ANNO XXVI. Capodistria, 16 Agosto 1892. N. 16 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. A ,-ticoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — On numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Questioni del giorno (Continuazione vedi Numero 12 e seg.) Abbiamo veduto come sia nato il realismo in Francia e di riflesso in Italia ; ed ora passiamo a dire di un' immediata conseguenza delle teorie realistiche, cioè della letteratura personale. Esaminiamola con la scorta del sullodato critico francese '), interpolando qua e là qualche nostra osservazione opportuna a spiegare il movimento letterario italiano. A che tante memorie, diari ed autobiografie? Come si spiega questa mostruosa invasione dell' io nelle lettere^ Cbe interesse pnè destare nel pubblico la conoscenza delle passioncelle, dei malucci, della tosse, della tisi, delle malinconie erotiche di tanti individui che si mettono in piazza? Forse il mondo è tutto bolso, anemico, isterico? E questo si dice perchè, novanta su cento, i libri di letteratura personale, invece di rappresentare l'individuo in relazione con la società si compiacciono di.mostrarcelo isolato. E quale la causa di questa aberrazione? Il realismo, risponde il critico francese. Perduto il concetto del soprannaturale l'uomo si concentrò in sè stesso; l'individuo trovò nel suo me il suo mondo, il suo universo. Se non che a mio vedere c'è un'altra causa che ha originato la noiosa e fatua letteratura personale ; e questa, prima che nel realismo, si ha a cercare nel romanticismo. E per vero nella sostituzione del senso proprio al senso comune, nella apoteosi dell'io, nel passaggio dall'obbiettivo al soggettivo consiste in gran parte il romanticismo come fu concepito in Francia. A ciò si aggiunga una gran vanità nei giovani scrittori, e la facilità dell'immaginare fondati sulla propria esperienza. Comunque, vediamo ora i difetti del genere. Anzitutto la letteratura personale è un' inciviltà, un offesa contro il galateo. E per vero a chi ci trattenesse in mezzo alla via, quando piti siamo affaccendati, per domandarci non già semplicemente che ora fa, ma per raccontarci la storia delle pulsazioni del suo cuore, e la necessità di regolare secondo quelle il passo, noi daremo del pazzo, e dell'incivile: l'importunità è un offesa alle regole della buona creanza. Aggiungasi essere la letteratura personale contraria al fine della letteratura stessa la quale è qualche cosa di meglio di un passatempo, o di una ridicola presunzione di rivivere oltre tomba con la narrazione delle proprie miserie. Soprattutto queste comparse di sedicenti eroi dinanzi al pubblico punto rispettato peccauo di sincerità. C' è sempre di fatti in noi qualche cosa che sfugge all'esame. Non per nulla la sapienza greca incise a lettere di scatola sul tempio di Delfo — Conosci te stesso. Ammesso anche questa chiara e precisa conoscenza di sè stesso, rimane sempre nello scrittore una grande ripugnanza di manifestarsi coi propri difetti. Come sbottonarsi in pubblico, e dire chiaro e tondo: Badate, io sono ipocrita, avaro? Tanto è come pretendere dallo scrittore di posare in piazza, con sul petto il cartello e l'inscrizione delle case romane: Cave canem. Le memorie personali perciò non sono realmente l'uomo, ma il romanzo di ciò che l'autore ha voluto si creda di lui. Non sono adunque, conchiude il Brunetière, che dichiarazioni di falsità. Non così avvenne nel buon secolo della letteratura. I grandi hanno scritto, perchè avevano qualche cosa di buono da dire. La letteratura è impersonale, e ciò che è solo personale, non è ancor letterario. Un uomo è ben poca cosa in questo senso ; e ciò che ce lo rende simpatico è l'avere di comune qualchecosa con gli altri uomini. Ma queste sentenze non si hanno a intendere alla lettera. La lirica moderna per esempio fu fino all'altro giorno l'espressione della personalità del poeta. Evidentemente nella poesia e nel romanzo la letteratura personale risponde a qualche cosa di nuovo, di democratico. Noi conosciamo già l'uomo in generale con tutte le sue facoltà; vogliamo ora conoscere l'individuo. Raccontateci adunque i vostri amori, o poeti, e le vostre avventure, o romanzieri. Mettete voi nelle vostre opere ; esprimete il vostro concetto della vita, non quale l'avete desunto dai tipi e dalle tradizioni, ma dalla vostra stessa esperienza. Concessione larga; ora vengono lo condizioni ; ine Rhodus! Prima di tutto, non l'originalità alla Baudelaire; non sensazioni procurate coli'alcool o con la morfina, non nature artificiali. Bisogna che tutti, i giovani specialmente, i quali hanno una gran voglia di uscire dalle rotaie, si persuadano della necessità d'imitare un po' anche gli altri, e di conoscere le impressioni della società in mezzo alla quale vivono: il mondo non comincia con noi. Per accettare adunque la letteratura personale è necessario : 1. Essere sicuri della bontà delle nostre impressioni, uscire un po' di noi stessi, studiare il mondo, ed i libri. 