ANNO XX. Capodistria, 16 Maggio 1886. N. 10. PROVI DELL'ISTRIA »» *v Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrinosi,re in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Kwiaiioiie. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — On numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Del prodigioso approdo del corpo di S. Eufemia j Calcedonese in Rovigno. P. Tomaso Caenazzo Canonico. ') Prima di cominciare questa recensione dell'erudito lavoro del Canonico Caenazzo, a scanso di malintesi e di possibili scandali delle timorate persone, mi piace mettere le mani innanzi per non cadere, e per dare maggiore autorità alle mie parole accolgo e sottoscrivo 1' opinione di Valentino Giachi, collaboratore della Nuova Antologia. — Non ci piace che si supponga essere sicura opinione nostra in tanta nebbia d'ignoto onde ci sentiamo avvolti da tutte le parti, che le leggi naturali siano assolutamente inflessibili. Però ci sarà concesso pensare che molti miracoli furono registrati dalle storie per ossequio a pie tradizioni, che una parte grandissima di essi può eliminarsi a priori, e che probabilmente i miracoli necessari a spargere i primi semi della religione novella furono assai pochi. Cessato il bisogno con lo stabilirsi della chiesa, cessò anche la frequenza dei miracoli." (Nuova Antologia 16 Nov. 1S85 pag. 195). Mi sta a cuore però, mentre accetto per mie, queste parole, di rilevare una leggera contraddizione, 0 meglio svista del Giachi. Prima dice che i miracoli" furono assai pochi; poi subito aggiunge „cessò anche la frequenza dei miracoli." Ora i miracoli registrati nell' Evangelo (e a questi tutti 1 credenti hanno a prestar fede) non sono pochi che relativamente allo sterminato numero di quelli che si leggono nelle leggende, sono conservati dalle pie tradizioni. Fatta questa necessaria ed ampia dichiarazione, entro senz' altro nell' argomento. ') Vedi Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria. Fascicoli 3 e 4. Parenzo, Coana, 1886. Che il canonico Caenazzo abbia voluto rompere una lancia in favore delP autenticità della leggenda della martire di Calcedonia ; e che da buon rovi-gnese abbia magnificato i domestici fatti, è una cosa abbastanza naturale. Si capisce come i buoni Ro-vignesi ci tengano a questa loro gloria da campanile : è una patente di romanità anche questa, è una tendenza della vecchia razza greco-latina. Anche i Trojani avevano il loro palladio, e, incolume questo, doveva rimanere incolume la città, et per-gama alta Troiae. Così i gloriosi comuni italiani fecero del loro santo protettore il simbolo della grandezza dello Stato, e in nome dei santi patroni si picchiarono più volte per bene : il patrono? sopra ogni altra cura nel cielo, doveva assumere sempre la parte, spesso ingrata, d'avvocato difensore, e aggiustare le taccherelle de' suoi clienti, fino a snaturarsi quasi e rinnegare il proprio carattere. Così il pacifico e venerando Ambrogio della storia, diveniva nella pia tradizione e nella leggenda, (non meno erudita di quella di Santa Eufemia) un furibondo e nuovo Simeone da Monfort, che con la mitra a borina, e il flagello alto menava giù botte da orbo sugli Ariani e sui Tedeschi di Parabiago a difesa de' suoi buoni Milanesi, come si vedeva ai tempi dei Promessi Sposi sulle moneto, e si vede tuttora sul gonfalone di Milano. Questo bisogno del santo protettore, così sentito nella gente latina, va via via indebolendo quanto più si avanza verso settentrione; vivo è anche nella razza slava; ma senza tanto lusso di leggende civili; vale a dire senza quella tale ingerenza nelle faccende dello stato: baroni tedeschi e principi slavi lo stato lo proteggevano essi ed alla loro maniera! Ora, lo ripeto, tutte queste cose si capiscono; ma quello mi reca maraviglia si è vedere il bravo ed erudito Caenazzo trattare con tutta serietà in un libro grave che s'intitola : — Atti e Memorie della società istriana di archeologia e storia patria — di una pia leggenda, non avente alcun titolo di storica veridicità; e credere di più di poterla sostenere con argomenti zoppicanti, con documenti che sono per sua confessione un accozzamento di molte notizie tradizionali e una confusione di cose vere (sic) e con ragioni qualche volta anche ridicole; e ciò a questi lumi di luna, dopo tanto progredire della critica storica. Anzitutto mi giova di rilevare una cosa: in questa memoria Sul prodigioso approdo ecc. al canonico Caenazzo preme più che tutto dimostrare che la Santa è venuta diritta diritta dall' oriente a Rovigno senza la sosta di Cissa e Val Salone, come a torto credette il Kandier, e dopo di lui il Luciani, il Glezer ecc. ecc. : tutta gente che giura in verba magistri; perchè lui nega recisamente questa asserzione, e ne dimostra la falsità co\Y appoggio d'irrefragabili autorità. Il signor Caenazzo ha un ottimo discernimento ed io gli faccio proprio sul serio le mie congratulazioni. Egli ha capito che se non si fa subito approdare direttamente dall'oriente a Rovigno l'arca santa, la leggenda perde gran parte del suo prestigio poetico, e la traslazione rientra nell' ordine naturale, e può avere una spiegazione senza bisogno di credere al miracolo. Ed io non vorrei qui far torto ai