AMO XIII Capodistria, 16 Luglio 1879 N. 14 LA pai ili _ - DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. EFFEMERIDI ISTRIANE Luglio 16. 1337. — Udine. Il patriarca mette in piena libertà Giorgio di Diii'io, suo prigioniero. - 9, 88. 16. 1392. — Il comune di Muggia supplica Corrado de' Boiani a voler interporsi presso il patriarca, perchè prosciolga dal bando alcuni suoi terrazzani, e imponga al maresciallo d'Istria a non voler dare l'assalto alla Terra di Muggia. - 32, 8, - e 4. 17. 1225. — Alcuni Veneziani "si fanno mallevadori per Domenico Baldo sino li 29 del venturo giugno, qualora si venisse a rilevare che egli abbia toccato il porto d'Alessandria col suo banzone, predato quindi dalla Signoria di Trieste. - 43, 16.b 17. 1262. — Gemona. Gregorio patriarca, conosciute le scarse rendite del vescovato di Pedena, accorda al neoeletto vescovo Bernardo i diritti della pieve di Linch, ov' era stato sino ad ora pievano. - 9, 14, - 14. XXI, 407, - e 18, III, 48. 18. 1282. — Il veneto senato delibera di mandare nel golfo del Quarnaro alcune barche per impedire il trasporto di vettovaglie a Fiume. - 46. I, 147. 18. 1321, — Sentenza arbitra mentale giudica in favore della Repubblica i diritti sul bosco di Montona, difesi dal podestà di Montona Federico Corner, contro le pretese del conte d'Istria mosse da Artuico capitano di Piemonte. - 4. 19. 1450. — Capodistria festeggia con processione so- lenne la pace sottoscritta in Ferrara li due del mese in corso tra la Serenissima ed il re d'Arragona, fattosi mediatore il marchese d' Este. - 25, 120.a 19. 1617. — Benvenuto de' Petazzi tenendo la via di terra con 30 cavalli e 300 fanti, e quattro barche armate tenendo quella di mare, muovono da Trieste contro la Terra di Muggia; colti e queste e quelli da furioso uragano rifanno la via. - 12, III, 209. 20. 1226. — Venezia manda ser Giuliano Accotanto ad incrociare il golfo, perchè niuna barca al di Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. qua di Zara passi in Egitto con legname e con altre merci proibite. - 43, 46.b 20. 1386. — Il senato solleva i villici de. ultra dal contribuire alle paghe delle guardie che la città di Capodistria mandava li 15 agosto » d'ogui anno in Santa Maria alle sorgenti del Risano per mantenere il buon ordine della fiera; vuole però che concorrano gratuitamente per trasportarvi il legname per iìpalanchatum. - 25, 45.a 20. 1397. - San Vito al Tagliamento. Il patriarca e- legge Bernardo di Cividale a marchese giudice d'Istria per un anno da incominciarsi il dì 1 agosto; l'obbliga a custodirgli il castello di Pietra Pelosa, ed a sborsare alla camera patriarcale 400 zecchini. - 4. 21. 1511. — Il capitano di Pisino riceve notizia dell' entrata dei veneti in Lupogliauo. - 6. 21. 1718. — La pace conchiusa in Passarowitz garantisce alla Repubblica la provincia d'Istria, da Lei posseduta. - 58, Vili, 65. 22. 1357. — Soffumbergo. I messi di Muggia eleggonsi a podestà per sei mesi Bernardo di Marzano che viene confermato dal patriarca. - 9, 129, - 32, 15, - e 4. 22. 1567. — Papa Pio V conferma Andrea Rapiccio a vescovo di Trieste, sua patria. - 211, 436. 23. 1329. — Il patriarca Pagano interpella il parla- mento friulano come debbasi procedere contro Pietro di Pietra Pelosa, invasore d'alcune terre istriane soggette al patriarcato. - 28, II, 232 e seguenti. 23. 1379. — Il comandante delle truppe udinesi do- manda le paghe al comune d'Udine per gli undici giorni che s'era fermato alla custodia di Capodistria. - 4. 24. 1301. — Mainardo conte d'Ortemburg, capitano generale del patriarcato, propone di voler pacificarsi con Musatto di Cividale capitano di Arisperg, purché questi da canto suo si ri-concilii con Ugone di Duino e con Vicardo di Pietra Pelosa. - 14, XXXI, 161. 24. 1358. — Il senato deputa il capitano del Paisinatico a portarsi a Ospo con alcuui Istriani intelligenti per esamicare se debbasi o meno demolire la grotta (fovea), e caso mai vedesse la necessità di conservarla vi scriva del numero di soldati occorrenti per difenderla. -7, 28-18, 66.b 25. 1334. — Il senato ordina alla barca, posta alla custodia della costa istriana, di condurre in Istria Giovanni Corner, eletto a capitano di San Lorenzo del Paisinatico. - 7. 16-6, 74.b 25. 1485. — Ducale che ordina ai podestà de tempore di Capodistria a non condurre seco più di venti persone, nè a protrarre di troppo la loro dimora, quando si recano a Buie per trattare le cause in appello, per non aggravare quel comune. - 25, 244.a 26. 1470. — Andrea Bembo, podestà di Capodistria, no- tifica al senato di aver spedito al castello di Moccò munizioni e spingarde, perchè minacciato da fanti tedeschi. - 4. 26. 1486. — Concordio tra Federico imperatore e Ve- nezia in oggetto di commercio fra la Carnio-lia, la Carsia, l'Istria e Trieste ; sia libera la strada che mette capo in Istria, siano tolti i nuovi dazi; gli arbitri decidano sui danni che ambe le parti devono rifarsi a vicenda; sia levata all'amichevole ogni differenza fra sudditi e sudditi dell'Istria, sia rimosso dalla sua carica Gaspare Rauber, capitano di Trieste. - 4. 27. 1352. — Il senato, viste le strette del Comune.d' Umago, gli permette di affittare per sei anni i propri pascoli a gente forastiera. - 7, 26-16, 95.b 27. 1520. — Il fisco incamera la muda di Trieste, proprietà di questa mensa vescovile, verso 1' annuo abbuono di 250 fiorini renani. - 12, III, 61, - e 33. 28. 1228. — Venezia accorda a Matteo Giustinian, nuovo podestà di Ossero e Cherso, una saettia (galera) per recarsi al suo posto, coll'obbligo però della restituzione e del risarcimento delle avarie e de' danni, purché non li avesse dovuti incontrare pel bene dello Stato. - 43,76.b 28. 