ANNO XXIV. Capodistria, 16 Settembre 1890. N. 18 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Il VII congresso annuale Della Società Di storia ptria a Parenzo (nostra corrispondenza) Si tenne il giorno 4 del corrente mese dalle ore 11V, antimeridiane alle 1 % pomeridiane nella sala dietale — presenti trenta soci. E a me piace eh' emerga fra gli altri il noto ed onorevole assessore provinciale ispettore don Spincich, benché non paia, sempre sollecito e tenero d' ogni istituzione diretta a promuovere il bene ed il decoro della provincia nostra. Così fossero tanti altri comprovinciali, che se ne vantano svisceratissimi a parole; ma quando, vice versa, si tratti d' infondere novello vigore alla patria società col sottile canone di 4 fiorini - del resto arci che compensato dal bollettino che ne ricevono i soci, un volume ogn'anno di ben quasi pagine 600 in 16.° grande — se ne schermiscono e fanno i sordi come se questa fosse l'ultima spinta alla loro malora. E pure non è chi possa negare che la nostra società non ridondi ad altissimo cuor della patria e meravigliosamente non consegua lo scopo nobilissimo di farla sempre più e meglio conoscere e ai connazionali e agli stranieri e di rivendicarla ai loro studi. Si vedano nell' elenco stampato sulla copertina dei fascicoli gli scambi molteplici del nostro bollettino con quello di altre società famose; si guardino le visite frequenti d'illustri e dotti e non dotti nè illustri personaggi, ma molto curiosi di ammirarli, ai monumenti storici ed artistici, che la nostra civiltà altamente affermano — da che per impulso di questa società s'imprese ad illustrarli ed a diffonderne la notizia. Or chi dunque che ami la patria veramente ci può essere che non cerchi di sostenere in ogni modo così nobile sodalizio ? Cotai pensieri volgevo in mente io intanto che il presidente, avv. Amoroso, frugava per lo scartafaccio, dal quale — dopo di avere rivolto ai convenuti affettuoso saluto — lesse una sua dotta e chiara relazione sugli scavi eseguiti in questi ultimi tempi dentro e fuori della ormai celebre basilica parentina. Scavi diretti con acuta intelligenza d' archeologo e con invidiabile zelo dal chiar. e rev. mons. Deperis. Il quale ne farà anche in seguito da par suo minuta relazione. E sarà tale da snebbiare parecchi degli errori commessi da chi scrisse prima sul rarissimo monumento, per non dire unico al mondo. Intanto egli, il presidente, vuol dare un'idea delle recenti scoperte e delle deduzioni molto importanti che ormai se ne traggono. E sono queste. Prima della presente esistettero, l'una dopo l'altra, due basiliche. La primitiva, al lato settentrionale della basilica odierna, fu di forma rettangolare, ciò è, e senza navi senz' absida. E questa descrive in ogni sua parte e si ferma a dire specialmente del pavimento a mosaico di ammiranda fattura e delle iscrizioni. L' epoca di sua costruzione dovrebbe risalire al secolo li dell'era cristiana. Distrutta essa sotto Diocleziano, uu secolo più tardi, se ne sarebbe fabbricata un'altra a tre navi sull'area stessa, o quasi, della pre-seni... ila hi fabbrica nella fretta, forse, riuscì poco solida onde due secoli più tardi, sotto il vescovo Eu-frasio, volgeva ormai a rovina. E lui la ristorò, la rinforzò, 1' adornò di marmi preziosi e d' ori e di mosaici. Ed è 1' odierna basilica eufrasiaua, che, pur essendo creazione dell' arte bizantina primitiva, serba però la torma dell' antica basilica romana. La quale fu poi manomessa da chi volle abbellirla e l'abbruttì. E d'un cornicione sgraziato seppellì il preziosissimo mosaico rappresentante Cristo fra i dodici apostoli sul timpano dell'arco dell'abside — della cui scoperta s'è ormai fatto cenno anche in questo periodico. — Chiude il presidente augurando che gli scavi, sì fecondi di splendidi risultati, abbiano a continuare ed invoca però 1' aiuto publico e privato. E fa voti ancora a che dell'insigne monumento sieno continuati con alacrità e condotti a ter mine i restauri cominciati, sì che in breve rispleuda nella forma sua originaria. Unanime applauso accoglie la relazione del presidente. E l'illustre capitano provinciale Campitelli a nome di tutti vi unisce grazie riconoscenti a monsignor Deperis, anima delle scoperte. Quindi il presidente invita il segretario dott. Tamaro a leggere il rendiconto morale della società per 1' anno 1889. E questi tocca via degli scavi fatti ne' ca-stellieri di Villanova di Buie, di Verteneglio, di Santo Spirito al Quieto, di Ponzati, non che d'una ricognizione preistorica intrapresa dal socio Covaz sulla sponda destra dell' Arsa. Dice poi dei documenti già pronti ad essere publicati nei bollettini avvenire, della fatica particolare del socio Cleva nel classificare 3000 monete. E fa risaltare 1' attività dimostrata dalla direzione. La società d' anno in anno cresce in considerazione, le sue pubblicazioni sono ricercate sempre di più. Esprime il voto che pure il numero dei soci vada ognora crescendo, ed altre corporazioni ed altre comunità, seguitando l'esempio della dieta provinciale, sieuo vie più larghe del loro appoggio alla società. Iti fine rammenta con nobili parole il centenario che la città "di Pirano si appresta a celebrare ali1 immortale suo Tartini, appellato a buon diritto maestro delle nazioni. E promette l'appoggio della società a che la commemorazione sia degna di tant'uomo Ea voti che il comitato riesca senza intoppi ad effettuare la nobile idea. Finita questa lettura, eh' è accolta con manifesti segni di approvazione, l'illustre Campitelli loda 1' atti vità della direzione ed augura anch' egli che la società prosperi e progredisca sulla via per la quale con forte proposito s' è inessa. Segue 1' esposizione finanziaria che legge il cassiere dott. Becicli: il couto consuntivo dell'anno 1889 e quello preventivo per il 1891. Donde si vede che il numero dei soci s' è d' un poco aumentate, sì che ascese a 193. Dell' anno '89 rimasero in cassa fior. 600. Il preventivo per il '91 è fissato a fior. 1500. 