■' Settimanate umoristico dei Territorio di Trieste iiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiHC E 1 I = Otiimeìù a pagim I = niiiiiiiiiiiiKKiiiiiimiitimiiiiiiiiri PREZZO Ih TUTTO IL T.L.T. Lire 20.- Tassa postale pagata - Abb. H Gruppo h. 5 CAPOD/STRIA - 10 GEhhAIO 1948 «Alla sbarra i partigiani!» E’ il grido isterico che oggi risuona in «certi ambienti» della fiduciaria-mente amministrata città di Trieste. «Abolizione ; anatema ; processi; condanne; in alto i dollari!» E’ l’abominevole raglio che i bulli, i baritoni mondani, i magnaccia, i bischeracci, i ruffiani, i tripponi e i guitti dei boulevards, le spie, l’industriale e il trafficante di cocaina lanciano per mezzo delle loro turpi gazzette. E sulle Alpi candide, sulle montagne della Bosnia, su tutte le croci dei Caduti per la Democrazia arriva l’eco affievolito di queste urla. Ma le Alpi candide, le montagne della Bosnia, le croci dei Caduti rispondono: Viva la Libertà. Oggi, un Governo che Si reputa democratico vuole condannare le divise di quei partigiani che rappresentano questa Libertà. r 1 IMM mm \ * i Illlllls ? ,, pE?” (PBfilin brava, Mariuccia, prega il buon Dio che le autorità t>vUlrri» Ulliiwl locali non sappiano che papà è stato partigiano E TRENO DELL’AMICIZIA e LA RADIO della DISCORDIA Che Trieste sia la città dove succedono cose da pazzi, ne siamo perfettamente convinti. Ma che i triestini siano delle persone prive di quella logica dignità, che ad ogni persona civile non dovrebbe mancare, questa è unicamente opinione di alcuni «gentleman» ospiti, se pure non troppo graditi, nel nostro territorio, speriamo ancora per poco. Se a Trieste, ad uno di quei tanti poveri diavoli, acrobati ormai del difficile esercizio di sbarcare il lunario, un amico benestante si proporrebbe di aiutarlo con un prestito mensile restituibile in tempo da destinarsi, senza premura e con ogni comodità, siamo sicuri che il povero diavolo lo chiamerebbe salvatore, buon cristiano, e gli direbbe tutte le altre belle parole che la riconoscenza umana sa sfoderare nei momenti adatti. Ma se l’amico benestante dopo questo gran gesto chie-uerebbe al povero diavolo di poter andare a letto con sua moglie, siamo sicuri che il «salvatore» si muterebbe in «farabutto» e che le tante altre belle cose si muterebbero in mute altre terribili ingiurie, logico sfogo del morto di fame quando si accorge che il porgergli il pane non è altro c“e un pretesto per fregargli la camicia. Legittima difesa. E di ciò ogni individuo di buonsenso dovrebbe convenirne. Senonchè, ciò bisogna ben dirlo, anche a costo di fargli apparire degli insensati, i «gentleman» ospiti, se pure non... ecc. ecc.; in un loro radio-commento sull’atteggia-meno degli elementi comunisti francesi a proposito del tre-n° dell’amicizia, dicono che no, che anche se l’amico benestante vi chiede di andare a letto con vostra moglie, via msomma..., un aiuto è sempre una buona azione, e bisogna stare attenti a non essere anti democratici ; ansi: A non essere criminali, per usare le parole del commentatore. In sostanza i «gentleman» parlano chiaro: 0 becchi e bastonati o antidemocratici. Ora noi vorremo chiedere a questi «gentleman» se a casa loro usano cosi, oppure se queste storie le raccontano solamente a noi. un trattamento speciale insomma. Gli è che (come diceva Collodi) noi siamo ormai troppo grandicelli e alla Befana non ci crediamo più, così come non ci credono più quei simpatici «antidemocratici» francesi, ai quali diamo tutta la nostra solidarietà. E a loro signori «gentleman», ci permettiamo di dare un consiglio: Per portar l’asino sul selciato bisogna stare molto accorti, sennò l’asino, come dice il proverbio, casca, e a qualcuno di lor signori ne potrebbe sortire un bernoccolo. AL, Il campo dei miracoli PROCESSI I processi che continuamente si celebrano contro partigiani accusati di aver fatto U proprio dovere, ormai non si contano più, A intervalli regolari, con gran pompa, con il concorso della «crema» dei Foro locale, questi processi riempiono dei loro clamori le aule di quel palazzo che, con sottile umorismo, molti chiamano «di giustizia». L’eco di un processo s’è appena spento che, ecco, se ne inizia uno nuovo. In questi processi si parla molto di «martiri», di «povere vittime», di «italianità minacciata» e di altrc cose del genere. Avvocati dj Parte Civile che ci tengono a distinguersi, e talvolta anche qualche Pubblico Ministero, si mettono d’impegno per trasformare la sala delle udienze in sala di comizio dandosi a lunghe tirate antipartigiane che sanno troppo di stantio, di retorico e di oleografico perchè valga la pena di riportarle. Tuttavia alcuni giornalisti, che amano cibarsi dj cadaveri, si gettano, su questi luoghi comuni e vi dedicano ampio spazio nelle colonne dei loro fogli ampliandoli a-deguatamente, per giustificare in qualche modo lo stipendio e per soddisfare pure le loro... nostalgie. E quella parte del pubblico che ritiene troppo faticoso dover pensare con la propria testa, beve grosso. Però, quante porcherie vengono a galla in questi processi! I famosi «martiri» risultano essere dei comuni delinquenti, rastrellatoci e razziatori; i «difensori dell’italianità» sj riducono a volgari spie fasciste; i «prelevamenti» assumono il loro vero carattere di regolari arresti e tutta la montatura, costruita con tanta fatica, crolla miseramente. Le sentenze, dopo tanti mesi di strepiti e di querimonie, nonostante tutta la «buona volontà» di alcuni magistrati, hanno il loro naturale epilogo. Assoluzione. Ma non assoluzione per man- OGGI L. 20 canza di prove o per non aver commesso il fatto. ASSOLUZIONE PERCHE’ IL FATTO NON COSTITUISCE REATO. Perché è chiaro che nessun tribunale, per quanto lontano dal popolo esso sia, può al giorno di oggi permettersi di considerare reato una necessaria opera di giustizia, il giusto epilogo di una lotta accanita e densa di sacrifici. Ora, benché tutti questi processi a partigiani si assomiglino l’un l’altro, anzi siano nella sostanza la medesima cosa, e portino tutti necessariamente alle stesse conclusioni, se ne fanno sempre di nuovi e sempre accuratamente scaglionati nel tempo. E l’indegna commedia continua. Invece di risolvere in istruttoria, entro breve tempo tutti questi casi, che non hanno nulla di complicato e che le precedenti sentenze caratterizzano in pieno, ci si compiace di fare i «processoti» con tanto di campagna propagandistica e ricchi di «incidenti giuridici». E tutto questo soltanto per poter tirare avanti nella campagna antipartigiana e per dare a certi giornalisti la possibilità di scrivere le stesse cose che scrivevano alcuni anni fa. Scende don Chisciotte, aggiustandosi, maestoso, la barbuta e ri-mettendosi a suo agio nelle lunghe brache. — Sancio — disse — E che sembra a te di questo Governatore? — Di che Governatore, Vostra Signoria intende, chiese Sancio, meravigliato della domanda. — Intendo, Sancio, rispose l’eroe della Mancia, terminando di alloggiarsi ben bene fra corregge, scudo, corazza, lancia e speroni — intendo di quel Governatore che promesso fù e mantenuto affatto dagli amici del sol calante. — Ah, Vostra Signoria, mi scusi — Sancio disse, trattenendosi dai rìdere pensando agli amici da cui bisogna guardarsi, con l’aiuto di Dio— Mi perdoni ma, se l’anno che viene non porta nulla di nuo. vo bisognerà intenderlo che arriverà nel mese di mai dell’anno di poi. Ristette