Sabbato 30 Novembre 1850. Esce una volta per settiinana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L'abboni mentonon va pagato ad altri che alla Redazione. DISSERTAZIONE DEL CONTE GIjIIRIMILDO CJIRLI-RIIBBJ Cavaliere, e Commendatore del Sacro Ordine Militare de' SS. Maurizio, e Lazzaro Intorno aW antico VESCOVATO EMONIESE. (Continuazione e fine. V. N. antecedente.) Tanlo si raccoglie da un antico calendario Geno-vese del MDCL dove ai 29' di Maggio si legge cosi: Natalis SS. Martyrum Maximi Episcopi, čf Pelagj Dia-conj, quorum Sacra ossa ex Aemonia Civitate Istriae Urbano Sexto Summo Ponti/ice Genuam translata in Ecclesia S. Mathaei condigno honore condita fuerunt. Anche quivi per equivoco si onora il vescovo Massimo del martirio; come pel contrario, Massimo Laico, negli atti di Venezia, e di Parenzo, si chiama vescovo. Ma non si čreda gia, che il Laico Massimo potes-se mai tirarsi- in Asisia. Imperciocche fu egli martiriz-zato nella citta d'Efeso nell'Asia, Ia qual notizia manca ne'sopra lodati atti. Si raccoglie essa bensi dal bel Martirologio pubblicato da Monsig. Francesco Mari i de Aste arcivescovo d'Otranto ai 29 maggio:' Eptiesi S. Maximi Martgris, qui in persecutione Decj coronatus est, eolla qual lezione s'accordano tutli i Fasti Greci, stampati, e Mss. rsistenti presso Monsig. Massimo Mar-gunio vescovo di Cerigo, e presso il cardinal Sirleto. E perche Efeso e citta d' Asia, si disse prima apud Asiam; come gli atti del Ruinart; indi per corruzione si scrisse apiul Asiam Civitatem, come gli atti di Venezia. Donde poi la poetica composizione d' Asisia graziosamente ne venne. Ma qui una maggiore confusione re nssce. Imperciocche se Massimo fu vescovo d' Emona, se Emona fu Lubiana, se Lubiana non ebbe veseovi prima del secolo XV, se i veseovi di Citta-Nuova posteriori al mille, si chiamarono Emoniesi, e se finalmente il corpo di detto Santo in Citta-Nuova, e non in Lubiana trovossi; chi sapra mai ritrovar la via, onde dilucidar tutta queste conlraddizioni? II P. Beretti nella sua carla geografica d' Italia parrebbe opportuno, allorche due Citta egli segna col nome A'Emona, una presso Lubiana, e in Istria 1'altra; indotto forse piu che dalla comune opinione dal Dandolo '), il qua'e asseri, che Atila distrusse Pola, Parenzo, Emona e Trieste. Ma cotesto viaggio d' Atila, creduto vero anche da altri, vieno apertamente distrutto da Giordane -) e dali' autore della Storia Miscella 3) i quali chiaramente serivono, che Atila disceso dalle Pan-nonie a dirittura volo ali' assedio d' Aquileja. Anche Carlo a Sancto Paulo nella sua Geografia Sacra, mette un'Emona nell'Istria; ma lo riprende 1 'Olstenio. Avrem-mo sicuramente la decisione di tanta lite, se S. Girolamo avesse scritto in termini piu significanti le due Epi-stole, P una diretta alle Vergini Emoniesi e 1' altra ad Antonio Monaco Emoniese 4), giacche cosi sta notato anco ne'due codici della biblioteca regia, e di S. Martino de Campi; dai quali traviando il P. Marcianai, volle serivere Hermonae, invece di Emonae. Comunque sia egli pero, certo e, .che 1' antica JS-mona Romana era nella Pannonia. „Ne sapref^JITio Ia quale antica citta, Citta Nuova sia nata. Filippo Clu-verio va pensando che essa fosse Silvio nato dalle ruine deli'antico Alvo5): ma egli s'inganna. Poiche Tolomeo nomina Ay$ov fra le citta Mediterranee, e non fra le li-torali com' e Citta-Nuova, e lo pone dopo IhmsvTov Pinguente, ch'e diciotto miglia distante dal mare6). Silvio pure e citta diversa da Citta-Nuova. Imperciocche P A-nonimo Ravennate in un medesimo tempo annovera fra le Citta d'Istria Silvio, e Neapoli, che vuol dir Citta-Nuova. 