«e#»#»#» rini sfl Trieste Settimanale umoristico ilei Territorio di Trieste De Gasperi, inter pellato da alcuni giornalisti sul caso Cip pico così ha risposto: l „Pale M tfiatti di t un clanico esempio |. di cleptomania PREZZO ih TUTTO IL T.L.T. Lire 20, 13 MARZO 1948 - h. 14 Tassa postale pagata - Ahb. Il Gruppo sarà fra trent’aom. La guerra è distante. La guerra è pesante e lascia i suoi darmi E «forse» pressante Figli©;, Ma intanto ohi ama te pace si scuote, e in viso percuote flrlio mio Numero 14 «La guerra è fatale, la guerra è sicura!» Nò, niente paura se qualche giornale dà inizio alla cura dei nervi. E' banale* E* il solito trucco: parlar d’armi nuove, di lanci, di prove. S’infiltra quel succo (veleno) ogni dove cercando il baccuccol Lasciate gii affanni! chi guerra reclama chi vuol città vuote chi morte si brame. La massa dei paria s’avanza e calpesta di Marte la testa. Giustìzia sommaria! La pece richiesta si libra nell’aria. Dulcinee Anche tu, Cippi co, figlio mio! Io tj ho protetto, ti ho dato 1 posti migliori, quelli di sicuro rendimento spirituale e, tu, figlio mio. così mi ripaghi! Cippieo, Cippico, di quan to mal sei padre! Al mio cuore, esulcerato p er le vittorie di quelli che non sanno perchè stanno in basso, tu, figlio mio, hai dato ancora questo dolore. Non do vevi farlo, Cippico. Dove sonò le prebende tranquille delle parrocchie di campagna e la servetta calma come un Iago alpino? Hai voluto i rumori del mondo, figlio mio, e le vanità e gli onori-. Ed ora? Ah, Cippico, perchè non t’apristi? Perchè non ti accostasti al mio cuore di padre degli umili, riversando la tua piena nel mio capace seno? Lo trova sovente, E trema, dispera, soff rendo sincera la povera gente: e 3 cuore si altèra maledettamente. Ma, datfemi ascolto: Lasciato il timore! non segni a terrore lo spasimo in volto nè nuovo dolore s’aggiunge al già molte. --------------■——! Elar... Elar... Alalar ! | maio imo A Trieste c’era una volta ! D. C. e anti-Fronte Popolare, una stazione Radio. Questa j Esempi? Santo Cielo, fin che ne vo-let-e. A Catanzaro sbar- trasmetteva i discorsimi del- j VAffondatone, gli sproloqui di Ansaldo e di Alessi, diffondeva i travasi di bile antisocietari della «Stefani» e gli applausi frenetici delle «oceaniche», incisi su dischi «Par-lophon». Quando si trattava di far dell’arte c’era pronto il Trio Lescano e i miagolii. di Rabagliati e la pubblicità per il «Brili», la perla dei lucidi, e gin avvisi dei concorsi che si dovevano indirizzare a via Arsenale 21, Torino. C’era, la stazione, quando quattro delinquenti di repubblichini, oggi tutti martiri divinizzati, crearono Radio-Muti e quando gli «herren» calarono dalle piane di Alemagna per mettere in piedi la loro stazione, con quella gente che, alla caduta dei tedeschi, si trasformò in tanti vessilliferi della Immortale e Bimillenaria. C.erano un sacco di pellacce confidenti di questura e peggio. C’era... ma sì, c’era pure la congrega di Ra-dio-Franz, (o radio-Margherita che dir si voglia) che prendeva lo stipendio dal «Kommandò Adria» delle SS e quella.' non meno egregia, dei vari Stabile, de Gattorno. Jurman e via, di bene in meglio... La stazióne Radio c’è ancora oggi. E Radio-Trleste giornalmente (ma sempre Domenicalmente) erutta propaganda cario i doni della 400.a Nave dell’Amicizia... Ebbene, ecco. Lo sbarco si effettua alle 4 del pomeriggio e alle 8 c’è già pronto, il disco con l’incisione della cerimonia che. dalle antenne di Radio - Domenico (detta anche Radio-Arsenico dagli appassionati) manda al mondo il discorso magniloquente di mister Dunm e gli applausi striminziti dei presenti. Si dice che abbiano smarrito il disco con gli applausi tonanti all’Insonne dell’Impero. altrimenti chi sà che tempesta di ovazioni per mister Dunn. Basta, le cose stanno così: a Trieste si parla pro-d. c„ in Italia si a-scolta. ci si ponza sù... e il 18 aprile si vota per il Fronte. Che cavolo, un pò di dignità c’è. l’hanno anche i fascisti, addirittura, e in quanto a fierezza nazionale gli italiani non sono secondi a nessuno Perciò, fiato sprecato quello di Radio-Arsenico e tanta energia elettrica a fondo perduto. Di Domenico forse non se n’è ancora accorto ma i triestini si e la razione giornaliera di veleno non agisce più sui mitridatizzati ascoltatori. Rad io-Trieste? Radio-Washington II, piuttosto. 