received: 2011-01-06 UDC 930.25(497.4Koper)"16" original scientific article DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO SULLA SUPPLICA DI AGOSTINO VIDA DI CAPODISTRIA Erasmo CASTELLANI Università Ca' Foscari di Venezia, Dipartimento di studi storici, Dorsoduro 3484, 30123 Venezia, Italia e-mail: illcastellano@gmail.com SINTESI Il presente studio si occupa dell'analisi della supplica presentata da Agostino Vida nel 1606. Con essa il supplicante si proponeva alla Signoria per essere incaricato dell'ordinamento e della cura dei documenti mal conservati della cancelleria di Capodistria. Gli scopi della ricerca sono principalmente due: il primo è quello di fare luce sulla vicenda specifica, per determinare se le richieste del supplicante siano state soddisfatte e quindi se Agostino Vida possa essere considerato o meno il fondatore dell'archivio di Capodistria; il secondo è invece quello di sottolineare, attraverso la descrizione analitica della ricerca effettuata, i punti di forza e le debolezze delle suppliche conservate presso lArchivio di Stato di Venezia come strumento di ricerca, utile per comprendere non solo gli aspetti istituzionali della supplica ed i meccanismi di ricorso alla stessa, ma anche la interazione tra sudditi e governo centrale, per poter cogliere pulsioni provenienti "dalbasso", spessopoco visibili. Parole chiave: supplica, Capodistria, XVII secolo, Vida, archivio, cancelleria, Serenissima Signoria, Collegio SCATTERED DOCUMENTS: AN EXAMPLE OF RESEARCH BASED ON A PETITION OF AGOSTINO VIDA FROM KOPER ABSTRACT The following study analyzes the Agostino Vida's petition submitted to the Serenissima Signoria in 1606, in which he proposed himself to be entrusted with organizing the ill-preserved documents in Koper's chancellery. The goals of the research are mainly two. firstly, it aims to discover if Vida 's petition was satisfied and, therefore, if it is possible to consider the petitioner as the founder of the archives of Koper. Secondly, through the analytic description of the research, the study underlines weaknesses and strengths of the suppliche (petitions) from the 483 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 Venetian State Archives as a tool for research in different socio-historical fields, such as the institutional aspects of the petition itself, the mechanisms behind its submission, and the interaction between the central government of the Venetian Republic and its own subjects, in order to understand the pressure emerging from the lower social strata that is usually hidden and difficult to outline. Keywords: petition, Koper / Capodistria, XVII Century, Vida, archives, chancellery, Serenissima Signoria, Collegio Il 12 aprile 1606 veniva presentata alla Serenissima Signoria una istanza proveniente da Capodistria a nome di un certo Agostino Vida. La supplica partiva dalla constatazione di un fatto: tutta la documentazione della cancelleria pretoria di detta città si trovava in un totale disordine, molte carte e volumi erano già allora inuti-lizzabili e non vi era traccia di catalogazione. Il supplicante aveva maturato una certa esperienza in alcune tra le più importanti podesterie della Terraferma veneziana, come Padova, Bergamo, Brescia, Crema ed Udine, presso le quali aveva svolto l'incarico di vice cancelliere. Mettendo al servizio dello stato Veneto le sue com-petenze, il Vida nella supplica si proponeva come coadiutore ordinario, con l'inca-rico di archiviare ed ordinare i libri e le carte della cancellería, seguendo un modello già consolidato nelle altre podesterie presso le quali aveva lavorato. Queste le sue precise parole: "[in terraferma] si trova per [coadiutore] ordinario una persona citta-dina del proprio luoco e che non si parte mai finito il reggimento, che ha particolar carico di governare, custodire et regolare i libri et le scritture" (ASV-CL, Risposte di Fuori, filza 359, cc. non numerate). Continuava poi sottolineando anche la con-venienza per le casse della città nell'affidare tale ufficio al predetto supplicante: "... contentandomi di quel poco d'utile solamente delle copie delle scritture vecchie, delle quali i cancellieri cavano quasi insensibil beneficio, oltre che essi cancelieri, già 5 o 6 anni, non pagano più la gravezza di 20 ducati al mese che pagavano ad alcuni particolari per l'estintione delle loro gratie" (ASV-CL, Risposte di Fuori, fil. 359, cc. non num.). Alla sopraddetta supplica, la Serenissima Signoria rispondeva incaricando il Podestà e Capitano di Capodistria, i suoi due precessori ed il Podestà di Padova di scrivere i loro pareri in merito allo stato della documentazione della cancellería della città istriana e sulle competenze del supplicante. É evidente che da questo documento si possono trarre diversi elementi, talvolta delineati anche in maniera pittoresca: una cancellería disordinata, dove i documenti erano gettati alla rinfusa in stanze umide dove "si marciscono et vanno in ruina dal strapazzamento et dall'agiuto de sorzi che li rodono" (ASV-CL, Risposte di Fuori, fil. 359, cc. non num.) e l'arretratezza della stessa podesteria nella gestione delle proprie 484 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 carte rispetto all'efficenza di altre podesterie di Terraferma, dove era prassi con-solidata affidare ad un coadiutor ordinario l'organizzazione e l'archiviazione dei documenti. Risulta altrettanto chiaro l'intento del supplicante di far notare come egli stesso fosse la persona più indicata per riordinare e gestire l'archivio della cancelleria, sottolineando, oltre alle proprie competenze che emergono da una sorta di curriculum vitœ, anche i vantaggi economici per le casse della città. Infine, è palese che la risposta della Signoria, che si esprime unanimemente a suo favore, richiedendo maggiori informazioni in merito, indichi un interesse da parte della stessa a considerare tale proposta come degna di attenzione. Tuttavia tali elementi risultano privi di significato se non vengono inseriti in un quadro d'insieme, uno sfondo che puô essere delineato solamente attraverso l'analisi di altre fonti archivistiche e l'indagine del contesto storico-sociale dell'Istria del primo Seicento. Gli scopi che questo breve saggio si propone di soddisfare saranno principalmente due: in primo luogo quello di cercare di evidenziare, partendo dall'analisi della suddetta supplica e dal tentativo di inquadrarla in un contesto più particolare, il significato preciso della stessa ed i suoi esiti; in secondo luogo si sottolineeranno le potenzialità di questa tipologia di documento come strumento per i differenti campi di ricerca dell'indagine storica. Le suppliche alla Serenissima Signoria sono conservate presso l'Archivio di Stato di Venezia e catalogate nel fondo detto "Collegio". Sono principalmente divise in "Risposte di fuori" e "Risposte di dentro", a seconda di quale fosse l'ufficio o la magistratura incaricata di esprimere le proprie considerazioni per risolvere quanto richiesto nella supplica.1 Tale catalogazione mette già in rilievo un aspetto significativo: le suppliche giunte ai giorni nostri sono esclusivamente quelle che avevano non solo passato una preliminare selezione per essere presentate alla Signoria, ma che il collegio stesso aveva valutato meritorie, a seguito di una votazione, di essere prese in considerazione e quindi di ricevere una risposta. Inizialmente queste ri-sposte, che seguivano una formula precisa, erano scritte in latino (anche se la sup-plica veniva sempre presentata in volgare), ma presto furono sostituite dalla loro traduzione in veneziano.2 Le suppliche vengono raccolte sistematicamente a partire dal 1554 (seguendo la datazione veneziana) in filze; tra le risposte di fuori, la prima è numerata 311. A partire dalla filza 313 in ogni busta sono raccolte le suppliche di un anno preciso fino ai primi anni del Settecento, dove alcune annate occupano più filze mentre altre 1 Alcune filze vengono nominate ''commesse'' anzichè ''risposte''. Esistono inoltre, ma solo a partire dal 1627, le ''commesse ai savi'', mentre le ''presentate in Collegio'' sono raccolte dal 1630. Infine, per un periodo compreso tra il 1729 ed il 1740, altre suppliche vengono catalogate come ''suppliche in Col-legio''. 