ANNO III. Capodistria, 16 Agosto -1869. N. ftì LA PROVINCIA wuw ii b- | 3 • I i-.i-f.*' rj ito» ,eJ.»' ni i'" 1 . b:> •)> I »i>4|ilHj$ a «Ja^flKri) .t» .}« OÓO.OQS uni i.l< non GIORNALE BEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED immillimi DELL' ISTRIA. i-vi feij» 'Wj riha iti Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.sti 5; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. .Articoli conujRicati d'interesse generale si stampano ara-tnitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi !j per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. SULLA QUANTITÀ DELLE PRINCIPALI PRODUZIONI DEL SUOLO DELL'ISTRIA. (Continuazione e fine, vedi n. 1SJ. Presentiamo un quadro della quantità dei gelsi e prodotto «li bozzoli nell'Istr ia secondo distretti, tratto dall'opera: Enquele ubar den Seidenbau in Ocsterreicli (inchieda sulla sericoltura in Austria) pubblicato nel •1867 dal Ministro del commercio e della pubblica e-co no mia. Prodotto in bozzoli Prima del- Distretto Piante anno 1867 lo scoppio lell'àtrofia Punti Alluma 7000 800 Buje 16,000 2000 20000 Capodistria 21,225 7000 29175 Caslelnuovo 6,481 180 — Cherso 600 200 _ Dignauo 7,000 800 — Pisino 50.000 2685 5000 Montò na 22,000 ? ' ? Parenzo 51,000 2507" 6800 Piuguenle 14,000 5158 12-55.000 Pirano 15,000 1200' 1 (3,000 Pola 1,500 150-200 — Rovigno 4-5,000 — — Veglia 8,000 800 6000 Volosca 12,815 500 — Assieme 227,621 1 25,000 L'Istria possederebbe adunque presentemente circa 250,000 gelsi. Quanto scarso sia questo numero rispetto alla superficie atta ad alimentare questa pianta, lo si desume da ciò che ad eccezione di alcuni luoghi maggiori,, o-ve essa fu diffusa a cura de migliori possidenti, come a Parenzo, Capodistria ecc. (Capodistria ne fu la prima) assai poco, ed in alcune parti niente, spicca la sua col- livazione. La Provincia pertanto può e dovrebbe avere senza pregiudizio delle altre colture per lo meno 2 milioni di gelsi, che corrisponderebbero al numero posseduto dalla provincia di Gorizia, ma potrebbe agevolmente superare i 2.500,000 del Tirolo italiano che nell'anno 1867 diedero 5,600,000 l'unti di bozzoli. Osserverò che per alimentare un'Oncia di semente richieggonsi 2000 l'unti di foglia, che questa fòglia pnò essere fornita da 100 piante da 15 anni, e da 50 da 25, che da 100 l'unti di bozzoli si eslraggono 14-15 libbre sottili di seta, le quali vendonsi a fior. 12-14 fiorini la libbra. Si calcoli ora quale reddito potrà dare in un non lontano avvenire all'Istria la coltura del gelso convenientemente estesa. lru reddito rilevante e sicuro ritraggo l'Istria dalle legna da fuoco, ma, eccettuati i boschi erariali, poco ormai più dal legnarne di costruzione navale, il quale per bontà non teme confronti. In più luoghi s'incominciò a riconoscere la necessità di allevare novelle querele in Irrogo delie antiche recise. Sarebbe facile il ri-fevarrla precisa annera quantità dell'esportazione di questo-prodotto. Il solo distretto di Parenzo ne dà circa IÓ'jOOO passa da fuoco, e ritengo vicina al vero la cifra: di 80,000 passi ritenuta dalla Porta Orientale (pag. 60), fa quale però coll'iinboscamento e con una razionale selvicoltura, a cui sarà provveduto mediante la nuova fiegge forestale ora in pertrattazione, verrà in poco volger d'anni di molto accresciuta,, ed in qualche uòcenniò più che raddoppiata. Stando alla statistica del' Loewenthal l'Istria che aveva una popolazione di 215,000 anime produccva in media annualmente .IJJK J, Frumento Segale Orzo Grano turco Avena Spella Saracino 168,638 -149,188 237,753 inetzeu » » » » ■ 7.4,415 •1.10,754 2,272. Sorgo (saggina) 84,884 » corrispondenti circa a 665,000 staja veneti. Ora, siccome si calcola che in complesso'ogni individuo abbisogna annualmente di 5 staja di grani», se la suddetta cifra tosse esalta, l'Istria produrrebbe granaglie quante occorrono per cuoprire il proprio hi- ____cog; G; sogno. Scnonchè siccome in alcuni distretti la siccità ed il suolo stesso sono causa che si raccolgono poche ortaglie e piante tuberose, il consumo di pane e polenta, con cui vi si supplisce, è maggiore; ond'è che alcuni pretendono doversi assegnare colà per ogni individuo 6 staja di granaglie all'anno. Per tal modo si richiederebbe ancora l'importazione di circa 200.000 staja di frumento e granone per coprire il bisogno della provincia, e questa produrrebbe non già come taluni pretendono appena la metà del suo consumo di grani, ma due terzi. Se le sudelte cifre, verosimilmente ufficiali, sieno state rilevate con esaltezza, e corrispondano quindi alla verità, non so; ma non presto fède alle indicazioni delle seguenti produzioni date dal Loewenthal, quand' anche le abbia tratte da registri ufficiali: fagiuoli 5085 metzen lente I 174 » veccia 2030 » fava 2008 » miglio 9058 » rape 8000 » cavoli capucci 580100 teste patate 152400 meizen. II motivo che m'induce a ritenere arbitrarie queste cifre, si è che un Capo distrettuale il quale nell'anno 1846 sopra richiesta m'aveva favorito un prospetto dei prodotti del suo distretto, dichiara\ a che per ciò che risguarda gli or indicati, egli li aveva stabiliti approssimativamente. Come sul vino, non dovrebbe riuscire difficile di ottenere