0 meglio Radio-Arsenico. Ma chi glielo fà fare quel mestiere a Di Domenico? PRETI POLITICANTI Il miracolo ! APPUNTO _ wa rnme 1e? non ha ancora ricevuto il «fonilo soccorse **verv. — Sì 1 ho ricevuto; perchè? Luco*) Si lisciò io rada barbetta Dos Chi ciotte e rivolgendosi a Sando, disse: — Dimmi, Sando, credi tu che si possa essere buon scrittore e buon italiano pur aderendo alla Alleanza della Cultura? — Affé mia - fece Sando — io non vt trovo niente di incompatibile nei termini e, anzi, ere do che non si possa meglio servire il prop-‘ popolo che prendendo coree, osamente poliziotte in un movimento che metta la cultura alla ua portata, — Pur« — dissi il Lungo Ca voliere qualche giornale ha a-mito la spudoratezza di dire che .. — MI perdoni Vostra Signorie. se la interrompo — disse Sando — ma lei vuole -If e tirsi lil a «Voce itera* Spreca il ***° tempo Si ricordi quello che h« detto del ministro Byrnes, uva delle piò scialbe figure della diplomat Ir i'iiernazio-tiale nonché , nullità politico. — E va bene, Sando, — ammise il Cavaliere — ma può darei che anch’essa, come il vino, invecchiando migliori. — Mi laici dire Vostra Signoria — lo interruppe Sando — che i paragoni oltre che odiosi sono anche assurdi perchè, anzi, quel giornale da un pò di tempo dà segni di marasma lentie e t vecihi bisogna rispettarli —- Ha ragione. Sondo — fece pensieroso l'Eroe della Mancia — ma lasciamo andare la gerorto tornio e dimmi, piuttosto, die ne penti sulle trasmlrsloni di Radio-Trieste? — Cacofonia — rispose Sando. — Giusto — disse il Cavaliere. — E dei Commenti alle notizie di attualità? - CacofUla — fu la pronta risposta. — E t militari «bbrlaeW pei le vie Sando? — Folklore. Vostra Signoria — , sorrise Sondo — E sia pure — fece Don Chi-sciolte. — Ma non mi hai detto ancora niente sulla Conferenza dei Sedici. —Sedici personaggi in cerca d’autore, Vostra Signoria. — E dell’occupazione delle Fai kland? — More tua vita mea — borbottò Sor,ciò. Rise divertito Don Chisciotte e a lungo. Indi, fattosi serio, li-voltosi al suo scudiero: — Sando — disse — mi sembra che la crociata di Wtsh'ng ton non possa dare i frutti che qualcuno si desidera... — Si. Vostra Signoria — ammise Sando — vorrei dire che le crociate portano male e eh; se ne fa il promotore Se ben ricordo — aggiunse con un sorriso — ironico e’# stato quali-uno che ri ha rimesso la gioia di vivere in quel di Berlino — Solo lui Sardo? — domandò l’ingenuo hidalgo. — No, Vostra Signoria — ammise Sdncio, — C’è anche il caso di un certo Bibi che aveva la sua Claretto, e fece la fine che ha fatto. — Ma, forse, questa volta le cose possono andare diversamente, Sando — disse Don Chisciotte. — Per Vanlma di Ronzinante, Vostra Signoria mi perdoni, ma che davvero il mondo è composto da scemi che si devona lasciar mandare a crepare in guerra solo per fare un esperimento? — e-sciamò alquanto violentemente Sancio. — Calma, calma, Sando — si affrettò a aggiungere Don Chisciotte. — Io intendevo dire che è possibile, che può darsi insomma, che stavolta... — In verità, Vostra Signoria — rispose Sando — to credo che a furia di stare a cavallo lei abbia perso II contatto' colla terra, anche se —aggiunse maliziosamen te - a proposito dei milioni... Suvvia. Sancio — disse piccato il Lungo Cavaliere — non tralignare e non lasciarti andare. Pensa che hai di fronte a te il più valoroso Cavaliere del mondo e che con lui potrai andare alla conquista di nuovi regni e di nuove magnifiche avventure- Cosi detto rivolse Don Chisciotte le sua cavalcatura t si incamminò già per il pendìo Sancio lo segui rispondendo ai regni de conquistare e agli spazi vitali, fischiettando «Bandiere MAMBPJ.NO Ora, Cippico, figlio mio, tu devi