UAP0D1STRIA, 25 Giugno 1886. N. 12 >, A> INFANZIA « in y Anno 1J1^ Ai o’ o //f Abbuomimcnto annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti anticipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amrainis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Chiamato l’Avvocato Cambiai, direttore del nostro periodico, a sostituire l’assessore Dr. Nicolò Del Bello a Parenzo, sospendiamo per ora le nostre publicazioni. ----------------------«H3-Q-E30----------------- LA SOCIETÀ DI NAVIGAZIONE A VAPORE ISTRIA-TR1ESTE. „II grado dell’ industria e del commercio indica il grado di coltura e d’incivilimento dei popoli; le industrie ed i commerci, questi fecondi portati d’un amplesso predestinato tra la forza produttiva dell’ uomo e quella della natura, se strettamente legati colla facilità delle comunicazioni — elementi come sono di ricchezza e di potenza nazionale — incoraggiano l’agricoltura e le arti, influiscono gagliardi sulle mercedi degli operai e promuovendo le associazioni e la beneficenza — monumenti di vita forte e civile — sono insieme segno sicuro di esuberante vitalità, di nazionale incremento. Coraggio, adunque, Istriani, e arditamente all’opra. Se è vero che tutti i progressi favoriscono la libertà, se è vero che il progresso economico è causa del progresso morale, su, avanti e coraggio; eh è libertà, economia e moralità, baluardi poderosi all’ insana protervia di agitatori stranieri, procederanno di conserva sul sentiero brillante dell’ antica nostra civiltà. L’effetto immediato dell’impresa, che vi protende le braccia, che sperimentata vi sorride scevra di rischi rovinosi, sarà l’accessione lenta ma continua di tutta la nostra marina e circostanti colline ai benefici di un più fervido e salutare svolgimento, sarà — son parole d’ un insigne publicista — una piramide, la cui base s’ andrà lieta lieta allargando, nel tempo stesso che aumenterà visibilmente la mirabile, prodigiosa sua altezza." A destare i nostri comprovinciali da un sonno troppo a lungo durato ed a sospingerli ad un’azione solidale ed energica, che desse loro in mano 1’ azzurro nostro mare e le sue immense risorse sfruttate dalla Bitta Cesare e C., noi scrivevamo queste parole nel febbraio 1884, ed oggi ci è caro ripeterle — presagio di lieto avvenire — dinanzi il patriottico evento che si è compiuto Domenica scorsa solennemente a Rovigno. Combattano pure contro di noi prezzolati campioni al servizio di esterne politiche, li sostengano arti lercio ed oro croato, finché nostra sarà la terra, finche italiane saranno le onde che accarezzano le rive delle nostre città da Trieste al Quamerò, finche da queste e da quella, uniti, trarremo i tesori di cui abbondano, finché insemina, a forza di volontà e di attività, sapremo esser ricchi, saremo insieme anche forti ed indarno tenteranno attaccare — con maggiore o minore potenza o prepotenza di aiuti — la nazionalità nostra, la vetusta nostra civiltà. È legge di natura che nel movimento economico i monti scendano al piano, ove — innanzi a questo — si schiuda, propizio, il vasto campo delle comunicazioni marittime o fluviali; ed a cotesta legge non potrà sottrarsi la gente slava dell’interno, che, costretta dai propri bisogni a scendere alla costa, finirà col confondersi e restar assorbita nella nostra. Esempio splendido il Trentino, ove, 1’ elemento tedesco, mischiandosi per ragion d’interesse all’italico, benché tenti prevalere sorretto da forze imponenti ed in apparenza insuperabili, diventa italiano senza accorgersene, rivelando così tutta la propria colossale impotenza ! Ora dunque che, coll’ istituzione inaugurata a Rovigno, abbiamo fatto un passo considerevole sulla via del progresso commerciale, che non mancherà d’influire meravigliosamente sulla agricoltura e sulle industrie paesane, ora che alfine ebbe vita quella società di navigazione costiera a vapore per la quale abbiamo combattuto animosamente anche noi, eccoci a salutarne gli auspici colle sagramentali „vada con Dio ed a buon salvamento*; eccoci a baciarne il diletto vessillo coll’ augurio che, sventolando glorioso ne’ secoli, mai abbia a piegarsi per altrui violenza ; eccoci a far voti caldissimi, pel sempre maggiore sviluppo del concetto che sta incarnandosi all’ ombra della capra istriana e si riassume nelle due sante parole „Unione, Fratellanza". -------------------■OaGttos^aO--------------—---- I Bersaglieri Il giorno 18 Giugno, ricorrendo il 50° anniversario della istituzione di questo scelto corpo di truppa che è l’idolo degli italiani e l’invidia degli NOVELLA (tradotta dal tedesco) (Contin. e fine Vedi N. 7) Tornata in locanda, Agnese fece le sue valigie, pagò il conto ed ordinò una comoda carrozza da viaggio per quattro persone. La mattina seguente si fece condurre nella via dei tessitori e disse al cocchiere che la aspettasse. Entrò nella casa, che ben conosceva, salì al secondo piano, e imboccando la scala del terzo, vide discendere un bel giovinetto. — Perdonate, gli disse : Volete indicarmi 1’ abitazione di quella signora, che dodici anni la affittava camere in questa casa? — Venite meco, rispose, ve la mostrerò. Il giovane la introdusse ed aspettò. Agnese entrò in una stanza sotto il tetto, e le si strinse il cuore al vedere tanta miseria. —Vecchia madre disse ella, mi conoscete ? La vecchia la fissò e : mi pare, disse, e non mi pare .... la signora A-gnese. No, disse questa, ma per voi Agnese, la sarto rella, che si ricorda ancora del bene fattole da voi quando era povera, dei conforti, degli aiuti, dell’aver voi aspettato 1’ affitto che al mio ingresso non vi poteva pagare. — Ma come, dopo dodici anni d’assenza, mi avete potuto trovare ? — La casa me la indicò il sig. Curato, e quando salivo ho incontrato un giovane a cui domandai di voi. Egli mi accompagnò. È il mio Beppi, disse la giovane. — È il promesso di Teresa la mia figlia, soggiunse la vecchia. — Egli è fuori che m’aspetta, disse Agnese, fattelo entrare, ciò che ho da dirvi risguarda anche lui. Teresa, tutta rossa in viso, aprì E uscio ed : entrate, bisbigliò al giovane, la signora vi desidera. — Ora che siete tutti vi dirò ogni cosa in poche parole. In questa stamberga non potete nè dovete più stare. Dopo molti anni d’assenza sono tornata in patria, ho acquistata una casa nel sobborgo orientale ed ora vo ad abitarla. Là, una casa solitaria e sola non la voglio abitare ; voi mi farete compagnia e faremo una famiglia. — Oh, Signora, disse piagnucolando la vecchia, ... — ma Agnese la interruppe: Lasciamo queste cose; raccogliete le vostre robe, Beppi le porterà giù : la carrozza ci aspetta alla