NNO II N. 36 ::'UBBLildfrA (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colomia); commfirclall L. 1.50 — flnanzlarl, legali, cronaca L. 2.50 — Concesslonaria escluslva ÜNIONE PUBBLICITA ITALIANA S. A. LOTIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 10 luglio 1943-XXI SI PUBBLICA oeiNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedizlone in abbonamento postale II" Gruppo — UN NUMERO CENT. 60 DIBEZIONE — REDAZIONB: LUBIANA, VIA WOLFOVA 12 — Tel. 2196 Occupazione orizzon.ale II Duce ha parlato ai com-ponenti il Diretlorio Nazio-nale del Partito e attraverso quel Gerarchi ha voluto an-cora unci volta parlare al suo popolo. Nel discorso si e riie-rito particolarmenle ai punli deU'indirizzo rivoltoglj dal Diretlorio a nome dei fasci-sti e di lutto il popolo. Non crediamo che la prima parte del discorso inte-ressi particolarmente la Pro-vincia di Lubiana, mentre in-vece la seconda, quella del-I'invasione e dell'atmosfera creatasi in Italia attraverso gli avvenimenti di questi tre anni di guerra, certamente sard stata ben ponderata da-gli sloveni, i quali guardano con occhio piu o meno im-parziale a quello che succede nella nostra Patria. Sentono, pensano e anche attendono altri avvenimenti, ma noi qui vogliamo dimostrare, sebbe-ne la dimostrazione migliore sia la parola del Duce, che altri avvenimenti di portata internazionale vedranno certamente la luce della storia e si svolgeranno a nostro completo favore. Non siamo per il mimeti-smo, poiche al popolo — come vuole il Duce — biso-gna parlar chiaro in modo da metterlo duramente di fronte alia realta. I nostri nemici, gli anglo-sassoni, cianciano di un'in-vasione del nostro territorio nazionale per soddisfare Stalin che, dal canto suo, chiede a gran voce la creazione di un secondo fronte sul conti-nente e ancor piu pesterd i piedi chiedendo fortemente tale secondo fronte ora che gli avvenimenti del fronte Orientale precipitano e gia i tedeschi fanno del campo di battaglia un cimitero di carri armati russi. Lo sbarco sara possibile? 11 Duce lo ammette, ma af-ferma anche che alio sbarco deve seguire la penetrazione e, a questa, I'invasione. Sono Ire momenti di una stessa azione che ben difficilmente possono essere realizzati al-lorche si parino davanti tanti ostacoli quanti sono i petti di 46 milioni di Italiani de-cisi a difendere leoninamen-te il sacro suolo della Patria. L'ltalia ha fatto gia espe-Tienze del genere: ha visto nemici calpestare il suo suolo, nemici che sono perd ri-masti in posizione orizzon-tale come rimarranno oggi e domani tutti quelli che vor-ranno violare la santita della nostra idea e della nostra terra. Occupazione orizzontale. Ecco come con I'invasione i nemici potranno occupare j metri quadrati di terreno italiano che Ii ospiteranno per sempre. Dunkerque inse-gna per quanto riguarda la Germania. Ma noi non ci facciamo illusioni sulla possibilita di uno sbarco nemico, poiche siamo fermamente convinti che prima di morire si tento di giocare I'ultima carta, in tutti i modi: e gli anglosas-soni la giocheranno. Tengo-no troppo alia vita. II Tripartito e forte piu che mal e I'Asse in Europa forma un blocco granitico contro cui si spezzerä le reni chiun-que cercherä di abbatterlo. Siamo anche perfettamen-te persuasi che nell'assurda ipotesi di una nostra sconfit-ta il nemico non ci lasciereb-be neanche gli occhi per piangere: troppo odio cova verso questa Italia che non vuole assolutamente essere una «semplice espressione geografica» e contro il Fa-scismo che ha il torto di aver saputo far rivivere in noi, in tutto il popolo, durante venti anni, quella ,coscienza imperiale di dignitä e d'onore che dopo la guerra 1915—1918 gli alleati avevano tentato di oscurare e calpestare. Se le speranze dei nostri nemici si fondano sulle opi-nioni di quelle scorie umane che sono i dubbiosi e che in ogni paese inevitabilmente sussistono, lasciamoli pure nella loro illusione: noi siamo certi che i dubbiosi non contano, poiche per loro ab-biamo sempre piombo per rinsavirli; conta invece la fede dei fascisti, aristocrazia di massa, che con l'esempio sa guidare il popolo verso la meta. II Partito oggi piü che mal e vicino al popolo, a questo popolo italiano meraviglioso per virtii civiche e valore militare e di cui noi ci sen-tiamo parte integrante. E' il Partito che trascina, come nella vigilia rivoluzionaria, le masse verso la luce. Affinche il popolo sappia tener duro sino alle dodicl noi parleremo a lui il lin-guaggiq fascista, cioe quello della verita, anche se questa puö sembrare dura. Noi non ci faremo mai dire dai nemici che abbiamo calpestato il nostro «vinceremo» per mancanza di volonta e di spina dorsale. Un ignoto, forse un fante, scrisse su un muro di un vil-laggio della zona d'operazio-ni durante la guerra 1915-18: «O tutti Eroi o tutti morti»; noi oggi, in ogni casa e in ogni cuore, abbiamo scolpito il motto del Capo: «Non mol-leremo mai». E il nemico se ne accorgerä. Luigi Pieiran^onio STUPIDARIO PARTIGIANO Moralilä — Geograiia — Velocitä Da un volantino comunista diret-to alle donne Slovene che ... fre-quentano gli occupatori: «... Vi rendele conto di quello che laranno di voi i vostri padri e i vostri Iratelii quando torneran-no dai boschi? «... Dovele sapere che il voslro modo di iare proiunga la guena perche o/irite all'occupatore il go-dimenlo voiulluoso. «... F ancora tempo di linirla con questo basso modo di agire e di mostrare la schiena all'occupa- tore, se no vi colpirä la giusla punizione." Strano llnguaggio questo dei banditi. E il «libero amore», predi-calo dalla grande madre slava, dov'6 andato a finire? Perche l'agi-re delle donne proiunga la guerra? Che Cosa centra la schiena? Forse ... ma ... * Da un altro volantino del Fronte liberatore: «... Migliaia di nuovi aderenli vengono arruolati nelle brigate e nelle divisioni Slovene. II nostro morale adriatico, dall'Udinese alla Venezia slovena, schiava giä da una dedna di anni, per il quale a noi una volla davano uilicial-mente solo alcune parole di con-lorto, e stato preso dalla liamma dell'esercilo liberatore parligiano. Alla chiamala del Fronte liberatore ha risposlo quasi tulta la popo-lazione maschile del litorale adria-tico, impugnando le armi e arruo-landosi nelle lile partigiane.» Sta a vedere che fra qualche mese un volantino dei banditi dirä che anche i bagnanti del Lido di Venezia hanno risposto al loro ap-pello. * Ancora dallo stesso volantino: «... Le truppe del nostro esercilo liberatore nazionale hanno giä con-quislato, insieme con le organizza-zioni del fronte liberatore, tutte le provincie Slovene.» Dove si fermeranno, andando di questo passo? IL MEDITERRANEO E L'ITALIA Poche Nazioni come l'ltalia hanno avuto il privilegio duro ma chiaro di concentrare tutta la loro vicenda secolare intorno ad un tema unico di vita, di combatti-mento e di potenza; e di ritornare ad esso tema al di sopra e al dl lä di tutte le deviazioni che le con-tingenze politiche ed economiche potevano momentaneamente averle imposto. Per l'ltalia questo tema unico della sua sinlonia eroica e il Me-diterraneo. Da Roma alle Repub-bliche Marinare, dai Savoia, che proclamavano «non essere mai lon-tano un Paese al quale si possa arrivare per mare», all'Italia Fascista, il Mediterraneo — il domi- nio del Mediterraneo — e stato per noi la pregiudiziale della esi-stenza dell'indipendenza e della grandezza. L'Impero Romano, che si inizia con le Guerre Puniche piuttosto che con Cesare, fu un Impero es-senzialmente mediterraneo e se le esigenze difensive lo portarono a spingere le sue Legioni, cioe i suoi avamposti, dalle Gallie alla Pan-nonia all'Inghilterra e a rinchiu-dere queste regioni nei suoi valli, in realtä i grandi incontri e scontri con le maggiori Potenze deU'Epoca sua avvennero poi sempre nel Mediterraneo e per il Mediterraneo. E quando del bacino del Mediterraneo Roma fu completamente padrona, essa realizzö nel tempo stesso due grandi obbiettivi: la si-curezza della propria potenza e l'unitä civile di tutti i popoli che al Mediterraneo si affacciavano o sul Mediterraneo gravitavano. Questo secondo obbiettivo ' — l'unitä del Mediterraneo — si identified con la civiltä stessa e quindi col mondo civile di allora e durö, nei suoi effetti benefici, anche al di lä della caduta dell'Impero, con-tinuando a permeare del proprio spirito i successori dj Roma tanto che anche quando la sede dell'Impero fu trasferita a Bisanzio, Giu-stiniano, che non era ne Romano ne Italiano, senti che la dignitä e la legittimitä del nuovo Impero di-pendevano dalla possibilitä di ri-fare del Mediterraneo un lago Romano, cio6 lo spazio vitale e irra-diante della civiltä Europea. Sol-tanto quando l'irruzione di una Potenza estranea — l'Islam — ebbe sottratto al perdurante influsso di Roma parte del bacino mediterraneo, quella unitä si ruppe e la sua rottura separö l'Occidente dal-l'Oriente. Le Crociate — col loro sfondo religioso ed economico — rappre-sentarono un grande tentative di ricostituire l'unitä mediterranea e vi fallirono soltanto per il loro disfacimento nelle beghe affaristi-che e di primato dei Condottieri Francesi. La scoperta dell'America svalo-rizzö il Mediterraneo come centro della economia e della politica mondiale. Soltanto l'apertura del Canale di Suez restituendo al Me-ditteraneo il carattere oceanico ne rinnovö e ne avallö la funzione antica di centro della Civiltä. Ora appunto la quasi coinciden-za dell'apertura del Canale di Suez con la formazione unitaria del Regno d'Italia riportava l'ltalia al suo tema fondamentale di esi-stenza e dl incremento: la sua posizione Mediterranea, il suo primato Mediterraneo. E infatti appena dopo piü che un decennio dalla conquista dell'Uni-tä, quando anzi essa Unitä era ancora mutilata al Nord e all'Orien-te, l'ltalia con la spedizione di Massaua mostrava di intendere la gravitä di quella sua posizione e il Ministro Mancini, a chi lo rim-proverava di essersi buttato troppo lontano dalle mete immediatamen-te indispensabili all'Italia (Mediterraneo), rispondeva che nel Mar Rosso andava a cercare le chiavi del Mediterraneo. Egli intendevai dire con ciö che l'ltalia, d'accordo allora con l'Inghilterra, mirava a risalire dall'Eritrea verso l'interno della Libia per sboccare di qui alla Quarta Sponda e rafforzare la propria posizione mediterranea. Sbarrato