ANNO SI Capodistria, 16 Agosto 1877 N. 16 OVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per nn anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. NUOVA SERIE di Effemeridi Giustinopolitane (lCont. V. n. 15) Agosto 16 17 1312 P. Giacomo dei Camaldolesi di S. Michele di Murano consegna a don Odorico canonico -decano il solito annuo censo delle due libre di pepe alle quali era tenuto quel Convento per alcuni beni che possedeva entro il raggio della nostra diocesi. - 29. 1397 Antonio patriarca d'Aquileia investe in Bacile ser Baldacco del fu Giovanni de'Sabini e lo zio Sclavolino del fu Suzelino Sabini della decima di San Quirico o San Sirico (ora So-cerga), Nuglia e Lisizieberto della quale il cav. Antonio Malizia-Caraffa, marchese e giudice in Istria, li aveva ingiustamente spogliati — 2. 1663 Terminazione del pod. e cap. Angelo Zusto, che il presidente del civico monte di pietà debba essere del comune ed avere per lo meno 30 anni. - 12, - 231. 1572 Ducale Mocenigo che accorda alla città l'e-rezione della scuola del bombardieri. - 12, - 283. 1528 II Vescovo Bartolomeo Asonica investe sei-Pietro Farina della metà della decima di Sa-bavia jure recti et legalis pheudi. - 10. 1602 Ducale Grimani che accorda il passaggio del nostro vino nel Friuli; purché vi vada per mare e sia soddisfatto il solito dazio, -12, - 137 - 139. 1438 Ducale Foscari che concede al nostro comune la riscossione del dazio della muda per poter costruire le civiche mura. - 12, - 137 - 139. 23 1488 II vescovo Valaresso investe Simeone del fu Giovanni Nucio del feudo di alcuni terreni (sette masi) nella villa di Cirusclo detta anche Ceruschio, Truscolo e Truschio e finalmente dagli slavi Truške. - 10. 24 1608 II patrio consiglio riapre il monte di pietà, aperto la prima volta nel 1550 e chiuso nel 1554 a motivo della peste che infieriva. 12, -209. 18 19 .20 21 22 25 1349 II senato permette a ser Ambrogio Lugnani, confinato a Venezia per la rivolta del 1348, di portarsi per due mesi in Istria, col patto però di lasciare frattanto il proprio figlio quale ostaggio e di non porre piede in patria. - 16, -H-50. XXV 26 1536 II re Ferdinando raccomanda a Paolo papa III la traslazione del vescovo Pier Paolo Vergerio da Modrusa in sua patria. - 24, - 1, - 630. 27 1418 I militi del Savorgnani percorrono il nostro distretto, lo manomettono e con grosso bottino si ritirano nel Friuli. - 21, - II, - 198, 28 1318 II vescovo Tomasino Contarini fonda il con- vento delle monache agostiniane in S. Biagio. - 11, - 232. 29 1429 Ducale Foscari che convalida il testamento del fu ser Gregorio, padre di Zenone de' Gallis il quale cadde nella battaglia di Lodi. - 1, - 69. 30 1713 Fra Antonio Maria Borromeo da Padova, chierico teatino regolare, eletto in nostro vescovo. - 22, - Vili, - 739. 31 1651 Terminazione di ser Girolamo Bragadin, in- quisitore in Istria, che proibisce al civico monte di pietà di prendere in pegno cose sacre. - 12 - 254. ica 1 ione Approssimandosi l'epoca della vendemmia non sarà discaro ai nostri associati di leggere quanto venne fatto nella stazione enologica e pomologica provinciale per ciò che spetta alla vigna, e che togliamo dalla Relazione (gentilmente favoritaci) della Giunta alla Dieta provinciale nella gestione dell'anno 1876 in poi: L'impianto delle vigne è finito. Eccone le varietà: An. 1875 Riesling d'Italia vino bianco N. dei ceppi 350 Ortlieber Valtellina rossa-bianca „ Riesling del Reno „ Valtellina verde „ Chasselas croquant, per tavola 350 350 350 350 350 An. 1875 Chasselas bianco per tavola N. dei ceppi 350 „ Ziertandler „ „ 350 „ Oporto per tavola, e viuo rosso „ 400 „ Borgogna nero „ „ 350 1876 Traminer rosso „ bianco „ 250 „ Traminer aromatico „ „ „ 216 1875-1876 Cima rossa (Rothgiepfler) „ ,, 250 „ Riesling rosso „ „ „ 216 Carbenet franco „ rosso „ 600 600 » « » „ ......... V rosso „ „ Carbenet Sauvignon „ „ „ „ Borgogna bianco „ bianco „ 300 1877 Semillon bianco „ „ „ 280 1876 Oporto per tavola e vino rosso „ 600 „ San Lorenzo „ e „ „ „ 260 1877 Borgogna nero precoce „ „ „ 216 „ Borgogna rosso (Rulànder) bianco „ 200 „ Sirac piccolo (Hermitage) rosso „ 400 „ Sauvignon bianco bianco „ 260 ,, Chasselas rosso Francouia nero Terrano Retosco rosso 216 2032 550 Assieme N. 10996— Ed aggiuntevi: la vigna (1875) sul colle di S. Marco con ceppi...... 399 il campionario di viti per studi e raffronti con ceppi....... 208 Totale dei ceppi N. 11603— Ognuna di queste varietà di viti, inauo a mano che esse verranuo a frutto, sarà fatto oggetto di studi speciali alfine di determinare: 1. Il giorno del principio dell'apertura delle gemme; 2. il numero delle gemine con e senza frutto, e il numero dei grappoli avanti la fioritura; 3. il giorno in cui ha principio e termine la fioritura; 4. il numero dei grappoli rimasti dopo la fioritura; 5. il principio del coloramento delle uve rosse, e del rammolimeuto delle biancbo; 6. l'epoca della maturanza apparente, accompagnando le osservazioni con determinazioni dello zucchero e acidità dell'uva in due epoche differenti ; 7. finalmente si terrà conto del peso medio dei grappoli e degli acini, del peso del succo, e del residuo solido, e della quantità d'uva prodotta per una data superficie. Le determinazioni analitiche dei mosti, e le prove di vinificazione nella cantina sperimentale, completeranno la serie di questi studi. In tal modo si arriverà in pochi anni a fare altrettante monografie ampelografiche quante sono le varietà studiate, per sapere indi con sufficiente certezza indicare quali viti meritino di essere moltiplicate, e quali sieno invece da abbandonarsi. Per iniziativa presa dalla Stazione enologica provinciale, furono mandati nel settembre p. p. alla esposizione di Marburgo, nell'occasione in cui colà venne tenuto il secondo congresso enologico austriaco, alcuni