11 couto è approvato ad unanimità. E si passa alla nomina delle cariche sociali. Ad unanimità di voti resta rieletta la direzione dell'anno passato: Avv. A. Amoroso, presidente. — Dott. B. Benussi, vicepresidente. — Dott. M. Tamaro, segretario. — Dott. G. Becicli, cassiere. — Dott. G. Cleva, G. B. de Franceschi, prof. A. Puschi, dott. B. Schiavuzzi, prof. G. Vatova, direttori. In fondo il prof. Morteani esprime il desiderio che le carte degli archivi comunali sieno non solo gelosamente custodite, ma bene ordinate, e possa all'uno o all'altro dei cittadini venire la voglia di farne copioso regesto. E il congresso si chiude. Dopo di che si rimane un poco a osservare la pianta delle tre basiliche disegnate dall' architetto Tornasi e i disegni, eseguiti con gran perizia, dal de Franceschi, degli scoperti mosaici. 1 convenuti si raccolgono poi a geniale banchetto nell'albergo Alla città di Trieste. Dopo pranzo gli uni fanno una giterella fino alla simpatica Orsera, dove souo degnamente ospitati da quell'onorevole podestà F. de Vergottini, gli altri visitano gli scavi della basilica e le recenti scoperte e salgono sul-1' armatura ad ammirare i restauri che al mosaico dell' absida si vanno facendo sotto la direzione dell'illustre cavaliere professor Bornia di Roma. La sera c' è ancora teatro e per chi vuol ridere la comica compagnia Brunorini dà La signora delle camelie. G. -ff'S^J^glVsr®-- ENDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza (Continuazione vedi N.o 8 e seguenti) liere prete Pasquale e il vice-preposito di Pisino Nicolò de Bal-dassariis di recarsi a Pinguente per questo negozio : che essendo stata trattata e conehiusa la tregua per mezzo di Francesco Marcello che fu capitano di Kas|>o tra il successore di lui Nicolò Zorzi presentemente capitano ni Raspo e Giovanni de Dur capitano di Pisino, sieno firmati e sigillati i rispettivi capitoli della tregua stessa affine egli — il de Dur — possa fare altrettanto. Seguono i capitoli che, come si vede qui sotto, sono anche approvati dal Zorzi. In Christi Nomine Amen: Infrascripta sunt capitula treu-garum que fuerunt praticate et tractate medio et interpositione magnifici et Clarissimi Viri Domini francaci Marcello prò Illustrissimo et Excellentissimo ducali dominio venetiarum ohm Dignissimi Capitanei raspurch pinguenti etc Intra M. et CI m Virum Dominum Joanem de Dur prò Sacra.ma Cesa Maiestate Capitaneum pisini et Comitatus dig n nomine suo agentem ac nomine locorum omnium in capitnlis ipsis nominat. ex una et M. et Clar.m Virum Dominum Nicolanm Georgio prò Ill.mo et Ex.mo Due. Dominio Venetiarum Dig.ni Capitaneum Raspureh pinguenti et paysnatici Agentem nomine quo in dictis capitulis ex altera: et hoc prò bono et utili ac pacifico rictu .... Primo che le ditte treuge siano et esser se intendeno da una parte tutti li.....al Meo Capo de pisin videlicet pisin con lutto lo contado lupoglau (?) con tutto lo ... . et cosgliacho con tutti li logi et Iurisdiction sue .... Mag.o Cap.o de ... . et suo capitanato videlicet fiume, castua, veprinaz.....: Da altra tutti li logi sotoposti al M.o C.o de rasporch et suo paysnatico : v pinguento piran Umago Citanova parenzo rovigno polla con suo contado Albona et fianona Dignan valle Castel de San Lorenzo Montona et tutti li altri logi sottoposti et pertinenti al magistrat. suprascripto ; le qual treuge siano et habiano a durar per tutto lo tempo di questa guerra : et domte se dei-ignara a pace Universal principiando a die sigillationis cum hac tamen conditione che ogni fiata, che o la Cesarea Maiesth onero la Ill.ma Signoria volesse et ordinasse che se hauesse a infranger ditte treuge sia in sua libertà ma che luna et laltra parte sia obligata per Zorni X auanti farlo intender: et che durante esse treuge li comuni subditi de luna et laltra parte et iurisdiction possino securamente praticar portando robe mer-cantie et ogni altra cossa: et far tutte quelle cosse che far si e solito in tempo de bono pace ne altramente si intenda : Immo ogni altra sorte de zente come sonno cranzi et altri vegnando per li logi predicti et etiam per li altri logi et confini che non sonno compresi in diete treuge con fede autenticha deli capit.i over Rectori de limo et laltro dominio possino seguramente andar come e supradicto. Secundo che se in tempo de ditte treuge per alcuno deli subditi de luna o laltra parte et Iurisdiction sarh inferito damno sia de che sorte esser si voglia alaltra parte : over ali subditi sui ogni rector ouer laltro Capo di quel locho ouer logi che hauera inferito esso damno sia obligato in propris bonis et sub debito sacramenti far restituir ouero refar li dicti damni per quanto sarà iustificato esser lo ammontar : et punir li delinquenti iuxta li demeriti et tutta via passando haver nele man, Intendendosi et che se in ditti logi fosse robato furtivamente et portato nela Iurisdiction del altra parte: che li capi siano ohli-gati ala restitution et punir li malfactori come e supradicto. Tertio che cadaun deli capi dei logi compresi in dite treuge siano obligati et cos'i promettano in propriis boni et sub debito sacramenti non dar recapito ingresso ne transito ad alcuna sorta de zente sia qual esser si voglia che venissero o vo-lessino