questo programme dalle vicende militari africane del 1896 e dalla sconfitta interna, sul terreno demagogico, parlamentare di Francesco Crispi che — come disse il Duce — «fu il solo Uomo che Seppe proiettare l'ltalia nel Mediterraneo con animo e pensiero im-perialista» l'ltalia, dopo un periodo di raccoglimento, riprese la strada Vesiire gli ignudi Lagrimevole veramente un appello lanciato attraverso un volantino al popolo sloveno. In esso si chiamano a raccol-ta le forze commissariali di sussistenza e vestiario poiche i banditi comunisti, a quanto pare, sono ridotti a mal partito in fatto di indumenti. Si invocano i vestiti e le scarpe del giovane o vecchio che passa allegramente alcune ore della giornata alla «pas-seggiata-» o nelle osterie, mentre invece i suoi... difen-sori, laceri e scalzi, lottano nei boschi, contro noi, la fame e il freddo. II volantino e dei primi di questo mese e il freddo non c'entrerebbe, ma, non importa, per impietosire lo spensie-rato sloveno tutto fa brodo. I banditi chiedono ogni cosa: dall'ago... al carro ar-mato. II primo potremmo fornirlo noi se ci a^sicuras-sero di volerlo per taluni usi terapeutici di nostra cono-scenza; in quanto al carro ar-mato qualche nostro bambino potrebbe cederlo, cost i banditi passerebbero le ore di sosta fra una cm-sa e l'altra, baloccandosi e illudendosi di non avere davanti un gio-cattolo. Bello e lagrimevole il volantino e tutto soffuso di pre-cetti cristiani, anche se quello di «üvestire gli ignudi-» sia stato ripreso dal nostro Pirandello in una sua comme-dia. Ma questo non c'entra^ i banditi non sanno capire Pirandello. * mediterranea e giä nel 1900 e poi con gli accordi del 1900—1902 con la Francia e con I'lnghilterra, del 1902 con TAustria, del 1909 con la Russia (convegno di Racconigi) si ■assicurava 11 consenso di quelle Potenze al suo insediamento in Libia volendo cosi impedire che si completasse la giä quasi completa sua incarcerazione nel Mediterra-neo. Incarcerazione alia quale do-po le ipoteche progressive dell'In-ghilterra aveva contribuito fraudo-lentemente I'inganno francese del 1881 nella questione Tunisina. Che la conquista di un respiro mediter-raneo sulla sponda Afričana rap-presentasse ormai per I'ltalia una non procrastinabile questione di vita e dimostrato dal fatto che (I'ltalia fu portata in Libia (sia pure in forma insufficiente e con una Indecorosa politica interna di con-•cessioni ai Partiti sovversivi te-Tnendone I'aperta opposizione) da Giolitti, cioe daU'uomo di Governo meno sensibile ai problemi della espansione e della potenza. Egli stesso subi quindi I'imperativo me-diterraneo neoafricano. Ma nonostante tutti i consensi preventivi delle altre Potenze, il nostro insediamento in Libia pro-VOCÖ nel 1913 reazioni ora sorde era violente, tanto piu che la conquista del Dodecaneso — che ieri ancora Roosevelt insolentemente tiefiniva «mandato italiano sul Dodecaneso»! — rafforzava la posi-zione italiana anche nel Mediter-raneo Orientale. Ed e ancora sul lema del Mediterraneo che si infranse la convivenza dell'Italia nella Triplice Alleanza, che Hitler stesso aveva definita innaturale e precaria. La politica del nostri governanti all'alba del nostro intervento del 1915 puo sembrare in contrasto con la nostra affermazione ma 11 contrasto e apparente, cioe esso contrasto appartiene soltanto a quegli Uominii non al Destino mediterraneo dell'Italia. In realta gU uomini che ci rap-presentarono diplomaticamente nella Grande Guerra appartenevano ancora alle generazioni del Risor-gimento e perciö essi credettero che la loro missione consistesse soltanto nel completare I'eredita del Risorgimento: ottenere per ritalia le citta e le terre italiane ■separate dalla Patria (11 Trentino, Trieste, I'Istria, la Dalmazia, Flume). iPosti cioe a dover scegliere tra I'impostazione Mediterranea della guerra d'ltalia e I'impostazione Adriatica, essi scelsero la seconda con ingenua fedelta alia tradizione del Risorgimento. Fu un grande errore perche ciö facendo essi non si accorsero di due cose: I — che la guerra Europea non era — se non di riflesso — una guerra di indipendenze nazionali; era invece e soprattutto una lotta di imperialismi in contrasto. II — che se essi avessero scelto per ritalia I'impostazione Mediterranea della guerra, col vincere questa avrebbero risolto de jure de lacto anche I'impostazione irredentista. £' questo uno del casi tipici (ai quali accennavo da principio) di ideviazione contingente dell'Italia dal tema fondamentale Mediter-jraneo. lE' da notare pero che giä nel 1917 le vere e tradizionali esigen-ze dell'Italia erano rispecchiate nel Memoriale Franchetti, «memoriale Mediterraneo», e che esso era fir-mato da due uomini estremamente indicativi di quella che sarebbe poi stata ritalia Imperiale: D'Annunzio e Mussolini. A ricondurre I'ltalia dalla incompleta o divergente vi-sione dei suoi interessi giovo quel-3a che fu la sua sconlitla della Pace: ritalia usciva infatti daVer-saglia piuttosto indebolita che raf-forzata. Alle povere e mutilate concession! territoriali nel Continente si opponeva il ribadimento della nostra prigionia mediterranea col rafforzamento Mediterraneo del-ringhilterra e della Francia (Trat. tati di Sevres e di Losanna). Infatti la Francia, attraverso il mandato, si insediava in Siria, mentre I'lnghilterra liberata dall'incubo della flotta Germanica poteva concen-trare nel Mediterraneo il grosso della sua intimidatoria potenza navale. E I'intimidazione era visibil-mente rivolta contro di noi; non certo contro la Grecia o la Spagna. Ora proprio la esagerazione di questa prepotenza doveva essere feconda per I'ltalia aprendole gli occhi sul destino di umlliazlone •che le era riserbato. Infatti, attua-tasi la Rivoluzione Fascista, il Duce (del quale j recenti due vo-luml di Discorsi Adrialici dimo-strano I'antlveggenza — risalente a prima della guerra — sulla fun-zione Mediterranea dell'Italia), ri-conduceva vigorosamente la politica italiana sulla strada del piu chiaro realismo. Egli tentava con leale energia di ottenere dalle Grandi Democrazie il riconosci-mento delle nostre elementar! esi-genze e con ciö la revisione della impostaci impotenza a risolvere i nostri problemi di indipendenza e di espansione. Che tale impotenza fosse effettiva — a prescindere dal fattore demografico il cui su-pero non trovava via di sfogo se non nella vergognosa e inaccetta-bile emorragia emigratoria — era dimostrato anche soltanto dal fatto che, essendo I'ltalia povera di der-rate alimentari e di materie prime, le une e le altre potevano provenire per i nove decimi soltanto da regioni extramediterranee e quindi il loro afflusso poteva in qualunque momento esserle vietato dalla pa-dronanza sträaiera delle porte ocea-niche del Mediterraneo. Questa situazione di schiavitu che dal campo economico si ri-fletteva automaticamente nel campo politico (non e possibile fare una politica indipendente quando non si e indipendenti in economia) era del resto riconosciuta — sia pure raramente — da competenti stranieri che non fossero imbava-gliati da malevolenze e da interessi contrari. Basterä citarne due: precisamente uno inglese e uno francese, quindi non sospetti. In un discorso del 23 dicembre 1921 alia Commissione di Washington per la limitazione degli armamenti, lord Balfour diceva: «L'ltalia non e un'isola, ma conta quasi come un'isola. Dubito che possa nutrirsi o approvvigionarsi o continuare ad essere una unitä effettiva di com-battimento, se fosse realmente sot-toposta ad un blocco, se il suo commercio marittimo fosse arre-stato. La Francia basta quasi inte-ramente a se stessa per I'alimen-tazione. Ha grandi frontiere terre-stri che le danno accesso diretto o indiretto a tutti i grandi mercati del mondo. Nessuna Potenza ma-rittima le puö fare il blocco.» E all'indomani dell'entrata in vi-gore dell'accordo anglo - italiano, I'ammiraglio francese La Bruyere, scriveva: «Per I'ltalia la libertä del Mediterraneo e una questione di respiro, vale a dire di vita o di morte. Per la Francia il Mediterraneo rappresenta un interesse considerevole in vista dei collega-menti tra le due coste che sono I'una di fronte all'altra e per la mobilitazione delle sue forze afri-cane. Per I'lmpero britannico il Mediterraneo e un ingrediente della sicurezza imperiale, ma non e un elemento essenziale dei suoi rifornimenti. Per I'ltalia e tutt'altra cosa. L'ltalia e tutta chiusa nel Mediterraneo e I'BO per cento delle sue frontiere e costituito da frontiere costiere. Questo sviluppo marinaro conferisce all'Italia una in-dividualita geografica ancor piu spiccata, che e quella propria degli Stati insulari. In tutte le Con-ferenze navali l'ltalia non ha man-cato di prospettare questa formi-dabile servitu geografica e le dif-ficoltä che risultano per i suoi rifornimenti. L'ltalia e compressa nel Mediterraneo poiche le vie di uscita da questo mare non le ap-partengono, mentre essa ž la Na-zione piu povera di materie prime.» Questi onesti categorici ricono-scimenti anglo-francesi sono del 1921. Ebbene, che di diverso di-chiarava, con alto tono di ammo-nimento, il Duce nel suo discorso del 2 aprile del 1925 al Senato Italiano?: «Non ho bisogno di ricor-dare a vol che l'ltalia si trova nel Mediterraneo e che il Mediterraneo ha tre vie di accesso e che queste vie sono bene custodite. II giorno in cui queste vie fossero bloccate, il problema dei viveri sarebbe estremamente difficile per l'ltalia». Ora da questa, che gli stessi av-versari chiamavano «formidabile servitu geografica», il Duce ha cercato di liberare l'ltalia con ogni sforzo di intese collaboratrici con le Democrazie ma giä nel 1923, quando il massacro della spedizio-ne Tellini in Albania ci obbliga al colpo di forza e di dignitä su Corfu, Londra e Parigi si levano contro di noi in favore di quella Grecia che essi hanno rafforzato e gonfiata con funzione antitaliana nel bacino Orientale del Mediterraneo. Tutta un'altra fase di politica mediterranea distensiva e condotta dal Duce con le intese promosse verso la Jugoslavia, I'Albania, la Spagna, la Turchia, la Grecia, giungendo anche a interporre la sua mediazione tra Grecia e Turchia per dare pace al Mediterraneo Orientale. Frustrata perö nella sua politica collaborativa con le Democrazie, ritalia deve pure affrontare da sola e per le vie della