2 Nelle Risposte di fuori già dal 1559 le risposte in latino diventano sempre più rare, per essere quasi totalmente abbandonate nei 2-3 anni successivi. 485 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 vengono accorpate in un unico volume. Normalmente le carte non sono numerate, ad eccezione dei alcuni faldoni; in generale sono rilegate in ordine cronologico, secondo il calendario veneto. Nelle filze sono raccolte suppliche provenienti da tutto il dominio veneziano, di Terra e da Mar, tuttavia è riscontrabile una certa tendenza al raggrupparsi delle suppliche provenienti dai territori più lontani dalla città lagunare; ció puó dare adito ad immaginare che tra conterranei ci si potesse organizzare per in-caricare un'unica persona a recarsi a Venezia per presentare alla Signoria più suppliche provenienti da uno stesso centro o da centri vicini, ottimizzando cosi le spese. Spesso le suppliche presentano uno stile e dei formulari molto simili, specie nelle tipologie di richieste particolarmente frequenti (su tutte, le istanze di coloro che erano stati banditi in absentia, che chiedevano di potersi presentare presso le carceri della città che li aveva condannati per potersi difendere). Ció porta a pensare che vi fosse una prassi consolidata ed omogenea fra coloro che mettevano nero su bianco le istanze dei supplicanti.3 Le suppliche venivano presentate direttamente dal supplicante o da una sua persona di fiducia delegata a recarsi al Palazzo Ducale per esporre le proprie richieste.4 L'eventuale risposta veniva consegnata poi, almeno fino agli inizi del Sei-cento, allo stesso supplicante o al suo rappresentante, che aveva il compito di portarla di persona al magistrate a cui la risposta era indirizzata;5 in merito vorrei sottolineare quanto questo determinasse un rapporto diretto tra suddito e rappresentante del potere anche per gli appartenenti a strati sociali meno agiati, dal momento che vi si trovano numerose suppliche di pastori, artigiani, marinai, galeotti, piccoli mercanti e molti altri individui dei quali non conosciamo censo ed occupazione, ma che nei loro scritti fanno emergere la condizione di semplici sudditi del dominio veneziano. Una piccola nota deve essere fatta per le suppliche presentate da gruppi di persone, popolazioni, città. I consigli cittadini eleggevano un loro rappresentate spes-so chiamato nunzio o agente, incaricato di farsi portavoce delle richieste dell'intera cittadinanza presso la Signoria, spesso lamentando il malgoverno del loro rettore; a 3 É chiaro che le suppliche venissero scritte da professionisti della burocrazia, avvocati o scrivani e comunque non dal supplicante stesso, non fosse altro per la mancanza di familiarità della gran parte della popolazione con un linguaggio tecnico e burocratico. Tuttavia, dall'analisi di varie suppliche emerge anche lo sforzo, più o meno evidente, di fare mantenere un tono personale e peculiare alle suppliche presentate. Inoltre, è plausibile pensare che tali suppliche venissero nella maggior parte dei casi scritte nella loro forma definitiva direttamente a Venezia, dove i supplicanti o le persone delegate a presentarle si recavano con una traccia di quanto dovevano chiedere, lasciando il compito di formalizzarla a dovere in via definitiva agli avvocati li presenti. 4 Nei ''Diari del Collegio'' compilati da Girolamo Contarini tra il 1622 ed il 1624, più volte viene indicato come la ''mattinata'', prima della pausa per ''desinare'', fosse riservata ''all'auditione dei parti-colari fatti entrare'' (BNM, MI Cl.VII, cod. 1237 (8694), lib. II, cc. 4, 59, 88). 5 Una breve, ma suggestiva descrizione di come veniva preparata una supplica ed il suo percorso dal suo concepimento alla sua discussione in Palazzo Ducale, si trova in Povolo, 1997, 27-28. Tuttavia, l'eccezionalità del caso descritto, ci fornisce solamente un esempio, non un modello. 486 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 molte di queste suppliche si trova allegata una carta, normalmente controfirmata dal rettore della città in questione, nella quale il consiglio presentava le istanze della supplica e le modalità della scelta del loro rappresentante. Per quanto riguarda l'area istriana sono frequenti, specialmente nei decenni precedenti e successivi all'inizio del XVII secolo, suppliche presentate dai nuovi abitanti, ad esempio i Morlacchi, nelle quali vengono esposte le resistenze che trovavano nel territorio da parte della popolazione autoctona e dei suoi rettori; non mancano neppure suppliche che al contrario lamentano il disagio degli abitanti di città e campagne nei confronti di questi nuovi coloni per i privilegi loro concessi. Non ci si puô esimere dal formulare delle ipotesi per cercare di capire per quale motivo un suddito del dominio veneziano ricorresse alla giustiza della Dominante, con gli sforzi e le spese che questo comportava, al fine di risolvere i propri problemi. Il minimo comun denominatore credo possa essere individuato, abbastanza banalmente, nel non aver modo di poter trovare una soluzione a tali problemi nel centro dove vivevano: per mancanza di autorità da parte del rappresentante veneziano locale nel risolvere una particolare controversia, o perché si trattava di problemi sorti pro-prio contro quel rappresentante; perché il supplicante si rendeva conto che la sua posizione all'interno della comunità di appartenenza era troppo debole per fronteg-giare il rivale col quale aveva un contenzioso, o semplicemente perché le questioni competevano a magistrature veneziane. Si evince dunque un ventaglio piuttosto ampio e variegato di motivazioni che giustificassero il ricorso alla supplica da parte di individui e gruppi che formavano lo stato veneziano; Queste sono ceramente tra le principali ricchezze della fonte in questione e determinano la necessità di appro-fondire l'analisi di questi documunti da parte dello storico. Ritorniamo ora alla supplica precedentemente riassunta di Agostino Vida. Di per sé, essa é in grado di dirci poco e, al contrario, solleva numerosi interrogativi che non possono trovare risposta nel solo documento. Cercherô, nei successivi paragrafi, di descrivere come ho analizzato questo documento, indicando le conclusioni che ho potuto trarre e gli interrogativi che sono sorti, per i quali é stato necessario ricorrere ad altre fonti per cercare risposte. Attraverso questa disamina si esemplificheranno i punti di forza della supplica come strumento di ricerca storica ed emergeranno al contempo le sue debolezze e fallacità. Per prima cosa credo sia necessario delineare alcuni parametri per analizzare una supplica: individuare il supplicante, il soggetto, la motivazione che lo spinge a presentarla alla Signoria e quali siano le parti coinvolte. Il supplicante qui é Agostino Vida, un cittadino (nobile) capodistriano, la cui carriera di burocrate non sembra essere certamente nella sua fase iniziale, vista la lista di città nelle quali dice di aver svolto servizio e che, tuttavia, non sembra essere decollata: infatti, il suo ruolo non é 487 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENT! DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 mai andato oltre quello di vice cancelliere nelle varie podesterie.6 Alla luce di ció si possono avanzare le prime ipotesi congetturali sulle motivazioni della sua supplica: dopo anni passati al servizio in alcuni dei più importanti reggimenti della Terraferma Veneta, dove ha avuto certamente modo di consolidare le sue competenze senza peró emergere e crescere dal punto di vista professionale, Agostino doveva aver con-siderato l'ipotesi di ristabilirsi nella sua città natale con la sua famiglia, cercando di mettere a frutto le esperienze maturate negli anni per consolidare la sua posizione a Capodistria ed eventualmente preparando il terreno per i propri figli. La totale man-canza di cura nel conservare i documenti della cancellería della sua città e di una persona incaricata all'organizzazione degli stessi si presentava come una valida occasione per suggerire la necessità di creare tale incarico e per proporsi, con ottimi titoli, come candidato ideale. Le sue competenze potrebbero inoltre averlo aiutato ad individuare le parole chiave per rendere la supplica