Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonaniento annui fiorini 5. Semestre in proporzione. — L' abbonomento non va pagato ad altri che alla Kedazione. erezioie dell' 1rcive8covato in Gorizia. Benedetto XIV nella Bolla in cui soppresso dichia-rava 1' antico patriarcato d' Aquileja, aveva promesso al-1' augusta imperatrice Maria Teresa ed alla serenissima repubblica veneta di erigere due arcivescovadi, 1' uno in Gorizia, 1' altro in Udine. II sommo pontefice altenne. Non era ancor scorso un anno dalla soppressione del patriarcato aquilejese, e gia comparve la Bolla deli' erezione dell'arcivescovado in Gorizi8, qual Bolla princip:a: " San-ctissimae militantis Ecclesiae„. Cosi le brame ardenti dei Goriziani furon appagate. Nessuno forse era pili degno di occupare questa nuova sede, e piu idoneo a portare la carca aroivescovile del conte Carlo Michele d' Attems, uomo piu cospicuo per le sue eminenti virtu, che per la nobilta de' suoi natali, il quale in qualit& di vicario apostolico aveva avulo occasione di conoscere e i bisogni della diocesi, e quali medicine erano necessarie per ri-marginare le piaghe fatte dalla tristizia dei tempi, e quali mezzi doveansi impiegare a promuovere il bene di que-sta chiesa. Carlo Michele d' Attems era nato da Giovanni Francesco conte d'Attems e da Elisabetta Coronini con-tessa di Cromberg, donna religiosa ed esemplare, che, adempiendo ai sacri doveri di madre, avea saputo istil-lare la pieta al suo figliuolo. Allevato ai principi della religione e delle leltere i solleciti ed amorosi genitori lo inviarono a Modena, ove studio umanita e filosofia: indi si porto a Boma, e con tanta diligenza si dedico allo studio delle teologiche discipline, che riporto la lau-rea di dottore in teologia nel collegio della Sapienza. Terminala la carriera degli studi, papa Clemente XIII gli conferi la prepositura di Bettenbrun nella Svevia, ed il creo suo prelato domestico. Nel 1745 fu nominato ca-nonico di Basilea, donde da Benedetto XIV fu chiamato a portare il peso di vicario apostolico nella parte austriaca della diocesi d'Aquilcp. Finalmente nel 1752 il medesimo pontefice con apposito Breve il conferm6 primo arcivescovo di Gorizia. Elevato a questi ecclesiaslica dignita dal piu sapiente dei papi, con tutta sollecitudine si dieda a riordinare le cose della sua diocesi, a spian-lare gli abusi, a promuovere la salule della greggia alle sue cure affidata. Non contento deli' educazione che da-vano i Padri della Compagnia agli alunni della milizia ecclesiaslica, fondd in Gorizia un seminario onde sotto la sua vigilanza e direzione solidamente allevare i chie-•"ici alle scienze ed alla probita. Visito piii d' una volta la vasta sua diocesi, per vederne coi propri occhi le in-digenze, conoscere le sue pecorelle ed essere da esse conosciuto, confortarle coi balsamo delle sue parole, ri-durre gli erranti sul retto sentiero, e soccorrere ai ta-pini colle sue generose limosine. Dopo aver ripetuta-mente dimostralo alla corte di Vienna, che 1' arcivescovo di Gorizia, qual successore del patriarca d' Aquileja, dovea esser insignito del titolo di principe deli' impero, P ottenne finalmente per se e suoi successori. Non troviamo sulla nostra tavolozza colori per pennelleggiare la santita della sua vita, 1'indefesso suo zelo nelPoperare la salute delle anime, scrbare intatto il deposito della fede ed integra la disciplina ecclesiastica, la sua ardente carita verso il clero subalterno, la sua liberalita verso i poverelli di G. C.; insomma la sua attivita, le sue virtu, i meriti che cumulo in questa bassa dimora in 22 anni di apostolato, ne' quali santamente, saviamente e prudentemente resse P arcidiocesi di Gorizia. Sobrio, temperante, pudico, mo-desto, ospitale, giusto, continente, non superbo, non 1 i ti— gioso, non inleressato, era modello dei prelati. Felici quelle greggie, cui toccano in sorte simili pastori. Ad av-valorare le nostre parole riportiamo un branello di let-tera indirizzatagli dal gran pontefice Benedetto XIV: "Noi - gli scriveva il papa — noi tratto tratto andiamo ripigliando le lettere, ch'ella ci scrisse per aver occasione di ringraziare di vero cuore Iddio, che si Je degnato di far riuscire nei giorni nostri cio che non e succeduto ne'giorni de'noslri predecessori, di aver data providenza al governo di tante migliaia d'anime, per la fatalita dei tempi abbandonate, e di aver trovato un arcivescovo vero successore degli Apostoli nel suo apostolico ministero, ed una regina imperatrice, che nell' ass;stere ai bisognosi del santuario batte le pedale di Pulcheria „. L'anno 1774 fu P ultimo della sua ter-restre peregrinazione. Munito dei soccorsi della religione, ed onusto di meriti fe' tra-gitto dal tempo ali' cternita benedetto e compianto da tutti. La memoria del Presule d'Attems e in benedizione, ed il di lui nome oltre che non sara giammai dai fasli goriziani cancellato, suonera mai sempre gradilo agli orec-chi de' suoi conciltadini. Suffraganei del metropolita go-riziano erano i vescovi di Pedena, di Trieste, di Trento e di Como. E da fare le maraviglie, che il vescovo di Como sia stato suffraganeo deli'arcivescovo di Gorizia, Sappiamo per fermo che la chiesa di Como era pria sog-getta al metropolita di Milano, e che poscia (quando ed in che occasione non si sa) pass6 sotto la giurisdizione del patriarca d' Aquileja. Sappiamo che il patriarca aquilejese Valperto gia nel secolo IX esercitava i diritti metropolitani nella chiesa di Como. Finalmente sappiamo che dopo 1'abolizione del patriarcato aqnilejese il vescovo di Como fu [sulfraganeo del metropolita goriziano. L' antistite di Lubiana non era soggetto aH' arcivescovo di Gorizia, perche godeva