ANNO II. Capodistria \ Febbrajo -1868. N. 5. LA PROVINCIA GIOEKiLE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED iMJIIN 1STRATISL DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli aliti, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati; Preghiamo tatti quelli fra' nostri Associati, che non avessero per avventura soddisfatto al prezzo di abbonamento del primo quartale o del secondo, di rimetterlo al più breve possibile. La Redazione. (') DEL GIUS MUNICIPALE D'ISTRIA. II. Il secolo, in cui viviamo, aveva o tolto o scassinato in queste regioni la forma di reggimento e di governo, tolto il concetto di principato, seguito nell'impero romano di Carlo Magno, che era il baronale, o, come poi prese il nome, il feudale. I baroni ed i comuni trassero a se tutta la potestà regia o quasi : i baroni nella interminabile gradazione da re a duca, a principe, a marchese, a conte, a signore ; i comuni in altra, non meno interminabile, gradazione. Della autorità regia, ridotta a poco essa slessa, perchè spogliata della potestà, che agisce in concomitanza, ebbero meno desiderio. 1 comuni, sviluppatisi dopo la pace di Costanza, erano feudali od in contatto diretto col re o co'suoi baroni; a questi dovevano fedeltà, e per fellonia scadevano dall'autogoverno. I diplomi di Trieste manifestano, come il comune avesse in lèudo dal vescovo il governo del- (*) Dopo scritto l'articolo : Del gius Municipale I, ebbe il gius Provinciale altra sorgente nella legge 21 decembre 1867 N.° 141, che assegna alla legislatura provinciale le materie tutte non assegnate nominalmente alla legislatura del Consiglio dell'Impero, così che l'azienda provinciale ha per confine l'azienda del Consiglio, e l'aziènda comunale; nella legge 21 decembre 1867 N.® 144 che conferma al potere imperiale, ogni giudicatura, in qualsiasi ramo di governo pubblico, ed impero sia esercitata in nome dell' Imperatore, comprendendo cosi te Giunte nella azienda loro giudicatorea ; nella legge 21 decembre 1867 N.° 145 che consolida nell'Imperatore ogni potestà governativa ed esecutiva che da lui si esercita a mezzo dei ministri, dei funzionari e degli incaricati, di tutti quelli, cui è affidata la potestà, fra i quali devono comprendersi anche le Giunte. Queste nuove leggi non proclamano canoni nuovi, ma li precisano e li classificano, collocandoli nel ramo di potestà imperiale, alla quale appartengono. K. ed la città, il vescovo fosse vassallo del patriarca, patriarca dell'imperatore, poi, nel 1382; si facesse volontariamente vassallo dei duchi d'Austria. I comuni i-striani, gli urbani, erano vassalli dei patriarchi; il principe veneto tenne fermo ileanone, ogni potere governamen-tale del comune essere dato in feudo dal principe, e cessare pel solo fatto di fellonia. Il principe austriaco calcò meno sul feudalismo, senza ripudiare l'indole feudale del principato, pronunciata abbastanza nello stesso- codice civile del -1811. La Francia, dalla quale uscì, sulla fine del secolo passato, l'impeto di altre dottrine sul principato concentrò ogni autorità ed ogni potestà nella rappresentanza del popolo; poi separò l'autorità dalla potestà; poi la potestà fè sua l'autorità: poi venne alle costituzioni o carte. I comuni furono ripartizioni territoriali, con alla testa magistrato, dato dal principe, ed in questo solo era posta la potestà. Alle rappresentanze dei comuni venne data l'autorità e la rispondente obbligazione di fornire i dispendi e di provvedere a pubbliche allegrezze o comodità di vivere urbano. A modo di Francia si formarono altri Stati.. Al cadere del dominio napoleonico, nell'odierno Litorale i comuni erano alla gallica,, dalla quale non differivano nei canoni vitali i comuni italici. Nell'Istria un editto del generale Nugent del settembre -1813 aveva tolto quelle forme, restituiti i comuni del 1804 ed i consigli civici;, ma furono provvedimenti d'impeto, e non durarono per la incertezza del futuro e per tedio di cose siffatte., 11 generale Lalterman diede forma a! Litorale con ordinanza del 1814 : restituì la potestà ai baroni, non però a tutti nell'Istria, ma solo a quelli che stavano sul territorio della contea, e che non lutti lietamente la ripigliarono, preferendo farne senza. Nell'altra parte dell'Istria venne concentrata ogni potestà, e accresciuta a dismisura, nei commissari dati dal governo. Però il potere, dato ai baroni, pronunciavasi delegalo del principe e revocabile. Nel 1825 in fatto lo si riconosceva rinunciabile, di che molli profittarono. Nei distretti non sottoposti a commissari si instituirono magistrati, la cui potestà era delegata. Quanto ai comuni, Latterman accennava leggermente che si sarebbe conservata la ripartizione territoriale francese, che si facessero sotlo comuni, che il capo del comune fosse organo del commissario che lo nominava, che il capo del comune nominasse gli agenti dei sotto-comuni. Il commissario a- veva il governo dei comuni. Quanto a rappresentanza, Latterman tacitamente aboliva i consigli civici e le vi-cinie rurali, sostituendo due delegali per ogni sollo-co-mune, coi quali, avrebbe potuto supporsi come, formare il consiglio del comune. Ma non ne fu nulla. Più lardi si convocavano vicinie, senza ordine, senza voto curiato, come gli arrenghi del medio evo. Ogni distretto commissarile avrebbe avuto, per l'economia, cassa comune, nella quale si sarebbero versati i sopravanzi dei comuni, ed avrebbe avuto consiglio, formato dai podestà del distretto medesimo. La legge Latterman non e-ra diffusa, nè crediamo fosse seguila. Quanto al comune di Trieste l'ordinanza imperiale del 44 ottobre 1814 voleva che ad esempio di Vienna e di Praga il comune venisse retto e governato dalla potestà provinciale, che intitolavasi Governo, mediante il magistrato, fatto organo del governo. Cotesto canone fu subilo paralizzato da altre instiluzioni comunali. E nel 1818 propendevasi a trasportare nel Litorale la forma e l'azienda che poco prima era stala data al Lombardo-Veneto, colle congregazioni centrali, provinciali, municipali, e coi comuni a convocato. Ma ciò