2. Dato il caso di trovarci differenti dagli altri, studiare il come e il perchè di questa differenza. Perchè non basta essere come si è, convieu cercare la ragione dell'essere così e così. Perchè, soggiungo io, c'è l'originalità del genio, e l'originalità dell'ignoranza. Non basta l'originalità nel portare la cravatta e il cappello. Ai geni il Panteon ; lasceremo al Professor Lombroso la cura di classificare quegli altri: non tutti i inatti sono all'ospedale. Bisogna cercare invece in noi il legame che ci unisce con la società, e ricordare la solidarietà morale. Ciò che ha reso celebri gli scrittori fu sempre il personale elevato ad un concetto universale. Tutte queste cose lui detto da par suo il Bru-netiére, tenendosi nel giusto mezzo, per condannare il moderno abuso della letteratura personale, senza perciò negare i pregi di questa forma dell' arte ciò che sarebbe uno staccare non poche illustri pagine dall'albo della letteratura francese. Ed ora vediamo di applicare i suesposti principi alle cose nostre. E qui dirà forse taluno che per fare di simili prediche tutti sono buoni anche da noi, e non occorreva aspettare l'imbeccata dai Francesi. Ma chi questo ripetesse, mostrerebbe di avere per via dimenticato lo scopo particolare del presente scritto, che si riassume, in due parole così: Per mettere in voga le più strane teorie tutti si fauno belli degli esempi francesi ; vediamo dunque un po' che cosa ne pensano i Francesi stessi. La letteratura personale prima assai della scimlotteria, ebbe un largo sviluppo e proprio tra noi così nelle Memorie, nelle Autobiografie, come implicitamente nelle opere in versi ed in prosa de' nostri scrittori. Esaminiamola sotto questo duplice aspetto. Ritenuto ben fermo il principio doversi cioè conferire il diritto di parlare di sè a tutti quegli uomini che hanno qualche cosa d'importante a comunicare-, da Dante, al venerando vecchio cappuccino, il cardinal Massaia, quanti e quanti scrittori non abbiamo avuto noi pei quali si deve fare subito un' eccezione, concedendo loro il diritto di parlare in prima persona! Basterà ricordare: Dante — La vita nova. — I Ricordi autobiografici del Guicciardini — La vita di Benvenuto Cellini — Il Diario del Bentivoglio. — Il giornale del Rolli — Le memorie del Goldoni (in francese). — L'autobiografia dell'Alfieri — I Ricordi del Colletta, per tacere di molti altri. E tutta questa è gente che ha preso vivissima parte alla vita della nazione, ed ha avuto delle importanti cose a comunicare. Forse non tutti hanno parlato di sè con piena conoscenza e sincerità come vuole il Brune-tiére, e come un po' vogliamo anche noi ; ma conviene anche riflettere alle ragioni d'arte che imposero certi limiti, o alle esigenze della moralità le quali non consentivano di presentarsi nudi in pubb.lico, senza almeno la solita foglia di fico. Massima in ogni modo è la sincerità nell'Allighie-ri ; chè a far tacere i moderni critici neganti l'esistenza di Beatrice Portinari, per tirare ogni parola di Dante alla unica manifestazione del simbolo, rimane tutta la Vita Nova, e specialmente quell' ammirabile sonetto : Tanto gentile, e tanto onesta pare... dove ogni parola esprime l'eterno femminino, rivela la massima soggettività, e un sentimento erompente schietto e diritto dall' animo senza arzigogoli scolastici, frutto di postume alzate d'ingegno. E sincero è pure l'Alfieri, anche troppo mormora il Cantù; e sin-cerissimo nella sua originalità il Cellini. Se non che, come argutamente osserva il Baretti nella Frusta letteraria, „egli dipinse nella sua vita sè stesso con sommissima ingenuità, e tale quale si sentiva di essere"; non dunque qual era realmente, ma quale l'illustre mattoide credeva di essere con tutte le sue allucinazioni, e le conversazioni col Padre Eterno ; distinzione molto importante. Passando via alla letteratura contemporanea accogliamo in generale con plauso molte opere di illustri scrittori, i quali parlando di sè non caddero punto nei difetti della recentissima letteratura personale. E tali in capite libri — Le Prigioni di Silvio Pellico, i Miei Bicordi di Massimo d'Azeglio — le Memorie del Settembrini — i Pensieri sull'arte e i Ricordi autobiografici del Duprè — I miei ricordi del Mingetti, e così via via altri molti fino al libro recente del Cardinale Massaja, all'Africa del Martini e del Barattieri. Che se a taluno sembrasse troppo rigogliosa questa rifioritura della pianta io nel giardino d'Italia, pensi questi alle meravigliose opere di molti nei tempi eroici del nazionale riscatto. Avviene in questa facenda degli scritti, ciò che dei monumenti. Certo di monumenti ne abbiamo anche troppi e non sempre dedicati