COMPTES RENDUS, RECENSIONS, NOTES -POROČILA, OCENE, ZAPISI UN IMPORTANTE CONTRIBUTO ALLA LESSICOGRAFIA ITALO-SLOVENA: SERGIJ ŠLENC, VÉLIKI ITALIJANSKO-SLOVENSKI SLOVAR - IL GRANDE DIZIONARIO ITALIANO-SLOVENO, REDATTO DA BRANKO MADŽARE VIČ, DRŽAVNA ZALOŽBA SLOVENIJE, Ljubljana 1997. E' uscito un nuovo dizionario italiano-sloveno. Conviene sottolineare nuovo, non tanto per la data recente, e nemmeno per la rispettabile mole, 1296 pagine, quanto per la ricchezza che il dizionario contiene; vi sono più di 80.000 lemmi. L'autore, noto italianista dell'Università di Lubiana, ha introdotto alla materia abituale di un vocabolario bilingue moite novità: vi ha incluso parecchie parole straniere recentemente entrate nell'uso dell'italiano, ampia è infatti la parte di neologismi di varie arti e tecnologie umane; sono rappresentate tutte, o quasi, il cui lessico a poco a poco pénétra nel linguaggio quotidiano di un italiano. Non per questo è trascurata la parte délia lingua letteraria che, forse, aveva contrassegnato eccessivamente la maggioranza dei vocabolari bilingui. Inoltre, un largo spazio è dedicato alla tradizione popolare. Numerosi sono i detti e i proverbi italiani: se sono preziosi per un etnologo perché nascondono la saggezza, o meglio, l'anima di un popolo, non meno cari e utili sono per chi insegni o apprenda una lingua straniera giacché aiutano non poco ad afferrare il significato di un vocabolo, soprattutto quello traslato. E' doveroso fare un breve cenno sulle sorti délia lessicografia italo-slovena e rivedere in rassegna, benché frettolosa, i contributi, vale a dire vocabolari bilingui, che hanno arricchito la reciproca conoscenza tra le due nazioni da secoli in contatto. Non è nemmeno necessario dire che un vocabolario bilingue, in una situazione come la nostra, di nazioni attigue, offre problemi ben più allettanti che non un vocabolario tra lingue distanti tra di loro. E' ovvio che i vocabolari bilingui sono nati da bisogni pratici. Forse per questo, ribadiva quasi cinquant'anni fa il grande lessicologo italiano Bruno Migliorini, essi precorrono, nella registrazione dei vocaboli, i repertori unilingui, che sono quasi sempre impostati puristicamente (Migliorini, Che cos'è un vocabolario?). E', poi, ovvio che un vocabolario bilingue nell'offrire nella propria lingua un termine adeguato al vocabolo straniero, non traduce alla lettera (si tratta pur sempre di una traduzione), traduce lo spirito. Percio, un vocabolario bilingue puo svelare una différente visione délia realtà quotidiana la quale, anche se identica, puo essere vista da due etnie da angoli ben distinti. Non sta al vocabolario di far vederne le ragioni, deve pero far présente all'utente che lo stesso concetto non necessariamente ricorre allo stesso vocabolo, allo stesso sintagma. Lo Šlenc ne è pienamente cosciente; vediamo 203 come esempio il concetto di camminare infila uno dietro l'altro che in italiano e in lingue romanze in generale si richiama alia maniera di camminare, probabilmente, de los indios, mentre in sloveno, come anche in tedesco, da dove, forse, è sorta l'immagine, rispecchia più modestamente la camminata delle oche. Al contrario, il caso di uno stesso vocabolo con due significad, diametralmente opposti, lo troviamo nell' imboscamento: durante la prima guerra mondiale il significato ne era ben différente che nella seconda. Il dizionario registra attentamente i due significati. Se si puô dire che la produzione delle opere lessicografiche italo-slovene non fu mai molto abbondante, trattandosi, quanto alio sloveno, di una lingua di minor peso, si vede che nel passato, alcuni fatti storici, purtroppo anche infelici, diedero spinta alia composizione di vocabolari bilingui. Il compianto Paolo Zolli ha raccolto (EST EUROPA, vol. I, Udine 1984) i titoli dei vocabolari pubblicati nel nostro secolo: parecchi sono nati da una spinta esteriore, e non da una necessità intrínseca, cosí i vocabolari, pubblicati durante il primo conflitto mondiale; a mo' d'esempio: Giacomo Maria Lombardo, II vocabolarietto del soldato italiano. Italiano-sloveno, Società editrice Dante Alighieri, Milano-Roma-Napoli 1915. La data di certo non offriva all'autore il tempo necessario per fare un'opera durevole, ammesso anche