serio serio il servitore della bella Dulcinea, rimuginando sulle assennate parole del suo scudiero. — Sancio, disse, perchè non credi tu che possa arrivare questo Governatore? E Sancio rispose, masticando le parole col pane di segala: — Vede Vossignoria, io sono un contadino ignorante ma certe cose le vedo meglio che non certi professoroni pieni di boria e di nullità. Intendo dire, come sì dice al mio paese, che vescica piena, vescica vuota — o, se vuole — mulo piccolo calcio sicuro — o, se preferisce... — Basta, basta. Sancio, lo interruppe deciso il prode Cavaliere. Ho ben capito che intendi parlare di chi la critica non la comprende se non come mucchio di insolenze, di vaneggiamenti e di miserie. Ma, dimmi piuttosto del tuo modo di vedere sulla venuta dell’uomo atteso e contrastato. — Oh, Signor Cavaliere, lasci stare, rispose Sancio, le cose come stanno e non cerchi inutilmente di pretendere da me parole grosse. Lei sà che io preferisco lina rapa a un cavolo quando la prima è sana e il secondo è marcio. Voglio dire, col permesso di Vostra Signoria, che secondo me il Governatore non ci viene per il solo fatto che non si vuole che arrivi. — E questa sarebbe la rapa sana, Sancio? chiese il lungo Cavaliere. — Certo, Vostra Signoria. E’ proprio questo che intendo, affermò il panciuto scudiero. — Questo e altre cose, vede. Vale a dire che il cavolo marcio altro non è se non quello che tutti possono leggere su certi giornali. — Hai ragione, Sancio — proruppe indignato il Cavaliere. — Hai ragione davvero, perchè vuole il cielo che io trovi il mio più acerrimo nemico laddove attendo l’amico. — Vede, Vostra Signoria, — disse Sancio, se ho colpito nei giusto. Vede se ha ragione di dire che gli amici del sol calante non vogliono che il Governatore arrivi. — Ma, Sancio, non vede che cosa ci guadagnino sopra — scoppiò l’allampanata figura. — Vasta Signoria, che vuole, il mondo è fatto così: anche Gines di Passamente, il ladrone, non ci aveva niente contro di lei, eppure l’ha messa nei pasticci con la Santa Confraternita. Tacquesi il prode combattitore di molini e rimessosi in sella a Ronzinante, si avviò lentamente. — Vieni Sancio, — gli disse ispirato — pieni a guadagnare nuove glorie. — Anno nuovo gloria nuova — dicono al mio paese, — fece Sancio. Ma Vossignoria non crede che di gloria ne abbiamo già troppo e che ci abbisognerebbe, invece, sosta e riposo? — Non bestemmiare, Sancio — disse severo il Cavaliere, pensatile non è senza gloria che si conquistano i Regni. — Dice bene lei esclamò Sancio, ma mi lasci dire, Vostra Signoria, che chi ci va di mezzo è sempre il popolo. La gloria il alto, la miseria in basso — dicono dalle parti mie. E a noi tocca lucidare gli stivali ai potenti, altrimenti son dolori- E spronò il fido scudiero l’asinelio, per raggiungere il Lungo Cavaliere che avanzava verso il sole che stava sorgendo. Sentite questa: è terribile. Truman ha detto di essere il vero rappresentante della democrazia! Voi mi capite vero? Democrazia Occidentale, se ci sei batti un colpo. Anzi tre; come ai tempi di Radio Londra, te li ricordi? Noi sì, altroché. Dicono che la fame sia una cattiva consigliera. Che faccia anche lei parte del Consiglio di Zona? Ho sognato che al Consiglio di Zona c era un consigliere che si chiamava Somaro. «La parola al Somaro!» diceva il dott. Palutan. E tutti cominciavano a parlare. Da quando ho fatto riparare la radio non sento più Radio Trieste. Me l’hanno proprio riparata a dovere. Un inglese — una pipa. * Due inglesi — una colonia. * Tre inglesi — una fregatura. Se domani dovesse morire luomo più cretino del mondo, oggi tutti gli uomini farebbero, segretamente, testamento. ALICI Ho salutato ieri l’anno vecchio che se n’è andato alquanto immusonito e trascinava dietro un brutto secchio che, giunto vuoto, vuoto era partito. (Non s’abbia a male il caro recipiente, ma noi da lui non si sperava niente!) Or dalla porta tutta spalancata entra un bimbetto. Regge una gran cesta; ciò che contiene è cosa ben celata, nè di svelar l’intemo ancor s’appresta: forse son gioie, forse son dolori, o forse- è come quel ch’è andato fuori ! Il bimbo tace. E’ ancor tutto sorpreso, nè come giunto sia si raccapezza. Trascina inconsciamente quel suo peso... Perchè? perchè?» si chiede con tristezza. (Comincia male se quel viso tondo con gli occhi in pianto ti saluta il mondo). Lo prendo in braccio e tosto lo conforto con voce buona, tenera, sincera: «Coraggio, bimbo, non ristare assorto; c’è molta gente che ti aspetta e spera!» Mi guarda, ascolta, pensa, si decide, e buffamente allora mi sorride. Sorrido anch’io, ma senza convinzione; e se una ruga in fronte si disegna a motivarla esiste una ragione, ma la ragione mia nessuno impegna: mi par che quel bimbetto ancor stordito somigli troppo al padre ch’è partito! DULCINEO IL SEGNO DELLA CROCE — Pars che non vogliano riconoscere la Croce Rossa Triestina poiché il GMA è già una gran croce per i triestini!». 3)m Chisciotte TRAGEDIA — Apri Pietro, aprii La ditta ti riassume! — Troppo tardi-, mi sono già arruolato nella C. P.I— X MONDO Marshall ha dichiaralo che l’Eu-ropa potrà risorgere soltanto quando i comunisti saranno seon-Jitti. Piano.» Marshall! A Varese è sotto processo il doti. Sanvito, accusato di aver iniettato a 12 persone il morbo giallo. E’ solo una questione di colore. Quelli che iniettano il morbo nero non vengono denunciati, ma godono la protezione della polizia. Marazza è «a criminale di guerra. Ora però sta cercando di redimersi, facendo il criminale di pace al Ministero degli interni. Per Natale sono state sospese in Grecia le esecuzioni. Potenza della carità cristiana! A Gerusalemme ha avuto luogo una processione scortata da carri armati. Che si trattasse di un'allegoria dei Governo De Gasperi? LIBERO' Jm Il «Giornale di Trieste» ha dato notizia di quattro ucciet a Solcano dalla Polizia. Giustamente afferma di non speculare sui morti; si Umita ad inventarli. tèe Giannini ha firmato «Benes» n-na sua articolessa. Si vede che non gli garba più essere un uomo qualunque. Gli americani hanno dimenticato in Italia 600 carri armati. Dimenticate, dimenticate, qualcosa resteràI Vittorio Emanuele è morto ad Alessandria. Un altro gesto inutile. La Repubblica non aveva bisogno della sua morte. La Lega Nazionale ha messo vendita dei calendari. Potrà contare i suoi giorni con comodità. Lettele al dilettole Un amico d’America invia al nostro direttore questa simpatica lettera che noi riportiamo integralmente. Vada a questo caro amico tutta la nostra simpatia. CARO DIRETTORE. Scrivo stando vicino al canaletto, allungando la mia gamba igida sul tappeto. Fuori il ven-o fà turbinare la neve e l’appic-:ica gelata sui vetri: mi sembra li essere dj nuovo sui monti del-a vostra Carniola. Ho tra le mani alcuni giornali Iella vostra città: vi leggo che incili che mi hanno un giorno occorso stanno per essere di-hiaratj «illegali». Non posso creicelo! «Fuori legge» come fossero lei banditi, come fossero dei angsters. E’ vero che i miei salatori erano «fuori-legge» anche otto i tedeschi ma che oggi, a ue anni dalla fine della guer-a... non riesco a comprenderlo, fico così ma forse lo comprendo lenissimo perchè anch’io, dopo ssere stato un eroe della Gner-a Santa, un figlio della libera erra d'America, sono trattato la paria perchè sono un — calcai — un — Tito’sman — di cui norridiscono le notabilità