7) Cosa pertanto puo egli mai asserirci di cotesta citta, e di cotesto veseovato, la di cui origine e ugual-mente incerta, ed oscura? I Padri Bollandisti pero 8) la pongono nel X secolo (dir vollero IX) fondali sui fa-moso diploma di Carlo Magno eolla data di Roma nell' DCCCIII. Ma cotesto diploma e falsissimo9) nominandosi fra lo altre cose in esso, anche il vescovo Ulinense, che non fu mai. Inganno cotesto diploma unitamente ai due Palladj, e ai Bollandisti, diversi altri scrittori. Ma se a 0 Cronicon. Cap. v. P. I. Rer. Ital. Script. To/n. XII. 2) De Rebus Geticis Cap. XLI. 3) Lib. XV, Rer. Ital. Scrip. Tom. I. Colon. 100. 4) Ediz. Veron. Epist. XI o XII 5) Italia Antiqua 1 b. I, Cap. 12, pag. 214. °) Teat. G-:ograph. Ed. Bertj fog. 7) Ed. Pariš. 1688. in 8. lib. IV. pag. 204. 8) Majj. Tom. VII pag. 361. Vedi Monumenta Eccles. Aquilejens. Coll. 389, e seq. me fosse lecito di ritrovar chi s' e voluto prender giuo-co della posterita, mi rivolgerei verso Antonio Hetlone notajo; non tanto per la di lui incomparabile perizia di variare caratteri, quanto per l'amore che a Udine sua Patria portava. E di fatto egli fu il primo che lo fa-cesse saltar fuori, e per autentico lo citasse. Di data piu antica fanno detto vescovato Francesco Palladio ') e lo Scoenleben 2). L' un e P altro fran-camenlo asserendo, che esso ebbe origine dal vescovato di ftlarano, traspiantato cola dopo P anno DCXLIX. Ma una ta'e opinione e ugualmente falsa deli'altra; poiche Marano non ebbe mai vescovi. Che se nel Concilio La-teranense, a' tempi di Martino I. veggiamo sotloscritto un Donato Marianese, era egli vescovo di Mariana in Corsica; e non »ltrimenti di Marano in Friuli3). Lo stesso e di Chiarissimo, soscrilto senza titolo nel Sinodo di Marano deli'anno DLXXXVI di cui fa menzione Paolo diacono; dovendosi egli ascrivere alla citta di Concordia, e non a Celina, come penso il cardinal Noriš, o a Marano, conin il sopralodato P. Giovan Gaspa-ro Beretti Benedeltino asseri, con cui gran questione su tal punto ebbe il P. Rubeis. Favola e dunque che Marano avesse vescovo; e molto piu, che quel vescovato fosse trasferito nell'Istria. Certo e pero, che sin dal bel principio del IX secolo, cotesta citta chiamavasi Civitas-Nova, apparerido cio dal gran parlamento deli' Istria, celebrato a' tempi di Carlo Magno, pubblicalo dali' abate Collelti. Puo esser anche, che Maurizio fosse suo vescovo di C.tta-Nuova, e non d'Einona deve appellarsi; perche i piu antichi vescovi di lal citta nel secolo X cioe Formino, e Giovanni, Ep'scopi Civitatis Novae si chiamano. Che poi nel XII secolo comineiassero essi ad adottarsi il titolo d Emonesi, puo essere derivato dal-1'aver ritrovato, o creduto di riirovar cola il corpo di S. Massimo delto vescovo Emoniese, ascrivendoselo alla loro sede. Infatti Adamo vescovo che nel MCXLVI ri-trovo, e ripose il Santo corpo di Massimo, creduto vescovo Emoniese, fu anche il primo, che tal titolo si ascrivesse. Tutti i di lui antecessori si dissero vescovi di Citta-Nuova, e Aiutrea nel MCXVIII. Episcopus Civitatis Novae si sottoscrive nella consacrazione della chiesa di Moggio; il qual vescovo Andrea m>nca nel catalogo