venir a damni de luno o laltra parte: ma siano obligiati a quelle obstar come a loro inimici iuxta loro poter : et far imediate intender alaltra parte videlicet se per li logi de Cos.a Ma.ta compresi in esse treuge volessino venir over passar croaitti o altra zente sia de che sorte esser se voglia li capi de quelli lochi dove volessino passar siano obligati obstar iuxta el potter et farlo intender Immediate ai logi più vicini de la Iurisdictiion de raspurch o almeno al M.o Cap.o del logo predicto: et moti lo facendo sia obligati a tutti damni fosseno inferiti per diitte zente alli logi compresi nelle treuge : el e converso sia obligiati et cusi prometteno tutti li rectori et capi dei logi dela prefcata Iurisdiction de raspurch et suo paisnatico et non dar recapnto ne transito: Immo obstar come e sopradicto a tutte sente ssia de che sorte esser si voglia si a pe come a cavallo per mar- o per terra qual venisseno over venir volessino ali damni de-, li subditi Cesarii de le Iurisdiction suprascripte compresi nele treuige et sia obligati dar notitia al M o Cap o de pisin et ali logi più . vicini: ne si possi per alcuna dele parte dar praticha ne vic-tuaria de alcuna sorte a zente che volessino inferir damno come e dicto : Intendendosi pero che se o la Ma.a Ces.a o la III a Sig.a volesse meter exercito a far impresa al aquisto de alcuno de li ditti logi le presente treuge non habiano obstar come se le non fusseno : Dato prima aviso de zorni X avanti come e ditto de sopra. Die XII Iulii 1514 M.us et Clar.us d. Cap.s suprascriptus visa comissione suprascripta et mandato visis capitulis supr.is et eis diligenter consideratis ea laudavit et approbavit atque iuravit in forma presentibus s. dominico petronio et s. bernardino georgio iudice pinguenti : et aliis pluribus. Mandato del capitano Nicolò Zorzi del 13 luglio 1514 con cui invia a Pisino ambasciatori 1). Petronio daz aro e S. de Germani» giudice di Pinguente, i quali debbano assistere al giuramento che presterà il capitano di Pisino ai capitoli della trrgua. Atto di procura con cui Giovanni Rauber capitano di Fiume, Castua, Veprinaz e Moschienize (data a Fiume il 26 giugno 1514 nella Indizione II) elegge comissario il capitano di Pisino Giovanni de Dur per trattare la tregua col capitano di Raspo Francesco Marcello. Lettera del capitano Nicolò Zorzi, di Pinguente 16 luglio 1514, ai podestà di Umago. Albona e Fianona, Isola, Pirano, Gri-signana, Cittanova, Montoua, Parenzo, Rovigno, Valle, Dignano, San Lorenzo e al conte di Pola. Con essa si dà parte della tregua conchiusa e si invita di ordinare ai sudditi che non debbano molestare i luoghi indicati non nelle persone, non nella roba, come fosse in tempo di pace. Magnifice et Generose tamquam frater : per le presente mie sarà admonita la M. V. qualiter a nome del Ca-pitaneato nostro et tutto lo paisnadego havemo facte concluse et sigilate le treuge per tutto lo tempo della Guerra presente segondo la forma deli capitoli facti tra lo clar.mo potestà et cap.o de cavodistria et lo M.o Cap.o de pisin et fiume, con li ditti M.i capitami de pisin et fiume con tutto lo contra (?) et iurisdiction et con castua veprinaz et mosgenice per la qual cossa la M. V. farà comandamento a. tutti li soi subditi che per niente siano tanto temerarij che ardischano Infestar li homini et persone de li preditti logi et iurisdiction ne in la roba ne in le persone Anzi debiano praticar et ben vicinar con loro come si facevo avanti la guerra et in tempo di bona pose Alia non sunt felix valeot M. V. pinguenti die l(ì Iulij 1514 Nicolaus Seorgio Raspurch etc. Capitaneus Lettera ducale Leonardo Loredan 16 (o 21?) luglio 1514 al capitano Nicolò Zorzi. S'è presentato a noi prete Elia pievano di Rozzo, ed esposti li meriti soi confirmati dal vostro precessor cum farne ampia fede de le fidel operation sue prestile in tutte le occurrentie preterite verso el stato nostro, ci ha chiesto per sè ed eredi la concessione di 15 giornate di terra nei confini di Rozzo. Noi vogliamo retribuirlo come si merita e gli concediamo quanto domanda. a voi capitano di R:ispo di far eseguire. (Continua) G. V. — Portole --------- 2>T otìzie Nella cronaca della quindicina registriamo lo scioglimento della benemerita Società del Progresso, ordinato dall' i. r. Luogotenenza, e la proibizione dell' i. r. Ministero dell' interno della formazione della Lega Nazionale ; i rispettivi decreti dell' i. r. governo rilevano la condizione di cose sia nella città di Trieste e in generale nelle provincie italiane dell'impero, per cui ha creduto necessario provvedervi con gli accennati decreti; i quali stante la loro importanza, riteniamo opportuno riportare anche qui: Allo spettabile Comitato dirigente dell'Associazione politica BSocietà del Progresso„ in Trieste La i. r. Luogotenenza pel Litorale in Trieste, giusta venerato dispaccio 2 corr. N. 1479 P in base al § 24 della legge sul diritto di associazione dd 15 novembre 1867 B. L. I. N. 134 trovava di decretare lo scioglimento dell'Associazione politica „Società del Progresso, in Trieste perchè non soddisfacente più alle condizioni della legale sua esistenza. Motivi: Considerato che il discorso tenuto dal presidente della «Società del Progresso* sig. avv. Luigi Cambon nell'adunanza generale della Società del 15 p. p. agosto, nonché la mozione fatta nella medesima occasione dal socio sig. avv. dott. Guido D'Angeli, mozione che il predetto signor presidente, benché ne avesse preventiva conoscenza, non credette di dovere impedire, contengono gli elementi del delitto di sedizione provvisto al § 300 C. P., locchè risulta dalla