campioni di vini istriani, dei quali 9 erano stati confezionati nella cantina della Stazione medesima. Assoggettati questi vini all'esame e degustazione dei giurati, fu notato in tutti la soddisfacente chiarificazione ed il buon colorito, sebbene avessero essi un solo anno di età. Attrassero particolarmente l'attenzione dei giurati due qualità di Moscato, l'Hermitage, ed una qualità di Terrano, nei quali la meglio progredita maturazione aveva maggiormente sviluppato i caratteri e l'aroma del vino. Piacquero generalmente anche gli altri vini della Stazione; e sopra le nove qualità esposte si ebbero quattro prime, e tre seconde classi. Avuto riflesso a questo risultato, ed a quello pure abbastanza favorevole della mostra degli altri vini, la Commissione dei giurati ha aggiudicato alla medesima, e rispettivamente alla Sfazione enologica provinciale, la Medaglia d'argento dello Stato, ossia, la massima delle onorificenze ammesse dal programma dell'esposizione. E ciò prova due cose nello stesso tempo, egualmente confortanti: la prima che col solo miglioramento della vinificazione, i vini istriani possono acquistarsi sufficiente credito anche nei paesi, nei quali sinora essi non sono penetrati; la seconda, che la Stazione enologica provinciale ha saputo corrispondere ad uno dei principali suoi compiti, sino dai primordi della sua istituzione. E siccome conviene tendere con tutti i mezzi alla diffusione delle buone pratiche enologiche senza l'osservanza delle quali, checché se ne dica in contrario, dai difensori dei vieti sistemi di vinificazione, non si arriverà mai a produrre un buon vino, e serbevole, e che sia accettato anche fuori dei territori dell'ordinario consumo dei vini istriani; la Giunta provinciale ha stimak» di fare cosa utile, mettendo in mano dei producenti, sino a tanto che questo insegnamento non potrà essere direttamente impartito dalla Stazione stessa, un Sunto teorico-pratico di enologia, il quale con precetti chiari, brevi, semplici e di facile esecuzione, esponesse le principali regole da osservarsi nel fare e conservare i vini. Tutti questi pregi concorrevano uniti nel Sunto di enologia pubblicato dal chiarissimo Dott. A. Carpenè, direttore tecnico della Società enologica della Provincia di Treviso, ancora nell'anno 1871, e da lui ripubblicato nell' anno decorso per atto di speciale cortesia verso la Giunta provinciale, in una seconda edizione corretta ed ampliata. Di questo Sunto la Giunta provinciale ha dunque distribuito N. 250 esemplari fra i maggiori e più intelligenti possessori di vigneti nei diversi comuni ; il dono, per quanto si seppe dippoi, giunse ai più anche gradito ; ora tutto sta che vogliano mettere altresì a profitto gl'insegnamenti. Nella cantina della Stazione fu lavorata nell'ultima vendemmia dell'uva per la quantità di N. 23 ettolitri di vino. Perciò che concerne la qualità, si è dovuto limitarsi al Terrano ed al Refosco ; la sfavorevole annata e gli alti prezzi delle uve, non avendo consentito di allargare anche ad altre qualità la fabbricazione del vino. L'annata fu sfavorevole anche sotto un altro aspetto, cioè, per la qualità del prodotto, le acidità dei mosti avendo superato di molto la media normale. Ai brevi lavori della cantina ha assistito un apprendista da Pirano, mandatovi appositamente da quel Municipio. Certo che la cantina dovrà essere in seguito convertita stabilmente, durante la vendemmia, in una scuola pratica di vinificazione, facendovi convenire gli apprendisti per turuo dai vari luoghi viticoli della provincia. L'attuale cantina provvisoria non si presta peraltro, a cagione della sua ristrettezza, a questo scopo, ed è altresì insufficiente agli stessi bisogni della Stazione. Fu perciò dalla Giunta provinciale pregato l'Ecc. i. r. Ministero di Agricoltura col rapporto 12 febbrajo a. c. N. 3410, di volere concedere a questa Stazione enologica una seconda sovvenzione straordinaria di fiorini 4000 dai fondi dello Stato, allo scopo di fabbricare nel campo stesso della Stazione altra cantina meglio adatta ai bisogni d^lla medesima. La Giunta provinciale si lusinga con tutto fondamento che questa domanda verrà esaudita; occorrerà poi cbe la Dieta provinciale tenga anche dal proprio canto, ulteriormente aperto alla futura Giunta quel credito straordinario che fu accordato al tempo della deliberata attivazione della Stazione, onde poter sopperire a quella eventuale maggiore spesa che nou risultasse coperta dalla sovvenzione dello Stato. -XCZ2X- Le terme di Santo Stefano IN JsTRIA Benché il nostro periodico abbia parlato più volte di questo importante stabilimento termale, crediamo opportuno di pubblicare il seguente giudizio dato in proposito dal dottor M. Gazzari, il quale sarebbe novello eccitamento a dar vita più attiva e brillante ad un luogo che dovrebbe aver di già occupato un posto distinto fra i bagni minerali: Giace Santo Stefano in amenissima situazione che più variata e pittoresca non si può desiderare. L' aere che vi spira purissimo, un ammirabile masso grottesco che maestosamente sovrasta, la magnifica e fitta selva di Montona, di una estesa di oltre 30 miglia che nelle affannose ore estive offre un refrigerio soavissimo, il Quieto che con dilettevole mormorio scorre dappresso, i variati quadri campestri che d'ogni dove presentano le circostanti colline e le vicine castella, gli abituri, vigneti, molini, vasti parchi e ridenti praterie, mille altri oggetti infine gareggiano a rendere l'aspetto tale da non portar invidia ai più applauditi paesaggi della Svizzera. La valle in cui scaturisce la fonte, viene tagliata dal fiume Quieto : dal lato superiore del Bagno si allarga il medesimo notevolmente formando un piccolo lago chiamato Bolasso. Il suolo della valle è coperto di fitto bosco di quercie; qui ed ovunque in Istria crescono queste