il privilegio di autocefalo. Morto il 5 dicembre del 1757 in Vienna Ernesto Amadeo conte d' Attems, presule lubianese, Maria Teresa aveva il divisa-mento di unire quel vescovado, la cui diocesi era quasi da ogni parte circondata da quella di Gorizia, aH' arci- , vescovado goriziano; ma passato di vita nel maggio 1758 Benedetto XIV, Pimperatrice regina non trovo arrende-vole il di lui successore Clemente XIII; onde ogni ten-tativo riusci vano. (Storia degli Attems; De Rubeis M. E. A. c. 50, col. 452; Morelli MS.) CAPITOLO METROPOLITANO. II medesimo sovrano decreto che comandava di dare il possesso temporale aH'arcivescovo di Gorizia, ordinava pure d' introdurre il nuovo capitolo, onde investirlo di tutti i diritti e di tutte le prerogative che godeva il sop-presso capitolo d'Aquileja; in seguito di che subentrd ad occupare un pošto nelle pubbliche adunanze degli stati provinciali. Ouesto corpo insigne composto di cittadini, che dava novello lustro alla citta di Gorizia, in-dusse gli stati goriziani ad accordargli, oltre il voto cu-riale ereditato dal capitolo d'Aquileja, anche il personale riguardo alle tre digniti del capitolo, cioe riguardo al preposito, decano e primicerio. I canonici di Gorizia furono decorati della cappa al pari dei piu illustri capitoli della Germania; e Pimperatrice Maria Teresa li distinse con una medaglia, su cui impresso volte P augusto suo nome. Inoltre il capitolo metropolitano di Gorizia ottenne dal romano pontefice ai membri che lo compongono le insegne di protonotari apostolici; quindi in questa occa-sione alla medaglia venne sostituita una croce prelatizia. Le rendite della commenda di Rosazzo furono divise, la prepositura di S. Stefano e Pabazia di Beligna soppresse, onde assegnare si al prelato che al capitolo mezzi con-venienti di sussistenza. Oggidi l1 insigne capitolo della chiesa metropolitana di Gorizia d composto di un preposito initrato, di un decano, di uno scolastico, e di altri quattro canonici effettivi. (Morelli MS.) SINODO PROVINCIALE GORIZIANO. Carlo Michele conte di Attems, promosso ali' infula arcivescovile, conobbe la necessita di meglio organizzare la sua arcidiocesi, di consolidare la fede, reintegrare la disciplina ecclesiastica, riformare i costurni si del clero che del popolo, ordinare il culto pubblico, e svellere gli abusi introdotti. Per ottenere piu facilmente questi santi fini, 1' anno 1757 scrisse alla corte di Vienna onde im-plorare il permesso di radunare tutto il clero alla sua giurisdizione soggetto. Dopo undici anni d' iterate istanze, la piissima Maria Teresa finalmente si compiacque di accordargli la chiesta licenza, ed il sollecito pri lato con-voco tosto un sinodo provinciale che fu celebrato per quattro giorni continui nella chiesa metropolitana di Gorizia. La prima sessione sinodale fu tenuta il 18 otto-bre del 1768. Aldrago Antonio Piccardi, vescovo di Pedena, vi comparve in persona: i tre veseovi sulfraga- nei di Trieste, di Trento e di Como delegarono i loro procuratori. Lo stesso fecero gli antistiti di Pola, di Parenzo e di Feltre soggetti al veneto dominio, per quelle parti di diocesi ch' erano nel territorio austriaco. I capitoli di Pedena, di Fiume, di Cividale e di Novame-sta inviarono i loro deputati. Intervennero personal-mente vari abati, arcidiaconi, commissari ecclesiastici, e vicari foranei, senza contare tanti altri paroehi e curati, i quali tutti formavano una congregazione di 300 circa ecclesiastici. Ottavio barone de Terzi, primo consigliere del governo goriziano, vi assistette in qualit& d'imperiale regio commissario. In questo sinodo provinciale furono compilate in lingua latina 45 constituzioni, che trattano della fede cattolica, dei luoghi sospetti di eresia, della bestemrnia e superstuione, dei giudei ed eretici, dei predicatori della divina parola, della dottrina eristiana, della santificazione delte feste, dei digiuni ecclesiastici, dei Sacramenti in genere ed in ispecie, delle reliquie e sacre immagini, delle indulgenze, delle processioni, del foro ecclesiaslico, dei veseovi e degli altri prelati inferiori, del capitolo e' dei canonici, degli arcidiaconi, dei decani, commissari e vicari foranei, deli' officio e residenza del paroco, della vita ed onestadei chierici, della lezione della Sacra Scrit-tura, delle conferenze ecclesiastiche e degli esercizi spi-rituali, delle benedizioni e degli esorcismi, delle sacro-sante chiese e del loro culto, dei funerali e sepolture, dei beni ecclesiastici, dei pii legati, degli spedali, dei sodalizi laicali, dei regolari, delle monache, degli eremiti, dei maestri di scuola, dei concubinari e pubblici pecca-tori, delle usure e contratti illeciti, del seminario dei chierici, dei superiori, delPobbedienza, e deli'osser-vanza delle istituzioni arcidiocesane. ISTITUZIONE DEI DECANI. La constituzione XXVII, di cui ne diamo un sunto in italiano, contiene il seguente ordinamento : " Benche per 1'ampiezza della nostra arcidiocesi, e la lontananza dei luoghi nelle singole provincie alla nostra giurisdizione spirituale soggette siano istituiti molti arcidiaconi, i quali chiamati a parte della nostra sollecitudine, in nostro nome ed investiti da noi di competente autorita, secondo la misura del potere ricevuto, provedono a tutto cio che il foro interno risguarda: nulladimeno essendo difficile nelle grandi cure rivolgere lo sguardo a tutte le cose, a segno che almen alcune non isfuggano, bramosi di provedere possibilmente a tutto, a maggior vigilanza della pastorale sollecitudine, abbiamo deliberato di ag-giungere agli arcidiaconi i decani, i quali sotto la pre-siJenza degli arcidiaconi sieno preposti ad un certo nu-> mero di parocchie, e facciano le nostre