decisione di questo i. r. Tribunale provinciale dd. 21 agosto c. c. N. 951-7362 pubblicata dal giornale ufficiale „Osservatore Triestino* del 29 agosto 1890 N. 198 pronunciata in confronto del giornale- Il Piccolo per l'articolo Società del Progresso inserito nel N. 3142 del 16 agosto a. c. contenente soltanto la semplice riproduzione letterale dei discorsi suddetti. Considerato inoltre che le accennate estrinsecazioni, le quali già da sole giustificherebbero pienamente la misura dello scioglimento, acquistarono ancor maggior rilievo dalle dimostrazioni evidentemente antipatriottiche rilevate tanto nell'ambiente quanto iu ogni atto ed in ogui frase della adunanza del 15 agosto a. c. Considerato in fine che un' associazione il cui presidente pronuncia un discorso che cade sotto la sanzione del codice penale e permette ad un membro della Società di esprimersi in egual modo, le cui adunanze inoltre assumono un carattere dimostrativo e decisamente antipatriottico, si presenta senz' altro pericolosa per l'interesse dello Stato, quindi ostile al medesimo e non soddisfa perciò più alle condizioni della legale sua esistenza. Viste e considerate le suesposte deduzioni, la prefata eccelsa i. r. Luogotenenza si trovava iudotta a decretare lo scioglimento dell' Associazione. Un tanto Le si comunica per sua notizia e norma aggiungendo che l'i. r. Direzione di Polizia, in base al disposto del § 25 della legge 15 novembre 1867 IL L. I. R. 134 trova di sospendere contemporaneamente l'attività sociale fino alla decisione definitiva sullo scioglimento. Dall'i, r. Direzione di Polizia. Trieste, 3 settembre 1890. --------Pichler Ai signori proponenti l'Associazione "Lega nazionale* in Trieste. N. 2070 Ris. L'Eccelso i. r. Ministero dell' Interno giusta dispaccio 29 agosto 1890 N. 3477-m. I. ha trovato di proibire iu vista della sua organizzazione contraria alle leggi la formazione della Società "Lega nazionale, a tenore degli Statuti presentati direttamente al prefato i. r. Ministero iu data 13 agosto a, c. dal sig, avv. Dott. Giuseppe Cuzzi e consorti, perchè la Società progettata ad onta della espressa contraria dichiarazione della relativa istanza dei proponenti è da considerarsi quale un'associazione politica (§ 35 della legge sul diritto d' associazione), come tale però non corrisponde alle disposizioni sulle associazioni politiche, contenute nel titolo secondo della legge sul diritto di associazione. L' associazione progettata, nel cui nome è già accentuato così euergicaineute il momento nazionale devesi dichiarare quale una associazione politica, perchè lo studio esclusivo della lingua e nazionalità italiana, ottiene a seconda del presentato progetto di Statuto sotto le date circostanze necessariamente un carattere politico e potrebbe come lo comprovano numerosi fenomeni della vita publica, senza che vi cooperino i proponenti la Società e perfino contro la loro volontà, venir fatto manto di tendenze addirittura pericolose allo Stato, alle quali il Governo è obbligato di opporsi con tutti i mezzi offerti dalla legge. Aggiungasi l'ulteriore considerazione che il presentato progetto di statuto ad eccezione del nome e della disposizione transitoria consona parola per parola col tenore degli statuti della società Pro Patria sciolta con dispaccio dell'i, r. Ministero dell'interno d. d. 10 luglio a. c. N. 1897 in. I. e che trattasi quindi della perfetta reintegrazione di un' organizzazione sociale, che a parere del Governo non soddisfaceva più alle condizioni della sua legale esistenza. Un tanto le si comunica in seguito al venerato dispaccio dell' Eccelsa i. r. Presidenza luogotenenziale in Trieste d. d. 4 corr. N. 1473/P unendo al presente decreto copia autentica del dispaccio originale e restituendo i 5 esemplari degli statuti. Dall' i. r. Direzione di Pulizia Trieste 7 settembre 1890 Pichler. Domeu'ca 7 corrente ebbe luogo lo scoprimento della lapide votata dal patriottico municipio di Cles al suo illustre concittadino Carlo nob. Bertolini, il primo presidente della "Pro Patria,. Graude fu l'affluenza dei trentini da ogni luogo; parlarono Dordi, Oss-Mazzorana, Canestrini, Lorenzoni : la lapide venne scoperta al suono dell'inno di Trieste Viva S. Giusto fra le acclamazioni di ima folla enorme. Numerosi furono i telegrammi pervenuti anche dall' Istria. Con la chiusa della XXXII lista la somma raccolta per il monumento a Dante, ascende a lire 82713,49 e fiorini 19852,45 ; gli oblatori sono 6886. Sempre avanti... ! Lunedì 8 corrente fu tenuto in Parenzo il congresso generale straordinario della società di navigazione a vapore Istria-Trieste. Erano presenti 56 azionisti rappresentanti 3524 azioni, con 210 voti. Venne accolta con voti 173 contro 63, la proposta del vice presidente ingegnere Schiavoni, fatta a nome della direzione : Riconfermando il voto emesso nell'antecedente congresso, viene incaricata la direzione di emettere le 300 azioni, lasciando ad essa e rispettivamente al consiglio d' amministrazione ampia facoltà di decidere se si debba costruire un nuovo vapore, oppure acquistarne uno usato che possa soddisfare al servizio, autorizzata in pari tempo di vendere il piroscafo l'Aida." E l'aggiunta del Dr. Campitelli : ,che sia autorizzata la direzione di valersi del credito, ove parte delle azioni emesse rimanessero scoperte,, venne pure accolta con voti 106 contro 70. Sopra proposta dei Dr. Campitelli, capitano pro-| vinciate, che ne rileva i ineriti, venne riconfermato per acclamazione a consigliere d' amministrazione il signor Giuseppe Rocco di Pola. Ai 7 ed 8 corr. venne tenuta l'adunanza degli a-zionisi per la