forza gli ormai inallontanabili problemi della sua vita di grande proletaria. La con- DELITTI COMUNISTI NEI BALCAN II trentaquattrenne Milo R. abi-tnva a R., villaggio vicino a B. (Balcani) ed aveva assistito ad un generale cambiamento della menlttlita dei suoi vicini, che da comunisti si erano fatti in massa nazionnlisti. Cost pure Milo si era legato fortemente alia nuova idea e ne aveva dato prova un giorno in cui, comandato di sen-tinella ad un ponte std fiume L., visti avvicinarsi i comunisti che lo volevano distruggere, aveva rea-gito ivipedendo, a fucilate, che realizzassero il dannoso proposito. Era rimasto, cost, in ottima luce per il suo carattere franco e de-ciso fino a quarulo non ne dette la prova suprema. Fu durante un combattimento tra pattuglie na. zionaliste e nuclei comunisti, av-venuto a quattro chilometri da B. P., nel Dicembre 19^1. Spintosi molto avanti fu, insieme con altri nove, fatto prigioniero, subito spo-gliato dei vestiti e delle scarpe e trascinato alia prigione di K. distante quarantacinque chilometri. Il percorso venne compiuto a pie-di e sulla neve. I died furono subito giudicati dal tribunale e subirono una morte particolarmente criidele: furono torturati in modo che dei loro cadaveri si travarono solo le carni senza le ossa. Le loro case vennero date alle fiamme. MiliS O. aveva cinquant'anni e viveva nelle vicinanze del P. (Balcani). Egli ed il fratello era-no di idee anticomuniste. Al co-mando del P. interessava mag-giormente avere il fratello Bosco perche sembrava che frequentas-se di piii gli Italiani ed aveva la sua casa in territorio controllato dai nazionalisti. Una notte del Novembre 1941, senti bussare alia porta. Capi che i comunisti ave-vano avuto notizie esatte su di lui e venivano a prenderlo. Non api-i e rispose a fucilate. Gli altri spararono egualmente. Egli feri un comunista ma fu a sua volta colpito ad una gamba. Fu preso, portato presso I'infermeria comunista del P. e medicato. E poiche I'arto guariva ma il fratello non si trovava fu in seguito trasferito a K. ed ucciso tra le piii atroci torture. » Lo študente tecnico M. si trovava a L., suo paese nativo, quando fu preso dai comunisti a viva forza perche si unisse alle bände. Anche prima era stato invitato ad ar-ruolarsi per liberare la patria dalVinvasore e dal Fascismo, ma si era rifixitato ben sapendo che Fascismo e civilta erano la stessa cosa. Fu considerato come un pri- gioniero e condotto sotto scorta a K. Giunto presso quell'odred venne ancora invitato a passare ai partiglani e di nuovo rifiutb. II co-mando allora, per supremo di-sprezzo, decise che egli venisse ucciso dalle donne. Fu consegnato ad un originale plotone di esecu-zione composto da venti ragazze le quali lo condxissero, tra gli in-sulti piu osceni, in un luogn dove era stata giä scavata la fossa e quindi si divertirono a tirare al bersaglio prima su di lui vivo poi std cadavere. Venne coperto con poca neve. (Gennaio 1943.) S. esercitava la professione di nuiestro in P., paesetto distante venti chilometri da P. (Balcani). Aveva quarant'anni ed era sposato, con tre bambini. Poiche si ebbe sospetto che egli avesse relazioni con gli Italiani il comando del P. decise la sua morte. Fu cost rag-giunto di nottetempo nella sua abitazione dove dormiva al piano terreno. La vioglie ed i figli che erano al piano di sopra appena sentirono n/rrivare i banditi comin-ciano a piangere e ad implorare perche avessero 'pie ta e risparmias-sero il loro caro. Ma gli esecutori invece di avere considerazione per quel dolore si inasprirono mag-giormente e, in presenza dei fami-liari, gli tagliarono la testa. Poi si allontanarono, non seyiza avere sparato ripetutamente sul coda--vere. * La ventunenne Zorca L. era venuta in K. (Balcani) da M., suo paese nativo e conviveva con certo Milo v., negoziante che, aven-do perduto la moglie, le prometteva di sposarla. Non era priva di bellezza e per tale sua qualita era stata facil-mente incolpata di costumi non del tutto illibati. Qualche parola scambiata con soldati italiani fe-ce aumentare il sospetto. L'even-tuale responsabilita per la sospet-tata leggerezza era da attribuire ad entrambi gli pseudo-coniugi i quali furono arrestati insieme. II V. pero döpo poche giomate di prigionia venne liberato mentre Zorca, ritenuta piii colpevole di lid, venne lasciata presso I'odred dovendo essere giustiziata. Una sera del Gennaio 1942 essa fu infatti consegnata ad un gruppetto di armati perche la assassinasse-ro. Questi la comlussero nel -necessita — ti processo di reazione naturalmente sospin-to agli estremi opposti. II discorso tenuto .fino a questo punto impone una con-clusione: se siano, cioe, da ammettersi favorevoU i pre-supposti per la nascita di un romanzo del nostro tempo. II romanzo e, tra i generi prosastici, il piu impegnati-vo, e un atto di forza e di maturitä: richiede padronan-za ed equilibrio di «contenuto* e «forma'». Or a — in tutta sincerita — non possiavio attenderci un tale risultato sino a quan-do continuercb il bamboleggia-mento preziosistico che va imperversando e che, naturalmente, porta in se stesso limiti, incapacitä, povertä che si sostengono e si giu3ti-ficano, se mai, nel giro d'una pagina, d'una figura, d'una immagine. Ci sembra, insomnia, vi sia presso di noi un'e-sasperante brevitä di respiro, uiM preoccupata e ingiusta prudenza, una voluta ariditä che si risolve in superficie. Ammettiamo pure che questi nostri appunti possano sem-brare estremisti e parziali: rrM non si tratta, qui, tanto di far nomi o di valutare tendenze, quanto di denuncixi^ re lo «spirito» di una letteratura, il «tono» di un periodo artistico. Ma Piovene sta a se, fa parte per se stesso. Vorrem-nio dire, e ci pare dedv^ione giustificata, che in lui con-fluiscono e si risolvono i due indirizzi sottolineati dal Pellizzi nella letteratura contemporanea: al punto da non po-ter dire con certezza quando 10 scrittore psicologo, moralista, introspettivo, lasci il posto all'artista, all'accorto amante della parola. Ma qui occorre una netta precisazione: Piovene e prima di tutto artista e soltanto in un secondo tempo si po-trä Hcercare il movente della sua scrittura, ma come una vanita critica, non per ritro-varvi I'essenza della sua personalita. C'e un fondamento morale, e vero, nella concezione del suo romanzo: c'e psicologia, tormentata espressione di stati d'animo, spregiudicata violenza alia convenzionalita corrente. Qualcuno potrebbe anche notare come questa so-vrastruttura moraleggiante offu^chi 0 almeno irrigidisca 11 gioco della fantasia sino a concludere che quest'ultima — la fantasia — sta in Piovene come effetto e non cau^ sa, mezzo di divulgazione fi-losofica e non fattore determinante. Ma tale affermazione av-ventata rischia di condurre lontano e travisare le ragioni del suo romanzo, riducendolo ad un freddo schema preten-zioso, vanamente sorretto da un povero moto di fantasia. A giu^tificare questa valu^ tazione d'un Piovene spietato notomista di animi e vicende, coraggioso iconoclasta, scrittore troppo intelligente e controllato per cedere a qua-lunque lusinga, starebbe la presenza delle dense note pre-fazionali poste dall'autore in testa ad entrambi i romanzi sinora u^citi. Prima di dare libero gioco ad una fantasia esuberante, ricchissima di sfumature, so-stenuta da una ininterrotta originalita, Piovene ama ar-restarsi ad investigare I'umo-re delle proprie pagine, ricer-came i motivi, scavare nel groviglio dei sentimenti, quasi voglia chiarire a se stesso — e chiederne venia — le folgorazioni della sua arte. Da questa posizione di autocritica assunta dall'autore pud nascere, in chi sia chiamato a giudicare, il pre-giudizio di cui sopra: pregiu-dizio che vizia alia radice ogni valutazione artistica. Piovene stesso, nella pre-fazione all'ultimo romanzo «La gazzetta nera», avverte il pericolo e sembra cercare scampo: «Anche questo romanzo, — scrive — se possono dirsi romanzi i dubitosi tentativi di fissare la storia di un uomo in forme trasla-te, esige la sua prefazione ... Forse, come mi accadde per I'altro romanzo giä apparso, il mio bisogno di premettere un ragionamento morale a un libro di fantasia sara in-dicato come segno d'arte non ancora raggiunta». E, postainnanzi I'obbiezione non certo ingiujstificata, ecco I'autore stesso replicare e di-fendersi: «Devo tuttavia ag-giungere che ne I'una ne I'aL-tra delle mie prefazioni vuole essere filosofia. Ciascuna mi appare legata al libro e al suo movimento fantasUco, alle indicazioni morali di quel-la speciale invenzione e dei suoi personaggi. Nessuna pre-tesa c'e in esse di sembrare oggettive, o aimeno esteme all'invenzione. Fuori del libro, con il quale ragionano, non sono forse piii sincere ne vere». La fantasia si ribella dun-que alle imposizioni «del ter-ncdo morale» e aspira al-I'assoluta libertä per cui e nata e travolge le macchino-se argomentazioni e tiene lontane le stolide presunzio-ni della ragione. Rita, la protagonista di «Lettere di una novizia» (certo il migliore dei romanzi), e personaggio troppo vivo, capace com'e d'im-pulsi e sentimenti e abbandoni, animato da un. carattere ora astuto — di queU'astu-zia diplomatica che I'autore chiama malafede — ora in-genuo, ora incosciente e egoista, od orgoglioso, per essere oggetto di meditata costru-zione cerebrale. Figura com-plessa e sensibile, restia a ve- der chiaro e a fondo anche in se stessa, si trascina nella menzogna consolatrice o aimeno giustificante, si difen-de dietro lo schermo d'una malvagitd permalosa e sma-liziata, si arroga il diritto della condanna nel tempo stesso in cui avverte la vo-lutta del pentimento. Ž ancora Piovene ad illu-minarci: «Rita, la mia proita^ gonista, vive con me come un paesaggio. Non potrei non amarla, essa che sembra rac-cogliere in un miscuglio di sentimenti evasivi il piu caro e molle paesaggio della mia vita, il Veneto di terra fer-ma, i suoi colli che spuntano nel mezzo della pianura, e vi rimangono sperduti, guar-dando tutto all'intorno, con prati, selve, vigne, giardini a balcone». No, Piovene, di contro ad ogni apparenza, non e soltanto — come forse pretenderebbe la sua stessa ambi-zione — scrittore moralista, Alfiedo Maraschini — Figura psicologista, tremendamente intelligente, spregiudicato: in lui e una forza viva di fantasia, vanamente ratenuta —• ed allora