ramingare per il vasto Orbe, inseguito dalle fameliche orde asiatiche delle polizie che ti credono un ladrone mentre io so che tu sei solo una pecorella smarrita, una pecora nera, due volte nera, che guata il coltello che si chiama giustizia. Ma la giustizia non è di questo mondo, Cippico, figlio mio. Perciò salvati. Salva la tua ani ma candida, prendi l’aereo e vola in Spagna là dove le an ime comandano ai corpi, dove il fuoco della purificazione aleggia nelle albe franche. Ma tu, Cippico, perchè n on seguisti i miei avvertimenti? Perchè non seguisti i consigli del tuo amico, pio, devoto? Tu volesti fare del bene, Cippico, conservando i gioielli di quel tìglio di Giuda che si chiama Paolo Enrico Salem d’Angeri e ne hai avuto, invece, sconoscenza e rimprovero. Facesti male, figlio mio. Tu dovevi fare come tanti altri tuoi pii colleghi. Vedi don Beari che lavora per le glorie di Nostra Madre e fugge Trieste, 1’atea. e si rifugia nelle accoglienti nostre braccia? Anche tu. Cippico, figlio mio. dovevi fare così: lavorare in silenzio e in silenzio lavorare. Oprare, figlio mio, oprare indefessamente per il sant’uomo che governa l’Italia: questo era il tuo dovere. Cippico. figlio mio, lascia i ricordi neri del passato e pensa, intensamente pensa, alle gioie del futuro. Altri milioni di gioie ti attendono, Cippico. Opra, modestamente e silenziosamente e, Cippico, figlio mio, impara, impara da chi conosce meglio di te le vie infinite del peccato. Per sfuggirle Cippico, figlio mio, capisci? Per sfuggire le tentazioni delle gioie e dedicarsi alla propagazione del Verbo fatto carne, pasta, fagioli e divini soccorsi dell’America. Ah, Cippico, fig,=-' figlio mio! IL TUO PROTETTORE 3)m Chisciotte pioxn — I* fondo Moro. Cippi co era un buon «ristiano: desiderava la roba d'altri e poiché non bisogna desiderarla se l’è presa sena altro! (Di«, di Welter; x «Stolto — ha detto Truman — 10 lo vedrei volentieri. Solo che si degnasse di venire a Washington. Così, avrà pensato, te viene ti faccio la figura dell’uomo di stato che vuole assolutamente la pece. Se no, lutti diranno che è lui a volere la guerra... E «j sarà fregato le mani, contento. Nota bene: per intanto sono rimaste fregale soltanto le mani Krl9ì- QUARTO GIORNO «NON RICOMINCIAMO coi ragionamenti, veti!» dice 11 carceriere stizzito uscendo e chiudendo la porta a doppio giro di chiave. «Ah, no? E si può sapere il perché?» ribatte quello che vuol distinguersi dagli altri «Perchè, perchè... Perchè i ragionamenti non sono il mio forte, ecco». «E come lo sa?» «L’ho Imparato allo scuole serali». «Ha frequentato anche le scuole diurne?». «Sì, da bambino. Poi, cresciuto, mio padre mi ha permesso di frequentare le scuole serali. Sa, finché non cresce, un padre non può permettere che un ragazzo vada in giro la sera...» «Comprendo. Ha frequentato in seguito anche le scuole notturne?». «No, mio padre era povero e non poteva sostenere ulteriori sacrifici». «Le sarebbe piaciuto?». «Non credo. Non ho mai a-apirato a cariche altissime, io» «Ah, finalmente! L’ho messo in trappolai» «No...». «Si, si, altro che no!». «Mi Uberi, per favore...». «Non prima di averla costretto a ragionare con met». «Ma gliel’ho detto che i ragionamenti non-.». «Bugiai». «Che debbo fare?». «Ragionare». «E va bene, ragionerò, ma mi liberi dalla trappola». «Prima apra La porta». «Non posso; non è ancora giunto il termine della sua detenzione. Lei è stato condannato a mezz’ora di carcere per aver pensato di schiaffeggiare un signore vestito di gabardine». V «Ero nel mio diritto! Di marzo è fuori luogo vestirai di gabardine». «E’ la libertà!». «Fuori luogo anche quella: su ciò non transigo!». «Insomma. fuori luogo o dentro al luogo non m’interessa: è stato a no condannato a mezza ora di carcere?». «E con questo?». «Con questo... con questo...». «Voleva forse dira che devo scontare la mia pena?». «Si, volevo dira proprio così!» «Ed io la lascio in trappola e mi metto a ridere come un matto», «Per carità! per carità, signore! Non mi lasci morire in