veci nella custodia della greggia del Signore. I decani, ossia commissari, o vicari foranei son i seguenli: SERIE DEI DECANI, O VICARI FORANEI nella contea di Gorizia. Pel distretto di Salcano il vicario di Salcano. Pel distretto di Prebacina il vicario di S. Pietro. Pel distretto di Camigna il vicario di Camigna. Pel distretlo di Comen il vicario di Comen. Pel distretto di Lucinico il paroco di Lucinico. Pel distretto di Bigliana il paroco di Bigliana, be-nemerito vicario generale deli' arcivescovo Altems. Pel distretto di Cormons il paroco di Cormons. Pel distretto di Canale il paroco di Canale. Nella contea di Gradišča. Pel distretto di Gradišča il paroco di Gradišča. Pel distretlo d' Aquileja il paroco di Villa Vi-centina. Pel distretto di Visco il paroco di Visco, vicario apostolico del monastero di S. Maria d' Aquileja. Pel distretlo di Ontagnano il paroco di On-tagnano. Pel distretto di Driolessa il paroco di Driolessa. Sotto V arcidiaconato di Totmino. Pel distretto di Tolmino il paroco di Tolmino. Pel distretto di Circhina il paroco di Circhina. Pel distretto d' Idria il paroco d' Idria. Nella provincia della Sliria, e nella contea di Cilli. Sotto l' arcidiaconato di Cilli. Pel distretto Tiberiense P arciprete di Tiiffer. Pel distretto di Gonnovitz P arciprete di Gon-novitz. Pel distretto di Kotech P arciprete di Kotech. Pel distretto di Saldenhof 1' arciprete di Sal-denhof. Pel distretto di S. Martino, presso a Windograim, P arciprete di S. Martino. Pel distretto di Rohitsch P arciprete di Rohitsch. Pel distretto di S. Croce P arciprete di S. Croce. Pel distretto di Neyckirchen il paroco e commis-sario di Neyckirchen. Pel distretto di Feistritz il paroco e commissario di Feistritz. Pel distretto di Santitsch il paroco e commissario di S. Vito. Sotto l'arcidiaconato di Rudolphsioerth, ossia di Novamesta. Pel distretto di S. Giorgio il paroco e commissario di S. Giorgio, delegato arcivescovile. Pel distretto di Saxenfeld il paroco e commissario di Saxenfeld. Sotto t' arcidiaconato di Sittic. Pel distretto di Sachsenfeld il paroco e commissario di Sachsenfeld. Sotto V arcidiaconato di Landstrasse. Pel distretto di Runa il paroco di Runa (Rann). Pel distretto Ji Liechtenwald il paroco di Liech-tenwald. Nella provincia o ducato deli« Carintia. Sotto V arcidiaconato di Villaco. Pel distretto di Tarvis il paroco di Tarvis. Pel distretlo di S. Stefano il paroco di S. Stefano. Pel distretto di Kirchbach il paroco di Kirchbach. Pel distretto di S. Daniele il paroco di S. Daniele. Pel distretto di Lesachlhal il paroco di Liesing. Pel distretlo di Lieding il paroco di Lieding. Pel distretto di S. Paterniano ii paroco di S. Pa-terniano. Pel dislretto di Gail il paroco alla B. V. in Gail. Sotto C arcidiaconato della Vittoriu'). Pel distretto di Cappel il paroco di Cappel. Sotto C arcidiaconato di S. Paolo. Pel distretto di Mochling il paroco di Mochling. Sotto V arcidiaconato di Griffen. Pel distretto di S. Pietro il paroco di S. Pietro. Sotto V arcidiaconato di Eberndorf. Pel distretto di Eberndorf il prevosto di Eberndorf. Pel distretto di Gutenstein il paroco di Gutenstein. Pel distretto di Cappel il paroco di Cappel. Nella provincia e ducato della Carniola. Sotto t' arcidiaconato della Carniola superiore. Pel distretto di Litopoli (Stein) il paroco di Li-topoli. Pel distretto di Locopoli (Loka il paroco di Lo-copoli. Pel distretto di Michelstetten il paroco di Michel-stetten. Sotto r arcidiaconato di Sittic. Pel distretto di Mannsburg il paroco diMannsburg. Pel distretto di Vazh il paroco di Vazh. Pel distretto di S. Martino il paroco di S. Martino. Pel distretto di S. Vito il paroco di S. Vito. Pel distretto di S. Margherita il paroco di S. Mar-gherila. Pel distretto di Trelfen il paroco di Treffen. Pel distretto della B. V. di Horland il paroco di Horland. Sotto l'arcidiaconato di Landstrasse. Pel distretto di Landstrasse il paroco di Landstrasse. Pel distretto di Sigelburg il paroco di Sigelburg. Sotto l'arcidiaconato della Valle Jocosa. Pel distretto di Zirkniz il paroco di Zirkniz. Sotto P arcidiaconato di Rudolphsioerth. Pel distretto di Novamesta il paroco di Novamesta. Pel distretto di S. Ruperto il paroco di S. Ruperto. Pel dislretto di Oneigstein il paroco di Oenigstein. Pel distretto di Pollana il paroco di Pollana. Sotto t' arcidiaconato di Reifniz. Pel distretto di Lees il paroco di Lees. Pel distretto di Gottschee 1' arciprete di Gottchee. ') Mainardo conte di Malstain, dopo aver trionfato in una pugna, fondd un cenobio di monaci cisterciensi, che intitolo della viltoria. (Bauzer 1. 5, n. 143). Pel distretlo di Gmkfeld il paroco di Gurkfeld. Pel distretto di Oblak il paroco di Gutenfeld. Ai superiori si aggiunse. Pol distretto di Vipacco il paroco di Vipacco„. Nella medesima constituzione fu ingiunto ai chierici subalterni di prestar ossequio ed obbedienza ai nuovi decani loro superiori, come questi doveano obbedire a-gli ordini dei rispettivi arcidiaconi. Ai decani poi fu imposto di osservare santamente e di far osservare dai loro subordinati tutte le cose ordinate nelle sinodali con-stituzioni, e qualunque altra disposizione, decreto, editto, statuto, mandato deli' arcivescovo di esortare i paroehi ali' esatta osservanza delle constituzioni, di correggere i renitenti, ed in caso che la loro correzione fosse vaua di denunziarli od all'arcidiacono, ovvero alfo stesso arcivescovo, di sopravvegliare alla vita ed ai costumi non solo dei curati, ma eziandio degli altri chierici, ed alla disciplina ecclesiastica, non che di attendere se le sin-gole chiese sieno decentemente tenute, se le sacre fun-zioni si facciano secondo 1' ordine prescritto, finalmente di conservare le cose buone, dirigere le vacillanti, emen-dare le corrotte. Venne innoltre ordinato agli instituiti decani di ri-ferire ogni anno alla curia arcivescovile intorno ai se-guenti punti: 1) Se i sacerdoti del distretto decanale nel corso deli' anno abbiano fatti gli esercizi spirituali. 