1352. — Udine. Il patriarca Bertrando conferma l'elezione del podestà di Buie. - 9, 102. 29. 1453. — Antonio Goppo, vescovo di Trieste, in- veste Carlo e Benedetto Morosini e Pietro Orsato di Venezia della quarta parte delle decime del castello di Muggia. - 30, Vili, 703. 29. 1470. — Il doge Moro ordina a Andrea Bembo, pod. e cap. di Capodistria, di provvedere i forti di Moccò e Castel Nuovo sui Carsi di soldati, di viveri e di munizioni. - 4. 30. 1585. — Don Paolo Diedo, vicario generale di Cittanova, investe il giustiuopolitano ser Tisio del fu Manfredino de' Luguaui della decima di Oscurus. - 26, IV, 266. 30. 1776. — Frà Bonifacio da Ponte dell'Ordine de' Camaldolesi viene eletto a vescovo di Capodistria ; fu 1' ultimo vescovo datole dalla Repubblica. 31. 1429. — Capodistria. I consiglieri in numero di 65 sopra 84, votano,'che la parte soccombeute in una lite possa saldare il suo avvocato con la metà delle tasse stabilite. - 25, 69.b 31. 1463. — Bessarione, cardinale e legato papale in Venezia, delega Nicolò de Zara, vescovo Dain-nense, per predicare in Istria la crociata contro il Turco. - 16, I, 166- CORRISPONDENZE Pisino, 6 Luglio. L'Istria pittoresca, album dei provetti artisti Selb e Tischbein, era stata a suo tempo molto gradita per la finitezza del lavoro e per la scelta del soggetto. Di quest' album però che ci presenta soltanto cittadelle e foggie di vestire, in oggi se ne troveranno pochi e-semplari, e nessuno s'accinse poi a simili lavori, eccettuato qualche viaggiatore o qualche fotografo girovago. Chi legge le descrizioni del nostro paese vi troverà spesso accenni enfatici sulle sue bellezze, per cui il forestiero che lo attraversa, non trovandole, ne accagionerà la sua mala sorte e sarà tanto cortese di non porle in dubbio; ma nessuno perderà il suo tempo nell' andare a caso in cerca di cotesto recondite bellezze, le quali dobbiamo confessare esistono veramente nella nostra provincia. Ecco dunque l'opportunità di un album, che raccolga le fotografie dei nostri paesaggi; esso riescirebbe certo interessantissimo a chiunque sia dotato di senso estetico e specie ad ogni colto istriano che deve trovar soddisfazione nell'ammirare quanto concerne la sua patria. Io mi trovo presentemente affaccendato nei Comuni di Pedena, di Chorsano e della Vallarsa, e in questi luoghi si rinvengono più che altrove le suaccennate bellezze e si desidererebbe vederle ritratte in fotografia. D'inverno non so come vi si stia, ma d'estate la Vallarsa è assai deliziosa; aggiungi il sentirsi lontani dai balordi pettegolezzi delle città piccole di provincia. Misere consolazioni ! mi diranno. Ma perchè dunque le infinite descrizioni cho si fanno d'ogni paese e la sue fotografie? E ben vero, corno osserva un autore, che la borghesìa dominante educata com'è con i suoi intendimenti e instituti di vita, non ha più o perde ogni giorno più le abitudini, le preparazioni e gli ozii che si richiedono a capire e amare la poesia vera. Ciò non pertanto la natura non cessa di manifestarsi bella e poetica e nostro malgrado c i approda. Io, per esempio, sono persuaso che il piacevole sembiante delle donne di Chersano e di Vallarsa sia l'effetto del sentimento sereno che desse inconscie provano trovandosi in un paese pittoresco; come per lo contrario taluni pretendono che l'effigie inqualificabile di certi dipinti e sculture, cui le donne fissano con particolare divozione, possa esser causa dei brutti ceffi di parecchi innocenti bambini. Ma ritorniamo ai bei panorama. È ormai noto quello di Gallignana, perchè poco distante da Pisino, sulla strada postale: quello di Pedena, dal piazzale di Saut'Elena, arreca meno sorpresa ma offre maggiore dettaglio. Havvi poi un sito al monte Papa, mezz' ora distante da Pedena, a mezzodì, dal quale si gode un paesaggio, la, cui fotografia potrebbe figurare in qualsiasi gabinetto signorile. Nella campagna di Pedena, poco lungi dalla strada postale della vallata, s'erge una pianta d'ellera in forma d'albero, fatto come uu gigantesco ombrello; vi furono speciali circostanze che favorirono tale fenomeno, ed è una meraviglia unica nel suo genere e meritevole di fotografia, In quanto alla Vallarsa non saprei farne una descrizione con garbo; tanto è mirabile! Bisogna esservi sopra luogo per provare la sensazione che risveglia l'aspetto di montagna alpestre che s'innalza d'un tratto dalla pianura. Dal territorio di Chersano ci si affaccia la più imponente prospettiva : A destra il piano e prato e lago, poi il Monte Maggiore coll'eccelsa sua vetta, leggermente solcato di un color grigio, ed alla sua sinistra, in alto, un piano a onde grottose che ti sembra un mare in burrasca; la catena del monte è a balze, a rupi, a solcature profonde, e tutta scabra ; la roccia è brizzolata di verde dai cespiti che qui e qua attecchiscono e si dilatano. Termina il meraviglioso colpo d'occhio lo spacco di Fianona, ove la cittadella antica è sita nel miglior punto; indi l'isola di Cherso vi compie 10 sfondo. Alle falde del monte, per ogni dove, vi sono sparsi villaggi e abituri, che se anche poveri per sè stessi, visti in lontananza, vieppiù abbelliscono e com- i pletano il panorama. Trovatomi sulle alture di sopra a Chersano, riseppi essere vicinissima una grotta, conosciuta soltanto dai pochi villici di quella contrada. Trattandosi di pochi minuti, v'andai. In prima dovetti scivolare per entro un pertugio collo stesso movimento dello spazzacamino quand'esce da una stufa; ma l'impressione non è sgradevole perchè si giunge