deli' Uyhelli. Cosa adunque possiam conchiudere intorno ali'antico vescovato Emoni sse? Io noi saprei certamente, da che si dimostro che niun vescovo con titolo tale si ri-trova priina del mille, trattone P antichissimo S. Massimo, di cui unica menzione si fa nel concilio d'Aquileja. Pud adunque, giacche da cotesto S. Massimo tutta la que-stione del vescovato E noniese si fonda, rivolgersi tutto lo scopo verso il suddetto Santo, esaininando se egli veramente debba ascriversi ad Enona, anziche a qual-che altra Citta, che in quel tempo vescovato, e vescovi vantar possa. Ridotta a qucsti min mi termini la que— stione, tacile e il conchiudere, niuna cosa essere piu comune, che l'equivocare nella lozione delle antiche ') Istoria anno 588. 2) Appara'us pag. 78. 3) Yedi Motiumenla Ecclesiae At/uil. scritture, quando particolarmenle in lante mani sono pas-sate, prima di giungere a noi. DEL VESCOVO DI TRIESTE mtoiio mlre\zf, Anlonio Marenzi, nobile di, nasceva in Trieste il di 20 setlembro 1596 di Nicold di Marenzi del fu Francesco e da Caterina di Giorgio di Candony luogolenento di Gradišča, da stipile nobilissiino oriundo da Bergamo, trapiantato in Trieste dalPavo di lui Francesco. Al ramo bergamaseo apparicngono quel Paolo che nel 1636 e quel Cesare cho nel 1660 furono cavalieri di Malta, e che 1'lreneo fa triestini. Ebbe Ia prima educazione in patria sotto al pre-cettore pubblico Alessandro Betloni condolto agli sti-pendi del comune; passo piu tardi alle scuolo dei Ge-suiti aperte il di 6 luglio 1620, nelle quali il reggente e preceltore Giov. Batt. Posarelli lo erudi nelle lettere laline e nelle greche. Nello stesso anno 1620 Antonio veniva aggregato ali' ordine decurionale insieme al fratello Francesco, primi ammessi di questa famiglia, e nel reggimento di settembre del 1623 veniva scelto a giudice e rettore. II di 16 febb. 1624 prese a moglie Lugrezia di Francesco Calo e di Giovanna Pomo, nobile donzella, da cui ebbe una figlia ed un figlio di nome Francesco, pre-mortogli nel 1650; stipile di famiglia che tuttora fiori-sco in altra provincia. Mortagli Jopo quallto anni la moglie si diedo al sacenlozio, fatto vicario in Trieste, indi canonico, poi consigliere Cesareo ed Arciducale, e vicario generale degli esercili iinperiali di Ferdinando III e di Leopoldo Guglieluio Arciduca, in tulla la Germania. Morto nel 1634 in Lubiana, il vescovo di Pedena Gasparo Bobegk, veniva nel di 17 agosto dello stesso anno preconizzato il Mjrenzi a quella sede di proposi-zione arciducale, e consacrato in Iloma il di 17 ottobre 1638. Del quale differimento altra 'ragioie addurre non si saprebbe all'infuori di quella del servigio suo alla corte, dacche nell'ottobre 1635 lo troviamo in Roma meilesima, regalalo di sante reliquie da quel sommo Pontefice Urbano VIII. Nel 1Ž38 assunse personalmente il governo della sua. chiesa, e nel 1839 in Vienna Jedicava ali'Iinperstore Ferdinando III lo stampato della vita di S Niceforo vescovo di Pedena, che esso dali' italiano 1 del Manzioli voltato aveva in latino, aggiunlivi due epi-grammi del proprio. Lo incombenze speciali affidalegli Io portarono al- . tra volta in Roma nel 1644, siccome le pati ie relazioni spesso lo chiamavano in Trieste. Del 1641 consacro Ia chiesa di S. Martino in Prosecco, siccome impariamo da leggende dipinte in qucl tempio, che ci ricordano Ia condizione di vicinato del villaggio: HANC • DOMVM • DEI IN • HONOREM S. MARTINI • EPISCOPI ET • CONFESSORIS • EXTRV XIT • V1CIN1TAS • PRO SECENS1S • ANNO DNI • M • D • C • XXXVII OVAM MANVS • ILLMI • ET RMI • DNI • ANTONU MARENT1I • EPISCOPI PETINENSIS • CONSE • CRAVIT • DIE • IX • IVNII ANNO • DNI M • DC • XXXXI Nello stesso anno 1641, dai suoi nipoti comperava uno slabile, che ampliato nel 1643 lo denominava Siho-negg, da cui piu lardi ebbe titolo nobiliare, e che passato in seguito alli eredi di lui, fu nel 1663 abbellito, poi vcnuto in dominio del comune, fu a tempi nostri casn dei trovatelli. Fattasi per la morte del barone Pompeo dei Coronini vacante Ia sede di Trieste, vi venne il di 26 aprile 1646 traslatato, preso il possi-sso il di 10 sett.; nello stesso di di sua traslazione donava alla chiesa di Pedena insigne reliquario che voleva consegnato a D. Pietro Gasprotich suo vicario generale, ed altro alla chiesa di Gallignana, a mani dtl paroco D. Gregorio Clai. L' ar-cidiacono Gasprotich ed il clero gli incidevano leggenda nel duomo di Pedena, che non potemmo decifrare per inlero. Tra le cose che per lui si fecero accennare dob-' biamo coino nel 1647 lev6 il trono episcopale marmo-reo che stava in fondo allabside della navala maggiore, e nel 1649 trasporto Porgano dal Ganco ali'altare maggiore sulla porta d'ingresso, ridotlo poi a migliorfonna dal padovano Eugenio Gasparini nel 1668; e nel 1653 trasporto il Ss. Sacramenlo ali'altare odierno; modifiea-zioni che tolsero alla t*as lica di S. Giusto 1'antichissirna distribuzione, e che prepararono la costruzione del nuovo altare maggiore nel 1676. NelPanno 1649 includeva nel Parteneo Benedettino la chiesa di S. Martino, e legola-va la collegiata di Pinguente, ch'era sulle terre di S. Marco. Notiamo a semplice ricordsnza che nel di 12 aprile 1649 Giovanni Maria Manarula, di gente liorghese, clien-te di famiglia G uliani, nato in quella časa che sta dietro la chiesa fu del Rosario, partiva per Milano ad in-dossare P abito del Carmelo; e che adottato il nome di Fra Ireneo della Croce il di 3 maggio stesso, ebbe poi celebrila come storiografo di Trieste. Nel 1650 il vescovo nostro compiva Ia fabbrica-zione del palazzo di famiglia, in piazza al Rosario, e nel seguente consacrava la chiesa del Rosario erelta con premi di sicurla marittime, precipuamenle dalla famiglia Locatelli, chiesa che e in oggi degli Evangelici Augustani. Nel 1651 venne delegato ad accogliere Pomaggio della citta di Trieste a Ferdinando IV, che nel di 16 ottoLre fu »nco prestato. Ferdinando III con diploma da Praga 15 settembre 1654 alzava il vescovo Marenzi insieme a Lodovico Ma-renzi nobile provinciale del Csrnio a liberi Baroni di Marenzfeld e Schonegg, con potere di creare dottori, nolai ecc. ecc. potere cho cesso generalmenle per lo re-scritto di M. Teresa del 1753, come tutli sanno. Dell'anno 1655 ricorderemo, come P Imperatore Ferdinando III. interdiceva al patriarca d' Aquilf ja la giudicatura ecclesiaslica sulle lerre deli'impero, e come nel di 13 giugno P arcidiacono e canonico Don Elia de Garzaroli paroco di Tomai, venisse dali'imperatore delegato a farne intimazione al capitolo cattedrale di Tiieste. A quei tempi, improvviso incendio aveva distrulto la chiesa della B. V. del mare, antichissima chiesa che a collocarsi veniva nell' tmporio ancor piu antico di Trieste, e che aveva proprio arciprete e diritto di pa-rocchia, perche posta fuori delle mura della citta, la