rinomate piante tanto pregiate per la costruzione navale. — A settentrione della valle s' innalza isolato quel gran masso dell'imponente altezza di 42 KM. e 4 p. sulla cui sommità esistono le ruiue di una chiesa dedicate a Santo Stefano, in progetto di ricostruzione. La parte inferiore della roccia ha una concavità simile a grotta nel cui vano fu eretto lo stabilimento dal quale si domina la magnifica valle in tutta la sua estensione. Immediatamente sotto questa grotta scaturiscono due sorgenti delle quali 1'una somministra l'acqua minerale ed è la più copiosa per getto, la seconda somministra la minor copia ' e dà acqua potabile distinta. L'acqua minerale appartiene alle più sature fonti ' sulfuree e dietro l'ultime analisi fatte essa contiene solfato e carbonato di calce, cloruro di calce, di magnesia, ili sodio, di carbonato di soda e potassa. bicarbonato di magnesia, silice, allumina, ossido di ferro, e tutto ciò ha un grandissimo sviluppo di gas idrogeno sol-furato. La sua temperatura varia tra 29-31 gradi Re-umur. Io la trovai ne'giorni 15, 10, 17 e 18 luglio costantemente a 30, mentre l'aria segnava quella di 26 e siccome non si nuò misurarla alla interna scatu- rigine ma soltanto dopo uscita, così essa per il fatto dovrebbe essere ancora più alta. ANALISI QUANTITATIVA I Materie fisse In 100 grammi Solfato di calce....... Bicarbonato di calce ..... Cloruro di calcio....... Cloruro di magnesia...... Cloruro di sodio....... Carbonato di soda...... Cloruro di potassio...... Bicarbonato di magnesia .... Silice........... Allumina ed ossido di ferro . . . Sostanze organiche...... 0,559 0,200 0.227 0,257 1,414 0,299 traccio traccio 0.026 0,007 traccio II Materie volatili Gas idrogeno solforato..... 0,033 Totale 3,074 Dalla premessa analisi risulta quindi per ciò che concerne la quantità di acido idrosolforico, che quest'acqua appartiene alle più sature fonti sulfuree. Queste efficacissime terme, meritevoli della maggiore attenzione, diedero i più brillanti risultati a tutti quelli che vollero sperimentarle, e tutt' ora viventi individui ne risentirono i più benefici effetti. Esse sono indicate in tutte le malattie della pelle, ulceri inveterate, tumori linfatici, paralisi e specialmente nei reumatismi muscolari ed articolari; come pure nelle ipertrofìe di fegato, isterismo e ammenorea. Da tutto ciò non si può disconoscere che le terme di Santo Stefano sieno chiamate ad occupare un posto distinto fra i bagni minerali. La natura ha riunito colà in certo modo tutti gli elementi a tal'uopo. Alla preziosità dell'acqua la situazione più vantaggiosa nel mezzo di un' estesa vallata con ameni contorni: Pinguente Portole, Montona e il facile accesso colla ferrovia poco loutana da Pola. per cui la nostra provincia nou è necessitata di ricercare in paesi lontani ciò che viene loro offerto dalla natura così da vicino. ---—— Sollecitati, riportiamo dal Cittadino la seguente corrispondenza, col desiderio, che sarà certamente diviso da tutti, di richiamare l'attenzione degli interessati sulla importante] questione, ed in conseguenza si sviluppi una esauriente discussione che metta in chiaro le cose: Quella parte della Valle del Quieto che si estende dal Ponte Portone, presso Visinada, fino al mare, è coperta costantemente da un'altezza media d'acqua stagnante di circa centimetri 30 in modo da formare una vasta palude inetta a qualsiasi produzione, se si eccettuino le canne palustri. A salvare tutta questa vasta zona, che misura una superficie di più che 2500 iugeri, dall'invasione di acque, che divengono putride ed acquitrinose per lo mancato scolo, veniva fin dall' anno 1850 compilato un progetto d'asciugamento che fu anche approvato dal ministero di industria e commercio. Sulla base di questo progetto, si costituì una speciale rappresentanza di tutti gli interessati nell'eseguimento del medesimo, colla sede in Buje, ed il governo vista l'importanza dell'opera ed il grande vantaggio che ne risulterebbe, elargiva nell'anno 1870 un sussidio di fiorini 5000 allo scopo di redigere le mappe ed i catasti consorziali. Senonchè alla giunta provinciale venne in mente di appropriarsi detta somma, per far studiare un nuovo progetto: messa quindi in disparte la rappresentanza consorziale e sostituitasi arbitrariamente a questa, ne dava l'incarico ad un ingegnere, il quale, dopo sei lunghi anni, rassegnava il progetto con la relativa specifica delle spese per l'importo di fior. 6000, dico seimila fioriìii. Ma riuscì almeno a fare un progetto nuovo e buouo? Tutt'altro, perchè questo elaborato non è altrimenti che una copia cattivissima e storpiata dell' antico progetto Carandiui, già scartato dal ministero siccome dannoso al regime del Quieto ed agli interessi demaniali e consorziali. Siffatto modo di procedere della giunta provinciale, incontrò la disapprovazione generale e diede motivo a quasi tutti i comuni ed alla maggioranza dei proprietari interessati di innalzare un forte reclamo al ministero, il quale quantunque avesse tenute in serio conto tutte le sporte lagnanze e fatto grande calcolo delle ragioni addotte tuttavia, fino ad oggi, non giunse ancora a soddisfare le giuste domande dei reclamanti. In tali condizioni di cose e di circostanze devesi nuovamente richiamare l'attenzione dell'imp. regio governo e della giunta provinciale sui nostri interessi sacrificati, cioè sul reddito di oltre 100 mila fiorini che annualmente va irremissibilmente perduto; alla salute pubblica, poiché la valle nelle condizioni attuali è sorgente di malaria e di febbri periodiche e miasmatiche, che decimano queste popolazioni; ed in fine sulla crescente povertà e miseria di questi paesi, i quali nei lavori d'asciugamento della Valle troverebbero immediatamente un'occupazione e quindi mezzo di sussistenza, ed in seguito una fonte di benessere e