di look Springs. Così, io e voi, dobbiamo vi-ere come «fuori-legge» solo per-hè non possiamo accettare per liusta, per mandata da Dio la »rande legge del Forte. Oggi, coloro che errarono per forni e giorni alla ricerca di me dei miei compagni di volo nel-a selva di Tarnova, sono di nuo-o dei «banditi». E’ questa la molle di quelli che non stettero ome me per cinque eterni gior-li sotto un ricovero di rami di lino, con la gamba ferita che sta-a lentamente congelandosi, in nezzo a un’incessante tormenta li neve e al crepitio delle Scharz» dei tedeschi che ci stafano braccando come fossimo sei-aggina. I soccorsi giunsero pur-roppo tardi: due miei compagni li volo erano morti assiderati ma .nch’essj riposarono infine in ter-a consacrata dopo aver ricevu-o gli onori militari. Io poi, fui soggetto alle cure più amorevoli nell’ospedale di firchina della Croce Rossa Partigiana: debbo a quelle cure se oggi posso ancora camminare. Allora io e voi eravamo i combattenti del «comune nemico», noi, i — radicala —, ma sembra che oggi siamo diventati noi stessi il «comune nemico» e proprio ad opera di alcuni che di americano hanno soltanto il nome, la prepotenza e il vizio di masticare. Si vuole mettere al bando la vostra Croce Rossa, leggo dichiarandola «illegale»... Credi che lo facciano perchè essa ha aiutato anche me, un — radicai — o sbaglio? Ma Se fosse per questo, Remigio, ti giuro che preferirei ritornare lassù nella selva, immerso nella neve e morire piuttosto che vedere «fuori-legge» dei coraggiosi che arrischiarono la loro vita per salvare la mia. Sì, preferirei essere morto che vedere degli uomini che si dicono miei compatrioti commettere u-na soperchieria che disonora il nome di America. Questo io posso ormai dirlo perchè non sono più un americano ma un «antiamericano»; e, ancora una volta, per «legge». Sono «anti» perchè non condivido le vedute di un gruppo di manigoldi che spadroneggiano nella mia Patria. Non scoraggiarti, CARO DIRETTORE, e dì ai miei numerosi amici di lassù, dei boschi della Carniola, che vi è un americano al loro fianco qui, a Rock Springs, con la gamba irrigidita ma col cuore pronto. Dì loro che io non sono solo ma che altri americani sono convinti ai pari mio, che non è con la forza che si possono risolvere i problemi dell’umanità. Arrivederci, CARO DIRETTORE e salutami tutti i tuoi e miei amici. JOHN O’SHANNON AGGIORNAMENTI — Le autorità hanno chiù so il circolo «BOMBERDAN» I «ULTIMISSIME» ...dopo tre giorni di duro lavoro, riuscirono ad aprire la cassaforte. _________._____ rpcné tanni dai RADIO VERITÀ’ Sentite cosa dice questa «Radio Franz» o «Radio Tom» o «Radio A. I. S.» o «Radio G. M. A.» o «Radio Caterina», «Radio Trieste» insemina: Da quando comandiamo noi (Tom non dice proprio cosi, dice: Amministrazione Alleata!) nessun giornalista è andato in prigione per a-vere espresso liberamente la propria ■ opinione. Che male informato! oppure: che bugiardo! Anche il garzone del mio barbiere sa che un giornalista di «Cronache» è stato messo dentro. Ma è logico che «Radio Tom» parli cosi: ognuno fa i propri interessi; anche il signor Cosulich dice che gli o-perai sono degli sfruttatori. REALTA’ Avete visto il film «L’Onorevole Angelina?» Tanta povera gente che vive in squallide baracche e che si ribella. Vogliono case da cristiani e le occupano di forza. Sceiba li butta fuori e il ricco sfondato se la gode. Come nella realtà, E come nella realtà i maltrattati minacciano gli sgherri di Sceiba auspicando un sistemo v risanatore. «Ha da veni Baffone!...» dicono. Tutto reale, vero. Come va a finire? Il capitalista diventa buono e dà le case alla povera gente, che esulta e ringrazia. E la realtà? Desolata, piange, perchè l’hannp buttata fuori. IL VIALE DELLE MERAVIGLIE C'è di tutto al «Viale»: Alberi e baracche, uccelli sporcaccioni e giovanotti pazzi, soldati alleati ebbri e ritratti di Mussolini, pistole finte e pistole vere, neofascisti repubblicani e neofascisti monarchici. E petardi. Tanti, tantissimi petardi. Petardi dappertutto. Tutti tirano petardi. Anzi credo sia obbligatorio nel «Viale» a lanciare petardi: due «cerini» ieri sera mi guardavano storto perchè non avevo petardi. Le donne non fanno che saltellare spaventate griderellando di paura, poi si guardano le calze e piangono. Gli uomini, invece, bestemmiano forte, mentre 1 Radiocommenti delle venti e venti La a stampa di sinistra, fedele ai suoi metodi, ha speculato sulle pretese violenze della Polizia Civile della Lìbera città di Trieste ai danni di due facino-tmo-provocatorisin,istradi, naturalmente iscritti alle liste failcemartellate orientali; ma a ristabilire la verità dell’accaduto, onestamente riportiamo quanto onestamente ci è stato riferito dall’autorità competenti. In quel di Opirima, la domenica scorsa, la popolazione colà residente, crasi garbatamente e modestamente raccolta nella piazza del paesotto onde degnamente commemorare il 390." annuale della morte" del navigatore Sebastiano Caboto, scopritore dello stretto e della baia di Hudson, visitatore delle Antri le e del Brasile, scopritore dell’inclinazione dell’ago magnetico, e degno figlio dell’illustre navigatore veneziano Giovanni Caboto; quando, nel mentre l’oratore spiegava al popolo l’utilità, per la ricostruzione del Paese, delil 'inclinazione degli aghi magnetici, una donna tutta tremante e congestionata in volto, diede l’allarme Che stava mal succedendo? Ben presto, purtroppo, lo si venne a sapere. Dalla vicina montagna, molto probabilmente armati di tutto punto, decisi a tutto, con negli occhi lampi omicidi ohe chiaramente denotavano la volontà di dissetarsi col sangue delle popolazioni oipicinesi, inquadrati e organizzati, due tipi di aspetto feroce marciavano decisi verso la cittadina. Le donne, comprensibilmente atterrite, caddero bocconi sulle dure zolle; i bambini scoppiarono in lamentevoli pianti. Il panico era grande: addirittura indescrivibili le urla di terrore che quasi involontariamente si sprigionavano da quei petti innocenti. Fortunatamente, nei paraggi ! si trovava un’ottantina di a-genti della C. P. i quali, recando seco cartelli inneggianti ai Caboto, agli aghi inclinati, alle Antille e al Natale Triestino, ! ei erano portati colassi) onde rappresentare le FF. A A. della Polizia Civile del Libero territorio di Trieste. Ed essi, benché visibilmente impressionati, dichiararono che il loro dovere era quello di difendere le popolazioni inermi, e fermamente promisero che si sarebbero immolati qualora il Caso l’avesse voluto. | Intanto i due guerriglieri a-! vanzavano sempre, e nè le pre-1 ghiere delle madri, nè l’aspetto deciso degli agenti valsero a farli desistere dai loro turpi disegni. Un fremito di nobile indignazione percorreva i giovani a-genti, i quali, per altro, alieni dalla violenza, non raccoglievano k provocazioni dei due guerriglieri (che continuavano i ad avanzare imperterriti) ed intonando soavi canti aventi per argomento i più luminosi episodi della vita di Sebastiano l Caboto, agitavano cordialmen-( te i cartelli e si congratulavano a vicenda e sorridevano timidamente. Ma i due figuri, fingendo di avanzare come se il fatto non fosse loro, inciampavano sui ; manganelli che gl-i agenti del-I la C. P. modestamente nascondevano sotto 1 mantelli, e, e-videntemente obbedendo a precise direttive, cadevano a terra versando copioso sangue. | L’ignobile commedia suscitò lo