porta. Fu presto fatto ; le tre donne in carrozza, il giovane presso il cocchiere. Quando discese, Beppi disse alla vecchia: È la casa del povero Carlo. — Come lo sapete? gli disse Agnese. Sono di questo sobborgo rispose il giovane : il giorno dell’ asta, dalla porta di quella bottega, di’ è del mio padrone, ho ajutato aneli’ io a fischiare il Furimi. — Ed ora bisogna che ci ajutiate a mettere in ordine le stanze. — Volentieri signora . . . ma che dirà il padrone che mi aspetta da due ore e tanto più che deve avermi veduto. — Ebbene, soggiunse Agnese, aggiustiamola prima con lui ; e si mosse seguita dal giovane. Vedendo quegli venire una signora assieme col suo lavorante le si mosse incontro per accoglierla. —- Maestro, gli disse ella, vi conduco un disertore e vi domando due grazie: 1’ una che perdoniate a Beppi il ritardo, l’altra che oggi me lo lasciate a mia disposizione ; in seguito avrò stranieri, tutta Italia era in festa. A Roma s’inaugurò per l’occasione il busto di Alessandro Lainar-inora, il creatore dei bersaglieri ; e tutti i giornali della Penisola publicano articoli commemorativi. Noi riportiamo da un accreditato giornale del Regno il seguente articolo, ispirato al più sentito patriottismo : „Mandiamo il nostro saluto a’ valorosi. „I bersaglieri sono, nell’esercito, il simbolo dell’ italianità, la loro balda spensieratezza è la festa della battaglia ; il loro passo è quello della conquista ; lo squillo delle loro trombe è il seguo della vittoria. „Da mezzo secolo essi traversano la penisola italiana protetti e benedetti dall’augurio del popolo ; sul ponte di Goito, come su’ campi di Novara, a P astrengo e a Santa Lucia, a Colmasino e a Cu-stozza, in Crimea e a porta Pia, essi riassumono tutte le giostre militari dell’indipendenza, sono l’ultima pagina del libro del risorgimento, la pagina festante, fortunata, sospirata del successo. „ Salutiamo i bersaglieri ! „Ovunque svolazza una bandiera italiana, là freme una inseparabile piuma di bersagliere — dai bastioni di Saluzzo alle deserte lande africane. „Squillano le trombe... Sono note gaie e sonore, acute e marziali, che esprimono, musicalmente, la spensierata audacia giovanile di quei bravi soldati fieri e giocondi. „Passano essi rapidamente, data l’ala del cappello alle carezze del vento, con uno strano ondulare di penne commosse dall’aria; in lunghe file brune e compatte, spinti da quella musica calda e nervosa, che pare l’inno guerriero di una falange di giovani eroi, pronti a lanciare verso il cielo la canzone della vita e dell’ amore, pronti a lanciare l’anima verso il gran mistero che sta dopo e prima di noi... „E son giovani infatti... E hanno un sorriso dolce sulle labbra, una fiamma ardita negli occhi..... E sanno le gioie brucianti dei baci, e le allegrezze selvaggio delle pugne cruente... La loro vita è un inno. L’inno dei vent’ anni, che saluta, coi fremiti, la bellezza; l’inno che spinge innanzi nella battaglia contro una selva rilucente di baionette... „La gioventù ha di queste audacie e di questi entusiasmi. „La morte e 1’ amore, la gloria e la donna, tutto questo essa incorona degli stessi fiori bellissimi, che hanno il rosso sanguigno dei garofani, il candore morbido della gardenia. „Son questi i fiori in cui il greco Armodio celava, artisticamente guerriero, la spada. bisogno di voi per accommodare e tappezzare le mobiglie ; per ora basta che Beppi me le metta in ordine. — Il maestro le rispose: Beppi è scusabile dell’assenza perchè, come vedo, agì sotto 1’ influsso d’ una forza maggiore. Va pur, Beppi, servi la signora, e prendi quel che ti occorre. — La prima stanza messa in ordine fu il tinello, eh è Agnese voleva pranzare a casa sua ; il desinare fu portato dalla vicina trattoria : cinque coperti, cioè Carlo, Beppi e le tre donne. Mangiata la minestra, Agnese si volse al giovane: Ebbene, Beppi, quando mungeremo i vostri confetti. — Ah, signora, rispose la vecchia, ci vuol tempo per un matrimonio fra povera gente ; Beppi guadagna bene, ma co’ suoi guadagni ci ajuta; mia figlia, dovendo attendere ai bisogri della casa, non può lavorare che poco e . . . — Oh, non mi fate la piagnona, buona madre ; Beppi non ha ora bisogno di ajutarvi, chè voi mi sorvegliate la serva in cucina e Teresa mi fa da cameriera. Anch’ essa potrà ora lavorare di più ed io 1’ aiuterò. Siamo in Luglio e per S. Martino s’ha da fare il matrimonio. — Che ne dicono gli sposi ? Il giovane die’ un’occhiata espressiva alla sua fidanzata, essa arrossì ed abbasso gli occhi dai quali spuntava una lagrima di riconoscenza. La casa fu messa su ed addobbata. Prima di S. Martino si celebrò il matrimonio a cui assistettero il Dottore col suo segretario, invitati da Agnese, ed il padrone di Beppi invitato dagli sposi. Tornati dalla Chiesa, Agnese consegnò a Teresa „Su, passate, o bersaglieri forti e giocondi. Date all’ aria le piume del vostro cappello, le note della vostra rapida marcia... „Sfilate, sfilate, bruni e compatti, voi che conoscono, per l’assalto e il passo di corsa — e quello della ritirata non sapete. „Tali, o bersaglieri, vi vogliono le madri e le fanciulle italiane ! “ ------------------------------------------------------------ Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Marsioh. (Cont. vedi Ni. antecedenti) 1285. — Cino, procuratore del patriarca in tutta 1’ I-stria, ordina ai signori Clizoli e soci (consoli di Pola), a Nassinguerra ed al consiglio di Pola, che quando la chiesa aquileiese tiene il misto e mero impero della città, non permettano al console, mandato ivi da Venezia, l’esercizio di alcun comando, nè la dimora in Pola se non dopo di aver lasciato l’officio di quel consolato. Thesaurus Eccl. Aquilej. p. 222. — e Manzano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 187. 1285. — Alberto II, conte d’Istria, dà il feudo di S. Appollinare in subfeudo a Nicolò, Pietro e Nassinguerra III (Fiorella), figli del fu Sergio de Castro-Pola. Notizie storiche di Pola, p. 219 ; - e Kandler. L’Istria. Aun. IV, p. 132. 1285. — Raimondo della Torre, patriarca di Aquilej a, fa acquisto di un casale e di un orto, situati nel castello di Valle. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 180 e 212, — Thesaurus. Eccl. Aquilej. p. 222 — e Manzano. Ann. del Friuli v. III, p. 187. 1285. — La famiglia dei Sergii costrinse il Convento di San Francesco in Pola. In quest’ anno muore Sergio li de Castro-Pola. Notizie storiche di Pola, p. 161 ; — e Kandler. L’Istria. Ann. IV, p. 132; — ed Indicaz. p. 34. 