di prosperità. E speriamo che gli onorevoli membri che compongono oggi la giunta provinciale, compenetrati delle nostre deplorevoli condizioni e del grave danno, che arrecò a questa regione, il precedimento tenutosi in addietro, e delle gravi perdite che ne derivano da ogni ulteriore ritardo, essa saprà dare ascolto alle nostre legittime lagnanze e vorrà restituire all'attuale provvisoria rappresentanza, se non tutti, almeno parte di 5000 fiorini, onde la medesima sulla base dell'approvato progetto Rinaldi possa costituire gl'interessati in regolare consorzio a norma delle vigenti leggi sulle acque pubbliche. Ed in ciò ne siamo tanto maggiormente assicurati inquantochè nell'onorevolezza e nello spirito, e nelle tendenze progressiste e filantropiche che in oggi animano i rispettabili assessori provinciali, ne troviamo più che sicura garanzia, e non dubitiamo punto che d'ora in poi resterà impedita ogni meno legittima influenza sui corpi morali dipendenti, e per l'interesse generale e pel prestigio dell'autorità non sarà loro tolta nè menomata la libertà di azione ed autonomia che è loro .concessa dalla legge. NOTIZIE La spettabile Commissione Amministratrice del Fondo di Sovvenzione per gli studenti italiani bisognosi presso l'Università di Graz, ha pubblicato il Resoconto del decorso anno scolastico 1876-77, dal quale rileviamo che durante questo periodo furono incassati da oblazioni private f. 135, ai quali aggiunti gli interessi dei capitali a frutto, parte presso la cassa di risparmio della citta di Graz, parte in obbligazioni della ferrovia Czernovitz - Jassy in tutto sommano interessi f. 14.355, e 1' entrata complessiva in f. 278. 55. Furono conferite durante il periodo stesso sovvenzioni per l'importo di f. 451 ; ed a questa cifra aggiunte le spese di stampa in f. 10, risulta V esito con f. 461. Aggiuuto poi al fondo di chiusa dell'anno precedente Ì875-76 di f. 1674.52, l'incasso dell'anno f. 27855, figura nell' entrata una somma di f. 1953.07 e sottratta 1' uscita di f, 461, rimane un fondo di f. 1492.07 presso la Cassa di risparmio di Graz. I documenti e valori sono depositati presso la Questura dell' Università. La commissione amministratrice ringrazia i generosi contribuenti e raccomanda incessantemente l'Istituzione all'appoggio dei benefattori. Società Alpina Istriana La direzione sociale decise di organizzare nel corr. mese d'agosto una gita sociale al Monte Maggiore fissando all'uopo il seguente programma: Partenza da Pisino (luogo di convegno) ffiovedì 23 a-gosto col treno ferrov. alle ore 8, 50 pomeridiane per Lupoglav. Da Lupoglav la sera stessa i gitanti si porteranno a Vragna. Venerdì 24 escursione sul monte — al dopo pranzo, escursione nei dintorni a piacere. Sabato 25 alle ore 1 antimer. partenza per Lupoglav; da Lupoglav partenza per Pisino alle ore 2, 41 antim. Arrivo a Pisino alle ore 4, 5 antim. Speciale comitato prese l'incarico di provvedere per quanto i luoghi visitati lo permettano agli agi dei sigg. gitanti. Le spese verranno ripartite fra gl'intervenuti. Quei sigg. soci che intendono prendere parte alla gita sono pregati di darne avviso almeno 8 giorni prima alla scrivente onde si possano in tempo utile prender le necessarie disposizioni. Pisino, 1 Agosto 1877. ©alla ^©slteaaa NB. Per quei sigg. gitanti che desiderassero di fare la sera dei 24 ritorno a Pisino, saranno, semprechè dieno pnmauiante avviso alla scrivente, disponibili particolari vetture. Dal ministro di agricoltura, industria e commercio del Regno d'Italia, è stata diramata ai prefetti, presidenti dei Comizi ed Associazioni agrarie e delle Commissioni provinciali lampelografiche la seguente circolare : Eoma, 27 luglio 1877. "Una dolorosa notizia è stata testé comunicata al governo dal regio incaricato di affari in Isvizzera: la filossera è apparsa a Colombier, a Trois Rods presso Boudry, e nei dintorni di Neuchàtel. Dopo i molti ed intelligenti sforzi fatti dalla confederazione elvetica per ispeguere il fomite d'infezione a Pregny, essa si trova di nuovo a fronte del malefico insetto, che si propaga e si diffonde sempre più. " L'Italia è il solo paese fra i più importanti che coltivano la vite in Europa, eh«, sia per effetto dei provvedimenti proibitivi adottati, sia per fortunate combinazioni di cose, trovasi immune da questo flagello; sebbene nei limitrofi paesi siasi la filossera manifestata, e sieno pertanto segnatamente minacciate le nostre Provincie della frontiera occidentale e della Sardegna. "Conviene quindi che tutti raddoppino di zelo e di attività, prefetti, comuni, Comizi, Associazioni agrarie, Commissioni ampelografiche e privati, sia nel tenere d'occhio e riferire ogni fatto che possa far supporre la presenza dell' afide distruttore, sia col diffondere in tutti la persuasione che è necessario guardarci da ogni imprudenza. "Il governo ha organizzato un completo sistema di sorveglianza e di osservazioni, ha fatto eseguire e farà eseguire ispezioni nei luoghi più minacciati, ed ha raccomandato e raccomanda la più esatta sorveglianza sulle importazioni di vegetali viventi; ma è possibile, come si fece rilevare recentemente nel Consiglio di agricoltura, che qualche introduzione furtiva pure si faccia. Certamente coloro che per soddisfare ad un ingiustificato desiderio, e direi anche una vanità, infrangono la legge ed espongono il paese ad essere invaso dalla filossera, non possono dirsi buoni cittadini. "Rinnovo quindi la raccomandazione a tutti di dare ogni opera, entro i limiti della possibilità e perseverando nelle cure adottate, per tenero lontano da noi il micidiale flagello.,, Cose locali In seguito a richiesta del signor D. Manzoni direttore dell' Unione, — sempre fra i primi quando trattisi dell' u-tile e del decoro cittadino, — il signor Antonio Tossich di Trieste, proprietario della