ANNO XI Capodistria, 1 Ottobre 1877 N. 19 DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'agni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Eedazioue. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. >— Pagamenti anticipati. NUOVA SERIE dì Effemeridi Giustinopolitane (Cord. V. n. 18) Ottobre 1. 1279 Odorico decaiio, eletto a nostro vescovo da una parte del capitolo, delega Alberico Berlenga perchè lo difenda innanzi il patriarca contro il suo avversario don Benvenuto Bono, pievano di Salice e canonico della nostra cattedrale. - 18. 2 1247 Corrado, nostro vescovo eletto, solleva dalla decima H gonycnt.u di San.Michele di Murano, possessore di una Casa, posta in contrada Grema presso le mura della città. - 2. 3 1421 II .vescovo Geremia Pola. investe il comune1 di Pirano della decima di tutte le case in loco e della decima del Carso. - IO. 4 1423 Ducale Foscari eh« officia il pod. e cap. Ales- sandro Zorzi a proibire agli ebrei la comprita di beni stabili ed a comandare loro la vendita degli acquistati entro due anni, sotto pena di confisca. - 1, - 55. b 5 1422 II vescovo Geremia Pola investe don Nicolò del fu Odorico qui. Giovanni de Tamario, pievano di Pirano, della decima di più case in loco, goduta da' suoi progenitori. - IO. 6 1276 Giovanni XXI delega il vescovo di Castello e l'arcidiacono di Grado a dirimere la questione "Decime» insorta tra il nostro capitolo ed il convento di San Cipriano in Murano, per le entrate che questo raccoglieva ne' suoi beni, situati entro il raggio della nostra diocesi.-2. 7 1370 II vescovo Lodovico Morosini investe Giovanni de Tamario della decima di più case, situate nel castello di Pirano. - 10. 8 1355 II veneto senato ordina al pod. e cap. di far avere a Fra Ugoae, priore di S. Croce in Venezia, ducati 20 in oro, dai beni sequestrati al cittadino Palamulesio del fu serServadio dell'Argento che li aveva ricevuti a prestito dallo stesso fra Ùgone durante il suo esiglio in Venezia a causa della rivolta nel 1348. - 16, - XVII or X1VI1' " £50-i> 9 1424 Ducale foscari che ingiunge al pod. e cap. Pietro Zaccaria di mettere al possesso della diocesi il procuratore del vescovo, necessitato di fermarsi in Venezia per affari di stato. -1, - 56.b 10 1254 II nostro podestà, Lardone da Montelongo, giudica iu appello la causa mossa dai comuni di Pirano ed Isola per un terreno. - 2. 1710 II pod. e cap. Aurelio di Nicolò Contarmi riscontra il vescovo Naldino sulle domande a-yanzate all'avogador Giov. Morosini iutorno alla Congregazione di San Filippo in Pirano. - 10. 1460 II pod. e cap. Vittorio Diedo nomina Pietro del fu Francesco de Candida a couestabile in Grisiguana. con hi paga di lire 15 di picc. al mese. - 1, -171," - . Ì453 Ducale Foscari ohe officia il pod. e cap. Giovanni Tiepolo a mandargli sollecito 50, cittadini per due mesi, i balestrieri con lire .18, i fanti con lire 15 al mese. - 1, - 133-b 1400 V'enfi pronunciata sentenza definitiva contro coloro che, condotti dal Rostro concittadino Jacopello di Giovanni del Bellp, scalarono di nottetempo le mura di Arbe. - 28, - V, - lO.i 1375 Ser Clarello da Treviso, domiciliato nella nostra città, dota la chiesa di S. Antonio Abbate con tre case, riserbando a se p successori la nomina del cappellano, previa Gon%ma del vescovo. - 10, 11 12 18 14 15 COEEISPOSEMZE DalV Istria, nel settembre È un po' troppo tardi, ne convengo, ma pure il vostro periodico non deve essere defraudato di una descrizione, comunque succinta e disadorna, di quella lieta festa, ehe fu in Chewso il. X Congresso della Società Agraria Istriana. E fu una festa lieta davvero, comecché la sarebbe stata assai più se non 1' avesse in parte amareggiata l'irreparabile perdita dell'egregio suo presidente, Cristoforo Belli, il quale era assai stimato in tutta la provincia, come uomo di gagliardo cuore, di favella libera ed arguta, di fede inconcussa, eh' ebbe sempre la patria oggetto d' amoro profondo. Nel giorno 8 di questo mese, alle 4 del mattino la cittadinanza più eletta di Cherso, attese alla riva l'approdo del piroscafo che conduceva gli ospiti desiderati. Saluti entusiastici, evviva fragorosi, resero brillantissima quella mattinata, e la città di Cherso dimostrò quanto grande sia ne' suoi abitanti 1' affetto per una istituzione che coopera a tenere stretti i vincoli di fratellanza fra la popolazione che è tra l'Adriatico e il Quarnero, quel tanto celebrato Quarnero! Al primo entrare in città si scorge ovunque l'impronta della dominazione veneta. Lo stile dei fabbricati, la foggia del vestire delle popolane, gli usi ed i costumi della classe civile, il dialetto parlato, tutto rammenta la madre della civiltà istriana, e perciò non vi si trova la menoma differenza delle altre città della terraferma. Alle IO antimeridiane dello stesso giorno venne aperta la prima seduta del Congresso, ed in seguito al discorso inaugurale dell'egregio vicepresidente signor Antonio Cecon di Rovigno, ed alla lettura del resocouto fatta dal segretario sull'attività sociale dell' anno decorso, vennero pertrattati in massima parte i punti dell'ordine del giorno, tra cui la nomina del nuovo presidente nella persona dell'egregio marchese Giampaolo Polesini di Parenzo, ed i pochi punti omessi furono discussi nella mattina