2) Se il paroco, o vicario perpetuo, applichi ogni domenica e festa la santa messa pel suo popolo; se fra la messa tenga il discorso e dopo pranzo la dottrina eristiana com'e prescritto; quante volte il curato, e quante volte per lui qualche altro sacerdote abbia predicato, o catechizzato. 3j Se ne' luoghi ed abitacoli rimoti dalla parocchia, massime nel tempo di quaresima per se, o per mezzo del suo cooperatore istruisca i parvoli e gl' ignoranti nei misteri necessari a d asseguire 1' eterna salute: percio il decano dee ogni anno visitare le singole parocchie, ed e-saminare i parocchiani, onde convincersi ed essere in islato di poter dare un' esatta relazione. 4) Se nella domenica antecedenie vengono an-nunz ale al popolo le feste di precetto, e se si tengano debita;»iente le funzioni di chiesa. 5) Se il curato abbia abolite le feste di divozione dal popolo arbitrariamente introdotte, le processioni not-turne, in cui hanno luogo le commessazioni, ovvero le abbia in altre opere di divozione commutate; se nelle festivila tolleri i pubblici balli nelle vie, nelle osterie, e cio che e peggio vicino alla chiesa. 6) Se i Sacramenti vengano con sollecitudine e secondo il rituale amministrati; quanti nel corso deli'anno sieno nati legittimi, e quanti illegittimi; se sieno stati tutti battezzati, e se taluno non fosse stato battezzato, per qual ragione; se i figliuoli sieno stati dati alla luce da parenti dimoranti nella propria, ovvero in aliona parocchia; se ogni anno abbiano esaminate ed istruite le ostetrici intorno al dovere che hanno di amministrare il battesimo in caso di necessita. 7) Ouanti matrimoni siano stati celebrati nel corso deli' anno , se abbiano preceduto le proraulgazioni e P e- same degli sposi; se il matrimonio sia stato celebrato in faccia della chiesa, di mattina ed ogni giorno di festa; se la sposa inciuta sia venuta col complice, e sia stata ; punita. 8) Ouanti sieno morti; se gli adulti furono mu-niti dei Sacramenti, e se ne partirono da questo mondo senza i soccorsi della religione, per quali cause; se gli infermi vengano proveduti dei sussidi spirituali con šot lerzia e gratuitamente; se il paroco visiti spesso gli am-malati, e se egli, o qualche altro sacerdote, od almeno qualche pia persona da lui designata assista agli ago-nizzanti. 9) Se ogni paroco abbia il protocollo, e vi noti tutto ci6 ch' e necessario; se sia in istato di portarne Ie tabelle al sinodo arcidiaconale. 10) Se vi sia nel decanato qualcuno sospetto di eresia ; se nella parocchia serpeggi qualche pubblico scan-dalo, esempi grazia il concubinato, odii, inimicizie, usure, superstizioni, venefici ecc. 11) Se tanto nelle chiese parocchiali come pure nelle filiali, dove e frequente concorso di penitenti, i confessionali abbiano le grate, 1' immagine del crocefisso e i časi riservati; se con decenza si esponga ali'ado-razione dei fedeli il santissimo Sacramento delPaltare; se si osservino i riti e le cerimonie secondo lerubriche ed il direttorio; se finalmente nelle funzioni ecclesiasti-che i chierici portino la veste talare. 12) Se nelle domeniche e nelle feste si celebri Ia messa in un'ora al popolo piu opportuna; se i curati tengano i diseorsi morali e le catechesi anche in quelle feste, in cui le pecorelle affluiscono alle chiese filiali; se nei pubblici sacelli e nelle chiese filiali, quando accade di celobrare i divini misteri, proferiscano il sermone, e catechizzino i parvoli; se le suppellettili della chiesa siano nette e monde, e precipuamjnte convenienti alla dignita del santo sacrifizio della messa. 13) Se qualche chierico sia dedito ali'ubbriachez-za, ali' usura, alla caciia clamorosa, se abbia famiglia- . rita colle donne, ovvero commetta qualche altro eccesso; se qualcuno dei paroehi, vicari, o sacerdoti tolleri in časa qualche donna che non sia congiunta nel primo o secondo grado di consanguinitži od afflnita, qvvero mi-nore di 40 anni. 14) Se i paroehi e gli altri curati si accostino alinen due volte al mese al sacro tribunale di penitenza, per purgare dalle macchie le loro coscienze. 15) Se qualche parte del popolo parocchiano, per la grande distanza, non frequenti Ia chiesa matrice; se il paroco, per impotenza, non possa recarsi alla chiesa filiale; finalmente se sia possibile di erigere un vicariato, indicandone i mezzi di elfettuarlo. Tutte le suddette cose doveano i decani attenta-mente esplorare, e i curati in coscienza riferire ogni anno nel mese di dicembre al decano. I decani erano obbligati di visitare sovente i paroehi infermi del loro distretto decanale, e se li trova-vano in pericolo di morte, doveano aver cura di prestar loro i sussidi si spirituali che corporali. Ouando poi che i curati passavano di vita nei luoghi molto diseosti dalla i citta di Gorizia, correa obbligo ai decani di significare 1 la loro morte alParcidia^ono, se poi trapassavano in luo- ghi vicini aH' arcivcscovo, notando 1' ora, il giorno, ed il mese del transito, affmche 1'ordinariato potesse tosto pro-vedere la chiesa vacante di un amministratore. Ogni mese il decano dovea convocare il clero del suo di-stretlo, e sotto la sua presidenza tenere delle conferenze sulle materie teologiche, onde spronaie i chierici alla lettura di buonj libri, e far tesoro di quelle cagnizioni che son assolutamente necessarie a spezzare il pane della divina parola, dirozzare i gonzi, illuminare i ciechi, con-sigliare i