una trappola: ho moglie e figli- Oh, se fosse per me, lei comprende?». «Apra, dunque, finché è in tempo!». «Subito, subito, signore; e che De Gasperi lo benedica». E aperta la porta della cella, il signore rivolto a noi: «Buona notte, amici». «Buona notte» rispondiamo noi. «Ed ora mi liberi dalla trappola». «E va bene» e ponendo la ■ mano destra sulla testa al car- ; ceriere: «Ti libero da ogni trap- J pola e ti concedo di ritornare j j alla tua casa ove i bimbetti j piangenti chiedono un tozzo I di pane». IL VICE DE GASPERI «Se non cl fossimo noi — ha detto Pacciardi. il re-pubblicano — la Democrazia Cristiana sarebbe fatalmente scivolata a destra!» * CATTIVERIA Però che porci questi comunisti: Un monsignore, pupillo del Papa, truffa 1000 (mille) milioni e loro subito si impadroniscono dell’episadictto per scopi chiaramente propagandistici! Mezzucci! * COMUNICATO I duecentocinquantamila triestini tengono a precisare che loro non hanno nulla a che vedere con quella radio trasmittente che risponde al nome di Radio Trieste. Detta stazione Radio, è AMERICANA, e trasmette in lingua italiana. Cosa che, del resto, ogni radio-ascoltatore avrà capito da sè udendo lo strano accento del commentatore politico e il senso di tali commenti. Questo, un tanto per la verità. * RADIO Senta lei signora di Radio Trieste che ogni sera ci scoccia le balzane del calzoni, leggendoci in cattivo italiano u-na caterva di articoli apparsi su giornali americani di destra, perchè o egregio signore non ci traduce un passo di articolo tolto da qualche giornale di sinistra? Ce ne devono pur essere giornali di sinistra nella libera America, no!? E allora, signore di Radio Trieste come la mangiano con questa libertà di opinioni? * DUBBI Quando non succede nessun incidente i cerini non e-scono dalle loro caserme, o quando 1 cerini non escono dalle loro caserme non succede nessun incidente? LANDÒ «Grazie, grazie tante. Ma, ora che sono nuovamente libero, mi tolga una curiosità: perchè m’ha messo in trappola?». «Cosi: un pò per celia e un pò per non morir». «Al primo incontro?». «Si. Addio a tutti!» Cosi dicendo il signore si allontanò sbuffando e fischiando come fa il treno, e fingendo di sporgersi dal finestrino saluta agitando il fazzoletto. «Chissà che viaggio noioso dovrà sopportare» dice uno dei due nuovi arrivati fissandomi negli occhi. Io fingo di non aver afferrato la domanda • mi corico sul tavolaccio. Nella tasca dei calzoni sento l’ingombro del pacchettino datomi dall’amico monarchico travestito da comandante delle carceri. Che cosa ri sarà? Un messaggio? Una lima per segare queste sbarre crudeli? Una pistoletta perchè possa suicidarmi prima che gli sgherri mi sottopongano a torture inaudite? Eliana. la figuretta di donna ignuda segnata a matita sul muro mi guarda. Comincia a piacermi, Eliana. Chissà, forse col tempo potrò innamorarmi di lei e— Forse lei mi ama già ma essendo un disegno non può dirmelo. Ha un bel paio di gambe, non c’è che dire; e che occhi, che spalle, che pellel Ma via, via queste tentazioni! Devo pensare a fuggire di qui. Forse nel pacchettino mi si annuncia la ribellione dei monarchici e la liberazione dei condannati politici. «Oh, ma come posso guardare nel pacchetto con questi due intrusi che mi osservano continuamente e continuamente tentano di attaccare discorso? Se fossero delle spie al servizio della Repubblica? Sarà bene non fidarsi. E rivolto a loro: «Buona notte signori» dico. «Di già? E noi che speravamo di chiacchierare un pochino con lei...». «Veramente... mi dispiace» rispondo «ma sono tanto triste che non potrei sostenere un ragionamento». E quello dai baffi pronto: «E di sostenere un ragìona-naso si sentirebbe?». (continua) ELGAR La novella del baio s a QUEI DUE Zi rignor Fausto, vi»# eoe una vecchia domestica in una vecchia casa. Sono vecchi tutti e due. a dir ti vero, anzi tutti tre, il signor Fausto, l’Annunziata e la casa: sembrano estere l’uno indispensabile all'altra. ZI signor Fausto e Annunziata gareggiano e chi porrà più