bella tenuta fu Petronio a Santa Caterina di Oltra, e possessore fortuito di due pietre antiche raffiguranti in rozza scultura (lue leoni accovacciati sopra pedestallo, ed aventi fra le zanne una testa (li vitello coronata di pino, accondiscese gentilmente di ridonarle alla nostra città, cui appartenevano, e dove un tempo venivano ammirate quali zoccoli degli stipiti di una porta australe del Duomo. Nel rendere anche noi i migliori atti di grazia al cortese signor Tossich, facciamo voti che i preziosi cimelii sieno conservati in luogo condegno. Bollettino bibliografico Lodi 5 Agosto 1877. Approfitto delle prime vacanze per iscrivere ai miei cari comprovinciali. Prima di tutto vi spedisco quattro versi : un Sermone contro i nuovi pedanti che non credono in Dio, ma viceversa credono nel diavolo. Ne riceverà la Provincia dieci copie, padronissima di farne quell'uso clie meglio le piace. Non è un ballon d'essais in favore della raccolta —Graffiatine e Carezze; ma un ricordo del ferragosto; sono copie tirate a parte da una certa strenna che si è pubblicata sulle rive abeluane. Ed ora ho l'onore di parlarvi di quattro libri che mi furono regalati caldi caldi la scorsa settimana. Ve ne faccio la presentazione còsi come sono schierati sul mio tavolino: Jacopo Cavalli. Storia di Trieste raccontata ai giovanetti. Trieste. Appolonio. Attilio Ilortis. Documenti risguardanti la storia di Trieste e dei Walsee. Trieste, Herrmanstorfer. Attilio Ilortis. Cenni di Giovanni Boccacci intorno a Tito Livio. Trieste, tipografia del Lloyd austriaco. I doveri della madre. Discorso del Prof. Vincenzo De Castro. Milano, Editori del Pestalozzi, Diciamone per ordine. Bravo, amico Jacopo; qua una stretta di mano. Finalmente abbiamo un libro e scritto come va. Ho visto certi libri scolastici del Litorale; ho letto iu un giornale una certa orazione recitata da una fanciulla alla chiusa dell' anno scolastico e recata quale modello di stile. Misericordia! che roba. È sempre un tedesco tradotto ; un italiano sui trampoli di legno di Norimberga. Questa del Cavalli è una buona storia di Trieste scritta proprio in italiano ; ed i giovanetti oltre ad apprendervi la storia del loro paese impareranno anche a scrivere nella propria lingua. Per un' altra ragione il libro del Cavalli mi è carissimo. È un libro di storia; non è uu centone di notizie, di documenti, di filatesse di nomi. Di così fatte raccolte ne abbiamo anche troppe; anzi a dir vero, diciamolo francamente e tra noi, prima che ce lo dicano gli altri, questa gran voglia di fare gli antiquari è un mal del paese, è il nostro lato debole, e ci presenta un tantino in caricatura agli occhi dell' artista e poeta. Non basta accumulare roba roba e roba: bisogna anche saperla usare e ordinare per non far come le formiche che tutto 1' estate sgobbano e raccolgouo materiale; e poi l'inverno o ci crepano o ci dormono sopra. Dopo il Prodromo alla storia dell' Istria del nostro bravo Combi, e gli articoli etnogra-fico-storici dell'ottimo Luciani questo è finalmente un altro felice tentativo di sintesi: è un libro insomma; avrà i suoi difetti, ma è un libro. E qui si badi che non condanno l'analisi, e molti pregiati lavori di si-mil genere, che meritarono già lode unanime : solo si disapprova l'abuso; ed anche le rivendugliole sanno che propter abusum non tollitur usus come dicevano gli Scolastici, Dio li riposi, in quel loro latino da levatrici approvate. Al libro va innanzi una prefazioncella dettata con sapore di lingua, con tanta grazia ed affetto, che si guadagna subito 1' animo del lettore, e specialmente del giovinetto, uso a sentire dalla cattedra ben altre campane. Qui non pedanterie, non istile pesante; e perciò il libro si legge da tutti e d'un fiato. Segue nel primo capitolo un cenno etnografico che mi piace chiamare intuitivo: così è viva la parola dell'autore che conduce il giovinetto ad abbracciare d'un guardo dall'alto di un colle Trieste, l'Istria, il Friuli et reliqua-, e se il quadro non è completo 1' autore non ci ha colpa. Poi via via, prendendo le mosse dai tempi preistorici si narrano le vicende di Trieste fino ai nostri giorni; e la narrazione è ogni tanto interrotta da cenni opportuni sulle località, sui costumi antichi, e finalmente sulla lingua dove il dotto autore ha avuto occasione di mostrare anche la sua erudizione, compendiando con ammirabile chiarezza ed ordine quanto di meglio hanno scritto in proposito il Fauriel, 1' Ascoli ed altri mo- demi linguisti. Ed ora, poiché di questa storia si faranno certo, e presto, molte altre edizioni, permetta l'amico alcuui appunti. Nou io gii darò carico di avere la storia municipale spiegata con la storia della nazione o generale. Pure qua e là l'autore mira troppo al largo; e intanto dimentica il paese. Così nel capitolo: 1 Baroni si desidera un maggior corredo di fatti, che dimostrino qual fosse veramente la vita triestina durante il dominio dei vescovi. E perchè sulla storia dell'aite neppur uu cenno? Certo il mio signor Jacopo vorrà un'altra volta condurre il giovinetto a zonzo per la città, raccontargli la storia di San Giusto, di que' sassi consacrati due volte, di que' mosaici, di quelle iscrizioni; di quel San Giusto che fu un tempo il palladio della patria, e dove anche oggidì i buoiii veneratori del vecchio patrio mellone amano raccogliersi, e con la memoria delle passate vicende ben augurare delle future. E poi non molte, no, ma pur ci sono buone tele e statue da ammirare ; e se le statue di Leopoldo e di Carlo VI ricordate hanno un valore storico incontrastabile, le statue del Magni, del Ferrari, le tele del nostro Del-l'Aqua, sotto l'aspetto dell'arte valgono una serqua e anche due di Monarchi. Insomma, caro Giacomo, questa ommissione io non te la vo'così di leggeri perdonare; e tu ne farai da par tuo quanto prima