OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 783-797 tio Christi, tudi manifestacija božje prisotnosti. Torej ni zgolj destruktivna sila, temveč ustvarja tudi neke vrste blaženost ali slast. Razumevanje bolečine kot označevalca mističnega, a hkrati tudi mesenega, erotičnega užitka, je namreč ena osrednjih Millsovih tez, ki se razvije še zlasti v zadnjem poglavju njegovega dela. Če se avtor v prvem delu svoje knjige ukvarja z odzivi na (pozno)srednjeveško ikonografijo oziroma z učinki upodobitev telesnega kaznovanja, se namreč v drugem delu posveti upodobitvam Kristusovega trpljenja, pri analizi pa se opira na kategorije mazohizma, "nenavadnosti" in celo pornografije, saj v upodobitvah odkriva prostor za reproduciranje nekaterih oblik poželenja. Libidinalne dimenzije religioznega so torej v središču avtorjevega zanimanja, še istusa, kakor ugotavlja avtor, ambivalentne, pa po njegovem mnenju ne gre za strogo ločevanje seksualnih in teoloških dimenzij. Dotakne pa se tudi nekaterih besedil, v a- cij, pa tudi (protestantskih) poročevanj o erotičnih odzivih na svetniške upodobitve, n- cilu naposled tudi prepovedano. Z vso to paleto študij je avtor v prvi vrsti želel pokazati, kako upodabljanje kaznovanih, trpečih, bolečih teles ni zgolj odražalo nasilne stvarnosti, temveč so ga motivirale in sestavljale tudi določene vrste užitka. Namen njegove monografije je predvsem nakazati, da seje za razumevanje neke, čeprav časovno oddaljene kulture potrebno odpreti za množico možnih odzivov na reprezentacije, ki niso zgolj zrcalile didaktičnih predpisov krščanske Cerkve ali moralistično-ideoloških načel pravnega sistema. In prav ob tem se lahko zgodi, da bo raziskovalec naletel na šokantna, presenetljiva ali vsaj nepričakovana odkritja, ki bodo zamajala ustaljene in stereotipne predstave o "temačni" srednjeveški kulturi. Urška Železnik Ivan Milotic: ZRENJ I SVETI JERONIM. Oprtalj, Opčina Oprtalj, 2006, pp. 155 La storia regionale recente sta esprimendo alcuni volumi di notevole valore quali-tativo e tematico. Ció che rallegra maggiormente è il fatto che si tratta talvolta di espressioni prive di stereotipi alcuni e frutto di acuite indagini. Il Comune di Portole, nell'intento di valorizzare culturalmente e turísticamente il suo territorio, ha portato a 786 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 783-797 termine un interessante progetto di ricer-ca, teso a valorizzare la figura e l'opera di San Girolamo, di cui Stridone ne e la presunta patria. Ne e risultato un volume, "Zrenj i Sveti Jeronim" (Stridone e San Girolamo), che analizza in modo costrut-tivo l'immagine del Santo e la sua storia, e partendo da esso sviluppa un'interes-sante sintesi storica e culturale di Strido-ne. E una storia che si sviluppa in quello splendido paesaggio geografico, a circa quattrocento metri di altezza sopra il li-vello marino, in quell'aperta campagna e salubre aria ad una ventina di chilometri dal mare, da cui si sviluppa un luminoso orizzonte che talvolta, partendo dal Pae-se dei Cicci e dalla sottostante Valle del Brazzana con le rovine del maniero di Pietrapelosa, e dal Monte Maggiore ad occidente, tocca le alture slovene spin-gendosi anche oltre. Ed e in questo splendido angolo geografico, che ha ispirato artisti e poeti, scrittori e viaggiatori, che si colloca la storia scritta dal giovane studioso della Facolta di giu-risprudenza di Zagabria, pisi L'edizione di questo libro rappresenta un momento culturale importante per Portole. Si tratta di un magnifico momento di riflessione, atto a rileggere la storia di questo territorio, con il suo interessante paesaggio geografico, umano, umanizzato e culturale. Un