qua-Ie piu lardi conservalo il nome del mare, fu esclusiva dei contadini, come dei marinari eia quella di S. Nico-16. II vescovo Marenzi nel 1656 consacrava questa chiesa della B. V., siccome nel 1654 ai 14 di giugno aveva consacrato quella di S. Nicolo. Šalilo Leopoldo I. sul trono avitico nel 1657, ed accinlosi alla visita dei suoi stali nel 1660, il Marenzi 10 inchinava in Gralz, e gli esponeva il desiderio e ia preghiera di accoglierlo fra le mura della fedele citla; Leopoldo accordava, e nel settembre stesso giungeva in Trieste con splendida corte, albcrgato nella residenza stessa del vescovo. La citla preslava 1' omaggio a Cesare 11 di 27 settembre, e ne trainandava la inemuria in due lapidi, P una nelPepiscopio medesimo: HIC • D • CAESARI • LEOPOLDO FIDELISSIMA • VRBS • TERGE.ST1NA PRAEST1TIT • HOMAGiVM D • XXVII • SEPT • ANN • M • D . C • LX P allra sul pubblico palazzo HANC • VENIT • CAESAR • LEOPOLDVS PRIMVS IN • VRBEM IVRAOVE • FIRMAVIT • IVRE • VETVSTA • NOVO ANi\O 16ti0 DIE 25 SEPTEAIBRIS Sulla piazza maggiore ergevasi quella colonna con statua di bronzo, che ora sta sulla piazza della Borsa. Dal 25 settembre ai 2 ottcbre traltennesi Leopoldo in Trieste. Ricorderemo di quelle fe>tivita 1'amba-sciata veneta, sopra ogni altra splendida e sfarzosa, delli Niči lo Cornaro ed Andrea Contarini, alla quale de-putavasi commissurio ci S. M. il Conte Agostino Wald-stein cavaliere di Malta. Due anni piu tardi nel di 22 ottobre 1662 moriva il vescovo nostro, in ela di anni 66, e nel di 25 deponevasi nella toinba che si era preparato in duomo. La lapida riparata fia le vescoviii nell' esterno della Basilica segna: D • O - M ANT0N1VS • MARENT1VS • EPISCOPVS • ET COME S • TERGEST • D1VORVM • FERDINANDI SECVNDI ■ TERTII • AC • LEOPOLDI CAESARVM • A • CONSILIIS ■ SIBI MONVMENTVM • POSVIT obut ' in ' domino • die • xxii * mensis * octob anno • m ' dc ' l 1 xii Governo la chiesa petenate per anni dodici, la lergeslina per anni sedici. Fu il vescovo Marenzi be-nemerilo del governo di chiesa, per P erezione di nuove curazie, per la regolazione della collegiata di Pinguente. Se PEvangelario che si custodisce nell'Archivio delPinsigne Capitolo di Cividale fosse gia monastero di S. Giovanni de Tuba. Brano di lettera del Can. d^ORLANDI. j ali'Abbate L. BRUMATI. " —. Alla di Lei dimanda : " se vi esiste nel nostro codice evangeliano qualche raemoiia sopra il celebre Monastero di S. Giovanni della Tuba ecc.„ Un tate sup-posto se mai fu creduto, non ha altro fondamento se non una notamarginaleal fogl. 4, ch' e laseguenle: "\Vilelm. Strem, et pater ejus Joannes, et mater ejus Maria... de Bolgaria. Qu i primus venit in isto Monasterio, noinen ejus Sondoke, et uxor ejus Anna, et filius ejus Mikahel, et alius filius ejus Welcineo et filia ejus Bogomilla et alia L.... alia, et tertia Maria, et quarta Helena, ecc. ecc. „ E al foglio 3 si hanno questi altri nomi: Werinolfus Abbas, indi = Hi sunt nomina de Bolgaria In primis rex^ illo-rum Georgius et^frater ejus Dux, et alius frater" ejus Gabriel ecc. ecc. „ Or ecco le deduzioni che possono farsi da queste due note. Appare adunque che il codice esisteva al tempo del re do'Bulgari di nome G;orgio in un mona- i slero, e che allora Werinolfo vi presiedeva come abate. Chi sia questo \V erinolfo non e facile il diciferarlo, non avendo noi niuna stona regoiare degli abati dei mona-steri, e piuttosto saia meglio