in uno spazio chiaro. Qui però si presenta raso terra un' apertura come bocca di forno e fa d'uopo audar innanzi lunghi distesi ed orizzontalmente, tre metri entro il macigno, per giungere nel primo scompartimento che è alquanto angusto; indi una seconda bocca di forno e sempre lunghi distesi per tre metri entro il macigno, si arriva nella grotta, pella quale si procede quasi sempre discendendo. La grotta non ha forma ampia, nè si estende come le grotte del calcare cretaceo, che è emintemente cavernoso, essendo essa di calcare nummolitico, nella quale formazione, almeno qui in Istria, i vacui risultano per distacchi e cavità in senso verticale entro lo spessore della roccia. Questa grotta presenta perciò cavità più strette ed alte, le quali essendo fornite di stalattiti, offrono al riguardante 11 magico effetto dell'architettura a sesto acuto; e nell'ultimo scompartimento che visitai, le colonne attaccate alla parete sono svariate e graziose. Un uomo mi precedeva con una candela e una stanga per inforcare la candela volendo veder in alto della grotta. Nel ritorno passai i due fori del macigno come quando si sa di cavarsela ; ma nell'entrare provai l'ambascia dell'isolamento, assalito anche dal pensiero che se mi vedessero gli amici, così senza cappello, strisciare ventre a terra come un lumacone non farebbero a meno di darmi l'addio che si da al mantecatto; ma poche ore dopo, appresi a mio sollievo, che nella grotta v'era già stato, tempo fa, il Dottor Scampicchio con due amici. Per ultimo ebbi a Chersano il piacere d'aver veduto in casa del signor Giorgio de Domazetovich un tableau, che ottenne la menzione onorevole all'esposizione mondiale di Parigi nel 1855. Questo lavoro è stato eseguito con molta perizia e pazienza dal padre del signor Giorgio. Io non ne fo qui la descrizione per non isciupare la sorpresa e il piacere a nessuno. Conchiudo col far voti che molti istriaui associati al mio desiderio, invitino la Società alpina a disporre l'occorrente per l'effettuazione dell'album da me più innanzi proposto. — GLI ISTRIANI SUL MARE IV Il corrispondente dall'Istria che ha inserito nell'ultimo numero della Provincia la lettera cogli appunti al mio terzo artìcolo "Gli istriani sul mare„ mi attribuisce a riguardo della dogana in Istria un giudizio eh' io non ho mai espresso, e pel quale dovrei trovarmi in contraddizione con quanto ha pubblicato sullo stesso argomento la redazione di questo periodico. Il corrispondente precitato non ha, pare, letto con sufficiente attenzione l'articolo contro il quale avventa la sua critica, e non si è accorto che alla fine dell' ultimo periodo che trattava della dogana io diceva: "La dogana sarà un inceppamento al libero esercizio dei vapori di mare, ma non un peso da non potersi superare. „ Se cotesta chiusa egli la interpreta un giudizio a favore della dogana, io devo dire che le parole hanno per lui un significato diverso di quello che per gli altri lettori. Un peso da potersi superare ai miei occhi è sempre un peso, se il corrispondente me lo permette. Si può avere forse una opinione diversa sulla misura di cotesto peso, ma io che non amo esagerare le cose e non mi lascio far velo dalle passioni del momento, opino che la dogana, che per le condizioni nelle quali l'Istria oggi si trova, può essere l'estrema sua rovina, non lo sarà punto per la navigazione a vapore che si vuole intraprendere, come non lo è in nessun paese del mondo. Dovunque v' hanno cordoni daziari che inceppano i movimenti, e dovunque vi è mare i vapori esercitano il loro traffico. Se le partenze da Trieste delle merci estere per la via di mare saranno trattate alla medesima stregua di quella di terra, finché questa città sarà porto o punto franco, io non vedo ragione perchè i marini debbano arrestare la loro azione e spaventarsi dinanzi il fantasma della dogana. Passando ad altro argomento, il corrispondente accennato mi osserva eh' io ho male a proposito ricordato la fabbrica Giardo e Cecon per inferire, dall' andamento di essa, 1' attitudine degli istriani nel campo industriale, e ciò per il fatto da lui asserito, che detta fabbrica vive a stento e si dubita anzi possa a lungo durare. Le informazioni che ho avute io oggi da Rovigno contestano formalmente l'asserzione del corrispondente in parola e mi assicurano invece che la fabbrica Giardo e Cecon non solo non minaccia di morire, ma è animata da nuovo vigore. Comunque sia, nulla potrà distruggere eh' essa abbia vissuto una trentina d'anni circa, da quanto la mia memoria mi suggerisce, e uno stabilimento che può durare vita sì lunga, nelle condizioni stranissime nelle quali è sorto ed ha agito, dice a me qualche cosa di meglio di quello che sostiene il mio contradditore. Se detto stabilimento non avesse trovato la convenienza nella mano d'opera, nella laboriosità ed intelligenza del personale che vi era adetto, non avrebbe potuto protrarre la sua esistenza fino al presente. E questo un assioma che non può essere confutato. Il corrispondente prenominato è pure di parere che la fabbricazione delle sedie comuni e dei mobili di poco costo non possa in Istria essere esercitata e ciò, secondo lui, perchè la provincia non offre legname adatto a tale industria, e perchè difetta di mano d'opera, avendone penuria anche Iper la coltivazione delle campagne. Ohe l'Istria non abbia legname adatto alla industria delle sedie, il corrispondente egregio mi permetterà di dubitare. In ogni modo io gli ricorderò le parole del P. Valussi ch'egli stesso mi ha citate (lettera a). Il Yalussi nel suo scritto propugna l'estensione nell'Istria della piantagione