1285. — Gli omicidi, gli incendi e le devastazioni sono all’ ordine del giorno tra quei del Comune di Montona e quelli della Contea di Pisino per causa di confini. Kandler. Notizie storiche di Montona p. 208 e 204 ; — ed Indicaz. p. 34. 1285, 3 gennaio. — Raimondo, patriarca di Aquileia e marchese d’Istria, delega il fiorentino Lippe Capponi ; Alberto conte di Gorizia e d’Istria delega Giacomo de Ragogna per intavolare in Venezia i preliminari di pace con la Repubblica ; Trieste delega li 13 febbraio allo stesso scopo Marco Ramfo, Randolfo de Basilio e Cremontesio Cattapane, nonché per giurare nelle mani del Doge gli antichi patti. Fontes rerum austriacarum. To. XIV, p. 310 e 314 ; - Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub an. 1285, 8 marzo ; — e Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 36. 1285, 8 marzo. — Venezia od Aquileja si rimettono nella decisione degli arbitri Giacomo Falierò ed Andrea de Molino *), Ulvino vescovo di Trieste e Leonardo de Fagognago canonico d’Aquilcia circa la giurisdizione di Capodistria, Cittanuova, Parenzo, Pirano, Rovigno, [Imago, San Lorenzo e Montona. A questo fine i giudici delegati conchiu-dono li 11 marzo una tregua di due anui. *) Questi due delegati da Venezia. Kandler. Cod. Dipi. Istr. ; — Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 37 ; — e Capodogli. Udine illustrata p. 571. una carta. --- Che cosa è questa carta, domandò essa. — Datela a me, rispose il notajo. Lesse un atto con cui Agnese donava alla sposa la casa con tutti i mobili della medesima. Questo documento fu presentato ieri all’ Ufficio tavolare, e voi siete padrona unica ed assoluta dell’ ente donato. Ora, se lo volete, potete dare l’escomio alla signora. — Teresa, commossa, si gettò fra le braccia di Agnese, e le due donne si baciarono che non la finivano più. — Via, via, disse il dottore asciugando le lenti degli occhiali, vi paro che sia giorno di piangere ? — Avete ragione, dissegli il segretario, ma è soave il piangere quando gioisce il cuore ! Il nostro Vittorelli ha ragione, rispose il dotore ; ma ecco il nostro Carlo che fa 1’ avanguardia ai rinfreschi ; permettete, signore, ch’io faccia gli onori di casa. Collocò la vecchia, benché riluttante, nel mezzo, a destra lo sposo, a sinistra la sposa ; presso lo sposo il suo padrone, il posto presso la sposa lo tenne per sè (erano i due compari, cioè i due testimoni ài matrimonio), gli altri si disposero da sè. Finito il rinfresco, passarono nell’ orto. Una parte era ridotta a giardino, ed in mezzo ai sempre-verdi pompeggiavano in piena fioritura le piante autunnali ; nel mezzo un pergolato di caprifogli e passiflore, con sedili di legno. Qui si raccolsero dopo fatta la ronda nell’orto, e trovarono il vecchio curato del luogo, il quale non avendo potuto resistere alle insistenti preghiere di A-gnese di rallegrare colla sua presenza il pranzo di nozze, stava ad aspettarli. Aguese lo presentò agl’ invitati : il Reverendo Don Luigi, curato del sobborgo ; il resto 1285, 8 marzo. — Aquileia, Gorizia e Trieste radunate in Venezia fanno pace con la Repubblica, o diremo meglio stringono una tregua di due auni, lasciando con questa libere le vie al commercio. Il patriarca si obbliga di indurre la terra di Maggia alla contribuzione delle regalie arretrate e dovute al Doge, alla restituzione dei beni tolti ai Veneziani situati nel territorio di Muggia ed alla riparazione di ogni danno dato ai medesimi, meno i danni causati loro nel castello o nel borgo di Muggia. Alberto conte d’Istria e di Gorizia rimette a Venezia i danni dati e ricevuti iu Istria durante la guerra, e lo stesso promette Venezia al Conte. 1 delegati di Trieste : Marco Ramfo, Ran-tolfo de Basilio e Cremontesio Cattapane promettono di contribuire i tributi arretrati al Doge e di continuare la contribuzione dei medesimi, di mandare a Venezia 12 a 24 cittadini prescelti dal Doge e tra questi lo stesso vescovo di Trieste per prestarvi il giuramento di fedeltà, di demolire le civiche mura e le fortificazioni erette in questa guerra dalla parte del mare, di consegnare le macchine guerresche per essere bruciate sulla piazza San Marco, di non opporsi ai voleri del Doge, ove a garanzia della fedeltà di Trieste volesse mandare i suddetti ostaggi a confine in Italia per un tempo di suo piacimento e finalmente di sborsare alla Repubblica lire 400 per i cavalli da lei perduti ed altre lire 100 di grossi. Bomanin. St. docum. di Venezia, v. II, j). 315; — Minoto. Acta. et Dipl. v. I. p. 36 e seg. ; -e Kandler. Cod. Dipl Istr. e Notizie Storiche di Montona p. 80. 1285, 11 marzo. — La pace conchiusa li 8 del corr. m. in Venezia viene pubblicata in dividale, ma non è di lunga durata, iti seguito ad insorgenza di nuove questioni. Bubeis. Monum. Eccl. Aquilej. Append. p. 25 ; - Manzano. Anu. del Friuli v. Ili p. 186 — e Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub anno 1289, 13 ottobre. 1285, 22 marzo. — Il consiglio maggiore di Venezia assegna ad Enrico Orio, Daurio, nuovo podestà di Capodistria, lo uguale salario che godeva il fu podestà Tomaso Quirini, vuole inoltre che assieme al podestà ci vadano due consiglieri i quali non debbano mai allontanarsi tutti due contemporaneamente dalla città. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 152 ; — e Kandler. L’Istria. Ann. VII, p, 159. 1285, 27 marzo*). — Il patriarca Raimoudo, autorizzato dal legato pontificio B .... vescovo di Porto, assolve in Aquileia dalla scomunica il capitolo di Pirano neila quale era incorso per aver celebrato messa durante l’interdetto a cui soggiaceva la Terra. Capitolari di Pirano : don Facino, don Osmoudo, don Pietro scolastico, don Giovanni e Marquardo suddiacono. *) Il Kandler nell’ Indicazioni pone 1’ assoluzione all’anno 1283 ; forse in quest’anno il capitolo era incorso nella scomunica. Kandler. Cod. Dipi. Isti'.; — L’Istria Ann. VI, p. 114 ; — e Manzano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 185. 1285, 31 marzo. — Il maggior consiglio veneto ordina che uno dei due consiglieri in Capodistria chiuda sera per sera la porta della città e consegni la chiave al podestà. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 153. 