formazione della nuova Società per 1' ampliamento dell'attuale tabilimento di bagni ad acqua madre e bagni di spiaggia; in esito a questa adunanza la società si è formalmente costituita accettando lo Statuto proposto con alcune modificazioni, uonchè i piani e progetti elaborati dall' ing. sig. Lorenzo Furian. Un comitato all'uopo delegato dalla stessa assemblea degli azionisti, ha già deciso a quali lavori, facenti parte del piano generale, adottato dagli azionisti, sia da metter mano tosto, per giungere in tempo ad avere per la prossima estate lo Stabilimento completo almeno nelle sue parti essenziali. I lavori veranno iniziati ancora entro il corrente mese o tutt'al più col principio di ottobre. (Il Piccolo) 11 circolo artistico di Trieste ha pubblicato il suo primo avviso per l'esposizione di belle arti che avrà luogo dall' ottobre al decembre nel civico museo Re-voltella. ----_;*<*,-------- Cose locali La spett. direzione del nostro teatro sociale ci comunica di aver fatto il contratto con la compagnia drammatica di Antonio Brunorini per un corso di recite dal 16 gennaio al 9 febbraio del prossimo anno; abbiamo visto il repertorio che soddisfa a tutti i gusti, vi figurano otto produzioni nuove per queste scene. Pubblichiamo questa notizia, certi che farà piacere a molti l'essere assicurati fin d'ora del trattenimento utile e dilettevole. ------- Appunti bibliografici I)r. Marco Tamaro — Di un grammatico istriano — Giovanni Moise. Parenzo— Coana 1890 ') 11 mio carissimo amico, I>r. Marco Tamaro compilatore dell'ottimo periodico L'Istria, ha mandato per le stampe una buona biografia apologetica del compianto illustre grammatico Ab. Giovanni Moise da Cherso. GÌ' intenti dello scrittore sono ottimi : rammentare ai comprovinciali una gloria ') Estratto dall' — Atti e Memorie della Società istriana di Archeologia e Storia patria. Contiene anche i — Senato Misti, — Relazioni dei Podestà e Capitani di Capodistria e — Il Postel ossia d'ima chiave romana rustica usata nella campagna di Rovigno. ('con una tavola) Dr. Bernardo Benussi. istriana, rilevarne i ineriti incontestabili, e con moderazione i difetti, che sono propri di ogni opera umana. Se in questa ultima parte 1' amico si è trovato alquanto a disagio; se la moderazione potrà apparire a taluno anche troppa ; la calda amicizia nutrita per 1' amico lo scusa, nè perciò ogni suo giudizio si ha a condannare a priori; e meno che meno oggi che alla critica spesso sterile dei difetti, il nostro secolo ha sostituito la critica feconda della verità e delle bellezze. Ciò premesso, anticipo le conclusioni e dico avere il Tamaro fatto opera buona da vero istriano ; e mi congratulo sinceramente con lui, maravigliandomi nello stesso tempo del multiforme suo ingegno che lo fende atto, anche in mezzo alle quotidiane preoccupazioni della politica. a dare opera a studi così svariati quali sono quelli di lingua e di letteratura, e già tanto difficili a chi vi dedica tutta la intera vita. Ed ora ini sia concesso, come al solito, di prendere gli appunti. L'autore esordisce ab ovo, e toccato degli antenati e della famiglia del Moise, ce lo mostra giovinetto nel seminario di Venezia, in atto d'improvvisar versi alla Metropolitana, boni viri, sui temi La disfatta di Serse ai Dardanelli, e per messa novella. Lo segue quindi a Padova, e ci racconta la storia di un primo amore, e ci regala alcuni versi di lui, i quali se nulla aggiungono alla fama del grammatico, anche nulla tolgono, e in ogni modo sono buon documento a dimostrare a quanta gentilezza d'affetti fossero allora i giovani educati. E si gridi pure al Petrarchismo e all'Arcadia: meglio Arcadi e Petrarchisti che pornografici. Sono difetti quelli concedo; ma danno una certa dignità di sentimenti e stima di sè stesso e d'altrui the accompagnano 1' uomo per tutta la vita e ne formano il carattere. Ma saltiamo a piè pari altre circostanze, e vediamo come il Tamaro abbia svolto il suo tema scrivendo del Moise uomo maturo, e consumato grammatico. Con quanto egli ci dice delle opere dell' Abate, e dei vari giudizi altrui così in lode come a biasimo, e dei vari battibecchi coi grammatici e filologi italiani, il Tamaro ha dal lato storico esaurito pienamente il tema, e il suo studio dovrà essere sempre consultato da chi vorrà occuparsi del Moise. Solo sarebbe forse desiderabile che il Tamaro avesse manifestato sicuri e saldi principi direttivi, secondo i quali giudicare 1' opera lei defuuto amico e secondo i casi dargli quindi 'fisamente o torto o ragione. È vero che il biografo mette, come si dice, le mani innanzi per non càdere, e modestamente confessa di non essere troppo addentro in simili studi: però e dal buon senso, e dal molto ingegno e dalle sue stesse cognizioni è indotto spesso a dire abbastanza chiara la sua opinione; ed allora, me lo permetta il mio dolce amico, presenta alquanto il fianco alla critica. Così a pagina 165 dove difende il Moise a proposito dei verbi uscire ed escire. Giova ripetere qui la teoria dell' Abate — Escire è regolare in tutta la sua conjugazione ; uscire poi è difettivo di alcune voci. Ne supplisce la mancanza il verbo escire, il quale, benché più si avvicini al latino exire da cui deriva, è, tuttavia assai meno usato." — Nessun grammatico, sto per dire nessuna maestrina, uscita dalla scuola normale, vorrebbe ripetere oggi un simile errore. Sarebbe lo stesso come dire, ignorando la i\gola del dittongo mobile — muovere è difettivo di alcune voci, ne supplisce la mancanza il verbo movere. E il Catteneo (a parte il suo torto sul modo tenuto per scovare lo strafalcione) ha piena ragione nel