sdegno delle donne che invitarono i ribelli a rialzarsi e a tornare alle loro case. Ma chi, ciecamente ossequiente agli ordini ded Kremi ino, o-sa disobbedire? Fu per questa ragione che i due simulatori, continuando a perdere sangue, sconciamente decedettero fra il disgusto, delle popolazioni e di alcuni turisti sudamericani lì presenti. Questa, e non altra, la pura e onesta verità. ELGAR 'Pensierini dai «GIOVANI GENEROSI» E POLIZIOTTI PURE — Fai attenzione, arriva la pcUzial — E perchè? — Non ho ancora stampigliato la carta d’identità! «giovani generosi» si divertono un mondo. «Che vita... dicono»... per un petardetto, cosa poi succederebbe se buttassimo delle bombe vere!» Che simpatici. Gli anglo-americani ci hanno tolto il «Nazionale» e «L’Excelsior» dandoci in cambio il simpatico gioco dei petardi. Non era mai, il «Viale», forse, una strada di città civile; oggi poi è divenuta una bolgia. Ah, simpatie soiger pazzeriell petardet! AUGURI Vi immaginate quale gioia se il G. M. A. a-vesse augurato un buon e felice anno a tutti i triestini, e che questi auguri si avverassero. Oh, con quanta sincerità i triestini direbbero: «Grazie, altrettanto, e buon viaggio!» SISAL — Sono già due settimane che non gioco alla S. I. S. A. L„ e ancora non ho vinto nulla! Dev’essere una bottega. CATTIVERIA I parenti ricchi sono quella parte ingombrante di prossimo che non ha il più lontano senso dei saper vivere, nè quello di quando opportunamente morire. BUGIE — Felicissimo di a-verla conosciuta! — Non so quando potrò venire. Ho tanto da fare in ufficio. — Dove mangiano in cinque possono mangiare in sei. — Modestia a parte. — Amo te sola. FIN ALINO Cinque colonne della «Voce Libera» sono repubblicane, le altre tre sono monarchiche. In chiesa S. Antonio Nuovo suonano la Marcia Reale. Il Papa è antirepubblicano. «Radio Franz» batte «Messaggero Veneto» tre a uno. I «Cerini» aumentano: una scatola costa venti lire. Ho visto un film americano che rispettava la logica. LANDÒ «0 MlvHWlt «giovani generosi» si di- SLX'Xt Sfl 4L Xi» tram sertomrum E’ morto il Re. Viva il Re? Ma no... Viva chi? Viva... nessuno. Se mai vi fu morte che non lasciò eredità di ricordi, d’affetti, di promesse o di rimpianti, questa è quella morte. Una morte inutile, priva di significati, di simboli, per gli stessi monarchici: immaginar, si per noi che siamo re-pubblicani. Noi stessi avremmo potuto giustificare intorno ad un Re una cerchia di sentimentalismo, di romantica dedizione. Ma il vecchio conte di Pollenzo non è stato nulla di tutto ciò. Figura scialba, arida, tenebrosa, di arcigno numi-smatico nella sua minuscola bruttezza non solo fisica. Di lui non poteva che impadronirsi Viva... nessuno la barzelletta, la battuta salace, sovente scurrile. Ed anche in queste espressioni di umorismo, che talora possono essere affettuose, (lo sono per De Nicola) uno spirito sempre presente di desolato rancore, di pena a stento repressa. Vittorio Savoia fu la vittima volontaria di u-na aridità morale che ad un certo momento contagiò l’intero corpo della Nazione, e il contagio si chiamò fascismo, si chiamò guerra, si chiamò distruzione. Nell’immane tragedia continuava a serpeggiare la satira, divenuta bilioso risentimento e per gli italiani 11 Re fu il Re... soldato, perchè co- ' mandato da un... caporale, fu il Re sciabolet-ta. Ecco tutto. Infierire su di lui dopo morto non vale proprio la pena, non valeva la pena nemmeno da vivo. Il suo esilio non fu sofferto da nessuno, tutt’al più interessò le cronache di fogli forzatamente nostalgici e servì a far dire, quando si scrisse che i) conte di Pollenzo viveva in ri-strettezze: ma va là... Lo stesso due giugno non rappresentò per Vittorio Savoia una sconfitta, perchè la sconfitta presuppone la lotta e Vittorio non lottò, ma si limitò a fare da bandieniola sbiadita alla propaganda del codinismo italiano che nel suo intimo lo disprezzava, tant'è che i 10 milioni di voti «monarchia» furono quasi 10 milioni di voti «Democrazia Cristiana» e affini. Nel connubio corona-pastorale la corona fu ancora una volta succube, quasi a rappresentare simbolicamente un complesso d’inferiorità da psicanalisi. La sua morte diventa allora l’atto finale di un processo degenerativo, che affonda le sue radici nella dinastia e va oltre nei successori, riassunti nella figura di quell’Umberto, Re per volontà di sè stesso, di cui si disse (Io disse u-na cortigiana francese che se n’intendeva) che fosse l’uomo più degenerato d Europa. Ed allora le messe in suffragio, l’affettuazio-ne di un dolore che non esiste, i titoli vistosi su sei colonne dell’«ltalia Nuova» (Trieste abbruna le bandiere per la morte del suo Liberatore) appaiono soltanto e-pisodi grotteschi come era grottesca la immusonita figura di Vittorio accanto alla buffonesca prosopopea delle mascelle muEsoIiniane, [ ______ Jl romanzo di un giovane povero (di Spirito) „.Bombe a man ...e colpi di pugnai! Era da poco spuntato ■il sole e, di già, il giovane povero {di spirito) aveva confermato la guerra alla Russia a breve scadenza. — Le bombe! — disse... le bombe alla Orsini! — A morte! — confermò .. mio nonno il tiranno, e noti vogli-à-mò la li-ber-tà! A morte Franz, viva Bomber-dan! Indi inviato un plauso all’AMG per la questione della Croce Rossa Triestina, corse al Teatro Romano ove, salito su di un rudere, così urlò: — Chi tocca il Teatro Romano, avrà del piombo! E tracciata con la mano una immaginaria scritta che voleva dire «Orbace* invitò j passanti ad andar fare la «Beffa di Buccari» ed a «Violare i porti muniti di Gibilterra a Alessandri a*. — Roma! — urlò — Repubbliche marinare! — Potenza di Genova e Pisa! Ma poiché un robusto tale, forse seccato dalle alte grida del giovane povero (di spirito), cercò, con l’aiuto di un randello, di fargli capire come molto più al sicuro fosse egli tornandosene a casa, il giovane povero (di spirito) tuonò: — A chè dunque, vostro padre osa chiamarsi connazionale di Dante e di Sàuro, se consumate in un accidia vergognosa quel tempo che dovreste impiegare per la resurrezione della Patria? — Chi per la Patria muor, vissuto è assai! rispose il robusto tale, per niente impressionato dal tuonare patriottico dell’altro, lasciando cadere botte da orbi. — Chi per la Patria muor. non muore mai! E veramente il giovane povero si sarebbe così eroicamente immolato se un fortuito giungert della sua vecchia madre paralitica non avesse sospeso la dolorosa e-secuzione. Con l’unico occhio rimastoli ancora aperto il giovane povero (di spirito) la vide discutere con il robusto tale, proprietario del bastone nodoso, e muggì: — Luciano Serra! — Italo Balbo ! — Eduardo De Filippo! — Madre snaturata.. — Urlò — prendi il fucile e vattene alla frontiera!... Poi tutto intorno sembrò crollargli addosso scomparvero dal suo cervello gli orbaci ideali e gli i-deali grigioverdi. E quando .lutto fu completamente scomparso, solo atterra, la vecchia madre paralitica restituì il nodoso bastone al robusto tale con un ouff! Lucio Vavanguardista , X X X x ■i; v, : r. - * ; V-i yaleute ite cùiiefuteH Alla berlina, Critici ! Alla berlina! Come potete ancora illudervi di continuare a ricoprire quella illustre carica voi, Signori Bovari? Voi siete quelli che approfittando ignobilmente dei posti prenotali e speculando diabolicamente sull’ondata di «Grand Hotel» (vostro grande alleato nei turlupinare il prossimo) propinate ai cittadini