Hsultano le paging peggiori — da un orgoglioso senso di superiorita razioci-nunte. II suo mondo allucinato, ■percorso sempre da brividi di febbre, offre una inesauri-bile sequenza di immagini di motivi di risalti di visioni ar dite: lo stile teso, travolgen-te e al tempo utesso minuta-mente preciso, vi aderisce senza contrasti, in meravi-gliosa compattezza. Uomini e cose hanno la stessa evidenza: la rappre-sentazione di un paesaggio — certi appunti sulla terra veneta credo non permettano confronti — o la definizione di uno stato d'animo — dove quasi sempre si annida qualcosa di morboso e di patolo-gico — impegnano alio stesso modo la sua penna, urgo-no con la medesima evidenza alia sua fantasta. Piovene e, sin da ora, grande e singo-lare scrittore: quando poi, e cosi dovrd pure avvenire, la sua coscienza artistica si sard liberata da una troppo in^ gombrante e pretenziosa veste filosofica — quando cioe I'artista avvertira I'orgoglio-sa certezza nella propria opera nuda, al di fuori d'ogni giustificazione — riconosce-remo la sua personnlita tra le primissime, pronti ad ascol-tare da lui la parola — una parola di coraggio — che da troppo tempo stiamo atten-dendo. II discorso potrebbe conti-nuare a lungo: gli argomenti si affollano alia mente: pi-o-blemi religiose, sentimentali e sociali, affrontati e risolti e delusi con impeccabile coe-renza nei due romanzi, invi-terebbero all'elaborazione se lo spazio non imponesse limiti. Basti un ultimo, forse inutile, accenno. Se e vero che nell'opera di un artista, pure originale, si possono sempre ricercare motivi di confronto, per Piovene non sapremmo che indicare la prosa forte e composta, solenne, anche se meno scavata, di Alvaro: i due scrittori si incontrano nel segno della pura intelli-genza. V. Busala va hAosire d'Arfe Cassinari-Morlotti-Treccani L'anonima presentazione della Mostra di Cassinari, Morlotti e Treccani aUa Galleria deUa Spiga a Milano e una delle solite presenta2iioni ormetiche, pie-nc di bei vocaboli che non dico-no nulla. A Cassinari, che 6 il piü ma^ turo dei tre, si puö dare per paternitä Morandi. Gli ž molto vicino, con un'aggiunta di bei colori, troppo belli! I suoi qua^ dri sono maltati (come tutti i quadrl di questa tendenza). Sono talmente ben coloriti che fi-niranno un giomo per sostituire quei dipinti che un tempo si definivano «da salotto». Non ve-diamo in essi nulla di eterno anche se talvolta trasparisce un non so che di magico; ma allora pensiamo al giochi di pre-stigio. Noi sappiamo perch^ Cassinari non ci dice nulla. Perche non sa essere umano. Non abbiamo mai discusso il modo o il mondo di un artista, ma abbiamo sempre cercato un qualche cosa che non sia sola-mente esteriore. E per quanto dicano i sapienti, vogliamo che la pittura sia umanita. E Cassinari potrebbe fare su questo piano, come ce lo dimostra la testa de «La madre>. Morlotti e vm po' al di sotto di Cassinari, pur avendo con lui molti punti di contatto. Ma egli e piü spiccatamente vicino a Picasso Che a Morandi. Pur ammettendo quanto e detto in un punto della presentazione (se bene abbiamo ca^ pito), cioe che i giovani intelli-genti si sentooio vicini a questi grandi maestri, noi vorremmo che le copie del quadri di questi o perlomeno le esercitazioni su di essi, se le tenessero nel loro studio. Quando si fa una mostra personale questa deve segnare ima tappa nella evolu-zione dell'artista. Morlotti e un po' il concentrato di tutti i pit-tori delle ultime tendenze. Ho giä detto Picasso e Morandi e potrei aggiungere anche altri. Perciö Morlotti potra pre-sentare le sue opere quando sara in grado di fare qualcosa di ve-ramente suo. Ora siamo a Treccani. Di lui non vorremmo scrivere perche e troppo acerbo e nulla ci dice che possa fare bene in un avvenire prossimo o lontano. fi im principiante. Che abbiano avuto torto i nostri predecessori di stare a con-sumare degli anni come garzoni nelle botteghe d'arte, prima di accingersi a dipingere per conto loro? Che I'arte non sia piü una lunga sofferenza? Che la tecni-ca del dipingere non serva piü a nulla? Tutto questo si potrebbe credere se fossimo ciechi, ma per fortima non lo siamo e vorremmo che Treccani non si permettesse il lusso di scherzare con I'arte, la quale per molti artisti e sofferenza e talvolta tragedia. Alia Galleria Borgonuovo Questa mostra, a dire il vero, non ci sembra molto interessante perche ci dä la sensazione che si siano tirati fuori dei quadri Che la Galleria aveva in magaz-zino e si siano attaccati alle pareti. Comunque sia vogliamo dare un'occhiata a queste opere di Borra, il mondo del quale non riusciremo mai ad inten-dere. Abbiamo letto qualche volta che e un buon artista, ma noi ci domandiamo se le sue donne abbiano im'anima, se le sue composizioni siano umane, se i suoi cavalli abbiano vita. No, egli e semplicemente poco piü di un buon decoratore. Le sue figure, chiuse talvolta da un contomo picassiano, non riesco-no a parlarci perche sono vuote e non troviamo in esse tormen-to e neanche invenzione. Ci sembra che il Borra non si preoc-cupi d'altro che di tirare bene 11 colore e di intonarlo meglio, il che e poco. Fumagalli invece e un po' piü tormentato, ma anche lui su una medesima strada. Vorremmo Che il Fumagalli si allonta-nasse da certa pittura francese, anche se questa fino ad ora gli e servita per arrivare ai risul-tati che oggi vediamo qui espo-sti e Che sono certamente supe-riori ai quadri della sua personale dello scorso anno. Anche Saba espone fra questi artisti. H Saba una volta dipin-gcva con molto giallo e qui si prescnta dipingendo con molto azzurro. I suoi paesaggi sono scm_ pro gli stessi anche se il colore e cambiato. Una volta erano as-solati; oggi sono paesaggi lunari. Espone tre opere, una delle quail e una composizione con dei suo-natori ambulanti. L'impianto e buono ma mancano i caratteri. Questi uomini non soffrono, non godono, non cantano, e di-remmo che non suonano; in- MARTIN Non e difficile notare nella poesia di Carlo Martini un notevole influsso unga-rettiano e un poco di quel «giapponesismo» che Akiko Yosano e Haruchichi Scimoi trovarono modo di introdur-re in Italia nel ventennio scorso, con Tausilio di Ghe-rardo Marone, Elpidio Jen-co e altri e che crearono le basi del nuovo movimento letterario che 11 secolo nostro tramanderä col nome di «ermetismo». II bisogno di attenersi ad una suprema economia, ad un'essenzialita assoluta che talvolta spinge al frammen-tismo, non toglie bellezza alle poesie racoolte nel volume I miei giorni (Edizio-ne «II Battaglio» — Milano) che il Martini ha dato teste alle stampe. Indubbiamente egli non ha fatto compromessi col suo cuore quando ha can-tato: O Candida nave del cielo prendi il mio cuore stanco: so che il tuo porta e Dio. Questi versi della sua poesia II Porto, come altri di Ultima rondine, I miei giorni— poesia che dä il titolo al volume — come quelli di 11 Silenzio, confermano piü che mai il suo notevole tem-peramento lirico che si e lasciato, si, trascinare dalla sintesi ma non al punto da renders! «ermetico». Non v'e convenzionalita in lui, che pure supera le barriere della tradizione per affiancarsi ai nostri migliori contemporanei. Mino PiveMa LEGIONI E FALANGI Rlvista d'ltalia e di Spagna DIREHORE: GIUSEPPE LOMBRASSA Si pubblica il 1° di ogni mese. Ogni fascicolo casta L. 2.-. Abbonamento annuo L. 22.-. Direzione e Redaziane in Roma: Piazza Barberini 52. — Amministraziane e Ti-pografia in Mitana - Casa Editrice Garzanti - Via Palermo 10 - Tel 17754 A Madrid si pubblica I'edizione spagnola della Rivista: LEGIONES YFALANGES Redacion: Gennva 16 Madrid - Administracffm -Publicidad: HermosiUa 73 Madrid somma sono apatici. fi vero che sono circondati da un buon Im-pasto di colori, ma questi non bastano perche il quadro sla vivo e susciti un'emoziane. II Saba farebbe bene ad approfondire un po' di piü, dipingere con piü calore e se possibile togliersi anche gli occhiali azzurratL Di Spilimbergo abbiamo poco da dire perche qui espone due quadretti: un paesaggino e dei fiori. Tutte e due sono inferiori alia nostra aspettativa. Sem-brano uno scherzo, mentre sappiamo che Spilimbergo puö e fa molto di piü. Queste mostre coUettive che a Milano si susseguono con ritmo incalzante ci fanno pensare con nostalgia alle Mostre collettive di qualche armo fa, quando Tunica ansia era basata sulla lotta per I'affermazione di un credo o di una tendenza e cosi s'accendevano, talvolta anche acerbe, le polemiche. Oggi e H mercato che sollecita le esposl-zloni e allora gli artisti fanno risuscitare anche le croste, le spolverano, ci mettono un po* di vernice e le mostrano al pub-blico con la massima disinvol-tura. Walier Pozzi ^^cima UHCC SABATO, 10 LUGLIO 1943-XX1 •••••• :::::: •••••• ••• :::::: ••• ••• ••• ••• ••• •••••• :::::: ••• ••• •••••••••• ••••••••••• Nella notte illune le senti-nelle vegliano dalle feritoie del vecchio castello che domina il paese e da quelle dei fortini che paiono piccole ca-sette stile 900. Una pattuglia esce silen-ziosamente dal portale del castello e le lampade della piazza, oscillando per effetto di un leggero vento, ne pro-iettano le ombre sui muri delle case allungandole smi-suratamente. II paese di M... e immerso nel silenzio piu profondo. Si ode solo H rumore delle scar-pe chiodate degli uomini com-ponenti la pattuglia che cam-minano in ordine sparso. Vanno a fare un apposta-mento alia periferia del paese. Giunti sul posto, il coman-dante della pattuglia, un V. Csq. corso — intelligente e coraggioso — dispone gli uomini e da a ciascuno di essi le istruzioni opportune e rac-comanda la massima atten-zione poiche si prevede un attacco da parte dei comu-nisti. Ciascuno cerca di penetra-re con lo sguardo nel buio che lo circonda e che avvolge ogni cosa come in una cappa nera. Sono circa le ore 22.30 quando si ode un rumore so-spetto che potrebbe anche essere quello di uomini in marcia. Tutti i sensi si tendono nello spasimo di poter vedere e sentire. Ad un tratto, dietro un rialzo del terreno, si vedono sbucare due o tre uomini ai quali fanno seguito altri. II mitragliere apre il fuoco ed immediatamente il coman-dante della pattuglia impar-tisce I'ordine di ripiegare (vi e ordine di non ingaggiare il combattimento ma solo di dare I'allarme). Nel ritirarsi, mentre rien-trano fra le prime case di M..., si trovano improvvisa-mente