sostenere che si deve pronunziare così per ragione dell' accento tonico. E non sono già alcuni grammatici tedeschi che questo insegnano oggi, ma tutte le recenti grammatiche italiane, e tra le altre il Fornaciari nella grammatica dell' uso, e il Fanfani che non viene certo da Tedescheria. Si veda a pagina 497 nel Lessico della corrotta italianità. E torto pure ha 1' amico Tamaro nel tenere bordone al Moise ; e torto il Fanfani stesso, quando contraddicendosi accetta la teoria dell' uso nel suo vocabolario. L'uso, tiranno della lingua, è bello e buono, quando diretto dalla ragione e dall' autorità. Onde io chiedo ai seguaci ciechi dell' uso — Quali' è la regola più elementare della grammatica, quale è lo strafalcione più grosso, che non possa sostenersi coi ma, coi se, col si può e con gli esempi di qualche buon scrittore? L'autobiografia, per esempio, di quel bel matto del Cellini è un modello di stile corrente, e viene proposta ad esempio nei licei; ma è tutta una negazione delle regole della sintassi ; e a salvare la grammatica ci vogliono altro che i trampoli dell'anacoluto. E poi che cosa c'entra la Tedescheria in proposito? La scienza è internazionale, ben venga il lume, non importa da dove: noi italiani abbiamo per secoli tenuto acceso un certo faro „che emisperio di tenebre vincia" e possiamo ben accettare oggi qualche candeluzza dall' estero, senza tirare in campo 1' amor nazionale.') 11 Diaz poi ha acceso una gran torcia; facciamo prò della scienza di tutti ; non ad occhi chiusi però, e, se ci sono, dalla torcia gettiamo via i gocciolotti. Le nuove teorie hanno questo di proprio che regolano 1' uso, ci rendono sicuri e concordi nello scrivere, togliendo molti doppioni e tante strane forme lessi-grafiche. La mancanza di saldi principi, l'ignoranza della formazione delle parole è appunto la ragione per cui l'Italia fra tante, non ebbe una buona grammatica, come afferma il Moise e prima di lui il Nannucci, il quale scrisse che ninno di essi (grammatici) si è dato pur anche a svolgere coni' era del loro uffizio, i principi fondamentali e le varie combinazioni delle parole; nè ad investigare la ragione di quelle trasmutazioni alle quali andarono soggette nella loro origine primitiva." Fu quindi una vera sfortuna che il Moise, il quale dal sano criterio indotto avea già molto bene nella sua grammatica distinto due sorta di principi, gli uni immutabili e di un uso universale, gli altri dipendenti da convenzioni fortuite, arbitrarie, mutabili ; che il Moise, dico, non abbia prima studiato i Tedeschi, e che tardi, conosciuto il difetto, abbia cercato in parte emendarvi, ma con 1' animo, come egli stesso ci dice, turbato e sfiduciato. Con queste riserve, e con questi principi volevano essere esaminate e giudicate largamente le sue grammatiche. E di un altro principio direttivo mi conviene tener parola, cioè del pedagogico. Sottoscrivo di gran cuore a quanto dice il Tamaro intorno all'abuso della Morfologia e della Fonetica, e degli infiniti squartamenti di parole, per cui i fanciulli escono intontiti dalla scuola, e ignorantissimi del retto uso della propria lingua. Non minore però è il danno dall' abuso di un' arruffata e strana nomenclatura grammaticale che pare escogitata a bella posta per rendere difficili le cose più facili, specie alle tenere menti dei fanciulli. In ciò molti dei nostri grammatici possono dare dei punti ai Tedeschi. E qualche volta mi duole il dirlo, anche il nostro Moise. A che si approda, al nome di Dio, con tante distinzioni, divisioni e suddivisioni? E tutti quei battibecchi e le parole nuove. Passivanti per esempio, non pajono inventate a bella posta per far girare arcolaj davanti agli occhioni sbalorditi dei figliuoli? Ed è questo il difetto piii comune in cui incappano i grammatici : per rendere di tutto ragione, per cercare le forme più logiche, abbujano la ragione, e fanno dell' analisi illogica. Un tale difetto fu notato dai critici anche della grammatica piccola; e giova pur rilevarlo. In venti anni da che insegno lingua e pedagogia, ho potuto ogni giorno, ogni ora convincermi della verità di questo principio che predico e predicherò sempre: — La grammatica non sia fine a sè stessa; ma mezzo ; la grammatica s'insegni cioè non per fare dei grammatici e dei filologi (a ciò provvedono gli studi universitari) ma per parlare e scrivere correttamente, e solo quel tanto è necessario agli usi pratici e comuni della vita. Con tutti i difetti però le grammatiche, piccole, grandi o mezzane che sieno, del nostro Ab. Moise sono buon testimonio della mente e cultura di lui ; e bene è vero essere la grammatica grande dell' illustre istriano, secondo il giudizio del Carducci, la più completa grammatica d' Italia. E ciò per la seguente ragione. Piaccia o non piaccia, la lingua nostra è viva; il popolo si sbizzarrisce e inventa ogni giorno vocaboli e frasi nuove; il primo monello che passa in Yia Calzaiuoli può alzare una voce di scherno-che è una trovata; tutti la ripetono ed entra nel patrimonio della lingua. Così i biricchini di Parigi. I grammatici poi hanno ! un bel piantare i termini della lingua; e scrivere sui cartelli: non plus ultra; il popolino salta le sbarre, e gli scrittori dietro. Trovata appena una regola, le eccezioni si presentano iu folla; i filologi studiano la formazione del linguaggio, ne , fissano le norme : sta bene ; ma anche qui la norma i deve lasciar correre molte eccezioni. Non dico con ciò, si noti bene, che tutto sia lecito all' uso e che nessuna autorità abbia a frenarlo ; ammetto semplicemente il fatto. Perciò un' autorità dispotica non può essere esercitata