1285, 11 maggio, Cividale. —■ Enrico de Porlis da Ci-vidale fa un legato di 100 lire veronesi, domandatelo ai poveri. Ed io, rispose il prete con bonaria vivacità, vi presento nella signora la mia tesoriera: quando una povera famiglia mi domanda soccorso ed il mio borsellino è vuoto, mando un viglietto a lei ed il danaro è sempre pronto. — Ab, soggiunse il segretario, se tutti facessero come la signora Agnese, non vi sarebbero socialisti. Ma, disse il padrone di Carlo, non potrebbe il governo obligare i ricchi a soccorrere i poveri facendo delle leggi rigorose e . . . — Caro mio, disse il dottore, il governo fa quello che può : ei mette in prigione i socialisti, li processa e li condanna al carcere o alla deportazione; ma il governo non può obli-gare nessuno a fare elemosina per la semplice ragione che ognuno è padrone del suo e nessuno può obligarlo a far parto cogli altri se non c’ è un titolo legale. Capirete anche voi che 1’ essere povero non è un titolo legale per poter esigere 1’ altrui roba. — E credete voi, dottore, che ai governi riuscirà di farla finita coi socialisti? — Ne dubito assai, disse il dottore. I principii socialistici sono radicati nella umana natura, e dopo che il cristianesimo, proclamando la eguaglianza di tutti gli uomini, dichiarando i poveri eletti da Dio a far parte del suo regno, minacciando d’eterna morte i ricchi, aperse gli occhi al popolo e gl’ insegnò eli’ esso ha non solo dei doveri, ma pur anche dei diritti, il popolo considera i ricchi come usurpatori dei beni comuni. Il socialismo si è già elevato a principio e temo, che ad onta di tutte le leggi repressive e di tutti gli sforzi del governo, esso resterà sempre la piaga dell’ attuale società ed una im- perché il capitolo cividalese suffraghi annualmente il defunto fratello Ulvino, vescovo di Trieste. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1285, 26 giugno. — 11 patriarca Raimondo si pronuncia in Cividale contro gli ingiusti detentori di beni ecclesiastici, e vuole clic entro due mesi dal dì della pubblicazione di questo atto, che verrebbe fatta nella diocesi parentina, ogni uno debba avere restituito ciò che ingiustamente occupa. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1285, 14 luglio*). — I procuratori del capitolo terge-stino notificano da Spilimbergo al loro canonico, Brisa de Toppo, la elezione di lui a vescovo di Trieste : egli prudentemente risponde di voler riflettere in argomento e consigliarsi con Folehero vescovo di Concordia ed altri entro il termine concessogli dai canoni. Capitolari di Trieste : Volrico scolastico, Caroto, Almerico custode, Gregorio, Ragonia, Bertoldo, Andrea, Tomaso e Brisa de Toppo. *) Il Manzano, Annali del Friuli v. Ili p. 193 pone erroneamente la morte del vescovo triestino Ulvino de Portis, antecessore del Brisa, all’anno 1286. Kandler. Cod. Dipi. Istr. — e Manzano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 189. 1285, 14 luglio. — 11 senato ordina ai podestà d’Istria di ben sorvegliare le barche di vino che ritornano da Venezia, perchè non entrino con contrabbandi. Li 6 ottobre ordina ai medesimi di ben sorvegliare sul vino che deve passare a Venezia onde non venga adacquato, ingiungendo loro di multare i contraffacenti con lire 5 per orna. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 153 e 154. 1285, 14 luglio. — 11 senato invita il podestà d'isola, Marino Gabrieli, di recarsi a Venezia per deporre nella questione insorta tra Isola e Pirano. Li 26 luglio il senato, in base alle deposizioni del podestà di Pirano, Marco Contarmi, e di quello d’isola, delega Enrico Orio, podestà di Capodistria ed i podestà rii Umago e Cittanuova per ultimare la suddetta questione, ordinando loro di non pronunciare sentenza prima d’aver ricevuta apposita ducale. Bomanin. Štor. doc. di Ven. v. I, p. 154 ; — e Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 153 e seg. 1285, 24 luglio. — Alberto conte d’Istria investe, in seguito alla morte di Monfiorito de Castro-pola, sor Nassinguerra de Castropola ed i di lui fratelli Clicessio e Sergio del feudo comperato da ser Giroldo di Capodistria, feudo situato tra Leme e Pola detto il feudo di Sant’ Apollinare. Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub an. 1305, 27 febbraio. 1285, 18 agosto. — Il senato manda a Fola un notaio a spese di Rugero Morosini di S. Angelo per disbrigare certi di lui affari. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 154. 1285, 28 agosto. — Ducale che prolunga il tempo dei tassatoli per la città di Trieste sino al dì 1 del futuro novembre. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 154. 1285, 30 agosto. — Il senato ordina di soprassedere al trasporto del vino istriano al castello di Beiforte a grossi 12, e ciò sino all’ ultimazione delle differenze col patriarca. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 154. naccia di gravi mali per un non lontano futuro. — Molto bene, dottore, disse il vecchio prete ; non bisogna però confondere il socialismo cristiano con quello dei comunardi. Questo parte dall’ odio verso gli agiati, quello dalla compassione verso gl' indigenti. Questo predica alle masse che la proprietà è una ingiustizia, la ricchezza una usurpazione e le infiamma al furto e al saccheggio; quello alle masse predica che i diritti della proprietà sono inviolabili, che il furto è un delitto, e le esorta alla rassegnazione e alla pazienza. Così 1’ uno che l’altro proclamano il principio clic tutti hanno diritto di vivere dei beni della terra, colla differenza però, che i comunardi assegnano ai poveri 1’ esercizio assoluto d’impossessarsi delle robe altrui, i cristiani ne fanno derivare pei ricchi il dovere di far parte coi poveri delle loro sostanze. E perciò che quelli accusano la chiesa di aver fatto alleanza coi ricchi e che ... Il buon prete venne interrotto da Carlo, il quale iu piena montura o con un caschetto nuovo sulla testa, si presentò all’ ingresso del pergolato e, fatto il saluto militare, disse : Signori, ho 1’ onore di annunziare rispettosamente che il pranzo è cotto. La disposizione dei posti era la stessa, solo che dirimpetto alla vecchia sedeva il carato e a suoi fianchi il dottore ed il notajo. Nulla diremo del desinare : lo condiva la salsa della più schietta allegria, e quando con mille augurii e mille saluti si separarono, il sole volgeva al tramonto. — Anche il nostro racconto volge finalmente al suo 1285, 30 agosto. — Il senato stabilisce 1’ annuo soldo di sole lire 200 al console da spedirsi a Pola, per impedire in qualche modo i molti contrabbandi, vietandogli ogni mercanteggiare. Minoto. A età et Dipl. v. I, p. 154. 1285, 21 ottobre. — In virtù della pace oggi stipulata il comune di Muggia resta vincolato ai patti del 1202, 27 ottobre verso Venezia ; a doverle cioè corrispondere annualmente XXV orne di vino, inoltre viene obbligato a risarcire i danni dati ai veneti manomettendone i beni che possedevano in Muggia e nel castello di Muggia. Pontes rerum austriacarum. To. XIV, p. 309. 