received: 2010-06-08 UDC 398.22:794.1(450.343Marostica) original scientific article LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO DELLA SERENISSIMA ATTRAVERSO L'INVENZIONE DI UNA TRADIZIONE Piero CASENTINI Universita Ca' Foscari di Venezia, Dipartimento di studi storici, Dorsoduro 3484, 30123 Venezia, Italia e-mail: piero.casentini@gmail.com SINTESI Oggi Marostica e umversalmente conosciuta come la citta degli scacchi, ma questa identificazione e frutto di un curioso e felice caso di invenzione di una tradizione, la cui formulazione si colloca nei primi anni '50 del XX secolo. La popolarita che la Partita a scacchi a personaggi viventi conquistó sin dalle prime edizioni, va ricercata in un intreccio tra fattori differenti: la riqualificazione di un eccezionale patrimonio archeologico composto da due castelli inseriti in un borgo racchiuso da una cinta muraria di epoca scaligera; la creazione di una vicenda suggestiva, ambientata nel 1454 e intessuta di elementi verosimili per opera di un regista teatrale, l'architetto di origini dalmate Mirko Vucetich; il coinvolgimento della gran parte della cittadinanza marosticense che riconosce in questo evento un rito, un biglietto da visita e un business. Le conseguenze che la celebre Partita portó nel panorama veneto, in primo luogo folkloristico, ma anche sociale e politico, furono, in parte, inaspettate. E certo che questa manifestazione contribuí, in maniera decisiva, allo sdoganamento della tradizione della Repubblica di Venezia, portandola all'esterno degli ambienti accademici ed elitari. In secondo luogo fu di cruciale importanza nell'interpretazione del mito stesso della Serenissima: nella figura fantastica del podesta Taddeo Parisio e infatti riconoscibile l'insieme delle caratteristiche che, nell'immaginario popolare, sono proprie della Repubblica di Venezia. Un potere che, consolidando lo stato da terra, aveva rispettato le antiche tradizioni e gli equilibri politici, preservando un sentimento identitario. Parole chiave: invenzione di una tradizione, Marostica, mito di Venezia, Partita a scacchi, Vucetich 359 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 THE GAME OF CHESS IN MAROSTICA: THE INTERPRETATION OF THE MYTH OF THE SERENISSIMA THROUGH THE INVENTION OF A TRADITION ABSTRACT Marostica is universally known today as the city of the chess tournament, but this identification is the result of the curious and happy invention of a tradition, originated in the early '50s of the twentieth century. The popularity living of the Partita a scacchi enjoyed since the first edition, is to be sought in the interplay of different factors: the revalutation of an exceptional archaeological heritage consisting of two castles placed in a village surrounded by medieval walls; the creation of a charming story, set in 1454, interwoven with elements of probability made up by a theatre director, the architect of Dalmatian origin Mirko Vucetich; the involvement of most of Marostica citizen which consider this event a ritual, a visiting card and a form of business. The consequences that the famous Partita has conveyed in the Venetian landscape, primarily folk, but also social and political, were, in part, unexpected. It is certain that this event contributed in a decisive way, to revive the tradition of the Venetian Republic, carrying it outside the academic and elitist circles. Moreover it was of crucial importance in interpreting the myth of Venice: the fantastic figure of the mayor Taddeo Parisio embodies all the characteristics that, in popular belief, are typical of the Venetian Republic. A power that, while consolidating the stato da terra, respected the ancient traditions and the political balance, preserving a sort of identity. Key words: invention of a tradition, Marostica, myth of Venice, Partita a scacchi, Vucetich INTRODUZIONE La città di Marostica fa parte di quei centri minori della terraferma veneta, spesso veri e propri gioielli architettonici ed archeologici, che andarono a formare, dall'inizio del XV secolo, lo stato da terra della Repubblica di Venezia. A chi si diriga da Vicenza, il capoluogo di provincia, verso est in direzione della città di Bassano del Grappa, Marostica "appare sullo sfondo, ma quasi improvvisamente" (Povolo, 2004, 19), adagiata sulla fascia collinare che costituisce l'orlo meridionale dell'Altipiano di Asiago. Lo spettacolo che si offre al visitatore ha qualcosa di fiabesco e irreale: dalle rovine del Castello superiore, posto in posizione dominante 360 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 sul colle Pausolino, scende la cinta muraria dotata di ventiquattro torri fortificate che va ad abbracciare il borgo antico, delimitate verso la pianura dal maestoso Castello inferiore. Sinuosamente le mura seguono il rilievo collinare, coltivato principalmente ad olivi e