dubbiosi, dirigere le coscienze, rintuzzare i dardi dei nemili della verita, insomma a lavorare con frutto il campo del Signore, ed adempiereai gravi uffizi del sacerdotale ministero. Una si salutare instituzione conferiva senza dubbio alla coltura del clero, e a ren-derlo piu autorevole in faccia del popolo. Se i dccani trovavano nelle parocchie, vjcariati e curazie, ovvero nei chierici dei disordini che meritavano di essere severa-mente puniti, doveano senza vnruna dilazione riferire o aH' arcidiacono, od alla curia arcivescovile; e per far co-noscere al prelato la condizione del loro distretto, erano obbligati di presentargli lo stato del loro decanato. Se nascevano tra' chierici delle dissensioni, i decani doveano mcttere in pratica tutto lo studio e tutta la prudenza, per ispegnere il fuoco e tornare ad essi la pace. Allor-che si recavano per tenere le funzioni di chiesa, erano obbligati di visitare attentamente le parocchie del loro distretto,- e di spedire gli atti della visita ali'arcidiacono, il quale li facea pervenire alla curia arcivescovile. Era pero loro severamente interdetto di trattare le cause di maggiore rilievo, o quelle spettanti ali' uffizio deli' arcidiacono, senza uno speciale mandato sotto pena di nul-lita degli atti, e sotto minaccia di castighi che 1' arci-vescovo si riservava d' infliggere, per punire la loro audacia. Agli atti del sinodo sottoscrissero i seguenti per-sonaggi: .1) Carlo Michele metropolita ed arcivescovo. 2) Aldrago Antonio Piccardi vescovo di Pedena. 3) Pietro Antonio Pollini, preposito della chiesa metropolitana di Gorizia pel vescovo di Trento. 4) Annibale Nicold Giuliani, dottore in teologia5 canonico, vicario generala della chiesa cattedrale di Trieste, e procuratore della medesima. 5) Rodolfo conte di Edling, decano della chiesa metropolitana di Gorizia, preposito di S. Stefano, pel vescovo di Como. 6) Pietro Francesco..... caes. reg. arcidiacono di Fiume pel distretto di Pola da parte deli' impero. 7) Giuseppe Schrokhinger de Neydenberg, com-missario e delegsto pel distretto parentino da parte del-1' innpero. 8) Angelo de Costanzo della Compagnia di Gesu pel distretto di Feltre da parte deli' impero. 9) Giuseppe Casina, rettore della časa dei Ge-suiti in Gorizia pel rettore della časa dei Gesuiti in Gratz. 10) Pietro Antonio Pollini, prevosto della chiesa metropolitana di Gorizia pel capitolo goriziano. 11) Carlo'de Baronio, priinicerio della chicsa metropolitana di Goriz;a. 12) Lodovico Felice Romani, canonico seniore della chiesa metropolitana di Gorizia. 13) Andrea Bevilacqua, canonico procuratore del capitolo di Trieste. 14) Giambatlista Vlah canonico e vicario generale di Pedena pel capitolo pedenese. 15) Ermano conte di Attems, canonico e procuratore deli' insigne chiesa collegiata Civitat. '). 16) Martino Giuseppe Tabacin, decano del capitolo di Novamesta, ed arcidiacono del distretto di No-vamesta. 17) Martino Ferdinando Bartolotti, abate ed arcidiacono di Cilli. f8) Emiliano abate deli' ordine di S. Benedetto nel monastero di Arnoldstad ed arcidiacono. 19) Maria Bernardo deli'ordine dei Cisterciensi, abate della B. V. Maria della Vittoria, ed arcidiacono in-fulato della Valle delle Rose. 20) Leopoldo abate ed arcidiacono alle Fonti della B. V. Maria presso Landstrasse. 21) Francesco Saverio deli' ordine dei Cisterciensi, abate di Sitlic ed arcidiacono. 22) Bruno deli'ordine de'Cisterciensi prelato nella Valle Focosaed arcidiacono. 23) P. Edmondo in nome deli' arcidiacono di Gorizia. 24) Carlo Dillner della Compagnia di Gesu, dottore in teologia, prepos to di Eberndorf ed arcidiacono. 25) Francesco Saverio Goriupp, commissario in Neukirchen pel preposito ed abate di, S. Paolo in Carintia. 26) Antonio di Schvvarzhoffen, paroco di Savestern, e canonico di Novamesta pel preposito di Gurck. 27) Giuseppe di VVolbviz, canonico della chicsa cattedrale di Lubiana, ed arcidjacono della Carniola su-periore. 28) Francesco Galliziz, paroco di Villaco, ed arcidiacono del principe arcivescovo d^i Gorizia, per la Carintia superiore. 29) Giovan-Battista Cobavio, paroco cesareo re-gio ed arcidiacono di Reifniz. 30) Antonio de Giuliani paroco arcidiacono. Terminato il concilio, 1'arcivescovo spedi alla corte di Vienna g>i atti, onde ottenere la sovrana approvazione di mandarli alle stampe e farli di pubblica ragione. La corte di Vienna, dopo averli riveduti, li rimando bensi ali' arcivescovo eolla facolta di stamparli; ma sia che le correzioni fatte dalla censura non andassero a versi al prelato, sia che le aggiunte inserite non fossero conformi ai di lui principi, sia che e le une e le altre gli dispia-cessero, fatto sta che le constituzioni del sinodo provinciale goriziano celebrato dal metropolita Carlo Michele conte di Attems non videro mai la pubb ica luce, e si eustodiseono gelosamente nell'archivio arcivescovile di Gorizia come un documento della sapienza e pastorale ') Benche non ci fu possibile di rilevare il significato di tre parole che seguono insigniEccleslae collegiatae Civitat.