susseguente. Finita la prima seduta si recarono gli ospiti nell'elegante sala del Casino ove sedettero a lieto convito, verso la fine del quale, si propinò all'Istria, alla prosperità del nostro sodalizio, e alla gentile città che coli' opera sua efficace seppe dare un sì lieto successo alla festa. Si levò quindi il podestà di Cherso e pronunziò a un dipresso le seguenti parole: „A nome di questa città che rappresento e che ha la fortuna di ospitarvi, accettate, o signori, un fraterno saluto! Grazie a voi, tutti che ci avete voluto onorare della vostra visita'. Valga questo convegno a rendere più stretti i legami che a voi ci tengono uniti, e quando farete ritorno alle vostre famiglie rammentate ai vostri concittadini che anche nell'isola di Cherso, comecché separata dal Quarnero, vive un popolo che divide con voi gli stessi sentimenti, e che con voi intende sempre dividere sì la prospera che l'avversa fortuna!,, A sera i gentili cittadini vollero fornire nuova prova della cordiale loro ospitalità, e non potendosi effettuare pel tempo piovoso una progettata gita in mare, improvvisarono in sala del Casino una festa da ballo alla quale intervenne numeroso il bel sesso che per squisitezza di modi, per coltura e buon gusto, fu detto a ragione, non andare secondo a verun altro della provincia. Nel giorno successivo fu riconvocata la seduta, nella quale vennero esauriti i rimanenti punti dell' ordine del giorno e fu scelta la città di Rovigno a sede dell'XI Congresso. Così si chiusero due stupende giornate, che resteranno perennemente impresse in quanti ebbero la fortuna di prendervi parte. (x) Fra i maggiori benefattori va contato chi istituisce e chi fa le scuole, principalmente le primarie. Queste sono destinate a perpetuare nelle generazioni la tradizione delle credenze, che costituiscono 11 vero tesoro intellettuale e morale dell' umanità ; sicché sono il più efficace stromento di rigenerazione dopo che le idee furono sovvertite e viziati i costumi; vero progresso essendo il preparare una generazione migliore della nostra. L' educare i figliuoli è un dovere morale : esso appartiene adunque ai genitori, mentre del Governo sono proprii i doveri di giustizia. Se il padre avesse sempre cognizioni e tempo bastanti, la scuola sarebbe inutile. Attesoché la più parte ne mancano, la famiglia affida i bambini ad istitutori di confidenza. Il Governo ha la facoltà e talvolta anche l'obbligo di erigere scuole, ma dee venire in sussidio, non in sostituzione dei padri ; non deve imporle secondo concetti suoi, ma in relazione coi sentimenti de'genitori, sicché possano mandarvi le loro prole senza rimorso; e non davano reclamare il diritto di lasciare i figliuoli nell'ignoranza, come ultimo rifugio contro al sofisma o all'impostura, contro all'intera soggiogazione della morale e delle convinzioni personali. Certi dotti buccia buccia spacciano che il Governo deve istituire le scuole gratuite per tutti e obbligar tutti a frequentarle. Oltre il pericolo di ridurre con ciò tutti i giovani a pensare e credere quel che vuole il Governo, quand'anche sia cattivo o improvido, con qual mezzo si obbligheranno i padri a mandare alle scuole i loro figliuoli? Con multe? ma trattasi principalmente delia classe miserabile. Con arresti e prigionie? ma quei padri han bisogno delle ore e dei giorni per guadagnare la panatica alla povera famiglia. Il migliore spediente per estendere l'istruzione è renderla facile, non mettervi impacci, moltiplicare le scuole col lasciarle libere. La scuola nacque nella famiglia e nel Comune, ed esprime la vita del popolo, non la crea. [ veri collegi, i veri licei sono la famiglia, sono l'officina. Scuole 0 asili che stacchino la prole dalla sua famiglia, dal suo mestiere, sono comodi sì, ma non sono buoni. Nelle scuole industriali non si acqnisterà mai la pratica dell'agricoltura o de' mestieri come nelle Università non si acquista la vera scienza: solo la famiglia ed il lavoro scioglieranno il gran problema dell'avvenire. L'educazione è una vera emancipazione; giacché mettendo in armonia i sentimenti e i calcoli coi bisogni sociali, risparmia l'intervenzione del questore e del carabiniere. La società, che capisce di avere il massimo iute-resse alla educazione, guarderà con rispetto i maestri. Qual missione più nobile che allevare la gioventù? Qual arte più insigne di quella di formarla alla dottrina, alla verità? Il maestro e la maestra vanno dunque rispettati. — Filippo re di Macedonia scrisse ad Aristotile che si rallegrava non tanto della propria grandezza, quanto d'aver avuto un figlio Del tempo del maggior filosofo di Grecia ; e lo pregava ad assumere l'educazione di questo figlio, che fu Alessandro il grande. E v'ha scolaretti che tengono in lieve conto il loro maestro, solo perchè egli nacque pover'uomo, ed essi dal possidente, dal dottore, dal sindaco! Buoni maestri! voi sensa orgoglio, senza pretensioni, negletti e fors'anche disprezzati, voi preparate l'avanzamento morale e intellettuale della generaziene futura, 1 cui teneri rampolli sono confidati alle vostre cure. Se il fate cou amore, con pazienza, con fiducia, siate benedetti ! Il mondo non vi conosce, ma vantaggia dalle vostre fatiche. Ve n' ha taluni per altro che pur sapendola lunga in