il più "appetibile" possibile alle autorità veneziane; per questo sottolineava la convenienza per l'amministrazione di un archivio efficente e si offriva per l'incarico senza richiedere uno stipendio, ma proponendo una sorta di autofinanziamento (il coadiutor avrebbe ricavato degli utili ricopiando a pagamento i documenti li presenti a chi li avesse richiesti); non ultimo, rimarcava che tale incarico era una affermata consuetudine nelle altre podesterie di Terraferma. Dalla supplica in sè non emergono particolari controparti; il ricorso alla Signoria sembra fosse dovuto solamente alla necessità di un'autorizzazione emessa da un organo di governo centrale per poter creare questo nuovo ufficio pubblico nella città istriana. Tuttavia, ci si potrebbe domandare se davvero il Podestà di Capodistria non avesse i titoli per istituire autonomamente tale carica per poi comunicarlo nei suoi dispacci e nelle sue relazioni. Ultimo, ma non certo per importanza, va considerata la risposta data alla Signoria, con voto unanime, alla supplica: 6 Le notizie che abbiamo su Agostino Vida e la sua famiglia non sono molte. Tuttavia in una supplica (ASV-CL, Risposte di fuori, fil. 374, cc. non numerate) del 1622, la famiglia Vida si presenta al gran completo. Agostino ed i suoi cinque fratelli ancora in vita richiedono sostegno economico per tutti i sacrifici compiuti da loro verso Venezia. Nel fare ció, ci descrivono dettagliatamente le loro mansioni e gli eventi militari ai quali hanno partecipato. Agostino viene cosi descritto: ''Cancelliero in 18 Reggimeni per tutte le città di Terra ferma s'è impiegato in gravissimi negocii pubblici, et importanti interessi di Vostra Serenità, che per brevità si tralasciano con molta soddisfazione degli Illustrissimi Rappresentanti; et nelli ardori di Guerra con Arciducali hebbe carico dall'Eccellentissimo Senato di coadiuvare la Banca Generale, et lo esercitó in tante descrittioni, et speditioni di Militie di fanteria, et cavalleria, senza alcuna sorta di utile.'' Più che ''per brevità'' come indicato nella supplica, dal momento che le vicende eroiche dei fratelli sono dettagliatamente descritte, probabilmente non si entra nello specifico dell'operato di Agostino nelle podesterie perchè il suo incarico è stato sempre di secondo piano. 488 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 "Che alla soprascripta supplicatione risponda il podestà et capitano di Capo-distria et ben informato delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si conviene, dica l'opinione sua, con giuramento et sottoscrittion di mano propria iuxta la forma delle leggi, mandando la risposta sua col nome del sup-plicante di fuori et poi con una sopracoperta a noi diretta col mezzo di persona non interessata. Et l'istesso facciano li due ultimamente ritornati dal sudetto reggimento et il podestà al presente di Padova" (ASV-CL, Risposte di Fuori, fil. 359, c. non num.).7 Se è comprensibile la richiesta di esprimere "la propria opinione in merito" a coloro che avevano amministrato la città negli anni passati, è meno ovvio che si interpellasse anche il Podestà di Padova. Nella supplica Agostino Vida, che diceva di aver "già servito per due reggimenti presso la cancelleria" di Capodistria, segnalava anche fra le altre podesterie per le quali aveva lavorato "Padova, dove tuttavia servo in cancellaria dell'illustrissimo signor podestà" (ASV-CL, Risposte di Fuori, fil. 359, c. non num.). Detto ciô, si puô immaginare che l'opinione chiesta al Podestà di Padova riguardasse le capacità e le competenze del supplicante stesso. Una prima ricerca di notizie sul protagonista della supplica non ha portato buoni frutti: il suo ruolo di secondo piano nelle podesterie non ha lasciato tracce nei giuramenti dei rettori (ASV-CCX, Giuramenti dei Rettori, Registri 5-6). Nemmeno una ricerca di notizie nelle lettere ai rettori (ASV-CCX, Lettere dei Rettori ed altre cariche, Capodistria, 1600-1652, b. 257) e nelle loro relazioni (ASV-CL, Relazioni di ambasciatori, rettori ed altre cariche, b. 65; edita in AMSI, 1891, 97-154, 279-353)8 ha fornito elementi per determinare se la richiesta del Vida fosse stata soddisfatta o meno. L'indagine invece è stata fruttuosa analizzando le filze del Senato, dove le risposte date dai rettori avrebbero dovuto trovarsi con il giudizio finale espresso sulla base delle stesse. Tuttavia sono state incontrate alcune difficoltà, perché tale documente è stato finalmente trovato con data 22 gennaio 1610 (more veneto), ovvero quasi cinque anni dopo la presentazione della supplica (ASV-SM, reg. 69 (1609 -settembre 1610), c. 167; edito in AMSI, 1896, 411). In questo documento il Senato con 116 voti a favore, 3 contrari e 8 "non sinceri", avallava la richiesta del sup-plicante sulla base di quanto riferito dai rettori chiamati ad esprimersi in merito, accogliendo in toto la proposta del Vida, anche per quanto riguardava il pagamento: "... per il qual servizio non possa conseguire benchè minima utilità nè salario cosi dal pubblico come dal privato [...] che alle copie che lui caverà da esse scritture per lui regolate, le quali siano liberamente sue" (ASV-SM, Filze, b. 189, cc. non num. - 7 Tale risposta è rara tra le suppliche. La maggior parte delle volte si limita ad una formula molto breve, senza indicare dettagli su come debbano essere presentate le risposte. 8 Per quanto riguarda le relazioni dei rettori delle città di Terraferma, si trovano a stampa nei volumi di Tagliaferri, 1973-1979. 489 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENT! DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 prima carta segnata 147) e determinava anche la procedura per l'assegnazione dell'in-carico "in caso di vacanza". Oltre alla copia della supplica stessa, allegate alla de-liberazione del Senato si trovano le lettere dei rettori con le loro risposte. Le lettere scritte dai passati podestá e capitani di Capodistria Francesco Boldu, Marc'Antonio Contarini, Giacomo Loredan e dal podestá di Padova Antonio Lando unanimemente concordavano nel descrivere la situazione dell'archivio della cancelleria cosi come lo aveva descritto Agostino Vida, e tutti, con l'esclusione di Francesco Boldu, designa-vano il supplicante come la persona piu indicata per svolgere l'incarico che, a loro parere, era necessario creare, eventualmente anche offrendo un salario. La lettera del Boldu era l'unica voce fuori dal coro: egli infatti sosteneva di essersi impegnato, durante il suo reggimento, a separare le scritture delle cause civili da quelle criminali, di aver fatto arredare una stanza per sistemarvi la documentazione ed aver fatto sommariamente ordinare le carte. Il Boldu proseguiva poi ritenendo inutile la creazione dell'incarico di Coadjutor ordinario e, pur avendo buona considerazione del Vida, sottolineava la necessitá, qualora si fosse deciso di accontentare la richiesta del supplicante, di mantenere sotto la custodia dei cancellieri i registri ducali e le i-aspe di reggimenti, cosi come le scritture che riguardano i confini, che erano conservate in un luogo separato (ASV-SM, Filze, b. 189, cc. non num. (prima carta segnata 147)). Leggendo le date in calce a queste lettere, si puo notare che i rettori non persero tempo nel riferire le loro opinioni sul cattivo stato di conservazione dei documenti della cancelleria di Capodistria: esse sono infatti datate tra maggio e luglio 1606, quindi a ridosso della presentazione della supplica, il 22 aprile delle stesso anno. Ma per quale motivo passarono poco meno di cinque anni prima che il Senato si esprimesse in merito? É difficile rispondere a questa domanda con certezza, poiché non e stato trovato un documento ne che giustifichi tale ritardo, ne la ricerca ha portato alla luce lamentele da parte del supplicante per la mancata risposta. Tuttavia inserire in un contesto un po' piu dettagliato puo essere di grande aiuto o, quanto-meno, puo favorire la formulazione di ipotesi plausibili. Le relazioni dei rettori (ASV-CL, Relazioni di ambasciatori, rettori ed altre cariche, b. 65), pur se prese con le debite cautele, possono rivelarsi molto utili per avere un quadro generale di una area specifica.9 Gli ultimi vent'anni del XVI secolo ed i primi decenni del secolo successivo erano stati anni particolarmente importanti per l'Istria in generale e per Capodistria nello specifico. La sempre scomoda presenza degli Arciducali al di lá dei confini, le razzie di Uscocchi che si facevano maggiormente frequenti sia perché soggetti alle spinte verso nord dell'impero Ottomano, sia perché spesso sostenuti dagli Arciducali stessi, 9 Per un quadro socio-politico-economico dell'Istria veneta, si veda Darovec, 2010; in particolare, per quanto riguarda il principio del XVII secolo, pagine 85-94 e 107-125. 