ad uomini di grande fama. Spesso però quelli che sono Cameadi per una regione non lo sono per un'altra; e nella cerchia di una data città o regione fecero del bene assai, coadiuvando 1' opera iniziata dai grandi, e perciò rappresentano il concorso di una città, di una regione alla vita di tutta l'Italia. E se ai veri grandi, come mormorano molti, i monumenti sono troppi, e ripetuti, conviene riflettere che l'espressione della gratitudine non è mai troppa in un popolo, e che la peggiore disgrazia che possa toccare ad una nazione si è la dimenticanza delle nobili cose operate. Siano pure troppi i nonumenti; ma nell'ora del pericolo, come la statua del commendatore, gli eroi di pietra alzeranno minacciosa la mano, e torno torno al loro piedestallo vedranno agitarsi nuovi eroi in carne ed ossa. Lo stesso dicasi delle Memorie, dei Diari dei Ricordi. Così ne avessimo molti a contrapporre a quella stupida ed insulsa letteratura personale, che ad imitazione della francese, giustamente condannata dal critico della Revue, va diffondendosi anche tra noi. Sono Memorie, Diari e Ricordi di gente che non avendo mai fatto nulla di buono e di serio nella loro vita hanno la stolta pretesa d'interessare il pubblico col racconto delle loro avventure galanti, o con lo studio analitico sperimentale di una passioncella esposti in uno stile che vorrebbe essere sublime ed è semplicemente un abacadabra da giornale umoristico illustrato. (Continua) P. T. Pel centenario di Pietro Zorutti Tutti sanno essersi costituito a Gorizia un comitato per celebrare nel prossimo dicembre di questo anno il primo centenario della nascita del poeta popolare friulano Pietro Zorutti. Ci sta a cuore di manifestare fin d'ora il desiderio di concorrere cou le nostre poche forze all'opera; anche la Provincia, si farà un dovere di presentarsi in tale occasione quale interprete dei tanti ammiratori ed amici che il poeta ebbe nella provincia sorella; ed è perciò che a tempo e luogo ci terremo onorati di scrivere una biografia del Zorutti e una critica delle sue opere. E per vero il sottoscritto crede che il miglior modo di onorare i nostri morti sia studiarne le opere e non solo darsi a feste ed a pompe, le quali spesso più che in onore del morto, tornano a futile gloria e a passatempo dei vivi. Di centenari certo se ne sono celebrati forse anche troppi in questo finisecolo ; onde al nostro, prima chiamato il secolo del progresso e dei lumi, potrà essere, con molti altri, attribuito anche l'epiteto di secolo dei centenari con le relative luminarie. Ma di che cosa non si abusa sotto il cielo della luna? Per l'abuso non è logico condannare l'uso di una cosa, come non sarebbe logico, per esempio negare l'utilità del rasojo per la semplice ragione che molti col rasojo si tagliano il collo. E meno che meno è da disapprovare questa poca vita che si tenta così diffondere tra noi nelle difficili circostanze in cui ci troviamo, per vincere 1' apatia, e stringere il fascio latino contro il nemico. Ben venga adunque il centenario di Pietro Zorutti. Se non che, come si diceva di sopra, tornando opportuno in tale occasione di studiare le opere del festeggiato, panni che a intendere la mente del poeta popolare e a spiegare le opere, niente di meglio possa convenire che una raccolta di motti, di frizzi ripetuti conversando dal nostro poeta, e di aneddoti della sua vita. Se, come fu detto, gli aneddoti sono la moneta spicciola della storia, tanto più sono utili nel caso nostro, trattandosi di un poeta popolare lepido, arguto il quale se non ha vissuto in tempi eroici, pure rispecchia nella sua vita i costumi le inclinazioni degli animi e lo stato del paese nella prima metà del nostro secolo. E la messe sarà certo abbondante; trattasi del Friuli, di un paese come ogni altra parte del Veneto, forse dopo la regione toscana, più da natura inclinato alla celia bonacciona dei nonni, a quell' accomodarsi alla battuta dell' avversa fortuna, che non è vigliaccheria ma apparechio festoso alla lotta; a quell'arte antica espressa dal motto latino vivi tur in die, senza sopraccapi nordici, e malinconie metafìsiche. Ecco intanto qualche motto, qualche anedotto ; chi più ne ha, più ne metta; ho già scritto e scriverò agli amici in Friuli; tanto per cominciare vi do quel che ho. Un giorno intorno al 1846, essendo io entrato in casa del poeta e presentatomi come figlio di un Luigi Tedeschi da Cividale, domiciliato a Trieste : bene, bene, mi disse, siamo adunque un po' patriotti ; anche i miei vecchi erano da Cividale. Il discorso cade sui Cividalesi e sulla nobiltà friulana; ad un tratto serio, serio, e aggrottando le ciglia « aspettate un momento, soggiunse, adesso vi mostrerò i ritratti de' miei antenati, e mi condusse nell' anticamera, alle pareti della quale pendevano torno torno dei grandi quadri rappresentanti