non gradiva a Trieste, nè a Gorizia, e l'Istria fu indiferente. I comuni fortnaronsi non per sistema imperato, generale, ma per eccezione, quasi per privilegio. Trieste ebbe consiglio e magistrato; ma Pautorità del consiglio era per la economia patrimoniale. Quanto alla pubblica felicità, ebbe diritto di proposta; nel pubblico governo, diritto di reclamo all'imperatore medesimo. Poco stante anche Gorizia fu comune, sul tipo di Trieste. Queste istituzioni erano del 1859. Venuto a governatore il conte Francesco Stadion nel 1846, mentre crollavano gli avanzi delle baronie, volle diffondere per tulio il Litorale la forma di reggimento e governo a comuni, e dicendo di voler applicare e completare la legge Latterman, dettava regolamento ed istruzione, non in forma di ordinanza provinciale o di legge imperiale, ma come provvedimento dei capitanali circolari. Si attivarono comuni, quale sistema di governo pubblico, nei luoghi precipui, e do-vevono estendersi ad ogni luogo. L'autorità dei consigli conceulravasi nell'economia cosi dei beni privati come dei pubblici comunali; la potestà ponevasi in limitala polizia locale. Questo medesimo conte Francesco Stadion fu al ministero nel 1849, allorquando pubblicavasi la ordinanza 4 marzo 1849, più nota sotto il nome di costituzione, e seguila dall'ordinanza imperiale 7 marzo -1849. Questa, in applicazione della costituzione 4 marzo, imperava siccome sistema generale il reggimento e governo a comune, e poneva i consigli e le amministrazioni dei comuni entro l'organismo amministratlivo,entro la gerarchia governativa. La costiluzione proclamava un gius che non ha cessato, od almeno fu nei sommi canoni restituito. 11 principato ha deposto ogni indole e forma di feudalità. Dell'autorità del principe furono fatti partecipi il Consiglio dell'impero, e subordinatamente a questo le Diete provinciali. La potestà regia fu ampliata e concentrata coli'abolizione delle baronie, e col canone, o-gni potestà, esercitata da corpi, essere delegata soltanto. ed a piacimento revocabile. Di tal modo il principe, nelle materie non assegnate all'autorità del Consiglio dell'impero o delle Diete, fa valide ordinanze, con efficacia di legge, e con quelle rappresentanze fa leggi. Ciò è del reggere. Ma quanto al governare, il principe governa da se, coi ministri, coi luogotenenti, colle preture, colle stesse amministrazioni comunali, nelle a-ziende di pubblico governo, di che esse sono incaricate, o possono per legge incaricarsi, come possono anche esserne dispensate, sostituendovi organi del governo imperiale. Vi ha un corpo di leggi municipali austriache, nel quale è depositato il gius che permette di salire alla dottrina, la quale non è depositata nelle leggi scritte, ma precede la legge : dottrina del gius municipale, senza la quale le leggi non sarebbero intelligibili. Nei primi impeti della palingenesi del reggimento e governo, si è creduto da parecchi, o da molli, che si volesse farla finita col passato e cominciare a nuovo: il che poi in Europa non è avvenuto ed è impossibile avvenga. E di questo citiamo ad esempio la Francia, che ha voluto farne esperimento. Ed ancorché assai cose e vitali vi si siano mutate, al presente, cioè settanta anni più lardi, si lotta ancora fra restituzioni di antico e surrogazione di nuovo. Già la costituzione del 4 marzo 4849 proclamava che nulla si immutasse, fino a che alle vecchie non venissero sostituite leggi nuove: il che è di gius naturale. Le ordinanze del 1861 proclamavano, non consistere la costituzione nella legge che crea la forma e l'azienda della rappresentanza dell'impero, ma consistere nel complesso delle leggi generali e fondamentali, colle quali si regge e governa l'impero: il che va anche applicato alle provincie legislalorie. Quanto ai comuni lo aveva pronunciato l'ordinanza 24 aprile 4859, chiamando ordinamento del comune ciò che corrisponde, per la costituzione dello stato, all'ordinanza 26 lèbbra-jo 4861, che dà la forma all'impero. La conservazione delle leggi tutte che non furono da leggi posteriori abrogate, derogate, surrogate, e delle leggi che, abrogate, vennero poi riattivate, fu proclamata; ed il gius derivante dal complesso di queste leggi, e tuttor vivo, fu designato colla voce gius sto-ricOj confuso da parecchi col diritto di riavere un gius che, nel decorso della storia, ha in qualche periodo a-vuto vita, e che poi od ha cessato o si è trasformalo in altro, come avviene nella vita degli stati, delle Provincie, dei comuni, delle famiglie e degli stessi individui. Ma ritornando al corpo delle leggi municipali austriache per le regioni non ungariche, certo, come vi ha unità in siffatte parti dell'impero, unità di principato, unità di governo, vi ha ancora unità di gius municipale per tulto Io slato e per cadauna delle sue parti. La varietà è nelle forme di comune, le quali o sono fissale da leggi provinciali, con titolo di regolamenti provinciali, o da statuti per singoli comuni, ai quali è data facoltà di chiederli alla legislatura provinciale. Come il gius cosi 1' azienda, come l'autorità cosi la potestà è la stessa in cadaun comune; nelle città maggiori hanno più ampia e precisa applicazione per l'indole ed estensione loro. Ciò che non è eguale in tutti i comuni si è l'azienda governativa, la quale sta fuori della azienda ordinaria dei comuni, che è di delegazione del principe, e che può venir poggiata al corpo che ha la potestà comunale, non perchè amnii-strazione comunale, ma ancorché sia potestà comunale. Ciò non si concede che alle città capitali di prò- vincia, ed esige presenza di magistrato formale, ed i di cui membri abbiano lo studio e gli esperimenti dei funzionari di stalo. I comuni istriani, tutti quanti sono, seguono il regolamento comunale del 1863; nessun comune ha statuto speciale. Ne ha Gorizia, con forma di comune a municipio. Trieste ha forma di comune a magistrali), i poteri governativi del quale sono di pretura e di circolo, nella parte che passò alle preture. Il corpo delle leggi municipali austriache si compongono delle ordinanze 7 marzo 