1285, 2 novembre. — Bernardo vescovo di Tripoli, delegato dal papa, detta i preliminari di pace da conchiudersi tra A quii eia e Venezia per alcuni possedimenti in Istria ; la Repubblica vi aderisce di buon grado, purché il patriarca perdoni a que' di Maggia elio avevano preso le parti venete contro il proprio sovrano. Archiv fui- Kunde Òsterr. GQ. v. XXIQ, p. 475. 1285, 10 novembre. — Con atto stipulato in Buje, Guiz-zardo di Pietra Pelosa dà in pegno al patriarca Raimondo il suo castello di Salis, per certi danni dati ad alcuni luoghi patriarcliini in Istria e gli promette che, mancando sino al prossimo San Giorgio di soddisfare ai danni con marche 300, rinuncia al detto castello per essere cambiato con Grisignana, spettante allo stesso Gnizzardo. Presenti il gastaldionc di Piuguente Brinano di Castelvenere, il pievano di Pinguente don Mougosio di Castelvenere e ser Testo gastaldione di Valle. Kandler. Cud. Dipi. Istr. 1285, 9 dicembre. — Il senato accorda ai consiglieri in Capodistria di poter vendere i propri cavalli un mese prima del compimento della lor carica. Minoto. Acta et : ipl. v. I, p. 155. 1285, 16 dicembre. — 11 capitolo di Parenzo autorizza il proprio vescovo Bonifacio di prendere a mutuo lire 15 di grossi veneti verso ipoteca. Capitolari di Parenzo : don Ongaro arciprete, don Ambrogio arcidiacono, Francesco diacono, Andrea, Michele, Gregorio ed Ippolito, canonici. Presente all’atto fra Raimondo abate dei Benedettini di San Michele in Valle. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1286. — 11 patriarca Raimondo si porta una seconda volta' alla corte dell’ imperatore ed ha un secreto abboccamento con lui, vertente sul modo da tenersi per togliere ai Veneziani il marchesato d’Istria e specialmente Capodistria, occupato già da 4 anni ; dopo di che ritorna in patria attendendo propizia occasione per muovere guerra. Marnano. Ann. del Friuli v. Ili p. 195. 1286. — Il patriarca Raimondo delega Cino a suo procuratore, perchè ingiunga a ciascun abitante di Castelvenere, di tenere per un certo lasso di tempo un cavallo d’armi a proprie spese sotto pena di perdere la grazia del patriarca e le abitanze stesse. Thesaurus Eccl. Aquilej. p. 223 ; — e Marnano. Ann. del Friuli v. III. p. 192. 1286. — Bonifazio, vescovo di Parenzo, ipoteca le saline di Orsera. Kandler. Cod. Dip. Istr. sub a». 1285,10 dicembre. 1286. — Matteo, vescovo di Pola, investe Andrea di Gionata del feudo sopranominato di Roggiero Morosini ; motivo per cui i Sergi ed i Gio-natasi iucontrarono in sul principio del XIV secolo lunghe ed acerbe brighe. La famiglia Morosini si appella alla curia dei Pari del vescovo Matteo, e riceve sentenza in favore. Notizie storiche di Pola, p. 209 ; — e Kandler. Indicaz. p. 34. 1286. - Marco Bembo podestà di Capodistria, primo reggimento venne la seconda volta nel 1289 nel posto di Pierazzo Gradenigo, eletto Doge. Kandler. LTstria. Ann. VII, p. 159 ; ed Indicaz. p. 142. 1286. - Molti fuorusciti toscani ghibellini si recano a Trieste e nell’ Istria. Kandler. Cod. Dipi, Istr. sub an. 1337, 20 maggio. 1286 9 gennaio, Buie. — Guizzardo, signore di Pietra-Pelosa, sostituisce il castello di Grisignana alla villa di Salis data in pegno per 300 marche al Patriarca (1285 10 novembre) per certi danni causati alle terre patriareali in Istria ed a quelle di Cittanuova. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 37 ; — e Kandler. Cod. Dipi. Istr. in. s. nel Civ. Arch. di Trieste. 1286, 22 gennaio, Caorle. — Venezia ed Aquileia in rimettono nelle mani di arbitri per combinarsi intorno la giurisdizione temporale delle città di Capodistria, Parenzo e Cittanuova, delle terre di Pirano, Rovigno ed Umago e dei castelli di San Lorenzo e Montona. Li 8 febbraio Aquileia nomina a suoi delegati Ulvi*o vescovo di Trieste e Leonardo de Faviguano, canonico Aquileiese. Venezia delega a ciò Giacomo Falier e Petrazio {Pierazzo?) Gradenigo. Verd. Storia della Marca Trevigiana v. Ili Docum. p. 122; — Marnano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 190 ; — Kandler. Cod. Dipl. Istr. ; — e Cappel- letti. Le Chiese cT Italia v. Vili p. 693. 1286, 9 marzo. Il senato ordina al podestà di Capodistria di condur seco sei cavalieri e di salariarne ciascuno con 20 soldi di grossi all’anno ; vuole inoltre che ogni uno dei due consiglieri abbia con sè 3 cavalieri, pagandoli con annui 20 soldi di grossi per persona. Li 10 marzo i due consiglieri in Capodistria ricevono ordini da Venezia di ben sorvegliare al lavoro del ponte che doveva mettere in unione la città con la terra ferma. Minoto. Acta et Dipl. v. I. p. 155. 1286, 10 marzo. — Il senato delega il podestà di Pirano, ser Marco Contarmi, per ultimare certa questione di decima, insorta tra Andrea Dandolo ed il comune piranese. Minoto Acta et Dipl. v. I. p, 155. 1286, giovedì 14 marzo. — Bonifacio, vescovo di Parenzo,_ radunato il clero della città e della diocesi, pubblica la scomunica pronunciata dal patriarca li 26 giugno 1285 contro gli occupatoli dei beni delle chiese nella diocesi parentina. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1286, 25 marzo. Il vescovo Bonifacio investe in Parenzo Ottone del fu Stefano di Pisino del feudo posseduto dal padre. Presente all’investitura fra Raimondo, abbate di San Michele nel castello di Valle. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1286, In aprile. — Il patriarca Raimondo, trovandosi in Aquileia, conferma le indulgenze concesse dal vescovo di Cittauuova a coloro che interverranno alla predica nella chiesa de’ Minori di San Francesco in Cividale. Marnano. Aun. del Friuli v. IIIp. 194. Dicono, che il mondo è di chi lo sa far suo ; e ben fecero i Trentini ad accaparrarsi il valido concorso della generosa Trieste, specie dappoiché noi ne mostrammo così poca fidanza. Nè questo ci accora; ma deploriamo invece altamente che siasi avverato, che questa Società, certamente indotta dalla vergognosa nostra indolenza e quasi a scongiurarne le fatali conseguenze, abbia creduto necessario istituire a Trieste — nè più nè meno che in un altra città, magari tedesca, dove non può sussistere una Società a se — la sede di un gruppo figliale. L è uno schiaffo morale che ci siamo meritati e ben ci sta. Se non abbiamo la forza e il coraggio — chè la possibilità certo non manca — di creare e sostenere per conto nostro una Società quale la Pro Patria, riconosciuta tra noi ben più necessaria che nel Trentino, adattiamoci a vivere sotto la tutela dei nostri fratelli, da che siamo così fiacchi da non saperi imitare. Oggimai, che la creazione di una Società della Scuola per le tre proviveie di Gorizia, Istria e Trieste, non è che . . . un pio desiderio, ci