per ogni luogo dati sicuri sulla quantità di grani, se si voglia rilevare da due o tre possidenti o-nesli e veritieri quanto essi ne raccolgono in media annualmente, e conosciuta l'estensione della loro possidenza, in proporzione a quella degli altri abitanti del comune, farne la debita moltiplicazioue. Credo potersi ritenere, sino a che la statistica da compilarsi ci dia dati positivi, che l'Istria faccia un auiio coll'altro granaglie per otto mesi; ma quando l'agricoltura otterrà un trattamento migliore, quando rimboscamento avrà migliorato le nostre condizioni climatiche, quando si trarrà il debito profitto dalie fertili pianure dei distretti di Pola e Parenzo, quando saranno ridotti a buoni prati e campi le paludose valli del Quieto inferiore e dell'Arsa, quando lo Stato s'esproprerà del bosco di Montona, l'Istria non solo non avra bisogno d'importare granaglie, ma ne esporterà con notevole suo vantaggio, per la riconosciuta bontà del prodotto. Non dubito che la maggior parte dei lettori mi dirigerebbero la domanda con quale scopo io abbia fatta questa verosimilmente stucchevole chiaecherata; al che risponderei, essere stato mio intendimento: 1.° Di mostrare quanta oscurità ed incertezza rc-yni tuttodì intorno alla produttività della nostra patria, < quanto sia il bisogno d'una statistica che ci fàccia conoscere le vere condizioni economiche delia provincia, fra altro i nostri prodotti agricoli, e di quali principalmente si possa e debba promuovere l'accrescimento. Se la massima di quel greco sapiente: conosci te stesso è necessaria per l'individuo, essa è pure applicabile ad un popolo. Amministrare bene un paese è impossibile senza averne ona perfetta coimeeaza, Sec- ..... ' ''A. tiamo con vivo piacere che la Giunta provinciale intende di promtjovere la compilazione della statistica i-slriana, e non dubitiamo che coadjuvaia dal Governo, dalla Camera di Commercio, dalla Società agraria, dai Comuni e dalle persone più illuminate d'ogni distretto, riuscirà a presentare al paese un'opera che per copi» e sincerità di dati, e giustezza d'osservazioni, diverrà interessante ed utilissima, agli amministratori ed alle popolazioni nostre. 2." D'eccitare i comprovinciali, e specialmente la colta gioventù a occuparsi di studii statistici, e d'invogliarli a prestar la loro opera allorché s'imprenderanno i rilievi per la formazione della statistica dell'Istria. 3." Di confortare i possidenti a continuare fiduciosi nei lodevoli loro sforzi, per migliorare l'agricoltura secondo i nuovi trovati della scienza, offrendo alla classe rustica l'insegnamento dell'esempio, che trova in essa sempre pronta imitazione; e di persuadere tutti, che la provincia possiede ottimi clementi di prosperità, ai quali convien dare, per quanto è possibile, energico e sollecito sviluppo. ■• i a r»fij(if.»p — ;. ! CAjdi' o.l1 biI ,ijJ'»i!.-ilj «inuma ; : iJ> S! ; ' \oii AiiymUnQ iti jwb -vttKt -jHuMt'A . 'rio'IIcB Da Dignako ad Albosa. Era il giorno 23 del passalo Giugno in cui io attraversai quel tratto del nostro paese, che si estende da Diguano ad Albona. Esso è or brullo o coperto di povera ed arsiccia verdura, che denota il correre frequeute ed impetuoso dei venti su quelle sterili fratte, ora ha l'aria ridente, come la fisoiiomia ddlcI piante, come la rigogliosa e svariata vegetazione che ' 10 riveste, ora è piano ora scosceso, ora elevato ora depresso, sempre accidentato e sempre bello. Varcato quell'ameno séno di mare che è il canale dell'Arsa, salii peli'erto fianco del monte, che s'inalza alla sponda orientale del fiume terminando in scheggioso ciglione, e ad ogni passo che andava mutando mi si affacciavano nuovi e deliziosi quadri di una pittoresca natura. Qua angusti greppi, là aperti pionerotli, là fitti macchioni di quercie e sparsi cespugli di carpini e di ginepri; poi vigneti ed ulivi e campi di messe bion-deggiantc, e rupi, simili ai massi erratici, nude, isolate, e burroni, che mostrano scoperta l'ossatura del suolo, la cui singolare stratificazione disordinata, ob-bliqua e quasi perpendicolare accenna nd immani sconvolgimenti tellurici, che disposero quei colli si tumultuariamente, quasi onde impietrite di mar burrascoso. Sentii l'aura mia antica... e le varie sensazioni or liete ora moleste, inseparabili dalle particolarità del viaggiare, non dovevano essere che il preludio di altre e più profonde impressioni riserbatemi dal mio paese natio. Non istà che io esponga i sentimenti risvegliati in me nel rivedere i miei congiunti ed amici: questi hanno sacro e recondilo ricetto nel cuore; ma 011 è forza parlare della gradila sorpresa che provai nel visitare il gabinetto o museo, o come altro si voglia appellare, quella vaghissima raccolta di oggetti di geologia, di mineralogia, di archeologia di numismatica, di paleontologia e di altre scieiize ed arti, la quale risguarda od appartiene nella massima parte all'I- stria e segnatamente alla regione posta fra l'Arsa e il Quarnero, ossia all'agro naturale di Albona, ed è dovuta alle instancabili cure e molteplici cognizioni del nostro Tomaso Luciani, il quale, senza perdonare nè a spese nè a fatiche da oltre cinque lustri l'ha iniziata, e co» insistenza e perseveranza rarissima