fatto di scuola, da libri appetitosi e da gazzette com- briccolone traggono presunzione di dottrina, o una dottrina senza fondamento, e colle sonore frasi di umanità, progresso, spacciano crusca per farina, frastornando le menti, sprezzano la gente fra cui vivono, si spazientiscono della propria professione, mirando ad una^tò degna; e se non l'ottengono, vatti a fare. Un maestro così tatto può corrompere un intero paese .... Dopo la morale, la cosa che vorrei più raccomandata nelle scuole primarie è la verità; cioè di presentar sempre cose vere, cose realmente utili. Io non farei fare le aste, i fuscelli. Il fanciullo non ne capisce il perchè. Scriva l'alfabeto e il proprio nome. Il sillabare, e più il compitare, offre una serie di convenzioni, forse comode pel maestro, ina che imbarazzano la ragione del fanciullo. I temi poi di cui si occupano sono per Io più estrani alla vita quanto gli autori su cui si esercitano. Mi vien da ridere di quei genitori che vanno in solluchero perchè i loro ragazzi dalla primissima età mostransi prodigi di memoria, d'ingegno, di spirito. Quanti a IO anni sanno un'infinità di cose, e a 20 non ne sanno di più! Quanti ho veduto dottori inuanzi il pelo, che poi erano bimbi sul divenir canuti! La precocità non è un dono invidiabile; quelli che primeggiano nelle scuole, spesso nulla valgono nella società; e viceversa giovani lenti a imparare divennero artisti o magistrati eccellenti; alcuni in tardissima età svilupparono talenti portentosi. Qualche volta la prontezza a imparare è un difetto, perchè con altrettanta si disimpara; mentre colui che fatica ad apprendere, acquista la perseveranza, dote importantissima. Mi fanno pur ridere quelli che credono avere imparato tutto nella scuola. Essa non insegna se non il modo d'imparare : e la vera istruzione si fa da sè stessi e in tutta la vita. Un giovane all'Università di Padova andò dal suo professore dicendo veniva a prender congedo, perchè aveva finito i suoi studii, e il professore gli soggiunge: Finiti? ed io comincio i miei! I genitori non anelino dunque impazienti ai progressi de' loro bambini : lascino tempo al tempo, ai buoni esempi, alla diligenza, e procurino il libero e spontaneo sviluppo delle loro facoltà piuttosto che il felice esito degli esami o i dieci punti della classificazione. (Dal "Buon senso e buon cuore") NOTIZIE L'inscrizione degli studenti nella scuola Beale superiore di Pirano verrà ancora fatta nei giorni 1 e 2 ottobre, dalle ore 8 alle 11 ant. e dalle 2 alle 4 poni. Peri nuovi inscritti la tassa è di fior. 2.10. Prima del 5 ott. dovranno aver luogo gli esami di riparazione. Tre nuovissime produzioni drammatiche verranno in breve rappresentate sui principali teatri ital.: Amore m Grecia di Felice Cavallotti, Cleopatra di Cossa, e Le colpe dei padri d'Ippolito Tito d'Aste. Le scienze archeologiche ed antropologiche hanno di questi giorni perduto uno de' più operosi e sapienti cultori che avesse non solo l'Italia ma anche il mondo civile : il conte Gian' Carlo Conestabile moriva a Montemellino, distante poche miglia da Perugia, nella ancor fresca età d'anni 54. Nel mese decorso morì in Firenze il commendatore Filippo Parlatore, professore di Botanica al Begio Museo di Storia Naturale e direttore del Museo stesso. Egli era nato in Palermo nel 1816, e dopo avere stu-i diato alcuni anni nell'isola nativa e compiuta poi la sua educazione scientifica all'estero, si fermò in Firenze, dove nel 1842 ottenne la cattedra di botanica. Ebbe parte principalissima nella formazione dell' Erbario, che arricchisce il Museo fiorentino e che è forse il più bello d'Europa. A lui pure si deve l'aver promosso il Congresso Botanico, ch'ebbe luogo in quella città nel maggio del 1874, con grandissimo concorso di scienziati d'ogni paese del mondo; come pure la direzione della splendida Esposizione internazionale d'orticoltura, che fu tenuta nella stessa epoca nell'edilìzio monumentale dei nuovi mercati. Fra le opere del Parlatore primeggia la Flora italiana. Nell'ultima quindicina ebbe luogo la seduta del Comitato stradale distrettuale di Capodistria, nella quale veniva approvato il conto preventivo per l'anno 1878. Le spese ammontano a f. 7826; cioè f. 2256 per stradini; f. 1520 assistenza ai stradini per lavori straordinarii; f. 1990 per pietrisco ghiaja; f. 800 per lavori d'arte; f. 60 rimunerazione agli impiegati steurali; f. 1200 amministrazione e imprevedute. La spesa sarà sostenuta: col civanzo di cassa dell'anno decorso f. 3000; coli'incasso di vecchie restanze f. 1800; e coli'addizionale sulle dirette comprese le adizionali dello Stato che sommano a f. 59200; 12 per 0/° f. 7104 e presumibile incasso f. 2700. Bimane ancora un deficit di f. 326, che l'amministrazione coprirà con risparmj sulle varie partite. Non tralasciamo anche questa volta di manifestare il desiderio, che le onorevoli presidenze dei Comitati stradali nella provincia, facciano inserire nel giornale ufficiale un sunto del protocollo della seduta nella quale viene approvato il conto preventivo. Lo stato attivo del fondo provinciale alla chiusa 1876 fu di f.ni 339, 732.13; vale a dire fui 16, 587.571/,, in danaro contante; 1398.03'/2 di questi nella cassa d'i esso fondo, 15, 197.45 presso la banca Commerciale