circondati dai parti-giani che sbucano in gran numero dalle diverse strade. La situazione e critica, se non addirittura disperata. Come sfuggire alia stretta? I legionari non si perdono d'animo. II mitragliere, in piedi, con il fucile mitraglia-tore stretto sotto I'ascella, apre il fuoco contro un grup-po di ribelli; gli altri fanno una scarica d4 bombe a mano. L'azione e cost improvvisa che il nemico ne rimane di-sorientato e di questo mo-mento di sbandamento ne approfittano le brave Cami-cie Nere per sfuggire al cer-chio e rif ugiarsi in un fortino. Nel contempo numerose forze partigiane, infiltratesi con il favore delle tenebre nel paese, hanno drcondato ed attaccato una importante conceria di pellami presidiata da un esiguo numero di Ca-micie Nere e Guardie di Fi-nanza. I comunisti hanno bisogno estremo di rifornirsi di cuoio e vogliono entrare nella cori-ceria ad ogni costo ma i po-chi uomini preposti alia sua difesa, comandati da un Cen-turione che giä altre volte ha dimostrato di avere i nervi saldi, hanno coraggio e sanno che il loro dovere e quello di resißtere ad )oltrama. Non passeranno! Tre fucili mitragliatori av-versari battono incessante-mente sulla conceria. I partigiani, nascondendosi dtetro gli angoli delle case, dietro le legnaie e ovunque ci sia un riparo, lanciano le bombe a mano. Gli scoppi delle bombe a mano e di quelle del mortaio da i5 frammisti al crepitio delle mitraglie, illuminano il paese e lo riempiono di un fragore che ha qualche cosa di terribile e bello. Camicie Nere e Guardie di Finanza si prodigano instan-cabilmente: sono pochi ma vogliono sembrare molti. Sono trenta ma combattono per trecento. Salgouo alle fine-stre, agli abbaini, si sporgo-no dal muro di cinta, incu-ranti del grandinare delle pallottole e delle «Sipe». Riescono a respingere a colpi di bombe a mano e con il sapiente uso di dtie f. m. e di un mortaio da U5, ogni tentativo di infiltrazione. Sarebbe uno sminuire il valore dei difensori della conceria se si nascondesse che pure i -partigiani combattono coraggiosamente e non temo-no di farsi sotto. Farse e la disperazione che U spinge a tanto oppure per-che sanno di essere circa due-cento contro trenta. Ogni tanto si ode la voce di qualche capo — forse un commissario politico accura-tamente nascosto — gridare: «.Naprej! Naprej!» (Avanti, avanti). I partigiani si incitano al grido di «Hurra!» al quale fa eco l'«A noi!» dei legionari. Un milite della R. G. F. rimane ferito al volto dalle Sfhegge di una bomba a mano avversaria: non vuole che nessuno si preoccupi di lui, non vuole essere medicato e continua anzi a combattere detergendosi di tanto in tanto frettolosamente il sangue che gli scorre sul volto. II Centurione e sempre presente la ove il nemico at-tacca con maggiori forze per impartire ordini e per rin-cuorare — se ce ne fosse bisogno — i suoi uomini. ž in-stancabile, incurante del pe-ricolo, freddo^ dalla mente lucidissima malgrado la stan-chezza che inevitabümente deve sentire. Non passeranno! Comincia ad albeggiare quando il nemico, visti inutili tutti gli sforzi, desiste da ul-teriori tentativi e riprende la via dei boschi portando con se i numerosi morti e feriti e... le scarpe irremediabilmente rotte e senza speranza di poterle sostituire con quelle fatte con il cuoio della conceria attaccata. II combattimento e dura-to circa otto ore, ma cid non toglie che il Centurione e al-cuni dei suoi uomini chieda-no, ed ottengano, di prendere parte ad una spedizione verso una casa dove si pi-esume si siano attestati dei comunisti. Soldati di Mussolini! C. Sq. Ugo Ceccherini AURI SACRA FAMES La lotta tra la repubbUca stellata ed il vecchio conti-nente e giunta alia fase cul-minante. Tutte le risorse del nuovo e del vecchio mondo so-710 al servizio di milioni di uomini che lottano, gli uni per difendere il patrimonio millenario della civilta dei padn, gli altri per conquista-re all'ingordigia dei magnati dell'industria nuovi mercati e nuove ricchezze. ß pili che mai evidente e palese il motivo della guerra combattuta dagli anglosas-soni: Vmuri sacra fames». Tutto cid che e conquista spirituale, morale, ideale del-l'uomo europeo, inteso nel scnso romano e cattolico della parola, minaccia di essere sopraffatto dalla valanga delle macchine e della super-produzione guidata da uomini dalle malferme dentiere e dai ventri rigonfi di caviale e di whisky. L'Asse, verso cui gravita-no tutti i popoli europei, ha mobilitato tutte le sue forze (morali e materiali per far barriera valida e forte contro il dilagare di questa in-vasione. Š chiaro ed evidente da quale parte sia la giustizia, oUreche la logica, che ha determinato questo urto. L'Europa vuol vivere in pace ma vuol vivere. Gli altri in-vcce vogliono stravivere. Questo non e umano, non e giusto. La storia dimostra con mille esempi quante volte lo spirito abbia avuto ragione della materia. Quando sembrava che la giustizia stesse per essere so-praffatta dai soprusi dei barbari, quando pareva che la marea della materia stesse per sommergere nelle sue on-de impetuose di infami nequi-zie l'onestä e il diritto di un popolo, allora e sorto sempre dalle profonditä della Stirpe quel «quid ignotum» che al-tro non era se non lo spirito di tenacia, di resistenza, che ha fermato il corso contrario degli eventi. C'e stato in tutte le epoche, c'e e ci sarä sempre nei popoli questa forza latente. Š imminente, forse, l'urto supremo delle due parti in lotta. Dobbiamo contrastare il passo a due nemici capitali che minacciano l'esistenza stessa dei popoli civili: il bol-scevismo ed il capitalismo. Sembra un connubio mostruo-so, questo: due eterni rivali che oggi si trovano uniti per combattere, ognuno con la maschera dei propri interes-si, la civiltä europea, romana e cattolica. Gli anglosassoni, quando si parla di civiltä, intendono ';V J!'. tutto quel complesso di strade ampie, di grattacieli, di macchine, di motori, di con-forti spinti fino al massimo della comoditä; intendono, essi, soprattutto tutti quegli elementi necessari all'uomo non per vivere ma per stravivere. Ž questa la falsa con-cezione individuale e colletti-va dei nostri nemici, che in-tende il nostro diritto alla vita come una sete di conquista. Noi popoli europei inten-diamo per civiltä, invece, la nostra regola morale di vita, il pi'odotto della nostra cul-tura, del nostro spirito. Non e necessario fare delle siatistiche per dimostrare quale stragrande supremazia abbia la nostra arte, la nostra civiltä, la nostra morale sul-le produzioni similari dei nostri nemici. Basta leggere qualche libro, basta seguire un po' questa smaniosa e nuo-va corrente letteraria americana per vedere il loro modo di sentire, di pensare la «civiltä». C'e anzi qualche voce, ma «clamans in deserto», che se-gnala ai suoi stessi connazio-nali il pericolo di questa corrente. Si e perduto di vista l'uomo e lo si vuol sostituire con la macchina. Tutto dö che e natura, creazione divina, la si vuol sostituire con i surrogati dell'artifizio. J^ la fobia delle americanate, delle costruzioni giganti, del gran-dioso, se non del mostruoso; i grattacieli sono la materiale dimostrazione di questa sete inestinguibile e spasmodi-ca, che spinge quel popolo a Strafare. Noi, popoli educati alla civiltä ed alla morale cattolica, non abbiamo bisogno del su-perfluo. Noi ci contentiamo di vivere, ma col necessario. Per questo lottiamo e lotte-remo fino all'estremo, impe-gnando tutte le nostre forze materiali e spirituali. Non sentiamo nel nostro sangue questo parossismo e nei nostri tempU non rivol-giamo le nostre preghiere al vitello d'oro. Non abbiamo nel nostro animo il turbamento per avere intrapreso una lotta in-giusta. Sentiamo pienamente che questo conflitto deciderä per molti lustri l'avvenire dei popoli e l'affermazione della giustizia nel mondo. S. Ten. iicola Enrichens iMl © J Baracche partigiane nel bosco distrutte da nostri reparti della G. A. F. S. NICOLA A PULAJ II grande lago di Scutari comunica col mare Adriatico a mezzo del fiume Bojana che permette a Scutari di essere una cittä quasi ma-rittima. Alle foci del fiume e una chiesetta che domina daun piccolo rialzo del terreno le case di canne rivestite di terra ed i campi paludosi di Pulaj. fe il san-tuario di S. Nicola di Bari. Fino a tempi non molto an-tichi, nel giorno dedicato al Santo italiano, i pellegrini seendevano dai monti della Mirdizia, si imbarcavano sui bastimenti a Scutari e giun-gevano ai piedi della chiesetta dopo una movimentata navigazione fluviale. Oggi la guerra ha diminuito i mezzi ma non la fede; le popolazio-ni accorrono a S. Nicola come trascinate da un obbligo imprescindibile, ma si ser-vono quasi solamente dei mezzi terrestri. Quando giungo-no ad una diecina di chi-lometri dalla piccola chiesa i provenienti dall'Albania trovano la via tagliata da un canale largo duecento metri. Perche tutti guarda-no quel corso d'acqua e scambiano parole ed oc-chiate di meraviglia? Non si sono mai visti corsi d'acqua? fi perche tutti rammentano l'episodio accaduto ai loro pa-dri quando Re Nicola del Montenegro, cinquanta anni addietro, per redimere dalla palude un vasto territorio, vicino a Dulcigno, fece sca-vare un fossetto profondo un metro e largo altrettanto che doveva fare defluire le acque nocive al mare e fare gua-dagnare nuove terre alla la-boriositä del suo popolo. L'or-dine venne dato in modo bo-nario e confidenziale come era sua abitudine; i contadi-ni dettero di piglio alle van-ghe e ai badili, lavorarono con vero entusiasmo e quando ebbero finito il fosso dopo settimane di lavoro tor-narono alle proprie case, fi-duciosi nel lento deflusso delle acque che doveva ren-derli padroni di nuove tenute grasse e fertili. Prima di allontanarsi guardaröno alia palude come ad una vinta e saltarono il fosso a piedi uniti come per dire: tu, mi-serabile cunetta, frutto del lavoro, ti piegherai alla nostra volonta e farai scorrere le acque dandoci umilmente la ricchezza ed il benessere. Quella udi. Anche la palude ascolto e tacque fino al ca-lare della notte. Quale non fu la sorpresa dei contadi-ni quando, alzatisi presto al mattino per andare a vedere scorrere le acque verso il mare, videro che invece era quest'ultimo che scor-reva verso la terra e che la palude, invece di diminui-re, si allargava! Lo stupore fu generale: chi aveva