in grandezza naturale varie specie di cani ; e « Caro Tedeschi, ecco i miei antenati» esclamò. In un paese di conti e di baroni, e in bocca d'un Zorutti, la cui famiglia era stata già ascritta alla nobiltà cividalese .e che potea sul suo stemma parlante accampare la cornacchia (zore), la celia era graziosa davvero. „Adesso vi mostrerò la mia metà» disse e poi data una voce alla moglie, me la presentò in un modo assai comico. — La signora Campanili da Cordovado, Campanili per modo di dire; ma come vedete, piccina come è, il suo cognome è un' ironia. Ha però il merito di essere in tutto e per tutto la mia giusta metà. Vieni qui Lucietta ti approssima, fidente come Ester al tuo Assuero ; più vicino da brava, t'accosta. Misuriamoci. Non un oncia di più, non una di meno. È proprio la mia metà ! „ — Tutti rammentano come il poeta fosse in paragone della moglie una pertica. E questi complimenti la signora Lucietta accoglieva con un riso benevolo, e sussurrando :„ Va là matto' va là matto,, ma con tanta grazia che ben si capiva come i due conjugi si trovassero molto bene, nonostante la differenza di statura, sotto il medesimo giogo : esempio a certe pariglie inappuntabili, ma che tirano una a stanga e l'altra a bilancino. Gravi dolori ebbe a soffrire il nostro poeta, e lutti di famiglia non pochi ; pure anche in questi, benché profondamente sentiti, non gli veniva mai meno la celia, tanto naturale in lui ; e che era perciò come il motivo guida ; 1' espressione in ogni circostanza del suo carattere. E allora oltre a pronunziarla con una certa gravità, che eccitava per antitesi un comico riso negli altri, gli spuntava talvolta una lagrima negli occhi ; il vero moderno umorismo in somma che si vuole oggi spacciare come una cosa nuova ed una specialità della letteratura inglese. Sentite questa. Nel 1861 gli morì in Venezia il suo figlio unico Ettore Achille dove esercitava la medicina. L' educazione del caro figliuolo gli avea costato un occhio della testa. Già a chi gli andava facendo le congratulazioni per la conquistata laurea, il Zorutti tra serio e faceto avea più volte risposto, facendo spallucce : — Tante grazie, ora ha messo giudizio caspita! è dottore; scommetto un occhio però che adesso che lo hanno fatto medico non ci saranno più ammalati \„ Ma gli toccò peggio; il dottore Ettore, come ho detto, morì lasciando quattro nipotini, in tenera età alle cure del nonno. — Coraggio, coraggio, gli disse un giorno un amico, incontrandolo in Mercato Vecchio, sono tuo sangue, un giorno ti compenseranno de' tuoi sacrifizi : sono dei Zorutti, e avranno tutti una buona testa. E a lui di botto il povero uomo, corrugando la fronte e con la massima serietà : «Per Dio ! se l'hanno la testa! Quattordici svansiche ho speso adesso adesso per comprar loro i berretti." Questi ed altri esempi giovino a intendere la inente del popolare poeta. P. T. --—s&S---- INDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza 7. (Continuazione vedi N.o 10 anno XXIV e seg.) anno 1552 c. 2198-2206 Capitano David Bembo Inventariorum primus Registro di alquanti inventari assunti d' ordine del capitano di Raspo. anni 1550, 1551, 1552 e 1553 Capitano David Bembo c. 2207-2223 Appellationum Adignani Dispacci del capitano ai podestà di Dignano Matteo Marin, Gerolamo da Mosto, Giambattista Mocenigo coi quali si domandano sentenze o atti di processi civili contro i quali venne insinuata 1' appellazione al capitano di Raspo. anno 1553 c. 2224-2225 Capitano David Bembo Appellationes Montone Dispaccio del capitano al podestà di Montona Lodovico Corner con cui domanda copia della sentenza e degli atti di processo civile definito dal di lui predecessore podestà Giovanni Mo-rosini dell' anno 1552 contro di cui fu presentata 1' appellazione e invita le parti a presentarsi nell' ufficio capitanale. anni 1549, 1550, 1551 e 1552. c. 2226 2286 Capitani I. Barbarigo e D. Bembo Ex A dignano. Decisioni in appello proferite dai capitani di Raspo Barbarigo e Bembo contro sentenze dei podestà di Dignano Maria e da Mosto. anno 1551 c. 2287-2291 Capitano David Bembo Processus appellationis Benchi Zuppich de razize contra Bartholo-meuni vicegerentem Domini Francisci boltestrain Patroni Razize. È cassata in appello una pignorazione fatta dal vicegerente del Castello di Racizze. anni 1551 e 1552 c. 2292/!-2305 Capitano David Bembo Ex Albona prò domina laurentia prò furto equi contra Iacobum Doymovich de Razize. Lorenza, vedova di Giorgio Vladich di Albona, dà querela a Iacopo Doimovich, già vicino di Albona ed ora abitante di Racizze, che le rubò un cavallo mentre pasceva nel territorio di Albona. Il capitano viene officiato dal podestà di Albona e Fia-nona Nicolò Gritti di esaminare gì' individui introdotti nel processo pertinenti al capitanato. Ciò fatto, è rimessa a quel podestà la deposizione scritta e gli si fa sapere che il Doimovich venne rilasciato dopo aver pagato il cavallo e le spese. 