morti : il Kandier visse e morì da buon cattolico; pure mi pare di travedere che non credesse punto (e ciò poteva fare benissimo rimanendo sempre cattolico) alla storiella della venuta per acqua. Panni di vederlo con quella sua tipica bonomia e astuzia insieme ironicamente discutere sul fatto ammiccando 1' uditore. Certo non erano tempi, nè quella 1' occasione di manifestare chiaramente il suo pensiero; ma chi ha fior d'ingegno comprende subito quale fosse il suo intendimento. Dice bene il Glezer „la pia leggenda, spogliata del meraviglioso, combina coi criteri storici, secondo i quali Cissa sarebbe stata eretta in vescovato appunto nel sesto secolo contemporaneamente alle altre città istriane, le quali avrebbero tratto corpi santi appunto dall' oriente" ma con la sua brava barca s'intende, aggiungo io, e senza bisogno del Deus ex machina. Il Kandier adunque ha dato alla venuta di Sant'Eufemia nell'Istria tutti i criteri della verità storica; certo non si ha a giurare in verba magistri ; ma prima di rinnegare il maestro vecchio pei maestri nuovi, la Società istriana di Archeologia ecc. ecc. ha tutto il diritto anzi il dovere di esaminare un po' le patenti dei maestri nuovi: altri- menti addio principio di autorità, e scienza vera : invece della libertà si ha la licenza. Ciò posto i tre punti del discorso del canonico Caeuazzo nei quali si propone dimostrare la falsità dell'opinione del Kandier si possono confutare ad uno ad uno. Il Kandier dice che il santo corpo era in Cissa fino da antico, fino dal 524 azzarderei dire. E i Bollandisti aggiungono non potersi assegnare l'anno certo della traslazione di Sant' Eufemia da Calcedone a Costantinopoli: — Annum tarnen certuni assegnare non possumus ; ma che probabilmente ciò avvenne nel 620. Qui adunque abbiamo un' i-potesi contro un' altra ipotesi ; al più al più si potrà credere che il nostro Kandier abbia azzardato troppo. Che cosa sono poi cento anni nella storia? Confessiamolo: bujo, bujo pesto; così può avere ragione il Kandier come i Bollandisti, le opinioni dei quali non sono infallibili, e si hanno spesso ad accettare con ogni riserva. Ma, punto secondo, il santo corpo fu veduto da Teofane nel 797 in Costantinopoli; dunque non era a Cissa. Ma chi è questo Teofane? E i Bollandisti non possono avere preso un granchio citando Teofane, autore greco, si noti bene greco? Della mala fede dei Greci i Latini, ed il signor Caenazzo stesso, si lamentano; ma quando le asserzioni dei Greci tornano in loro vantaggio allora i Greci sono persone degnissime di fede. Ora tutto 1' argomento del Caenazzo si distrugge subito con poche parole. I Greci si vantano anche oggi di possedere le ossa di Santa Eufemia Calcedonese nella loro chiesa patriarcale ; ma è un inganno, esclama scandolezzato il buon canonico (pag. 309), quella non è Santa Eufemia Calcedonese, ma Santa Eufemia di Amiso città della Paflagonia. Arcades ambo ; a buon conto sappiamo che di Sante Eufemie ce ne sono due; e tanto possono avere ragione i Greci come i Latini, benché io inclini a credere, in questo caso, più ai secondi che ai primi. Dunque, se per vostra confessione di Sante Eufemie ce ne erano due in oriente (e chi sa quante altre), chi mi può vietare di credere che la Santa Eufemia, veduta da Teofane a Costantinopoli, sia una Santa Eufemia qualunque, e non la Calcedonese che già i buoni Istriani avevano trasportato? Bujo, bujo pesto un'altra volta; e il nostro asserto non presenta alcun titolo di storica veridicità. Risparmio al lettore la confutazione del punto terzo. L'arca marmorea venne a Rovigno e non in Val Saline ; e 1' autore azzarda dire (anche il Caenazzo come il Kandier ha i suoi azzardi!) che la tradizione è quasi pervenuta al grado di certezza torica (pag. 310). Vedremo subito che cosa | algono le antiche scritture, le memorie e trazioni in proposito. Qui invece io mi trattengo un »omento ad esaminare la testimonianza di Teofane, ;he getta molto lume in proposito, e mi maraviglio ion sia stata prima notata per dare una spiegatone conveniente e storica all'origine della leggenda. Racconta adunque Teofane avere Costantino Coproniino mutato in latrina pubblica la chiesa di Sant'Eufemia a Costantinopoli eretta da Costantino, ! fatte gettare in mare le reliquie della Santa. ?ag. 304 e 305). Ma il Signore Iddio serbò illese le sante ossa, e fece nuotare la cassa fino all'isola ii Lemno.....illaesum illud servavit, ipsum id Lemnum insulam enatare faciens. Arrivata la lassa nell' isola, col solito sogno fu avvertito un tale, perchè occultasse le sacre reliquie: — Acl litus luippe projectum, per nocturnam visionem tolli I mtmonuit et occultum teneri. Solo agli orbi non approda il sole ; ed è orbo uhi non vede nella storiella di Teofane l'origine i Iella pia tradizione di Rovigno. Anche qui il viaggio dell' arca per mare, 1' approdo ad un' isola, la risione, con l'aggiunta, res crescit eundo, delle solite frange e della grottesca invenzione delle giovenche verginelle. I buoni Istriani che da Costantinopoli trasportarono, o da qualche altro luogo J'Oriente il santo corpo, diffusero anche tra noi le tradizioni udite in Oriente. Prevengo un' obbiezione. Prima avete negato the 1' Eufemia di Costantinopoli