l'ha proseguita ed ampliata, togliendo successivamente alle viscere della terra ed alla notte delle tombe qnei frammenti dei secoli che furono. Senonchè tratto altrove dalle vicende della vita, affidò tale stia raccolta al compianto Sig. Antonio Scampiccliio, il quale dotato com'era di forti alleili e gentili, la ritenne e, quasi a dire, ospitò in casa sua. Ora i figli di lui fecero di più Disposero a ciò apposita e ben adatta sala, dove furono coordinati in modo stabile gli oggetti accennati, aggitingendovene degli altri analoghi proprii alla loro famiglia o raccolti dal defunto, ed insieme ai Luciani, animati d'amore vivissimo pel pubblico bene e pel decoro del paese, vanno tuttavia rivendicando un prezioso complesso di patrie memorie, di cui la gioventù istriana, ma specialmente Palbonese potrà far tesoro e ritraine utili ammaestramenti, pratici vantaggi, gagliarde ispirazioni. Mi sarebbe difficile,e Tindofe di questo scritto d'altronde noi consentirebbe, di entrare in dettagli descrivendone le reliquie dei tempi, nei quali l'ignea forza sotterranea fè balzar le montagne in mezzo alle acque, c le acque altre montagne precipitarono nelle profondità mediante i loro sedimenti;, dirò soltanto di aver ammirata la copiosa collezione di fossili, e particolarmente quelle delle nummoliti proprie del territorio e-oceno od vpicretuceo oi Albona, come pure la notabile quantità ui ecchinodermi, d'ippuriti, di melarne, di ttritit, di terebrofule, di pecten, di molluschi e zoofili. di alghe e felci e funghi ed altre piante pietrificate. nonché minerali e metalli, campioni delle miniere dldria, di Sovignacco, di Carpano, del saldarne (Info quarzoso) di Pola, Albona e Pisino, delle marne da cemento idraulico del circondario di Albona,. e poi qua e là, in piacevole disordine, delle stalattiti di Adel-sberg e del Kerka, dei ramoscelli di corallo, delle pe-trificazioni della provincia veronese e vicentina, del marmo di Carrara, del quarzo aurifero di California^ delle bellissime conchiglie di Dalmazia, delle pielruco-le del Monlenero, e di qualche altra montagna, memorie quasi tutte serbate dal Luciani dei--suoi, viaggi ed escursioni. Le popolazioni fossili delle caverne quaternarie soavi pure rappresentate da alcuni esemplari di breccia ossifera dell'isola di Cherso, nei quali, commisti 3 mola rossigna, indurita e quasi cementati, si veggono denti ed ossa di animali ora estinti od emigrati in remote latitudini, che vennero sepolti in masse enormi nelle spelonche per causa di eventi meteorologici o per altre cagioni nel periodo postglaciale. Anche il Dj Scampicchio ne ricevette non ha guari da Lussino dei nuovi pezzi assai interessanti e sta dietro a làrne raccolta. Importanti son pure alcuni attrezzi di cui servi-vasi l'uomo, dirò così^ primitivo, nelle età anteriori ad ogni storica tradizione, quando nè famiglia, nè leggi, ne religione, attutivano la sua fierezza istintiva e vigeva nomade in mezzo alle belve, come i selvaggi d'oggidì dell'America ed Africa; ed è appunto al Luciani che spetta l'incontestabile merito di aver rileva- to per primo l'esistenza in Istria di colali arnesi det-l'e/ò della pietra, tra cui primeggia una pmila di freccia in silice, raccolta in Vermo presso Pisinos raratte-rislico strumento di quel periodo antichissimo, c che sta al pari colle più rare e meglio conservate che si conoscono. Anche dHPe/à del bronzo vi hanno alcuni gingilli, specie di amuleti forati per poterli appendere al collo od ai polsi, raffiguranti dei bizzarri animaletti. Dell'c/à del ferro non mi ricordo se esista qualche oggetto; ma vi è un elmo di rame, scoperto in Fianona, dell'epoca celtico-liburnica, sul ch'i rilevante valore archeologico si espresse di già l'illustre D.r Kandler in questo stesso giornale, nonché un cumulo di trtmtiiriii di cotti, raccolti su pei castellari dei monti di Albona non solo ma d'altre parti dell'Istria, i quali accennano a popolazioni anteriori alla' conquista romana. Di antichità romone vi ha poi dovizia. Oltre gli apografi esattissimi delle molte iscrizioni esistenti in Albona e nell'agro, vi ha una interessanlissima collezione di embrici e di altri cotti con bolli, di lucerne, di lacrimatoiy e frammenti di vasi; c'e un timbro romano, un i chiavetta romana e spille e braccialetti ed altre cianfrusaglie. Tra gli utensili spicca però in modo particolare un elegante vaso di vetro violaceo, compendiato da spirali smallale in bianco, una specie di coppa, che fu trovata in un'urna vicino a Car-nizza nel distretto di Diguano. Essa deve esser stata dapprima composta di tanti pezzetti poligoni, poi formata e modellata,, poi,, probabilmente tornila. E lavoro rarissimo e fallo ad imitazione delle pietre preziose. Ma già il sole declinava al tramonto, e non era più possibile che di trascorrere rapidamente le partite residue, fermando l'attenzione soltanto sopra gli e-semplari più importanti. La raccolta numismatica offre numerose, se non complete collezioni di monete rumane e venete, di cui alcune rare, altre benissimo conservate. Ve ne hanno di consolari d'imperatorie e del basso impero. Vi ha un Tolomeo ed alcune greche, .estranee però all'agro albanese, e molte dei Patriarchi di Aquile]a, dei