490 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 rendevano particolarmente delicata la situazione dell'Istria penisola. Anche lo stato delle fortificazioni e dell'esercito, per usare un eufemismo, non era certo dei più rosei. Le opere di bonifica alle quali si erano affiancati progetti di ripopolamento, avevano portato gravi problemi di integrazione tra nuovi e vecchi abitanti. Il contrab-bando di olio e soprattutto di sale continuava a rimanere una piaga insanabile ed inarrestabile. Come se ció non bastasse, l'atavica mancanza di cereali e lo scoppiare di epidemie, anche se di non drammatiche proporzioni, contribuirono a minacciare il fragile equilibrio della penisola. Per concludere, l'interdetto papale del 1606 era venuto a minare anche la struttura sociale della comunità istriana, nella quale i sudditi si trovavano costretti a dover scegliere tra la fedeltà a Venezia o alla Chiesa ed il clero, specie quello proveniente da stati esteri, era costretto a lasciare i territori della Serenissima per conservare i propri benefici. Per cercare di rispondere in maniera unitaria e resistere alla situazione poco favorevole, Venezia attuó un progetto di graduale accentramento dei poteri nelle mani del rappresentante di Capodistria; la città divenne una sorta di sede del tribunale di appello al quale pervenivano le controversie degli altri centri dell'Istria veneta; al podestà e capitano di Capodistria, ormai intermediario tra i rettori istriani e la Dominante, nel 1584 furono affiancati due consiglieri per coadiuvarlo nell'amministra-zione delle nuove responsabilità (Marino, 1994, 117-122). Quanto detto, se da un lato giustifica il bisogno di dare maggior ordine alle carte della cancellería giustinopolitana, nell'ottica di realizzare quell'opera di accentra-mento amministrativo della provincia istriana che trovó il suo compimento tra gli anni 30 e 50 del XVII secolo, dall'altro fa emergere una situazione piuttosto com-plessa, nella quale altri sembrano essere i problemi che era necessario risolvere con massima urgenza. L'archivio Regionale di Capodistria per quanto riguarda la documentazione di età moderna è piuttosto povero e non conserva niente che possa dirci qualcosa di più della vicenda che riguarda Agostino Vida. Un fondo invece molto ricco ed interessante per quanto riguarda la città di Capodistria è conservato presso l'Archivio di Stato di Trieste, dove si trovano i microfilm dei documenti elencati nell'inventario Majer sull'antico archivio municipale di Capodistria (AST-AAMC).10 Particolar-mente utile si è rivelata la lettura dei libri dei Consigli (AST-AAMC, Libri dei consigli, bob. 690 - libro T 551). In essi, tra le molte altre cose che vi sono registrate, dal maggio 1606 si trova redatto un inventario delle scritture conservate nell'"officio del sindacato" e che ogni anno veniva trasmesso dal cancelliere smontante al can-celliere che entrava in carica. Il nome di Agostino Vida, peró, non appare mai. L'unica volta che il suo nome viene registrato in questi libri si trova nelle liste 10 II fondo e totalmente in microfilm e riproduce, con alcune lacune, il materiale indicato da Majer nel suo inventario (Majer, 1904). 491 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-5Q4 relative all'agosto del 1612, nelle quali i cittadini erano "chiamati a cappello per fare gli officiali ordinari" (AST-AAMC, Libri dei consigli, bob. 693, c. 263 V); nello specifico, tale Francesco Vida veniva eletto "per Agostino Vida" come cancelliere de commun. Se si considerano i nomi che di volta in volta erano impegnati in diverse cariche pubbliche nella Capodistria dei primi lustri del Seicento, se ne alcuni notano che si ripetono frequentemente, tra i quali spiccano anche quelli di un paio di membri della famiglia Vida. L'assenza del protagonista della supplica da queste liste, se negli anni antecedenti al 16Q6 è giustificata dai suoi incarichi svolti in Terraferma, deve essere spiegata per gli anni successivi; Agostino era nel frattempo scomparso, magari colpito da una delle pestilenze che periodicamente colpivano i territori istriani? È possibile escludere quest'ipotesi grazie ad un altra supplica risalente al 1617, precisamente al 15 novembre, proveniente da Padova (ASV-CL, Risposte di fuori, filza 37Q, c. 296). In questa supplica Agostino Vida, ancora particolarmente attivo, lamen-tava il fatto di non essere da tempo pagato nè col salario dovuto per il suo incarico di Coadiutore presso la Vice Collateralia di Padova, dove dal 1615 era incaricato dell'officio presso la Banca General, nè con quanto gli spettava per le missioni fuori città. Aggiungeva che la medesima sorte era toccata a suo fratello, che era stato chia-mato per sostituirlo quando non era in città o quando per altri impegni non poteva allontanarsi dalla stessa. Infine terminava chiedendo anche un aumento al suo salario. Il nuovo incarico, inizialmente (stando a quanto da lui scritto) non pagato e non particolarmente prestigioso, rappresentava comunque un passo avanti rispetto ai suoi precedenti incarichi di vice cancelliere. Non possiamo sapere se il tentativo di rista-bilirsi a Capodistria fosse fallito per il suo scarso peso politico rispetto ai membri di altre famiglie della sua città natale, oppure se avesse preferito insediarsi in un'altra città, dove poteva godere di un incarico stabile ed uno stipendio dignitoso; Padova tuttavia fu proprio il luogo dove il Vida ebbe modo di consolidarsi professionalmente, dal momento che nel 1621 risultava essere cancelliere del capitano di quella città, almeno scondo quanto appare all'interno di una voce de Biografia degli uomini illustri dell'Istria: parlando di Giro lamo Vida e dei suoi Dubbi amorosi pubblicati a Padova, si trova "con la dedica, fatta da Agostino Vida cancelliere del signor capitano di Padova, a Girolamo Lando ambasciatore Veneto presso il re di Francia" (Stancovich, 1829, 221).11 11 Il legame tra la famiglia Vida e quella dei Lando emerge anche da un'altra supplica presentata nel 1621 dalla famiglia Vida (cinque fratelli, tra cui Agostino e la loro madre), nella quale chiedevano di essere premiati da Venezia per gli sforzi profusi contro gli Uscocchi ed i Turchi, che avevano causato la perdita dei loro beni. Nella supplica infatti si segnala, oltre all'incarico presso la Banca Generale di Agostino, "cancelliero in 18 reggimenti per tutte le città della Terra Ferma", la morte del fratello Ottavio, perito mentre serviva il generale Lando (ASV-CL, Risposte di fuori, filza 374, cc. non num.). 