che avesse avuto i dovuti requisiti. Mi sia permesso di aggiungere un ricordo personale. Rammento dalla 1.a edizione dell'onesto, benché più che modesto Bajee - Kalan, Italijansko-slovenski slovar - Dizionario italiano-sloveno, dato alia luce a Lubiana nel 1941, nei primi mesi dell'occupazione italiana (è passato dunque più di mezzo secolo!), dove gli autori, giustamente imbarazzati, si scusavano dicendo nella prefazione che "il dizionario non era opera di questi ultimi tre mesi, ma frutto di un intenso lavoro degli ultimi tre anni". Benché la messe fosse, per il numero delle opere pubblicate, non proprio abbondante, un lavoro almeno, per la sua vetustà, deve essere menzionato. Si tratta di Vocabolario Italiano, e schiauo che Fra Gregorio Alasia da Sommaripa dell'Ordine de' Serui della B.V. Maria pubblicó a Udine nel lontano 1607. La nostra rivista ebbe già l'occasione di consacrare all'analisi lingüistica di questo importante lavoro qualche prezioso saggio, pensó soprattutto al contributo della compianta slavista udinese Neva Godini (II punto su Sebastiano Krelj, Ling. 27). II dizionario, considerata la data e lo scopo, è relativamente ampio, e nello stesso tempo modesto nel senso che a ogni parola italiana corrisponde una sola parola slovena. A questa del tutto scusabile mancanza di fatto, sopperisce il buon servita aggiungendo al puro vocabolario alcune frasi fatte, un piccolo vocabolarietto che potrebbe essere utile a un primo contatto di un italiano con la gente slovena. Un po' come parecchi secoli prima le Glosse di Cassel, romanzo-baiuvaresi. Dobbiamo comunque dargli atto, all'autore, della sua perspicacia lingüistica: "La mattina dicono, dobro iutro, che propriamente significa, buona mattina". Per la vetustà è doveroso aggiungere anche, addirittura anteriore di qualche anno, il Thésaurus Polyglottus: vel Dictionarium Multilingue di Hieronymus Megiser (Frankfurt, 1603), dove, certo, ogni vocabolo italiano o sloveno s'incontrano in 204 compagnia di alcune decine di vocaboli di altre lingue (centinaia) e perció quasi smarrito. All'elenco dello Zolli possiamo per gli anni recenti aggiungere qualche meritevole pubblicazione, sebbene parziale, vale a dire, rivolta ai singoli settori della lingua. Sorti dalla pressante necessità, non meraviglia che questi lavori siano nati nella cerchia dei ricercatori sloveni a Trieste dove, più che a Lubiana, il problema è scottante. Pensiamo ai vocabolari di lingua técnica, come quella del lessico bancario, Kaučič-Baša et al. Priročni slovar bančnega poslovanja del 1992, o quello dell'edilizia, Vanda Husu, Stanovanjska hiša del 1994, e anche a quelli più specifícamente linguistici, fraseologici, quali le due preziose opere di Diomira Fabjan Baje, Lažni prijatelji - Falsi amici del 1994 e Dve muhi na en mah - Due piccioni con unafava del 1995. Se le opere menzionate sono destínate all'utente sloveno, saranno utili anche a un italiano, perché bilingui. Come lo sono, ovviamente, anche i dizionari bilingui dai quali è doveroso ricordare i lavori di Anton Grad, come Italijansko-slovenski slovar, Maribor-Trst 1967, e Italijansko-slovenski in slovensko-italijanski slovar. Dizionario italiano-sloveno e sloveno-italiano, Ljubljana 1969 (con dieci ristampe negli ultimi venticinque anni). Dalla parte italiana ci piace mettere in rilievo soprattutto Dizionario compatto sloveno-italiano, italiano-sloveno, a cura di Edizioni Urban, Zanichelli Editore, Bologna 1997. Va menzionato, inoltre, Glossario sloveno-italiano = Slovensko-italijanski priročnik, Gorizia 1997 di Francesco Antonini, che segue la Nuova grammatica della lingua slovena dello stesso autore, apparsa due anni prima. L'interesse e la necessità, dunque, ci sono. Il Grande dizionario italiano-sloveno dello Šlenc è ovviamente destinato agli sloveni. Percio sono preziose le pagine premesse o aggiunte al dizionario vero e proprio che contengono, in sloveno, cenni sulla corretta pronuncia in italiano; è oltremodo utile che i lemmi italiani siano contrassegnati da simboli fonetici quando l'utente potrebbe magari esitare (ad es. bene rispetto a cena, o donna rispetto a fiore quanto alla qualità delle vocali mediane; casa o cosa rispetto a rosa (roza), per quanto riguarda la sonorizzazione