ciliegi, degradando dolcemente verso la pianura nella quale insediamenti abitativi e fabbricati industriali si susseguono senza apparente soluzione di continuité, andando a formare quella sorta di "città diffusa" che è oggi il nord-est italiano. Marostica si presenta come uno squarcio nel passato, una splendida cornice che sembra immutata nei secoli, una perfetta quinta teatrale per una favola cavalleresca. Nella piazza principale, nella quale si erge il leone di San Marco, delimitata dal Castello inferiore e dal palazzo del Doglione,1 si disputa, negli anni pari, la celebre Partita a scacchi a personaggi viventi, l'evento divenuto simbolo, in Italia e in tutto il mondo, della città stessa. Questo manifestazione, diventata negli anni un rito e un business per la comunità marosticense, è un curioso e felice caso di invenzione di una tradizione (Hobsbawm, Ranger, 1987) che contribui notevolmente alla diffusione e all'interpretazione del mito della Serenissima. L'elaborazione della Partita, che si colloca spazialmente e temporalmente nel Veneto "bianco", in quanto indiscusso bacino elettorale del partito della Democrazia Cristiana dei primi anni '50 del XX secolo, sorti dalla proficua collaborazione tra enti pubblici e privati cittadini, spesso riuniti nel fiorente panorama dell'associazionismo. Questo vivace rapporto diede i suoi frutti all'interno di un piano più generale di rilancio del territorio marosticense, allora pesantemente gravato dalla disoccupazione e sottoccupazione2 che causavano una forte emigrazione. In un'Italia non ancora approdata al Boom economico, ma che si apprestava a cambiare volto con rapidité, la Partita di Marostica appare come una lungimirante scommessa sulle potenzialità offerte da un eccezionale patrimonio archeologico e, al tempo stesso, un esempio della necessità di ricercare, o di creare ex novo, delle tradizioni che rappresentino, tanto all'interno quanto all'esterno di una comunità, una parte importante della propria identità. 1 "Il Doglione, anticamente detto Rocca di Mezzo, risale al Medioevo. È ricordato in un documento del 1218 quando Ezzelino il Monaco cedette Marostica a Vicenza. Durante il XIII secolo svolse la funzione di casello daziario per le merci in entrata ed in transito a Marostica [...] Venuta meno la sua importanza durante l'età scaligera (1311-1387), il Doglione ritornô in auge in età veneziana (14041797) ospitando al suo interno la Cancellería, l'Archivio dei protocolli, il Monte di Pietà e, soprattutto, l'armeria che custodiva ben settecento armature che venivano utilizzate dai marosticensi per le esercitazioni militari in Campo Marzio" Lago, Muraro, Turcato, 1988, 32. 2 L'inchiesta parlamentare del 1953 sulla disoccupazione rivelô che nel Veneto il 41,3% della forza lavoro contadina era sottoccupata (Ginsborg, 1989). 361 Piero CASENTINI LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO 359-374 Fig. 1: Marostica, piazza Castello in una fotografia precedente la Seconda guerra mondiale; sullo sfondo il Castello inferiore (ASCM). Sl. 1: Grajski trg v Marostici na fotografiji iz obdobja pred drugo svetovno vojno; v ozadju Spodnji grad (ASCM). 362 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 DA CITTÀ MURATA A PALCOSCENICO Marostica divenne città murata, assumendo l'aspetto generale osservabile ancor oggi, in epoca scaligera sotto la signoria di Cansignorio (1359-1375). Esattamente il 1° marzo 1373, come testimoniato da Conforto da Costozza, iniziarono i poderosi lavori per racchiudere il versante sud del monte Pausolino tra due alte mura con-vergenti sul Castello superiore. La cinta muraria, difesa da torri e rivellini, permet-teva il passaggio nel borgo esclusivamente attraverso quattro porte dotate di ante-murale e ponte levatoio (Canova, Mantese, 1979), trasformando la città in una stra-tegica piazzaforte militare. Elevata alla funzione di podesteria da Cangrande della Scala, la città mantenne l'identico status quando, successivamente al breve dominio visconteo, nel 1404 confluí nello stato da terra della Repubblica di Venezia. Con i veneziani il luogo del potere si spostó - già ben prima del passaggio in città del Sanudo avvenuto intorno al 1483 - dal Castello superiore a quello inferiore: "la nuova sede del Podestà segna un primo compimento del percorso di trasformazione della Terraferma da conquista a territorio stabilmente inserito in una compagine amministrativa articolata: del patrizio si era fatto un rettore, del rettore un ammi-nistratore. Tale scelta richiedeva che Venezia considerasse Marostica come centro di un microcosmo economico e territoriale espresso da un'imago urbis specifica; infatti al contempo i dogi decidevano di farne una città vera e propria, almeno dal punto urbanístico, dotandone la piazza di una fontana monumentale nel 1466 e lastrican-done anche, trent'anni dopo, le strade" (Boccato, 