11 Gritti risponde che lo statuto d'Albona dispone che chi ruba un cavallo debba, per essere rilasciato, pagare sei volte il prezzo dell'animale; e che per il primo furto li sia tagliate le pupole delle orechie. Veda quindi di farlo nuovamente arrestare. — Il Doimovich è punito contumace, anche per altri furti, al bando perpetuo da Albona e territorio. È quindi ricercato il capitano di far pagare coi beni dello stesso Doimovich un bove da lui rubato e un cavallo insieme con le spese. (Continua) G. V. — Portole ---- IbT otizie La Direzione centrale — Sezione adriatica — della Lega Nazionale fa noto che accorderà anche l'anno venturo sussidi scolastici, specie per l'avviamento al magistero e al sacerdozio, a giovani della regione a-driatica, che intendano studiare in una scuola italiana e non siano in grado di sostenere le spese. Le domande dovranno essere presentate non più tardi dei 20 di Agosto alla Direzione di quel Gruppo della Lega Nazionale, nel cui territorio abita il petente, e in difetto alla Direzione del Gruppo che sia più vicino al luogo di sua dimora. Alla istanza dovranno essere uniti tutti i documenti atti a far conoscere la dimora, l' età, le coudizioni economiche, la condotta e gli studi percorsi. I petenti dovranno particolarmente indicare se abbiano ottenuto o chiesto altro sussidio e se possano sopperire in parte del proprio alle spese occorrenti. Le Direzioni di Gruppo rimetteranno alla Direzione centrale, insieme col loro parere, non più tardi della fine di Agosto le domande loro pervenute. II sussidio non sarà conceduto che di anno in anno. Tuttavia potrà essere continuato anche negli anni successivi, se il giovane abbia studiato nell'anno anteriore con profitto ; d'altra parte il sussidio potrà essere fatto cessare anche durante l'anno scolastico, se il giovane per costaute negligenza; insufficiente profitto o cattiva condotta se ne rendesse immmeritevole., I sussidi saranno pagati in dieci rate mensili an-tecipate di cui la prima subito dopo la inscrizione, le altre accertati che sieno la frequentazione e gli studi regolari. Il pagamento verrà fatto dalla Direzione del ■Gruppo di quel luogo, ove è situata la scuola. Cose locali Di pien meriggio venerdì della passata settimana, prese fuoco il fieno già posto nel fenile, nella tenuta di Prade dei marchesi Gravisi Barbabianca. Se ne avvidero troppo tardi i coloni, e non più in tempo di sciogliere gli animali nella sottoposta stalla, e perirono quattro buoi e due vacche. Accorsero con sollecitudine lodevole i villici più vicini, e i vigili di Capodistria accompagnati da molti cittadini, e giunsero in tempo per isolare il fuoco che minacciava 1' attiguo fabbricato. È la seconda volta che i nostri vigili guidati dal loro comandate ing. Calogiorgio, vanno al fuoco; e con vero piacere ne facciamo gli elogi della prontezza, della intelligenza, e spirito di abnegazione ; ma cogliamo l'occasione per dire che tutto ciò non basta.... Ci sono i pompieri ma mancano le pompe ; per lo meno manca una pompa di molta portata, assolutamente necessaria, come si è provato nell'incendio della casa Cernivani. E i nostri bravi vigili non possono far miracoli! La città nostra conta 1106 case, e 350 ne conta il comune di Lazzaretto, per le quali si pagano fiorini 2266.50 di imposte per classe in città, e fior. 779.50 fuori ; con una lieve addizionale sull' imposta, o un tanto per ogni casa, si raccoglierebbe assai facilmente quel migliajo di fiorini necessario per l'acquisto di una pompa di grande portata. Ci pensino i proprietari se convenga loro spendere un fiorino, per difendere dal fuoco le loro case !! --—-3BS—---- Appunti bibliografici Programma dell' I. li. Ginnasio superiore di Capodistria. — Capodistria Cobol-Priora 1892. Ed eccoci alla solita recensione dei programmi lei nostri istituti educativi. A tout seigneur tout Itotineur: dico questo perchè il Ginuasio di Capodistria è l'unico istituto classico in lingua del paese nell' Istria amministrativa, non tenendo conto degl' istituti di Trieste capitale morale della provincia, e divisa pur troppo dalla provincia stessa; al Ginnasio di Capodistria adunque il primo posto. Contiene nella parte prima uno studio del professor Petris. — Sui natali di Francesco Patrizio (1529 - 1597); e nella seconda — Notizie intorno al Ginnasio, pubblicate dalla direzione. Il professor Petris trattò 1' argomento con copia di ragioni e documenti, dimostrando non essere vero che il celeberrimo Patrizio mutò di suo capriccio il casato, e sia nato da nozze illecite e scandalose; ma fu figlio legittimo di Stefano di Nicolò de Petris e di Maria Lupetino. Per venire a questa conclusione il Petris non badò a noje e a fatiche, esaminò gli archivi, e i Libri