492 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 Nei libri dei consigli dell'inventario Majer, abbiamo visto che non viene segnalata alcuna carica affidata ad Agostino Vida; al contrario si registrano i passaggi annuali di quell'incarico richiesto dal Vida, a cittadini eletti. Più avanti negli anni si trova un altro interessante documento datato 26 dicembre 1617: "Havendo Noi Anzolo Gabrieli per la Serenissima Signoria di Venetia Podestà e Capitano di Capodistria et suo distretto. Inteso il mal stato in che s 'attrovano li libri, et scritture della Cancelleria di Comun di questa città per non trovarsi chi per un anno vogli ricevere tal carico conformemente alla terminatione dell'illustrissimo Signor Francesco Boldù precessore fatta dell'anno 1606 29 aprile per la quale instituisse uno al detto governo per anni tre, quali finiti si debbi poi per il consiglio di questa inclita città ellegger uno del loro consiglio de anno in anno. Pero Sua Serenità Illustrissima per il buon governo di essi libri, et scritture ha con la presente ordinando terminato che sia de cetero per detto consiglio eletto uno per custodire et governare essi libri de anni tre in anni tre giusta la prima elletione di esso illustrissimo Boldù con tutte quelle utilità, et carichi che per essa terminatione si crede, con obbligo de ligar tutte le [...] vecchie et nove ordinando percio che nella prima riduccion di consiglio sia eletto persona al detto carico nel modo ut supra. Doppo fu andato lo scrutinio per far il Regolator delle Scritture della Cancelleria di Comun come nella parte antedetta et furono eletti li sottoscritti da esser ballottati, et rimase il segno * (segue lista dei nomi dei ballottatti e i voti ricevuti da ognuno a favore e contro) " (AST-AAMC, Libri dei Consigli, c. 101, bob. 691, fotogramma 175). Dalla presente terminazione si possono trarre le seguenti conclusioni: 1) Il podestà e capitano Francesco Boldù il 29 aprile 1606 aveva decretato, come da lui stesso indicato nella lettera scritta al Senato il 6 maggio dello stesso anno, che si ordinassero le scritture della cancelleria di Capodistria e per fare questo aveva isti-tuito una carica elettiva della durata di tre anni. Di tale terminazione non sono state trovate tracce, se non appunto nello scritto del suo successore Anzolo Gabrieli. Es-sendo la risposta alla supplica di Agostino Vida datata 12 aprile 1606, è plausibile che il podestà avesse cosi deciso a seguito della suddetta supplica, per non fare ottenere al Vida l'incarico al quale ambiva. Questo giustificherebbe anche il tono della sua risposta al Senato nella quale, unico tra gli interpellati, non sosteneva la candidatura del supplicante. Le parole del Boldù sono chiare nel non appoggiare il tornaconto personale del supplicante: "Onde dimandando il detto Vida esser a lui data la cusotdia de libri di questa cancelleria con nome di coadiutor ordinario opinion mia sarebbe [...] che li cancellieri colli suoi coadiutori che per tempo saranno tenessero di detti libri per ogni buon rispetto il governo" (ASV-SM, reg. 6 (1618), c. 34). 2) I libri dei consigli riportano i passaggi di consegne dal vecchio al nuovo 493 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 regolator delle scritture dal 1 maggio 1606, da Francesco Divo a Pietro Vergerio Favonio, e sembra perciô fare emergere che tale carica fosse già stata in qualche maniera istituita immediatamente dopo essere stata stabilita dal podestà, anche se non in forma ufficiale o quantomeno senza che venisse pubblicamente registrata. Inoltre, fin da quella data, la successione dei regolatori risulta essere annuale, a dispetto di quanto prescritto dal Boldù. 3) Mentre vengono riportate, anno per anno, le elezioni di numerosi incarichi per il governo della città di Capodistria nei libri dei consigli, non appare mai una votazione, men che meno con il dettaglio dei risultati dei voti contro ed a favore per l'incarico di regolator delle scritture, prima di quella fatta dal podestà Anzolo Gabrieli. 4) Tale incarico non doveva risultare ambito, se il podestà nel 1617 si trovava costretto a riproporre una terminazione di un suo predecessore presentata undici anni prima. 5) Nel 1617 la situazione dei libri ed i documenti conservati nella cancelleria di Capodistria doveva essere ancora critica. 6) Poiché la prima registrazione del passaggio di consegne tra regolatori delle scritture che si trova dopo la terminazione del podestà Gabrieli è datata aprile 1620, sembra che questa volta sia stata rispettata la durata di tre anni della carica.12 I registri consultabili nei microfilm dell'antico archivio municipale di Capodistria riportano inoltre i pagamenti quadrimestrali agli incaricati ad ordinare le scritture, indicati come cancellieri del sindacato, con un salario di 7 lire e 15 de piccoli, più un rimborso per le spese di cancelleria (carta, inchiostro, per un ammontare di altre 7 lire).13 Nello stesso registro sono riportate anche le spese commissionate dal podestà Francesco Boldù fino alla fine dell'aprile 1606, tra le quali spiccano porte, chiavi, catenacci, scaffalature e la sistemazione di una stanza della cancelleria (AST-AAMC, reg. 1038, bob. 1312, c. 98 - f. 148); anche se non viene specificato l'uso particolare di tale stanza, è plausibile che fosse destinata a conservare in maniera più ordinata la documentazione presente. Cercando di trarre alcune conclusioni da quanto emerso dai documenti trovati ed analizzati, si possono evidenziare alcuni punti. 1) La situazione dei documenti conservati nella cancelleria doveva essere piuttosto critica, come confermato da più voci. In un periodo nel quale Capodistria si stava affermando come tribunale di appello per le cause istriane, e quindi col crescere in maniera esponenziale della documentazione che doveva essere archiviata, la necessità di ordinare e rendere più facilmente fruibile le carte divenne di primaria importanza. Perciô la supplica scritta da Agostino Vida e 12 II libro dei consigli 151 termina con gli scritti relativi all'anno 1620 ed il successivo è in larga parte illeggibile sia per le condizioni del tomo dove la quasi totalità delle carte sono nella parte superiore distrutte, sia per la pessima qualità del microfilm, estremamente scuro e spesso molto sfuocato. Perciô non ho avuto modo di constatare se la terminazione del podestà Gabrieli sia stata rispettata anche negli anni successivi col medesimo zelo. 13 In merito al pagamento dei primi 4 incaricati: AST-AAMC, reg. 1038, bob. 1312 cc. 89 (fotogramma 139), 98 (f. 148), cc. n.n. (ff. 152, 154, 158, 159, 161). 494 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 la soluzione da lui proposta, basata sulle sue esperienze maturate in Terraferma, ap-pariva funzionale al trend accentratore tendente all'omologazione tipico della Sere-nissima di quegli anni. 2) Come già detto, il confronto delle date dei documenti ritro-vati determina che il podestà Francesco Boldù si affrettô a risolvere il problema dei documenti della cancelleria subito dopo essere stato invitato dalla Signoria ad es-primere le proprie considerazioni in merito alla supplica del Vida e, comunque, dopo che questi aveva presentato a Venezia le sue richieste. Le ragioni di tale opposizione credo possano essere riscontrate più che in una personale avversione verso il Vida, nel timore che quest'ultimo ed i futuri coadiutori ordinari avrebbero potuto abusare della loro posizione, specie considerando che l'incarico non era stipendiato pubblica-mente, determinando quindi un arbitrario accesso alle scritture dell'archivio da parte di terzi. Togliere poi al cancelliere, uomo legato al rettore, l'incarico di gestire la documentazione, avrebbe di conseguenza parzialmente indebolito il controllo che il podestà poteva vantare sulle scritture stesse. Questa lettura giustificherebbe anche l'immediata reazione di Francesco Boldù che, vista la bontà della supplica presentata, per evitare che venisse avallato quanto in essa richiesto, si adoperô per risolvere autonomamente il problema presentato senza concedere benefici particolari ad un singolo cittadino. Non é tuttavia da scartare a priori la possibilità che invece il mancato appoggio alle richieste del Vida fosse leagato a dinamiche più squisitamente locali, dove il supplicante emergeva come outsider e quindi come persona non inserita nei gruppi di potere consolidati, a loro volta strettamente legati al podestà. 3) Quali che fossero le motivazioni alla base dell'opposizione del podestà Boldù nei suoi confronti, il tentativo del Vida di affermarsi professionalmente nella sua città dopo anni trascorsi nelle podesterie di Terraferma, si rivelô fallimentare e fece emergere una mancanza di peso all'interno della sua comunità di origine. Spesso alla base delle suppliche si trova la debolezza di una parte all'interno del contesto socio-politico particolare ed il ricorso al potere centrale finisce per essere l'unica risorsa possibile alla quale attingere per poter far valere le proprie motivazioni. Il fatto che anche nelle altre cariche pubbliche il nome del supplicante non fosse mai presente, conferma una volta di più che, all'interno delle dinamiche locali, Agostino Vida certo non primeggiasse e non riusci a ritagliarsi lo spazio necessario per potersi ristabilire nella sua città. 