Vescovi di Trieste, dei Conli del Tirolo e di varie zecche della Dalmazia e d'Italia. A questa collezione va unito un numero di medaglie, parte originali d'oro e d'argento, parte ritratte in zollo, iu gesso, in galvano plasticale di pietre incise, come corniole, cammei, agate e simili. Passai per ultimo in rivista alcuni dipinti ed armi di proprietà della famiglia Scampicela», delle incisioni di Morghen, delle mobiglie antiche ad intarsiatura e ad intaglio e delle bellissime cornici di ebano, raccolte anche queste dal Luciani, siccome oggetti leggiadri e ricercati perchè rappresentano i costumi dei tempi e segnano i passi di un'arte. Speciale interesse poi mi destarono tre studi ad olio, che a giudicarne dalla freschezza dei tocchi, dalla robustezza delle tinte e dal disegno correttissimo, devono appartenere alla scuola veneta del cinquecento ed essere di buon autore. Della raccolta di libri, codici antichi, carte geografiche, manoscritti patrii ecc. non ebbi tempo di vedere altro che alcune edizioni di Aldo, di Griffo ed altre rare del secolo XVI. e lo Statuto originale di Albana nel 1541, in pergamena, conservato ammirabilmente {*) imperciocché incominciando ad imbrunire la sera, mi convenne staccarmi da quei monumenti dei tempi che più non ci appartengono, ed, assorto nella mesta voluttà del presente, mi appressai all'aperto balcone e rivolsi lo sguardo al basso della valle, agli ubertosi clivi circostanti ed, oltre le vette, al Quarne-10 rischiarato dalla sorgente luna. L'aria era tepida e. balsamica, il ciclo limpido e sereno. Si avvicinava la notte, la notte di S. Giovanni; dedicata dal mito ai convegni ed alle ridde delle streghe. 11 pregiudizio persiste ancora a scongiurarne i chimerici incanti col-J'accender de'fuochi per la campagna. Forse, pensava, fu misura igienica in origine cotesla costumanza ammantata di misticismo; ma ad ogni modo vi sta racchiusa una simbolica verità; che se i sortilegi non raffigurano altro che l'idea generica del male, qual mezzo mai a dissiparlo più valido del fuoco?... del fuoco, espressione del calore e della luce, della fantasia e delia .ragione, delia scienza e dell'amore? ______IL (") Onesto prezioso documento è particolarmente dovuto al vigile e patriottico zelo del già commemorato Sig. Antonio Scam-pieehio. Risultati delle esposizioni di animali utili all'economia rurale ch'ebbe luogo in provincia ne'mesi di maggio e ghigno. Par impiegar a in modo conveniente e proficuo la sovvenzione di fni. 1900 accordati all'Istria dallo Stato ancor nell'anno decorso pel miglioramento dello razze di animali utili all'economia rurale, venne dalla presidenza della Società agraria i-striana aperto un concorso di premj, modellato sopra analogo progetto, che si redigeva dal Consorzio agrario di Parenzo, e che noi riferimmo per intero nel n.° 10 del nostro giornale. L'esposizione di tori, di vacche, e di mandre di pecore ebbe luogo nei giorni e nei luoghi stabiliti dal Regolamento, le cui norme vennero per quanto fu possibile, rigorosamente osservate. Soltanto qua e la dovettero i giurati e la presidenza della Società decampare dallo stesse, perchè altrimenti l'esposizione non avrebbe potuto aver luogo, o perchè in caso diverso lo scopo a cui si mirava, non avrebbe potuto raggiugneri>i. L'esposizione pel primo scompartimento ebbe luogo a Veglia li 7 Giugno. Furono presentali al conc'orso tre tori, e quattro mandre di pecore. Dei tori due soli aveauo l'età prescritta ed il numero degli animali componenti le mandre fu di 81, 75, 72 « 62. Ebbe il premio di fni. 100 il toro di Francesco Morosin l'u Nicolò da Santa Fosca, e quello di fni. 80 la mandra di 72 pecore, di Giovanni Semersich fu Francesco da Veglia. A Dignano (II scompartimento) si tenne l'esposizione il t.° jiugno, e vi concorsero tredici tori e sette vacche. Dei tori uno era di quattro anni, uno di tre, ed undici di età inferiore alla prescritta. Delle vacche una era di anni cinque, ma avea già figliato, una di tre anni e mezzo, ma eri pregna, una di tre anni, e quattro di età inferiore. Couferivasi il premio di fui. 60 ni toro di Antonio Giachin di Dignano, quello di fni. 33 al toro ili Giovanni Jaxa di Earhana, d: fni. 30 al toro di Giovanni Pelei di DignanO; e di fni. 25 al toro di Marco Matcovich di Ilo-»erìa. Furouo premiate con fui. 25 ognuna la - vacca di appa- j r'.-uie razaa faiwoeiat» nostrana-friulana di Nicolò Poppovich di Pe- j j'oi. ò^fsltKì di Katàfaj Follo di san Vincenti. | LI'esposizione del III scompartimento seguiva in Atbona li 5 giugno, con cinque tori e quattro vacche. I due tori premiati, l'uno con fni. SJ, l'altro con fni. 40, furono quello di Martino Mezzar di Terviso, e quello di Francesco Pilat. Tra le vacche consegui il premio di fni. 30 quella del sig. Giuseppe de Susanni. Pel IV scompartimento segni l'esposizione a Montona il giorno 29 maggio. Concorsero al premio undici tori e tre vacche, ed il primo premio di fni. 100 l'ebbe il toro di Francesco Scropetta fu Antonio da A'ovaco, ed il secondo di fni. 50 quello di Giorgio Legovich fu Giovanni da Visinada. A Casleluovo (V scompartimento) fu l'esposizione ai 22 maggio, e si presentarono al concorso due tori, quattro vacche, e sei