2004, 78). Alla Serenissima la città di Marostica diede ripetutamente prova di fedeltà, respingendo le truppe scaligere guidate da Pippo Spano ad inizio XV secolo3 e, un secolo più tardi, durante la guerra di Cambrai, quando venne occupata dagli Imperiali che ne danneggiarono notevol-mente il Castello superiore. Mentre il Castello inferiore, che nel corso del tempo fu abbellito dagli amministratori inviati da Venezia,4 consolidava la propria importanza e vicinanza alla gente principalmente come luogo dell'amministrazione della giu-stizia, il complesso di fortificazioni, oramai obsoleto, perdeva lentamente la sua fun-zione strategica vivendo un periodo di lungo abbandono che si protrasse per secoli. Quando il poeta di origini scozzesi Horatio Brown (1854-1926) a fine '800 descrisse Marostica, inserendola tra le mete di una sorta di gran tour della terraferma veneta, come "a perfect gem, beautiful and complete" (Brown, 1905, 225), lo spet-tacolo delle mura e delle rovine del Castello superiore avvolti dalla vegetazione 3 Agli inizi del XV secolo Brunoro della Scala tentó di rifondare la signoria scaligera con l'aiuto di Sigismondo di Lussemburgo. Quest'ultimo invió Pippo Spano con le sue truppe a sollevare i territori veronesi e vicentini, ma Marostica, chiusa tra le sue mura, rimase fedele alla Repubblica (Canova, Mantese, 1979). 4 Nel XVII secolo il podestà Marino Nadal lo abbellí con una cappella, oggi sede delle adunanze consiliari (Lago, Muraro, Turcato, 1988). 363 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 doveva suggerire all'animo del letterato, prima che del viaggiatore, una sorta di suggestivo locus aemenus, romantico ed evocativo. Partendo da queste suggestioni, che cominciavano a portare in città - prima e dopo la Grande guerra- alcuni benestanti visitatori, e prendendo spunto, probabil-mente, dall'opera Una partita a scacchi del commediografo e librettista Giuseppe Giacosa (1847-1906), un gruppo di giovani studenti marosticensi, guidato da Francesco Pozza, decise, nell'estate del 1923, di dar luogo ad una partita a scacchi con pezzi umani da giocarsi sulla piazza della città.5 Il 2 settembre di quell'anno, dopo che sul lastricato era stata tracciata una grande scacchiera regolare, si mossero i figuranti in abiti trecenteschi seguendo i movimenti della celebre partita "Immortale"6 (Toniolo Serafini, 2000), mentre sugli spalti, insieme alle autorità, era accorso un folto pubblico. Il successo della manifestazione fu notevole, a giudicare anche dalla eco che le offrirono i giornali, ma nonostante tutto non venne organizzato un seguito dell'evento. Il ricordo, perô, di quella partita, che si collocava tra il folklore e la goliardia, rimase vivo tra molti cittadini marosticensi e fu il "precedente storico" sul quale venne elaborata la regia del 1954. LA RIQUALIFICAZIONE DELLA CITTÀ E L'OPERA DI MIRKO VUCETICH All'indomani della Liberazione dall'occupazione nazifascista, avvenuta a fine aprile del 1945, la situazione socio-economica dell'intero Paese era grave, e la città di Marostica e il suo territorio non facevano eccezione. Le distruzioni, morali e materiali, erano accompagnate nel marosticense dalla crisi strutturale dell'industria della paglia che aveva rappresentato, fino agli anni immediatamente precedenti il Primo conflitto mondiale, una fonte di occupazione notevole. Questo tipo di produzione, che si avvaleva del carattere ancora eminentemente agricolo del territorio, utilizzava il frumento raccolto dal terreno più povero, quello collinare, inadatto alla trasformazione alimentare. Gli abitanti delle zone rurali, che affiancavano ai lavori agricoli di mera sussistenza questo tipo di produzione stagionale a domicilio, erano quelli maggiormente colpiti dalla crisi, che si protrasse fino alla me-tà degli anni '50,7 e, di conseguenza, quelli che maggiormente tentavano l'emigrazione. 5 In concomitanza di tale evento fu dato alle stampe il testo del prof. Bernardino Frescura, insigne geografo già membro della delegazione italiana al Congresso di Versailles, intitolato Marostica. Pagine di memoria e di ideali che celebrava la storia della città. 6 La partita passata alla storia con il nome di "Immortelle" fu disputata a Londra nel 1851 tra Adolph Anderssen e Lionel Kieseritzky (Toniolo Serafini, 2000). È considerata tecnicamente esemplare in quanto Anderssen riusci a dare scacco matto all'avversario dopo aver sacrificato buona parte dei suoi pezzi. 7 Dai dati presenti nell'Archivio Storico del Comune di Marostica (ASCM, b. 368) nel territorio comunale tra il 1951 e il 1954 il numero dei poveri inseriti nell'elenco ufficiale crebbe, anche se di poco, costantemente. 