-. nulladimeno noi supponiamo che la parola Civitat. indichi Cividitle, e che sara Civi/atis Au~ striae. sollecitudine di quell' illustre prelato. Ai tempi deli' ar-civescovo Attems tutti i prencipi d'Europa erano animati dallo spirito di rilormare le cose di chiesa. Gia al prin-cipiare del secolo XVII il famigerato Fra Paolo avea fatto vedere che gli obbietti temporali spettano al potere temporale, e che 1'azione della podesta ecclesiastica do-veasi restringere entro la cerchia degli obbietti spirituali: e Ia veneta repubblica, fedele alle ispirazioni del suo teologo consultore, vieto di rizzare chiese e cenobii, di fondare sodalizi, di donare o legare al clero beni im-mobili senza la licenza del senato, proibi al papa di con-ferire benefici nel territorio veneto, introdusse il placito, aboli varie confraternite e vari conventi, ruppe ogni nesso tra'monaci ed i superiori estranei. Spariscono daila faccia della terra i grandi uomini, ma i loro principi non muo-iono o presto o tardi producono i loro effetti. Nel secolo'passato le teorie dei Sarpi erano in gran voga, e le riforme piovevano da tutte parti. Ai presuli eccle-siaslici non si permettea veruna indipendente ingerenza nelle cose temporali, come se la chiesa fosse trionfante e non militante. AlIorquando il conte Carlo Michele d' Attems era vicario apostolico, 1' imperatrice Maria Teresa in un sovrano rescritto, con cui autorizzava le prime visite pastorali, gli avea imposto di tenersi ai soli obbietti dipendenti daila giurisdizione spirituale, e di non inge-rirsi punto nelle cose unicamente spettanti al potere temporale. Siccome le constituzioni sinodali toccavano vari obbietti che dai giureconsulti venivano considerati pura-mente temporali, o misti; cosi, non piaoendo al ministero di Maria Teresa, la censura di Vienna molte cose tolse alle constituzioni, e molte ne inseri. Ne le mutilazioni, ne le interpolazioni aggradirono al metropolita; percid si strinse nelle spalle, e preferi di lasciarle nell' oscurita integre, che pubblicarle viziate. (Morelli MS.) Da tutto quello che abbiamo finora riferito, per ser-vire alla storia e geografia ecclesiastica, si rileva che 1'arcivescovo di Gorizia succedette al patriarca d'Aqui-leja nelle provincie austriache; che al metropolita goriziano erano soggette le chiese cattedrati di Trieste, di Pedena, di Como e di Trento; che il presule goriziano esercitava la spirituale giurisdizione nelle contee di Gorizia e di Gradišča, nella Carniola, nella Carintia e nella Stiria; che la diocesi di Gorizia innanzi al sinodo pro-vinciale celebrato nel 1768, secondo gli antichissimi ri-partimenti di chiesa, era divisa in arcidiaconati ed arci-presbiterati, e che nel sinodo agli arcidiaconi, invece degli arcipresbiteri, furono aggiunti 67 decani, onde me-glio reggerla e provedero agli spirituali bisogni; che il paroco della celebre Aquileja non fu innalzato nemmen al grado di decano; che il curato di Salcano, alla cui parocchiale giurisdizione ne' tempi andati era soggetta Gorizia, aveva perduto anehe il titolo di paroco; che in tutta la pianura di qua dei monti non era che Farcidia-conato di Gorizia, che savie erano le misure prese per a probitsk e eoltura del clero, 1'esercizio della religione, ll' amministrazione dei Sacramenti, 1'isffuzione religiosa del popolo, la santificazione delle feste, 1'integrita dei costumi, la conservazione della disciplina ecclesiastica, 1'estirpazione degli errnri e degli abusi; finalmente che Carlo Michele conte d'Attems, primo arcivescovo di Gorizia, era un pastore infiammato d' apostolico zelo, che consecrava la sua vita per la salute dslle pecorelle alle sue cure e sollecitudini affidate. SOPPRESSIONE DELL' ARCIVESCOVATO di Gorizia, ed erezione di un episcopatQ in Gradišča. L' arcivescovato di Gorizia, per la cui erezione fe-cero tanti sforzi e i principi di Časa d'Austria e i cit-tadini goriziani, non ebbe lunga vita. Passato ad altre regioni lo spirito di Maria Teresa, sedette al timone del-1'impero Giuseppe II; e il figlio distrusse 1'opera della madre sua. Questo monarca, fornito di distinti talenti, intraprese molte riforme si nello stato che nella chiesa, ed esegui molti progetti nel giro di poehi anni che porto 1' imperiale corona e strinse il temuto scettro. Animato dallo spirito di concentrazione, secondo le sue viste, an-dava organizzando le cose non men civili che ecclesia-stiche. Secondo i principi di concentrazione 1'arcivesco-vado di Gorizia pošto ai confini degli stali austriaci, agli occhi di Giuseppe II si presentava come obbietto d' ir-regolarita. Concentrata P amministrazione interna di piu provincie deli' Austria interiore in un medesimo governo, 1' imperatore volea eziandio erigera una sede arci-vescovile in Gratz, dove Ia podesta civile erasi stabilita, onde concentrare in quella citta il potere ecclesiastico. Disegnati di sua autorM i limiti della giurisdizione della nuova chiesa metropolitana e delle diocesi di altri cinque veseovati, nomino le persone ecclesiastiche che doveano occupare quelle sedi. Per eseguire il suo progetto de-liberd di sopprimere 1' arcivescovado goriziano, i veseovati di Trieste e di Pedena, e di erigere un episeopato in Gorizia, ed un altro in Judenburgo. Queslo divisa— mento de!l'augusto monarca sarebbe stato in tutte le sue parti indubitatamente mandato ad esecuzione, se Gerolamo Colloredo, arcivescovo di Salisburgo, con fermezza uguale alle sue giuste ragioni non si fosse opposto ad una disposizione, che risguardava gli episeopati di Gurck, di Lavant e di Secovia. Cesare impiego tutti i modi piu lusinghieri e persuasivi, onde vincere la costanza del-1'arcivescovo renitente e piegarlo a condiscendere alle sue idee; ma il prelato rimase immobile nella dichiara-zione di dover conservare illesi ed intatti tutti i diritti, che furono dagli arcivescovi suoi antecessori ali'antica chiesa di Salisburgo tramandati. Non potendo 1'imperatore, a cagione degli ostacoli posti dali'arcivescovo di Salisburgo, realizzare il suo progetto in Gratz, diviso di mandarlo ad effetto in Lu-biana. Rodolfo Giuseppe conte d' Edling, successore del piamente defunto Carlo Michele d' Attems nell' arcivescovato goriziano, per aver da principio resistito alle riforme ecclesiastiche, era inviso a Giuseppe II; quindi per ordine sovrano fu della sua sede arcivescovile privato, e la chiesa di