o meno della -s- latina. Tali cenni sono tanto più necessari perché lo sloveno, almeno quello occidentale, sta da secoli in contatto col dialetto veneto dove la distribuzione dei fonemi è spesso ben différente. Abbreviazioni úsate nel dizionario faciliteranno all'utente nel constatare al quale campo semántico, associativo il vocabolo appartenga o, caso mai, se ha da fare con un elemento grammaticale: in quest'ultimo caso l'abbreviazione è in italiano, come avv.,f., v. tr./ v.intr. Se necessario per l'utente sloveno, la forma del plurale viene indicata, ad es. in párroco (pl. -ci) o, più prezioso ancora, il plurale dei composti, quelli, ad es., con capo- come primo elemento. Nelle Appendici, poi, troviamo un utile elenco di sigle e abbreviazioni italiane, uno specchietto dei paradigmi dei verbi regolari e ausiliari, un prospetto dei numerali. A proposito delle sigle e abbreviazioni italiane ci rimane qualche dubbio sulla necessità d'includere delle sigle delle varie province italiane sulle targhe automobilistiche; su questo punto, crediamo, l'autore abbonda inútilmente. E' pero altamente lodevole che vi figurano, in questo elenco, anche le sigle che si riferiscono aile istituzioni delle 205 epoche passate, buone o cattive che fossero: cosi ad esempio, G.U.F., G.I.L, organizzazioni fasciste alie universitá e in scuole medie, e addirittura O.V.R.A., la polizia fascista di mala memoria (Opera Vigilanza Repressione Antifascista), o l'ironico MINCULPOP (Ministero di Cultura Popolare). Del periodo della seconda guerra mondiale, poi, sono GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e C.L.N. e C.L.N.A.I. 'Comitato di Liberazione nazionale' e 'Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia', rispettivamente, o del secondo dopoguerra A.M.G. 'Governo militare interalleato' (é stata conservata l'abbreviazione inglese) del Goriziano e del Triestino. L'Autore spiega scrupolosamente queste sigle e le rende chiare anche a chi la loro época non l'ha vissuta (e siamo sempre meno). Oggidi, le sigle sono diventate un male incurabile, dovuto, certo, alie varié instituzioni italiane e internazionali: ci vorrebbe un opuscolo a parte per elencarle tutte. Tuttavia, quelle incluse sono utili, appunto, come dicemmo, perché l'utente non sará solo studioso di letteratura italiana delle epoche passate, sará anche chi consulta un giornale oppure uno scritto che riporta fatti accaduti in questo nostro secolo. Perció, oltre le indicazioni dei limiti d'uso o del linguaggio settoriale (Migliorini, nell' opera detta, proponeva notazioni ambientali e tonali, perché riguardano il carattere di ambiente, come popolare, non popolare, letterario, dialettale, arcaico, antiquato, o di tono, come spregiativo, vezzeggiativo, ironico) sono preziose anche le aggiunte date dallo Slenc ai vocaboli politici, ad esempio, al podestá, di largo uso nel medio evo, normalmente usato nel ventennio fascista e, screditatosi, dopo la guerra sostituito col sindaco. La consultazione lenta e accurata del Dizionario ci rende consapevoli a chi il dizionario si rivolge. Senza dubbio anche all'intellettuale sloveno che vuol conoscere la letteratura italiana in origínale; poi, a chi consulta un testo di varia umanitá, di política, di giurisprudenza, di economia e anche di scienze naturali, di medicina, agricoltura, ovviamente anche lo sport, dove troviamo termini italiani per gli sport popolari, ad es. calcio, calcio d'angolo, addirittura capocannoniere, e quelli stranieri per gli sport meno popolari, questi ultimi debitamente contrassegnati, ad. es. cross, match, tennis, lo stesso sport che risultano non adattati al sistema morfologico dell'italiano. II ventaglio é molto ampio ed é giusto che il dizionario includa tali termini stranieri, giacché non é immaginabile di trovare un dizionario bilingüe settoriale di ampio respiro. Perció si trovano nel Dizionario francesismi di moda guepiére, di cucina croquette, di giuoco croupier, anglicismi come croquet, stock, okay, spagnolismi come pronunciamiento nel senso politico-militare. E' lodevole che le parole straniere sono tipográficamente segnalate come tali. Numerosi sono, inoltre, i latinismi, specie quelli religiosi: ostensorio, ostia, sindone, tutti menzionati come