sia la santa Cal-tedonese ; e qui ne acettate la leggenda. È facile rispondere che gl'Istriani così all'ingrosso accolsero tutte le tradizioni che correvano sul conto di tutte le sante Eufemie possibili, confondendo una con 'altra; e che una tale confusione facevasi pure i in oriente. Ma tutte queste sono dispute de lana caprina', (d io m'affretto ad esaminare gli argomenti addotti ; lai canonico Caenazzo per provare la quasi certezza I iorica della tradizione rovignese. Comincia dai Ca-1 lendari !!! Nei più antichi si legge : IG Sept. Fest. S. Euphemiae V. M. Tit. Tut. et Patr. Corpus ejusdem i« magna arca marmorea Calcedone dissessum an. i Mir. nati 800 die 13 Iulii sine cymba mirabiliter1) ibi super undas maris ab angelis delatum, hucusq. integrum honorifice servatur et adoratur. A che giuoco giuochiamo ? Di sopra si dice che il corpo di «anta Eufemia si venerava a Costantinopoli nel ') 11 miserabiliter sarà errore di stampa. 797; e qui il vostro Calendario mi dice che la santa partì in barca nell'SOO da Calcedonia. Dunque il Calendario è bugiardo, a meno che non vogliate credere, che l'arca abbia fatto prima un altro viaggio da Costantinopoli a Calcedonia, per prendere quindi il diretto per Rovigno. E poi, vedete, il vostro calendario, oltre che sballarle grosse, è un calendario ereticale, certo anteriore alla riforma di S. Pio V che dai calendari e dai Breviari, di storielle apocrife, simili alla rovignese, ne levò via molte ; perchè tutti i buoni cattolici sanno che i corpi dei santi si venerano e non si adorano, e che a Cristo, il quale solo è santo, 1' adorazione si compete. Segue altro argomento a piè zoppo. „Nel più antico libro capitolare del 15G9 (la data è dunque moderna, non antica, mi permetto di osservare) si legge : Il concorso dei forestieri quotidiano è senza eccetione . . . vengono processionalmente a visitare il Sacro Corpo della gloriosa Santa Eufemia Chal-cedonese, che fu gratiato a questa colegiata dallo ■stesso Iddio che egli stesso la volse insignire con un miracolo singolare facendola da Clialcedonia fino a Rovigno navigare in una ben grande arca de marmo ecc...." E come se questo non bastasse ecco il terzo argomento dell' iscrizione sul muro dirimpetto 1' arca : D. Euphemiae tumulus ex Clialcedonia anno ioccc ivl xiir ad hujus montis calcem a pia maris procella ductus ecc. ecc. Davvero io non so intendere come 1' autore, che pure è erudito e colto, 11011 si sia ricordato che egli stesso per combattere il Kandier, maestro vecchio, poche pagine innanzi ha formalmente asserito che nel 797 Teofane „vide e venerò il corpo di Sant' Eufemia calcedonese in Costantinopoli, e non in Cissa o Val Saline" (pag. 305) e neppure in Calcedonia aggiungo io, perchè da Calcedonia era stato trasportato a Costantinopoli per paura dei Persiani, come dice Teofane (304). E non mi sgusciate di mano veh come l'anguilla! Costantinopoli non è Calcedonia, l'Europa non è l'Asia. Terzo argomento : la bolla pontificia di Pio IX concedente al capitolo di Rovigno canonicali insegne, perchè possedono il corpo di Santa Eufemia venuto per mare da Calcedonia (pag. 312). Ma questa è una semplice bolla, e il Santo Padre non parla già dalla cattedra; e l'infallibilità del Papa non si estende alla Geografia, e Calcedonia con tutta la bolla non sarà mai Costantinopoli; nè la parola di S. Santità, autorevolissima in cose di 9f fede, potrà dare valore storico ad una pia tradizione. ') Dell'ultimo argomento desunto dal codice confusione di cose vere (sic) e che è il caposaldo della relazione, mi riserbo di trattare altra volta. Jì rp (Continua) x- -*■• DIGRESSIONI^ Blasone della famiglia Gius tini an Altre notizie che lei riguardano e noi E ancora uu' epigrafe ad Andrea podestà di Giustinopoli Nel Litta, come pare a me, non si vede che il podestà nostro Andrea appartenga al Ramo detto de' Véscovi, del quale nella tav. III. Ma ad altro Ramo estinto nel 1628 e proveniente abbastanza diritto dal beato Nicolò. Dove — tav. I : B. Nicolò, il quale, secondo il Kandier nelle Indicazioni 1. c. 117 . . ., sarebbe stato, invece che del monastero di s. Nicolò di Lido, priore di quello di s. Nicolò di Parenzo, e in questo e non nell'altro, dopo avere assicurata la propagazione di sila casa, ormai ridotta a lui solo, nei nove figli avuti da Anna Falier, sarebbe rientrato e morto — dove narrandosi dunque delle vicende prime dei Giustiniani fuggiaschi di Costantinopoli e riparati nell' Istria, come già s'è udito dal Freschot, si aggiunge un particolare nuovo, che vuol essere tradizione forse nella famiglia. Si narra così, per chi ne avesse vaghezza: "Fuggiti i Giustiniani da Costantinopoli, ove i loro consanguinei erano stati sbalzati dal trono, per cui poi tutti avevano voluto intervenire all' impresa contro 1' imperatore Emmanuele Gomneno divenuto in quell'occasione il capo della dinastia nemica, si erano ricovrati in Istria, ove edificarono Giustinopoli, poi detto Capo d'Istria, quindi in Venezia,. Ecco un'origine, per vero non ispregevole, della città nostra, che a me certo e, come credo, ad altri concittadini riescirà inaspettata. Città de' Giustiniani dunque Giustinopoli — quasi Giustinianopoli. Per ultimo, lo stemma attualmente usato