364 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 In un panorama económicamente e socialmente difficile, l'amministrazione comu-nale che guidô la città tra il 1951 e il 1955 seppe investire una parte dell'esiguo denaro pubblico nella riqualificazione del patrimonio archeologico, spesso istituendo dei Cantieri-Scuola8 che offrivano lavoro ai molti disoccupati.9 In primo luogo vennero sistemati due tratti della cinta muraria (ASCM, b. 159, categoria 10, classe 10), verso la sommità del colle Pausolino, che erano crollati nell'aprile del '50 e, successiva-mente, venne acquistato il Castello superiore, dove sorse un punto di ristoro per i gitanti10 (ASCM, b. 356, documento 800/7 a, b, c), rapidamente messo in collega-mento con il borgo tramite una strada carrozzabile di nuova costruzione (ASCM, b. 356, doc. 6147/70). L'inclusione del Comune di Marostica, nel febbraio del '52, tra le località di interesse turístico (ASCM, b. 356, doc. 858/2) dette sicuro impulso ai lavori di conservazione dei beni archeologici, convincendo gli amministratori a non sacrificare i segni del proprio passato, ma al contrario considerarli una scommessa per il futuro di tutta la comunità. Nel maggio del 1952 (ASCM, b. 356, doc. 4375/26) prese il via il progetto di riqualificazione della piazza principale, fortemente danneggiata dal passaggio dei carro armati alleati nei giorni della Liberazione;11 grazie ad una felice intuizione dell'allora sindaco Marco Bonomo (APMB, Ernesto Xausa: Ricordo, Maro-7stica, 11 settembre 1993), si decise di incastonare nel nuovo lastricato una scacchiera della grandezza di venti metri per lato, composta da sessantaquattro case in marmo rosso e bianco proveniente dal vicino Altipiano di Asiago. Questi poderosi interventi vennero attuati mentre già si pensava ad una rielaborazione della fortunata partita del 1923, ricordata ed invocata da più parti non solo in città: nell'ottobre del 1953 si costitui un Comitato per la Partita a scacchi incaricato di stendere una sorta di brogliaccio di una vicenda che facesse da sfondo alla manifestazione. Successiva-mente il Comitato cittadino entró in contatto con l'artista di origine dalmate Mirko Vucetich (1898-1975) che si appassionó immediatamente al progetto. Il Vucetich, figura istrionica e non priva di genio, partecipó alla vita culturale italiana del XX secolo spaziando nei vari ambiti artistici: diplomato in disegno archi-tettonico all'Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1917, partecipó alla Grande guerra prestando servizio in un battaglione d'artiglieria, fu tra i fondatori nel 1919 del "Movimento futurista giuliano". Trasferitosi a Roma nel 1922 inizió ad esercitare la 8 I Cantieri-Scuola di lavoro erano istituiti dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (legge 264/1949); erano un efficace strumento di lotta alla disoccupazione e di agevolazione per le ammini-strazioni locali, in quanto il costo della manodopera era accollato completamente allo Stato, mentre al Comune spettava il pagamento dei materiali. 9 Nell'anno 1950 vennero erogate nel territorio comunale di Marostica 217 indennità di disoccupazione (ASCM, b. 1461). 10 Edificato con il contributo dell'Ente Provinciale per il Turismo di Vicenza (ASCM, b. 356, 800/7a, b, c). 11 Venne richiesto al Genio Civile di Vicenza l'indennizzo per i danni di guerra (ASCM, b. 356, 6832/69). 365 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 libera professione di architetto progettando ville a Riccione, Bologna e al Lido di Venezia; la sua personalità poliedrica lo portó a cimentarsi nel disegno12 e nella scultura, alla quale si dedicó con passione per tutta la vita, arrivando ad esporre alla Biennale di Venezia del '42.13 L'amore per il teatro lo portó a svolgere a lungo il ruolo di scenografo, anche per il Teatro degli Indipendenti di Roma, di attore, con delle brevi incursioni sul grande schermo,14 e di regista. Il dinamismo e la vivacità culturale che gli appartenevano lo portarono a mettere mano con creatività al progetto al quale lavorava il Comitato cittadino, andando ben oltre la stesura di una nuova commedia e dando alle stampe, l'anno successivo, il testo Partita a scacchi. Vucetich elaboró una vera e propria regia teatrale, occupandosi di disegnare i boz-zetti per i costumi delle comparse e gli ornamenti per i castelli e le torri, di elaborare le battute degli attori in una sorta di veneto antichizzato, di comporre le sigle musicali del gioco, e di dirigere i movimenti coreografici di tutti i 289 figuranti previsti. Ambientó la vicenda nel 1454, in pieno dominio veneziano, cercando di conferire all'evento una sorta di storicità che lo collegasse alla grande tradizione dei giochi medievali quali il Palio di Siena, la Giostra del Saracino di Arezzo, il Palio dei Balestrieri di Gubbio. Lo scritto del regista inizia con una premessa storica sulla città che alterna dati certi a considerazioni personali che romanzano la narrazione: par-ticolarmente enfatica la parte relativa all'inizio del dominio della