pen-sato ad informarsi prima dell'inizio dei lavori se le terre fossero piü alte o piü basse del livello del mare? Bisognava prendere una de-cisione se si voleva salvare il granoturco seminato nei campi. I contadini corsero da Krai Nicola e gli co-municarono che il mare inondava i terreni circo-stanti alla palude e che tutti i sogni erano anda-t.i in fumo. Non si impressio-no il buon sovrano: «Se le acque vogliono venire sulla terra sono libere di farlo, vuol dire che avremo un gol-fo in pill e questo si chiami porto Milena dal nome della regina. Quanto ai terreni non preoccupatevi, perche se I'acqua del mare li inonda essa dovra fare le spese tra- sformandosi in sale per il fabbisogno del paese.» Cosi nacquero per errore le saline di Dulcigno ed il canale venne fatto dragare fino a quan-dc non divento grande come si vede ora. II problema del passaggio venne risolto con il traghetto. Cosi avviene nel giorno della festa: le comitive dei Pellegrini, giunti ad una delle sponde, vengono montate sul traghetto insieme con i loro asini, con le bestie che devono offrire in omaggio alla chiesa: nei loro occhi e sempre una espressione di meraviglia quando guardano I'acqua vincitrice. Poi c'e da affrontare un tratto di pista lungo una diecina di chilometri, lido abbandonato dal mare, limitato da una sel-va. Su questa corrono insieme macchine dalle ruote che non ispirano fiducia, vec-chie Citroen o rispettabili Chevrolet, e asini e buoi e pecore fino a quando si giun-ge al punto in cui i morti, all'ombra del sacrario, ripo-sano nel cimitero sistemato intorno alla chiesa. E ora si deve svolgere la festa: vicino al tempietto si sono piazzati alcuni minusco-li commercianti di rakia e dolci; la folia e giunta in comitive allegre ed i costumi di tela bianca leggera con ornamenti in rosso ed oro si alternano a quelli pesantis-simi di lana nera (che dura-no piü di una vita umana), a quelli montenegrini dalle tonalita blanche rosse e verdi tempestati d'oro. Le ragazze sono vistose: niente mamme, niente controlli oggi... Tutte, in comitiva, si recano a rendere omaggio al santo con i capelli a ciuffi d'erba sulla fronte ed i veli in testa. Sui giubbetti ricamati in oro portano centinaia di meda-glie metalliche e cinture in argento ai fianchi. Ma... un momento: la mia presen-za e notata, io non sono uno qualunque, sono I'unico italiano che e capitato alla festa. Ora devo salutare il prete, il podesta, gli ufficiali albanesi e dobbiamo farci fotografare insieme. Poi devo andare alla casa canonica ed accettare formaggio e rakia e, tornato fuori, aderire alle gentili Offerte di rakia e agnello al forno. Che guaio, essere persone illustri! Sono notato piü del negro con figlioletto egualmente scuro come I'inchiostro che si distingue tra la folia, piü del russo che voleva andare via quando scoppiö la guerra e poi invece i-esto a Pulaj per non abbandonare i figli. Beninteso che, insieme con me, nella canonica sono ve-nuti albanesi e serbi e dal-mati ma stavolta i quadri cossovari raffiguranti le lotte dei secoli passati non su-scitano discussioni... la re-ligione cattolica ha unito tutti, dando pace, almeno per oggi. Ma il mio tempo e limitato. Devo partire quando giä si ode il suono delle cam-pane e giä si vede il pelle-grino che gira col montone sulle spalle, mostrando invo-lontariamente a tutti il dono che vuole offrire al parroco che si e vestito dei paramen-ti sacri. Ed io non potrö vedere I'uscita dalla chiesa, lo sfa-villare dei gioielli al sole rispuntato dopo vari giorni di pioggia, la processione ed il ritorno dei pellegrini che, facendosi ritraghettare, do-vianno pagare i conti al bar-caiolo. Ten. Leonardo Paradiso II saluto dei fascisti di Lubiana al Segretario del Partito inviato daU'Eccellenza Lombrassa L'Eccellenza Lomhrassa, Alto Commissario e Federale di Lubiana, nel prendere in consegna la Federazione Fa-scista, ha inviato il seguen-tc telegramtna all'Eccellenza Carlo Scorza, Ministro Segretario del Partito: «Fiero di poter servire il Partito con la fede della vi-g^ilia e di sempre in questo pošto avanzato al quale il Duce ha concesso 1'onore della prima linea, Ti invio con il raio personale devoto saluto quello vibrante di tutte le Ca-micie Nere del territorio di Lubiana, mobilitate in questa ora decisiva della Patria per la resistenza e per la Vitto-ria». Giuseppe Lombrassa, Alto Commissario, Federale di Lubiana. Il Ministro Segretario del Partito ha cost risposto: «Ringrrazio et ricambio saluto rivoltomi anehe a nome delle Camicie Nere di Lubiana et auguroti buon lavoro». Carlo Scorza ogni settimana dal 2 luglio al 7 agosto le sale dell'Istituto saranno aperte al soci dalle 8 alle 12 per la lettura e le con-sultazionl di biblioteca. Dal 9 al 14 agosto avranno luogo le iscrizioni ai corsi estivi, Che saranno iniziati regolarmente al 16 dello stes-so mese. Ringraziamento La faxniglia Rea, nell'tai-possdbilitä dl farlo singolar-mente, ringrazia tuttl 1 ca-merati del Fascio dl Lubiana Che nel primo anniversario della gloriosa morte della loro indimentlcabile Ariella hanno voluto onorarne la memoria con Offerte pro slni-strati civiü. COSPICUA OFFERTA per I'assislenza II principe Amedeo di Win-dischgraetz, a mezzo del proprio fratello, ha fatto conse-gnare aU'Eccellenza Lombrassa la somma dl Lire 20.000.— quale personale contributo per le opere di assistenza della Federazione dei Fasci di Lubiana. Al principe di Windisch-graetz, che fe padre di tre va-lorosi combattenti, uno dei quali 6 eroicamente caduto nell'adempimento del suo do-vere di soldato, I'Eccellenza liombrassa ha fatto perveni-re il pill vivo ringraziamento del Partito per la generosa manifestazione di solidarietä fascista. M'lsiituio. di Odbuca Itaiiana La presidenza dell'Istituto di Cultura Italiana informa Che il martedi e venerdl di OFFERTE fi; pervenuta al «Patronato per I'assistenza spirituale al I soldato» la somma di L. 625.— of ferta dal Fascio Femminile e da altri camerati per onorare la memoria del cap. magg. Luigi De Vecchi, eroicamente caduto ad El Alamein il 6 luglio 1942-XX. nizzate della G. I. L. L., ha eseguito esercizi ginnastici a corpo libero, danze ritmiche, cori di canzoni caratteristi-che Slovene, gare dl fisarmo-nica ecc., in stretta collabo-razione con elementi militari e con I'orchestra del Presidio. Lo spettacolo, iniziatosi con il saluto al Re e al Duce ordinato dairispettore della Zona, si 6 chiuso con il canto dell'Inno a Roma e di Gio-vinezza, eseguiti dal comples-so corale della scuola citta-dina. • » » Per iniziativa della G. I. L. L. il 29 giugno si 6 aperta una mostra di lavori femminili e manual! allestita dalla locale scuola civica. All'inaugura-zione hanno presenziato tutte le Autoritä militari, civili e politiche e un folto pubblico. La commissione, presieduta dairispettore di Zona e com-posta dal Segretario del Fascio, dal Vice Comandante della G. I. L. L., dalla Fiducia-ria della G. I.L. L. e da elementi tecnici, ha proceduto all'esame dei lavori, assegnan-do numerosi premi. Nel pomeriggio, nel salone del Dopolavoro, gli organiz-zati della G. I. L. L., in coUa-borazione con elementi miU-tari, hanno presentato uno spettacolo d'arte varia cui ha assistito tutti la cittadinanza. La manifestazione si e chiu-sa con il saluto al Re e al Duce ordinato dairispettore della Zk)na. Da Vrhnika II 5 luglio 6 stata celebrata, nella caserma della R. Guar-dia di Finanza, la festa del Corpo. Alia presenza di tutti gli ufficiali del Presidio, del Segretario del Centro, del Ccmandante la Milizia Voion-taria Anticomunista e di aitre 'iutorita 6 stato offerto un rinfresco, dopodichč il Bri-gadiere comandante ha rievo-cato le eroiche gesta della R. Guardia di Finanza flalla sua fondazione ad oggi. La cerimonia si 6 chiusa con il saluto al Re e al Duce. Da Črnomelj Spettacolo per feriti e militari — Mostra di lavori fem-miniU II 27 giugno, per iniziativa del Fascio locale ed in coUa-borazione con la G. I. L. L. e rufficio «A» di questo presidio, 6 stato organizzato vmo spettacolo ginnico-corale-or-chestrale. L'esecuzione 6 av-venuta, nella mattinata, al-rOspedaletto da campo per i feriti di guerra e, nel pomeriggio, nel teatro del Dopolavoro, alia presenza del Comandante del Presidio, del Commissario civile, dl altre Autoritä e di numerosi combattenti. II complesso artistico, com-posto da organizzati e orga- O. N. D. Una conferenzn del prol. Dupre al Dopolavoro Ferrovieri L'll u. s., al Dopolavoro Ferrovieri 6 stato inaugurato il ciclo di conferenze della se-zione culturale del Dopolavoro stesso, che invlterä volta a volta i piü insigni studiosi di Lubiana a collaborare con conferenze periodiche. II Presidente del Dopolavoro ha pronunciato brevi parole, illustrando ai present! le finalitä dell'lniziatlva e rln-graziando infine l'ammlnl-strazione ferrovieri per le fa-cilitazioni concesse alio scopo di permettere una totalitaria affluenza di pubblico. Quindi 11 Prof. Dupr6 ha parlato sul tema «Fondamenti geograficl della storia d'lta-lia», iUustrando i piü modemi concetti delle indagini geo-politiche Italiane. L'esposizione 6 stata segui-ta con vivo Interesse da tutti i present! che hanno alia fine lungamente applaudlto I'ora-tore. La prosslma conferenza sari tenuta dal Prof. Mirko KragelJ della Sezione culturale sul tema «Ibsen e Strlnd- berg»; la data e I'ora saranno annunciate con successivo co-munlcato. Alle conferenze, tenute per i dopolavoristi ferrovieri, possono assistere gli studiosi della provincia che comunichlno le loro generalitä aUa Segreteria del Dopolavoro, Via Kolodvorska 39, per il necessario invito. II V sagglo musicale al Dopolavoro Ferrovieri II giorno 5 luglio u. s. la Scuola Musicale «Concordia-Sloga» del Dopolavoro Ferrovieri ha tenuto il 5» Saggio annuale dei suoi allievi. La manifestazione, come le precedenti, ha risoosso vasto consenso di pubblico, che ha gremito la sala di audlzlon! della scuola. II programma, scelto e con-certato dal prof. Svetel, diret-tore della scuola, contava tra I'altro la piü interessante produzione di Bach, Malate-sta, Mertz, Boss!, Krek, Hoffmann, Grieg, Čajkovski, Svetel e škerjanc. Molto applauditi gU esecu-tori e 11 maestro. Spettacolo per i feriti dell'Ospedale Militare di Črnomelj p^if K6H essece »Um q-uaCuHCfue» Črnomelj: una parte della mostra dei lavori femminili LEACCADEMIEEICOLLEGI