ore mi chiesa a eentir più marre, più prediche, più novene. Non so come abbiano potuto, ma è un fatto che sono usciti Incolumi dada guerra e continuano la gara, guati che t post# in paradiso fossero limitati e, se c’entra U signor Fausto, non possa entrarci l'Annunziata. Hanno finito per odiarsi, il signor Fausto ed Annunciata per questa feroce concorrenza che si fanno: « lo credo bene, ci va di mezzo II paradiso. L’odio e l’impossibilità che hanno di vivere separati, ha riempito la loro esistenza, tanto che non hanno tempo di pensare eCa morte. ZI paradiso è, per ti signor Fausto a Annunziata qualcosa j che verrà, almeno per uno dei : due, un giorno, senza che se pe \ accorgano: non muterà niente, ! la poltrona sarà la stessa, il fetore delle camera del signor Fausto, di cui no» ri aprono mai le finestre, sarà io stesso, gli stessi saranno i lumini gialli della chiesa all’ora delia novena, t di estate farà caldo e d'inverno freddo, nulla sarà mutato, ma sari il paradiso. Chissà; forse il paradiso è una vite uguale a questa, nella quale si sogna un altro paradiso. Pud darsi allora che t paradisi siano eome le scatolette cinesi, che uno contenga la speranza dell’altro, e cosi via all’infinito. Perchè, che cos’i infine la morte? A vedere il signor Fausto sembrerebbe che sìa nienfaltro che la continuazione dell’esistenza. I come dai reste pensarci distrutti? Guardate, à proprio impossibile. Voi li mettete lì a pensare, vi rompete il capo, chiudete gli oc- ! chi: ecco, pensate quando sarò morto sarò cosi: siete d'stesi su! ; letto con le braccia in croce e ad un certo punto sentite il cuore che batte forte: allora aprite gli j occhi e vedete le travi de; so?-: fitto. Ed i cosi che vi viene in testa quello che vedrete quando j aprirete gli occhi nella cassa; sentirete i passi degli amici e della vedova che s’allontanano. Ehi, avrete voglia di gridare, aspettate che vengo con voi, me sarete pigri tanto pigri da no* poter aprÌT( la bocca. Dicevano gli antichi filosofi che non bisogne raggiungere I« calme, la rassegnazione, la indifferenze a tutto. E, de qua» pazzi che erenq, volevano convincer; I loro discepoli eh; l’avrebbero raggiunta col pensiero. E invece, non è vero, non è vero, perchè guardate k signor Fausto e Annunziate: sono Indifferenti a tutto, anche alla morte, Sìssignori loro non avevano paure delie bombe. Non avevano paura delle bombe perchè, non essendo in grado di immaginare se stessi distrutti, non passone capire cosa significhi morire sotto le bombe. Il signor Fausto • Annunziata, che non riescono ■ pensare ad altro che elle novene, non hanno, beati loro, la sensazione tremenda di essere due vasi di vetro fra due vasi di ferro: e a un bei punto — e tocco a tutti — i rasi di ferro cozzano insieme e zach! 4 vari d( vetro non esistono più. Comunque sia, lo invidio il signor Fausto, invidio 4 suol acciacchi, le sue reni rotte, 4 suol reumi e il suo paradiso, 0 quello che è. Lo invidio, perchè il signor Fausto non sarà mal capace di capire co sa può provar» l'uomo; questo disgraziato di uomo he sentito l’acqua riempirgli le bocca aperta per gridare aiuto, he visto le pareti del vagone fracassarsi con orrendo rumore ed entrargli nello stomaco, ha avvertito (ed era lucidissimo) la bomba eh gli ven ta addosso e, contrariamente a quello che è sempre accaduto al vivi ed in cut consistono tutti t nostri ricordi (trovate, cioè anche questa volte esagerato ti timore dì essere col-piti in pieno) realmente sentirsi colpito e distrutto. Ma il signor Fausto non ri esce ad immaginare la morte dell’uomo. Moltissimi altri hanno almeno il conforto di non poter immaginarsi la propria; hanno la impressione che un uomo come loro non possa mai trovarsi nella necessità di dover morire, quasicchè chi si trovi in tale frangente, dovesse cambiar natura, essere un altro, non esistere già più come uomo prima che gli tocchi quell’ultima Inimmaginabile esperienze. FIERAMOSCA limi Chlieiotte SI AVVICINA IL 18 APRILE PENULTIME NOTIZIE — E dopo, onorevole, cosa farà