1849, - del motuproprio 51 decembre 4850, - dell' istruzione pei comuni del 4851, -delle tre ordinanze imperiali 14 settembre 1832, - dell' ordinanza 24 aprile 1859,- della legge parlamentare 5 marzo 1862,-della legge parlamentare 3 decembre 1863, - dei regolamenti comunali 1863,-degli statuti di singole città. Ai quali fonti danno ausilio l'antico gius comunale germanico, che ha penetralo nel gius moderno austriaco. Certo non è facile impresa da questo corpo di leggi dedurre il gius vivente, che dicesi gius storico; pure è necessità che lo si faccia, affinchè passi in abitudine, facile e pronta. K. LA BIBLIOTECA CIVICA DI CAPODISTRIA Ci è grato annunziare, che la istituzione di una biblioteca civica in Capodistria, sarà fra breve un fatto compiuto, ora che la nuova legge sulle associazioni toglie di mezzo gl'impedimenti che la indugiarono finora. Ad animare pertanto altri contribuenti al nobile scopo e a porgere altresì ai nostri lettori qualche frutto maturo dei molti nostri desideri, crediamo opportuno di qui pubblicare una breve relazione degli atti corsi in cotesto argomento, impreso nell'anno 1865. Innanzi tutto, la rappresentanza comunale, invitata a concorrere nella spesa per la costruzione di nuove sale nell'edilìzio del nostro ginnasio, vi aderiva, riservandosi il diritto di collocare nelle sale stesse la biblioteca civica, per cui stava formandosi una società di oblatori. Così il saggio intendimento veniva accolto dallo stesso Comune, ed era superata nel tempo stesso u-na delle difficoltà maggiori per attuarlo, quella cioè dell'approntare a tal fine i convenienti locali. Il dispendio invero che sarebbe altrimenti occorso (perocché allora non sembravano a ciò adatte le stanze del municipio) avrebbe consumato per più anni il fondo sociale in tutt" altra cosa che nel divisato acquisto di libri. Siccome poi era generale il desiderio che si avviassero pratiche col Pio Istituto Grisoni, perchè la ricca sua biblioteca fosse affidata, salva ogni ragione del proprietario, alla civica, e l'una e l'altra si aggiungessero alla ginnasiale, che spetta anch'essa, per la maggior parte, al Comune, così, raccolte le firme per l'anzidetta società, *) e radunali i soscrittori, e deferita da essi ogni loro rappresentanza alla Deputazione comunale, questa poneva tosto ogui diligenza a conseguire le concessioni che abbisognavano. Da una delle non poche esposizioni che a lei convenne produrre, per assolvere il suo compito, ne piace riportare alcuni periodi, a dimostrare i concetti a cui s'informò sempre il progetto patriottico. » Trattasi di un'opera di gran vantaggio e decoro per questa città, cioè della formazione di una biblioteca, la quale risponda alle morali esigenze del nostro Ginnasio completo, a cui concorrono i giovani di tutta la provincia, e che accoglie buon numero di professori. » « Così per gli uni come per gli altri, oltreché pei colti cittadini, la utilità non potrebbe essere, al certo, contestata, di fronte al bisogno, sempre più sentito, della gioventù studiosa di aver soccorso di acconci libri di lettura per la loro educazione, e di fronte alla non meno urgente necessità, che i docenti trovino in una città piccola e quindi povera di scientifici e letterari ajuti, mezzi adatti, con che dare nuova larghezza ai. propri studi, e volgere i progressi propri a beneficio dell' intiero Ginnasio. » « Citta istriane, come Pirano, Parenzo, Rovigno e Veglia, vantano già biblioteche di qualche conto, nè poteva perciò la città di Capodistria venir meno al pensiero d'imitarne I' esempio. » In altro atto accennavasi al vantaggio di avere lina istituzione formata, a cui richiamare l'animo dei non pochi nostri cittadini, che possiedono abbondanti raccolte di libri, per ottenerle quei doni e lasciti, di che non mancano bellissimi esempi nella nostra provincia. E mostravasi inoltre, come la scelta dei libri doveva proporsi lo scopo di giovare non solo agli studi in genere, di cui dicemmo, e alla educazione popolare, ma eziandio alle disquisizioni patrie, componendo mano mano una biblioteca delle opere riguardanti la storia, la statistica, l'economia, ed ogni altro oggetto illustrativo dell' Istria. Gli adoprainenti della Deputazione comunale furono bene apprezzali dal mons. vescovo, che dispone del Pio Istituto Grisoni, e quel Consiglio di amministrazione formulava poi le condizioni, accettabili, per la concessione in uso della sua biblioteca.. La Luogotenenza non trovava sufficiente lo statuto, ch'era stato discusso e sancito dai contribuenti. Esso veniva quindi rifatto, dopo nuova adunanza, come segue: Art. 1. Scopo della società si è di fondare una biblioteca civica, la cui proprietà spetti al Comune, e che sia collocata nel-1' edilizio di questo Ginnasio pel miglior decoro e vantaggio della coltura del paese, e per giovare ad un tempo agli studi, così del corpo insegnante, come della gioventù apprendente. Art. "1. Il contributo dei soci fornisce i mezzi per conseguire qnesto scopo, e costituisce così il fondo detta società. Art. 3. 11 contributo è per azioni da soldi mensili SO 1' una, e verrà mensilmente supplito. Art. 4. 1/ assunzione di una o più azioni sarà obbligatoria per un quinquennio, cominciando dal primo aprile 1865. Essa peraltro s'intenderà protratta di cinque in cinque anni, se tre mesi prima dell'espiro del sociale periodo non sarà disdetta per iscritto. 11 socio non cittadino di Capodistria sarà autorizzato, trasportando altrove il suo domicilio, di recedere dalla società. *) Accurli prof. Giuseppe — Babuder prof. Giacomo — Barega fratelli Giuseppe e Cristoforo (due azioni) — Bartolomei Nicolò — de Baseggio Giorgio fu Pietro — de Belli dottor Cristoforo (due a-zioni) — de Bernardi prof. Gio. Rat.