dalla grammatica; anzi si dice bene la repubblica delle lettere. Si lamenta da molti, dagli stranieri specialmente, che la grammatica italiana non abbia sicure e stabili regole, specie per la sintassi di collocamento. Si vorrebbe una buona regola: prima il soggetto, poi il verbo, 1' attributo quindi e tocca via. Reggimentare la lingua: ecco il sogno! Il popolo e gli scrittori però si scapricciano, hanno cento gherminelle ; quindi il movimento, la varietà, la vita nello stile. È j questa la ricchezza, la bellezza della nostra lingua. E se perciò non può aspirare all' onore di lingua universale, noi restiamo volentieri quel che siamo; e cediamo quest' onore alla sorella francese. Se non ch.e ecco come la pensano in proposito anche i Francesi. "Perchè la lingua (così scrive un egregio critico, il Brunetière), fosse universale ai tempi della rivoluzione, si dovevano scartare tutti gì' i-diotismi non intelligibili a Berlino ed a Pietroburgo, ridurre le parole a segni convenzionali arbitrari e la frase un polinomo, e tutta l'arte dello scrivere ad un ordinamento conforme alle regole dell'algebra. Ecco a qual prezzo abbiamo acquistato alla lingua nostra la nomea dell' universalità. Se vogliamo a-dunque clie la lingua ridiventi capace d'immaginazione e di poesia, è necessario rivendicare la libertà della piega (tour), la personalità della costruzione sintatica, il diritto in somma di conformare il periodo al movimento del pensiero, (Revue des Deux Mondes. 15 Ottobre 1889 pag. 882). Parole d'oro applicabili anche alla lingua italiana. Ben fece a-dunque (veniamo alla conclusione che è ora) ben fece adunque il Moise a registrare nella sua grammatica grande i vari usi dei vocaboli, il reggimento multiforme delle parti del discorso, e di confermare il linguaggio vivo con l1 autorità degli scrittori ; onde bene si meritò la lode del primo poeta vivente italiano. Epilogando adunque, affinchè non si creda che io mi contraddico, in materia così difficile, ecco, secondo il mio debole parere, i miei principi. Prima autorità in fatto di lingua 1' uso. Seconda la grammatica che frena la libertà dell' uso affinchè non degeneri in licenza. Terza i moderni studi filologici i quali, investigando la formazione delle parole, e deducendo norme sicure, additano ai grammatici il mezzo di stabilire poche ina certe regole di lessi-grafia, ed agli scrittori la via da tenere per correggere gli abusi. E grazie all' egregio Tamaro, che col suo coscienzioso e patriottico studio sul Moise mi ha dato occasione di manifestare, qualunque siano, queste mie norme direttive. Ad un' altra volta la questione della parlata fiorentina e dello stile, (Continua) P- T. --;-*--—5*1—*---:-- T7"sixietà, Ora che siamo alla vendemmia, e ancora si sparge da parecchi il dubbio sull'azione nociva del rame dato in varie forme sulle viti contro la peronospora, crediamo opportuno riportare il seguente brano della relazione l'atta dal prof. Mach direttore dell'istituto agrario di S. Michele e Camboni della r. Scuola di Conegliano, alla riunione viticola internazionale di Roma: Delle azioni chimiche che hanno luogo fra i composti di rame ed il mosto quando questo si fa vino. Al momento della vendemmia la qualità di rame che può trovarsi sul grappolo è, come venne detto, relativamente piccola, quantunque tale quantità possa variare secondochè si ebbero cure più o meno attente nel fare i trattamenti. Inoltre è necessario tenere in considerazione che lo stato chimico nei quale si trova il rame contribuisce a mantenerlo in gran parte indisciolto, poi- ché i solfati basici ed i carbonati che derivono (i primi dalla calce col solfato di rame i secondi dalla lenta azione degli agenti atmosferici) solo in piccola parte lo passano allo stato disciolto nel mosto durante la pigiatura. La buccia ed il graspo ne sono maggiormente provveduti, per cui è logico ammettere che nei casi ove si pratica la fermentazione col solo mosto sono fin d'allora infinitesimali le qualità di rame che dovranno eliminarsi; mentre per i casi comuni, allorché tutta la materia del grappolo entra nel tino, nel mosto si potrà trovare un quantitativo di rame maggiore fino a tanto che la fermentazione inizierà quei fenomiui che per sè stessi diventano causa determinante della precipitazione quasi completa del metallo. E perchè riesca evidente che questa causa è complessa, basterà dare uno sguardo ai principali agenti che possono rendere insolubili ed eliminare i composti rameici. Quando il mosto fermenta avviene sempre formazione di idrogeno solforato in quantità sensibile a spese dello solfo aderente al grappolo, inoltre se ne forma in minore proporzione anche quando non vi è solfo nel qual caso provviene dalle sostanze solforate che naturalmente contiene il mosto. Il gas solfidrico così prodotto fa precipitare il rame allo stato di solfuro insolubile. Date certe condizioni, anche la materia colorante del viuo tende a formare una lacca insolubile di rame; finalmente una terza causa di eliminazione si può rinvenire nella formazione di albuminati insolubili a spese della materia azotata del mosto e dei fermenti di queste cause, che sarebbero le più evidenti, la principale e più attiva è la formazione dell' idrogeno solforato. Questo lavoro chimico continua fino a che la fermentazione è 'attiva, tanto nel periodo della principale e tumultuosa, che ha luogo prima della svinatura, quanto durante la lenta fermentazione che per lo più si lascia seguire nelle botti dopo la svinatura. Dopo le numerose analisi che vennero fatte sui vini e coi risultati dimostrativi raccolti e così concordanti, non ci sembra