inermi e assetati di pellicole, solenni ed iperboliche fre-scacce. Vedo già il vostro risolino di malignità ollorchè vergate i vostri criminosi foglietti di appunti. Vedo dentro di voi e leggo il vostro pensiero: «Aspetta gente che mò ti frego!» Poi succede così : Il cittadino Camillo, uomo integerrimo e padre di famiglia, sta facendo il mezzo chilo dopo la mezza cena. Ha lavorato il fottuto giorno e sta cogitando di prendersi due orette di svago. E la sua mano , ahilui, cade sul giornale. Camillo scorre il foglio finché il suo occhio si scontra con la vostra malfamata critica. Ma Camillo è ignaro della vostra malignità. «Prime visioni» — «Re Luigi sta in panciolle» con Pat O’Bek e Kuff.y Jonatra. Il tutto al Cine Vittoria e Companatico. «Oh, bene, — dice Camillo — vediamo se merita andare». Legge, il tapino : «Questo film è un colosso. La palingenetica della colonna sonora eziando la agorafobia iperestensiva cacogenetica degli attori dà un prodotto ch’io non esiterei a definire tampoco unito alla gnosi empirica del regista tutt’altro che lueg-giante: è di temperato lirismo». «Che cultura» — pensa Camillo, anche se noi, ha capito un tubo farcito. Seguono quattro periodi sullo stesso tono poi, in chiusa. «E’ un film che ogni persona intelligente dovrebbe andare a vedere. «Indi solito e aoin etaoin. «Bello!» dice Camillo. E si precipita al cinema con la velocità ragguardevole della 1 uce. Camillo entra e crede ai critici. Due ore dopo ha un’idea leggermente diversa. Due ore dopo infatti le porte del cinema Vittoria e Companatico vengono divette da tanti bolidi schiumosi. Uno di questi bolidi è il signor Camillo. Gli occhi filettati di rosso, le nari dilatate alPinverosimile, le vene del collo enfiate sino allo estremo limite di tensione, i bicipiti sodi come il granito, Camillo va alla ricerca del Critico; Porta cartelli e striscioni inneggianti al Medioevo, sana epoca in cui non vi erano i Critici cinematografici, ed ogni qual-tanto emette strani ed incomprensibili ruggiti. Camillo non crede più ai Critici. E come Camillo tutte le persone intelligenti. Sono rari coloro ohe arrivano ad irrompere nelle sedi dei giornali, ma nessuno è ancora riuscito ad avvicinare il Critico, perchè questo incrocio tra iena e vampiro sa mimetizzarsi come nessun altro membro delle redazioni. Ma «Giorno verrà» e vedremo i Critici snidati dalle loro tane e, dal furor generale, appesi ai più alti lampadari delle sale di proiezione. Solo allora i milioni di Cami-l-li saranno vendicati. Ben venga la Notte di San Bartolomeo dei Critici! Ben venga!! Chidciotta Responsabile: REMIGIO PAVENTO Sedazione e amministra-«.ione: CAPODISTRIA, via Cesare Battisti n. 301 Concessionaria esclusiva nei la distribuzione in Italia e all'Estero: MESSAGGERIE ITALIANE S. p. A. via Paolo Lomaz-zo 52 — MILANO i mmm delle Buon annoi Buon anno! Bum... j t>um... bum...! Ehi, non cominciamo con la politica! I MERCANTI DI CANNONI Che buon anno e buon anno! . .... Bisognerebbe poter dire: Buona *-a Befana e un pò il doppio annona! »tipehci dei bambini. Il tacchino arrivò .fumando, Circondato da una infinità di patatine. Il cameriere lo adagiò sulla tavola. — Mangia... disse l’uomo ricco... mangia! Il ragazzo povero con gli occhioni spalancati, porse il suo piatto tremando. E giusto in quella si svegliò.,: Nella notte di Capodanno ho Visto due poveri brindare con il bicarbonato. Quanti scoppi durante la notte <6 San Silvestro! I (La guerra continua?) GK angeli bruni e biondi manifestano la loro gioia per Vanito nuovo, si prendono per mano • incominciano a danzare. Muovendosi lasciano cadere dalia volta stellata le loro tepide ai ucce bianche. Le piume volano nello spazio ed allontanandosi dal cielo, perdono, a poco e poco, il loro calore vitale. E quando giungono sulla terra non •ano che soffici e gelidi fiocchi di neve. Un noto umorista diceva: «In ; fondo la Befana non è che una vecchia signora che passa in rivista i pedalini dell’umanità!» Un tempo le bambine sognavano, una bambola dagli occhi celesti, ed i bambini i soldatini. Ora i tempi sono mutati: I bambini sognano la bambola dagli occhi celesti, e le bambine sognano i soldatini. La Befana, il camino, le trombe, i pedalini, và bene... Ma... e chi non ha i pedalini? Ma poi se dio vuole anche le feste se ne vanno. E ci troveremo a Carnevale mascherati da persone serie. Il Carnevale in genere non si sa mai quando principia nè quando finisce. Mio nonno, ad esempio, che, dopo ottanta carnevali, dovrebbe pur saperlo, ogni volta che vede passare la banda scozzese con i pifferi e le gonnelline, dice: — Ma quand’è che finisce questo Carnevale! Ed eccoci in attesa della Befana... nonché del prossimo tre- ALKJI Follie d7 inverno Le polpette — Un altro annoi Questa pace non finisce più. (Dis. di PST.) PREVISIONI BARBANERA IMS GENNAIO — (Acquario) A partire dal giorno 10, il Governo Militare Alleato decide di stroncare il fascismo. I giornali umoristici sì rifiutano di pubblicare la notizia. Il signor Gašperini, direttore de «Il lavoratore» viene arrestato perchè non crede alla Befana. FEBBRAIO — (Pesci) Da un comunicato, dell’apposito ufficio statistiche, si ap- prende che il doloroso fenomeno della disoccupazione va celermente scomparendo. Si cónta che entro l’anno i disoccupati verranno (completamente eliminati... grazie aU’energica condotta della polizia durante le manifestazioni dii protesta! * MARZO — (Ariete) Aforisma per i nati sotto il segno dell’ariete. «Per fare un bel cappello a tricorno ci vuole una buona pelle di stambecco». Il segretario della federazione qualunquista smentisce categoricamente la vile e tendenziosa notizia, messa in giro da alcuni maleintenzionati, secondo la quale egli sarebbe nato a Cuccamo. Nessun articolo di Silvio Benco. APRILE — (Toro) Natale di Roma. Tanti auguri ai direttori del «Lunedì» LUGLIO — (Leone) Il fiore del mese è la magnolia. Trattandosi di «magno...» il Governo Fiduciario prova dell’interessamento per detto fiore. Un colpo di sole istupidisce compì età mente i redattori di «Voce Libera»; nessuno però se ne accorge. * AGOSTO — (Vergine) Beh. lasciamo perdere! A Grignano un distintissimo signore in procinto di annegare viene tratto in salvo da alcuni bagnanti: lo stabili-menta balneare gli mette in conto L. 3793 per sei litri di acqua di mare trangugiata abusivamente. L’America si dichiara favorevole al disarmo... deli’URSS! * SETTEMBRE — (Bilancia) ♦ Un giovane studente uccide a scopo di furto la vecchia zia, colpendola con una copia del «Giornale di Trieste» a quattro pagine. In questo mese a data da destinarsi, saranno effettuate gare sportive fra ex gerarchi e gararchesse. Nuoto (nell’abbondanza) e salto (a pesce). * OTTOBRE — (Scorpione) Lo scorpione locale è tale signorina Monti, animale bruttissimo e per giunta parecchio velenoso. Anniversario del «Marcio su Roma» Nelle sale della «Lega Nazionale» si riuniscono molti cadici «Messaggero Veneto» della «Voce Libera» del «Giornale di m e rati per ricordare i venti anni trascorsi tra le gioie impe-Trieste» e a quanti altri grande e temuta vogliono la Patria, : ria}-; e j due tra le delizie della repubblica sociale. Molto brio nonché il ritorno dell’Impero sui colli fatali. Il Governo Militare Alleato comunica la sua La mezzanotte era passata da an pezzo. Nella tepida ed accogliente cucina le parole s’lucro- j eiavano disordinate. Io, ogni ; qualvolta il vecchio mi concede- j va un po’ di respiro, guardavo la 1 mia fidanzata e sospiravo. Da parecchio ore il vecchio mi si era attaccato alle costole obbligandomi ad ascoltare la vera ' I causa delle ultime otto guerre, j Eravamo arrivati a Garibaldi, quando — per fortuna — qual ; cune parlò del freddo. E il fred-; do divenne l’argomento genera-le. La mia futura suocera con- j fesso che per lei il lavarsi al : mattino con l’acqua fredda era j i una vera tortura. Tutti dissero | la loro opinione In proposito. Poi ] 1 chiesero quella dell’unico » vite, j cioè la mia. Il veoch.o .