali ivi avvenuti, e specialmente le violentissime dìspute del 4548; Stimatizza i pastori mercenari o piuttosto lupi rapaci, i ciechi che fannosi conduttori d'altri ciechi, i superstiziosi, i seduttori,gl'ipocriti, gl'impostori; si scaglia veemente contro le tante frodi, falsità,simonie,avarizie, tirannie, superstizioni, abominazioni, turpitudini, rapacità . . . . che si nascondono sotto le belle apparenze di pie tradizioni, di pratiche religiose, di opere meritorie, di mi- racoli, di rivelazioni; strappa la maschera a quei tanti parassiti che s'adoperano a perpetuare artificiosamente l'ignoranza e il pregiudìzio delle plebi, onde mantenere il disagio e la discordia nella società, e usufruirne in vita e in morte gli averi; irrompe infine tuonando contro tanti riti venali, le indulgenze, le processioni, i pelegrinaggi, le flagellazioni, le luminarie ... Ed alludendo specialmente a Venezia, dice di nuovi culli i-dolalri che monaci e sacerdoti immorali avrebbero introdotto da cinquanta anni e meno, e del fanatismo astutamente suscitalo nella popolazione che accorreva in folla a san Fantino, a san Rocco, alla Madonna dei mira-racoli, dinanzi l'Arsenale, al campo della Tana, a san Biagio ed altrove a venerare, a invocare statue, simulacri, madonne piangenti, o come proprio si esprime il Fucio, tronchi, pitture, ossa di morti, e panni fradici. E l'inquisitore, ei soggiugne, il Legato, il Pontefice stesso non vedono cotesto mistificazioni più grossolane di quelle che fanno t giocolieri in piazza San Marco od a Rivoalto, perchè sono aceeeali dall'oro delle offerte che monaci, sacerdoti e plebani dividon con essi. Queste cose scrivevansi trecent'annì fa! Chi non le crederebbe scritte di fresco nell'anno di grazia 1869? E ben a ragione il Luciani esce in queste nobili parole: ma d'altronde scorgendo che oggi ancora, dopo il lasso di ben tre secoli, e in mezzo a tanta luce di scienza e di libertà, havvi non pure nelle rozze campagne, ma nella stessa nobilissima città di Venezia ( e noi aggiu-gneremo,e qui e dapertutto) un'onda di omacciui, di dou-nucciole, di gent'iccia, e non tutta vestita di panni grossi che vive schiava volontaria di superstizioni ridicole; scorgendo che sussiste ancora nel mondo e assai largamente la materia dei rimproveri che il Flacio sbalestrava nel 4570, al senso d' orgoglio si commesce un senso di amaro sconforto, e vorrei che risorgesse egii stesso a tuonare il Surgite, ed il Quousque. Avv. M. V A R I E T AT cucine portatili a petrolio. Davide Hàgerich di Niirnberga ha ottenuto un privilegio per macchine da cuocere, alimentate dalla fiamma del petrolio, le quali sono molto economiche e comode oltre modo. Si possono collocare in qualunque camera, sopra un tavolo, e cuocere col loro mezzo, senza alcuna difficoltà, dei pasti per famiglie non numerose, e senza essere molestati dal fumo. Il sig. Hàgerich ne fabbrica di 3 grandezze; la prima serve a singole persone pel caffè, thè ecc., agli artisti per tenere in caldo i loro ferri, la colla ecc. L'apparato N." 2 serve per cuocere 4-2 libre di carne con verdura, per friggere ed arrostire. L'apparato è fornito di uu coperchio levabile traforato, sul quale collocando dei piatti o dei vasi si può anche tenere in caldo quanto vi è contenuto. 11 focolaio N.° 5 può supplire ad una discreta famiglia, dappoiché vi si cuocono dalle 4-5 libb're di carne con quanto occorre ad uu pranzo ordinario, potendo contemporaneamente anche fare l'a-rosto e la frittura. La manipolazione coli' olio non richiede maggiori cure che io richiedono le solite lampade. ( Foglio agr. di Vienna)