Gorizia, vedova del suo pastore, rimase in luttuose bende avvolta. L' imperatore nell' ultimo viaggio che fece in Friuli, entro in Gradišča e tanto s' invaghi di quel piccolo propugnacolo, tanto gli piacque quella situazione di confronto alle naturali bellezze del suolo goriziano, che sul momento concepi 1' idea di ergere in quella fortezza una cattedra episeopale, e di sopprimere p arcivescovato di Gorizia, il vescovato di Trieste e quello di Pedena, per formare la diocesi del nuovo prelalo gra-discano. Gongolarono gli abitatori di Gradišča, fremita-rono quelli di Gorizia, di Trieste e di Pedena. Ad onta di questi fremiti, risoluto Cesare di eseguire il suo disegno, fece le sue rirnostranze, o piuttosto manifesld alla corte di Roma il suo volere, e nel maržo del 1787 usci in luce la Bolla, per cui il sommo pontefice aboliva l'ar-civescovato di Gorizia, e dichiarava arcivescovo P anti-stite di Lubiana Michele barone de Brigido. I vescovati di Trieste e di Pedena furono pure soppressi. Nel inese d'agosto deli'anno seguente 1788 comparve il Breve con cui il sommo gerarca, annuendo ai voti deli' imperatore, erigeva un nuovo episcopato in Gradišča, a formare il quale concorsero le soppresse diocesi di Pedena e di Trieste. Aldrado Antonio Piccardi, ultimo vescovo di Pedena, gia nel 1783 era stalo trasferito al vescovato di Segna, perche gia allora il monarca aveva dise-gnato di sopprimere quello di Pedena. Francesco Filippo conte de Inzaghi, vescovo di Trieste fin dal 1775, venne promosso alla nuova sede gradiscana. II gover-natore conte di Brigido ebbe Pordine di conferire al vescovo ed al capitolo il possesso temporaie della chiesa di Gradišča. Nel medesimo giorno il prelato tenne un concistero, e questi furono i primi e gli ultimi atti eser-citati dal vescovo e capitolo di Gradišča. Preso il possesso e terminato il concistoro, il prelato Inzaghi parti per Trieste, e continuo a risiedere in qu'ella citta fino alPanno 1791, in cui sotto l'impero di Leopoldo, fratello del defunto Giuseppe, venne trasferito all'episcopato di Gorizia. L'antistite Inzaghi lascid questo basso mondo nel 1816, e Panno 1819 venne collocato sulla cattedra goriziana Giuseppe Walland uativo della Carniola. Nel 1830 Pimperatore Francesco I, col consenso della Sede apostolica, lo elevd alla dignita di arcivescovo e metropo-lita deli' Illirio, assoggettando 'alla di lui metropolitana giurisdizione i vescovi di Trieste-Capodistria, di Parenzo-Pola, di Veglia e di Lubiana. Giuseppe Walland cess6 di vivere tra' mortali nel 1834, o Panno seguente a lui venne sostituito Francesco Saverio Luschin, prencipe arcivescovo, trasferito a Gorizia dalla sede di Leopoli. (llorelli Ms.) P. C. LA PAROCCHIA DI SALCMO.. Abbiamo detto che a' tempi deli' arcivescovo Attems il curato di s. Salcano avea perduto anche il titolo di paroco, perche nella lista dei decani istituiti e nomato vicario. Anticamente la parocchia di Salcano era molto estesa non solo nella parte montana, ma eziandio nella pianura. Gli abitanti di Gorizia erano soggetti alla giurisdizione del paroco di Salcano, e fino al secolo XIV doveano cola recarsi, per assistere al culto pubblico e ricevere i Sacramenti. L' anno 1298 Michele e Giovanni de Rabatta fecero alla Santa Sede apostolica una rimo-stranza, che i goriziani nell' inverno a cagione del fred-do, della neve, del ghiaccio, specialmente della bora, e nella state a motivo del caldo cocente, dai turbini e dalle pioggie difficilmente e non senza disagi e pericolo po-tevano portarsi alla parocchia di Salcano, onde intervenire alle funzioni di chiesa, udire la parola di Dio ed acco-starsi al tribunale di penitenza ed alla mensa eucaristica, per purgare la loro coscienza e cibarsi del pane degli Angioli: per le quali ragioni chiedevano umilissimamente la licenza di rizzare una pubblica cippella, affinche i fe-deli goriziani potessero assistere alla messa, ascoltare la spiegazione del Vangelo, e ricevere i Sacramenti. Papa Bonifacio VIII annui ai voti dei supplicanti, e la bra-mata cappella pubblica surse sulla collina non lungi dal castello de' conti, e fu intitolata allo Spirito san-to. Gcco un sunto del rescritto del sommo pontefice. " Essendo la chiesa parocchiale di Salcano, della diocesi aquilejese, entro i cui confini trovasi Gorizia, troppo discosta, e non potendo percid gli abitanti di questa citta senza molestie e pericoli recarsi a Salcano per assistere alla messa ed alle ajtre funzioni ecclesiastiche, di buon grado vi conccdiamo la facolta di erigere e di do-tare la desiderata cappella in onore dello Spirito Santo, affinche un sacerdote giorno e notte ivi risieda e celebri i divini uffizi, a condizione pero che il rcttore di detta cappella debba col paroco della prefata chiesa di Salcano in buona fede dividere tutte le oblazioni, quotidiane dis-tribuzioni ed altre limosine che sara per ricevere dai fedeli cristiani. „ Nel secolo XIV, nella parte inferiore della citta fu edificata la cappella sacra a s. Anna ed a s. Lorenzo. Col crescere degli anni crebbe la popola-zione di Gorizia; e quindi la cappella di s. Auna ingran-dita e dedicata ai ss. Ilario e Taziano divenne chiesa parocchiale. Non ci venne fatto di trovare P anno della fondazione della prima parocchia in Gorizia, ossia quando Gorizia si sottrasse alla giurisdizione del paroco di Salcano. Nulladimeno sappiamo per fermo, che nel secolo XVI Gorizia aveva proprio paroco. Nel 1574 P arciduca Carlo, reso consapevole che alcuni cittadini goriziani e-rano passati sotto la bandiera di Martino Lutero, invio a Gorizia Conrado Glusitsch, vescovo di Lubiana, e Nicolo prevosto nel Carnio, i quali in giorno di domenica adunarono nella chiesa parocchiale i nobili