dei faggi, dei noci ecc., e sono appunto i noci ed i faggi quelli che servono alla fabbricazione delle sedie e dei mobili da me propugnata. Il corrispondente della Provincia colga dunque due piccioni ad una fava, secondo i suggerimenti dell'amico P. Yalussi e appoggi, come conseguenza immediata, una industria che li renderà più accetti e procurerà alla provincia una risorsa di risultati non disprezzabili. E fintanto che l'Istria non avrà legname proprio in copia sufficiente, a Fiume ed a Segna ne può acquistare a prezzi convenientissimi, non poco al disotto di quelli richiesti nella Liguria. Egli è per questo che ho detto che il legname gli Istriani lo hanno alle porte di casa loro. In quanto alla mano d'opera, di cui il corrispondente opina l'Istria difetti, io gli dirò che la mano d'opera non difetta mai dove è richiamata dalla convenienza. Siamo in un'epoca nella quale l'Europa offre lo spettacolo di migliaia di operai nomadi che vanno di paese in paese ad offerire le loro braccia ed a cercar pane, e mi si viene a dire che vi è una provincia la quale non può iniziare i suoi lavori per mancanza di braccia. La penuria di uomini per la coltivazione delle campagne in Istria ha ben altro motivo di quello pensato dal mio contradditore; ma questo è un argomento così grave ch'io non voglio trattarlo qui per incidenza. Oli dirò soltanto che se nella nostra provincia vi sono ancora degli uomini che si consacrano alla coltivazione dei campi, coi risultati che ne conseguono, gli è perchè nel nostro paese la virtù conserva ancora l'antico fulgore..... Anche le fabbriche di fiammiferi il mio contradditore opina non possano essere naturali in Istria e a prova mi adduce lo esperimento tentato da una ditta triestina, la quale volendo introdurre una di queste fabbriche nella provincia, dovette smetterne il pensiero, dopo avere constatato che la mano d'opera era così cara nel paese da togliere ogni convenienza all'impresa. Io non sarò così sgarbato da mettere in dubbio il fatto narrato dal mio contradditore; osserverò soltanto che io non so persuadermi come in un paese la mano d'opera possa essere trovata superiore che altrove, quando i valori degli immobili sono relativamente molto più bassi che negli altri, quando manca l'imposizione del dazio murato, e la vita vi si conduca con mezzi di gran lunga più moderati che a Venezia, Milano, Torino ecc. ove tante fabbriche di fiammiferi sono in esercizio e spediscono i loro prodotti fin nell'Austria-Unghe-ria. E il mio contradditore converrà che gli operai di coteste città non vivono d'aria, ma amano piuttosto i bei litri di vino, il teatro e tantissime altre cose. Da quanto io sappia, tutte le industrie che finora sono state esercitate in Istria non hanno trovato l'impossibilità di mantenersi per la elevatezza delle mercedi operaie. Alla costruzione della ferrata istriana, gli operai della provincia hanno preso parte come quelli venuti di fuori, i cantieri di costruzione navale non si sono arrestati, al loro tempo, per causa degli operai; i tipografi che hanno portato dall'estero i loro torchi e sono venuti a stabilirsi in Istria hanno proveduto e provedono nella loro industria con operai del luogo; com'è duuqae che la ditta triestina non ha trovato tanta difficoltà nelle pretese dei nostri poveri conterranei ? 0 mio signor contradditore, mi dispiace di dirglielo, ma la obbiezione ch'ella mi ha opposta sulla possibilità d'introdurre l'industria dei fiammiferi in Istria, è proprio zoppicante, veda, e non so se vi saranno molti che potranno prenderla sul serio. Con non meno ragioni di quante ne ho esposte sugli argomenti che precedono, io potrei confutare una ad una tutte le altre obbiezioni del mio egregio oppositore sul rimanente delle industrie da me propugnate. Ma io non propendo molto alla polemica, pclla quale mi manca assolutamente anche il tempo. Io mi sono assunto il compito di esporre alcune idee sulle condizioni economiche del mio paese, e ne mantengo la promessa a me stesso. In quanto alla polemica, i lettori abbiano la compiacenza di farsela da loro. L'attrito delle idee non potrà a meno di essere fecondo. Scendano in campo fra di loro e si battano. Io continuerò ad esporre, a metter paglia al fuoco, ma gli altri non dormano. M'ingegnerò di dare anch' io qualche botta e mi esporrò ad essere bucato, ma a lottar solo non ho tempo, proprio non ho tempo, j E con questo a rivederci nel prossimo numero. G. M. ^OipàcnD Mdnfàa VERBALE della III adunanza generale della società alpina dell' Istria, tenutasi a Dignano li 21 giugno 1879 tiella sala delle sedute comunali, gentilmente concessa. Presidente: il sig. Antonio D.r Scampicchio. Segretario-, il sig. Giuseppe Bradicich. Presenti : 23 soci. Il presidente apre la seduta alle ore 12-30 meridiane pronunciando le seguenti parole : jlGREGI jSlGNORI ! "Sarebbe stato mio desiderio di poter inaugurare il III congresso generale della società alpina istriana con una relazione brillante sull'attività sociale durante l'anno 1878. Pur troppo pelò quest'anno trascorse senza alcun movimento e senza Vita, per cagioni indipendenti dalla volontà della direzione e dei suoi membri. Coli'avvenuta mobilizzazione dell'esercito ci furono tolte quasi tutte le forze attive ed è appunto per questa ragione che non fu mandata ad effetto la gita lungo il Vallo Eomano da S. Peter a Fiume. Ora che la calma sembra ristabilita, uutro speranza che la direzione futura saprà dare un maggiore impulso all'attività sociale. Mi corre obbligo poi di raccomandare ai signori soci di nominare alle cariche sociali persone che dimorano a Pisino