DELLA Q. I. L CORRISPONDENZ/4 dei (näiiaü Cap. Maffg. Venditti Arduino — P. M. 100. LIstituto deUa Previdenza Sociale di Roma, in-teressato da questo Ufficio, co-munica che ha proweduto a liquidare a tua moglie gli as-segni familiari dal lo giugno 1942 al 30 giugno 1943. Vesq. Tincani Mauro — P. M. 46. H Segretario Federale di Reggio Emilia mi ha asslcurato di aver rivolto alia tua famiglia 1'asslstenza del Partito. C. N. Datniani Angelo — P. M. 46. II Comune di Roma, da noi interessato, riferisce che non puö. giustamente. pagarti il sussidio, perchä tu conservi sot-to le armi lo stlpendio civile, quale dipendente dell'Azienda Minerali Metallic! Italian!. Fante Fadda Stefano — P. M. 59. Tua madre ci comunica che in famiglia stanno tutti bene e ti inviano i saluti piü car!. Ž di questi gionii la pub-blicazione del bando di con-corso per le anmiissioni alle Accademie e ai Collegi della G. I. L. per l'anno scolastico 1943-44, XXI. Gli Istituti scolastici della Gioventü del Littorio sono i seguenti: Accademia della G. I. L. (Roma, Foro Mussolini), istituto di rango uni-versitario con corsi di dura-ta triennale che prepara i giovani alle funzioni di dirigenti, di istruttori della G. I. L. e di insegnanti di educazione f isica; Accademia femminile della G. I. L. (Orvieto)', con ,caratteristi-che analoghe a quella maschile; Accademia di Schenna della G. I. L. (Roma, Foro Mussolini), la quale prepara i maestri di scherma per le organizzazioni del P. N. F. e per le Forze Armate; con-temporaneamente alia prepa-rrzione schei-mistica, gli allievi conseguono I'abilitazio-ne magistrate e dopo un ul-teriore corso annuale di per-fezionamento schennistico ottengono il diploma di maestro di scherma e sono assun-ti nei ruoli della G. I. L.; Accademia di musica della G. I. L. (Roma, Foro Mussolini), con il duplice scopo di dare ai giovani una severa educazione musicale e di fornire ai Comandi federali della G. I. L. i direttori di coro e di banda e fanfara; I'ordinamento scolastico e analogo a quello dei RR. Con-sei-vatori di musica e la du-rata dei corsi varia a secon-da dei diversi insegnamenti che vi sono impartiti; Accademia femminile di musica della G. I. L. (Roma, Ca-stello dei Gesari), con ordi-namento e finalitä analoghe a quelle della corrispondente Accademia maschile; Colle-gio per Istitutrici di ruolo della G. I. L. (Roma, Monte Sacro), corso teorico-pratico della durata di 12 mesi, se-guito da un anno di tiroci-nio, per la formazione delle educatrici fasciste per i Collegi della G. I. L. e control-lati da essa; dopo I'esito fa-vorevole del tirocinio le alii eve vengono assunte nei ruoli della G. I. L., con speciale carriera nella categoria esecutiva e direttiva dei Collegi stessi; Collegi Navali della G. I. L. (Brindisi e Ve-nezia) aventi lo scopo di pre-parare i futuri allievi della R. Accademia Navale di Li-vorno; dopo il conseguimen-to della maturita classica o scientifica, i giovani dei Collegi Navali hanno, a parita di titoli tra i concorrenti, la precedenza assoluta nell'am-missione all'Accademia di Li-vomo, oppure possono fare direttamente il passaggio all'Accademia della G. I. L.; Collegio Aeronautico «Bruno Mussolini» della G. I. L. (Forli) per la preparazione dei futuri allievi della R. Accademia Aeronautica di Caserta; dopo il consegui-mento della maturita classica o scientifica, i giovani del Collegio Aeronautico hanno la precedenza per I'ammis-sione all'Accadeniia di iCa-serta o possono passare all'Accademia della G. I. L. Collegio «Littorio della G. I. L.» (Roma, Foro Mussolini, Camilluccia), con il fine di preparare i futuri allievi deirAccademia della G. I. L. d i Roma e i futuri insegnanti elementari fascisti; Collegio femminile della G. I. L. (Firenze) per il consegui-mento della maturita classica e per fornire una accurata preparazione politico-ginnico sportiva; Collegio femminile della G. I. L. (Vittorio Vene-to) con il fine di preparare le future allieve della Accademia di Orvieto e le future insegnanti elementaii fasciste; Collegi della G. I. L. di Vicenza (maschile) e di Bergamo (femminile) con annesse scuole medie; Collegi G. I. L. per Orfani di guerra ad Udine, Lecce, Spoleto, Pa-dova, Teramo e Tagliacozzo, m.aschili e fenmiinili, con corsi elementari e medi; Collegio della G. I. L. di spe-cializzazione militare (Bolzano), con lo scopo di preparare gli allievi ai concoi-si per I'arruolamento nelle ca-tegorie sottoufficiali specialisti del R. Esercito, attra-verso la frequenza a scuole di awiamento professionale e tecnico industriale, un programma ginnico-sportivo-premilitare e corsi di specia-lizzazione militare; Collegio marinaro «Caracciolo» della G. I. L. (Sabaudia) per la preparazione degli allievi alle- categorie specialisti della R. Marina ed al consegui-mento dei gradi minori della marina mercantile e pesche-reccia, con la frequenza a scuole professional! tecnico-irdustriali e corei teorico-pratici di attivita marinara; Collegio della G. I. L. (Cittä di Castello) con annesso Isti---tuto Tecnico commerciale; Collegio della G. I. L. (Rie-ti) con annesso Istituto Tecnico Industriale. Come risulta da questa semplice elencazione, i Collegi della G. I. L. consentono ai giovani una larga scelta per la molteplicita dei corsi scolastici-licei classici e scien-tifici, istituti magistrali, tec-nico-commerciali e tecnico-industriali, scuole medie, professional! ed elementari, adatti alle diverse eta e alle CINENATOGRAFI L u B i A i A Rappresenf azioni: giorni festivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - gtorni (eriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA La vita di un gigante dell'arte ,11 crepuscolo della gloria' (Rembrandt) S; interprete principale la bel-lisslma GISELLA UHLEN MATICA LIDA BAAROVA e GUSTAV NEZVAL. in un film tratto dal romanzo di Onorato de Balzac L'AMANTE MASCHERATA Una vicenda piena di roman-tlcismo UNION Una brillante commedia con una nuova giovane Stella italiana — CHIARETTA GELLI „II blrlcliino dl papä" Altri interpret!: Armando Fal-coni, Neda Naldi MOSTE Film musicale e divcrtonte „Appuntamento alle 5" Film pleno di romanticismo ,La danzatrice di Mogador' KODELJEVO Film comico „FORZA GIORGIO" con Qiorgi Vornby „TRE AQUILOTTI" Film d'eroismo con Leonardo Cortcse WJMwö 'meö SABATO, W LUGLIO 1943-XXI differenti aspirazioni: per la loro distribuzione geografi-ca, che interessa quasi tutte le regioni d'Italia e per l'op-portunitä che essi offrono ai giovani stessi di essere im-mediatamente assunti nei ruoli della G. I. L. o di passare alle Accademie militari al termine dei corsi, apren-do loro una proficua carrie-ra nei diversi settori dell'or-ganizzazione e delle Forze Armate. Elemente, questo, sul quale particolarmente ri-chiamiamo l'attenzione delle famiglie, legittimamente an-siose di procurare ai propri figli una professione sicura e decorosa. Senza che sia necessario soffermarsi ad illustrare il tenore di vita che la G. I. L. assicura agli allievi delle sue Accademie e dei suoi Collegi nei luminosi edifici che ne sono sede, ridenti di sole, perfettamente attrezzati a norma delle piü moderne esi-genze, riccamente dotati di palestre, piscine, campi spor-tivi) ed i giovani che vi hanno ^issuto possono esserne gl i entusiasti testimoni pres-so i loro camerati), vogliamo ricordare piuttosto come l'i-struzione sia impartita negli Istituti della G. I. L., con plena equiparazione alle scuole regie, da un valentissimo cor-po insegnante, integralmente costituito da professori di ruolo del Ministero dell'Edu-cazione Nazionale, opportu-namente prescelti e selezio-nati perche la loro azione didattica armonizzi appieno con le modalitä educative e foi-mative che dei Collegi della G. I. L. costituiscono la caratteristica piü saliente. Finalita educative e formative, che postulano la «in-tegralitä» della educazione del cittadino: del cittadino, cioe, destinato ad essere non soltanto soldato armato e co-sciente, ma anche produtto-re esperto e volitivo. Ne ba-sta: che ancora bisogna ag-giungere come i Collegi della G. I. L. siano improntati ad uno «stile» che Ii differen-zia profondamente da ogni similare istituto con finalita puramente lucrative, confes-sionali, filantropiche e coat-tive: essi non si propongono infatti generiche finalita di civile educazione, di istru-zione umanistica e professionale, di protezione o di rie-ducazione, ma attendono in-vece e soprattutto alia for-mazione integrale dell'uomo in funzione politica, quale lo vuole la dottrina mussoliniana auspicante il sorgere di una generazione squisitamen-te e compiutamente fascista. Per questo appunto in quest! Istituti, tipicamente fascist!, in omaggio a tale con-cezione educativa totalitaria sono intensamente e paralle-lamente curate negli allievi I'educazione morale, politica, guerriera, fisica e I'educazione scolastica, culturale, professionale, onde la scuola occupa, nei complesso educative di ciascun Collegio, un posto di prim'ordine ed agli insegnanti e affidato un compito della massima im-poi-tanza. Tutta Italia ha veduto I'anno scorso un manifesto murale nei quale un allievo dei Collegi della G. I. L. si distaccava, con I'elegante sua d i visa, da un gruppo amorfo e grigio di altri giovani e sotto v'era scritto: «Non sa-rete piü uno qualunque». Dalle Accademia e dai Collegi della G. I. L. non si esce «uomini qualunque», ma elementi selezionati, temprati nei muscoli e nello spirito per affrontare le dure battaglie della vita con sicui-a fede e matura coscienza. Ne esco-no gli uomini nuovi del mo-nito mussoliniano, preparati a perpetuare nei tempo e a diffondere nello spazio, con I'esempio constatato del loro costume e delle loro opere, la fede nella dottrina e nella virtu della Rivoluzione. LO SPIRITO DI ROMANITA ED IL MUSEO NAZIONALE DELLA "^ECNiC \ Una iniziativa che suonerä vanto e della sboria e della sclenza tecnica in particolare, sarä senza dubbio costituita dall'allestimento del Museo Nazionale della Tecnica aven-be sede a Mllano. Non 6 certo qui nostro cömplto parlarne specificatamente: e un fat-to pero che esso ci sembra possa colpire anche I'lmma-ginazlone oltrech6 l'attenzione, in un modo quantomai impressionistlco: si potrebbe anzl dire, con una illazione, politico. Non perö strumento per quanto abile di propaganda, ma valoroso segnacolo di scienza e di storia della scien-za, il