resta la sola speranza di vedere quanto prima inaugurati anche tra noi dei gruppi locali della Pro Patria tridentina. Vivremo di una vita parassita, se ci manca la vitalità per condurre una vita indipendente. Si sta bene a balia!! Venendo per ora sospesa la publicazione del periodico, la sottoscritta invita i sig. Abbonati al pagamento del canone a tutto il I. semestre ’86. L'Amministrazione. CORRISPONDENZE Pirano, 22 Giugno 1886. A cura della solerte Direzione del neocostituito Consorzio Agrario Distrettuale, arrivava a Pirano la seconda festa delle Pentecoste, preceduto da bella fama d esperto viticultore, il chiarissimo prof. E. Giordano, dilettole della scuola agraria provinciale di Gorizia, per tener qui una conferenza sulla peronospora viticola e sui mezzi di combatterla. Detta conferenza fu tenuta in una sala del comune, innanzi ad uditorio numerosissimo, composto di agricoltori e possidenti di Pirano e delle più vicine cittadette e borgate. Il prof. Giordano parlo circa un’ora e mezza, che passò rapida quanto mai, svolgendo il suo tema con chiarezza e concisione ammirabile, in modo da rendere il suo dire del tutto accessibile anche a quella parte di publico che di rado frequenta le conferenze. Più che la storia del flagello e la diagnosi di esso, cose che oggimai tutti sanno, egli trattò la parte pratica della questione che maggiormente doveva destare 1 interesse dell uditorio — fece cioè la storia e critica di tutti i rimedi escogitati dai viticultori francesi ed italiani onde combattere il male — e con logica serrata dimostio come di tali rimedi il più efficace ed insieme il piu agevole ed il meno dispendioso ad applicarsi riesca il latte di calce, precisandone inoltre le varie norme d applicazione. Terminata la conferenza fra gli applausi dell’uditorio, 1 egregio prof, rispose gentilmente ed esauriente-mente a tutte le domande ed obbiezioni rivoltegli, lasciando tutti contenti e persuasi. Al dopopranzo del giorno stesso, nell’orto del sig. Giuseppe Trevisini, segretario del comizio agrario, furono esperimentati vari apparecchi per l’inaftiamento delle viti col latte di calce, dei quali alcuni già acquistati dal consorzio, altri spediti alla mostra dal sig. Verderber di Trieste e dal vostro concittadino sig. N. Calogiorgio. Ad unanime giudizio poi dei pratici presenti all’ esperienza,_ corrisposero all’ esigenze che sarebbero, semplicità vi costruzione, facilità di maneggio e forza di getto, gli apparati seguenti : quello del sig. Verderber, munito del polverizzatore Giordano di Trieste, quello del sig. N. Calogiorgio, col quale di gran cuore ce ne congratuliamo, e l’apparecchio Garolla modificato dal sig. Ferolli di Trieste. In conclusione, la festa di Lunedì spesa utilmente, può segnarsi „albo lapillo“ e ne va ogni lode all’egregia Direzione del comizio agrario, che seppe un’altra volta offrire ai nostri bravi agricoltori occasione d’istruirsi ed apprendere con quali armi si debba combattere il nuovo flagello oh minaccia i nostri vigneti. Isola, 25 Giugno 1886. Prendo la penna per parlarvi di un avvenimento cittadino. — Ben sapete che, già da alcuni anni, s’è qui costituita una banda musicale, ora composta di buoni elementi e di discreta capacità. Fu tutto merito del termine. — Carlo, a cui le troppe libazioni d’acquavite abbreviarono la vita, morì dopo cinque anni ed Agnese impiegò in una cassa di risparmio la somma rimasta disponibile per la di lui morte. Più doloroso riuscì il decesso della vecchia madre, e Teresa ne fu inconsolabile. Dopo qualche giorno venne il curato a confortarla: come lo vide Teresa gli mosse incontro ed oh, padre, la ho perduta, le disse. No, le rispose dolcemente il buon vecchio : Non 1’ avete perduta, ella è partita prima di voi e vi aspetta lassù. Credete voi che ora non istia assai meglio di prima? — Oh si, ma ... — Non c’è ma che tenga, figliuola: vivi 0 morti siamo tutti una sola famiglia: viviamo separati, ma non divisi; torneremo ad unirsi per non separarsi mai più. — Le parole del prete furono balsamo pel cuor di Teresa, e quando lavoravano insieme, le due donne parlavano con dolce emozione delle loro madri : la memoria della medesima ispirava loro una melanconia soave che non turbava la pace dello spirito. — Agnese invecchiò circondata dalle affettuose sollecitudini della famiglia da lei beneficata, rallegrata dalla gajezza dei figli di Teresa che la chiamavano zia e eli’ ella amò come nipoti. Morì in età avanzata rimpianta da tutti. Nel suo testamento istituì erede la famiglia e legò il capitale della cassa di risparmio al curato, prò tempore, ordinando die i frutti del medesimo s’ impiegassero a soccorrere delle povere famiglie, specialmente d’ artieri. Sul suo sepolcro Beppi le fece apporre una lapide: Agnese Nani, la madre dei poveri. Pregate per lei. PRO PATRIA Di questi giorni inauguravasi il gruppo „Trieste" della Società trentina Pro Patria, e i nostri confi atelli della stampa salutarono con entusiasmo il fausto avvenimento. Noi però — sebbene ci debba riuscir gradita questa nuova manifestazione di attività della Società tridentina — abbiamo intesa la notizia con un senso di doloroso sconforto. E non poteva essere altrimenti ! Dopo quanto abbiamo scritto in prò’ di questa patriottica istituzione, dopo aver vagheggiato siccome il più caro ideale la formazione di una forte Società che, riunendo in sè le forze più vitali delle tre proviucie sorelle, procedesse, di conserva con quella tridentina, alla difesa della nostra lingua nazionale cotanto minacciata ; non possiamo oggi assistere senza un qualche rammarico a questo portentoso sviluppo che va prendendo la Pro Patria j tridentina, sorta ed alimentata dal patriotico en-! tusiasmo di cui son capaci quei nostri fratelli. maestro Giuseppe Giraldi, piranese, che, da anni, trovasi qui ai stipendi del Comune. Questo appassionato cultore della musica e in pari tempo geloso del decoro di questa nostra città, non si diè pace pria di vedere realizzato il vagheggiato progetto di possedere accanto al corpo di banda un corrispondente corpo d’ orchestra. E collo zelo che lo distingue s’ è messo animoso all’ opra ; e c’ è riuscito molto meglio di quanto lo permettessero sperare lo peculiari nostre condizioni. Infatti, la festa del Corpus Domini, la giovane orchestra ha fatto il suo debutto con una messa scritta per 1’ occasione dallo stesso Giraldi. La chiesa, imagi-natevi ! era stipata di gente ; tutta Isola v’ era accorsa per gustare la novità, e quasi a far pompa di legittimo orgoglio. — Vi dirò dell’ esecuzione che fu soddisfacente, specie per un primo debutto; la