dai discendenti, qual è dipinto nella stessa tav. I, è in campo rosso un' aquila d'oro bicipite, coronata, membrata e linguata dello stesso, che sul petto à un ovato azzurro con bordura e fascia d'oro — dunque simile, eccetto il campo, a quello del vescovo Daniele più su descritto — senza globo e senza croce. Lo scudo poi — non a testa di cavallo com' è quello della statua sulla Colonna di santa Giustina, forma che fu preferita dagl'italiani; ma quadrilungo e tondeggiante di sotto sì che con due linee oblique finisca in acuto — è sormontato da una corona più grande e da tre altre minori di sopra i) L'insistenza di tutti questi documenti ohe parlano sempre di una venuta della Santa da Caloedonia e non da Costantinopoli prova però in l'ondo falsa la leggenda di Teofane, e più probabile 1' opinione del Kandier. *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Gillstina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9 an. XX — Digressioni. di questa, delle quali sulla mediana v' è un'altr'aquila d' oro bicipite e coronata come la prima, su quella a destra il berretto ducale, su quella a sinirtra un angelo I con uu fiore nella sinistra mano. "Il berretto ducale, perchè ebbero un doge, l'angelo, perchè discendenti dalla casa Angela Flavia, che regnò in Oriente, — com' è j osservato là sotto. E per finire col podestà Andrea — esiste ancora una epigrafe che lo riguarda. La quale meglio avrei inserita nella digressione 5. È nell'orto di casa Marina,! nella via che si dirà Calle Verzi numero civico 936,1 murata a destra di chi vi eutra dalla cucina, alta dal suolo un po'più d'un metro, sotto d'un pergolato. La lapide stessa, calcare, è larga metri 0.785 alta m. 0.245; j le lettere romane maiuscole di rum. tra 20 e 24. distan-j ti fra loro le righe rum. 13. Che desiderio poi sia stato] quello della città o del comune, cui Andrea solo seppei sodisfare — mal saprei dire. Forse appartenne questa! leggenda a una cisterna. Eccola: qvod iandiv h.ec c. desideravit andreas ivstin. pr.et. opt. prvdencia et avctorit. sua solvs adimplevit mdl x xii (Continua) Con gentile sollecitudine 1' egregio signor C. Favetti risponde all' invito di farci conoscere gli articoli stampati da Michele Fachinetti nel suo Giornale di Gorizia, offerendosi anche di approntarne la copia. Noi qui ne diamo l'elenco, ringra-, ziaudo il cortese donatore : ELENCO degli articoli di Michele Fachinetti tutti firmati da lui! Nel N. 9 „Ipocrisia politica" al quale il Redattore premetteva le seguenti parole: „Noi produciamo l'articolo seguente con tanta maggiore soddisfazione inquantocchè scorgiamo, come l'Istria cominci a rispondere al nostro appello, mentre un distinto ingegno Istriano ha dato l'iniziativa." N. 85. „Dei Confronti in politica e del Pie- monte." N. 40. „La questione politica romana." N. 48. „La questione germanica." N. 50. „Della legge Siccardi." N. 69. „Delle forze armate." N. 70. „Della libertà della Chiesa." N. 71. „Pio IX." N. 79. „Dei partiti." N. 83. „Dei prendi." N. 84. „Di Lord Paluierston." N. 9(5. „L' opposizione in politica." N. 101. „Dei fogli ufficiali." N. 116. „Del Barone Haynau." N. 189. „Delle quistioni attuali." ILT otizie il congresso della società politica Come già abbiamo annunciato ebbe luogo a Rovigno addì 9 del corr. questo congresso a cui presero parte moltissimi soci e pubblico affolatis-simo. Il presidente on. avv. Costantini salutando gl'intervenuti, fece voti che non scemi l'interessamento per questo utile sodalizio, se vogliasi che rimangano salde e inalterate le poche franchigie elargite, che si respingano gli attacchi dei nostri avversari, che vantaggino gl'interessi morali e materiali e che si ravvivi la fede in un migliore avvenire. Il nobile discorso dell' on. presidente fu molto applaudito. Approvato quindi senza discussione il verbale dell' antecedente congresso ed il bilancio per l'anno 1885, si diede lettura sulla gestione della presidenza durante lo scorso anno sociale. Tra fragorosi applausi vennero accolti specialmente i punti riguardanti le elezioni generali, le subdole agitazioni dei preti stranieri e degli impiegati stranieri, il memoriale contro gl' ispettori scolastici e contro gl' impiegati che s'ingeriscono per avversare l'incontrastata italianità della provincia; nonché il punto in cui è oppugnata l'opera di quei deputati che maliziosamente falsano la sua etuografia ed etnologia. Si passò poi ad altra lettura della relazione per istudiare le condizioni economiche, specialmente agrarie, ed i mezzi atti a migliorare i rapporti sociali fra la popolazione di diversa nazionalità e ne furono approvati i conclusi. Fu accolta a voti unanimi questa conclusione: „che il Governo si mantenga al disopra dei partiti nazionali, che reprima le mene dei preti e degli impiegati, e che tratti la stampa tutta in eguale misura." Questa conclusione verrà innalzata al ministero. Ridotto il canone sociale a soli fior, quattro, si venne quindi alla elezione delle cariche seguenti: Avv. Adamo Mrach presidente, Avv. Marco Costantini vicepres., on. Leonardo Camus vicepres. Deliberato un indirizzo di ringraziamento all' anteriore benemerito presidente, fondatore di questo sodalizio, il nuovo eletto porse i suoi più