dopo? (Dis. di Luca») L’orizzonte intemazionale si oscura Una p.cco'.a notizia passata pressoché inosservata, mi induce a cons.de ragioni gravi sfuggite sinora anche ai più quotati reporte rs di politica estera. Gli inglesi giustificano il loro diritto al possesso de! territorio di Belize (Honduras britannico) coll’esistenza di una convenzione che li autorizzava a tagliare ed asportare gli alberi della zona, alla fine del 700. Se ciò costituisce in realtà un diritto di conquista, ve l’immaginate voi quali sostanziose rivendicazioni gli inglesi possono porre nei confronti del T. L. T.?, A’ proposito del quale, voi sapete, che il G. M. A. ha intenzione di «allargarsi». Cosa vorrà dire? Probabilmente si tratta di questo: A furia di inviare qui esperti c: li militari osservatori e reporte rs «a sensation», (senza contare i parecchi Johnny che di ventano papà) gli Alleati si trovano un pò al ristretto, ed intendono «allargarsi». Requisiranno qualche nuovo edificio, qualche nuova scuola, un pò d’alberghi ed affini, e «voilà», il gioco è fatto. Anche per loro esiste ev 'entemente una crisi alloggi, e poi questi screanzati di triestini osano lamentarsi e rivolgersi proprio alle autorità alleate, come se anch’esse non iiMmiiuiniiiimniHmiiiHminimmiiiiinnHnmiiiiiniHnmu Dunque scriver bisogna e am-1 cor non vidi trenta volte gravar neve il mio tetto trenta Tifar lei rondinelle f nidi. L’aria è tiepida, il cielo i sereno e gli alberi sono di legno. Oltre affli alberi, di legno sono anche le seggiole, il tavolo, gli armadi e la mia testa. Sì, purtroppo, anche la mia testa. Se così non fosse non starei qui a lambiccarmi il cervello per delle ore senza riuscire a buttar già qualcosa di piacevole. Ma, vedete, i giornalisti d’oggi sono fatti cosi: devono scrivere, perchè se non scrivono non sono giornalisti; e se uno non è giornalista, oggi, non vive. Dunque, abbiamo detto, tl giornalista deve scrìvere; e poiché ho cominciato a parlare di giornalisti continuerò su questo I argomento. Deve scrivere, U giornalista, ! perché se non scrive non man- ' già. Alle volte, però, la testa del ! giornalista è vuota, e allora ec-1 collo alle strette. Pensa. Pensa al Benelux, alla Fran- j eia, alla Cecoslovacchia, a Be-< vin, e ad altri uomini di primo : pianò perchè di qualcosa o di qualcuno deve parlare, indiffe- [ rente se bene o male. E il giornalista, dopo aver pensato, riempie cartelle su cartelle, intercalando ogni tanto gualche frase celebre, il pensiero di un filosofo allo scopo di dare una tintarella didattica all’articolo. Dì filosofi ce ne sono tanfi, e tanti i loro pensieri, che su ogni argomento facilmente si pud trovare l’appoggio dj un filosofo; e fossero alle prese con il medesimo problema. Davvero una mentalità coloniale questi triestini. A proposito di colonie, niente d: nuovo, ovvero «non vogliamo regali da nessuno, neanche dalla Russia». Queste almeno il pensiero ufficiale di Palazzo Chigi, che se ma! acconsentirà ad un equo baratto con gli americani «Voi ci lasciate le Colonie, e noi dia persone bene edu cale e riconoscenti vi diamo le basi, vi diamo l’alleanza militare, ci lasciamo rifornire di bombe atomiche — naturalmente nel quadro del Piano Marshall, per la ricostruzione a la cooperazione europea». Ed ora veniamo ai preti, che fànno parlare molto di sè in questi ultimi tempi. Dunque il Cardi nale Schuster è uno straniero, e come tale degno di rispetto e al di sopra di qualsiasi deplorazione. Quindi può benissimo interessarsi delle nostre faccende interne (non lo fanno gli an tani?) e minacciare di scomunica qu-el-V aliquota di cittadini, seguaci di dagli stranieri, sono stranieri. Questa è indipendf nza belle buona dagli italiani. Ed allora W il Papa, W Truman, W Cristo Re d’Italia, W Mons Cippi-có che rifornisce le casse dell’estero con il denaro di quegli stranieri di italiani! Insemina la quintessenza del «nazionalismo». Nazionalismo che ha una sua particolare versione del «nazionalismo sociale» di Patrissi, quello che applaude i discorsi di De Gasperi, perchè di tono «mussoliniano». Mi sapete dire allora che c’è di male se Roatta, "Jacomoni, Su-vich e affini vengono assolti e messi in libertà? Si tratta soltanto di «antifascismo» conseguente a sè stesso. E dalli ai «rossi». Ma non sapete? Markos ha preparato un piano per rap.