mandre ovine di 53, 48, 48, 47, 43 e 42 capi. Il premio di fni. 100 si conferi al toro di Antonio Drosina da Cosiane, e quello di fni. 50 (in difetto di vacche da premio) al toro di Giovanni Benulcich da Castelnovo. Fra le mandre ovine ottenne il premio di fui. 30 quella di Giovanni Jurissevich da Marcusi-na di 43 capi. L'esposizione del VI scompartimento seguì a Pinguente con quattro tori ed un'armenta. Fu aggiudic.lto il premio di fui. 100 al toro di Antonio Gain fu Andrea da Sterpet, e di lui. 50 al toro di Antonio Cartolici) da Carcauzze, e quello di fili. 50 all'ai-menta di Giovanmaria Zoucada fu Matteo da Rozzo. Infine l'esposizione del VII scompartimento ebbe luogo i Ruje, essendovi concorsi al premio cinque lori, de' quali fu premi aio con fui. 100 quello dei fratelli Vigini di Berd.i Dei sette premj stabiliti dal § 20 del Regolamento, .niue distinzione personale per quegli espositori che si fossero presta» con amore e aagriiìzi all' allevamento di un toro e alla maggior riproduzione, non ne fu aggiudicato che un solo, di cui, secondo il voto del giurì di Pinguente. si rese meritevole Antonio Cain. Il giurì di esposizione di Buje rimeritò delle dovute lodi i signori Nicolò Pertich ed Antonio Codiglia pei tori da loro e-sposti, e quello di Albona fece altrettanto col signor Giuseppa de Susanni da Chersano, membro del Comitato della Società a-graria istriana, perchè oltre ad una giovenca che fu anche premiata, trasse all'esposizione quattro giovani buoi da lavoro, ua bel toro di due anni, ed un vitello di un anno, tutti di belle forme, e di razza evidentemente migliorata. Si darà qui in riassuuto l'impiego fatto della sovvenzione di f. 1900: i>. 4. 3. Premj per vacche . . Premj per mandre ovine Spese d'intervento 6. Dette presidenziali . f iogo » 150 » 100 » 50 » 112.60 J> 24.93 f. 1437.55 Restano quindi disponibili come civanzo sul!' accennata sovvenzione fni. 462.45, circa a'quali farà proposte il Comitato della Società per essere prese nella dovuta considerazione dal Congresso generale che nel prossimo autunno sarà tenuto nella citta di Pisino. Nel K.® li del ì Giugno a. c. la Provincia riportava la Relazione della Giunta provinciale istriana alla Luogcteuenza sul modo più opportuno di diffonder^ sollecitamente e con buoni1 effetti l'istruzione agraria nell'Istria, dopoché il sig. Ministro dell'agricol lui a giunta il dispaccio 27 gemerò 1869 3503 aveva adul- lato il provvedimento di ammettere alquanti maestri comunali delle singole provincie alla frequentazione del corso d'istruzione agraria che viene aperto a Vienna duranti le ferie autunnali. Essa Giunta accogliendo le vedute della Società agraria proponeva la nomina, a peso del fondo provinciale, d'un maestro viaggiante d'agricoltura, il quale poi al tempo delle vacanze autunnali tenesse un corso di lezioni agrarie ai maestri delle scuole c-lementari, ai quali verrebbe data dai fondi dello Stato un'indennità di spese, e l'istituzione dei due stipendii erariali in favore di giovani istriani che si applicassero allo studio della scienza forestale in uno de'riputati istituti di questo genere della monarchia. Per sicure informazioni avute siamo nella gradita posizione di rendere noto, che il sig. Ministro suddetto ha aderito a queste proposte; e prescegliendo fra i concorrenti per l'ammissione al corso d'istruzione agraria in Vienna i maestri di Bresovizza e Strussiza, ha poi assegnalo una sovvenzione di f. GOO per le spese che incontrerebbero i maestri delle scuole elementari nel frequentare le lezioni autunnali del maestro ambulante; ed istituì infine per l'anno di studio 1869 - 70 e pei susseguenti, sinché duri il bisogno, due stipendii erariali, ciascuno di f. 400, per giovani istriani che si dedicassero a frequentare l'Accademia forestale di Maria-briinn, la scuola forestale dì XVeiswasser, ovvero quella di Eule nella Moravia, obbligandosi di esercitare poscia la loro pratica forestale nell'Istria. In appresso verrebbero indicali il programma e le condizioni per l'ammissione agli or detti istituti. Quanto valore abbiano queste disposizioni del sig. Ministro d'agricoltura per accelerare il miglioramento delle nostre condizioni agrarie, lo vede ognuno, ed i cuori di tulli s'apriranno a liete speranze sui futuri destini della nostra agricoltura. Intanto i due generosi stipendii per coloro che vogliono apprendere ia scienza forestale, varranno, si spera. a determinare parecchi nostri studenti a concorrersi per dedicarsi a questo interessante ramo dell'agricoltura, il quale nell'imminente organamento del medesimo verrà ad aprire alla gioventù nuova via per impiegare la sua attività, e procacciarsi una soddisfacente posizione, lauto più apprezzabile in quantocliò la coltura e la tutela dei boschi dell'Istria assumerà un sempre maggior grado d'importanza, mostrando il Governo in ciò perfettamente d'accordo colla Rappresentanza provinciale a tutta evidenza di voler rivolgere a quest'argomento le più assidue sue premure. Vii.vS. .ao» ;«CT i ti' biovimento •commerciale - marittimo del porto di fola nel decennio 1859-1868. 1859 I. Navigli entrali а. Operanti carichi, della portata di lon. 54959 IN.0 1548, de'quali 129 a vapore, con valori importati di. fui. 1.805,010. б. vuoti N.