Serenissima, dove si puó leggere: "Più che di opportunismo, data la importanza assunta dalla Repubblica tra gli Stati e le Signorie italiane, i paesi veneti si diedero alla Serenissima con l'entusiasmo di figli che deposte le piccole velleità di dominio hanno riconosciuto alla grande Madre comune il diritto di proteggerli e di guidarli non chiedendo in cambio ad essi che fedeltà e devozione" (Vucetich, 1955, 7). Risulta evidente la volontà di esaltare lo stato da terra veneziano che aveva assoggettato le comunità dell'entroterra "rispettandone gli statuti e gli ordinamenti e conservando loro gli antichi privilegi e la libertà a prezzo di tanto sangue conquistata" (Vucetich, 1955, 7). Dopo una descrizione dei castelli e della cinta muraria, Vucetich introduce la vicenda amorosa di sua invenzione definendola "soltanto in parte leggendaria, perché suffragata da tradizioni orali e da prove documentarie purtroppo distrutte da eventi bellici" (Vucetich, 1955, 10-11); questa finzione teatrale, un po' ingenua alla luce dell'istituzione ad hoc di un Comitato che sviluppasse un canovaccio di regia, riesce bene, comunque, nell'intento di calare il lettore in un'atmosfera fumosa ed epica nella quale due cavalieri, Rinaldo d'Angarano e Vieri da Vallonara, si sarebbero sfidati a duello per la mano della bella Lionora. La giovane era figlia del castellano Taddeo Parisio, "Rector di Marostica [...] umanista e progressista" (Vucetich, 1955, 11) che 12 Illustró la prima edizione de Il primo libro delle favole di Carlo Emilio Gadda, dato alle stampe nel 1952 dall'amico editore Neri Pozza. 13 L'opera Ilprimo sonno, in pietra di Vicenza, e tutt'oggi visibile nei Giardini della Biennale a Venezia. 14 Impersonó una piccola parte nel film Il commissario Pepe diretto da Ettore Scola nel 1969. 366 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 decise di vietare ai pretendenti di battersi in un duello cruento, imponendo una partita a scacchi da giocarsi pubblicamente sulla piazza. La figura del podestà veneziano fu investita di tutte le qualità che, nell'immaginario popolare, erano proprie della Re-pubblica di Venezia: un dominio che non alteró gli equilibri di potere già esistenti e radicati nello stato da terra, ma che accolse, senza troppi traumi, le eredità del passato (Povolo, 2004). La saggezza, la magnanimità, l'influenza di Taddeo Parisio si di-mostrarono, anche, nella decisione di dare in sposa Madonna Oldrata, sua sorella minore, al cavaliere che avrebbe perso il duello; la figura fantastica del podestà risulta stilisticamente perfetta tanto nel mitizzare un dominio che alla forza bruta sostituisse l'astuzia e l'intelligenza, quanto nell'impersonare "un diritto, quello veneto, dai tratti apertamente politici e pragmatici" (Povolo, 2004, 22). Non è un caso, a mio avviso, che la Partita sia stata ambientata nel 1454: oltre a celebrare un evento che sarebbe accaduto esattamente cinque secoli prima, la data scelta è quella della Pace di Lodi, siglata il 9 aprile, tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Una tappa importante per la Serenissima perché, mettendo fine al conflitto con Milano che si trascinava dal Quattrocento, estese i suoi domini fin sul fiume Adda con-ferendo alla penisola italiana un nuovo assetto istituzionale. L'accordo di Lodi sfoció, nell'agosto dello stesso anno, nella creazione della Lega Italica che, riunendo alcuni degli stati regionali italiani, inauguró un periodo di relativa pace basata sulla politica dell'equilibrio. Una data importante nella storia della Penisola, ma non in particolare per Marostica, che faceva già parte della Repubblica di Venezia da cinquant'anni con un ruolo politico ed amministrativo ben preciso. Considerando l'ambiente culturale nel quale Vucetich era cresciuto e la vastità dei suoi interessi, sarebbe imprudente credere all'ipotesi puramente celebrativa del cinquecentenario, mentre si puó cogli-ere, non solo nella scelta temporale ma in varie parti del testo dato alle stampe nel '55, un progetto più vasto di elaborazione del mito della Serenissima. Vucetich inseri nella sua opera elementi eterogenei che le fornirono diversi punti di appoggio: le figure carnevalesche di Arlecchino e Pantalone, anche se affermatesi dopo il 1454 e in aree geografiche differenti fra loro, conferirono al duello una nota burlesca, attingendo, nel contempo, ad un patrimonio culturale estremamente noto e popolare. Nella performance della Partita vengono uniti abiti dalla foggia altomedie-vale con figure della commedia dell'arte, il tutto amalgamato da una lingua veneta che il regista, probabilmente traendo spunto dalle opere di Marin Sanudo15 e dal dialetto parlato, rielaboró appositamente. L'opera teatrale che ne usci, connotata da una propria valenza artistica, aveva intrinseca una reinterpretazione mitologica nella quale Vuce-tich seppe coinvolgere i notabili marosticensi del Comitato per la Partita a scacchi e l'amministrazione comunale, conferendo alla rappresentazione un respiro e una va-lenza che superavano il tessuto sociale e l'ambiente culturale della cittadina stessa. 