-re 80 mila bambini, al fine di educarli nelle ideologie marxiste. Vecchiotta ma sempre buona. D’altronde è vera: nell’URSS ’nfatti, a furia di bambini rapiti, i russi sono diventati un’esigua minoranza. Tutti gli altri sono italiani, francesi, polacchi, greci e cosi via. Inso-mma la NONOSTANTE TUTTO «false ideologie». Ma intanto la j barbarie dell’Oriente avanza! stampa clericale (straniera anch’essa) denuncia come stranieri gli italiani appartenenti a quell’aliquota. Morale: gli stranieri che minacciano gli italiani, sono italianir; gli italiani che non vogliono farsi minacciare Pare, che quel brutto di Got-tw aid, sentendo questa frase abbia esclamato: «Bene, mettetela da parte per domani, servirà!» Insamma brutte cose all’orizzonte. E’ bene stare in guardia. diventare — come dice un quotidiano serale «straniero» di Trieste, quindi italiano — le pietre di un muro, per arginare la bufera bolscevica. Adesso comprendiamo perchè cercare di spiegare loro certe cose, sém-bra proprio di battere la testa contro un «muro». Sarà bene anche mettere da parte un pò di viveri, col peri colo che c’è d’una guerra,. La cosa l’hanno già fatta : frati di Dalla, ma non hanno voluto capirli, poverini, che stavano combattendo la loro prima battaglia per l’occidentel Tanto per finire, abbandoniamo la politica, e parliamo un pò di invenzioni. A Roma hanno per esempio scoperto un metodo super economico per cuc’nare il pesce. Ed eccovi la ricetta: «Prendete del pesce vivo, mettetelo in padella. e ch'udete con il coperchio. Dopo pochi secondi, bussate sul coperchio. Quando I pesci vi chiederanno: «chi è» rispondete: «la Celere». «Allora siamo fritti» concluderanno ì poverini e voi potrete mangiar-veli. Sceiba dice che il metodo della Celere, potrebbe essere adottato con migliori risultati assieme all’olio di ricino. Stranieri statemi bene e guardatevi dalla scomunica. L’INVIATO SPECIALE »andate allo straniero occidentale, che la storia della Madonna di bronzo che saltella è una balla, che le destre lottano per mangiarsi vivi, il giorno in cui De Gasperi vincerà, ( figli del popolo. ZI ffiornatista (fopffì non quello di Ieri. Ti giornalista di tanti anni fa girava con tuba in testa, guanti bianchi e bastoni con manico di argento; scriveva epitalami! alle contesse, si batteva alla sciabola o alla pistola per una dami una ballerina », prima che duello avesse Inizio, si aprica la camicia sul petto ed esclamava: « Duca, colpite ti cuore e risparmiate il viso » Se l’avversarlo non era duca, allora ìi giornalista non diceva: « Duca colpite il cuore e risparmiate il viso », ma: « Conte, colpite il cuore e risparmiate il viso », mente: « Signore, eoe. Bei tempiJ Oggi, invece, di duetti ne vedono. Oggi, tuffai! ptà, in casi rarissimi, i giornalisti si scambiano qualche cazzotto in mezzo alla strada, in pieno giorno, e poi se ne vanno spettinati, impolverati e con la ffiacca a brande!!’, incuranti del disgusto della folla. Il giornalista d’oggi non scrìve epitalami! alle contesse, e questo, non già perchè, con la sconfitta della monarchia, di contesse ce ne siano poche, ma perchè privo di insegnamenti sulla grammatica e sulla metrica, non pochi sarebbero i casi in cui le contesse indignate, colpite nel vivo, sì suiciderebbero ;e questo, PIANO MARSHALL o semplice-cOlpite... non se cosi, oltre a far bella figura ti j 1 repubblicani, non vogliono, giornalista per aver dato prova : Apologia dei giornalisti con tu- di conoscere la filosofìa, acqui- ba, guanti bianchi e bastone con stano maggior pregio le fesserie \ manico d argento? che ha detto nell’articolo. Neanche per sogno. Soltanto un scrive è : lieve, insignificante direi, appun-che to a quei giornalisti che. Se ti giornale su cui di destra, il