messa ch’è, come dissi, fattura dell’ egregio Maestro, piacque nella sua semplicità ( naturalmente, conveniva adattarla alle giovani forze!) e mi sembrò ricca di bolle melodie e d’ arie piene d’ispirazione. Chiudendo questa mia, mi sento in dovere come isolano — e son certo di interpretare il sentimento generale — di tributare al bravo Giraldi meritati elogi, per esser riuscito, superando gravi difficoltà, a mettere le prime basi dell’ orchestra cittadina, che — ciò che si spera -- aumentata di numero e di valentia, riuscirà di lustro alla città e di speciale onore all’ egregio istitutore e maestro. ---------—------------^4-SK—S------------------------- Varia. Un’ amico ci scrive : Ho inteso dire più volte a qualche slavo, che sant’Elio, quel diacono che per primo, sedente in Aqui-leia sant’Ermagora e in Roma san Pietro, ha nunziato il Vangelo a Capodistria, e san Nazario, proto vescovo nostro nel secolo sesto dell’era cristiana, sieno stati slavi. Io accetto e venero la virtù, la benemerenza e la santità dovunque le trovi ; e come l’Europa riconosce da noi latini la civiltà, capodistriano riconoscerei dagli slavi la religione, se da essi la ci fosse venuta. Ma non riesco a farmene capace. La ragione potissima, unica anzi per che i santi in discorso sarebbero di nazionalità slava, sarebbe questa, che i due villaggi del nostro distretto, che un’ incerta tradizione indica natali dei nostri santi, sono occupati da slavi. Ora io non sono uno storico ; pure anche di questa scienza ho leggiucchiato qualche cosa, e non so di avere mai trovato, che nel primo, come nemmeno nel sesto secolo dell’ era nostra ci fossero nell’ Istria degli slavi. Nè i nomi dei due nostri protettori sono tali, che suffraghino per un’ argomentazione desunta dalla etimologia V asserto degli avversari. Nazario è, più che altro, una voce dalla radice ebrea, od . aramea che la si voglia dire (netzar-fiore) ; ed Elio è, a non dubitarne, parola greca, che tradotta in lingua italiana sonerebbe sole. Si potrebbe replicare che dunque, se non sono slavi, non sono neanche latini. E sia pure, che di questo non faccio questione. Ciò non ostante il nome Nazario occorre frequente tra i latini ; e abbiamo un Nazario decapitato in Roma con Basilide Cirino e Nabore nella persecuzione di Diocleziano e Massimiano, e registrato nel martirologio romano sub 12 Giugno. Per ciò poi che si attiene alla voce Elio, si sa che la lingua greca era molto diffusa, e quasi non dissi comune fa i latini, e per conseguenza la ragione etimologica proverebbe assai poco o nulla. Convengo del resto che queste non sono prove vittoriose per rivendicare ai latini la gloria che israeliti o greci ci volessero contestare ; ma non credo che, fatta precisione da queste due nazioni, se la possa alcun’ altra con qualche apparenza di ragione appropriare. * * ìtr All’amico anonimo che ci chiede il significato della bandiera issata ne’ giorni festivi nella campagna dell’Avvocato Gambini in Semedella, diamo la seguente risposta tratta dall’ atto municipale inviato al locale Capitanato in data 20 ottobre 1882 N. 8 prev. : „La bandiera di Capodistria, per lunghi secoli metropoli dell’ Istria, è la croce bianca in campo rosso, conforme all’unito disegno ; per la dispersione degli atti de’ remoti secoli non si può però rinvenirne il diploma di concessione. La Medusa, che viene usata ne’ suggelli è stata introdotta dagli Accademici Diserti, che qui sussistettero fino al 1828 volendo dessi colla Gorgone rammemorare il nome primitivo di questa città, ch’era di Egida, scudo — secondo la mitologia — di Pallade, ricoperto della pelle della capra Amaldea colla testa infissa di Medusa anguicrinita. “ La bandiera adunque, cui allude 1’ amico anonimo, è la bandiera di Capodistria. * * * Abbiamo ricevuto una dotta lettera del Dr. Lo risate al Dr. Giacomo Trabucco sopra i fossili della Pampa, raccolti da lui al tempo della spedizione antartica italiana; ed il poemetto sinora inedito di Antonio Schiavimi di Pi rano dal titolo , Ragione per cui le donne sono escluse dalle civili magistrature“ publicato dal Dr. Glezer in occasione di nozze. — Anche il Dr. Pizzarello ci ha inviato un pregevole studio chimico rilevato in una lettera al prof. E. Paterno, lo conclusioni del quale sono le seguenti: „1. Che quando in un miscuglio di 2H2+02 si trova una discreta quantità di molecole di sostanze organiche decomponibili dalla scintilla elettrica, allora la scintilla preferisce la decomposizione di queste e lascia inerte il miscuglio gassoso. 2. Che quando la quantità del vapore della sostanza organica sia, relativamente al miscuglio gassoso, molto piccola, allora avvenga in fatto 1’ unione dell’ ossigeno con l’idrogeno, ma che tale unione eccita la decomposizione di una quantità più o meno grande della sostanza volatile che è a contatto del miscuglio gassoso.“ Ai bravi nostri comprovinciali una buona stretta di mano in segno di grazie. * * * Domenica 20 corr. ebbe luogo il primo congresso generale della Società di navigazione costiera a vapore Istria-Trieste. Aperto dal Presidente del Comitato promotore onor. F. Sbisà, Podestà di Parenzo, con applaudì tissimo discorso informato alle idee, che noi ab hi am portato sempre in campo per dimostrare il valore morale dell’istituzione, e constatato il numero legale de’ soci presenti, prese a dire a nome del Comitato stesso 1’ onor. Dr. Glezer e narrò con lunga quanto brillante, esposizione 1’ operato di quest’ultimo, che, ad onta di mille ostacoli naturali ed artificiali, potè pur giungere alla meta agognata. Parlò poi con ampiezza di concetti ed idee il socio Artusi e raccolse altri applausi. Il nome di Luigi Poli creatore della Società fu ripetuta-mente acclamato e noi dobbiamo andare orgogliosi de’ riconosciuti meriti di questo nostro bravo concittadino. Presentato ai convenuti lo statuto sociale, previa discussione, cui presero parte molti azionisti, tra i quali principalmente 1’ on. Ferra, lo stesso fu sancito a pieni voti, rimesse alcune delle modificazioni proposte — sovra mozione dell’ avv. Gambini — al prossimo congresso. Successivamente fu votato 1’ acquisto del vapore „Adriana* a prezzo di stima ed al patto, che il Poli, il quale ne ha la proprietà, prenda interesse nella società con G00 azioni. Nominata la Direzione, riesce composta dei signori Bartoli, Cagnus, Rocco e Schia-voni di Trieste, Rocco e Rossi di Pola, Rocco e Caudussi-Giardo di Rovigno, Danelon e Sbisà di Parenzo e Bùbba di Pirano. Furono eletti altresì tre revisori nelle persone di Dreossi di Pola, Artusi di Ro-vigno e 'Sottocorona di Albona. Tributati vivi