o nei luoghi vicini, dacché 1' esperienza ci ha insegnato che molti degli attuali direttori nè intervengono alle sedute, nè si prendono la briga di giustificare 1' assenza. Dopo queste brevi considerazioni, ho 1' onore di dichiarare aperto il III congresso alpino istriano ed invito il segretario a dar lettura del verbale dell'ultima generale adunanza. „ Letto ed approvato questo verbale, sono invitati a firmarlo i signori Fioretto Benussi e Pietro Sbisà. — Su di che il segretario, avuta la parola, dà la seguente relazione: pNOREVOLI jSlGNORI ! "Poco di saliente avvenne in seno alla società nostra dal giorno dell' ultima nostra generale adunanza e breve quindi sarà la mia relazione. Allorquando avanti circa 14 mesi ci trovammo riuniti nella città di Albona per trattare sulle cose nostre, nessuno di noi prevedeva i funestissimi avvenimenti che si frapposero a paralizzare 1' operosità sociale. Trascorsero appena due mesi, che buona parte della gioventù istriana, tra cui due fra i più zelanti nostri direttori, venne richiamata al servizio militare, ove rimase sino ad inverno inoltrato, per cui, in mancanza di partecipanti, si dovette sospendere ogni gita alpina, non esclusa quella già deliberata al Monte Maggiore ed al Vallo Eomano. Questa gita però, se anche sospesa, non venne dimenticata del tutto e si farà, ora che la società si è rinvigorita mercè il ritorno dei nostri bravi giovani, assuefatti agli strappazzi ed alle fatiche, impavidi nell' affrontare i disagi di uu lungo cammino, nel venturo mese di agosto. Costituiti poi che saranno i comizi alpini, si offrirà la possibilità di organizzare bene spesso delle gite in circoli più ristretti e così la società nostra, ricuperando il tempo perduto, assumerà tutt'altro aspetto e potrà compiere pienamente il suo scopo, quello scopo che molti dubitavano di raggiungere. Durante l'anno teste trascorso molti soci hanno creduto di sciogliersi dal vincolo sociale, ma seppure dobbiamo deplorare questo fatto per nulla giustificabile, ci riesce di conforto che quasi tutti questi ci sono affatto estranei di patria e nutrono sentimenti a noi del tutto opposti. Che se anche la società non conta presentemente che soli 98 membri, ci conforta però la speranza che, coli' indirizzo che saremo per darle in seguito alla costituzione dei comizi alpini, la gioventù nostra si unirà in massa a noi, specialmente se, come Vi sarà proposto, Voi vorrete, onorevoli signori, deliberare una diminuzione del canone, per rendere 1' associazione accessibile anche alle più modeste fortune. Dei comitati che nell' ultima adunanza avete eletti, due presentarono fin qui la loro relazione e, cioè, il comitato, cui fu demandato lo studio del trattato sulla coltura dei boschi, di Paprotiiik, e quello incaricato di compilare un progetto di regolamento pei comizi alpini distrettuali. Il primo si espresse negativamente sul quesito se si debba dare alle stampe il trattato accennato, mentre il secondo compilò alla meglio il progetto di regolamento. Potrete esaminarlo ed introdurvi quelle modificazioni che riterrete necessarie. (Vedi più sotto). Non fu possibile di occuparsi dell' apertura di un sentiero per accedere più facilmente al Monto Maggiore, nè dell' erezione di un casotto a ricovero dei gitanti, dal momento che non lo consentivano le finanze sociali. Nel corso dell' anno la Vostra direzione tenne due sole sedute, tanto per dare evasione agli oggetti di maggiore urgenza, e se nel presentarsi in oggi al generale congresso, dessa nou può dirvi di avere esaurito tutti gli argomenti, di cui si ebbe a trattare, Ve ne chiede venia e spera che non vorrete ascriverlo a mancanza di buon volere. Intanto si acquistarono dei buoni libri e la società dispone attualmente di una discreta biblioteca, ma sorprende e scoraggia che nessuno dei soci di fuori no fa richiesta e che perciò la lettura delle opere deve limitarsi ai pochi residenti a Pisino. Di libri ve n' ha per tutti i gusti: possono approfittarvi gli amanti di scienze geologiche,.filosofiche, geografiche, storiche ecc. La direzione acquistò inoltre un aneroide, che potrà servire in tutte le occasioni di ascensioni alpiue. Avrei così a brevi tratti delineato l'opera nostra. Convengo che molto resta ancora da farsi, perchè la società sia tale, quale dovrebbe ossero; ma so al buon volere della direzione i soci tutti vi unissero il loro appoggio, noi potremmo fra non molto andare orgogliosi della società nostra, la quale potrebbe gareggiare fra le consorelle e prosperare rapidamente.» Accolta questa relazione, il presidente scusa l'assenza del cassiere sociale sig. Giuseppe Camus, recatosi a Monfalcone per motivi di salute, ed invita il segretario a dar lettura del conto consuntivo per l'anno sociale 1878 - 79 e quindi del preventivo per l'anno 1879- 80. (Vedi più sotto.) Ambidue questi conti, che formano parte integrante del presente protocollo, vengono approvati senza discussione ed unanimamente, e cioè il primo con fiorini 457:94 in entrata, fior. 251:20 in uscita e con un civanzo di fior. 206:74, ed il secondo con fior. 502:74 in entrata e pari uscita. Su di che il segretario, in assenza del relatore signor Ernesto Nacinovich, riferisce, quale membro del rispettivo comitato, sul regolamento pei comizi alpini distrettuali, leggendo articolo per articolo. L' articolo I. viene approvato senza discussione. Neil' art. II. al sig. Alberto Marchesi sembra troppo esiguo il numero di quattro socii per la costituzione di un separato comizio alpino. Il sig. Marco Costantini appoggia il sig. Marchesi e vorrebbe si dicesse ove i soci si ritenessero