la penitenza. Ancor di qualche scappatella storica. A pagina 55 si parla dei Greci in guerra coi Turchi ; più esatto con gli Arabi ; cbè i Turchi si trovarono a contatto coi Greci più tardi; e l'Imperatore Tzimisce solo nella seconda metà del secolo decimo si valse di Turchi Peteenegi per indebolire i Russi ; e i Turchi, i Turchi Selgiucidi entrano in campo un secolo dopo. Non è vero che Federico Barbarossa (pagina 74) abbia vinto cinque volte gl'Italiani; delle vittorie dell' Aeneóbarbo è testimonio la città donde scrivo, fabbricata in velio alla vinta Milano, e il monumento in bronzo e in lapide che il fatto rammenta sul palazzo.municipale di Laus Pompeja nova. Lodi nuovo. Più grave errore leggesi a pag. 127, dove tra i principi più favorevoli a Trieste rammentasi l'Impera-ture d'Austria e insieme re di spagna Carlo VI. È troppo noto come per la pace d'Utrecht nel 1712 casa d'Austria avesse i Paesi Bassi e i possessi spagnuoli in Italia, ma la Spagna no, chè toccò alla casa di Borbone. E se anche Carlo VI non volle riconoscere il Borbone; e intitolava sè re di Spagna; poiché re di Spagna non fu di fatto ma solo in carta, lo storico non ne se ha ad occupare. Ancor due parole della elocuzione. Vedrà il chiarissimo autore di rendersi propri, di assimilarsi gli altrui concetti affinchè, studiando alle fonti, non gli avvenga d'introdurre costrutti arcaici, sintassi licenziose con danno della eguaglianza dello stile che è così lucido, torno a dire, così scorrevole quando lavora sul suo. Perciò si potrebbe appuntare qualche periodo, come a pag. 52 terzo capoverso. "Quando le disgrazie ecc. ecc.,, dove c'è un la quale rimasto in aria appiccato per la gola. Lo so bene che le sono arditezze e costrutti scusabilissimi con l'esempio dei classici, e che fauno anzi andare in brodo di succiole i pedanti ; ma oggi come oggi, se proprio non si può accogliere ad occhi chiusi la teoria del Baretti, che voleva prima il suo bravo nome poi il verbo, poi il complemento oggetto, pure, dopo l'esempio del Manzoni, e i precetti del Bonghi, i migliori sono tutti d'accordo di sfuggire le storture, i periodi slombati, e qualche altra recente fanfanàta d'imitatori che male arieggiano il maestro. Lo stesso dicasi di uno strano uso del passato prossimo per indicare tampo lontano — vi diremo che nessuno è venuto pag. 54, di altra sconcordanza di tempo n i volte ripetuta — "mandò a dire che Trieste e' la vuole per sè„ pag. 98. — I Triestini, quantunque avessero perduti i castelli non si erano perduti ili coraggio; e ben lo seppero i Veneti ecc. ecc. pag. 100: evidentemente costrutti arcaici di cronache, e eh- resero così duro e ingrato lo stile dell'eruditissimo Kmdler. Pedanterie, si dirà, nei di bella donna. Ma questa metafora dei nei la è vecchia com< i brodetto; e la storia del bravo Cavalli è una così belli figliuola che per crescere la sua schietta eleganza, di affatura-menti e di nei non ha punto, punto bisogno. Ad secundum. Dire della valentia dell'erudito Attilio Hortis, nelle pazienti e dotte ricerche, de'suoi meriti letterari e scientifici l'è comj portar zanzare a Marano e cipolle ad Aquileja. Veramente ammirabile è la erudizione di questo giovane egregio, che con elegante dettato, con profonda dottrina vi dona un dopo l'altro cinque o sei libri all'anno. Di lui parlarono già con piena lode la Rivista Europea, la nuova Antologia ed altri giornali di nome. Troppo severo il giudizio invece che ne riportò la Perseveranza: non senza ogni fondamento però. Così in questo libro sui Walsee e le guerricciuole col comune di Trieste, trovo ricchissima messe di documenti, e un' analisi paziente, accurata; ma vi mancano i risultati, difetta la sintesi, o timidamente fa capolino. Leggiamo per esempio a pagina LIII 4 Lo storico triestino che legge i molti e lunghi processi ne ritrae un sentimento di profonda mestizia, e deve convincersi che i Triestini erano giudicati con rigore. „ È una frase buttata là che manifesta una serenità olimpica, una bontà spinta all' eccesso. Pure questa sola frase dovrebbe dar materia ad un intero libro ; e di corollario in corollario condurre il lettore a ben altre conclusioni. Ma tutto non è lecito dire. Sapevamcelo; c'è però 1' arte di dire e non dire, dare un colpo alla botte, ed uno al cerchio, condurre il lettore con ragionamento serrato a queir ultima conclusione che egli deve fare da sò; c'è l'arte di approfittare delle presenti larghezze per trattare nel campo severo della scienza, con misurato linguaggio, di ciò che qualche scapato ha potuto con varia fortuna ripetere nel campo dell'arte. Ad tertium. Su poche righe del Boccaccio intorno a Tito Livio lo stesso Hortis ha saputo fare un libro dove le annotazioni occupano più che mezzo il libro stesso. Tito Livio nel medio evo. Quale argomento! Certo se ne potrebbero comporre due grossi volumi come il Comparetti stupendamente ha fatto nel suo : Virgilio nel medio Eoo, con quel suo stile facile, ameno, indovinato ; perchè anche simili studi gravissimi ci piace vederli trattati da autori e non dico in maniche di camicia, ma senza toga e in farsetto. Della opportunità di siffatta opera l'Hortis meglio di noi è persuaso, e sa dircelo da pari suo — „Chi si pensasse," scrive egli nella prima pagina, " a investigare nell' ordine dei tempi, quando per primo si smarrisse la traccia de' libri dei classici antichi, o di una parte degli scritti loro, e quando nuovamente, e iu quanta parte, e per merito di quale scrit- torà que' libri si ricuperassero, farebbe opera ad ogni genere di studi utilissima.,, E altrove. " Fra questi autori è Tito Livio . . del quale nessuno ancora si mise a ricercarne di proposito la storia negli scrittori dell' evo medio. Egregio signor Hortis, un tal libro lo aspettiamo da lei, e glielo domandiamo con quella petulanza con cui i poveri