- spose per me. Eravamo amici ormai e . ! poteva permetterselo. «Lui, pau- ' ra del freddo? Uno che ha fat i to la guerra volete che abbia j paura di un po’ di acqua fre- j ! sca? Lui odia l’acqua calda, ec- ! co si vede subito da; tipo!» Que- ! ite ultime parole del vecchio esagerato fecero impressione. Mi guardarono con curiosità. Anche ! i ragazzi smisero di giocare con i i pastori dei presepe per vedere ; bene in faccia quello che odiava-1 l’acqua calda. Pure lei, dolce 1 fanciulla, mi guardò con occhio j nuovo. Il nonno cominciava a i riacquistare la mia simpatia Con j un sorriso di falsa modestia con- j fermai la cosa. Anzi, ci presi j gusto, e por i; resto della se- \ rata divenni l’eroe del ghiaccio. Parlai di neve, di ghiaccio, di ! corse a torso nudo con dieci gradi sotto zero, di doccie. di j barbe coi ghiaccioli, di tutto In- ; comma, quello che sapevo intor- : no al freddo. Il nonno era entu- j »‘asta. Dovetti levarmi la giacca per accontentarlo. «Eppure» obiettò qualcuno, «al mattine un po’ di acqua calda...» «Brode» twenò II vecchio guardandomi. «Brodo» dissi io con meno foga perché, senza giacca, j cominciavo a sentire i primi sintomi del raffreddore. «Ma a torco nudo?» «A terso nudo!» «Ogni mattina?» «Ogni mattina!» Era sempre il vecchio che rispondeva per me. Poi vennero le compiteazionn S’era fatto tardi e non vollero che me ne andassi. C’era un camerino con un letto. Dissero che ormai potevo calcolarmi uno della loro famiglia. Dovetti accetta re. Il nonno prima di ritirarsi Ma in Aprile si sa, è la tradizione. * ( prossima MAGGIO — (Gemelli) Viene abolito il primo giorno del mese per attività antidemocratica, per ordine delle autorità il mese infoierà con il giorno 2. L’avvocato, GIUNTA FRANCESCO (ASSOLTO PER LA SOLITA ISUFFICIENZA), sciarpa littorio, squadrista, antemarcia, ecc. ecc. ritorna a Trieste cantando: «Scortiamocene o’ simm’è Napule, paisà!» e niente discorsi accademici intorno alla tavola imbandita. * GIUGNO — (Cancro) Nello zodiaco, per fortuna, non si tratta dell’A. M. G. ma soltanto di un granchio. Santi del Giorno: Santa Pazienza. I migliori auguri a tutti coloro che se ne addimostri no estremamente forniti; partigiani, antifascisti, persone per bene, ecc. iiiiwitMiiiiiiiiwiiiiiiHHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHHiiiiiiiMiiiHiiiiimitiiimiiittiiimiiHiiiHiHiniiHiMiiMHHwiiiHiWHimiiiiiHiiMniMiimHHiiiimiimiimmimmiiiiiiinwtiiiiiiimiimmniiiummiiiimmiiiim «Questo è per te. Bra- NOVEMBRE — (Sagittario) Il sagittario di «Vita Nuova» però non c’entra. La «Voce Libera» pubblica una lettera dalle carceri, in cui Cardile smentisce la notizia del suo arresto. All’O. N. U. si pensa che per Trieste ci vorrebbe un Governatore. * DICEMBRE (Copticomo) Un colpo di «Bora» sbatte a terra tale Ciccilo Esposito della C. P. procurandogli delle escoriazioni, accompagnato in farmacia dai passanti gli vengono disinfettate le ferite, naturalmente, con il permangano!lato. In piazza «Unità» alcuni militari alleati, avvinazzati, costringono con la violenta una ragazza ad ascoltare un intera trasmissione pubblicitaria di R&dio-Trieste. Finalmente l’anno muore. De Gasperi nò: porca miseria! BARBANERA raccomandò vivamente d; non caricare il mio letto di coperte — come usate" voi freddolose — disse. Ascoltarono il nonno e Io andai a ietto vestito. Tremai tutta la notie. Mi svegliarono al mattino dicendomi Che il nonno e i ragazzi erano in cucina ad attendere per vedermi lavare. Cominciai a svestirmi pensando tante cose brutte contro il vecchio. rimasi in maglietta Quando entrai in cucina i ra gazzi, tutti imbaccucati mi accolsero con grida di evviva. «Un asciugamani per non bagnarsi i calzoni e via la maglietta!» ordinò -1 nonno. Obbedii. La finestra era spalancata. «Volevamo accendere il fuoco, ma il nonno non vuole, dice che sennò ie scaldiamo l’ambiente e lei sof fre, — disse la mia cara futura suocera. Sorrisi con pena al vecchio. Aprii il rubinetto e tocca! l’acqua gelida con un dito. Mi spuntarono le lacrime. Pensai alla sofferenza che avrebbe provato mia madre se mi avesse visto così seminudo davanti ad una f nostra spalancata in procinto di lavarmi... «Com’è?» chiese E nonno. «Tepida» risposi con un fil di voce. Mi guardai il petto, era bluastro a chiazze ros se. Adesso muoio, pensai. Un nipotino, mi si avvicinò toccandomi la schiena con una manina deliziosamente calda. Gelato disse scappando. Lo guardai con ri conoscenza e vidi che intanto la cucina s’era riempita di gente: c’era tutta la famiglia, compresa lei, che mi guardava con orgoglio. ...Volevo sderidere, ma un pezzo di ghiaccio non può sorri dere. Mi decisi a cominciare il triste spettacolo. Non potevo più muovere le dita. Fui stoico. Immersi la testa nel catino colmo: sentii il getto del rubinetto nel caldo. Pensai alla ghigliottina. Po. vidi la cucina girare follemente davanti ai miei oc eh. Vidi tanti nonni e tante fidanzate. Poi nulla. * Quando rinvenni era sempre li caro vecchietto che battagliava in mio favore. Diceva che erano state sicuramente le polpette a provocare il mio improvviso malore. «Un tipo come quello», diceva «deve mangiare spesso e poco». LANDÒ — Da retta a me, andiamocene questa narti c’è Tramami___ di quà, non sai che da (Dis. di WALTER) Gioe. il marinaio, era salito lassù in alto, sul pennone del veliero «Babbo»; Ralph, il mozzo, era seduto sulla corda, alla base del pennone del veliero «Babbo». «Mi gira la testa!» gridò Gioe dall’alto. «Sciocchezze!» rispose Ralph, «a me non gira affatto!» «Ma io sono in alto!» protestò Gioe. «E che mi frega, vieni a terra, allora — replicò Ralph sputando con rara maestria in un boccaporto. «n capitano mi ha dato l’incarico di verni- ffioìie di Macellimi tiare la cima dei pen- Dopo mezz’ora Gioe none — urlò Gioe — gridò: «Herilà vacca ap-passpjrni il pennello che pestata, ho terminato la —’ ~ caduto, fottuto vernice. Passami un al- mi è quel mondo!» «Non lo vedo — rispose Ralph continuando a stare seduto — devi sapere tu dove sia, tu che stai in alto!» Gioe discese, trovò il pennello poi risalì bestemmiando come un ottomano. faro barattolo!» Ralph rispose: «Non ce la faccio, sono troppo pesanti, i tuoi barattoli». Gioe sbraitò profferendo bestemmie pregiatissime in perfetto portoghese, discese ansando, risalì trafelato come un puledro rachitico. Era stanco da morire. Passò il capitano e vide che il pennone era verniciato. «Bel lavoro» — disse il capitano. «Altrettanta fatica» disse Ralph fingendo di tergersi iperbolici rivoli di sudore con il suo fazzoletto nero. vo Ralph» disse il capitano porgendogli una busta di denaro. Gioe dall alto protestò: «Ma non è giusto. Sono io quello che ha lavorato!!» «Sei un cretino, Gioe — rispose con fare paterno Ralph — in questo mondo fottuto bisogna essere a terra, non in alto come vuoi essere tu». E scappò velocemente a gavazzare con ma-lefemmine, «nelle bettole degli angiporti. LIMPO ,/4/a . c . °!s°e?o — Macché Anno Nuovo, questo è il solito Anno di seconda mano! (Dis. di PST.) Vedi cara corno ti ■ ■ perchè non Io ■£gu anima ."i-i guarda quella benedetfanima del ~ facciamo diventare quella bene- Trìeste: — Ma... non sono poi stata cosi cattivai (Dis. di ZERGOL) — Naa tentate ha sospettare._______ baciarmi, Gilberto, mio marito potreb- (Dis. di ERLO — Evviva, oggi finalmente si mangia, è giunta l’ora di sfare l'albero: con le candeline ci facciamo il brodo, con le foglie la verdura, e con i rami secchi* accenderemo il fuoco. (Dis. d< LUCAS) Q)(m Ck'ùciotte signore di ascoltando ..