triestina; f.ni 18,787.98 in realità ed annessi della Stazione enologica e pomologica provinciale; fiorini 50,375.12 dell'Istituto comprovinciale dei Sordomuti: 12,585.08 in mobili d'ufficio e biblioteca, adendo quest' ultima un capitale di f,ni 5463, compreso il prezzo d'acquisto di f.ni 3.600 pei manoscritti dell'illustre dottor Kandler; f.ni 1673 in obbligazioni di Stato del cessato fondo di coltura abbinate al fondo provinciale; f.ni 238.542.85Va di restanze attive. Lo stato passivo fu di f.ni 146,655.36; vale a dire f. 116,655.36 in restanze passive giusta il prospetto di gestione di detto fondo alla chiusa di conto 31 dicembre 1876; f.ni 30.000 di conti pendenti a liquidazione e ad assegno per ispese ospitalizie, maniaci, e trovatelli a tutto l'anno 1875. Risulta quindi colla chiusa dell' anno 1876 un attivo del fondo provinciale di f.ni 193,076.77; ed essendo stato l'attivo nel 31 dicembre 1875 in f.ni 184, 877.42, aumentò nel 1876 con f.ni 8199.35. Società agraria istriana CARICHE SOCIALI PER L'ANNO 1877-78 Presidente : Marchese Giampaolo de Polesini — Parenzo Vicepresidente : Antonio Cecon — Rovigno IHrettori : Basilisco avvocato Giuseppe — Rovigno Rismondo cavalier Matteo — Rovigno Sottocorona Tommaso — Dignano Membri di Comitato: Angelini Pietro — Rovigno Bembo Tomaso — Valle Campitelli avv. Matteo — Rovigno Corazza Angiolo — Montana Corva-Spinotti Nicolò — Grisignana Danelou Andrea — Faremo Del Bello d.r Nicolò — Capodistria Depiera, Felice — Antignana Franco avv. Giorgio — Buje Lazzarini — Battiala bar. Giacomo — Albona Manzutto d.r Girolamo — Umago Mrach d.r Egidio — Pisino Marchesi Alberto — Dignano Rizzi Nicolò — Pola Sbisà Francesco — Parenzo Slocovich Leopoldo •— Pisino Revisori di conti: Basilisco Antonio — Rovigno Spongia Federico — Rovigno Zaratin Francesco — Rovigno Segretario : Hasch Luigi — Rovigno --+<>■*-- Cose locali L'anno scolastico delle scuole Maestrali comincerà col 1 ottobre p. v. ; e per l'inscrizione degli allievi furono stabiliti i giorni 28 e 29 corr. dalle ore 9 ant. alle 1 poni. Nello. stesso giorno 29 ebbero luogo gli esami di ammissione e ài. riparazione. Il Ginnasio verrà aperto il 1 ottobre p. v. L'inscrizione degli studenti — accompagnati dai .genitori o da chi ne fa le veci, ai quali incombe di notificare la famiglia prèsso cui staranno a dozzina — durerà dal 27 corrente, (dalle, ore otto alle dodici delibi mattina), fino, ài" giorno dell'apertura, da inà'rigilrarsi colla solita funzione religiosa alle dieci ant. Ctìloro Che .chiedessero sussidio' dal fondo 'ginnasiale di bènericenza o esenzione dalle' tas^še, , dovranno essere provveduti di un'attestazione Iègaliizata di povertà. Subito dOpo l'apertura, si faranno gli esami di ammissione, di riparazione ecc. L'Unione, cronaca Capodistriaua, ha compiuto nel giorno 25 p. p. il suo terzo anno di esistenza, e la onorevole redazione, chiusi i conti, versava nella cassa comunale f. 100 a benefizio dell'Asilo d'infanzia, i somma ricavata dal civanzo netto dell'amministrazione nell'annata. A questi fatti non occorre l'aggiunta degli elogi per farne rilevare il benefizio; piuttosto ci congratuliamo coli1 egregio direttore che compie una buona azione, rallegrandoci che 1' opera sua continui, e facendo voti che duri. ——Q8SJ— Come venne annunciato nel N. 17 di questo periodico dal cavalier T. Luciani a pagina 132 delle sue Notizie e documenti ecc., pubblichiamo oggi il sunto egiudizio del Saggio di economia politica dell'istriano Marcello Marchesini, datoci dall'egregio professore Alberto cav. Errerà di Venezia : Un economista sconosciuto del secolo XVIII MARCELLO AECHESIII ì. Un libro di Marcello Marchèsihi pubblicato a. Napoli col titolo Saggio di economia politica (MDCCXC1II) è l'argomento di questo articolo. L'opera non fu nota agli storici della scienza: il prof. Cossa, il Sen. Lampertico, i il prof. Boccardo non la poterono mai leggere. Nonne ebbero esatta cognizione nemmeno i diligenti bibliografi istriani Combi, Hortis e Luciani, nè i veneti come il Cicogna e il Fulin. Gli storici della scienza appena lo citarono, (ad es. il Bianchini e il Cossa) e credo di essere il primo a farne la disamina particolareggiata. Eccetto questo lavoro, l'A. nulla fece che meritasse di passare ai posteri. Nato a Pinguente (Istria) nel 1754 .studiò legge: dottore in diritto, dopo avere esercitato l'avvocatura m Venezia,'H? fè?S à Napoti''V qtìliiili fu avvocato concistoriale a Roma. Ebbe, 'come tutti gli uomini del suo tempo, coltura svariata, tendenza a scrivere di ogni cosa: e si lasciò irretire nelle accademie dell' epoca. Strano economista invero cotesto elogiatore dell' Arcadia di San Luigi di Gonzaga» e scrittore di lettere sul Canova (1). Questo principe dell'accademia dei Lin- > j cei legge un discorso sidla musica : e mentre si dà al- ■ 1 l'esercizio dell'avvocatura, nelle ore di ozio traduce Orazio, in verso, e in prosa (2)j e va poetando sul Telemaco, e sulla Partenope liberata. Della sua vita pubblica ffòn sappiamo nulla; stette quasi sempre lontano da Venezia, che pure amava assai, e morì il 25 luglio 1806 '(3). . ej ... .. .... ^Ej&twft ], : Le idee economiche del Marchesini. ] È quasi irreperebile il. libro di economia .del Mar- i chèsini: è in una Miscellanea alla Biblioteca nazionale [ ; di Napoli col numero 87 N. 38 : il titolo è Saggio .di economia politica, ossia riflessioni sullo spirito della J legislazione, relativamente all'agricoltura, alla popò- i lazione, alle arti e manifatture e al commèrcio ■ opera del Dottor Marcello Marchesini avvocato veneto,' : ; dedicata a S. M. Siciliana (Napoli, mss. cod. XCIII presso Vincenzo Orsino ; 1 vcfl! in 8.