— Biscontini Angelo fu Nicolò — Bratti Andrea (due azioni) — Cadamuro Bartolomeo — Calo-giorgio Giorgio — de Combi dottor C. A. (dieci azioni) — de Cornili dottor Francesco — Comune di Capodistria (due fazioni) — Del Bello dottor Pietro — de Pavento canonico Giovanni — Gallo dottor Augusto — Gallo canonico Michele— Gambini Nicolò — Gonzo Giovanni — de Gravisi marchesa Antonietta — de Gravisi marchese Antonio — Rersevany Giovanni — Lion dottor Zaccaria — de Madonizza dottor Antonio (due azioni) — de Madonizza Giovanni — de Madonizza Nicolò (due azioni) — de Manzini Giovanni — de Manzoni dottor G. Andrea — Marsich Andrea — Marsich don Angelo — Oliverio prof. Pietro — Pellegrini Giuseppe — Piccoli pretore G. Domenico (due azioni) — Rota conte Girolamo — Regan-cini Giovanni — de Rin Francesco — Stradi canonico Elio — Stradi dottor Nazario — del Tacco conte Giuseppe (due azioni) — de Totto conti Giovanni e Gregorio (due azioni) — de Venier G. Pietro — Vidacovich dottor Girolamo — Zamarini don Giovanni — Zetto capitano Domenico. Art. 5. Pagare P importo delle rispettive azioni è il solo dovere dei soci. L'azione assunta posteriormente alla costituzione della società si estenderà solo al tempo non ancora decorso del periodo sociale, ferme nel rimanente tutte le altre disposizioni dello statuto. Art. 6. I loro diritti sono: a) nominare la propria rappresentanza ; b) farsi rendere conto da essa della sua gestione d' anno in anno. Art. 7. La rappresentanza della società sarà una giunta di tre soci, nominata a maggioranza assoluta di voti dai contribuenti intervenuti alla relativa adunanza. La giunta durerà nel suo officio per un quinquennio, e potrà essere riconfermata. Art. 9. I suoi diritti e doveri sono: a) rappresentare l'associazione di faccia alle autorità, e in confronto di terze persone, e di ciascun socio ; b) riscuotere i contributi sociali ; c) impiegarli nel-1' acquisto dei libri per la civica biblioteca, e nelle altre eventuali spese attinenti ; d) stabilire d' accordo colla direzione del Ginnasio 1' ordinamento interno pel servizio e miglior uso della biblioteca: e) rendere conto annualmente della propria amministrazione ad una generale adunanza dei soci; ed f) aggregare nuovi soci. Art. 10. Ogni deliberazione della società, la quale abbia ad essere valida in diritto ed obbligatoria per tutta 1' associazione, dovrà essere presa a maggioranza di voti dei socj intervenuti dopo regolare intimazione alle relative convocazioni. Art. 11. I voti saranno numerali per azioni, e non è ammesso il voto per mandato. Art. 13. La società s'intenderà sciolta se al termine del primo od altro successivo quinquennio si saranno ritirati dalla stessa o tutti i soci, o tale una maggioranza dei medesimi, che non si possa conseguire lo scopo stabilito all' articolo 1, e che questa impossibilità sia riconosciuta per majora dai socj rimasti. Art. 13. Allo scioglimento della società, tutti gli atti relativi saranno consegnati al proprietario Comune. Capodistria 4 aprile 1865 Dietro deliberazione ad unanimia della convocata Adunanza Il Podestà Fr. D.r de Combi Avv. D.r Madonizza — D.r Gallo — G. de Manzini — G. de Caseggio — S. D.r Venier. ad N.ro 63 II Pretore G. D. Piccoli. Dietro di ciò, e poiché dagli oblatori s'era pure raccolto un mensile delle loro azioni (il qnale è tuttora in deposito nella cassa comunale), a nessuno appariva più incerta la definizione dell'oggetto. Non rimaneva infatti che accordarsi colla Direzione del ginnasio per l'esame della capacità dei locali, per la consegna e garanzia della biblioteca da tradurvisi, pel corredo dei mobili, per la scelta dei libri da consentirsi agli studenti, pei rapporti scambievoli tra i tre soggetti di proprietà (la Città, il Pio Istituto Grisoni e lo Stato) e infine pel servigio: argomenti che venivano indicati per ordine del governo, nella stessa lettera d'invito a tale conferenza. Nessuno di essi era tale da sollevare difficoltà, chè tutto anzi poteva dirsi già di per sè risoluto. 11 Pio Stabilimento cedeva ad uso precario i suoi libri al Comune, e stipulava a parte con esso i suoi patti, e il Comune dal canto suo poneva la biblioteca grisoniana e la civica a profitto del ginnasio (coi mobili relativi e deputandovi un inserviente) una com'era e l'altra come sarebbe stala mano mano accresciuta dalla relativa società. Gli elenchi distinti assicuravano i diversi diritti di proprietà; - la direzione era abilitata a prendere, a sua cura, cosi pegli studenti come pei professori quelle disposizioni di servizio che più le fossero sembrate opportune;-la città non riservavasi altra ingerenza che di ammettere il pubblico, mediante un proprio incaricalo^ alla lettura dei propri libri e in ore diverse da quelle di scuola; una giunta infine, composta di uno dei direttori della società, di uno dei consiglieri dell'ammi- nistrazione Grisoni e del direttore del ginnasio, avrebbe presieduto al buon ordine della complessiva istituzione, vale a dire al rispetto delle reciproche ragioni delle parli interessate. Ma sorse obbietto insuperabile: fu richiesto un bibliotecario a nomina, giusta i regolamenti, e a stipendio, per cui non sarebbe bastato tutto il fondo sociale. La esigenza, che, in ogni modo, era impossibile soddisfare, non pareva poi nè opportuna nè giusta. Se conveniva al ginnasio di avere, pel proprio miglior u-so delle tre biblioteche, un bibliotecario in tutta regola officiale, anzi che l'assistenza di uno o più professori per turno, come si pratica in tanti istituti, nessuno contestava al governo il diritto e, dicasi pure, la buona idea di nominarselo, affidandogli, come pur consentiva-si, anche le biblioteche cittadine. Il comune, costretto a non far cosa oltre la misura dei mezzi disponibili, era ben contento di avere per sè, senz'altre spese, nei direttori della società l'opera del bibliotecario per ciò che riguarda l'acquisto dei libri, e in altri volonterosi cittadini, già impegnatisi all'uopo, quanto occorreva, e colla stessa equivalenza, per le letture, alle quali, come fu notato, avrebbero già servito unicamente i suoi libri o quelli dell'Istituto Grisoni, a tutta sua responsabilità, e verso l'osservanza di tutte le prescrizioni di legge. Ma la esigenza suonò assoluta, e fu chiaro che il progetto non avrebbe più fatto cammino per quella via. Ciò avveniva nella slate dello stesso anno -1865. Tutti ricordano poi, come le cure, pubbliche e private, per le