territorio a cui e stato dato si poco spazio dagli studiosi. Pur senza di-menticare che altre aree vicine, oggi ben piu importanti, sono state e sono tuttora ancor di piu marginalizzate dagli studiosi. Se escludiamo qualche saggio archeologico o etnografico, nonché le sporadiche descrizioni turistiche, si deve far riferimento al-l'importante opera lasciataci dallo studioso portolese Giovanni Vesnaver o agli studi recenti del paleontologo prof. Radmilli, nato e vissuto per pochi anni a Portole, o alle indagini di Silvio Facchini, per conoscere la storia di Portole e del suo territorio. Il libro di Milotic colma dunque una lacuna importante. San Girolamo visse in un periodo in cui il cristianesimo era una religione oramai afermata ed umversalmente riconosciuta nei limiti del mondo allora conosciuto. L'Impero romano era scisso in due parti e quella occidentale - comprendente la no-stra penisola - si stava avviando verso la fase finale della sua storia. La potenza unna 787 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 783-797 era alle porte della civiltà europea e si affacciavano alla storia le popolazioni slave e germaniche. Finiva l'epoca antica ed iniziava quella medievale. Il tema della patria d'origine dell'autore della Vulgata, la traduzione latina della Bibbia, è stato a lungo dibattuto dalle storiografie peninsulari e da quelle di altre aree. Questo volume contribuisce a presentare numerosi aspetti chiaroscuri della vita del Santo, lasciando peró insoluti altri interrogativi, e riportando a ragione le teorie che attribuiscono all'Istria e ad altre terre la sua nascita. Come dire: ai posteri l'ardua sentenza, questi sono soltanto i fatti. Il che non è un errore, ma la logica conclusione visto quanto finora pubblicato. Con un metodo di ricerca estremamente tematico e contestuale, l'autore ha posto Stridone e San Girolamo al centro della grande storia che interessava allora il nostro continente. Il che ha consentito un'indagine molto profonda e basilare della vita del Santo e del suo tempo. Tutto ció con uno sforzo enorme, in cui si sentono nettamente la profonda preparazione storica dell'autore, la conoscenza istituzionale del passato, una solida ed equilibrata preparazione culturale. Ne è risultata un'opera la cui influenza si farà certamente sentire dando nuova linfa alla ricerca storica regionale. L'autore, infatti, rispetto alle numerose pubblicazioni trattanti l'argomento, ha avuto la possibilità di ampliare la tematica con nuove documentazioni archivistiche e scientifiche, avvantaggiandosi anche della ricerca sul campo. Ed alcuni risultati a cui è arrivato contribuiranno ad arricchire la conoscenza storica regionale. Mi ricordo quando da bambino andavo a trovare la nonna nell'alto Buiese. L'autobus faceva un lungo giro, arrivando a toccare anche Stridone. Li finiva l'asfalto -una massaggiata bianca proseguiva collegando la località con la valle del Brazzana -ed il percorso dell'autobus in quell'area. L'autista faceva retromarcia e proseguiva in direzione di Portole e di Grisignana, per rientrare a Buie. Quest'atto, in prossimità della strada bianca, veniva cosi accompagnato dalla gente: "A Stridone xe la fine del mondo". Fu con questo detto che una quindicina di anni fa, sempre a Stridone, un amico mi riportó indietro nel tempo. Patria di noti sarti e tessitori, fabbri ferrai, carrai, bottai, ecc. e presunta terra d'origine del Nostro, Stridone si trovava allora all'ori-gine di una fase di recupero che tuttora l'interessa. Prosegui allora l'amico: "Stridone no se trova ala fine, ma al inizio del mondo". Quell'amico aveva ragione. E questo volume lo conferma. Denis Visintin 788