® p. XI-343). Lo scopo di questa opera è piuttosto giuridico che economico, a quanto dice l'Autore : il quale, però, senza nemmeno avvedersene, esce dalla cerchia che egli stesso ib si è tracciata: divaga sempre : a preferenza si sofferma (1) Vedi il Giornale dell'Aglietti. (2) Napoli 1894. (3) Altre cose inedite ci ha lasciate il Marchesini. sulle questioni di economia pura ed applicata. Ma così iella Dedica, come nella Introduzione, e nel cominciare il Libito,' col parlare sulla idea generale dello špirit^ kllà legislazione, come, nella I, II» XII, IV parte, nelle pali divide il proprio lavoro, la idea che riluce è quella fella legislazione, nello' sue attenenze con la morale, l'arte, la industria, il commercio. Infatti (per usare le sue parole), egli prende le mosse dal concetto delle tircostanze che costituiscono i rapporti essenziali di ma nazione, e che sono le sorgenti, dalle quali l'uomo li Stato può derivare:la legislazióne: a dopo afer chiarito come'in queste sorgenti ci sono lé r'agìobi delle eggi, come il complesso di queste ragioni di,venta lo spirito della legislaziohe, si propone di investigare" quale «ssa debba essere per favorire l'agri coltura, la popolazione, le arti, le manifatture, e il commercio. Il suo làvoro ha quindi una tendenza ed un fine pratico. r. ; IJI.fSa^Jb dulSffieO <*>wiq oi), contro gli abusi dell' appalto e l'ingiustizia e l'infamia nelle esazioni .(83-4). Ha belle ed eloquenti parole cóntra la corruzione delle campagne-per opera dei.cittadini oziosi (p. I. c. XIV), ena favore: della educazione (ib. c. XV). . Poche volte [trovammo così chiare idee sull'istruzione classica, e: sulla-tecnica» e--pare. -di leggere uno dei migliori scritti di cose didattiche, quando si ha fra mano, questo suo libro e specialmente il cap.- XI della p. Ili sulle provvidenze, particolari, sulla buona educazione degli artisti. Non si, potrebbero bastavolmente compiangere gli errori diffusi su questo proposito nella maggior parte dei paesi di Italia (égli dice a p„ 269); e bene si appone, nel volere obbligatorio lo studio del disegno, e dei rudimenti del mestiere: ha molti presentimenti di 'scuole, tecniche, ■ di arti e mestieri: e apparisce in ciò un vero., precursore di tempi moderili. Sono. degne ..di nota nella Parte IX le idee sul commercio,: deplo/a i datìni del sistema dei pesi e misure'allora vigenti (p. 305): ama la. libertà degli Scambi (c. Ni. libertà di commercio p. 307 e seg.) : e dacché le interne circolazioni Bratìò impedite, allóra, da .privilegi deitlè Corporazioni, chiede .con grande fòrza che sieno -in tutto, aboliti, (p,. 309). Pur troppo non può abbandonare l'idea della bilancia del commercio (c. Vili p. 311 e seg.) ma Vuole che la esportazione dei grani sia libera in tutti i tempi (p. 318) e determinata da una legge costante e irrevocàbile, (p. 319) e ciò pure dice delle manifatture (p. 320). V. Critiche. Da quanto abbiamo detto risulta che non si potrebbe cercare un metodo, nè una esposizione completa di dottrine economiche nel Marchesini: nulla di meno è doloroso, che gli storici della scienza lo abbiano così a lungo trascurato : e che il Bianchini (4), nel citarlo, dica soltanto che egli divulgava (sic) questo suo libro nel 1793. Le bellissime cose che 1' Autore scrive su argomenti, intorno ai quali riferimmo le sue idee, gli danno un posto onorevole nella scienza : ma ciò non toglie al critico di fargli appunti, come cade in acconcio di muoverne agli economisti ben maggiori di lui del secolo XVIII. Così errò parlando dei conventi (p. II c. XVI e dei privilegi feudali antichi, (p. 65) espose idee volgari sulle arti, 1' agricoltura, e il commercio (p. Ic. 1 p. 11 e seguenti). La popolazione, senza agricoltura, egli dice (II parte), non si sostiene e lo Stato deve incoraggiare la popolazione con tre mezzi, e sono: 1. conservare il popolo per quanto è possibile; 2. incoraggiare e proteggere i matrimoni e l'utile (!) fecondità-, 3. togliere ogni ostacolo al libero ingresso dei forestieri, e rendere facile la loro permanenza nello Stato. Con la descrizione dei mezzi preventivi, e repressivi all'aumento della popolazione, afferma fatti, e idee, le quali contraddicono al suo sistema, ma si capisce che egli intravede un barlume di verità e nulla più : e quando si pensa, che scrive alla fine del secolo XVIII e dopo Genovesi, e dopo Smith, non si possono menargli buone le tre anzidette proposte. Si scorge nell'Opera del Marchesini l'influenza di Colbert, che chiama immortale (p. Ili c. X), e degli scrittori veneti, del Mengotti (p. 281), dell'Algarotti (p. 325), e in generale della legislazione della Repubblica. Per vero della sua dilettissima patria fu sempre amantissimo; e già intitola il libro del proprio nome aggiungendovi avvocato veneto, e nella Dedica (p. IV) chiama Venezia illustre mia patria. Di spesso fa riscontri e ricordi