caldi ringraziamenti per 1' onore impartitogli, e si chiuse 1' adunanza colla seguente proposta di tutta urgenza: „Autorizzare la presidenza che indirizzi al ministero un'istanza con la quale si chiede che nell' Istituto magistrale di Capodistria la sezione italiana sia pari al diritto statutario." Il Congresso aperto alle ore 3, finì tra applausi entusiastici alle ore 8. Cose locali Rappresentanza comunale ; seduta del 5-6 Aprile — presidenza del podestà G. Cobol, presenti 18 rappresentanti e due sostituti ; commissario governativo cav. Bosizio. Ordine del giorno : approvazione del p. v. della tornata 13 Marzo p. d. — Comunicazioni ufficiose. — Relazione del comitato, eletto nella seduta del 14 Novembre 1885, per rilevare lo stato attivo e passivo del Civico Ospitale; — progetto della deputazione comunale di un nuovo regolamento per il detto pio luogo e conseguenti motivate proposte. Approvato il protocollo, il podestà comunica : la partecipazione della deputazione ai funerali del compianto podestà di Pirano P. Vatta ; la presentazione di un memoriale all' i. r. Governo marittimo per il compimento del porto ; le felicitazioni presentate dalla deputazione al podestà di Trieste Riccardo Bazzoni per la sua rielezione; oblazione da parte di anonimo di fior 10 pervenutagli a favore d'un povero concittadino ; P esito della leva militare nel Cornuue ; — la concessione di sistemare un giardino sulla piazza del Brolo, accordata alla società di abbellimento. Madonizza, relatore del comitato per rilevare lo stato attivo e passivo dell' Ospitale Civico, legge la relazione, dalla quale risulta una sostanza attiva del pio luogo di fiorini 118.884.97 ed \mpassivo di f. 7914.60, cioè fior. 2133.59 debito per la fornitura delle carni; f. 2835.99 debito per la fornitura del pane, f. 2945.02 per capitali a mutuo riscossi e consumati. — Riguardo ai capitali a mutuo rileva l'esistenza di N. 27 capitali per fior. 10958.05 che non furono presentati alla Rappresentanza comunale per P approvazione : richiama 1' attenzione della Rappresentanza sul fatto che dal 1883 in poi non furono compilati i conti preventivi nè i consuntivi ; che cessate quindi le relazioni tra P autorità tutoria ch'è la Rappresentanza comunale e la direzione del pio luogo, da ciò ebbero origine i lamentati passivi; osserva che lo stabilimento è tenuto con negligenza per ciò che riguarda ordine e pulizia, ed anche per ciò che riguarda l'amministrazione ed invoca i provvedimenti della Rappresentanza alle segnalate mancanze. Il podestà presenta a nome della deputazione un progetto di regolamento del civico ospitale, legge una elaborata relazione sulle condizioni del pio luogo e ri- salendo alle cause dell' odierno sbilancio, rileva che dall' anno 1882 da parte della cassa comunale cessarono le contribuzioni annue a coprire il bilancio, le quali contribuzioni non figurarono neppure nei conti preventivi del Comune; s'aggiunse a questa mancanza d'un obbligo del Comune mal dissimulato o dimenticato, la mancanza del prodotto delle saline appartenenti all'Ospitale nell'ultimo biennio; — rileva la negligente amministrazione, il difetto d'evidenza e di ordine nei registri di cassa e ritiene che la causa si debba rintracciare nella difficoltà di ottenere un pronto servizio da parte del solo impiegato che attende a tutta l'azienda ed all'ordine interno dello stabilimento ; nel mentre oggi si esigono oltre al disimpegno degli affari correnti, rilievi statistici di grande importanza, crede quindi necessario distribuire meglio le mansioni dell'azienda, affidando la parte economica all'ufficio comunale, mentre la direzione del pio luogo avrebbe ad occuparsi soltanto dell'ordine interno e della minuta economia. La riforma viene a proposito anche per completare il mancante servizio di cassa del Comune affidato finora ad una sola persona ; — con 1' aggiunta di uu assistente di cassa avente un annuo emolumento di fior. 500, sarebbe provvisto sufficentemente a tutto, senza aggravio del bilancio comunale, perchè scemando di fior. 100 lo stipendio dell'ispettore dell'ospitale per le diminuite sue incombenze ; risparmiati fiorini 360 annui ora necessari per un diurnista nella cancelleria comunale, non si aumenterebbe che di soli fior. 40 il dispendio annuo. Raccomanda il progetto di regolamento alla Rappresentanza. — Babuder applaude al progetto per cui viene accentrata all'ufficio comunale, come lo era altra volta, l'azienda dell'Ospitale. Cambini Pio nella sua qualità di membro della direzione dell'Ospitale giustifica lo sbilancio di questa azienda per le mancate contribuzioni doverose del Comune e per le mancate rendite delle saline ; si dichiara d' accordo con la deputazione per le riforme, ma vorrebbe fossero sospese e si studiasse la questione se convenga togliere il carattere di Ospitale provinciale al locale stabilimento e conservarlo secondo le antiche tradizioni come Ospitale privato con facoltà quindi d'imporre la tariffa più conveniente per gli ammalati forestieri, con vantaggio dell' economia ; vorrebbe che al risultato di questi studi si conformasse il nuovo regolamento, la formula analoga e proposta dilatoria che vengano appoggiate. 