-^.~^aég La Befana De Gasperi : — A quelli del «Don Chi sciolte» niente, perchè non so-no Iscritti nella Democrazie: Cristiana! La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte. Vien con pioggia, vento e tuoni con il sacco pien di doni. Dalla cappa nera scende, dà qualcosa a chi l’attende; per la cappa poi risale lascia il bene o lascia il male. Quanto è buona questa strana gentilissima Befana! Ascoltate anche voi i radio-commenti delle ore 20 e 20 sull'onda di Radio - Trieste iiNiiiMiiiiiiHiiiiimiiHiimiiHiiimiiHHiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiimiiiiiiiimuuHMiiMiiiHiifflifiim «Qui ci vuole usi articolo scientifico®, diesi guardando Landò. Aligi approvò gravemente col capo. Landò dopo aver terminato di approvare coll capo disse che sì, effettivamente, accanto alla poesia di Dulcinee nulla e-ra tanto indispensabile quanto un articolo scientifico. «Bene» disse Aligi, «che ne direste di un articolo sul preparato F2. per la cura dei cancro?» Landò guardò me; io guardai il mare con infinita tristezza. Landò e Aiigi, tentando di dare al loro sguardo senso d’infinita tristezza, guardarono il mare. Ma non vi riuscirono. Allora guardai le montagne con -infinita tristezza. Anche chg. 19,260; vale a dire che un decimetro cubo d’oro pesa quanto litri 19,260 d’acqua distillata a 4°C. INCENSO, genere di piante africane delle burseracee, che producono la nota resina di o-dore graditissimo, che sino dall’antichità venne adoperata nelle cerimonie religiose. La resina véne arsa in un apposito vaso chiamato incensiere o turibolo. E’ ovvio che incensiere o tu-, ribolo chiamasi il vaso in cui si arde l’incenso. MIRRA. Anche questa è una resina che cola da un albero a-fideano di egua-1 nome. Cioè, anche l’albero si chiama Mirra, e non Abete, o Pioppo, o Giovanni, come un profano di resine, i-n un primo momento potrebbe credere. Mirra, però, è anche una tragedia di Vittorio Alfieri, molto-bella, ma mo-n ve la racconto pel" mancanza di spazio. Perdonatemi. La Mitologia insegna che Mirra era la figlia di Ciiniro re di Cipro. Questa innamorata del pa-dre suo, cominciò a flirta,re coin lui. Ma flirta oggi, flirta domami, sapete oom’è ecco che nasce u-n bambine-ilo: Adone. Nella casa del teppista mette bombe e mitra in vista. Nella casa del crumiro lascia un soldo.« e fa un sospiro. Nella casa dell’idiota dà il bastone e la carota. Poi se trova qualche «sede» porta quel che ognuno vede« Quanto è buona questa strana gentilissima Befana! Nella calza reputato trova un «bravo» magistrato, poi — passata la paura — sa a chi va la fregatura. Nella calza il partigiano trova il giudice marrano ch’ha già l’ordine meschino di «punire» quel tapino. Quanto è buona questa strana / gentilissima B efanal Capete i peìcliè Mamo eoM àolìidmti e (olici f |?1 CARO SCARPE — E’ triste Bianchina, con questi prezzi, anche a miagolare, non c’è più nessuno che ci tiri una scarpai Porta a tutti qualche cosa porta il verde, porta il rosa, porta il bianco, porta il nero porta pure™ al cimitero. E per certi, fra i più bravi, porterà fors’anche navi che (speriamo così sia) se Biporti tutti via! Quanto è buona questa strana gentilissima Befana! lUillillliiiilliliitiiimiHiiimmiiiiiHiiiiiiliiiiiiiiiiHniiiliitiiiiiiiiuiiiiiiiliiniiiiiMtiSiHiiiinwewuSMe E’ un prodotto di potenza micidiale «--m contro tutti i pa- rassiti che infe-stano la città : vespe neo-fasci-yr^T ste; blatte cleri- cali ; ratti monarchici; cimici borsaneristi; pidocchi nazionalisti e piattole DULCINEO ti come re, che dall’Oriente si recarono ad adorare Gesù bambino nel presepe regalandogli oro, incenso e mirra. L’ORO è un metallo preziosissimo (meno prezioso dei fagioli im quanto questi non sano metalli ma legumi) di color giallo per riflessione, verde per trasparenza, poco duro, assai duttile e malleabile. Inattaccabile dagli acidi, fuorché dall’acqua ragia (miscela di acido nitrico e cloridrico). La produzione mondiale annuale di oro spetta per due terzi alla Gran Bretagna e il resto a tutti gli altri Stati. Anche i Re Magi, però, ne possedevano una considerevole quantità. E n-o-n solo i Re Magi, m-a anch’io ho un dente di oro. ...............................iimiiiiiiiiiiiiimiitimwiwiimmiiHroiiiHmiiiimiiiiwuiiii tave che per leggerlo tutto A c-o-rre il rischilo di ri-mameire completamente calvi e privi di dentatura. LA NOTTE tra il cinque e il sei gennaio i bambini usano ap- VOCE LIBERA — Vinta collezione di «manchettes» mtelligenti. Un o d. Monti. CONSIGLIO DI ZONA — g. del Consigliere, Sig.na SCELBA — Un •diploma dii be nomeremo a Giuliano. MONDO NUOVO | — Basta! Anno nuovo, vita nuova, d’ora in avanti non ti-dirò più «Crepa straccione» ELGAR DEMOCRAZIA CRISTIANA L’olio savia. LEGA NAZIONALE — Una fornitura di tribolo. PAGINE D'ALBUM anno vece se ne va P.R.I.D.A. — Una perquisizione in Via delle Zude.cchm TRUM/iN — Le benedizioni del papa- iiimiiiiiiiiimiiiiiHiimmimiiimmiiimiiiiiiiiiHmiiiiiiuiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiHuiiimiuiimiHimiiiiii» mi. Gliela facevo in barba e me la godevo proprio. Poveri ingenui! Poi avevo dimenticato maestrina e poesiola. Gli anni passavano e la voglia di far bricconerie era passata. Gli anni cominciavano a pesare sulle mie spalle-pensieri, pensieri, pensieri. Gravi pensieri che m’hanno spìnto, in un impeto di nostalgia, a sfogliare le carte della mia infanzia. Fra pagelle e libretti, ho trovato pure ujl quadernetto con le poesie, e fra, le tante anche quella: «L’anno vecchio...». Fu una tentazione immediata. Lo chiamai il 1947 che se ne andava, ed egli venne. Cambiando un poco le parole, anche se spostavamo la mètrica, lo pregai dì portare vìa «i tanti bricconi e le loro bricconerìe», perchè ne venisse un pò di pace. Ed egli promise- che avrebbe fatto un sacco grande, grande. Il giorno dopo, mi accorsi che mi aveva fregato. Bricconi e bricconerie erano rimasti. Ancora non riesco a capire se l’abbia fatto apposta oppure se ne sia scordato. Forse la memoria lo ha tradito. Forse ha voluto vendicare ì tanti antenati suoi che io, in gioventù, avevo fatto passare PeT scemi... Fors’anche ho fatto male a non lasciargli un biglietto perchè se ne ricordasse con più sicurezza. Lo farò col 1948 quando se ne andrà. A meno che i bricconi e le bricconerie non vogliono andarsene prima pop farmi un dispetto. Era piccola e brutta la mia maestrina delle •elementari, ma era anche tanto buona. Forse per questa sua qualità che molta gente ancora considera negativa, veniva ad essere spesso vittima del dileggio dei suoi colleghi e dei suoi allievi. Mi ricordo ancor oggi la sua piccola mania per la poesiola di Capodanno, che faceva imparare a memoria a» suoi scolaretti, fossero