in numero sufficiente. L'onorevole Sottocorona non può essere d' accordo con questa proposta e ritiene meglio di stabilire un numero fisso. Il segretario sostiene le vedute del comitato, ma il congresso, a votazione, accetta la proposta Costantini per cui il primo capoverso dell' art. II resta così modificato : „In ogni distretto giudiziario della provincia ove i soci si ritenessero in numero sufficiente, può formarsi un comizio alpino,. — Il seconde capoverso viene approvato senza discussione. All' art. Ili l'onor. Costantini non vorrebbe obbligati i soci a fare quanto ivi viene disposto e propone perciò di stilizzarlo in termini meno assoluti. L'onor. Pietro Sbisà vuole invece ommesso del tutto l'articolo, dacché già l'art. I., che tratta dello scopo, prescrive chiaramente le incombenze dei soci. — L' onor. D.r Egidio Mrach vuole conservare 1' articolo, ma sostituire soltanto alla parola obbligati la parola "chiamati,. — A questa proposta associandosi 1' onor. Costantini, ned essendo appoggiata la proposta Sbisà, l'articolo viene approvato con questa modificazione. — Approvati senza discussione gli art. IV, V e VI, l'onor. D.r Stradi propone di sostituire all'art. VII alla parola Incombe la parola Sarà cura, mentre l'onor. Marchesi vorrebbe fra le parole promuovere e almeno inserita la parola possibilmente cioè promuovere possibilmente almeno ogni 3 mesi ecc. Non opponendovisi il segretario, tanto la suggerita modificazione, quanto 1' aggiunta sono accolte ad unanimità. — L'art. Vili, viene approvato senza discussione. All' art. IX l'onor. Hasch propone l'aggiunta e per ordine della seguita insinuazione, proposta che però non viene accolta essendo già sottinteso che gli oggetti di proprietà sociale devono consegnarsi ai soci per ordine delle presentate domande. All' art. X l'onor. Costantini propone, per analogia al disposto dell' art. II, la modificazione della prima parte nel senso: In caso di scioglimento di un comizio per insufficiente numero di soci e della seconda parte nei termini : qualora i soci si ritenessero in numero insufficiente a costituire un separato comizio. L' onor. Sbisà vorrebbe che non si facesse menzione di uno scioglimento condizionato, ma che si dicesse semplicemente: In caso di scioglimento di un comizio potranno i soci ecc. È adottato. L' onor. Tromba vorrebbe che la seconda parte dell' art. X fosse aggiunta all'art. IL, che tratta appunto della formazione dei comizi, e venisse così concepita: "Ove per qualsiasi motivo non potesse in un distretto giudiziario costituirsi un separato comizio, potranno i rispettivi soci alpini essere uniti ad altro comizio più prossimo,. Appoggiata questa proposta il presidente la pone a voti ed il congresso la accetta a grande maggioranza. Votato il regolamento in seconda lettura, il presidente rileva, non essere il congresso in numero legale per deliberare sopra la proposta di modificazione dell' art. IV dello statuto sociale e ne rimanda perciò la deliberazione all'anno venturo. In vista di ciò, il sig. Pietro Sbisà propone, ed è appoggiato anche dal socio sig. Fioretto Benussi, di incaricare la futura direzione ad incassare per quest' anno dai soci soltanto la metà del canone. La proposta viene accettata senza discussione. Distribuite le schede per la nomina della nuova direzione, il presidente sospende per alcuni istanti la seduta, affinchè i soc! possano concertarsi sulla scelta dei nuovi direttori. Ripresa la seduta e fatto lo spoglio delle schede deposte, risultano eletti a direttori per 1' anno sociale 1879 - 80 i signori: Benussi Giovanni di Valerio .... con voti 23 Bradi cicli Giuseppe.......„ „ 22 Camus Giuseppe..........„ 23 Camus Leonardo........, „ 22 Fonda D.r Giovanni.........„ 23 Hasch Luigi .............22 Mrach D.r Egidio........„ „ 22 Sbisà Pietro..........,,22 Scampicchio D.r Antonio.....„ „ 22 Sottocorona Tommaso......... 22 La direzione si costituisce tosto in concorso dei sette neo-eletti direttori presenti ed elegge : a presidente il sig. Giovanni D.r Fonda a vicepresidente il sig. Antonio D.r Scampicchio a segretario il sig. Giuseppe Bradicich a cassiere il sig. Giuseppe Camus Passandosi all'8™ punto dell'ordine del giorno,l'onor. Costantini rinnova la proposta già fatta nell' anno decorso di tenere il congresso generale della società alpina nel giorno susseguente al congresso agrario e nell' istessa città. L'onor. Marchesi appoggia la proposta, che, messa a voti, viene anche accettata a grande maggioranza. Rimessa nella direzione l'organizzazione della gita al Vallo Romano, il presidente chiede se qualcuno dei soci avesse a fare qualche mozione d' urgenza. L' onor. Marchesi domanda la parola, per proporre che sia fatto stampare e venga distribuito ai soci un elenco dei libri, di cui si compone la biblioteca sociale. Votata 1' urgenza di questa proposta, 1' onor D.r Egidio Mrach fa proposta d'interessare, a risparmio di spese, la gentilezza dei giornali di Capodistria per l'inserzione dell' elenco e 1' onor Pietro Sbisà propone di rivolgersi ad hoc anche alla redazione del giornale della Società agraria, che è il più diffuso nella provincia. Accettate tutte queste proposte ed esaurito così 1' ordine del giorno, chiede la parola il sig. Pietro Sbisà podestà di Dignano, per tributare al presidente ed al segretario i più vivi ringraziamenti per le loro prestazioni a favore della società, ritenendo di rendersi interprete dei sentimenti dell' intera assemblea. 