Museo Nazionale della tecnica, nasce, come ogni cosa veramente utile, da una aspirazione profondamente sentita. La scienza cio6, nella sua storia, ci ha mostrato anch'essa quella continultä storica, tecnica, quasi si potrebbe dire razziale e pslco-logica che forma I'immanen-za ed il substrato dl tutta la nostra anima nazionale. Ecco perchfe dunque suona a dominante ricorrenza la romanitä che anche qui fol-goreggia, formando il primo nucleo — ma non per questo meno importante — del Museo in formazlone. L'Ing. dr. Guido UcelU, co-lui che, sotto un certo aspet-tQ, si potrebbe chiamare 11 rinvenltore delle navi romane di Nemi, cura questa iniziativa e proprio alia sua amorosa oompetenza si deve se tale spirito di romanltä vive In questa mostra. Lo spirito classlco non ha mal dlsdegnato la tecnica: pratico com'era (almeno nei suol asi>etti romani e latini) non avrebbe certo mai potuto Ignorare o volutamente mi-sconoscere tutti 1 ritrovati della scienza spicciola o pra-tica; I'interrogativo che si pone il profano: perch6 cio6 la tale o la talaltra Inven-zione non sia stata fatta dal romani, non ha ragione di essere, almeno nelle sue llnee programmatlche. GU 6 che requllibratrice ed armonica mentalitä classlca se non dlsdegnava la tecnica, certo non la sopravalutava. Un tecnicismo non solo era ignoto ma nemmeno sarebbe comprensibile nell'antlchitä. Questo spiega come molte In-venzioni e frequentissimi ac-corgimenti tecnlco-scientifici fossero In realtä noti ai romani, ma da essi tenuti non alia pari delle altre attivitä dello spirito umano, viste e vlssute In un piano superiore. Da questa lunga premessa vlene una deduzlone: era do-veroso, in im tempo dl rin-novati Istudl imperiali e di novello clima romano, che si dovesse far rlsaltare la mentalitä sclentifica e tale cono-scenza tecnica dei Romani. II quesiito non era certo facile: Guido Ucelll si fe ac-clnto alio scopo, battendo I'u-nica via giusta: non indul-gere cioö ad un malinteso per quanto affettuoso spirito di cleca ammirazione, ma mettere in giusta luce tutto 11 valore «pratico» oltrech^ teorico del ritrovato. Ch6 infatti eravamo abituatl piuttosto a scorgere, specie negli Elleni, dei grandi teoricl, piuttosto Che dei tecnicl. II cömplto Ö appena appena iniziato e si puö affermare che siamo ancora agll inlzl della conoscenza del mondo e della mentalitä scientifica degli antichl: quando venne alia luce 11 prodlgio nemoren-se, rUcelli, con spirito anima-tore, scriveva: «Piü che i te-sori d'arte ricuperati, piü che IL BOLSCEVISMO CONTRO SE STESSO II comunismo russo sorse come una reazione storica alia plutocrazia e come tale fu visto ed inteso dai suoi promoter! originari dell'imme-diata epoca postczarista. Su cio ho giä avuto occasione di scrivere ann! fa altrove e di-mostra! allora come Lenin, nei suo programma politico, abbia sempre ritenuto neces-saria la pace con le potenze totalitarie sicuro che esse, nella bilancia internazionale, avrebbero pesato sempre piü delle diverse democrazie im-perialiste plutocratiche ed egemoniche. Scrissi allora: «La prosti-tuzione dell'idea — e del sistema — venne dopo: quando esso si fece (il comunismo russo) una sottoproduzione di quella stessa plutocrazia contro cui era sorto; quando, anzi, a questa degenerazione del principio sociale segui una perversione della stessa morale che deve accompagna-re ogni diritto di popoli e di le nuove fonti dl poesia ri-velate, soino dunque quests documentazionl di una civll-tä al lavoro, dl una umanitä a noi tanto affine e vicina, che costituiscono l'incompa-rabile risultato dell'impresa; documentazionl che lllumi-nano un nuovo aspetto della romanitä, che danno un ap-porto prezloso alia storia uni-tarla del pogresso umano; e che dischludono piü vastl orizzonti a future ricerche.» Piü appieno si penetra nella civiltä di un popolo, piü profondamente anzi se ne ri-vlve lo spirito: tanto piü e meglio si possono segulre 1 grandi dettami degli avi quanto maggiore e piü Intlma 6 la conoscenza che sl ha della loro vlta e del loro penslero. LodoYico iviayug itim individui; quando la strage, il sovvertimento, l'antiuma-nitä e l'anticiviltä si fecero i pilastri della nuova costitu-zione e quello che doveva essere l'antiplutocrazia divenne l'appendice puti-efatta della rivoluzione deir89, divenne l'antigiustizia e l'anticristo. I pi'incipi della Rivoluzione francese furono presi e svi-sati: il viaggio da essi fatto dalla Bastiglia al Kremlino, durato piü di un secolo, spen-se ogni fuoco ideale che Ii aveva awampati ed al gelo del clima russo la loro fiam-ma incendiaria divenne lama fredda, Tentusiasmo dell'idea si fece premeditazione, la libertä dell'individuo ingigan-ti in anarchia di Stato, il ca-pitalismo dei gruppi si tra-sfoi-mö (come il Duce lo de-fini) in un elefantiaco super-capitalismo di Stato, annichilatore dell'individuo e annichilatore dello Stato, annichilatore della giustizia e annichilatore del diritto, della morale, della religione, di ogni fede». Pure, in un primo tempo, una i'evisione delle prime va-riazioni peggiorative aveva fatto risperare in bene: la nuova costituzione staliniana, autoproclamantesi socialista, aveva fatto credere che tutto il bolscevismo leniniano ve-nisse revisionato alla luce dei dirittf e dei principi della civiltä- occidentale presa ad esempio. L'U. R. S. S., che rico-nosceva l'ipertiroidismo della sua Utopia e che ritornava nell'acqua territoriale della tradizione storico - ideologica europea, poteva in un certo senso essere aiutata per il bene del popolo. Invece tutto fu un ipocrita mascheramento. E la masche-ra fu tolta -dal viso del mu-gico georgiano dal pugno forte dell'Asse. fi storia d'og-gi ed e guerra in atto. E questa guerra che la Russia combatte con i suoi alleati accanto ci testimonia come il bolscevismo russo ab-bia effettivamente tradito se stesso ed il suo popolo, dege-nerando da quelle che erano le premesse di un socialismo di Stato in un sottoprodotto 'delle plutocrazie a combatte-re le quali nei nome del popolo era sorto ed era costato tanto — troppo! — sangue. E, del resto, un processo patologico piü che ventennale e che, a ripeterlo pur breve-mente qui, troppo spazio ri-chiederebbe: e, inoltre, storia nota dal 1917 in poi. Come noto fu il piano politico di Lenin, quel piano politico che lasciava sperare (fu riporta-to suir«Umanite» del 1° di-cembre 1936) una libertä in-tesa nei senso piü vero, esteso, giusto della parola, nel-l'alone di un benessere che per il popolo russo fu davve-ro cosa meravigliosa ed ab-bagliante. Tanto abbagliante da accecarlo. (Ed era nei piano, meglio, nei «piani quinquennali» del compagno Wladimiro Illitch-Lenin la speranza panslava di acceca-re il mondo: ma di questo dirö altra volta). Oggi il bolscevismo e chia-mato' alla resa dei conti al tribunale giusto di questa guerra decisiva. I nodi al pet-tine uno ad uno. A volte penso: se oggi Lenin potesse rivivere (grazie a Dio, no; giace mummifica-to sulla Piazza Rossa vicino al Kremlino) che cosa direb-be mai nei vedei'e dove i suoi piani son finiti e come il suo successore Stalin ha aperto le braccia al primo plutocrate di Londra, ospite tempo fa di Mosca, sir Laurence Cad-bory, rappresentante di quella Banca d'Inghiltei-ra che fino a ieri il popolo russo, affamato ignorante inganna-to, il popolo russo «proleta-rio» in cerca di giustizia e di «paradiso» aveva ritenuto essere la prima roccafoi-te da smantellare nella rivoluzione totalitaria dell'universo ? Misteri di certe alleanze! Di quelle che abbiamo di fronte... (A proposito, un al-tro esempio: gli Stati Uniti d'America ritrovano la loro ragione di vita in questo, nella reazione ed opposizione alio sfruttamento dell'Inghil-terra che teneva terre ed uomini in ischiavitü. II mo-vente di questa indipendenza riconquistata fu detto dai rappresentanti degli S. U. nei Congresso del 4 luglio 1776, nella «dichiarazione» che re- n LIBHERIA IB. KiFipyyffB. Bm Soc ug I. - Mikloiiieva 16 Tutte le novita librarie In Italiano- sloveno - 'edesco. Nuovi tesli SCO ostlcl per tutte le scuole dl ognl ordl-ne e grado. Glornall di moda e rIvlstT. sta un po' come lo Statute della nueva potenza: «...I'at-tuale re della Gran Bretagna ha abdicate alia sua sovrani-tä in questi paesi dichiaran-doli fuori della sua protezione e muevendoci guerra... Ha saccheggiate le nostre navi, devastate le nostre ceste, in-cendiate le nostre cittä, mas-sacrati i nostri cittadini. Anche adesso sta trasportando grossi eserciti d i mercenari ferestieri per compiere opera di morte, di desolazione e di tirannide che e giä cemincia-ta con atti di crudeltä e di perfidia, di cui si trovereb-bero appena esempi nei se-coli piü barbari, e seno asse-lutamente indegni del capo di una nazione civile...» E piü sotto e dichiarato che le cele-nie «seno svincolate da qual-siasi soggeziene verso la Corona Britannica e che qual-siasi legame politico tra esse e le Stato della Gran Bretagna e e deve essere intera-mente rotte» ecc. ecc. Giorgio Washington, nella lettera d'addio al sue popolo degli ,S. U. ancora una volta ricor-do quanto sopra. Oggi invece... Ripete: misteri di certe alleanze... Russia — Stati Uniti — Inghilterra. Sembre-rebbe un non-senso. Ma ferse non e. Ed e chiusa la paren-tesi). S. Ten. Enzo Caialdi LA FARMACIA . G. »Llifaiaoa, di Ironie al grallaciela d:«pon« dl grande «ssortlmento (H ipedalit* nAzlonali ed eitere, for-nlBM mediolD« so r1o«tla di tott« 1* e»u * m mala ti. Arredata ino<]«rUB«nte . Tri. Pelliccia bellissima, volpe argentatla, esemplare unčo, vendesi. Indirizzo: Via IdrijsWa 7/( — Čop — In vicinanza della Manifattura ta-bacchi. COI.ORI asciutti - ad olio - smalti - vernici a sraalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco per vetrai - ecc. — potete acqui-stare a prezzi vantaggiosi presso: Fr. MEDIC FABBRICA OLIi - SMfiLTI - COLOR! Resljeva cesta 1 - LUBIANA I? siltuto di dtddito fci. donimatCLO ad ^iidu^ttLa LUBIANA Via Prešeren 50 Tuffe le operazioni d i banca su fuffe le pi a z ze d'If alia .J ikli€ä mcdLa per signcva e signcvi LUBIANA - GRAN ALBERGO „SLON" La consegna della bandiera a un reggimento dl paracadutlstl f^CtfMÖ linta lETTIMANALE DELLA PEOERAZIONI DEI FA8CI Dl COMBATTIMENTO Dl LUBIANA DIrettora raipontibll* LUIGI PIETRANTONIO TipograJla «Merkur. 8. A. 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