giornalista dice le sinistre sono vendute allo straniero d’oriente, e che queste aspettano la vittoria per dare in pasto ai braccianti del porto t figli dei borghesi, dice che la statua di sessanta quintali che raffigura la Madonna effettivamente spicca salti da uno a due metri, che le sinistre lottano per mandare in giro le donne completamente nude allo scopo di soddisfare le inaudite brame dei manovali e dei garzoni; se il giornale è dì sinistra, il giornalista scrive che le destre sono pur sapendo di non meritare il titolo della professione che esercitano, si aggrappano con le ungh-e e coi denti alla macchina da scrivere e ossidano, naturalmente senza accorgersi, la dignità dei giornalisti cose-enti, e offuscano la lucidità di quei principi educativi per i quali il giornalismo è nato. E adesso firmo e me ne vado all’aperto e chi s’è visto s’è visto. Ciao, gente, c’è il sole in istrada e tante, tante bellissime figliole. EL5AR a 1 ■s E* pianta, però, maledettamente rachitica! iDis. di Lucas) _ Ahl> quell'americano incomincia ad offrire sigarette a mio marito, va a finire che questa sera con lui! dovrò andare a letto (Dis. di Red) Tfi ■ri I far ri — ìfH jj! Jll il Jlì jIđ mHUIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIUIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIUIII Ga «pere fu l’unì co a sognare il grande colpo E tutta la notte, per lui fu un succedersi di scoppi che dilagavano e facevano crollare grandi palazzi dalle colonne di marmo, ~dalle statue di Cesare, dai fasci muniti di grandi asce, dalle iscr zio ni e-normi e definiti ve. Verso il mattino, il sogno lo condusse all’entrai ta principale della città con l tre compagni. Il grande colpo era andato bene e degl■ araldi erano venuti su dei cavalli sfrenati ad annunciare una d elegazione di lavoratori stranieri. La delegazione apparve. Procedeva a piedi come u-na processione. Quando arrvò sotto l’arco deda porta cittadina, l'uomo anziano, che precedeva gli altri rappresentanti, sì fece avanti e incominciò un discorso. Diceva che i popoli del mondo erano stali avvertiti dal grande colpo. Tutti erano ormai convinti che il popolo di quella città, che venivano a aiutare, non era fatto da pecore sch ave del padrone. Il grande colpo l’aveva dimostrato, ni grande colpo», «il grande colpo..c» e cosi Gaspare fu il primo a svegliarsi con dei buoni presentimenti che volle annunciare subito agli altri. Questo orano è stato tratto dal libro di STEFANO TERRA «RANCORE* Gemma della letteratura moderna. di STEFANO TERRA EDIZIONE EINAUDI VISTA DELLE ELEZIONI M I C H ELI N O candidati all’arruolamento uno dei migliori Corpi di polizia del mondo aspettano in fila il loro turno di fronte alla Commissione. Uno ad uno si portano davanti al tavolo e rispondono alle domande dall'ispettore assistito da due sergenti. Iscritto a Partiti o Gruppi icl. al- _ Cara, esprimi un deside rio. sedendo H ministero De Gasperi! 7.QTCHjI) ______ all'ex P.N.F. ex Fasc’o repubblicano! — SL Ero squadrista, ma... — Basta H «sì». Sorvoliamo... Abile! S’avanza un altro. — Iscritto a Partiti? — No. — P.N.F o F.R.? — Al secondo. Ero delle Brigate Nere. ma.. — Sorvoliamo... Abile! Viene avanti un terzo. Pei un quarto. Poi altri. Più di uno an- Nere, Decima Mas.™ ma— A- btiet Ottavo si presena un tipo alquanto magro. — Partiti o Gruppi? — Nessuno. — Partiti ex fascisti? — Nemmeno. — Va bene. Abile! Uno dei due sergenti lo richiama. — Scusi, ma mi sembra di averlo visto l’altro giorno in | un corteo di disoccupali... 1 — Si, è probabile. Infatti c’e- ro. — E portava in mano un ear-i tello... — ... con la scritta «Vogliamo lavoro Certamente. Ero proprio lo. Perchè? L'ispettore balza In piedi ool viso color pomodoro- — Ed hai il coraggio d' chiedere Vammissione in un Corpo onorato... Esci subii farabutto, o ti prendo a calci!.. Filai— E vergognati! -, Ma come legge malo, Re Michele li sua — E dire che quellidioia ha avuto duo mesi di tempo ò et» in cn\ia l" e :* k.tlJ i per impararla a ni «*n orlai (lytj u, dei gii) ;