misure sanitarie, stringenti allora e più stringenti negli anni appresso, poi le imperiose misure di soccorso pei poveri nel verno successivo, quindi lo scioglimento della rappresentanza comunale nella primavera del 4866, e, più tardi, le rielezioni e altre necessità immediate, non abbiano permesso di riprendere, per altra guisa, il grave argomento. Ma ora ci consta che il nostro municipio è determinato a conchiuderlo, e noi gli facciamo plauso, certi del vivo suo interesse per una istituzione così profittevole e bella. x. Il Ginnasio e l'influenza della citta' sulla di lui missione educativa. Egli è un fatto che qualunque città la pretenda a colta e gentile, deve porre in cima alle sue cure ed a' suoi intendimenti uno studio indefèsso di tenersi a livello dei progressi civili e materiali dei tempi, e caldeggiare e promuovere tutte quelle istituzioni che vengono generalmente riconosciute siccome sorgenti di prosperità intellettuale e morale del popolo. Ora, applicando tale stregua al passato di Capodistria, noi ne vediamo fissa costantemente la mira nello zelare la causa della civiltà, tesoreggiando tutto che altrove vedeva compiersi nel campo dell' educazione della gioventù, e mantenendosi fedele al principio di non risparmiare cure e dispendi gravissimi pur d'accoglier nel suo grembo scuole popolari, asili, istituti superiori di educazione, società letterarie, biblioteche e in genere quelle istituzioni per cui si agevolano gli studi e le arti del pensiero. Un saggio luminoso di questa nobile prò- pensione venne dato or son pochi anni, quando un concetto balenalo nella niente di alcuni veniva loslo incarnato per la spontanea e generosa concorrenza di vari cittadini, che, sopperendo alle angustie del patrimonio comunale, offrirono vistosi capitali per l'istituzione d' un fondo con cui erigere un ginnasio inferiore: iniziativa questa nobilissima, a cui devesi Pinsigne beneficio d'aver attualmente un i. r. ginnasio superiore completo, che è il centro della coltura media nell'Istria ed un lustro ed una fonte non mediocre di materiali vantaggi per la nostra città. Ed è appunto a questo istituto, a cui vanno annesse tante speranze ed affetti, eh5 io intendo di chiamare l'attenzione di tutti gì' istriani e de' miei concittadini in ispecialità, onde associno i loro sforzi a quelli dell'autorità scolastiche, avviando e promovendo tutto quello che debba ridondare alla prosperità del medesimo sia coli' avvivarne sempre più la frequenza. sovvenendo giovani dotali d'ingegno, ma sprovveduti di mezzi, ed usando salutare violenza a chi, rampollo di agiata famiglia, preferisca intorpidire nell' ozio e nell'oscurità, sia col cooperare a fornirgli quel ambiente morale, in mezzo a cui solamente esso può prosperare e dar frutti degni della missione cui tende. Infatti non v' ha d' uopo di molte parole a dimostrare siccome l'educazione impartita nel Ginnasio si addentelli all' influenza educativa esercitata dalla città, nelle cui costumanze ed abitudini il giovane scorge e-sempì e modelli a cui informare il suo contegno sociale, e ritrova inoltre nelle istituzioni civili della medesima le vie e i modi di spendere utilmente le ore di riposo e di tregua dalle eure severe degli studi. La soverchia applicazione, non occorre dirlo, infiacchisce a lungo andare e snerva il vigor dell a mente e frange pure le fòrze del corpo dannate all' immobilità di una vita sedentaria e bisognevole quindi di svagamenti e sollievi, i quali non trovando d'espandersi per vie lecite ed oneste, son cagione che il giovane s'abbandoni di leggeri al solletico dell' ozio o alle blandizie di passattem-pi ignobili e nocivi. A tale bisogno supremo della gioventù ginnasiale è tempo che la città nostra provveda, chiamando in vita quelle istituzioni, che sono oramai 1' oggetto de' voti generali e non aspettano che la coopcrazione efficace dei cittadini e dei patrio Municipio per essere tradotte in effetto. Ed in primo luogo non saprei impegnare abbastanza il pensiero e l'attività cittadina a rimuovere qualunque ostacolo si attraversi all'erezione di una biblioteca civica, progetto trattato ormai da vario tempo, e che non presenta, a mio credere, difficoltà insormontabili subitocchè si rinvengano persone animate di zelo e d'interesse pel decoro e 1' utilità morale della nostra città, che si sobbarchino al compilo patriottico di tracciarne un piano a-degualo e additare ad un tempo i mezzi onde metterlo in atto. Ed io mi lusingo che ad accenderne il desiderio, non \ i sia mestieri d'altro che di far brillare agli occhi di tulli la bella prospettiva d' aver con lie-\i sacrificii un allro istituto cittadino, che serva di fre gio e d'incremento alla lama, che godè mai sempre questa città di colla e gentil promolrice degli studi. Iti fatti a destare la sonnolenza di chi per soverchia preoccupazione degli interessi materiali fosse restio d'applicare l'animo ad intendimenti superiori, non occorrerebbe di molla fatica,bastando chiamarne l'attenzione alle cure e dispendi, a cui di buon grado sottostava- no in epoche non lontane egregie persone e società di Capodislria, nella mira di appianare la via agli studiosi e promuovere la causa del progresso e dei lumi. Da secoli esisteva in Gapodistria una ricca collezione di libri ad uso degli Accademici, quando nell'anno 4760 Girolamo Gravisi prese su di se l'incombenza di fondare una biblioteca publica. Eletto a presidente della medesima assieme col Marchese Giuseppe Gravisi, ei die-desi con ogni impegno a porre in sesto le sdruscile finanze dell'Accademia dei Risorti aprendo nuove sorgenti di redditi onde pienamente poter attuare un progetto che mirava a diffondere maggiormente i mezzi d'istruzione e propagare quella coltura, che era stata fin allora il retaggio delle sole persone ascritte alla Società, I due presidenti stipularono a tal fine un formale contratto coli' Accademia, secondo il quale essi erano autorizzati a valersi di tutti quei mezzi che credessero confluire allo scopo prefisso, e particolarmente, per riportare le parole del documento, s'obbligavano « ad