Consigli della città di Cherso. Lo studio è corredato di molte note attestanti la diligenza del chiarissimo autore Anche è a lodarsi l'intenzione del professor Petris di purgare il suo compatriotta dalla macchia d'origine ; benché a dir vero, l'illegittimità dei natali nulla tolga ai meriti personali dell' illustre uomo : nel secolo XVI, questi amorazzi erano pur troppo un male comune ; come ne fanno fede frequenti esempi di altissimi personaggi. Ed ora mi si permetta la manifestazione di un desiderio. Benché il Patrizio sia oggi conosciuto pei recenti studi del Generini nel Propugnatore di Bologna, e del Solerti nell 'Archivio storico per Trieste, l'Istria e il Trentino, pure è per molti tuttora un Cameade ; e perciò avrebbe fatto benissimo il Petris, allargando l'intento, a darci una breve biografia del lodato. È vero che egli riporta in nota una breve biografia tolta dal Dizionario del Gliubich ; ma si sa con quali intendimenti abbia scritto il dalma-tino ; ed era questa una ragione di più per darci un Patrizio secondo le conclusioni e gì' intenti dei letterati italiani. Comunque, ben venga anche questo nuovo frutto della vasta erudizione dell' egregio professore. Nella seconda parte — Notizie — rilevo con vivo piacere la serietà degli studi ed il profitto dei nostri giovani. Il piano è tale e quale quello era in vigore a miei tempi, quarant' anni or sono. Certo ha dei difetti ; ma questi verranno, ne sono certo, tolti in gran parte dalla prudenza e saggezza del Direttore e di tutto il corpo insegnante che saprà interpretare lo spirito del piano stesso e modificarlo a seconda delle occasioni, senza alterarne il concetto direttivo. In ogni modo, in cose di scuola il porro unum necessarium è una ragionevole stabilità ; il cambiamento dei programmi non deve essere 1' opera di un solo ministro anelante a una volgare celebrità; guai se a mezzo novembre non giunge quel che si fila in ottobre ! E se qua e là qualche cangiamento è necessario, questo vuol essere fatto con la debita prudenza, e non all'impazzata. Dico a suocera, perchè intenda nuora. Sotto questo aspetto utilissima torna l'ordinanza ministeriale, in cui vengono stabilite nuove norme con cui regolare in appresso l'insegnamento del latino e del greco nel Ginnasio superiore, allo scopo che sia più esteso e approfondito lo studio dei classici di quelle due potenti nazioni antiche, restringendosi &\Vuopo il numero degli esercizi in iscritto, (pap. 51) Queste parole valgono a rendere persuasi i lettori, come nella lode e nel biasimo, io non mi lasci dominare da pregiudizi di nessuna sorte. Buoni in generale i componimenti proposti agli scolari del Ginnasio superiore. Solo desidererei che i temi di storia letteraria, fossero presentati in modo da lasciare una certa libertà al giovane di manifestare le proprie impressioni, sempre ben inteso sotto la guida del professore. Perciò è buono il tema — I punti più belli nei Sepolcri di Foscolo. — Non così gli altri — Dante Allighieri — Biografia. — La satira del Parini — La riforma del Goldoni. — Non saranno che una rifrittura dell'antologia. Il profitto degli scolari fu buono. Su 238 scolari, alla fine dell'anno scolastico ottennero la prima classe con eminenza 25 ; la prima classe 180; la seconda 20; la terza 5; ammessi con esame di riparazione 8. Il numero dei così detti bocciati parrà non indifferente a dir vero ; ma se si riflette che questi appartengono quasi tutti alle tre prime classi del Ginnasio inferiore non si può che approvare il giusto rigore e la saggezza del maestro architetto che vuol ben salde le fondamenta, prima di tirar su la fabbrica. Ast contra reputando è questo anche un segno che le materie nelle classi inferiori sono troppe ; e che, se non una radicale riforma all'impazzata, ciò esige-dal legislatore una meditata modificazione per non aggravare di troppo le teneri menti dei fanciulli con evidente danno fisico, intelettuale e morale. Secondo la lingua materna la scolaresca si divide così: Italiani 222; Tedeschi 2; Slavi 13; Francesi 1. È questo, con quanto si dirà più oltre subito, prova ad evidenza che l'Istria è terra italiana, e che la coltura vi fu, è, e sarà sempre italiana. Programma dell' I. R. Ginnasio dello Stato in Pola. (Programm des K. K. Staats Gym-nasiums in Pola). Pola 1892. Nella prima parte contiene — Le antichità romane in Pola. (Die rOmischen Alterthumer in Pola) del professor Weisshaupl ; nella seconda — Notizie scolastiche del Direttore — (Schulnach-richten von Director). Io mangio il porro dalla coda. Da queste notizie scolastiche si ha che il Ginnasio, per ora di tre classi, con una classe preparatoria, fu frequentato da 114 scolari, così divisi secondo la nazionalità : Italiani 81, Tedeschi 15, Croati 11, Sloveni 5. Le cifre parlano chiaro, e non occorrerebbe aggiungere altro. Ma poiché, qualmente