4) Si puô supporre che il suo essersi trasferito definitivamente a Padova sia legato al fatto che l'allora podestà del centro patavino era Antonio Lando, la cui famiglia, come abbiamo visto,14 aveva già tessuto trame con quella dei Vida. 5) La terminazione del Boldù non venne osservata appieno e non portô gli effetti sperati: la carica triennale infatti, per undici anni, fu sempre asseganta annualmente. Inoltre, se il podestà Gabrieli nel 1617 rimarcava nuovamente il cattivo stato delle 14 Cfr. nota 5 supra. 495 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 scritture,15 evidentemente il problema non era stato risolto ed il nuovo (presunto) archivio non era ancora in grado di svolgere le proprie mansioni con efficenza. Certamente la terminazione di Francesco Boldù aveva avuto successo nell'affidare ai cancellieri, come suggeriva lui stesso, l'incarico di organizzare i documenti della cancellería, nonostante il Senato avesse accettato le istanze del Vida. 6) La deli-berazione del Senato veneziano fu disattesa. Tuttavia non è possibile spiegare perché non venne applicata. Forse si trattó di una consapevole presa di posizione del podestà che decise di ignorare quanto decretato; forse il rettore non venne a conoscenza dell'esistenza di tale decisione. Oppure il supplicante stesso, per motivazioni che non conosciamo, decise di ritirare la sua richiesta, o ancora, considerando gli anni passati dalla presentazione della sua supplica, quando finalmente venne presa una decisione in merito alla sua supplica, il Vida si era ormai stabilito altrove. La ricostruzione di questa particolare vicenda, per quanto parziale e limitata da numerose lacune documentarie, permette altresi di esprimere alcune cosiderazioni sullo strumento della supplica, sulla sua utilità ai fini della ricerca storica e sui vantaggi ed i limiti che la contraddistinguono. Risulta evidente da quanto fin'ora riportato, che se la ricerca si fosse limitata alla lettura della supplica e all'osservare le risposte offerte dai rettori incaricati di espri-mersi in merito, con la successiva deliberazione presa dal Senato, avremmo ottenuto un quadro che si sarebbe rivelato totalmente fuorviante e non aderente alla realtà. Uno dei limiti principali della supplica è infatti la sua parzialità ed univocità. Inoltre manca di autorevolezza, in quanto non si tratta di un documento con valore impositivo, in quanto si tratta solo del primo passaggio che puó mettere in moto un pro-cesso amministrattivo-giudiziario, ma puó anche essere ignorato o cassato. Anche le risposte offerte in merito dagli incaricati non sono necessariamente in grado di for-nirci un quadro più completo; tuttavia, tra le loro righe possono emergere tensioni sotterranee che altrimenti non potrebbero esprimersi. Se ci si fosse limitati ad analizzare queste due fonti, si sarebbe tratta la conclusione che il Vida, pur dovendo aspettare quasi cinque anni, alla fine avrebbe ottenuto quanto chiesto e sarebbe morto come primo ufficiale archivista della città di Capodistria. Le altre fonti hanno invece dimostrato che il supplicante, pur se supportato dalla delibera del Senato, non svolse mai questa mansione ed anzi, si allontanó da Capodistria per trasferirisi (stabilmente forse) a Padova. 15 Va tuttavia segnalato che saltuariamente sono allegati ai passaggi di consegne tra consiglieri del sindicato incaricati di curare le carte, degli inventari nei quali vengono registrati tutti il libri che veni-vano passati dalla responsabilité dello smontante a quella del montante. Un'analisi di questi inventari non fa emergere nessuna lacuna in riferimento al primo che ci è pervenuto, ma, al contrario, si ar-ricchisce di volta in volta di nuovi documenti. Quindi, forse la situazione si era quantomeno sta-bilizzata e degli effetti positivi c'erano stati. 496 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 La supplica evidentemente è portatrice di istanze che vengono dal basso, presentate da individui o gruppi di persone che, tramite l'appoggio di Venezia, cerca-vano di imporsi nelle dinamiche di potere locali. Ma è anche, e qui cito Harter: "una forma di accesso alio stato, o meglio una nuova forma di comunicazione tra popolazione ed autorità [...] nel quadro di un procedimento definito, per negoziare sulle forme di manifestazione e del potere" (Nubola, Würgler, 2002, 267). Sarebbe interessante poter entrare nei meccanismi che spingevano la Signoria talvolta ad accettare ed altre a respingere tali richieste, per capire anche come nel corso della storia della Repubblica Serenissima cambino e si susseguano le priorità, cosi come sarebbe particolarmente significativo cercare di comprendere se la Signoria si esprima in modo differente o con maggiore o minore attenzione a seconda della pro-venienza della supplica. Non deve essere trascurata la spesa che presentare una supplica poteva comportare; è difficile stabilirlo con precisione, ma già affrontare un viaggio per arrivare in Piazza San Marco per un abitante delle isole Ionie, per esempio, non doveva essere impresa semplice ed economica, senza contare il pagamento di un avvocato, di uno scrivano, del patrizio che lo introducesse nel Palazzo Ducale. Allo stesso tempo peró non bisogna dimenticare la significativa mobilità degli uomini dell'epoca all'interno del dominio veneziano. Incarnando spesso, come detto, istanze provenienti dal basso, la supplica permette di ricavare, leggendole in profondità, molto più di quanto esse dicano esplicitamente: nelle descrizioni dei loro problemi spesso i supplicanti inserivano numerosi particolari, non necessariamente funzionali a ció che volevano richiedere, ma che permettono allo studioso di comprendere maggiormente la loro quotidianità, di osservare come (e se) il modo di presentare le proprie istanze cambiasse a seconda che esse fossero presentate da un uomo o da una donna, o individuare il formulario comune al quale attingere per rivolgersi alla Signoria, solo per citare alcuni esempi. Oltre agli aspetti sociali di quegli strati di popolazione in genere più difficilmente documentabili, la supplica si rivela utile strumento anche per approfondire almeno altri due campi di ricerca storica. Il primo riguarda i meccanismi di ricorso a questo strumento da parte dei supplicanti. Le tipologie di supplica sono le più disparate: richiedono la risoluzione di problemi di giurisdizione su boschi, terreni, su questioni riguardanti debiti ed incarichi pubblici, su obblighi di comunità, numerosissime ri-chieste di essere realditi da parte di individui banditi in contumacia; ma anche scontri tra gruppi di potere all'interno della stessa comunità, lamentele sulle presunte anghe-rie perpetrate dai rettori sugli abitanti, solo per indicare le più frequenti. La pecu-liarità e la considerazione di cui godeva questo strumento che permetteva al governo centrale di "tastare il polso" alle sue varie podesterie e valutare, più o meno diret-tamente, l'operato dei suoi rettori, alle volte veniva utilizzato anche dai rettori stessi (attraverso i consigli cittadini) per ottenere da Venezia un'attenzione che altrimenti 497 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 difficilmente avrebbero ottenuto.16 Approfondire i meccanísmí e le modalità di ri-corso alla supplica permetterebbe perció di individuare ben più che i meri aspetti burocratici ed istituzionali. Secondariamente, pur ricorrendo a formulari più o meno consolidati e mediati dalle competenze di avvocati che conoscevano il linguaggio specifico, le suppliche sono pur sempre delle richieste di individui o gruppi di persone che raccontano una esperienza partícolare ed una situazione precisa. Perció permettono di poter studiare le diverse modalità che i supplicanti utilizzano per manifestarsi, facendo emergere all'interno dei canali convenzionali di autorappresentazione anche le peculiarità individuali e di gruppi specifici. Solo per fare un esempio, al di là della consueta ampollosità, presentí nelle richieste di cariche pubbliche o benefici come premio per tutti gli sforzi profusi al servizio della Serenissima nelle guerre, si possono individuare le personalità dei supplicanti che in alcuni casi grondano di autocelebrazione ed eroismo, mentre altre volte sottolineano retoricamente solo come le loro azioni, anche se particolarmente rischiose ed eccezionali, rappresentino esclusivamente quello che ogni buon suddito della Repubblica dovrebbe fare, ed il premiare tali imprese si riveli come un incentivo per gli altri abitanti del dominio veneto a fare altrettanto.17 Ancora, nelle suppliche presentate da donne, è riscontrabile un'alte-rnanza tra coloro che sottolineano tutti gli stereotipi della propria femminilità, e coloro che invece si presentano nella stessa maniera degli uomini, cercando di fare emergere il meno possibile il loro genere di apparteneza, a seconda delle richieste che stavano sottoponendo all'attenzione della Signoria. 