15 Nella copertina del testo Partita a scacchi, Vucetich riportó un disegno tratto dagli Itinerari di terraferma del celebre storico veneziano. 367 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 Marostica Vi attende! Domenica 12 Settembre 1954 "Paii i tai ii taime., a Personaos! Mi Corteo Storico 200 Partecipanti Industria Gomma Luigi Artuso - Marostica Alpinisti i úsate Suole montagnd S.' 231 o C i 13 modello Anti-neve - Anti-fango. Roccíatori: per (3 scaloie applicate sulle vostre Pedule le Sportiví : per tutti gli sport Suole 5.* 31 0 r i t j. Tuttl i prodotti "S. Moriti vengono forniti con tolloncino di garartiio Fig. 2: Un esemplare dei manifestini realizzati per sponsorizzare la prima Partita a scacchi a personaggi viventi; ne furono lanciati 100.000 sui cieli di Vicenza, Padova, Verona, Venezia e Rovigo (ASCM). Sl. 2: Vzorec letaka, s katerim so oglaševali prvo Šahovsko partijo z živimi figurami; nad Vicenzo, Padovo, Verono, Benetkami in Rovigom so jih z letali odvrgli 100.000 (ASCM). 368 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 Questo progetto si innestô in un terreno politico sensibile a questi richiami, nel quale il forte senso di appartenenza alla comunità dava luogo a peculiari dinamiche di potere. Il ricorso frequente, per risolvere questioni burocratiche, ma non solo, a interessamenti di uomini politici che dal panorama provinciale e regionale erano stati promossi a quello della capitale,16 é rivelatore dell'identità e della coesione che si respirava tra la gente dei centri minori della terraferma veneta. Ricorrere a politici conterranei che, adempiendo agli incarichi istituzionali, si facevano carico di seguire i problemi delle piccole amministrazioni nel dedalo burocratico degli uffici centrali del potere, dimostra come il senso di autonomia non solo convivesse, ma facesse parte integrante, del sistema di potere repubblicano. Il Vucetich, con la sua commedia, partecipô in maniera decisiva al recupero e all'elaborazione del mito della Serenissima, che fino ad allora era circolato solo negli ambienti accademici ed elitari. La Partita a scacchi, selezionando un passato ben preciso, si proponeva di "inculcare determinati valori e norme di comportamento ripetitive nelle quali é automaticamente implicita la continuità col passato" (Hobs-bawm, Ranger, 1987) in un presente nel quale le forze centripete erano ancora contenute nell'alveo del'unitarietà statuale. La Partita di Vucetich, se prendeva le mosse da quella organizzata da Pozza nel '23, rappresentó per la comunità marosticense e per il panorama folkloristico veneto qualcosa di molto più ricco e complesso. Dei 289 figuranti coinvolti nella rappre-sentazione, la maggior parte era composta da cittadini di Marostica che si misero a disposizione gratuitamente, vedendo nella Partita un rito che fungeva da volano nella coesione della comunità e un trampolino di lancio per il turismo. Le ripercussioni che avrebbe avuto sul piano culturale dell'intera regione e i contatti che si sarebbero creati con altre manifestazioni dello stesso genere,17 furono indubbiamente ben accolti, ma non progettati a monte dall'amministrazione comunale. E' chiarificatrice, in questo senso, l'organizzazione preparatoria alla prima Partita che si svolse su due registri differenti: da un lato il lavoro amatoriale ed artigianale dei cittadini maro-sticensi per confezionare gli abiti, le armi di scena, per imparare i movimenti e le parti; dall'altro il coinvolgimento di attori professionisti che dessero voce ai per-sonaggi principali.18 Vucetich seppe miscelare insieme questi due estremi mettendo in scena un vero e proprio spettacolo, che tramutó la città in un grande teatro all'aria aperta. 16 Nell'ASCM sono registrate le corrispondenze, i telegrammi, le visite, tra il sindaco Bonomo e alti esponenti democristiani vicentini come l'on. Tosato, l'on. Valmarana, l'on. Rumor. 17 Da alcune edizioni partecipa alla Partita una delegazione dei celebri sbandieratori della città Firenze, suggellando la vicinanza e l'amicizia tra le due manifestazioni. 18 Recitarono nella prima Partita gli attori professionisti Carlo d'Angelo, Cesco Ferro, Camillo Pilotto e l'attrice Ave Ninchi. 369 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 Fig. 3: Una bella immagine della Partita a scacchi tratta dal servizio di Alexander Taylor che usci sul National Geographic Magazine nel novembre 1956. La cinta muraria, scendendo dal Castello superiore, abbraccia la piazza sulla quale e stata incastonata la scacchiera e lo stemma scaligero. Sl. 3: Lep posnetek Šahovske partije iz članka Alexandra Taylorja, objavljenega v reviji National Geographic novembra 1956. Grajsko obzidje, ki vodi od Gornjega gradu, obdaja trg, tlakovan s šahovnico in grbom rodbine della Scala. 