ed i borgheii, ed in nome del principe li esortarono ad abbandonare le innovazioni "religiose, ed a fare ritorno alla fede dei loro avi. Molti obbedirono, ed alcuni pochi pertinaci, assieme con Enrico Matteo conte della Torre e Luca Holzhoflfel, furono esiliati. (Bauzer 1.7 n. 39, 1.10 n. 15.) Nel 1577 il paroco di Gorizia Nepockai fu elevato al grado di arcidiacono dal patriarca Giovanni Grimani. E certo dunque che nel secolo XVI Goriz a non era piu soggetta al paroco di Salcano. Abbiamo udito, non let-to, che un paroco di Salcano C forse il Napockai?) sia stato trasferito da Salcano alla parochia di Gorizia, e che fin da quel tempo il paroco di Gorizia mandava a Salcano un suo vicario. Se cid fosse vero, ne seguirebbe che la madre divenne figliuola, e la figliuola madre. Certo e che al tempo del sinodo provinciale goriziano il paroco di Salcano era vicario, che nel sinodo fu innalzate al grado di ,decano, e poscia a quello di paroco. Negli archivi parocchiali di Salcano e Gorizia dovrebbe essere qualche documento, donde si potrebbero rilevare gli anni, ne' quali ebbero luogo questi avvenimenti. Oggidi sono dipendenti dalla parocchia di Salcano la cappellania di Peuma, di s. Mauro, di Gargaro, di Batta, di Chiapo-vano, di Tribussa superiore, e di Raunizza. P. C. METI PITUIl I. II sig. Vincenzo Zandonati nel suo stampato Guida d' Aquileja, rivendiea a questa sua patria adotti-va (e con nobile compiacenza ricordiamo che d triestino di nascita) un'inscrizione, sulla di cui provenienza non tutti quelli che la divulgarono ebbero certezza. Essa proviene dal monastero delle Vergini d' Aquileja e segna D • M L • VETTIO • SYNTROPHO RELIGIOSO A • MATRE • MAGNA CAPILLATO VETTIA • AMOR DE • SVO • FECIT POSTERISQVE • EORVM Altre memorie si hanno della gente Vettia in Aqui-leja (il cui nome non e pero esclusivo di questa citta), e non infrequeoti. Di questa donna che portava il co-gnome Amore, abbiamo veduto nel Museo Imperiale d' an-tichita un timbro in bronzo, di piccolo modulo, il quale gia serviva per imprimere bollo o sopra mattoni, o piuttosto (dacche la piccolezza persuade a cio) olle od altre stoviglie di terracotta. Vi si legge: VETTIAE AMORIS Timbri siffatti furono rinvenuti in Aquileja, pero rari, nessuno che sia venuto a conoscenza nostra, nel-1'Istria do ve tanto abbondano le fabbriche di cotto ; mol-tissimi ne abbiamo veduti raccolti nel Museo di Classe in Ravenna. Memorabili monumenti che attestano come Parte d'imprimere non fosse sconosciuta agli antichi ed ai quali mancava solo il mobilizzare le lettere per giun-gere alla stampa; ma la mobilizzazione stessa non fu i-gnota agli antichi, ma non 1'applicarono ai libri come fecero i moderni. Nel Museo imperiale in Vienna, vedemmo riparate molte anticaglie d' Aquileja note per gli scritti del Ber-toli e di altri aneora; tra questi tubi di piombo con lettere a rilevo, uno dei quali ci avverti di equivoco corso nell'interpretarle. Su d'un tubo vedemmo quella leg-genda che fu ripetuta AQ • DEMET • F interpretandola AQVA e AQVAEDVCTVS DEMETRII, ma non ista scritta cosi; poichd nella Q sik in nesso una L, cosi manifesta-mente che non dubitiamo di leggere AQVILEIAE • DE-METRIVS (scilicet servus) FECIT, con che si, volle in-dicato che il comune d'Aquileja fece fondere i tubi del suo acquedotto, e ne esegui la fusione un suo schiavo; altrettanto erasi fatto da Trieste per 1'antico Acquedotto. Oueste officine non erano soltanto dei comuni, ma anche deli' erario; nello stesso Museo imperiale vidimo tubo di piombo, di provenienza creduta snlonitana, o dalmata sui quale sta scritto: IMP • CAES • M • AVR • ANT -AVG - N - S-VB-CA PITOLINPROC • OFFIC • FELIX • AVG • LIBER la quale noi leggiamo : "Imperatore Caesare Marco Au-„ relio Antonino Augusto nostro, Sexto Vibio Capitolino procuratore Officinae, Felix Augusti Libertus (fecil)n; fab-brica che noi riputiamo essere stata erariale. D' un' of-ficinajprivata vedemmo piombo nello stesso Museo, di un Šesto Ennio Fortunato. EXOFNA: SENNI • FORTVNAT E ritornando ad Aquileja diremo come su tubo lu-terizio fu da qualcuno letta P impronta: AQ • IVVENAL • F •. che egualmente segna a nostro credere Aquilejae. SEKIE DEI P4ROCHI della chiesa Arcipretale Parocchiale dei SS. MM. Cosma e Damiano di Fasana Diocesi e Distretto di Pola, desunta dai Registri Parocchiali esistenti in questo Archivio dali' attuale Arciprete Paroco Matteo Calegari nell' anno 1845. 1627 Parmenio Galazio Pievano, 1638 Martino Ve-nerucio pievano, passo alla dignita di scolastico nel capitolo di Pola, 1638 Domenico Vertilli pievano, 1642 Francesco Bori pievano, 1646 Pasquale Fabris pievano, 1652 Simon Loredan pievano, 1665 Giacomo Bori pievano. 1668 Antonio de Marin pievano e pro vicario generale di Pola era canonico di Pola, 1688 Antonio Gobbi arciprete, 1713 Giacomo Pico arciprete passo al canoni-cato di Pola, 1715 Pasquale Gobbi dottore in ambe le leggi, arciprete, vicario foraneo, pro vicario generale di Pola, era arcidiacono e vicario generale di Pola, indi ri-torno nel capitolo in qualita di canonico, 1729 Giuseppe Manzoni arciprete, 1730 Giov. Ant. Isabetta arciprete, 1745 Domenico Scabozzi arciprete, 1761 Giov. Paolo BalTo arciprete, 1771 Francesco Balducci arciprete paroco, 1777 Giovanni Scorzo arciprete e pro vicario generale di Pola, 1797 Antonio Massalini arciprete, 1803 Antonio De-scovich arciprete, 1805 Nicolo Trolis arciprete, 1814 Pietro Bouisson arciprete, 1816 Bartolomeo Rotta arciprete, 1818 Antonio Tesser arciprete, paroco ed esami-natore prosinodale, fu nominato ed instituito canonico di Pola, quindi rinuncio, 1840 Matteo Calegari arciprete, paroco, passo al canonicato di Rovigno 24 agosto 1847, 1850 Vacante.