11 segretario, alla sua volta, ringrazia il signor podestà delle parole lusinghiere dirette alla presidenza e promettendo di lavorare auche in avvenire più che sarà possibile pel pieno raggiungimento degli scopi sociali, gli rende speciali grazie per la splendida, inaspettata accoglienza fatta dai dignanesi ai soci alpini, assicurandolo che tutti ne serberanno grato e perenne ricordo. Su di che il presidente leva la seduta alle ore 2 pomeridiane. REGOLAMENTO pei comizi alpini distrettuali, formatisi in seno della società alpina dell' Istria. Art. I Scopo dei comizi alpini è l'applicazione speciale dei principi svolti nell'art. 2 dello statato della società alpina dell' Istria. Art. II In ogni distretto giudiziario della provincia, ove i socii alpini si ritenessero in numero sufficiente, può formarsi un comizio alpino. Ove per qualsiasi motivo non potesse in un distretto costituirsi uu separato comizio, potranno i rispettivi socii alpini essere uniti ad altro comizio più prossimo. Dell'avvenuta costituzione di un comizio sarà da informarsi la presidenza della società. Art. Ili I membri di un comizio sono chiamati a concorrere, dietro le proprie forze, al prosperamento della società alpina ; ad intervenire e prender parte alle gite alpine specialmente entro il raggio del proprio distretto ; a presentarsi in tutti gli affari loro domandati dalla presidenza e di darne poi relazione nell' occasione dei congressi generali. Art. IV Ogni comizio è rappresentato da un presidente e da un suo sostituto, i quali vengono eletti di anno in anno in un'adunanza distrettuale, alla quale sono da invitarsi tutti i membri facenti parte del rispettivo comizio. Gli uscenti di carica sono rieleggibili. Art. V Alle sedute dei comizii, da tenersi almeno due volte all' anno, sono da invitarsi, almeno 3 giorni prima, tutti ì membri appartenentivi e le deliberazioni sono valide, qualunque sia il numero degl' intervenuti. Vi presiede il presidente ed in caso di suo impedimento il sostituto. Le deliberazioni si prendono a maggioranza di voti. A parità di voti, decide il presidente. Art. VI Sopra domanda di almeno un terzo dei membri del rispettivo comizio, la presidenza dello stesso è tenuta di convocare una seduta. Nelle sedute dei comizii si tratta sopra argomenti d'indole sociale, con ispeciale riguardo agli interessi del rispettivo comizio. Art. VII Sarà cura della presidenza di ogni comizio di tener desto lo spirito sociale e perciò di promuovere possibilmente almeno ogni 3 mesi una gita entro la cerchia del proprio distretto e di riferire poi sopra eventuali esplorazioni scientifiche nell' occasione dei congressi generali della società. Art. Vili I comizii potranno nominare dei comitati per lo studio di compiti particolari che loro venissero affidati. Art. IX In occasioni di ascensioni alpine, i comizi potranno servirsi degli oggetti di proprietà sociale, semprecchè almeno otto giorni prima ne facciano domanda alia presidenza della società. Art. X In caso di scioglimento di un comizio, potranno i socii alpini allo stesso appartenti unirsi ad altro comizio a libera loro scelta. CONTO CONSUNTIVO della società alpina dell'Istria per l'anno sociale 1878 - 79 INTROITO 1. Civanzo di cassa colla chiusa dei IO aprile 1878 ..........£ 183:94 2. Canoni incassati........ 3. Buone entrate..... 183 272 2 Assieme f. 457:94 ESITO 1. Acquisto di libri, di carte geografiche e geologiche ecc.......... 2. Stampa di 200 copie del regolamento interno ............ 3. Indennizzo al sig. Gaetano Coana per la iniziata stampa del trattato "Sul governo dei boschi ........... 4. Affitto del locale d' ufficio (3 semestri) . 5. Abbonamento al giornale „La Provincia" C. Stampa inviti all' adunanza generale . . 7. Spese di cancelleria e postali .... 73:66 2:26 10:— 130:57 3:05 3:33 28:33 Introito Esito . f. 457:94 „ 251:20 Assieme f. 251:20 Civanzo di cassa f. 206:74 CONTO DI PREVISIONE della società alpina dell' Istria per V anno sociale 1879 - 80 INTROITO f. 1. Civanzo di cassa colla chiusa odierna 3. Presumibile incasso restanze . . . 3. Canoni pel 1879 ....... 206 100 196 ESITO 1. Acquisto di libri, giornali, carte, requisiti d' ufficio ecc...... 2. Stampe ....... 3. Porto posta e telegrafo . . 4. Acquisto requisiti d' alpinisti 5. Spese per gite alpine. . . C. Fondo di riserva .... 7. Spese imprevedute .... Assieme f. 502 74 74 f. 100:— » 20:— n 30.— » 20:— r 200:— » 100:— » 32:74 Assieme „ 502:74 NOTIZIE Il Comitato di soccorso ai danneggiati dal Po e dall' Etna, istituitosi qui il 24 mese scorso coll'appello da noi stampato nel nostro numero 1° corrente, chiudeva il giorno 9 le liste di soscrizione dopo aver raccolto da 250 oblatori fior. 552 V. A ; — Lire Italiane 308 ; — e franchi in oro 95; corrispondenti assieme ad Italiane L. 1730, che il giorno 12 corrente il Comitato stesso spediva alla Commissione centrale a Roma, presieduta dal 111. Sig. Avv. Francesco Borgatti, Vice Presidente del Senato. Siamo pregati di annunciare, che nella perquisizione domiciliare e personale, fatta il giorno 4 luglio al siguor Giuseppe Bradicich di Pedena, presidente del consiglio comunale e segretario della società alpina istriana, nulla fu trovato di compromettente. — « Bollettino bibliografico Indice Alfabetico Generale delle frazioni che compongono il Regno ti' Italia, le Provincie Illiriche ed il Trentino, compilato «la Antonio Raimondo Rossi. — San Vito al Tagliamento tip. Polo. — Prezzo Lire 10. È questo il titolo di una recentissima pubblicazione in bel formato grande di 1200 pagine. La somma utilità di quest'Indice per tutti gli Uffici, per i Comuni, Comizi Agrari, per gì' Istituti pii per ogni Corpo Morale, pel ceto Commerciale, pei possidenti ecc. è incontestabile. Vi sono comprese ben 44.000 