370 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 Il successo raggiunto dalla prima Partita, svoltasi il 12 settembre 1954, fu notevole, tant'è che l'anno successivo l'evento fu seguito da numerosi giornalisti, fotografi e cineoperatori italiani e stranieri; sul Times di Londra del 15 settembre fu pubblicata una foto del "matto" (uno dei personaggi burleschi inseriti da Vucetich) e il prestigioso The National Geographic Magazine, nel numero cinque del novembre 1956, dedicó alla Partita un lungo articolo impreziosito da numerose foto a colori. Due anni più tardi, in occasione dell'Expo 1958, la Partita venne "esportata" per la prima volta: a Bruxelles, nella prima grande edizione dell'Esposizione universale del Secondo dopoguerra, la tradizione inventata da Vucetich rappresentava, attraverso il lavoro di una piccola comunità di provincia, l'intera nazione. MAROSTICA E LE TESTIMONIANZE DEL PASSATO Nella prefazione di Eric J. Hobsbawm al testo "L'invenzione della tradizione" lo storico britannico afferma che "non esiste probabilmente un'epoca o un luogo di cui gli storici si siano occupati che non abbia assistito all'invenzione di una tradizione" (Hobsbawm, Ranger, 1987). Quello che emerge dal pensiero di Hobsbawm, peró, non è la mera analisi della mancanza di fatti dietro alla nascita di una tradizione; egli va a monte del problema, si interroga su quali necessità generino le tradizioni inventate e a quali bisogni delle società rispondano. La tradizione inventata puó basarsi, come nel caso di Marostica, sull'elaborazione creativa di una favola che si innesti sulle testimonianze del passato; un passato, peró, selezionato con cura o rievocato mettendone in luce determinati aspetti e tralasciandone altri. Un passato, cioè, al quale si chiedono risposte dal presente, non importa se interpretandone le parole o addirittura colmandone i silenzi.19 La tradizione alla quale si riallaccia la Partita a scacchi a personaggi viventi di Marostica è quella relativa al mito della Repubblica di Venezia: la straordinaria funzione che assolse la Partita fu quella di dare un luogo e un tempo alla rappre-sentazione del mito. Non è esagerato, quindi, parlare di rito: la regia di Vucetich rappresenta una pratica standardizzata che, coinvolgendo un gruppo di persone, presentifica (Signorelli, 2007) un episodio mitico, cioè lo fa accadere di nuovo: l'evento narrato, in questo caso il duello incruento tra Vieri da Vallonara e Rinaldo da Angarano, si rinnova, con tutte le conseguenze e implicazioni di cui è portatore, veicolando un messaggio positivo di risoluzione dei conflitti attraverso il gioco. Ma c'è di più: la performance che viene messa in atto ogni due anni, generalmente la se- 19 "La tradizione è evidentemente qualcosa che accade lungo l'asse del tempo e che lega il passato al presente: è lo "ieri" che persiste nell'oggi. Ma non tutto lo ieri diventa oggi: la tradizione è dunque il filtro che opera la selezione, riconoscendo e selezionando ció che merita di essere riprodotto, portatore quindi di un messaggio culturalmente significativo, attraverso determinate modalità di trasmissioneV (Mugnaini, 2001). 371 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 conda domenica del mese di settembre, nella piazza principale della città, è un rito che agisce su vari livelli e in varie direzioni: certamente verso l'esterno della comunità, tra il pubblico che giungendo dalle zone limitrofe come da Paesi stranieri assiste all'evento riconoscendovi l'immagine per eccellenza della città, ma all'interno della comunità marosticense l'azione svolta è più stratificata e meno immediatamente rilevabile. Se da un lato funge sicuramente da elemento coesivo, considerando anche il gran numero di cittadini che volontariamente si presta alla preparazione dello spettacolo, dall'altro risulta essere un elemento di visibilità che si gioca sul piano interno dell'equilibrio della comunità. La scelta dei candidati cittadini che ricoprano i ruoli più prestigiosi, dal podestà Taddeo Parisio per gli uomini maturi, alla dame di corte per le signore, a Lionora per la ragazza che verrà considerata la più bella, passando per i ruoli dei due nobili pretendenti per i giovani uomini più ammirati, diventa un elemento di affermazione sociale tutto rivolto all'interno della comunità stessa. La Partita diventa una sorta di vetrina nella quale il proprio status sociale permette di accedere, o meno, a determinati ruoli, esprimendo più o meno chiara-mente una struttura gerarchica e sociale. Queste due dinamiche, apparentemente antitetiche, risultano invisibili agli occhi dello spettatore esterno, tanto che verrebbe da pensare che confluiscano entrambe, senza traumi, nella