° 91, di ton. 8515. c di rilascio carichi N.u 125 di tWri. 3659. d. vuoti N.° 75 di ton. 857. :! i_i.i ; Totale Navigli 1837; lon. 67970. II. Navigli sortili a. Operanti carichi N.° 535, di ton. 898*7, co» valori esportati di fui. 560.493. b. vuoti N.° 1508, di ton. 52726. c. di rilascio carichi N.° il2LJ. di lori. 5491. d. vuoti N.° 68, di ton. 894 ' Totale Navigli 1851; lon. 06101. Nazionalità de'navigli esteri: greca, neerlandese, ottomana e pontifìcia. 1860 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portata di ton. 82992, de'quali 175 a vapore, con valori importati di fiorini 5,236.529. b. vuoti N.° 169, di ton. 4421. c. di rilascio carichi N.° 89, di tòn. 2295, d. vuoti N.° 99. di ton. 4409. Totale Navigli 2567; ton. 94117. II. Navigli sortili a. Operanti carichi N.° 575, di ton. 10547, con valori esportati di fui. 271955. b. vuoti N.° 2025, di ton. 78715. r. di rilascio carichi N.° 87, di ton. 2225. d. vuoti N.u 103, di lon 4362. Totale Navigli 2588; ton. 95647. Nazionalità de'navigli esteri : francese, grecu. inglese, napoletananeerlandese, pontificie, e ^xdo*norvegese. 1861 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portata di ton. 121371 N.° 5065, de'quali 195 a vapore, con valori importali di fui. 3,382,129. b. vuoti N.° 198; ton. 4519. c. di rilascio carichi N.° 108; ton 3080' , d. vuoti N.° 88; ton. 5050. Totale Navigli 5459; ton. 154000. II. Navigli sortiti a. Operanti carichi N.° 509, di ton, 14106, con valori esportali di fui. 497150. b. vuoti N:° 2772; lon. 112450. c. di rilascio carichi N.° 108; ton. 5080. d. vuoti N.° 88; ton. 5050. Totale Navigli 5477; ton. 134646. Nazionalità de'navigli esteri : greca, inglese, napoletana, ottomanapontificia, e svedo-noi-vegest. 1802 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portata di lon. 105845 N.° 2508, de'quali 222 a vapore, con valori importati di fui. 2,969,106. b. vuoti N.° 503, di ton. 7524. c. di rilascio carichi N.° 92: ton. 2255. d. vuoti N.° 210; ton. 25974. Totale Navigli 3113; ton. 459596. II. Navigli sortiti a. Operanti carichi N.° 491, di loti. 42064, con valori esportati di fui. 466294. b. vuoti N.° 2290; ton. 100549. c. di rilascio carichi N.° 92; ton. 2253. d. vuoti Pi.0 213; ton. 23974. Totale Navigli 3083; ton. 138840. Nazionalità de'navigli esteri: grecaj. inglesej na-poletana, pontifìcia e russa. 4863 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portala di ton. 95253 N.° 2163, de'quali 225 a vapore, con valori importati di fni. 3,196.300. b. vuoti N.° 297; ton. 6534, c. di rilascio carichi N° 138; ton. -17061. d. vuoti ]N.° 450; ton. 12712. Totale Navigli 2748; ton. 131560. II. Navigli sortiti a. Operanti carichi N.° 445, di ton. 40026, con valori esportati di fni. 194067. b. vuoti N.° 2043;. ton. 90632. c. di rilascio carichi R° 138; ton. 47061. d. vuoti N.° 450; ton. 12712. Totale Navigli 2776: ton. 430431. Nazionalità de'navigli esteri: annoveresc, greca,, nglese, napoletana, pontificia e russa. 4864 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portala di ton. 405362 •V 4726, de'quali 261 a vapore, con valori importati di fui. 2,281,726. b. vuoti IN.0 248; ton. 8383. c. di rilascio carichi N.° 85; ton. 6926. d. vuoti N.° 143; ton. 5966. Totale Navigli 2202; ton. 126637. II. Navigli sorliti a. Operanti carichi N.° 540, di ton. 43127, con valori esportati di fui. 188079. b. vuoti N.° 1458; lon.'69255. c. di rilascio carichi 85; lon. 6926 d. vuoti N.° 143;. ton. 5968. Totale Navigli 2226; lon. 425274. Nazionalità de'navigli esteri; greca, inglese, tue-demburghese, napoletana, pontificia e spagnnola 4865 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, della portala di ton. 449008 N.° 4867, de'quali 285 a vapore, con valori importati di fui. 2,955,547, b. vuoti N.° 440; ton. 8507. c. di rilascio carichi N.° 484; lon. 6885. d vuoli N.° 485; lon. 9280. Totale Navigli 2376; ton. 443680. II. Navigli sorlili a. Operanti carichi N.° 640, di ton. 37758, con valori esportati di fni, 229773. b. vuoti N.° 4328; ton. 69074. c. di rilascio carichi N.° 484; ton. 6885 d. vuoti N.° 485; ton. 9280. Totale Navigli 2342; lou. 442994. Nazionalità de'navigli esteri: greca, napoletana, pontificia, russa c spagnuola. 4866 I. Navigli entrati а. Operanti carichi, della portata di ton. 224985 N.° 3048, de'quali 458 a vapore, con valori importati di fui. 4,809,235. б. vuoti N.° 166; ton. 40830. c. di rilascio carichi N.° 113; ton. 5913. d. vuoti N." 199; ton. 40588. Totale Navigli 3526; ton. 252346. II. Navigli sorliti a Operanti carichi N.° 1087, di ton. 40239Z, ccu valori esportati di fni. 1,172,319. 6. vuoti N.° 2151; lo... 133,815. c. di rilascio carichi N.9, 113; ton 5913. d. vuoti N.° 499; ton. 10588. Totale Navigli N.u 3550; ton. 252713. Nazionalità de'navigli esteri : greca, inglese, italiana, napoletuua, ponlifuia. 1867 I. Navigli entrali a. Operanti carichi, della portata di ton. 5=179. de'quali 433 a vapore, con valori importati di fiorini 4,552,842. b vuoti N.° 143; ton. 8910. e. di rilascio carichi 184; ton. 23272. d. vuoti N.° 442; ton. 6855. Io la le Navigli N.° 3«48; ton. 257029. II. Navigli sortili a. Operanti carichi iY° 4097, di ton. 92384. con valori esportati di fni. 614868. b. vuoti N.