assumere la condotta delle rendite naturali dell'Accademia verso un assegno annuo di lire 95 alla Cassa della medesima per le sue spese ordinarie, ed inoltre a tener pronta la medaglia d' oro stabilita in qualunque anno accadesse la concorrenza del premio, assumendo in lor medesimi l'incomodo della riscossione dei trimestri, a condizione però, che tutto il di più, salva la medaglia suddetta, fosse secondo la mente dell' Accademia disposto a vantaggio della libreria » — E come egli disimpegnasse 1' onorifico ma gravoso incarico, lo provano la diligenza e l'oculatezza con cui ei tenne in evidenza continua gl'introiti e i dispendi della Società, adoprando in guisa che dopo non molto tempo venne con opportune e sagaci misure ristabilito il pieno pareggio nell'economie della medesima. Riguardo all' acquisto di opere per la publica libreria v' è, tra la corrispondenza epistolare del Gravisi, una serie di lettere del librajo veneziano Coletti, dalle quali si raccoglie chiaramente come l'Accademia a tutela de' propri interessi non potea affidarsi a persona più onesta ed intelligente. E merito lutto suose la libreria publica fu allora fornita d'una ricca collezione di libri, tutti interessanti per mole ed argomento, i quali porsero alimento ed indirizzo all'attività degli Accademici ed agevolarono gli studi e le dotte investigazioni, di che vanno pregiali specialmente molti egregi istriani del secolo passato. Furon comperate da lui, olire a tant'altre le opere seguenti: Vaillant Numisma la ; Commentarla Jccademiac melropolilanae, Marmi sopra i sigilli, Berloli antichità di Aquileja, lìu-beis monumenta ecclesiae aquilejensis, Museum ode-scalchum, corlonense, romanum Causaci, veronense, Furiati Illyricum sacrum, Carli Opere (donate dall'autore), ^'ar/u Storia del concilio di Trento,!). Thomae opera Gracvii et Gronovii Antiquitales romanae et graecae, Muratori, rerum ilalicarum Scriptores, Buffon opere, Plutarco opere trad. latina, Tiraboschi Storia della letteratura, Anucarsi viaggio, Memoria dell' Accademie dello stalo veneto, Giornale di Agricoltura ecc. Buona parte di queste opere costituisce il corredo migliore dell' attuale biblioteca ginnasiale, le altre, non escluse quelle il cui acquisto costò all' Accademia tante cure e dispendi furono, come rilevasi da un elenco conservato tra i manoscritti del Gravisi, affidate in custodia ai Reverendi Padri delle Scuole Pie nel maggio del 4806. Alcune veggonsi, come dicemmo, ancor nella raccolta del Gin- jiasio: qual fine abbian fatta te altre, in quali mani sien capitate, se venule in possesso di cittadini o ite altrove, mal sapremmo decidere: a noi non resta che il dolore di veder essicata quella sorgente di coltura che emanava da que' venerandi volumi, il cui smarrimento fu pur una delle tante cause che ruppero il filo delle gloriose tradizioni letterarie, che formarono per tanti secoli il vanto precipuo di questa nostra città. Similmente ci troviamo all' oscuro qual esito abbia avuto l'istanza, mossa al Prefello del Dipartimento dell'Istria nel novembre del 4806 da parecchi ragguardevoli cittadini, rappresentanti la città e 1* Accademia di Capodistria, in cima ai quali figura il nome di Girolamo Gravisi, Imploratasi con questa che i libri » che appartenevano al soppresso Convento di S. Domenico venissero benignamente accordati air Accademia, per uso non solo de' suoi membri ma di tulli i cittadini ; que' libri slessi, clic da tempo immemorabile servivano qui ad alimentare lo spirito de' giovani, a confortar quello dei vecchi tanto da esser riguardato il luogo, dove stavano collocali i libri medesimi, quasi un tempio consacrato. » Da questo documento ricaviamo ancora l'interessante notizia come fosse» questa collezione di libri de' R. Padri di S. Domenico la maggiore, che ad uso pubblico c' era in questa città, alla quale accordavano quei Religiosi l'accesso a tutti. Perlochè entrarono i cittadini in timore non venisse colla soppressione di quel convento a mancare fatalmente anche questo sussidio agli studiosi, la maggior parie poveri e lontani dalle officine de' librai. Che-tanto più fatale riuscirebbe all'Accademia e alla città la perdita de'libri nominati, se fosse vero che destinali fossero ad accrescere la voluminosa biblioteca di una casa religiosa della terra ferma, nel qual caso si accorderebbe ad una dozzina di regolari quella suppellettile che non possedevano, e di cui non abbisognano in confronto di un' intera popolazione, che la possedeva ed il cui bisogno è indispensabile » (continua) prof. G. B. Albona,. gennajo. (S.) Nella mia dello scorso novembre dissi in breve di alcune miserie nostre ; oggi per alternare e rompere anche la monotonia, parlerò delle nostre sorgenti precipue di rendila, dalle quali, col tempo e col buon volere, giova sperare ritrarremo ogni miglior vantaggio. Dei prodotti minori, come olio, granaglie, lane, pelli, latticini, sommacco ed altri, di cui buona parte serve a soddisfare ai bisogni locali, farò poche parole; mi fermerò piuttosto a quelli da cui Albona e il suo territorio ritraggono maggiori guadagni, come vino, legna da fuoco e da costruzione, animali bovini, nonché alla miniera di carbon fossile di Carpano, principale fonte di lucro per gli Albonesi. Gli olii d' Albona, piucchè a merito degli uomini, a merito della madre natura, ossia del terreno e della posizione, riescono puri, limpidi, inodori, insomma eccellenti, quanto i migliori d'Istria. Aggiungo che da qualche tempo sono state fatte e si fanno molte piantagioni di oliveti, e che queste si potrebbero fare con maggior sollecitudine ancora e in iscala più larga, giacché la vasta zona al mare è atta più che mai alla coltura degli olivi sott' ogni riguardo. Ma non solo si ebbe cura di aumentare il numero di coteste piante, chè in questi ultimi anni n'è stala anche perfezionata la coltura, con una potatura più conforme alla natura dell'albero, e migliorata la stessa produzione dell' olio, coli' introduzione di torchi di ferro. V' ha quindi fondata speranza di vedere fra breve l'olio occupare un notevole posto