16 In merito, sí puó considerare l'esempío riportato ín Povolo, 2010, 125-128. Nell'apríle del 1610, un gruppo dí bandítí capítanatí da Martino Prevídale e Carlo Bonanome sí era presentato a Saló armato dí tutto punto, e si era recato presso l'abitazione del podestà Ganassoni, insultandolo violentemente e minacciandolo anche alzando un archibugio contro di lui. Il podestà infatti (o meglio, un suo servitore), aveva fornito la sua testimonianza riguardo ad un furto compiuto dal Previdale ed il Bonanome, che era costato loro la proclamazione. Il Ganassoni si era quindi adoperato affinchè i deputati bresciani presentassero una loro supplica, tramite il loro nunzio residente a Venezia, nella quale ríferíssero aí Capí del Consíglío dí díecí dell'accaduto e ne sollecítassero l'íntervento. I deputatí scríssero al nunzio, aggíungendo che anche íl Provveditore dí Saló Loredan sí stava per recare a Venezía per ríferíre luí stesso dell'accaduto ed offrire la sua collaborazíone, ma consigliavano dí rifíutare l'appoggío del Provveditore, ín quanto l'accaduto era stato un affronto troppo grave alla gíurísdízíone cittadina ed íl Provveditore dí Saló era troppo coínvolto nella vícenda. La rísposta alla supplica invitava la città a richiedere l'intervento al podestà stesso, affinchè questo potesse sollecitare in maniera più concreta l'intervento di Venezia. In questa maniera, il podestà si era assicurato l'ap-poggio della città, perché, a questo punto, questa doveva farsi carico della difesa del suo rappresen-tante. 17 In merito alla forma retorica delle suppliche, è evidente che nella loro compilazione si seguissero dei modellí prestabílítí, come sostenuto da Nubola (Nubola, Würgler, 2002, 39-43). Un'esempío dell'epo-ca (MC-Tíepolo, Formularie, Cod. Cíc. 2461 (1956), cc. n.n.) compílato da Híeronímo Tíepolo nel XVII secolo, riporta modelli che è facile riscontrare in numerose suppliche. 498 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ... , 483-504 Tuttavia, credo che un'indagine più approfondita sugli aspetti tecnici della sup-plica sia necessaria per comprendere meglio la supplica stessa. Per esempio, analiz-zare nel dettaglio la composizione della Signoria e il suo ruolo all'interno del Col-legio, organo fondamentale della Repubblica, ma non studiato a sufficenza, forni-rebbe senza dubbio chiavi di lettura utili a comprendere i criteri di ricorso e selezione delle suppliche. Approfondire la conoscenza del quadro giuridico-istituzionale si rivela ancora più interessante, se non necessario, per comprendere le peculiarità delle suppliche della Serenissima rispetto alle altre suppliche presenti negli altri stati di Antico Regime. La personale vicenda di Agostino Vida, per concludere, non sembra sia terminata con successo: le sue istanze, pur se accolte dal Senato, non trovarono mai una reale applicazione. Tuttavia, credo possa comunque essere ricordato come responsabile della creazione, o quanto meno dell'ordinamento dell'archivio di Capodistria, dal momento che solo dopo la presentazione della sua supplica i rettori della centro istriano si impegnarono affinchè i documenti venissero registrati ed ordinati. APPENDICE Trascrizione della supplica (ASV-CL, Risposte di Fuori, fil. 359, cc., non num.). Serenissimo Principe In tutte le cancellarie ben regolate delle città et luochi di questo felicissimo Dominio et particolarmente in quelle di Terraferma, si trova per ordinario una persona cittadina del proprio luoco che ha particolar carico di governare, custodire et regolare i libri et le scritture a commodo et beneficio publico et privato, perché li cancellieri, essendo impediti continuamente in negotii de reggimenti non è possibile che possino applicarsi a tal carico. Questa persona, che non si parte mai finito un reggimento, riceve in consegna dal cancelliero tutti li volumi de' processi espediti, li registri et altri libri et ne ha cura non solo di custodirli, ma insieme anco di rubricarli et alfabettarli, in modo che et li rettori et cadauna persona particolare ne sente com-modo senza che seguano disordini et mancamenti. La cancellaria, Serenissimo Principe, del clarissimo signor podestà et capitano di Capodistria fra tutte le altre importantissime, non solo non ha alcuna persona che habbia questo carico, ma è perció in tanta confusione e disordine che rende a tutti una meraviglia grande, perché se bene non mancano quelli clarissimi rettori di ogni dovuta vigilanza nelle cose spettanti al carico loro et specialmente il clarissimo podestà presente, vigilantissimo, servito da honorato soggetto per cancelliero, tuttavia non concede la multiplicità de' negotii il poter attender a certe cose inferiori, onde resta il governo delli libri senza regola alcuna. Sono maneggiati da cadauna 499 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 persona che vuol cercarvi sopra, si marciscono et vanno in ruina dal strapazzamento et dall'agiuto de sorzi che li rodono con indegno spettacolo. Et quello che e peggio sono mancate delle scritture, delli processi et delli volumi intieri. Il che procede solo per non esservi chi habbia la cura di renderne conto. Da questi disordini riceve quella cittá et provincia insieme notabili danni, perché oltre le cose spettanti alla cittá vi e il Maggistratto dell'appellatione che si estende per tutta la provincia, li negotii della quale si fanno tutti in detta cancellaria, dove restano parimenti sotto la medesima confusione. Né da altro procede il fallimento di tante bollette che si fanno in essa cancellaria per Venetia di vino, di oglio et altro, se non perché in essa non vi e una persona che habbia cognizione delli piezi et per questa causa infinite di esse bollette restano inesigibili, con molto pregiudizio delli datii di Vostra Serenitá. Et se bene la maggior parte di quel territorio, anci tutta la Provincia, confina con arciducali, non e stato pero mai per l'adietro tenuto pur un minimo registro di scritture in cosi importante materia di confini. Et se pur ve ne e qualcuna, essa sará posta confusamente fra le altre delli volumi che bisognando con grandissima fatica si troverá et cosi anco molti atti che si fanno per servitio di quella camera fiscale. Né qui finiscono li disordini, ma per non attediar Vostra Serenitá se ne tralasciano infiniti, poiché dalla sua molta prudenza possono esser conosciuti, considerando che finito un reggimento non vi resta in detta cancellaria alcuno che riceva li libri in consegna di regolarli, né che sappia dar minima informatione delle cose passate, né alli rettori, né ad altri. Pero io Agostin Vida, cittadino di essa cittá di Capodistria, humilissimo servo della Serenitá Vostra, havendo per molti anni servito in diversi cancellarie di Ter-raferma per vice cancelliero et particolarmente nella cittá di Crema, Bergamo, Brescia, Udine et Padova, dove tuttavia servo in cancellaria dell'illustrissimo signor podestá, senza haver tralasciato fatica alcuna in diversi importanti servitii di Vostra Serenitá. Et percio, con l'essempio et longa prattica di queste che sono ottimamente administrate, havendo io benissimo imparato et l'ordine et il modo col quale si deve tener ben regolata una cancellaria, comparo davanti la Serenitá Vostra et col ricordarle il bisogno che ha la cancellaria di Capodistria, nella quale ho anco giá servito due reggimenti, riverentemente la supplico che si degni impiegar in me tal carico di coadiutor in essa cancellaria, se come sono simili coadiutori nelle altre cancellarie di Terraferma, contentandomi di quel poco d'utile solamente delle copie delle scritture vecchie, delle quali i cancellieri cavano quasi insensibil beneficio, oltre che essi cancelieri, giá 5 o 6 anni, non pagano piu la