dice Dante „agli orbi non approda il sole" cosi sarà opportuno qualche commento. Il profitto fu magro assai. La prima classe con eminenza ottennero 15 scolari ; la semplice prima classe 71 ; la seconda 15, la terza 2, non esaminati 1, ammessi all'esame di riparazione 7. A prima vista il male non sembra tanto grave. C' è però un' altra osservazione a fare ; e be- ; nedetta la statistica che mette le cose in chiaro. Al principio dell' anno scolastico la scolaresca era in numero di 140 ; ma di questi voltarono le : spallo al K. K. Gymnasium ben 27 scolari du- 1 rante 1' anno ; cioè 13 della preparatoria, 10 della < prima e quattro della seconda. È lo stesso incon- i veniente già osservato 1' anno scorso. Forse (e a i scrupolo di coscienza 1' ammetto come possibile) ciò avvenne per cangiamento di domicilio. Ma que- ' sto non panni che tra i casi probabili ; perchè le , condizioni della città non sono tali da farci ere- i dere ad un esodo di ventisette famiglie. Piuttosto ' ciò sarà avvenuto per le enormi difficoltà prove- : nienti dall'apprendere una lingua morta per mezzo di un'altra poco conosciuta: ciò che è addirittura la negazione dei principi della pedagogia, ed una enormità senza nome. Si facciano i confronti (e in questo caso non sono punto odiosi) col progresso degli scolari di Capodistria ; e passerà a tutti la voglia di credere che nell'Istria bassa gl'Istriani, a differenza dei setteutrionali, sono quasi tutti di corto cervello. Nè vale l'attenuante già ammessa di sopra per Capodistria, del maggior rigore da usarsi nelle classi inferiori. Qui la colpa è tutta dell'architetto che non ha tastato la natura del terreno ; e vuole innalzare un pesante edifizio gotico, dove ci starebbe invece bene una palazzina nello svelto ed elegante stile del rinascimento. A tutto questo si aggiunga l'altro inconveniente della classe preparatoria, riconosciuta necessaria ; onde il Ginnasio si assolve non in otto ma in nove anni ; con perdita di tempo e di denari. Cosi stando le cose l'invocato rimedio delle classi parallele sarebbe un palliativo. Gl'Italiani sono a Pola in numero maggiore, dunque il Ginnasio deve essere italiano. Ed ora, detto ciò che ci serrava proprio la gola, passiamo alla prima parte. Non c' è che dire, il professor Weisshàupl parla ex professo di cose nostre ; conosce a menadito le vicende dei monumenti di Pola ; ma che strana impressione fanno tanti nomi dei nostri migliori scrittori nel testo, non dico di un tedesco ; ma di un tedesco che ha la speciale missione d'insegnare agli Italiani di Pola ! L'anonimo, lo Staucovich, il Carli, il Car- rara, il Kandler, il De Franceschi, il Luciani, che più ? Dante stesso con quel terribile verso che è come una mazzata sulla testa di un figlio d'Ar-minio. producono un certo effetto come di campane cattoliche su di un minareto quondam turco. Pure l'onesto tedesco fa suo prò di tutto, e implicitamente colla sua erudita monografia rende omaggio alla coltura italiana. Cou lodevole sincerità, e dando ad ognuno il suo, ci ha tessuto pure egli la storia dei lavori eseguiti in questo secolo per la conservazione delle antichità romane. Non è a visite ed a favore di principi che si deve il restauro dei monumenti, ma è opera dei tempi e del progresso, se fu iniziata dal Carli e continuata sotto il governo francese dal marasciallo Mormont. Si proseguì quindi sotto il governo austriaco, ma lentamente nel primo periodo ai tempi del Nobile e del Bruyn ; gli oggetti allora scavati parte furono spediti a Vienna, molti marmi si depositarono alla meglio nell'anfiteatro, o nel tempio d'Augusto; altri affidati alla direzione delle fabbriche in Trieste, e Dio sa dove sono andati a finire! Succedette una maggior attività per merito del Kandler e del suo braccio destro il Carrara. A proposito del Kandler, il professore ne riconosce la grande attività ed i molti meriti (pag. 14); avverte però che si lasciò fuorviare spesso dalla fantasia, e da una smodata stima di tutto ciò che si trova nella sua patria, e ne può accrescere la gloria. (Diese Pliantasie gepaart mit einer iibertriebenen Wertschatzung alles dessen, was in seiner Heimat gefunden wurde, und mó-glicherweise den Bulini derselben erlioben kónnte, Jcommt auch in seinen Schriften starli sur Gel-tung. Quanto a fantasia, passi, dopo le recenti scoperte nel duomo di Parenzo, siamo pronti anche noi a riconoscere che l'illustre Kandler ha passato talvolta la linea. Però non ci piace di sentircelo a dire da un estraneo, in un modo così assoluto ; e perciò fece benissimo, e da par suo, l'amico Marco a rimbeccarlo nell'Istria (N. 554). E per parte mia aggiungo che in bocca di un conservatore e di un Tedesco (la dotta Germania ammira al par di noi, se non più, la grandezza di Roma e de' suoi monumenti) l'accusa di soverchia stima è cosa che passa la parte. L' anfiteatro, il tempio d'Augusto, la Porta Aurea ed ecc., non sono cose che si trovano dapertutto ; le avessero loro colassù, allora sì che odi e che em-por ! 