tra i più importanti prodotti di questo distretto. Albona fa un commercio abbastanza vivo di pelli tanto di animali bovini che pecorini. La razza dei pecorini, piuttosto piccola, non è delle più perfette, e le loro lahe sono assai scadenti, per cui sarebbe non poco desiderabile che ogni possidente procurasse di migliorarla. La buona qualità dei pascoli però fa sì che il cacio riesce saporito, e che le ricotte e giuncate siano squisite e ricertatissime nelle vicine città- li vino è limpido, abboccato, spiritoso, di lunghissima durata, e non inferiore a quello degli altri paesi dell' Istria. La maggior parte dei vigneti, favoriti dalla qualità del terreno e dalla posizione assai propizia, danno eccellenti terrani, refoschi e moscati, che possono gareggiare coi migliori. Molti possidenti si occupano anche della fabbricazione di licori di varie qualità, i quali sono eccellenti e potrebbero essere oggetto di animato commercio. Lo spaccio principale del nostro vino viene fatto sui mercati di Pola e Trieste. Tanto la coltura però quanto la fabbricazione lasciano ancora molto a desiderare, sebbene anche da noi, negli ultimi anni, siano state introdotte delle essenziali migliorie, specialmente dopo che, aumentato pel critogatna il prezzo dei vini, ci siamo avveduti che non già la quantità, ma la buona qualità procaccia il facile e pronto consumo. L' esempio di alcuni possidenti di Pa-renzo, che si riunirono in società per migliorare la qualità dei vini e procurarne lo smercio, dovrebb' essere seguito, perchè poscia, unite assieme le città tutte dell'Istria, avesse a costituirsi una società enologica provinciale. Se lo spirito di associazione, eli' è divenuto il motto d' ordine in tutt' i paesi più civili, non viene a toglierci dall' isolamento e dalla immobilità, corriamo rischio di esseve lasciati in disparte da tutti. La devastazione delle selve e dei boschi, che in Istria ebbe luogo al cadere della Repubblica di Venezia, in conseguenza dell'abolizione delle leggi boschive allora vigenti, non giunse a tanto in Albona che la vendita delle- legna da fuoco e degli alberi da costruzione navale non fornisca ancora un reddito significante. (Juelle si vendono principalmente a Venezia ed in piccola parte a Trieste ed Ancona, queste poi a Fiume, a Cherso, ai Lussini e a Trieste, ove esistono cantieri per costruzione di bastimenti. Il taglio delle legna che un tempo facevasi a mezzo di forestieri, ora viene eseguito dai nostri campagnuoli, tanto abili a squadrare e segare che si recano ad esercitare il loro mestiere anche fuori del distretto. Una volta non c' erano barche nostre che navigassero a legna, e tutti i trasporti avvenivano a mezzo delle barche di Pelestrina e di Cherso; adesso abbiamo non poche barche nostre nel porto Rabaz, che navigano a legna ed a carbon fossile.. Ajiche il porto di Fianona acquistò negli ultimi tempi non poca importanza, perchè quegli abitanti si diedero, corpo ed anima, alla marina, in onta agli ostacoli che la poca sicurezza e cattiva imboccatura di quel porto loro oppongono. E qui, per nominare alcuni dei non pochi degni di lode, ricordo i signori Rocco Basadonna e Giovanni Tonetti fu Floriano, amendue commercianti di legnami da costruzione e proprietari di trabaccoli, e che iniziarono alla carriera marittima anche i loro figli. Il sig. Tonetti poi merita special menzione, per avere il primo dato mano alla fabbricazione di bastimenti a lungo corso. Un tale deciso aumento nella nostra marina, oltre di arrecare un diretto vantaggio ai proprietari di bastimenti, giova indirettamente anche agli altri, chè una numerosa gioventù del paese trova modo d'impiegarsi e di famigliarizzarsi col mare. Ormai, e Fianona ed Albona danno un bel contingente di marinai alla marina mercantile. In Albona poi in particolare, alcuni possidenti, con lodevole intendimento, iniziarono i loro figli ai nautici studi, sì che fra breve avremo abili capitani di mare. La speranza di vedere i propri concittadini solcare i mari su navigli costruiti con legname albonese, 1' alto suo prezzo, e la siccità, resa oggidì più frequente in conseguenza dell'anzidetta distruzione dei boschi e delle foreste, fecero sì che i proprietari si dedicassero alla coltura dei boschi, ed è perciò appunto che all' epoca del taglio si ha cura di togliere all'opera distruggilrice della man-naja i roveri più vegeti e meglio cresciuti. Esperienze fatte coi boschi comunali, i più disgraziati fra tutti, e ridotti per la maggior parte a nude roccie, han dimostrato che il diboscare e mettere in coltura le colline e i monti è cosa anche sotto i riguardi delle influenze atmosferiche, oltre ogni dire rovinosa, specialmente là deve soffia impetuoso il vento buona parte dell' anno. E senza dire degli altri vantaggi economici dei boschi, noterò di volo quello del pascolo, delle foglie che si raccolgono nella stagione invernale, per farne il letto agli animali e convertirle in concime e cibar quelli nella slate, quando la siccità toglie il raccolto del fieno. Gli animali bovini, già numerosi negli ultimi venti anni, raddoppiarono di numero e migliorarono nella qualità, raggiungendo la cifra di oltre 5000. Tale aumento lo si deve, oltre che agli abbondanti e saporiti fieni delle vallate dell' Arsa, alla introduzione dei prati artificiali e del trifoglio incarnato, il quale ultimo, dieci anni or sono, quasi non era conosciuto. Ed ecco che qui il diboscamento, perchè eseguito in piani fertili, fu veramente riforma assai provvida. Noto infine che gli animali bovini sono tanto numerosi da soddisfare esuberantemente non solo ai bisogni dell' agricoltura e del commercio, ed al consumo locale di carne, ma da fornire altresì un discreto contingente ai macelli di Pola, Cherso, Pisino e d'altri luoghi dell' Istria. Per conoscere il progressivo aumento o la diminuzione così degli animali, come di tutti gli altri prodotti, sarebbe a mio modo di vedere ottimo consiglio che la Camera di Commercio e la Giunta Provinciale iniziassero finalmente una statistica della provincia. La Camera di Commercio dovrebbe avere