ringraziamenti al Comitato promotore il Congresso fu chiuso tra gli evviva entusiastici degli astanti. La stampa vi era così rappresentata : L’ avv. Gambini per il Patria, 1’ on. Tromba per la Scolta ed il Dr. Glezer per V Alabarda Triestina ------------------------------------------------------ CRONACA LOCALE Udiamo che finalmente fu fatta ragione ai nostri ed agli operai di tutti i luoghi ove ci sono case di pena. Da ora in poi i carcerati non potranno lavorare per privati nei puhlici penitenziari che per occuparsi a servizio dell’ Erario. Soddisfatti constatiamo il fatto, nella convinzione che anche la nostra debole voce abbia cooperato alla sua attuazione. * * * La nostra società di abbellimento accenna a divenire veramente benemerita della nostra città. Siti finora squallidi o per ampiezza deserta o per rovine, si vedono trasformati in giardinetti o in boschetti graziosissimi, con quel vantaggio estetico ed igienico del paese che è facile immaginare. E non siamo che agli esordi. In vent’ anni, progredendo di questo passo, la città promette di cambiare aspetto addirittura. Che se gli artieri e gli agricoltori volessero dar tutti il nome loro alla società, come facilmente potrebbero fare, la cosa andrebbe meglio ancora. Ad ogni modo procurino di giovare col vigilare a che i ragazzi e le bambinaie non istrappino le piante. Su questo proposito abbiamo notato un’ apatia fenomenale. Non costerebbe niente una parola ; pure non ci occorse mai o quasi di udirla per reprimere il vandalismo dei monelli o di altri ignoranti che si convincono che le piante sieno state messe perchè si dilettino a farne strazio o per baloccare i loro marmocchi. Un rimprovero li farebbe riflettere e smetterebbero ; che se mai, c’ è il rimedio della multa. — Perchè ora non imiterebbero le altre città istriane l’esempio di Capodistria, procurandosi, se e in quanto gli spazi il consentono, questi agresti abbellimenti? Sunto dei Verbali delle sedide della Giunta provinciale dell’ Istria, in Parenzo. Seduta 106 — 6 aprile 1886. Viene preso a notizia il prospetto sommario rassegnato dalla Direzione sulla gestione generale dell’Istituto di credito fondiario istriano durante il I trimestre anno corrente. Viene interessata l’i. r. Luogotenenza a voler disporre l’opportuno affinchè da parte dei Curatori delle scuole industriali di perfezionamento sieno comunicati i conti di previsione, per la fissazione annuale nel bilancio provinciale dei rispettivi contributi. Si rimette la podesteria di Caufanaro ad assoggettare alla rappresentanza comunale, come di suo attributo, §. 4 della legge prov. 19 maggio 18G3, il progetto della costruzione di una strada da Morgani per Due Castelli, Caufanaro verso Rovigno. Si aderisce alle deliberazioni prese dal consiglio agrario provinciale nella seduta dei 10 novembre 1885 intorno ad alquante modificazioni del progetto di regolamento interno, nei sensi delle osservazioni dall’ i. r. Ministro di agricoltura col dispaccio 13 maggio p. p. Num. 3206. Viene assegnato alla Giunta provvisoria della Scuola industriale - professionale di Castua l’importo di fiorini 200 quale tangente prò I semestre a. c. sul contributo dal fondo provinciale. Non si fa luogo alla domanda del Consiglio d’amministrazione di San vincenti perchè venga ritirato il decreto 30 gennaio a. c. N. 408, relativo all’ attivazione d’ uffizio dell’ adizionale del 6 % alle dirette per la rifusione dei debiti del comune verso il fondo provinciale. Vengono trasmessi all’ i. r. Luogotenenza N. 25 preliminari di vaccinazione per l’anno 1886, perchè voglia approvarli e spedirli, come di metodo, ai rispettivi medici vaccinatori. Viene presa a notizia la comunicazione dell’avvenuta nomina dell’ on. Dr. Domenico Fragiacomo a podestà di Tirano. S’incarica un impiegato contabile di portarsi a Dobrigno, allo scopo di verificare 1’ impiego dato ai civanzi di «assa delle Confraternite dall’anno 1875 in poi, e di provvedere per l’eventuale restituzione al fondo stesso dogli importi altrimenti distratti. Con riferimento alla convenzione stipulata al N. 1099, si ricerca Fi. r. Capitanato distrettuale di Capodistria a ritirare il decreto di sequestro sui ricavati dei-fi addizionale al dazio consumo attivata nel Comune di Pinguente. Vengono liquidati ed assegnati : al Magistrato civico di Trieste fior. 2279:26 a titolo d’interessi del 5% dal 1 gennaio a tutto decembre 1886 sul residuo debito per spese ospitalizie ; al medesimo fior. 1561:38 a pagamento di dozzine ospitalizie per ammalati poveri pertinenti a questa provincia, curati nel mese di febbraio anno corrente. Accogliendosi il ricorso di G. Z. e consorti da Baraana viene annullata, per difetto di votazione, la deliberazione presa dalla rappresentanza comunale, nella seduta dei 11 marzo p. p., relativamente all’ approvazione dei conti comunali. Accogliendosi la rimostranza di A. I. e G. V. da Castelnuovo, viene invitata quella Podesteria a disporre l’opportuno perchè i suddetti, quali revisori dei conti comunali eletti dalla rappresentanza comunale, possano esaurire l’incarico ricevuto. Vengono accolte ventinovo istanze per frazionamento di debito d’ esonero, verso pagamento della quota di debito corrispondente alla rendita netta catastale delle particelle svincolate. Riscontrando la nota luogotenenziale 7 gennaio p. p. N. 20161, si esprime il parere, non doversi alterare la pratica di prescrivere e riscuotere le addizionali comunali anche sui fondi posseduti dai comuni. ----------------------------------------------—- RINGRAZIAMENTO La sottoscritta, immersa in nuovo lutto per la morte dell’ amato figlio Francesco, non trova parole quanto vorrebbe atte a manifestare la sentita sua riconoscenza verso tutti coloro che, con generoso soccorso, la sovveuirono nella immane sventura. Esterna in pari tempo i sensi della più viva riconoscenza a tutti quei pietosi, che colla loro partecipazione al funebre corteo, tributarono l’estremo omagio alla cara memoria del trapassato. Capodistria, 25 Giugno 1886. FAMIGLIA GENNARO Chi vuole conservarsi sano faccia uso delle vere TONICO-PURGATIVE ANTIEMORROIDALI preparate da P. FONDA chim/ farm/ in PIPANO La loro efficacia viene comprovata dalle Attestazioni Mediche e private inserite nell’ unita istruzione. Trovansi in tutte le primarie Farmacie --------------------^~E)(S -------------------- Raccomandata dalle migliori autorità mediche quale eccellente mezzo purgativo. Trovasi vendibile, freschissima, in quasi tutti i negozi di commestibili, d’ acque minerali e soprattuto nelle farmacie e drogherie. Proprietari: „fratelli Loser Budapest*