° 2277; lou. 435921. c. di rilascio carichi 184; ton. 23272. d. vuoti N.° 142; ton. 6855. Totale Navigli N.° 3700; lon. 258432. Nazionalità de' navigli esteri: greca, inglese, italiana. montenegrina e russa. 1868 I. Navigli entrati a. Operanti carichi, (iella portala di lon. 222531. de'quali 455 a vapore, con valori importati di fiorini 3,265716. b. vuoli N.° 123; ton. 41010. c. di rilascio carichi N.° 438; (co. 22147. d. vuoti N.° 406; lon. 2913. Totale Navigli 3155; lon. 258571. II. Navigli stiliti a. Operanti carichi N.° 1016, di ton. 93924 eou valori esportati di fni. 473026. b. vuoti N.° 1922; lon. 138117. c. di rilascio carichi N.° 438; ton. 22147. d. vuoli N.° 106; ton. 2913. Totale Navigli 3182; ton. 259074. Nazionalità de'navigli esferi: inglese ed italiana. JÌIBLIOGUAFIA. àrcheograpo triestino edito per cura della Società del Gabinetto di Minerva. Nuova Serie, Volume primo. Fascicolo 4.° Trieste, 1869. Fra i non pochi argomenti, che segnalano un'indiscutibile e serio progresso della nostra nazione ia questi ultimi anni e seno eagione a bene sperare dell'avvenire di lei, ii più notevole è Sicuramente quello, che ciascuno può desumere dal rifiorimento delti stu-dj storici e più propriamente dal più retto avviamento, che hanno preso tra noi le indagini storiche L'amore al passato considerato come elemento della vita nazionale non fu mai tanto oscurato in Italia, che se ne perdesse la traccia. Anche nei tempi del maggiore avvilimento il culto delle memorie aveva numerosi e zelanti osservatori: ma quello che faceva dilètto, era il metodo. La storia non li concepiva, nei tempi addietro, diversamente dalli esempj, che l'antichità e il medio evo ci avevano tramandato: anzi che una scienza essa era un esercitazione letteraria, cortigiana quasi sempre, incurante d'appurare i fatti e sollecita solo d'illustrare ì principi e sovrani, a discapito delle masse ignorate. Le nuove dottrine di critica iniziate in Germania dal Niebuhr non trovarono per lungo tempo imitatori fra noi. Pareva quasi una profanazione quel sapiente scetticismo, con cui i dotti tedeschi si diedero a vagliare tutti i fai ti più comnaunemente accettati, a ricercarne le fonti e ricostruire la storia sopra nuove e più salde basi di verità. Fu solo verso ii 1840, che una eletta di cittadini intraprese in Toscana la publi cagione dell' Archivio Storico Italiano, nel quale vennero raccolte moltissime fonti storiche giaciute finallora ignorate; e quasi contemporaneamente il Governo Piemontese istituì \ a le Commissioni incaricate di rintracciare i documenti della vetusta storia subalpina e li rendeva di pubblica ragione nei celebri Monumenta historiae patriae. A Napoli il Troya, a Palermo l'Amari seguivano lo stesso metodo e inauguravano una nuova maniera di studj storici; li Archivj di Mi-lauo e di Venezia si aprivano anch'essi alli studiosi, e cosi fu resa di publiea ragione un tesoro di notizie importantissime, le quali danno tult'altro carattere e indirizzo alla storia nazionale. Il movimento continuò e s'allargò alle città minori, ciascuna delle quali aveva de'polverosi documenti da togliere all'oblio, e ora chi volesse rifare la narrazione delle vicende italiane troverebbe nella gran massa di fonti contemporanee un validissimo e imprescindibile sussidio a'suoi studj. Fra le provincie italiane, ove cotesto genere di ricerche rimase più a lungo negletto, e dove quindi meno copiose e sicure sono le nozioni, che si hanno della vita passata, è certo l'Istria; uè occorre qui indagare il perchè. Nel secolo presente avemmo tuttavia tre dotti e infaticabili raccoglitori, dei quali sarebbe ingratitudine non fare la dovuta lode. Lo Slancovich prima, poi il Rossetti e ultimo il Kandler s'adoperarono per lunga serie d'anni a riutracciare lutti i vestigi del nostro passalo e illustrarlo, e a loro dobbiamo se il nome nostro non è affatto ignoto in Italia. Ma l'opera di un'uomo limitalo ai soli suoi mezzi è per se stessa incompleta, tanto più dove così vasto è il campo da percorrere. Noi non possediamo ancora una Storia generale della provincia, e forse non ne conosciamo tutte le fonti. Nei nostri Archivj municipali e parochiali, nelle raccolte private ci sono ancora documenti, che nessuno ispezionò, e che certo potrebbero recar luce iu molte controversie. Ecco dunque la necessità di proseguire quelle indagini, che i tre cittadini uilodati avevano già iniziato, e che da qualche anno erano rimate interrotte La storia di un paese è qual- cosa più di una semplice esposizione di date e di nomi: è uno specchio, sul quale esso può contemplarsi e apprendere dal passalo le norme per l'avvenire, è un diploma di nobiltà, che lo aderge in faccia a se stesso e alli altri, è una testimonianza e insieme ur.;t guarentigia de'suoi diritti, uno stimolo e uua traccia, eh' eccita e dirige e giustifica le aspirazioni nazionali di esso. Se dunque noi non abbiamo finora trovato lo storico uostro, facciamo almeno, che si reuda più agevole e sicura la via a quelli, che vorranno iu avvenire tentare la nobile impresa: se non possiamo mostrare all'Italia una storia dell'Istria, affrettiamoci a raccogliere e ordinare i documenti, su