11 podestà dice che la questione fu discussa e sciolta in altri tempi, ricordati dall' onor. Gambini, col rimanere convinti che se come Ospitale privato si avrebbe diritto d'imporre una propria tariffa più alta, i vantaggi andrebbero perduti per le difficoltà degli incassi dai singoli comuni di pertinenza ; d' altra parte di fronte alla tariffa di 61 soldi al giorno prontamente incassati dalla cassa provinciale, da esatti calcoli ritiene che la spesa reale non dovrebbe sorpassare la giornaliera di soldi 57 -55. Dopo lunga discussione, caduta la proposta Gambini viene accolto il progetto di massima presentato dalla deputazione comunale. Si passa alla discussione articolata del progetto di regolamento che viene accolto dopo lievi modificazio-ui, anche in terza lettura. Il podestà accolto il regolamento propone: 1. di nominare seduta stante in base all'art. VII del regolamento stesso, la nuova direzione del Civico Ospitale; 2. di stabilire a sensi del §. 1 Reg. Com. un nuovo impiegato comunale colla qualifica di »assistente di cassa" e coli' emolumento annuo di fior, 500; 3. di deliberare la riduzione dell' attuale stipendio annuo di fior. 600, percepito dall' ispettore del Civico Ospitale a fior. 500; 4. di assegnare la differenza risultante di fior. 100 come contributo del Civico Ospitale al comune per costituire l'emolumento del nuovo impiegato; 5. di destinare allo stesso scopo l'importo di fior. 360 annui finora stanziati per il terzo diurnista municipale. 6. di placidare sul bilancio comunale a compendio dell'emolumento menzionato l'importo annuo di f. 40. 7. di autorizzare la deputazione, a norma del §. 31 Reg. Com. di aprire quanto prima un pubblico cou-corso al posto di assistente di cassa. Gambini, iu riguardo all' ora tarda, propone 1' aggiornamento della seduta; caduta la proposta l'onor. Gambini abbandona il suo seggio e uou essendo più il numero legale la seduta è sospesa. Ripresa la seduta il giorno 6, vengono eletti a formare la direzione dell' ospitale gli onor. Giuseppe Gravisi, Nazario De Mori, Pietro Madonizza. Viene accolto il secondo punto delle proposte della deputazione; al terzo punto viene deliberato di accogliere la proposta della deputazione prescrivendo il termine della riduzione dello stipendio all' ispettore dal 1 gennaio 1887. Vengono accolti anche i punti 4, 5, 6 e 7, dopo di che esaurito 1' ordine del giorno si chiuse la seduta. La rappresentanza comunale tenne seduta il giorno 13 p. d. e ne daremo il resoconto nel prossimo numero. Bollettino statistico municipale (li Marzo 1886. Anagrafe. — Nati (battezzati) 33; fanciulli 18, fanciulle 15; — Morti 31 ; maschi 9 (dei quali 2 carcerati) femmine 4, fanciulli 7, fanciulle 10 e 1 maschio nato morto. — Trapassati. 1. Vascon Luigi fu Giovanni, d'anni 75 — 6. Zago Giacomo fu Rocco, d'anni 84 — 9. Vattovaz Matteo fu Matteo, d'anni 59 — 10. Iur-sich Giovanni (carcerato) d'anni 29 ; Gerin Nazario fu Domenico, d'anni 25 — 12. Cocever Maria fu Giacomo, d'anni 87 — 13. \ erzier Girolamo fu Valentino, d'anni 69 — 15. Bernè Giovanni fu Giammaria, d'anni 83; Galovich Francesco (carcerato) da Sava, d'anni 54 — 17. Sandrin Paolina di Antonio, d'anni 11—18. Pozzacai Antonia di Giacomo, d'anni 53; Deponte Giulia fu Angelo, d'anni 70 — 20. Vicich Francesco fu Giovanni da Dornegg, d'anni 60. Più 7 fanciulli e 10 fanciulle al di sotto di sette anni, nonché 1 maschio nato morto. — Matrimonii 6. — 1. Dundovich Antonio fu Giuseppe — Riosa Angela fu Pietro ; — 3. Poli Domenico fu Giovanni — Stefie Caterina di Giovanni; — 6. Cora-din Antonio di Antonio — Fabris Maria di Giovanni; — 7. Ehard Cesare (genitori ignoti) — Delconte Antonia fu Domenico ; Apollonio Pietro di Antonio — Rodelja Maria di Giovanni ; Apollonio Felice di Felice — Dellavalle Maria fu Giuseppe. — Polizia. Denunzie per contravvenzione al regolamento sul possesso di cani 2; per furto 2; di polizia sanitaria 3; di apertura di esercizi oltre l'ora di polizia 2 ; per maltrattamenti e minaccie 1 ; arresti per accattonaggio 1. — Sfrattati 13. — Usciti dall'i, r. carcere 12, dei quali 4 istriani, 1 carintiano, 3 dalmati, 1 tirolese, 1 triestino, 1 goriziano, 1 estero (Italia). — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 7 ; per ettolitri 78; prezzo al litro soldi 40-44. — Animali macellati. Buoi '39 del peso di chil. 8886 con chil. 658 di sego; vacche 5 del peso di chil. 930 con chil. 71 di sego; vitelli 19; agnelli 8. — Certificati per spedizione di vino 7 per ettolitri 5. — Licenza di fabbrica 0. — Licenze industriali : per commestibili e coloniali 2 ; per vendita di manufatti 1; per servizio con vettura 1; per fabbrica d' aceto 1. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria. Angina difterica ammalati 1 morti 0. Dal principio della malattia (1 Agosto 1884) ammalati 54, dei quali morti 38; — croup, ammalati 1 morti 1; — vajuolo, ammalati 35 morti g. — Lazzeretto : angina difterica ammalati 7, morti 4 ; scarlattina ammalati 2, morti 2. PER0N0SP0RA Istruzione per prevenirne e curarne i danni („Economia rurale," fascicolo 8 — 1886) Il Consiglio della Società generale dei viticoltori italiani presa conoscenza delle varie sostanze, sperimentate o proposte per prevenire o curare i danni che la peronospora produce alle viti, ha riconosciuto nel latte di calce un rimedio pratico, sicuro, a buon prezzo e di facile applicazione. Esso per tanto dichiara che detto rimedio è senz' altro da adottarsi, e quindi da oggi innanzi chi andrà a soffrire danni per causa della peronospora non dovrà accagionare che la propria apatia e noncuranza. Coloro che negli anni decorsi furono danneggiati dalla peronospora, che cioè hanno visto apparire nell'estate ed in principio di autunno delle macchie bianche ed indi rossiccie stilile foglie, facendole essicare e cadere innanzi tempo, dovranno attenersi alle seguenti prescrizioni: Trattamento delle viti 1. Scegliere della calce grassa e senza granuli di sabbia, stemperarla nell' acqua rimescolando ogni qualvolta che se ne prende, in modo da avere un latte di calce dal 3 al 4 per °/0, cioè alquanto più diluito di quello usato dai muratori. 2. Circa dieci giorni dopo la fioritura dell' uva fare la prima spruzzatura su tutte le foglie con una scopa o pompetta. Lo straterello di calce deve essere sottille, ma una volta essicato abbastanza visibile. Cominciata la calcinatura si possono tralasciare le ulteriori solforazioni. 3. Dopo ogni pioggia prolungata o venti forti che abbiano disperso molta calce, ripetere successivamente 1' operazione sulle parti più spoglie ; ciò sino al principio di settembre. 4. Rammentarsi che il latte di calce è maggiormente efficace quando è applicato come mezzo preventivo avanti V apparire della peronospera. Però anche quando si è in presenza delle prime macchie biancastre e rossiccie caratteristiche della malattia, si giunge a salvare la foglia o parte di essa, per modo che 1' uva arriva a sufficiente maturità e il sarmento per l'anno seguente si forma abbastanza robusto. 5. Tanto più sicuro sarà 1' esito della cura se verranno scrupolosamente seguite le buone norme di coltura ordinaria, di facilitare cioè lo scolo delle acque, praticare diligenti zappature ed opportune concimazioni, tener )en pulite le ceppaie, fare la potatura pittosto corta e applicare precocemente la prima solferatura. Trattamenti dell' uva a vendemmia 1. A vendemmia l'uva punto o poco calcinata si potrà vinificare direttamente come pel passato senza inconvenienti di sorta. 2. Invece pel trattamento della parte di uva molto imbrattata di calce bisogna distinguere il caso se essa contenga molta o poca acidità. 3. Contiene molta acidità 1' uva delle plaghe fresche o piovose, in poco favorevoli esposizioni o alte sul livello del mare e in genere quella che negli anni antecedenti dava vino piuttosto acerbo ed aspro (oltre il 7 per mille di acidità). In tal caso l'uva molto imbrattata di calce sarà bene, avanti la pigiatura, lavarla coll'ac-qua semplice ; ma non avverrano gravi inconvenienti anche ammostandola direttamente senza l'indicata operazione ; il vino resterà solo un po' meno sapido. 4. Se invece l'uva riesce molto matura ed il mosto naturalmente poco sapido, allora si potranno seguire i due sistemi : a) Nel caso si possa disporre di una sufficiente quantità di acqua si laverà P uva molto imbrattata dalla calce con una soluzione di acido tartarico che verrà rinnovata a man a mano che 1' acidità si neutralizza. b) Allorché non sia possibile, o troppo costoso avere acqua a sufficienza, basterà aggiungere nel tino da 200 a 250 grammi di acido tartarico per ogni ettolitro del mosto proveniente dall'uva fortemente calcinata. Borna, febbraio 1886. La Presidenza. IMBOSCHIMENTO Nel N.° 1 aprile dell' anno scorso abbiamo pubblicato un sunto di quanto operò la Commissione istituita per l'imboschimento del Carso nel territorio triestino fino alla chiusa del novembre 1884; e l'attività dimostrata nella necessaria operazione, di cui un giorno se ne vantaggeranno quei paesi, è fatta palese dalle seguenti cifre : s' impiegarono 507,000 piante boschive sopra 124 ettari di tratti sterili; si seminarono 860 chilogrammi di ghiande e 25 di lauro ; a tutela delle piantagioni contro la invasione degli animali da pascolo vennero costruiti dei muri nella lunghezza di quasi 2000 metri, i quali lavori, compreso 1' acquisto delle piantagioni e delle sementi, esigettero una spesa di f. 8125. Nel presente numero diamo la relazione che va fino al 1885, trovando opportuno che il nostro periodico si occupi di un argomento importante P agricoltura, l'economia e 1' igiene, il quale deve star poi specialmente a cuore di quelli che sono incaricati di occuparsene per l'attuazione: La Commissione provinciale per l'imboschimento del territorio triestino ha dalla sua costituzione, avvenuta nell'autunno dell'anno 1882 fino alla fine dell'anno 1885, imboschito una superficie di ettari 161.81, per lo più terreno sassoso del Carso, con una spesa di fiorini 12,68.",.28 dei quali fior. 11,659.51 per piantagioni affatto nuove e fior. 1025.77 per rimettere le piante deperite. L' imboschimento fu eseguito quasi esclusivamente con il pino nero e soltanto una parte con il pino d1 A-leppo e con piante a foglia larga ; sopra un' estensione limitata di terreno avvenne mediante seminagione di ghiande e di bacche di lauro. Per le nuove culture vennero impiegate 627,738 pianticelle e vi vennero seminati 620 chil. di semenze. Le pianticelle furono poste