di cose venete (p. 15 in nota): loda Venezia, indipendente all'ombra delle sue leggi, della, prudente moderazione dei suoi cittadini, della sua profonda politica, della quale può chiamarsi maestra (p. 283-4 in nota). E allorquando descrive le provvidenze necessarie al buon governo, ed all'acrescimento della popolazione, loda la Repubblica e la vigilanza delle sue savie Magistrature (p. 157), che presiedono con cura indefessa sulla salute della nazione (ib.) e dimostra come Venezia, con la saviezza delle sue massime, colla solidità delle sue provvidenze, vinca talvolta la stessa natura (p. 158), e come la legislazione maneggiata da quelli uomini di genio di Venezia giunga bene spesso ad operare miracoli (ib. 2). Ed anche della sua cara Istria Veneta, e delle industrie e dei buoni provvedimenti fa memoria *jon piacere (p. III c. 7 p. 251. V. anche p. 335) (5). Noi non vogliamo tuttavia, nè perchè esso è Veneto (e a chi scrive piacciono questi ricordi di economisti del suo paese finora trascurati), nè perchè disse (4)Bianchini. Della scienza del ben vivere sociale-, Parte Storica (p. 2841. (5) Lo stile del Marchesini è negletto: manca di ordine nell'esposizione delle idee. in mezzo ad errori, bellissime cose, esagerare sulla sua. importanza nella scienza. È certo che si potrebbe, talvolta, trovare nelle sue paurose affermazioni di errori! del tempo, piuttosto l'animo che la mente inchinevoli! a ciò ; ma anche senza questa indulgenza, la parte che: abbiamo riferita e che si attiene alla libertà del com-j mercio specialmente, merita una particolare attenzione^ ricolma una lacuua nella storia delle dottrine economiche del secolo XVIII. Il mosaico di Lueinico La località ove fu scoperto questo mosaico è uni campo arativo-vitato, marcato col numero di particella 360, situato circa 500 m. distante dal paese di Lucinico^ presso all'antica strada che conduceva a Cividale ed alla ferrovia che va da Gorizia a Cormons. Esso giace al piede del versante meridionale di quella catena di colline che principiando presso Gorizia, alla destra sponda dell'Isonzo si stende nella direzione di ponente verso Cormons e volgendosi quindi verso nord-ovest continua sino al fiume di confine, Iudrio. In questo campo adunque, dopo aver rimossa alquanta terra si rese visibile, alla profondità di appena m. 0.48 un pavimento a mosaico, rappresentante sopra fondo bianco latteo una rete di esagoni neri (favus), circondata da un'orlo dentato. I dadi adoperati per questo lavoro, della grandezza di un centimetro cubo, sono di calce ippuritica e di schisto nero di Comen ; ambedue queste specie di pietra si riscontrano alla sinistra sponda dell' Isonzo, presso Sagrado. La lunghezza del pavimento è, compreso il margine bianco assai largo e privo di fregi, di m. 4.71 ; la larghezza del medesimo non 5 più erufbile, perchè l'intiera parte meridionale di esso fu distrutta da una piantagione di viti. Esso ha la precisa direzione da o-riente verso occidente, direzione osservata comunemente dagli antichi cristiani negli edificii destinati al di-vin culto. Che poi questo mosaico possa aver fatto parte di un tale edificio, lo si deduce anche dal fatto che mentre le parti orientale e settentrionale del medesimo, si trovano chiuse da traccio di mura, si riscontra ad occidente un vano Che corrisponderebbe al portale d'ingresso. A settentrione di questo pavimento, e diviso da esso soltanto da un avauzo di muraglia, si scoperse, circa m. 0.20 più in alto, altro pavimento, composto di dadi di mattone, della misura di, m. cub. 0.0.35 e lungo tutto il campo si rinvennero delle pie-truzze da mosaico, dei frammenti di mattoni e di tegole della nota forma romana (imbrices). oggetti tutti che accusano l'esistenza di un edilìzio abbastanza vasto. Siccome questa scoperta potrebbe avere un'importanza storica, si chiesero all'inclita Giunta provinciale e da questa liberamente si accordarono i mezzi necessari per la conservazione del mosaico scoperto, la parte migliore del quale fu levata e trasportata nel museo provinciale, colla speranza che da parte competente venga assegnato a questo lavoro il posto che gli spetta nella storia dell'arte ed in quella universale. Purtroppo questo compito è tutt' altro che lieve per l'assoluta mancanza di memorie storiche dell' epoca romana, sulla valle dell' Isonzo ! (Isonzo) lotizie storiche di Barbana Informazione della giurisdizione di Barbana e di Rachele in Istria (Continuazione, vedi numero lo) Neil 'anno 1653, il Capitanio Pincio condannò tre nitenti ad essere moschettati, ed il cadavere di uno ipeso a quelle prigioni usque ad consumationem, n confiscazione de' Beni ed applicazione del Fisco, issime verso chi aveva presa l'impunità, e con pari na bandì altro loro compagno, tutti come rei di sa Maestà, ed infiniti altri casi vi sono che comprovo, ed assicurano l'indipendenza di chiuuque nel adicare in Civile ed in Criminale qualunque somma, eccesso. Stabilito anche questo punto si porranno in vi-i gli affari domestici riguardanti 1' Economico, le risioni seguite, e l'accrescimento e diminuzione di lei Beni coi testamenti che di essi dispongono. Gli acquirenti della Giurisdizione dunque furono inardo e mon.r Francesco Abb.e della Vengadizza itelli Loredan q.dm Girolamo, che fu del