si fanno a domandare la carità ai grandi signori. Anzi abbiamo anche l'ardire di mormorarle dietro uu consiglio: Continui pure a scrivere per l'Ar-cheografo e a regalarci di questi suoi opuscoli così e-ruditi, ma con un qualche risparmio di fatica e di tempo ; che lei potrà benissimo impiegare per regalarci quel tal libro, che noi, poveri ignoranti, stiamo qui sempre aspettando. E finalmente pour la bonne bouche eccovi un discorso sui doveri della madre del nostro Prof. Vincenzo de Castro. Che non sa fare il mio impareggiabile amico? Egli buon poeta, originale e traduttore, egli scrittore, filosofo, storico, politico, educatore ed oratore di giunta: e il catalogo delle sue opere parla chiaro. Egli insomma, lasciate che lo dica col mio usato stile, è Vomnibus della nostra letteratura. Infaticabile poi, come ve ne sono pochi oggidì : sempre il primo ad opere generose; oggi a Milano a istituire un nuovo asilo d'Infanzia, domani a Monza, a Lodi, a Pavia ad inaugurare una scuola, una società popolare, una biblioteca. Fra le belle sue doti non ultima la pronta e faconda parola. Ed io l'ho udito ; più volte l'ho veduto intascare lo scritto, e con improvvisa orazione trasfondere in altri con vigoria giovanile e con efficaci parole la persuasione della verità di cui tutto era compreso. Commendabile in lui, quale oratore, l'arte di colorare lo stile, la magia dei chiaroscuri, di cui è esempio, il succitato discorso. Lo si legga con attenzione specialmente alla chiusa. Ed io chiudo pure per non abusare della pazienza de' miei cortesi lettori. A rivista. P. T. Edizone comparata dei PROMESSI SPOSI L'egregio professore Riccardo Folli ha teste compiuta uu'edizione comparata dei Promessi Sposi, mediante la quale possono gli studiosi ad un tratto e senza sforzo vedere e valutare le correzioni di lingua e di stile con cui il Manzoni migliorò la forma del suo inimitabile capolavoro. ' A giudizio degl'intelligenti il sistema adottato dal professor Folli è finora il migliore, ed eccolo descritto da lui medesimo: „ li lettore, per saper se la'parola appartenga alla prima edizione, o alla prima insieme e alla seconda, o alla seconda soltanto, deve appena guardare se il testo è stampato in caratteri minuti, mezzani o più grossi. E così, chi vuol notar le parole, trova, 1' una sull' altra, le due usate prima e poi dal Manzoni; chi i periodi, scorge le virgole più spiccate; chi le aggiunte, legge solo i caratteri più grossi; e chi le parole e le frasi della prima edizione, cerca appena lo stampato in caratteri minuti. E, se alcuno desidera scorrere di seguito la prima edizione, legge il carattere più piccolo, aggiungendo il mezzano dove quello non si trovi, ma «mette sempre la punteggiatura e le parole in caratteri grossi ; se altri vuole il testo dell' edizione riveduta, legga di seguito lo stampato in carattere mezzano e più grosso, tralasciando affatto i caratteri piccoli. „ Eccone un fac-simile; è la chiusa del secondo capitolo : Intanto la buona Agnese (così si chiamava la ma- della dre di Lucia), messa in sospetto e in curiosità dalla parolina all'orecchio, e dallo sparir0 della figlia, era che Ti fosse discesa a vedere cosa c'era di nuovo. La figliala lasciò ragunatc componendo con Renzo, tornò alle donne radunate, e accomodando meglio potè l'aspetto e la voce, come potè meglio, disse: "il sig. curato è ammalato; e oggi non si fa nulla.. Ciò detto, ridiscese le salutò tutte in fretta, e scese di nuovo. Le donne sfilarono, e si sparsero a raccontare l'accaduto. Dne o tre andaron fino all'uscio del curato, e a verificare se don Abbondio era veramente ammalato. per verificar se era ammalato davvero. „Un febbrone", rispose Perpetua dalla finestra; e la trista parola, riportata all' altre, La verità del fatto troncò le congetture che già cominciavano a brulicar* nei ne'loro cervelli, e ad annunziarsi tronche e misteriose,. nelle parole. ne' loro discorsi. L'opera sarà in due volumi, de' quali è uscito il primo ; che si trova vendibile, al prezzo di L. 2, dagli editori Briola e Bocconi, in via S.ta Margherita. La storia di Trieste raccontata ai giovanetti da Jacopo Cavalli. Libro premiato dal Consiglio della città. Trieste, stabilimento tipografico B. Appolonio, 1877. Editore il Municipio. Dopo lungo ed ansioso attendere è fatta di pubblica ragione questa bella storia di Trieste, la quale ha voluto l'egregio Cavalli narrare soltanto a' giovanetti, mentre la dovrebbe essere anche narrata a parecchi e parecchi uomini maturi. Che l'ansia dello attendere fosse ragionevole, noi lo giudichiamo dalla grande importanza che ha la laboriosissima Trieste, e dai difetti delle sue storie finora venute iu luce, non ultimo de' quali ci sembra quello di non essere scritte popolarmente. Si sa, che la storia di qualunque città è difficile d' investigare dacché raro accade che sia netta da intralciamenti di controversie. Cercare le remote e spesso inavvertite cagioni e dar loro il debito e consenzioso apprezzamento, sicché non si prenda per essenziale ciò che non vi concorse che per mero accidente, ecco ufficio nobilissimo e in uno malagevole di chi imprende a scrivere le istorie. Come il dotto Cavalli abbia dimostrato di conoscere codesto ufficio, e come abbia superate le malagevolezze, lo avranno proclamato a quest' ora tutti quelli che hanno letto il suo lavoro. Il quale poi, a parer nostro, ha il grandissimo pregio di essere scritto senza preoccupazione di sorta, perchè 1' autore ha studiato con fondamento nelle preziose memorie triestine, che potevano fornirgli i veri lumi, e dietro a questi trasse quelle conseguenze che gli parve più di ragione. E come in fine abbia il Cavalli saputo toccare la dilicata corda del cuore giovanile, più delle nostre parole, valga la prefazione del suo libro: „ È istinto di natnra L'amore del patrio