0 forse voleva dire l'i. r. conservatore che la stima del Kandler era talvolta soverchia e soli- stica per l'antico, e lo spingeva ad opporsi a tutto uomo a certe innovazioni? Se così è, me ne dispiace tanto pei monumenti di Pola. Sono poi pienamente d'accordo coli' egregio professore siili' origine del nome Porta Aurea, o Aurata, e volgarmente Rata da certi bronzi dorati che l'ornavano, e non seguo il Kandler che la ribattezzò — Porta Minervia. Di porte auree e argentee dal metallo usato come ornamento, ne abbiamo diversi esemplari. La porta principale del palazzo di Diocleziano a Spalato chiamavasi Porta aurea. (Vedi d'Agincourt Voi. II pagina 32). L'attuale Porta Venezia a Milano o Orientale, era detta prima Porta Argentea e volgarmente Renza, e vi abbiamo certezza da documento dell' evo medio in cui leggesi — Signurn manus Garibaldi de Porta Argentea. (Vedi Giulini — Storia di Milano Libro I, pag. 23). Non rammento dove ; ho letto anche di una Porta Aurea a Costantinopoli. E in generale, sosì chiamavasi la porta principale di una città, p di un edifizio, decorata con cura maggiore. Chiudo questo breve appunto felicitandomi col professore e conservatore per la Inventarisie-rung degli antichi nel tempio d'Augusto. Inven-tarisierung ! Si vede che in Germania non ci sono puristi pedanti e che il tedesco diventerà in breve una lingua internazionale, una specie di volapicli. Tutto adunque ci fa sperare che, come si accenna alla chiusa della monografia, per le antichità di Pola stia per sorgere, sotto la guida dell'egregio Weiss-haupl un terzo periodo di scoperte e di conservazione. (Die Zeit mag lehren, oh diese Hoffnung berechtigt war, oder nicht. 0 con altre parole : Se saranno rose fioriranno. Giuseppe Dr. Barzilai. Carte Vecchie. (Sestine). Trieste. Morterra e Comp : 1891. (un opuscolo di pag. 47.) Avete mai sentito una di quelle vecchie Gavotte che si snonano anche oggi nelle accademie finali dei collegi, tanto per tornare all'antico? Una, due, una, due; è una melodia quieta quieta che va via liscia, e pare t'inviti a far quattro passini con la Matelda di Dante, lungo la riva del Lete nel paradiso terrestre. La musica, per arcana associazione d'idee, diffonde un odore di cipria; tu senti il fruscio delle gonne di seta, vedi i gigli e le rose dei seni e dei colli denudati ; e passo dopo passo, adagino adagino giureresti di vedere il cavaliere avvicinarsi dinoccolato alla dama con la scatola d'argento in mano per appiccicarle un neo sulla guancia. Sono le compassate civetterie, le raffinate gentilezze : il paradiso dei uonni. Tutte queste cose mi vennero in mente leggendo i versi (Sestine) del nostro Dr. Barzilai fortunato padre ecc. ecc...... L' autore immagina di aver trovato certe carte vecchie (la trovata veramente è un po' vecchia) in cui due sposi, punto distratti dalla luna di miele, parlano tra loro di un po' di tutto, come sarebbe a dire di — Patti chiari, di — donne emancipate, di profili muliebri, e poi del nuovo decalogo, di eroismo e di nevrosi, col suo bravo vantaggino in lingua del Lazio — Temptis edax rerum. Carini, carini davvero quegli sposi; patti chiari e amicizia lunga. E poi via via vi si parla dell' emancipazione della donna, e il sor Dottore con amabile brio raccontando certi casetti possibili, ti muove a uno schietto riso, e dolcemente, dolcemente, sempre sulla falsariga del Guadagnoli, ti acquieta i nervi e al suono della Gavotta ti concilia un placido e benefico sonno. Ciò non toglie però che di quando in quando egli non sappia scuotere a tempo qualche campaneluzzo obligandoci a seriamente peusare. U-ditelo. .Patria! Patria! gridando a tutte l'ore, Ovunque e in ogni incontro, tu ne assordi: Ma poiché al labbro non risponde il core, E troppo i fatti sono al dir discordi, Io ne diffido; e il nome venerando, E bandiera che copre il contrabbando. E qui è il buon senso in persona che parla. Altrove, parlando alle signore madri, il Barzilai opportunamente esclama: Dal nutrimento avete il nome assunto Madri, perchè con vane scuse e varie Vi rifiutaste a tale ufficio appunto, Abbandonando a cure mercenarie I vostri cari ? < he da estranio seno Succhian spesso mortifero veleno? A proposito, senta questa, dottore. Tanto è forte nelle donne del napoletano il bisogno di allattare, che se muore il loro bambino, e non possono trovare un altro che ne faccia le veci, piuttosto di prendere la segala cornuta si adattano di allattare un cagnolino. La è grossa, ma 1' ho veduta co' miei occhi a Foggia. È cosa abominevole capisco; ma certi spropositi confermano la regola. La lingua e lo stile occorre dirlo? vanno lisci. Per molti anni, egregio signor Barzilai! P. T.