neccessario accumulare altro materiale in appoggio della separazione totale, o quasi, del rame ammessa ormai da tutti; poiché le quantità che ancora possono rimanere nel vino finito sono sempre inferiori al mezzo milligrammo per litro. ------------ I N DIC E DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA 1) ARTI BELLE Lettere del barone Steffaneo, relative a quadri tolti all' Istria e donati al museo imperiale di Vienna. P. T. Anno II N. 7, 1 Aprile 1868. — Anno XXIII, N. 4, li sentimento nazionale degl'Istriani. P T. pag. 25. ') Mi fu da persone autorevoli manifestato a Trieste il desiderio di avere un ordinato elenco di quanto ho scritto nella Provincia. Il lavoro è nojoso e difficile, ma uttile assai agli studiosi. Allargando l'intento farò cenno anche di scritti non miei, e che hanno relazione con quelli. Intanto comincio a dare l'elenco di cose attinenti ad arti belle. La basilica eufrasiana di Parenzo. P. T. Anno XII N. 21, 1 Novembre 1878 (Dalla Porta orientale) — Nuova grande scoperta nella basilica eufrasiana. Anno XXIV N. 13, 1 Luglio 1890 — Itera N. 14, pag. 107. Quadro eseguito a penna dal Gerin di Capodistria, e donato alla giunta provinciale istriana. Notizie. Anno XII N. 21, 1 Nov. 1878. Di Andrea Antico da Montona. Lettere del marchese Polesini al marchese Gravisi con note della redazione. Anno XII N. 22, 16 Novembre 1878. — Cose vecchie istriane. Audrea Antico. Anno XV N. 1, 1 Ge-najo 1881. — Cinque barzelette tratte dalle raccolte musicali dell'Antico. P. T. Anno XXI, N- 15, 1 Agosto 1887 — Ognuuo a casa sua. Anno XXIII N. 20. E. Dr. N. — Pubblicazioni. Anno XXIV N. 1, pag. 8. Tulio Masserani. L' arte a Parigi — Alberto Ron-dani -— L' arte italiana a Parigi. Appunti P. T. Anno XIII N, 1(5, 1 Agosto 1879. Marmi istriani usati recentemente nel restauro del palazzo ducale a Venezia. Anno XIli, N. 20, 16 Ottobre 1879. Mosaici istriani. Anno XIJ.I N. 21, 1 Nov. 1879. Lettere di Domenico Rossetti. Appunti. P. T. Il Rossetti dice molte cose dell'arte a Trieste, e specialmente del tempio di Sant'Antonio. Anno XIII N. 21, 1 Novembre 1879. Notizia Artistica. La Preziosa del maestro Smare-glia. (Dalla Perseveranza) Aimo XIII N. 24, 16 Dicembre 1879. — Itera. Anno XIV N. 21, 1 Novembre 1880. — Itera. XIV N. 22, 16 Novembre 1880. — Item. Anno XVI N. 5. — Il Re Naia dello Smareglia. Anno XXI N. 4, Notizie. — Anno XXIII, N. 16, 16 Agosto 1889 pagina 125. L'Adele di Wolfinga del maestro Alberto Giovannini. Anno XIV N. 10, 16 Maggio 1880 e N. 11, 1 Giugno 1880. — Notizie Anno XV. N. 22, 16 Novembre 1881. — Notizie. Auno XVI N. 9. Anno XVI N. 24. Item. XVII N. 10 — Tito Vezio di Alberto Giovannini XVIII 1 N. 4, 16 Febbrajo 1884 — Notizie. Anno XIX, N. 11 1 1 giugno 1885. San Vincenzo in Prato e le basiliche istriane. P. ' T. Anno XV, N. 4, 16 Febbrajo 1831 e seguenti nu- ] meri 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13 e 15 dello stesso anno, i — Notizie Anno XVI N. 2, 16 Genuajo. — Anno XXIV 1 N. 16, pag. 127. Appunti bibliografici. P. T. : Vittor Carpaccio. Discorso del Molmenti. (Recen- 1 sione tolta dal Capitan Fracassa). Anno XV N. 19, 1 1 Ottobre 1881 — Cose locali Anno XVI N. 17, 1 Set- ] tembre 1882. — Un' escursione artistica a Capodistria i Gustavo Frizzoni. (Dall' Arte e Storia) Anno XVII N. ] 16, 16 Agosto 1883, e Nura. 17 dello stesso anno. — Vittor Carpaccio. G. Molmenti. Anno XIX N. 7, 1 A-prile 1885. — Una lettera di Vittor Carpaccio P. T. Anno XIX N. 8, 16 Aprile 1885. — Pubblicazioni. Anno XIX N.9, 1 Maggio 1885, pagina 72. — Secondo elenco delle famiglie capodistriane ecc. (Vedi famiglia Carpaccio) A. T. Anno XX N. 14. 16 Luglio 1886. — Di un disegno attribuito a Vittore Carpaccio. P. T. Anno XX N. 15, 1 Agosto 1886. — Appunti bibliografici. P. T. Anno XXII N. 14, pag. 110. — Ognuno a casa sua. Anno XX1I1 N. 7, 1 Aprile N. 1889. Dr. E. — Anno XXI11 N. 8, Itera N. 9. - Notizie. Anno XXIV N. 5 pag. 35 (Dono di uua fotografia di quadro del Carpaccio alla regina d' Italia). Di frate Sebastiano Schiavone da Rovigno. celebre intarsiatore del secolo XV. P. T. Anno XVI N. 15, 1 Agosto 1882 — Cenno del Caffi Anno XVII. N. 2, 16 Gennajo 1883 pag. 15. — Ognuno a casa sua. Dr. E. N. Anno XXIII N. 16. Il nuovo tempio di Valle. Anno XVI N. 21, 1 Novembre 1882. I merletti d'Isola (Corrispondenza dall'Istria). Auno XVII N. 6, 16 Marzo 1883. — Auuo XVIII N. 24. Un documento storico. (Vi si tocca di pittura e di musica a Capodistria) Anuo XVII N. 7, 1 Aprile 1883. Una corsa all' esposizione artistica internazionale di Roma. Anno XVII N. 10, 16 Marzo 1883 e N. 11. Elisa Tagliapietra L'ambon. Di Bernardo Parentino pittore del secolo XV. P. T. Auno XVII N. 13, 1 Luglio 1883. — A proposito di due artisti istriani. Michele Caffi Anno. XIX N. 14, 16 Luglio. — Aucora di P>ernardo Parentino. G. A. Berti XIX N. 15, 1 Agosto. — Anno XXIII N. 13. 11 Parentino. Dr. E. N. — Itera Anno XXIII N. 15. La cassa dipinta del beato Bembo a Dignano. Auno XVII N. 14, 16 Luglio 1883. — Notizie varie e rettifiche nel seguente N. 15. — Item. Auno XXII N. 12, pag. 91 e 92. Le pitture di Dignano. P. T. Di Luciano da Lovrana architetto del secolo XV. P. T. Anno XVII N. 15, 1 Agosto 1883. — Lettera aperta. P. T. Anno XVII 16 Settembre 1883, N. 18. — Lettera aperta V. B. Anno XVII N. 20, 16 Ottobre 1883. — Luciano da Lovrana. Lettera aperta a V. B. di P. T. Auno XVII N. 22, 16 Nov. 1883. — Pro Logica. V. B. Anno XVII N. 23. — Pro Patria. P. T. Anno XVII N. 24. — Pro Patria et pio Logica. V. B. Auuo XVIII N. 1. — Per finirla. P. T. Anuo XVIII N. 2. — Sic vos non vobis. Anno XIX N. 2. P. T. — Anno XXIV. Numero 8.