riuscita dell'evento. Nel rito, quindi, sembra essere reiterato, smussando i possibili attriti, un ordine sociale comunemente accettato nella struttura della comunità marosticense. La Partita a scacchi, per quanto sia stata portata in tutto il mondo, è inscindibile dalle testimonianze del passato, archeologiche e architettoniche, che connotano la città di Marostica. L'intuizione di utilizzarla come un grande teatro all'aperto, perfetto per un duello cavalleresco, è stata coltivata e realizzata in un periodo economicamente e socialmente difficile, durante il quale fu necessario attingere dalle esigue finanze municipali per ovviare a molti altri problemi, e durante il quale le iniziative culturali non potevano rappresentare la priorità. La lungimiranza che l'ammini-strazione comunale guidata da Bonomo dimostró scommettendo nella bontà del progetto elaborato da Vucetich, non fu, quindi, affatto scontata. Nello stesso periodo tante altre città e cittadine italiane decisero di sacrificare, sull'altare del progresso, le proprie testimonianze archeologiche; la città di Marostica, invece, ne seppe valutare lucidamente il valore tanto da trasformarle una scommessa per il futuro. Nel giro di pochissimi anni Marostica divenne "la città degli scacchi" nella quale inizió a giun-gere un flusso sempre maggiore di turisti: cosi, se da un lato la vicenda del duello incruento tra i due cavalieri divenne sempre più conosciuta, dall'altro le origini recenti della Partita furono progressivamente sfumate. Oggi, tra i tanti spettatori che assistono alle riedizioni della Partita, la quasi totalità di essi è ignara di trovarsi di fronte ad una "tradizione" iniziata soltanto nel 1954. La tendenza a mantenere un'aura 372 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 leggendaria intorno all'evento e piu che comprensibile, dopotutto deve essere efficace nel richiamare un pubblico molto eterogeneo che non per forza si interessa di storia o di folklore, ma e lecito pensare che la Partita a scacchi scritta e diretta da Mirko Vucetich abbia una sua personale struttura che le dovrebbe conferire una legittimita autonoma di opera teatrale. Nel panorama politico e culturale del Veneto odierno, oggetto di ben piu grossolani casi di tradizioni inventate, non sarebbe, a mio avviso, troppo imprudente valutare la Partita a scacchi per quello che e stata ed e ancora: una festa di piazza che, guardando al passato, diventa una scommessa per il futuro. ŠAHOVSKA PARTIJA V MAROSTICI: INTERPRETACIJA MITA O SERENISSIMI PREK IZNAJDBE NEKE TRADICIJE Pietro CASENTINI Univerza Ca' Foscari v Benetkah, Oddelek za zgodovinske študije, Dorsoduro 3484, 30123 Benetke, Italija e-mail: piero.casentini@gmail.com POVZETEK Danes je Marostica splošno znana kot mesto šaha, vendarje to poistovetenje plod neobičajnega in posrečenega primera iznajdbe neke tradicije, ki se časovno umešča v začetek petdesetih let 20. stoletja. Priljubljenost, ki je je šahovska partija z živimi liki deležna že od prvih izvedb, si gre razlagati s prepletom različnih dejavnikov: to so ponovno ovrednotenje izjemne arheološke dediščine - dveh gradov, obdanih z obzidjem iz obdobja rodbine Della Scala; oblikovanje mikavne zgodbe (zamislil si jo je Mirko Vucetich, gledališki režiser in arhitekt dalmatinskega porekla), ki se odvija leta 1454 in je prepletena z verodostojnimi elementi, med katere spadata dvoboj in ljubezen; pritegnitev večine prebivalcev Marostice, ki v tem dogodku prepoznavajo obred, vizitko kraja in dober posel. Posledice, ki jih je slavna partija imela za dogajanje v Venetu, predvsem na folklorni, pa tudi na družbeni in politični ravni, so bile deloma nepričakovane. Ta prireditev je brez dvoma odločilno prispevala k legitimaciji tradicije Beneške republike, saj jo je ponesla izven akademskih in elitnih krogov. Po drugi strani je odigrala ključno vlogo pri interpretaciji samega mita o Serenissimi: vfantastičnem liku podestata Taddea Parisia namreč lahko razpoznamo skupek značilnosti, ki so v ljudskem imaginariju lastne beneški republiki. Oblast je z utrditvijo moči kopenske države spoštovala stare tradicije in politična ravnovesja ter tako obvarovala občutek identitete. Ključne besede: izumljanje tradicije, Marostica, mit o Benetkah, šahovska partija, Vucetich 373 Piero CASENTINI: LA PARTITA A SCACCHI DI MAROSTICA: L'INTERPRETAZIONE DEL MITO ..., 359-374 FONTI E BIBLIOGRAFIA APMB - Archivio Personale di Marco Bonomo. ASCM - Archivio Storico del Comune di Marostica. Boccato, S. (2004): Spazio e potere nei "lochi publici". Rettori veneziani, comunità e Vicenza a Marostica in età veneziana. In: Povolo, C. (eds.): Marostica. Profilo istituzionale di un centro urbano nell'età della Serenissima. Vicenza, La Serenis-sima, 63-192. Brown, H. (1905): In and around Venice. London, Rivingtons. 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