Ser.m0 Ludo, divisero tra essi l'anno 1547, tutta la loro :oltà, lasciando proindivisa Barbana, il Castello e la |urisdizione; e la porzione di q.dm Lunardo, che irì prima delle suddette divisioni, toccò a due figli ischi nominati q.dm Girolamo e q.dm Antonio; poi lì q.dm Lorenzo con un figlio maschio e tre fem-ke, e rimase detto mon.r Abb.c Francesco, il quale e libera volontaria donazione inter vivos a detto olamo suo nipote nel 1557, 9. Febb0, della sua parte de' beni readite e giurisdizioni di Barbana, proindivise possedevano colle Commissorie delli ti q.dm Lunardo e q.dm Lorenzo defunti. Il q.dm Lorenzo col suo test. 1556,6 settembre, ciò usufruttuaria la N. D. Pisana sua consorte, alle s figlie Dj. 5000 per cadauna per loro dotazione, ed residuo a q.dm Lunardo suo figlio, mancando senza i legittimi, e naturali chiama i figli maschi delle ie, ed in mancanza di tutti i predetti nominati, ituisee Mons.r Francesco suo fratello, q.dm Girolamo lons.r Antonio suo nipote, ma per intelligenza vedasi ibero : Seren.mo Lunardo Doge Loredan I Girolamo I I_, Lunardo damo ti Frane. Abb.e Lorenzo test. 1556. Mona.» Ant. + in Roma 1536. Lunardo Marina Chiara Paolina sine filiis. in Malip. in Moros. in Dolfin. I fatti successi furono la morte di q.dm Lunardo ) del testator Lorenzo senza discendenza, e perciò ito il caso per le figlie dello stesso Lorenzo e la morte del q.dm mons.r Antonio q.dm Lunardo test. 1556, 27 febbrajo, onde rimase solo erede q.dm Girolamo di lui fratello. Avevano sin dall'anno 1547, 22 gennaro, come si è detto, fatto le divisioni di tutta la facoltà della Casa tra Mons. Francesco abbate, i figli di q.dm Lunardo, e q.dm Lorenzo, e lasciarono proindivisi capitali e le utilità, ed aggravj d'ogni sorta provenienti dal Castello di Rachele e Villa di Barbana, con tutte le sue ragioni e giurisdizioni. La N. D. Pisana relitta q.dm Lorenzo aveva col proprio dotata per la maggior parte la N. D. Marina sua figlia maritata in Zuane Malipiero, onde questa il 3 settembre 1567, dichiarò che la N. D. sua madre s'intendesse subentrata nel 3.° dei beni paterni ad essa N. D. Marina spettanti per il testamento del padre nella somma di Dj. 10000. Anche l'altre due figlie di detto q.dm Lorenzo si erano maritate: Paolina in q.dm Zuane Dolfin, e Chiara in q.dm Giustinian Morosini, e volendo dividere la facoltà del padre, seguì la divisione 1587, 11 settembre, intervenendo in luogo di Marina, maritata Malipiero, la N. D. Pisana sua madre in forza della suddetta dichiarazione 3 settembre 1567, e toccarono a Chiara diversi beni in Scardonara ed alla Canea; a Paolina diversi stabili in Venezia a S. Marcitola e beni alla Canea; ed alla N. D. Pisana, tra gli altri beni, toccarono tutte le ragioni e giurisdizioni del 3.° di Barbana e Rachele proindivise con q.dm Lunardo qdrn Girolamo Loredan. Questo terzo fu goduto, e posseduto dalla detta N. D. Pisana sinché visse, e lo dispose in morte col suo testamento 1593, 10 dicembre, a benefizio della sunnominata sua figlia Marin Malipiero e di lei figli ed eredi, sostituendo a questa le altre due figlie Dolfin e Morosini, e loro eredi per stirpe, e non per capi. Continuò il possesso anche nella N. D. Marina Ma-., lipiero, poi nella N. D. Betta Malipiero di lei figlia, e moglie di q.dm Francesco Contarini q.dm Pietro, in lei pervenuto a titolo di dimissoria, desumendosi questo oltre dalle seguenti affittanze delle pesche di Pessacco, anche da varj conti di debito, e crediti della stessa fatti senza data di tempo, ed uniti ni suo contratto Nuziale 1601, 18 agosto, apparendo da uno di detti conti, che la dote conseguita rilevasse Dj. 27000, dei quali oltre il 3. legale, battuti 24000, restava ancora alla disposizione della dotata Dj. 2000. In un altro conto vengono descritti i beni dimissoriali della stessa in tutto d'annua rendita di Dj. 1098, ponendo tra questi il 3. della giurisdizione e beni di Barbana proindiviso colla casa Loredan per entrata di Dj. 400 all'anno; ma accenna che questi erano stati venduti per Dj. 8000, e nell'ultimo di detti conti vengono calcolati i debiti di detta N. D. dei livelli passivi a credito dei diversi in somma di Dj. 15600, tra i quali uno con Cà Pesaro pervenuto in Cà Contarini di Dj. 4200, ed altra annotazione di simil debito con q.dm Francesco Contarini di Dj. 3800, parrebbe che questi fossero i Dj. 8000 di capitale pei quali viene annunziata la rendita suddetta. Seguono le riferite affittanze: 1618 19 giugno per Dj. 150, e solito pesce, (L. 200 salato, o in zeladia). 1621 17 aprile per il simile affitto. 1624 9 giugno per Dj. 154, e pesce solito. 1630 7 marzo per simile. 