rintracciare chi sia questo re Giorgio. II Del Torre cita la stessa Dissertazione del de Fresne, onde farci conoscere che vi hanno due re di tal nome; uno al tempo di Nicold IV, di cui esiste una lettera del 1291 direita dal Pontedce a Giorgio re dei Bulgari; e P altro pošlo neila Serie XLV dei re, che viveva dopo P anno 1323; ma niuno di essi puo ri-ferirsi al nostro codice, guardando ai caratteri. — Nella prima nota piisotto trovasi: " Johannes imperatjr et u-xor ejus Teda (Thedora) „ Questo imperatore viene ritenuto per Giovanni lzimicis che fu creato P anno 968, e che nel 971 riportd una celebre vittoria, per cui riacquistd Petzlava ch'era la metropoli dei Bulgari, come nota il Duchange nella sua storia bizantina, ci- | lata dal del Torre; ed anehe il Banduri nella sua storia e collezione delle medaglie. A quest'epoca adunque e da riporsi il nostro Giorgio, fra Baldimiro ed il celebre Bogori, sotto di cui la Bulgaria si fece tutta eristiana, cioe Panno 1018, Discussa 1' epoca della nota, e da vedersi quale si fosse il monastero, in cui si conservava allora questo codice. Dalla storia e dai monumenti e noto, come nella nostra provincia e in Aquileja da tempi antichi esistes sero vari monasteri. Rufino attesta di se di aver vissu-to catecumeno in un monastero soggetto alle regole. Tra questi e celebre quello di S. Giovanni della Tuba. Volrico, che tenne la Sede d'Aquileja dal 1085 al 1122 in un documento pubblicato dal de Rubeis lo dice no-minatisshnum quondam Monaslerium„ ma dubitasi dagli erudili, se veramente esistesse ali'epoca nostra di ci" parliamo, tra cui e il padre Basilio Asquini nella sua c-pera: "Ragguaglio geografico del territorio di Monfalcone,, in cui sembra credere, che dopo il secolo VII quel monastero piu non esistesse. Vi era un altro monastero detto di S. Martino della Belligna, a cui venne uni-to quello di S. Giovanni; come appare da un documento di Volrico accennato dal del Torre, sebbene non ci dica I 1'epoca1) precisa. (Nel Liruli 1215). Ritenuta veraPas-serzione deli' Asquini, pare che a questo monastero si debbi riferire quella nota. Come e quando, e da chi sia stato riposto in quel monastero, sono questioni di difficilissimo scioglimento. II citato del Torre al vedervi i nomi di tanti re Longo-bardi e Duchi, e quel!o di Teodolinda ed aneho di Carlo Magno, come piace al nostro Fontanini; ed ali'incontro il non incontrarvisi niun patriarca di Aquileja avanti di Teutemaro, che ottenne la sede 1' anno 850, vorrebbe riferire a quest'epoca il tiasporto di questo codice in A-quileja, e precisamento Panno 855, in cui intervenne al Concilio radunato in Tioino, dove trovavasi anehe P imperatore LuJovico II, il di cui nome trovasi pure sc-gnato nel codice cosi: "Ludohicus imperator: Ingelper-ga regina„. Ma se 1'oscurita de'tempi e la mancanza do' documenti non mi perinette di rispondere a tulto, sap-pia che quel codice presenta la piu pura versione Gero-nimiaua, come venne osservato dagli eruditi, e i nomi di tanti re, duchi ed imperatori ivi segnati, il rendono piu celebre ecc. i Cividale, 4 settembre 1850. * ') Si, nel Liruti, io dico; che nel corso della storia, tom. 3. pag. 174 ne parla, come poi in fine di essa, ove delle Badie; ma nel primo luogo c'e errore di stampa, leggendovisi 1213 invece di 1215, che e la vera data, come ripetutamente e segnata ove delle Badie, a pag. 274 e 275 del tom. ultimo. G. B. V.