nido. Amano anch'esse Le spelonche natie le belve istesseB Metastasio. La madre e la patria sono gli oggetti più cari che ha 1' uomo sulla terra, sono i due più nobili e -santi affetti che gli commovono il cuore. E lo dice sapientemente il nostro proverbio : "casa mia, mamma mia.,, Mamma, oh quanto dolce e soave torna al cuore questo caro nome, e quante cose ci richiama alla mente! A solo ricordarlo, il pensiero vola in un baleno a' primi anni della nostra vita, alle gioje serene, alle carezze, ai baci, di cui ci colmava nostra madre; e con infinito piacere ci si rappresentano nell'animo commosso le cure affettuose e delicate, il vigile e trepidante amore di lei. O chi può dire il bene che ci vuole la mamma? Per vederci contenti, per farne felici, ella darebbe il sangue delle sue vene. Piccini, noi viviamo della sua vita, e lei della nostra. Ella c'insegna ad amare, a temere, ad ammirare, a pregare : è il nostro angelo custode, il nostro tutto. E il proverbio le associa e mette alla pari un altro oggetto, la casa. Così è: la madre e la patria si tengono unite in guisa che la mente non vale a disgiungerle: indi la bellissima parola madrepatria. Sacro nome questo di patria, che ci rammenta il luogo dove vedemmo la luce e tentammo i primi passi; che ci ricorda la casa, le stanze, l'ordine e le suppellettili di quelle; la contrada del prediletto passeggio; le case dei vicini; i compagni dei nostri trastulli; le piazze ed i giardini, i monti e il mare, testimoni del nostro crescere; i parenti e gli amici. Non c'è angolo del suolo natio cui non ci leghi qualche affetto, qualche dolce memoria ; non c' è luogo in cui non s'incontri l'aspetto sorridente di nostra madre. Aveva dunque ragione il sommo educatore Girard quando proponeva si chiamasse matria, anziché patria il luogo natio. Ma l'affetto per la madre può crescere, e cresce veramente, quanto più conosciamo e teniamo presente quel ch'ella ha fatto o fa tuttavia per il nostro bene e per la nostra felicità. E nella stessa maniera cresce l'amore per la patria. Quanto maggiori sono le sue bellezze e le sue virtù, quanto meglio conosciamo le vicende che le son toccate, tanto più l'amiamo e l'abbiamo cara. Per amare bisogna conoscere, per conoscere bisogna studiare. Ecco perchè è necessario lo studio della storia patria. Impariamo adunque con amore e con diligenza la storia della nostra patria, Trieste. Vediamo a quale regione eli' appartenga, chi furono i nostri padri e donde venuti; esaminiamo brevemente le memorie e le principali vicende, che da umile stato portarono questa bella città alla presente grandezza. G. La Sega — Sermone dedicato ai nuovi pedanti dal prof. Paolo Tedeschi. Molti sono i verseggiatori, pochi i poeti: il professore Tedeschi è dei pochi che hanno l'ingegno e l'animo di poeta. Il sermone qui annunciato è un bello esemplare di poesia italiana e un solenne atto di protesta contro tutti i Ser Martino o gl'inneggiatori della nuova scuola satanica. Programma del Ginnasio superiore di Capodistria. Anno scolastico 1876-77. Esso contiene: Brevi cenni sulla pronunzia delle consonanti latine t, d; c, k, q, g; p, c. — Studio del professore Giuseppe Vettach. — Notizie intorno al Ginnasio, compilate dal Direttore. — Crediamo che il lavoro del signor profsssor Vettach possa riuscire profittevole a chi si dedica allo studio del latiuo, e sia tale da innamorare i giovani nella filologia, in oggi tanto progredita anche tra noi. Il Ginnasio fu frequentato quest'anno da 123 scolari, cioè: da 119 italiani, 3 slavi, 3 greci, ed 1 tedesco, j PARENZO, data del timbro postale P. T. Per soddisfare ad un bisogno generalmente sentito, il sottosegnato tipografo sta per imprendere in Parenzo la ripubblicazione di tutte quelle leggi, ordinanze, notificazioni e circolari, che più da vicino riguardano gì' interessi dell' amministrazione provinciale, comunale e scolastica. Perchè la pubblicazione stessa corrisponda meglio tanto allo scopo di offrire un complesso omogeneo e di facile evidenza delle leggi ed ordinanze, quanto a quello di poterle unire in maneggevole mole, j 1' editore ha stabilito di raggrupparle secondo i diversi rami d'amministrazione, a cui- esse si riferiscono, di stamparne il testo attualmente in vigore, annotandovi j appiedi quelle disposizioni che ne modificarono il pri- : mitivo tenore, e di distribuirle in 4 volumetti, il cui costo, relativamente piccolo, nulla torrà all' esattezza dell' edizione, che sarà corretta con tutta cura. Il I. di questi volumetti conterrà le leggi, ordinanze ecc. in oggetto d' amministrazione comunale propriamente detta, in oggetto sanitario ed in oggetto di sfratto. Il II. volumetto abbraccierà le disposizioni di legge sulle acque — sulle strade ■— 5sulla costruzione delle chiese e canoniche cattoliche — sulla pesca — sull' istituzione dei libri fondiarj — sulla conservazione della selvaggina. — sulla formazione delle liste dei giurati — sulla riduzione a sistema metrico delle misure e dei pesi; — ed oltre le leggi agrarie, conterrà anche il vigente regolamento edile. Il III. volumetto sarà dedicato esclusivamente alle leggi scolastiche; e finalmente il IV riunirà in sè le leggi costituzionali, e le leggi ed ordinanze in materia d' amministrazione provinciale. Nel portare ciò a conoscenza di il sottoscritto tipografo editore si lusinga che vorrà gentilmente prestarsi a retrocedergli nel più breve termine possibile la qui annessa scheda di associazione, munita delle relative ordinazioni. Di mano in mano che i volumetti saranno stampati, ogni commettitore li riceverà mediante la posta e verso rivalsa postale. Il formato ed i tipi di questa edizione saranno perfettamente eguali a quelli della presente circolare, ed il prezzo ne verrà ragguagliato a soldi 5 il fòglio di pagine 16 di stampa. pAETANO pO AN A tipografo-librajo