molti materiali raccolti negli anni addietro, i quali, se non ottimi, sono però i migliori che possano aversi al momento, e potrebbero servire di base a far meglio. Fa d' uopo incominciare col rendere di pubblica ragione la raccolta vecchia, che a nulla serve se non è pubblicata. Il vostro giornale, non ancora abbastanza apprezzato, potrebbe benissimo come disse nel suo programma, prestarsi a tale pubblicazione, che lo renderebbe assai utile e popolare. Se noi Istriani non ci a-jutiamo a vicenda, se non assistiamo chi mosso da vero amore di patria (e questo lo dico senz'adulazione) seppe rompere il silenzio, che regnava fra noi, e lasciò aperto 1' adito a tutti di esporre i propri bisogni, non potremo certo aspirare a far migliori le nostre condizioni, nè avremo diritto di lagnarcene. Dal canto mio, se oggi vi feci una esposizione sulle generali dei nostri prodotti, mi darò in seguito le mani attorno per raccogliere tutti i possibili dati statistici del comune di Albona, e forse anche dell' intiero distretto. Avverto però che la cesa non potrà andare colla più desiderabile sollecitudine avvegnacchè ad un privato manchino quelle facilitazioni di cui possono valersi gli uffici pubblici. Mi era proposto di darvi pure alcune notizie sulla miniera di carbon fossile di Carpano, ma per non riuscire troppo lungo, riservo quest' ultimo argomento alla prossima corrispondenza. A ciò fare venni indotto anche dall' essermi stato annunziato, che in seguito alle continuate pioggie si aperse nella detta miniera una via d' acqua tanto forte, che in breve ora ne allagò una parte considerevole. Dopo prese le necessarie informazioni sopra un og- getto di tanta importanza per Albona e per la proviacia tutta, non maucherò di stendervene esatta relazione. BIBLIOGRAFIA. Siccome noi abbiamo l'ambizione di credere che questo nostro giornaletto corra anche per le mani delle donne istriane, delle quali si può veramente dire che ebbero sempre ed hanno schietto e profondo amore per ogni patria intrapresa, e siccome noi crediamo fermissimamente che li uomini sono quali le donne li formano, così vogliamo talvolta uscire dalla stretta cerchia delli interessi materiali e della seria letteratura per suggerire alle nostre concittadine la lettura di qualche libro o giornale che, a nostro avviso, possa essere fatta con frutto e rassodare e svolgere in loro quello squisito sentimento del bello e del buono, di cui sono a dovizia fornite. Perciò vogliamo oggi segnalare ad esse un perio-dico^ che ci sembra meriti d'essere trascelto fra i molti analoghi, di cui è ricca l'epoca nostra, ed è la Ricamatrice, già conosciuta in provincia, e che stampasi a Milano dal Lampugnani. Modesto e operoso, questo giornale prosegue da venti anni nella via, che s'è prefissa, e conta tra i suoi collaboratori nomi che, come quelli di Dall'Ongaro, di Fusinato, della Erminia Fuà, della Percoto, di Ciconi, di Nievo, di Valus-si, di Tenca e altri cotali, illustrarono già la letteratura contemporanea. La parte dei disegni poi è studiata con speciale impegno, e la viva concorrenza di altri periodici punse l'editore ad arricchire il suo in modo, che non si potrebbe desiderare maggiore. Basta p. e. vedere il primo numero di quest'anno per capacitarsene : è un monte di ricami, modelli, figurini ecc., eseguiti con finezza artistica e buon gusto veramente parigino. E infatti crediamo sapere che vengano direttamente da Parigi. E tutto ciò per un prezzo, che pare davvero ridicolo. Così la Ricamatrice si rac-commanda alle signore per la scelta de'suoi articoli letterarj, per l'abondanza dei disegni e pel prezzo te-nuissimo. Sono titoli, che valgono certo più della sfacciata reclame, con cui altri a suon di gran cassa o col mezzo di magniloquenti avvisi, cerca smerciare le raffazzonature vecchie e incomposte de'proprj giornali. Noi speriamo che le nostre signore non si lasceranno adescare dalle apparenze, e se sul loro tavolo da lavoro desiderano avere un buon giornale, le consigliamo a preferire la Ricamatrice. Mettiamo pegno che ci saranno grate del consiglio. y- 1(1 1IT sta, cosi che si può dire, che la costruzione della presente rete stradale ricade, nella massima parte, nel periodo degli ultimi quarant'anni. Dividendo quindi, pel numero d'anni, la suddetta spesaj risulterebbe che la provincia ha erogato annualmente in costruzioni stradali, in cifra rotonda, Timporto di f. 50,100. Alquanto più difficile si presenta la determinazione dell'annua spesa occorsa per la conservazione delle strade, appunto pel motivo addotto superiormente, che le medesime non sursero contemporaneamente, ma a diverse riprese, e per lenta successione di tempo. Tuttavia, volendo distinguere, così all'ingrosso, in due maggiori periodi la costruzione delie nostre strade, riteniamo di non andare errali, sostenendo che una buona metà di esse era già costruita sino all'anno 1848^ e che la rimanenza venne appena dippoi. Dimezzando quindi fra queste due epoche l'annua spesa di conservazione, affine d'introdurvi l'approssimativo pareggio, e calcolandola perciò in ragione di soli soldi -4 per ogni tesa lineale, risulterebbe che, in media, la provincia ha sopportato per cadauno dei quarant'anni, un ulteriore annuo dispendio di f. 21,988, per causa della manutenzione delle proprie strade. A scanso, di equivoci notiamo, per ultimo, che in questi calcoli non entranti per nulla le strade ora appena iu costruzione. Dai, risultati di queste riflessioni conchiudiamo, pertanto, che l'Istria pagò sinora largamente il suo tributo, per assicurarsi un onorevole posto nel consorzio delle popolazioni, e che accusarla di stazionarietà non è giustizia. A. PROSPETTO STATISTICO delle strade esistenti nella Provincia d' ISTRIA. DISTRETTO Superficie in leghe aust. quad. N. totale delle strade CATEGORIA ATTUALE DELLE STRADE Erariali Distrettuali Comunali Assieme tese vien. tese vien. tese vien. tese vien. Albona Buje (1) Capodistria . Castelnuovo Cherso Dignano Lussino Montona (2) Parenzo (3) . plnguente (4):i Pirano («) Pisino Pola Rovigno (6) Veglia Volosca Assieme 55/