località, mentre tutti i lavori statistici di tal genere finora noti offrono un complesso appena di 8.000 nomi. Per cgni frazione è indicato il Comune di pertinenza, il Circondario o Distretto, la Provincia, la Prefettura o Giudizio, il Tribunale, la Sede del Collegio elettorale (naturalmente solo pel Regno d'Italia), e la Diocesi a cui appartengono. Di più vi è riportato il numero degli abitanti d' ogui Comune, e a mezzo di semplici iniziali viene fatto conoscere se nel luogo vi esiste Ufficio Postalo, Telegrafico e Ferrovia. Dobbiamo tributare la meritata lode all' autore per la diligenza ed accuratezza dell'interessante lavoro considerato nel suo complesso, e mostrarci grati dell' aver voluto con nobile pensiero comprendervi pure le Provincie italiane dell' Austria-Ungheria. Ci duole però il dover constatare eh' egli dimostra di avere falsi concetti riguardo il nostro paese, affibbiandogli denominazioni che non gli spettano per nulla, e per le quali noi non ci sentiamo per certo troppo teneri. È un errore pur troppo diffusissimo quello di considerare le nostre Provincie come facenti parte dell' Illirico, come se non bastasse l'altro pur comunissimo di confondere l'Istria con la Dalmazia. Se non ci trattenesse la tema di mostrarci troppo indiscreti, vorremmo consigliare 1' egregio autore di consultare le numerose pubblicazioni, di quest' ultimi tempi che trattano del nostro, possiam dirlo, glorioso passato, per facilmente convincersi, che nè il Goriziano, nè Trieste, uè l'Istria han nulla di comune con l'Illirico, e che solo per uno dei tanti capricci del Grande Napoleone la nostra provincia venne per un momento aggregata al Regno Illirico da lui ideato, staccandola dal Regno d'Italia al quale la volle prima unita. Ci crediamo inoltre in obbligo di rilevare 1' errore incorso nell' accennare alla popolazione complessiva dell' Istria, senza però far carico di sorte all' autore, anzi convinti di dover attribuire il fatto unicamente ad uno sbaglio di stampa. Nell'Indice in parola la popolazione dell'Istria si fa ascendere a 220,443 abitanti, mentre il censimento ancora dell' anno 1869 constatò ammontare la stessa a 254. 905 abitanti. Fatte queste eccezioni riguardo le nostre Provincie, l'opera è raccomandabile sotto ogni aspetto, e non dubitiamo che i nostri comprovinciali le vorranno fare accoglienza lusinghiera, ed in vista al relativo untissimo prezzo molti ne faranno l'acquisto per proprio utile e meritato compenso dell' egregio autore. x. Varietà Dialetti stranieri nel Regno d'Italia Nei luoghi di confine e nelle valli rimaste per lungo tempo quasi segregate per difficili comunicazioni o per ragioni politiche, in più frequenti rapporti con le terre straniere è ben naturale che vi si sieno infiltrate voci straniere. Nella Val d'Aosta, per esempio, ancora parlasi il fiancese; — in Val Toce, burgundo; nei Sette comuni vicentini un ibrido tedesco; in Val Venosta e nella Valle Rienza un bavaro corrotto. — Il seguente quadro poi dimostra paratamente quali dialetti stranieri e in quali località del Regno d'Italia si parlino anche oggidì: Il Greco : a Bova, Bracaleone sopra Sparavento, a Celso, verso Reggio-Calabro, e a Cargese in Corsica presso Ajaccio. L' Albanese : in Sicilia, nelle Tre Calabrie, in Basilicata, Foggia, Lecce, Avellino, e Teramo. L'Arabo: a Malta, in Sardegna, nella provincia Sulcitana, i cui abitanti sono detti Maurelli. 11 Catalano: in Alghero. Il Provenzale: nel Nizzardo occidentale, a Faeto e Celle S. Vito in Capitanata, a Guardia Piemontese, in Calabria Citra. Il Romanico : in alcune parti della Val Leventina e nella Val di Blenio nel canton Ticino. Il Bulgaro: nella provincia di Molise, ad Acquaviva, Collecroce, S. Felice, Tavenna, Moutemitro. 11 Francese: in Val d'Aosta. Il Bunrnndo: nella Valle d'Aosta ai due Gressoney, in Alagna Val Sesia, in Rima Val Sermenta, in Rimella Val Mastellone, in Macugnaga Valle Angasea, in Pom-mat Val Formazza, in Bosco Val Muggia Ticinese, a Sempione e Ruden o Gondo presso le sorgenti del Vedrò. Il Bavaro: in provincia di Verona e di Vicenza; a Sappada nel Friuli all'origine della Piave; a Sauris di Sopra e Sauris di Sotto presso l'origine del Tagliamento. Lo Slavo: nel Friuli, a Rustis, nel centro della valle del Resia che mette foce nel Tagliamento presso Resciutta. L'origine degli Albanesi in Sicilia fu fin dal tempo che Giovanni figlio del celebre Giorgio Scanderbeg, perduti i suoi stati, si ricoverò in Puglia con moltissimi de' suoi Albanesi. Poco dopo sua sorella Elena si maritò col principe di Bisignano, e con lei passò la maggior parte dei profughi Albanesi in Calabria, ove moltissimi territori possedeva il di lei marito. I villaggi albanesi della Calabria Citeriore sono: San Demetrio, Santa Sofia. San Giorgio, Spezzano - Albanese, Macchia, San Cosimo, Palagario , Scarfizzi Lungro, Acquaformosa, Firmo, San Rasiglio, Porcile, Civita, Mongrassano, Cervicati, San Giacomo, Rota, Cerzeto, San Martino, San Benedetto, Ullano, Cavallarizzo, Falconara, Serra Leo, Piatici, San Nicolò di Alto e Marra. I villaggi Albanesi della Calabria Ultra II, cioè Catanzaro, sono: Caraffa, Usito, Vena, Zazarona, Iazzarica, ÌVlarcedusa, Villa Aragona volgarmente detta Andali. Dei tredici Comuni veronesi solo Ghiazza e Campo Fontana parlano tuttora il dialetto bavaro. Dei Sette Comuni vicentini i soli villaggi di Foza, Asiago, Roana, Canova, e Rozzo parlano tuttora il dialetto bavaro. — Il dialetto slavo nel Friuli è parlato, come in Istria, dal alcune popolazioni rurali, discendenti da antichissimi coloni slavi, invitati colla a coltivar le terre. t.