parte iu fosse alla distanza di 2 metri, larghe 0.5 m. profonde 0.30 m. e parte in buche di 0.3 m. in larghezza e profondità e distanti 1 m. ed anche più una dall' altra a seconda della qualità del rispettivo terreno. Le piante predette vennero collocate in 522.605 buche (delle quali 186,000 gratuitamente escavate dai villici rispettivi) ed in fosse della lunghezza complessiva di metri corr. 18.943; 1' escavo delle buche costò f. 5212.94, quello delle fosse f. 786,32. Per la piantagione furono esborsati f, 3477,91. per la seminagione f. 255,65. Per difendere le colture da danneggiamenti, massime da parte degli animali da pascolo, si rese in molti luoghi necessaria 1' erezione di muri a secco da 80 a 100 centimetri in altezza e 60 cent, in larghezza, dei quali furono costruiti metri corr. 6651 al prezzo di fiorini 1926,69. Sui terreni imboschiti per cura della commissione vennero poi impiegati 160,416 piante e 595 chilogr. di sementi in luogo delle piante perite, locchè cagionò una spesa di f. 895,02 per la piantagione e f. 144,95 per la seminagione. Oltre a ciò furono riparati i lavori eseguiti a nome del Comune di Trieste, dal cessato comitato d'imboschimento impiegandovi 61,060 piantine e 385 chilogr. di seme, con la spesa di f. 365,30 e risp. f. 5505, assieme f. 420, 35. Risulta dai dati premessi, che la spesa per 1' e-scavo di 100 buche ascese a f. 1,35. per 100 metri corr. di fosse f. 4,15, per la piantagione di 100 soggetti soldi 55, per la seminagione di un chilogr. di seme soldi 41 e per la costruzione di muro a secco 29 soldi per metro. Di questi considerevoli lavori eseguiti nel periodo di meno che quattro anni si riferiscono all' anno 1885 i dati seguenti : Area imboschita 39,36 ettari, coli1 impiego di 227,090 piante e 285 chilogr. semi (160 chilogr. elice e 75 chilogr. bacche di lauro) numero di buche 218,125 e muri m. c. 3,805. La piantagione costò f. 1564,37, 1' erezione di muri f. 1056,57, la seminagione f. 108,80. La sterilità del suolo rese necessario in alcune località di apportare della terra nelle buche, la quale fu escavata dai depositi naturali qua e là rinvenuti nelte concavità del Carso, locchè cagionò la spesa di f. 357,50. 11 dispendio totale per le colture nuove eseguite nell' auno 1885 ascende quindi all'importo di f. 4003,59. Sui terreni imboschiti nel comune censuario di Basovizza, le buche furono nel numero di 68660 gratuitamente escavate dai villici di Basovizza, Borst e Grocaua. LaJ-uDisIKiA, lipograua di Carlo i'riora. Kell'anno stesso furono riparate le culture anteriori con 151,700 piante e 309 chilogr. di ghiande, tra cui 100 chilogr. di elice, col dispendio di f. 835,65. Tra le altre prestazioni della Commissione d'imboschimento. meritano speciale menzione l'amministrazione dei boschi comunali del territorio della città di Trieste, il mantenimento del vivaio forestale a Basovizza, e la redazione d' un parere circa la piantagione di alberi utili all' agricoltura, sui prati e pascoli del territorio stesso, chiesto dal Ministero di agricoltura in base ad analoga proposta contenuta nell' opuscolo : Del Carso, delle sue srive, del suo rimboschimento ed appratimento di Eugenio Pavaui. La superficie complessiva dei terreni destinati allo imboschimento dalla Commissione, e perciò iscritti nel catastro rispettivo, ascende ad ettari 930,5, la quale dovrà iu base alla legge dd. 27 dicembre 1881 essere ridotta a bosi'o entro il termine di anni 30, per la quale opera, compresi anche gli eventuali acquisti ed espropriazioni, le sta a disposizione un importo annuo di f. 6000. Confrontando la durata del termine stesso col-l'area preindicata, risulta quindi una superficie di ettari 31 circa da imboschirsi annualmente; nel quadriennio percorso dal principio della sua attività la Commissione ha imboschito però ettari 161,8, quindi per auno ettari 40.45, ossia il 9% in più del medio sopra accennato; sicché il compimento dell' opera in discorso, a meno che non vi subentrino degli ostacoli impreveduti, può attendersi già dopo anni 24. Ciò prova che mercè le leggi rispettive emanate negli ultimi tempi anche per le provincie di Gorizia, di Gradisca, dell'Istria e della Carniola, il rimboschimento del Carso non è oramai che una questione di tempo, la quale sarà sciolta tauto più presto, quanto più copiosi saranno i mezzi pecuniari all' uopo assegnati, e quanto più energica sarà P attività spiegata dalle Commissioni a ciò istituite. PUBBLICAZIONI II santuario della beata Vergine delle grazie di Semcdella nel suburbio di Capodistria. Memorie storiche con note di Gedeone Pusterla (Andrea Tommasich), Capodistria, tipografia di Carlo Priora, 1886. (Editore C. Priora). Arte e storia, periodico diretto da Guido Carocci, Firenze, tipografia della Pia Casa di Patronato. Il num. 15 (25 aprile a. c.) ha un articolo del prof. P. Tedeschi intitolato : A proposito d'una parola ed è indirizzato al Caffi. Rivista critica della letteratura italiana, diretta da T. Casini, S. Morpnrgo, A. Zenatti. Firenze, Piazza d'Arno, 1, 1886. Il Belgio di C. Lemonnier. L'opera è arricchita da 300 incisioni e parecchie carte geografiche. Fratelli Treves, Milano, 1886. Pieiru JUadouizza — Anteo liravisi edit. e redat. responsabili