latinismi. Le notazioni affettive non sono sovrabbondanti; servono comunque di orientare l'utente sloveno sul probabile valore di un termine: crumíro, crumíra; guerrafondaio non possono essere contrassegnati che con slabsalno 'peggiorativo'. Piü problematici sono termini che rendono le attivitá che ormai esercitano anche le donne, e da decenni: dottoressa figura nel lemma del dottore con -essa ; per il suo significato che in questo caso esprime la funzione é dunque assolutamente parificata. Non cosi medichessa: 206 occupa un lemma a parte. E' pero ovvio, e cosi appare nel Dizionario dello Šlenc che maestra abbia un lemma a sé. Ministra non é entrata ancora nel lessico italiano (serio), le donne sono ancora sempre ministri, come, e piü rigorosamente ancora fa il francese (si confrontino l'it. scrittrice e la fr.femme écrivain), mentre lo spagnolo comincia ad ammettere la ministra: lo Šlenc se ne fa eco e aggiunge al termine feminino ministra la segnalazione šaljivo 'scherzoso'. Alcune soluzioni potranno essere problematiche. II dizionario include tra i lemmi anche toponimi. Non piacerá a tutti; pero, per Cossovo sará forse superfluo, ma non lo sará per Cittá del Capo per cui in sloveno si conserva la dizione originale, inglese: si adattano solo i toponimi che, piü o meno, sono entrati nella conoscenza collettiva. Vi figura Venezia, ed é corretto, giacché in sloveno si é conservato il toponimo proveniente dal greco (Venetiké) Benetke. L'Autore del Dizionario ha tenuto conto di chi vuol consultarlo e di conseguenza costituire un lemma Grillo traducendolo con lo slov. Ciril non é superfluo. Altamente lodevole é la decisione dell'Autore di far accompagnare ogni termine di pianta e ogni nome di anímale dal rispettivo nome latino, usato nella botanica e zoología. Sará magari superfluo leggere Canis canis e Feles catus accanto ai nomi degli arcinoti animali domestici, pero, in molti casi e in special modo per le piante aggiungere i nomi latini dei quali si servono le scienze naturali puó dissipare ogni esitazione; sappiamo per l'esperienza propria quanto diferiscono in vari dialetti della stessa lingua i nomi botanici. Una delle difñcoltá di ogni lessicografo, unilingue o bilingüe che sia il dizionario, é quella di come scindere i vari significati di un vocabolo. A quel che vediamo, Sergij Šlenc si é attenuto a un solido giudizio. Due lemmi, rispettivamente, occupano tavola/ tavolo: prevale l'uso nell'italiano letterario, non quello toscano. La maestría dell'Autore risulta chiara soprattutto nello scindere in due lemmi due omonimi. Valga come esempio adagio: é un avverbio, sí, e lo Slenc lo illustra anche con il detto adagio, Biagio!, e puó essere un sostantivo, proveniente dal latino ADAGIUM 'proverbio, detto', conservatosi in tale significato. Dicevamo, poi, che il Dizionario dello Šlenc abbonda di detti e proverbi. E' vero: ripetiamo che é utile, questo procedimento, per fini pedagogici; non per niente 1'Autore vanta quattro decenni di attivitá pedagógica alie Universitá di Belgrado e Lubiana e alia lessicografia lo ha certamente spinto anche la necessitá: la mancanza di un buon dizionario italiano-sloveno nel suo lavoro pedagógico. E al lavoro ha dato tutto il cuore, ce lo testimonia la ricchezza del lessico: a volte, il detto in sloveno corrisponde anche per l'immagine al detto in italiano, come in L'uomo propone, e Dio dispone rispetto a Človek obrača, Bog obrne; altrove, e per lo piü, l'immagine é distinta: Tutti i nodi vengono al pettine 'Vse se na koncu plača'. Nel proverbio Troppi cuochi guastano la cucina l'Autore, correttamente, "traduce" con il proverbio sloveno dove appaiono troppe balie a danno del neonato. Per rimanere nell'immagine testé detta: é nata un'opera importante e ricca. Abbiamo un solo desiderio ed é quello che l'Autore possa presto terminare anche la 207 versione inversa, vale a dire, portare a luce il dizionario sloveno-italiano. L'ultimo uscito, del benemerito Janko Kotnik è del 1965. C'è da sperare che il presente dizionario e quello sloveno-italiano che vivamente attendiamo, incoraggi lo studio dello sloveno dalla parte di qualche nostro vicino. Il Grande dizionario italiano-sloveno di Sergij Šlenc ne rappresenta un cordiale invito. Mitja Skubic 208