1640 24 ottobre per Dj. 100, e solito pesce. E del 3650 1 maggio furono dette pesche deliberate in * affitto all'incanto dal Capitani« di Barbana, còl solo nome della casa Loredan per Dj. 160: 3., e pesce al consueto, ch'è l'ultima affittanza, che tra le carte si trova. (Continua) la® ielle- patate Lo scarafaggio delle patate detto Colorado (Cry-somela o Doryphora decemlineata) insetto, che da parecchi anni distrugge le piantagioni delle patate nell' America settentrionale e in alcuni distretti rèse perfino quasi impossibile la coltivazione di questa pianta indispensabile, minaccia ora seriamente ancho i campi d' Eu-iropàliifl aob miffi'l o do d A .0"XiOI .iG il» «««no« «I Lo scarafagio suddetto ha la lunghezza di un centimetro, il corpo òdi forma elevata semi ovale,'è senza pelo, alquanto lucido e di una tinta a fondo rosso giallognolo. Le sue antenne, i piedi e gli occhi sono neri. Il collare è di un giallo più scuro che le elitre, ha da 9 ali macchie nere, fra le quali le due di mezzo sono più grandi ed hanno la forma del numero V romano. Ciascheduna delle elitre ha nel fondo giallo 5 linee longitudinali nere, di cui le due di mezzo convergono in punta nella parte posteriore del corpo. Le ali membranose, che in istato di riposo stanno piegate sotto le elitre, sono di color roseo. Le: uova di questo scarafaggio sono di color giallo vivace. Dalle medesime si sviluppano'le larve, le quali dapprincipio non hanno che la grandezza di uu grauello di miglio, ma a pieno sviluppo arrivano ad una toghezm di 10 a 12 millimetri. Le larve giovani sono di color rosso sanguigno, quelle di età più avanzata di color arancio piuttosto scuro, hanno .tèsta uera, un cerchio nero al collo e in ambidile i lati del corpo uua doppia fila di 11 puuti neri. Le crisalidi sono di color rosso-giallo,■ hanno la stessa forma dello scarafaggio, e si trovano sotterra ad una profondità di 10 a 15 centimetri vicino alla pianta infetta. "I 11 corso della vita di questo insetto pericoloso è il seguente. Nel mese di maggio esce dalla terra, ove passò l'inverno. Dopo 12 a 14 giorni le femmine incominciano a deporre le uova in mucchi di 10 a 15 ordinariamente sul lato inferiore dello foglio della pianta e coiitiuuanno così al incirca per 40 giorni. Da queste uova dopo 6 a 8 giorni escono le larve, le quali entro un periodo di 14 a 20 giorni hanno compiuto il loro sviluppo, e con ciò entrano nella terra ote si convertono in crisalidi. Dalle crisalidi escono entro altri 10 a 14 giorni gli scarafaggi perfetti, le femmine dei quali cominciano dopo 14 giorni a deporre le uova. Gli scarafaggi che si moltiplicano con prodigiosa celerità ed in ispecie le larve sono estremamente voraci. Divorano tutte le foglie della pianta fino agli steli, cosicché la pianta deve perirò 'od almeno non può produrre il tubero o lo produce affatto meschino. Iu brevissimo tempo questi insetti, che in causa della straordinaria loro moltiplicazióne arrivano a mi- lioni, distruggono jfcutto il raccolto delle patate e < privano dt un nutrimento importantissimo. Essendo questo scarafaggio ormai comparso anchi in Germania presso Muhlheim sul Beno, fa d'uopo ri' volgere la più seria attenzione al primo comparire d; questo nemico tantò dannoso. L'urapoda americana : I giornali americani segnalano l'esistenza d'ui nemico terrìbile della dorifora. È un piccolo insetto, di colore giallastro, di formi ovale e della grossezza di una testa di spillo, conosciuti sotto il noine di urapoda americana. Esso appartieni alla famiglia delle acarine, ha la proprietà di attaccarsi alla dorifora, per mezzo di un filamento, che si diparte dall'estremità del suo corpo. Oltre qtiesVappeU' dice, egli possiede una specie di dardo, che gli permetti di traforare l'involucro dello scarabeo durante il riposo, quest'arma resta raccolta tra le zampe; allorchi l'urapoda, se ne vuol servire, egli distende un pajo d membrane duttili, che si ravvicinano nel sorpassare la testa, e che l'ajutano ad uccidere la dorifora. Dalle osservazioni fatte nell' Ohio « nello stati di New-York, questo insetto sarà uuo dei migliori a leati degli agricoltori nella loro lotta contro E nemic delle patate. (Adriatico) Bollettino bibliografico Guida scematica istriana. Almanacco pèr V anri 187.8. Anno I. Gorizia, tipografia Seitz. P. Mori editore. Prezzo soldi Z0« È uu libercolo interessante, che raccoglie uua serqua abbastanza esatta di notizie sui dicasteri, sul ! scuole, sugli uffici ; nonché su parecchi rami di commerci e d'industria della nostra': provincia ; libercolo che v i quindi raccomandato perchè utile tanto al pubblico fan ' zionario, come al negoziante, ,al fabbricatore, e al fora } stiero che per avventura visita questa provincia.' { Abbiam detto! che la raccolta è abbastanza esatti nè sconfessiamo che a renderla più esatta, almeno il aip;une parti, sia. cosà'assai ardua —' se non impos sibile, trattandosi di un lavorò statistico i cui da variano quasi ad ogni istante. Il signor Mora stesso, chiamando la sua comp lazione un primo tentativo, s'affretta a dichiarai che non pretende di averla pienamente esaurita n di aver saputo evitare tutte le lacune eie mende iusc parabili da tali lavori; ina che la sola lusinga del put blico aggradimento lo animerà'a far meglio in avveniri Eaccomandasi in pari tempo ai negozianti e ai fabbrica tori di volerlo-favorire nel-1878 di tutte quelle ind cazioni, aggiunte e rettifiche che stimeranno necessari a migliorare il suo lavoro. Oltre questi almanacchi scematici, gioverebbe! di molto tra noi istriani, gli almanacchi agrari, magai nella modesta forma di Lunario; ma che contenessei ad esempio di quello che da parecchi anni pubblica 1 nostra operosa consorella,Gorizia, sani principi agri nomici da spargére tra il nostro campagnolo. E chi meglio della benemerita nostra Socie j Agraria potrebbe accingersi ad impresa tanto agevo j e insieme tanto proficua?