essi della prima oppure della quinta elementare; già, agli occhi della gente, questo era un difetto grave, ma lei era tanto convinta che quelle povere poche parole servissero davvero a farci più buoni che non badava se chi doveva dirle era ormai diventato più grande di lei. «hanno vecchio se ne va — e mai più ritornerà. — Io gli dissi porta via — ogni bricconeria» —<■ e la tiritera andava ancora avanti; e lei ci guardava con occhi umidi. Povera piccola maestrina, quanto insìsteva su quel «porta via ogni mia bricconeria». Ci faceva talvolta ripetere più volte lo. frase, persuasa che alla fine quelle parole ci avrebbero convìnto a dare il sacco delle nostre bricconerie all’anno vecchio, e a non commetterne delle nuove con l’anno nuovo. Spesso. in quei giorni, mi sognavo dell’anno vecchio. Egli veniva a prendere il sacco e poi se ne andava contento e convinto come la mia povera piccola maestrina. Io invece me la ridevo perchè, appena liberato di quel peso, mi sentivo una voglia matta di riempire un altro sacco. E mai nessun anno vecchio era tornato indietro per rimproverar- A.PJ. — Un partigiano BIBLIOTECA cel VATICANO PAP/A ’ T rii Le benedizioni di VITTORIO FURLANI -barbiere per i suoi lettori, ’ 1 Incenso. • DON G. BEARI • MILLE V1 PRETE A. M. G. — Un congeda. Una copia di DE GAULLE w.Mein Kampf». Il signore magro e pallido dopo aver attraversata la grande sala si presentò al Presidente la commissione, e disse con voce sicura: — Conosco tutte le date, credo di meritarmi un posto all’Accademia! • — Proprie tutte? — domandò il Presidente con aria in- credula — Vediamo, dica qualcuna un po' difficile. — 2 Agosto 1927... — disse il signore magro e pallido. — 87 Gennaio 1311, 12 Dicembre 15§2, 22 Marzo... — Santo cielo! — interruppe il Presidente —» —Sa cifre lei è veramente dotto? Come ha fatto? — Forza di volontà, pazienza, perseveranza — rispose, il signore magro e. pallido — ...nevolete un’altra? Una difficilissima? . , Il Presidente mosse la testa. - f — 988 d- C.! — Magnifico. Ne conosce anche di quelle avanti Obito? — chiese il Presidente. — Il mio forte. Senta questa: 39 a. C., e questa: FI 2 a, C., e quest’altra: 2172... — Basta... — troncò il Presidente — ...per Dio! Le "le sa tutte, è un genio! Nella grande sala tutti i Presenti si alzarono in pi-eili acclamando il signore m^gro e pallido che profondamente; commosso si inchinò. lamio RADIO TRIESTE — I commenti ai fatti del giorno. «GIOVANI» DEL VIALE — asoluaione della Corte Alleata. MONS. SANTIN della Lega. Lei tessera GIORNALE DI TRIESTE vero direttore. ViTA MUOVA TRIESTE SERA — Un titolo ito colonne, Un delin- POLIZIA CIVILE quente. i j ^jh ÉÉÉilikl * * «** , -' an o* 1? \ Sion Cliidclotlo io tom^leL111101 ~™ Non tema dì nulla, tanto la penso anche (Dis. di ERLO La democrazia ta la libertà? Bene, io l’ho baciata, cioè ho rispettato la mia libertà». «Sì» — ha convenuto la signora Antonietta — «ma non ha rispettato la mia». «Ma lei mi ha dato tino schiaffo» — ho detto io, — «Ma lei ha bestemmiato» — ha detto lei. — «Ma se lei non mi dava uno schiaffo, io non bestemmiavo» — ho detto io. — «Ma non le davo uno schiaffo se lei non mi baciava» — ha avvertito lei. — «Ed io non la baciavo se lei non si lasciava accompagnare» — ho detto io. — «Ed io non mi sarei lasciata accompagnare se non dovevo spiegarle che cos e la democrazia» — ha avvertito lei. — «E io non avrei avuto bisogno iella spiegazione se il tram non fosse stato pieno» — ho detto io. Allora abbiamo concluso che, se la signora Antonietta non mi a-vesse spiegato che cos’è la democrazia, io mi sarei comportato da democratico, ma, avendo capito che cos’è la democrazia, non potevo più comportarmi da democratico... A questo punto mi sono accorto di avere il mal di testa. Allora siamo tornati un passo indietro: «Che cose la democrazia?» — ho chiesto io. —- «La sorella della democra-mamma» — ha risposto plagiando la signora Antonietta. — «Neanche» —■ ho detto io. — «Non basta. Cosa fa la democrazia?» — «Vive nella democracasa, e prepara i democradolci per i de-mocranipoti» — ha spiegato la signora Antonietta. «E quante democrazie ci sono?» — ho chiesto io. — «Alcuni milioni» — ha spiegato lei. — «Tante quanti sono gli uomini. Per alcuni essa consiste nel regalare caritatevolmente le briciole al popolo. Per altri essa consiste nel popolo che si arrabbia, non vuole più briciole Ho incontrato la signora Antonietta. Eravamo in tram, io ero dietro la signora Antonietta. «Lei non è democratico, signore» mi ha detto la signora Antonietta. «Un democratico non tocca le donne in tram, un democratico rispetta la libertà». Siamo scesi ed io ho accompagnato la signora Antonietta, lo sono ignorante ed ho cercato di farmi spiegare che cos’è la libertà e che cos'è la democrazia. «La libertà consiste nel fare ciò che piace» mi ha spiegato la signora Antonietta. Io allora l’ho baciata, lei mi ha dato uno schiaffo. Io ho imprecato. Lei mi ha detto che non sono democratico. «Scusi» — ho detto io — «un democratico non rispet- POSTI NUMERATI ma pretende i suoi diritti. Perciò la democrazia è una sola. «E’ una sola» — dico io — «ma la gente la vede ognuno dal suo punto di vista. Egli vedeva tutto come un punto. Invece c’era Antonio che vedeva soltanto un circoletto, e una j donna che vedeva sol- i tanto una pallina ver- 1 de. Ma queste sono j complicazioni anatomi- ; che, imprevisti fisiologi- j ci (come parlo bene, | neh?) Poi ho baciata la si- I gnora Antonietta e mi j sono accorto che è doli- j cocefala. Stavo per chiederle i se i dolicefali sono mi- ; gliori dei dolicobranzlni | e se van fritti nel doli- : coolio, quando mi son l ricordato che tutto è bene quel che finisce i —Per favore signora maschera, chiami il direttore: nel nu-bene. E l’ho piantata lì. *j merare i biglietti ci dev'essere stato un errore! Aurevoir. (Dàs. di SALO .1 ni mira ibi Alè, cari amici! Arriva la Befana, portando, ai buoni, la chiusura del circolo «Bomberdan», peT| ordine dell’Autorità, e ai cattivi il numero dì «Cittadella» a sei pagine. Inoltre siamo entrati nell’anno bisestile, e poiché sappiamo che gli anni bisestili sono iellati è meglio premunirsi contro la malasorte facendo magari quegli atti sconci che sappiamo. E CHE PIU? — Sono preoccupato, il quarantotto è un anno bisestile! — E ehi se ne frega? Dopo il Governo Militare Alleato quale altro guaio ci potrebbe capitare *he non sia già capitato? _ Alle volte penso: Con tutto il neofascismo che c’è in giro, la befana sarà di nuovo «fascista?» SEMPRE QUELLO — Non è la .«Befana fascista» è la «Befana Democristiana»! ■— Beh, fa lo stesso! Se la tradizione voluta dalla Sente continua ed i prezzi non tendono a diminuire, dobbiamo riconoscere che l’idea di questo signore è veramente brillante. TANTO FREDDO Cara Befana, noi in fami-Sba siamo tutti molto cattivi, Portaci perciò tanto tanto carbone! «Se uno fa una cosa il primo lutt an^°’ la stessa cosa per atto l’armo». Ecco perciò come ?! comporta il fidanzato dj Lu-- cbe conosce il proverbio. ORE 0,05 HO? «» -UFFICIO- I two ft <£c^ ORGflWO OB’L 0|RTiTO «Muk 0éLT,l T. Oc nflimn/ì moscai da A* MiU'ORH OH Hi st/j \<% .orno fasi/pio* .nì# élSCIS(IOtf£ D/éL PCTL.TJ MvA 77 RtMIfOM pei “LAVOKflim ' 1® cv-/r -N i A Da retta Lulù, lascia per- ere> sennò dove andremo a fluire? j *I',tcono che, non ricordo più Sa , e? anno, in una notte di brlvestro, il solito anno vec-Per° C ne an