gravezza di 20 ducati al mese che pagavano ad alcuni particolari per l'estintione delle loro gratie. Obligandomi non solo di regolar et governar le scritture delli reggimenti venturi, ma anco le vecchie, nel che conveniro impiegare molto tempo et fatica, ma risulterá con quel publico et privato beneficio et commodo che la Serenitá Vostra ha pienamente inteso. Gratie 500 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-5Q4 16Q6 a 12 aprile Che alla soprascripta supplicatione risponda il podestà et capitano di Capodistria et ben informato delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si conviene, dica l'opinione sua, con giuramento et sottoscrittion di mano propria iuxta la forma delle leggi, mandando la risposta sua col nome del supplicante di fuori et poi con una sopracoperta a noi diretta col mezzo di persona non interessata. Et l'istesso facciano li due ultimamente ritornati dal sudetto reggimento et il podestà al presente di Padova. --/--4 d. Nicolô Ferro -----Q d. Andrea Minoto -----Q d. Zuane Mocenigo cavalier d. Piero Barbarigo NEUREJENI DOKUMENTI: PRIMER RAZISKAVE NA PODLAGI PRIPROŠNJE AGOSTINA VIDE IZ KOPRA Erasmo CASTELLANI Univerza Ca' Foscari v Benetkah, Oddelek za zgodovinske študije, Dorsoduro 3484, 30123 Benetke, Italija e-mail: illcastellano@gmail.com POVZETEK Raziskava se začne s preučevanjem priprošnje, ki jo je leta 1606 vložil Agostino Vida iz Kopra, in je danes ohranjena v Državnem arhivu v Benetkah, v fondu "Kolegij, zunanji odgovori." V pismu, ki ga je predložil Signoriji, se je prosilec ponudil za pomoč pri odpravljanju resne neurejenosti in brezbrižnosti, ki sta vladali v pisarni koprskega podestata, saj je sam več let delal kot podkancler v pisarnah podestata Terraferme, kjer si je tudi pridobil kar nekaj izkušenj z upravljanjem arhivov. Rektorji, od katerih je Signorija zahtevala mnenje o zadevi, so na splošno izrazili podporo priprošnji, z izjemo Francisa Bolduja, ki je dejal, da je reorganizacijo arhiva že opravil v času svojega mandata. Na podlagi tega je Senat prošnjo sprejel in Agostinu Vidi januarja 1610 (more veneto) dodelil doživljenjski položaj. Primerjalna analiza različnih virov pa je pokazala, da ta položaj Vidi ni bil nikdar dodeljen. Prav tako je na dan prišlo dejstvo, da je podestat Boldu takoj po prejemu zahteve Signorije, da napiše svoje mnenje o peticiji poskrbel, da se je v bodoče vsaka tri leta izvolilo člana mestnega sveta za nalogo urejanja pisarniških 5Q1 Erasmo CASTELLAN! DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 arhivov. Vendar pa je bil sedem let pozneje koprski podestat in kapitan Anzolo Gabrieli zaradi obupnega stanja ohranjenih dokumentov prisiljen ponovno poudarjati pomen te funkcije in spremeniti dolžino mandata iz dotedanjega enega leta na tri. Medtem pa se je Agostino preselil v Padovo, sprva v vlogi spremstva podestata Antonia Lande, čigar družina je bila že v preteklosti povezana z družino Vida. Raziskava je tako razočarala pričakovanja po poimenovanju ustanovitelja koprskega arhiva, vendar pa zgodovinarjem služi kot odličen primer, kako lahko priprošnjo uporabijo kot raziskovalno orodje na različnih področjih stroke. Na površje je prav tako prišlo nekaj zanimivih značilnosti priprošnje, kot so različne obravnavane teme in različna izhodišča tistih, ki so se k njej zatekli, vključno tudi s podaniki Serenissime iz socialnih skupin, ki običajno niso imele možnosti samostojnega zastopanja v uradni dokumentaciji. Priprošnja ni omejena le na poročanje neke določene zgodbe, kot tudi ni preprosto opis neke situacije. V njej najdemo izhodišča za izboljšanje pritožbenih mehanizmov in predstavitve pobudnikov, kakor tudi za ugotavljanje, kako tehnični obrazci, s tem pa tudi delo odvetnikov, medsebojno deluje s posameznimi osebnostmi tistih, ki so primere predstavljali, da naštejemo samo nekatere vidike. Vendar pa je potrebno podrobneje preučiti institucionalne in tehnične vidike, na katere se je priprošnja naslanjala, da bi jo lahko bolje razumeli, saj sta Beneška republika in njen pravni sistem edinstvena v primerjavi z drugimi državami starega režima. Ključne besede: priprošnja, Koper, 17. stoletje, Vida, arhiv, sodna pisarna, Se-renissima, Signorija, Kolegij FONTI E BIBLIOGRAFIA ASV-CCX - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Capi del Consiglio dei X (CCX). ASV-CL - ASV, Collegio (CL). ASV-SM - ASV, Senato Mar (SM). AST-AAMC - Archivio di Stato di Trieste (AST), Antico archivio municipale di Capodistria (AAMC). AMSI (1891): Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria (AMSI), vol. VII (9). Parenzo, Società Istriana di Archeologia e Storia Patria. AMSI (1896): AMSI, vol. XII (13). Parenzo, Società Istriana di Archeologia e Storia Patria. BNM - Biblioteca Nazionale Marciana (BNM). Contarini, G. (1622-1624): Diari del Collegio (manoscritto). 502 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 MC-Donato - Museo Correr (MC). Donato, N. (1734): Ragionamenti Politici intorno al Governo della Repubblica di Vinegia (manoscritto). MC-Sansovino - MC, Sansovino, F. (1554): L'Avvocato. Dialogo in Cinque Libri ne' quali brevemente si contiene in materia delle cose del Palazzo Veneto. Venezia, De Vian. MC-Tiepolo - MC, Tiepolo, H. (s. a.): Formularie per iscrivere lettere di pugno (manoscritto, XVII secolo). Alberi, D. (2GG1): Istria. Storia, Arte e Cultura. Trieste, Lint. Bellabarba, M. (2GG1): Criminalité e giustizia in Germania e in Italia: pratiche giudiziarie e linguaggi giuridici tra tardo medioevo e età moderna. Bologna, Il Mulino. Boerio, G. (1867): Dizionario del dialetto veneziano. Venezia, Reale tipografía di Giovanni Cecchini. Cozzi, G. (198G): Stato, società e giustizia nella Repubblica Veneta (sec. 15-18) Vol. I. Roma, Juvence. Cozzi, G. (1982): Repubblica di Venezia e stati italiani. Politica e giustizia dal secolo XVI al XVIII. Torino, Einaudi. Curti, L. (1812): Memorie istoriche e politiche sopra la Repubblica di Venezia scritte l'anno 1792 da Leopoldo Curti. Riviste, corrette ed arricchite di note dell'autore medesimo, tomo I. Venezia, Parolari. Da Mosto, A. (1937): L'Archivio di Stato di Venezia: Indice generale, storico, de-scrittivo ed analitico. Roma, Biblioteca d'arte. Darovec, D. (2G1G): Breve storia dell'Istria. Udine, Forum. Majer, F. (19G4): Inventario dell'antico archivio municipale di Capodistria. Koper, Tipografia Cobol - Priora. Maranini, G. (1974): La costituzione di Venezia. Dopo la serrata del Maggior Con-siglio. Firenze, La Nuova Editrice. Marino, R. (1994): L'istituzione del magistrato di Capodistria nel 1584. Contributo allo studio dei rapporti tra l'Istria e la Repubblica di Venezia nei secoli XVI e XVII. Acta Histriae, 2, 2 (III), 117-122. Nubola, C. (2GG1): Supplications between Politics and Justice: the Northern and Central Italian States in the Early Modern Age. International Review of Social History, 46, Supplement 9, 35-56. Nubola, C. (2GG2): La "via supplicationis" negli stati italiani della prima età moderna (secoli XV-XVIII). In: Nubola, C., Würgler, A. (eds.): Suppliche e "gravamina". Politica, amministrazione, giustizia in Europa (secoli XIV-XVIII). Bologna, Il Mulino. Nubola, C., Würgler, A. (eds.) (2GG2): Suppliche e "gravamina". Politica, amministrazione, giustizia in Europa (secoli XIV-XVIII). Bologna, Il Mulino. 503 Erasmo CASTELLANI: DOCUMENTI DISORDINATI: UN ESEMPIO DI RICERCA BASATO ..., 483-504 Povolo, C. (1997): L'intrigo dell'Onore. Poteri ed istituzioni nella Repubblica di Venezia tra Cinque e Seicento. Verona, Cierre. Povolo, C. (2010): Liturgie di Violenza lungo il Lago: Riviera del Garda tra '500 e '600. Brescia, Ateneo di Salo. Romanin, S. (1853-1861): Storia documentata di Venezia. Venezia, Naratovich. Stancovich, P. (1829): Biografía degli uomini distinti dell'Istria. Vol. II. Trieste, Giovanni Marenigh. Tagliaferri, A. (1973-1979): Relazioni dei rettori veneti in terraferma. Vol. I-XIV. Milano, Giuffré. Würgler, A. (2001): Voices from among the "Silent Masses": Humble Petitions and Social Conflicts in Early Modern Central Europe. International Review of Social History, 46, Supplement 9, 11-34. Zemon Davis, N. (1992): Storie d'archivio. Racconti di omicidio e domande di grazia nella Francia del Cinquecento. Torino, Einaudi. 504