cui essa dovrà pur appoggiarsi. E tanto più affrettiamoci a farlo ora, che certe nuove tendenze scese d'oltremonle vorrebbero cancellarci d illa memoria venti e più secoli di storia nazionale e sostituire ai monumenti della nostra vetusta nazionalità le rapsodie più o meno incerte di qualche errante tribù Slovena. Se noi non opponessi^ alle esorbitanti pretese de'panslavisti la tranquilla c-loquenza de'fàlti, saremmo colpevoli di un suicidio nazionale, del quale dovremmo rispondere a'figli nostri, non meno che alla nazione. Per queste ragioni noi non possiamo che vivamente applaudire al concetto, da cui fu inspirata la publicazione della seconda serie dell' Archeogrufo Triestino. La Società della Minerva di Trieste, che se ti lece promoiri ce, si rese con ciò altamente benemerita del paese e dimostrò di comprendere quale sia oggi il compito delle associazioni letterarie e scientifiche. Importa smettere i belati accademici e le arcadiche sdolcinature per ritemprarsi in più severi e più utili studi, se si vuole che il giudizio pubico vegga il vantaggia di colesti sodalizj. E la società della Minerva mostra a più indizj d'essere risoluta a battere ora questa nuova e più proficua via, del che noi le diamo gran lode // Archengrufo Triestino fu, come tulli sanno, lina publicazione ideala e condotta da quell'illustre cittadino, che fu Domenico Rossetti, in tempi di grande neghittosità e di più grande avvilimento. Primo forse iu Italia egli vide la necessità di raccogliere e far conoscere le fonti di storia cittadina, che giacevano disperse e sconosciute per la provincia, e pnblicò in quattro volumi dal 1829 al 1837 una serie eli cronache, documenti, dissertazioni ecc. illustrativi della storia istriana. Aveva in animo di continuare, e già teneva pronto il materiale per un quinto volume, quando la morte lo colse, e le sue carte rimaste per alcun tempo trascurate, passarono in proprietà della Società della Minerva, sua creazione. La Società diretta ora a nuova operosità dolio zelo di alcuni giovani, publicherà dunque quesib documenti, che già tien pronti, e altri, che spera poter ottenere dal concorso delti studiosi. Anzi la nuotatene dell'Archeografo dovrebbe essere nell'inlendinieuto.suo una publicazione periodica^ in cui si accogliessero, olir ■ che le fonti contemporanee, anche lavori critici e notizie, una rivista d'argomento storico, com'è appunto la nuova serie dell'y/rc/iituo Storico Italiano. Ottimo divisamelo, a cui noi auguriamo ogni più largo successo, persuasi che ne vantaggeranno la coltura generale della provincia, non meno che li studj storici in ispecialità. Il primo fascicolo della nuova pubblicazione, che abbiamo sottocchj, conlicne una commemorazione del Rossetti dettata dui Dr. Giovanni Benco con molto affetto e molto studio, e certo fu pensiero gentile lo i-n augura re una publieazione, che dal Rossetti ripete la prima sua origine, col rammemorare le virtù e la o-perosità singolarissime di lui. Gii tien dietro uno studio sul Governo provinciale romano nella Venezia e nell'Istria del Sig. Carlo Bultazzoni, che vorremmo dedicare appunto a que'eotali sognatori di prelese dominazioni straniere nell'Istria, quando il nome romano splendeva solo e incontrastato nel mondo. Del resto è questo un lavoro diligente ed erudito, che mostra nel suo autore lunga pratica della materia e molta dimestichezza colle fonti. L'Archewjrafo uscirà in puntate simili a quella ora publiealo da 64 pagine l'una, di due in due mesi, e la importanza sua e il tenne prezzo danno a sperare che troverà liete accoglienze tra i nostri concittadini. Un'altro disegno, chela Società della Minerva accarezza, sarebbe quello di una seconda edizione della prima serie dell' Archeografo, poiché la prima è da (ungo tempo esaurita, e certo è a desiderarsi che li sludj ivi raccolti possano essere messi a portala d'ognuno, a cui interessino li argomenti di sloria patria. Noi vorremmo però dare alla Società editrice un suggerimento e consigliarla a omettere dalla nuova edizione tutte quelle pubblicazioni, che non hanno un carattere puramente storico e quindi un pregio scientifico permanente, ma che s'improntano piuttosto all'attualità di tempi in cui furono rese pubblichete ora - qua-ranl'anni dopo - non offrirebbero più alcun interesse. Cosi-anche l'opera riuscirebbe meno voluminosa e più fàcile quindi a spacciarsi,, e la Società conseguirebbe più sicuramente il suo intento.. Del reslo è ad augurare che la Società della Minerva^ a-cui, la-provincia- deve già molto,.prosegua ne' .suoi nobili intendimenti e si faccia più sempre un centro di operosità palriotica, coltivando alacremente tulle quelle discipline scientifiche e letterarie, che più direttamente possono concorrere a illustrare il nostro passato o a migliorare il nastro avvenire. Sarà il più bel documento della utilità sua e la più eloquente giustificazione della sua esistenza. y- L'Uomo e lè Scienze Morali di Aristide Gabelli. Milano, Gaetano Brigola librajo editore, 1869. Ecco un libro di buona filosofia; non di quella che [moggia lanlo alto che ai poveri mortali compare un geroglifico; ma proprio figlia del. buon senso, come io dottrine'socratiche ed evangeliche, come i Pen-: