ANNO XIX. Capodistria, 1 Giugno 1885. N. 11. LA ohji DELL'ISTRIA iiuomnjise oqob oij mi i oir j fi; ujJ ur fili iSJ^-'7 (Ilo i Sfilili. ì 7 i ir Esce il 1* »d il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre • quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti li ricevono presto la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati Il Processo di Pier Paolo Vergerio di L. A. Ferrai (Archivio Storico Italiano. Turno XV. Dispensa 2 del 1885). Firenze Vieusseux. I. Di questa interessante monografia sul nostro Vergerio, edita dal Ferrai nell'Archivio Storico Italiano, diamo qui la recensione a beneficio di quelli che non possono facilmente procurarsi il periodico. Il compito nostro è questa volta assai modesto, ma non meno importante perciò; trattasi di seguire passo passo il Ferrai per dare ai lettori della „Provincia" una chiara idea del Processo del Vergerio quale risulta da studi recenti e da documenti per la prima volta diligentemente esaminati ; solo qua e là aggiungendo di nostro una qualche osservazione ad ajuto del lettore, o una breve noterella a rilevare circostanze, accennate appena dal chiarissimo autore, ma che per la nostra storia tornano di grande importanza. Il Ferrai piglia le mosse dal dire che quando ebbe tra mano nell'Archivio dei Frari le carte processuali del vescovo di Capodistria, parvegli di vedersi innanzi ai rottami salvati da un gran naufragio, e comprese assai facilmente perchè da un pezzo si accenni a que'documenti, e nessuno ne abbia intrapreso l'esame. Le reliquie del naufragio c'erano; ma non bastava un parziale esame; era necessario di ricostruire con quelle 1' antica nave, e non già lavorando di fantasia, ma con un paziente studio dei pezzi staccati. Così si potrà modificare in gran parte il giudizio che si ha sul Vergerio ai nostri giorni, anche dopo i brevi scritti sullo stesso argomento del chiarissimo Professore Emilio Comba nella Rivista Cristiana (fase. 8, 9 e 10 anno I). E non parliamo dei vecchi. L' apologia del Vergerio nel senso inteso da Gian Rinaldo Carli e da Giovanni Schelorn, sarebbe oggi, dice benis- simo il Ferrai, insostenibile e assurda. Cessati i furori, da una parte e dall' altra, della polemica religiosa gli scienziati, solo intenti alla ricerca del vero con la massima oggettività, trattano tranquillamente la questione: non è più una questione teologica, ma eminentemente scientifica. Delle questioni teologiche solo gustiamo oggi quel tanto che può riferirsi al progrosso del pensiero umano. E il linguaggio bizzarro e maledico della polemica religiosa ha contribuito immensamente a rendere più tenebrosa la figura di quest'uomo che alla singolare vivacità dell'ingegno accoppiò un'energia di carattere assai maggiore di quella che si suole comunemente concedergli. E dopo il lavoro del Sixt (P. P. Vergerius. Brunsvich 1855) non si può, secondo il Ferrai, muover dubbio sulla sincerità di quella trasformazione che si operò lentamente nella coscienza del vescovo Giustinopolitauo. A questa trasformazione, mi sia qui lecito aggiungere, concorsero sì varie cause occasionali : nella vita di un uomo di carattere e di vivace ingegno, bisogna certo tener conto dei fatti esteriori ; ma più di quelle intime e recondite cause che muovono dal fondo della coscienza, e formano l'uomo. Così egli è uu fatto che Pier Paolo Vergerio fu uomo di molto ingegno, come ottimamente ha scritto il De Leva (Storia documentata di Carlo V); ma vano, cupido di benefizi e smanioso di maneggiare negozi. Non si ha a credere però, che un qualche disinganno, o patito sopruso, o un' alta carica rifiutatagli abbiano solo potuto indurlo al grande passo. Non era un uomo volgare il vescovo giusti-nopolitano, nè uno di que' Cerberi latranti,, che, si possano far tacere con 1' offa di un buon piatto cardinalizio. A scusare poi ed a spiegare quella sua smania di onori e di maneggiare negozi, 1' egregio Ferrai 82 ou^aù i adduce molte ragioni, come essere egli nato da un'illustre e ricca famiglia di Capodistria, già nota in Italia per splendide tradizioni letterarie, i suoi viaggi nel Würtemberg a compimento della sua educazione, e più che tutto l'avvocatura esercitata in Venezia con plauso universale, dove anche incontrò parentado illustre sposando Diana Contarini. Questa circostanza del matrimonio, negato dal Sixt, ma fuor di questione oggi dopo la scoperta nella Marianna del testamento autografo di Diana, e dell' istrumento notarile col quale il Vergerio assicura la dote della propria moglie; questa circostanza del matrimonio, dico, getta molto lume sulla vita del Vescovo ; il quale non fu dunque uno di que' tanti preti e frati che abbracsiarono la riforma per finire con la commedia del matrimonio, come volgarmente dicono gli avversari ; nè un seminarista ignaro della vita e del sacrifizio impostogli nell'età dei facili entusiasmi. Ed anche dopo la mo: te della moglie, presi gli ordini sacri, „senza dubbio seppe guardarsi a differenza di molti, scrive il Ferrai, da quella licenza del costume che contraddistingue la società italiana del tempo; nè dal suo processo comparisce un sol fatto che gli si possa imputare ; . . . ma dal giorno in cui vestì gli abiti sacerdotali s'industriò, più che gli fosse possibile di rendersene degno, di nascondere nella nuova veste il vecchio uomo, non affatto dimenticando che per divenire campione di una riforma in Italia gli era necessario anche riformare sè stesso." Prima di entrare nel ginepraio del processo, l'illustre professore che ha già analizzato il tutto, manda così innanzi un largo giudizio sull'uomo: sintesi che in breve si può compendiare così : — Maturo d'anni e di esperienza non ebbe il Vergerio illusioni sui pericoli di Roma, e cooperò con tutte sue forze a salvare 1' unità della fede. Questo il fine supremo, da cui non si sarebbe mai allontanato, se non fosse divenuto vittima di una lunga persecuzione. Non mira egli il Ferrai ad una delle tante riabilitazioni oggi in voga : sta il fatto però che la fede del Vergerio un po' alla volta fu scossa dal vedere 1' abbandono d' ogni idealità religiosa in quelli che erano per dovere d' officio chiamati a difendere la fede stessa; e che egli volle purgare poi la sua chiesa da quegli abusi che giustificavano il bisogno di una riforma voluta da tutti i buoni, e che vi fu spinto insomma non già da un desiderio malsano di popolarità ; ma per vivo sentimento di fede cattolica, per una giusta stima delle proprie forze, nella speranza che i tentativi di concilazione tra i dissidenti non andassero a vuoto. Già nell' orazione De Unitate et Pace Ecclesiae, che è docu- mento della sua molta dottrina, il Vergerio, da uomo pratice ed esperto del mondo, persuadeva le due parti a lasciare le dispute che a nulla approdavano ; ed è perciò, che passato alla parte moderata dei cattolici che volevano seria riforma, venne subito in diffidenza al partito curiale farnese ; ed egli, visto che l'opera sua tornava infruttuosa a Worms, chiese ed ottenne di ritornare nella sua diocesi di Capodistria, dove, come scrive il De Leva „fece guerra agli abusi, alle superstizioni ; e fu questa la causa delle persecuzioni che infine lo spinsero a fuggire ed a apostatare. Ma nè l'audaci predicazioni di lui, nè le sue libere disquisi-! zioni sulle leggende, e tanto meno la franca ade-| sione alla dottrina della giustificazioue avrebbero | prodotto sì grande incendio, se egli nella sua diocesi non avesse provocato gli sdegni di quanti si videro esposti al dileggio e specialmente dei frati dei quali rivelava le turpitudini della vita. E tanto era egli allora lontano dal credere nei lacci in cui cadde, che in quegli anni medesimi, cioè nel 1543, ' incominciò un'opera adversus Apostatae Germaniae, per eccitare nei popoli 1' amore alla Santa Chiesa. Queste le conclusioni delle premesse del Ferrai. A ciò si potrebbe aggiungere un' altra osservazione. Nel giudicare il Vergerio convien aver sempre presente lo spirito del tempo, e non giudicare con l'ignoranza o 1' apatìa moderna in cose teologiche. Allora vivo e profondo il sentimento religioso nei Tedeschi ; sentimento scosso e gravemente offeso dagli abusi e dalle superstizioni ; allora negli Italiani 1' amore alle esteriorità, all' estetica del culto congiunto nel basso popolo ad una grande ignoranza; ma sempre vivo nei più quel buon senso pratico, antico che fa distinguere 1' abuso dall' uso ; e non rinnega questo per quello. Ma da una parte e dall' altra una tendenza battagliera e spingente agli eccessi; perchè e Tedeschi ed Italiani sentivano trattarsi di cosa carissima e da tutti ritenuta preziosa, più che non oggi, in una società che ha tanti materiali interessi pei quali si agita e freme; io vo' dire il sentimento religioso. E qui mi giovo di un esempio. Lo scandalo del Caffè ante Missam ed altre taccherelle del famoso Albertario sono note a tutta Milano, e così pure lo scandalo maggiore di una congregazione romana che dà torto al pio Arcivescovo, e assolve il prete, perchè temporalista fanatico. In altri tempi ciò avrebbe prodotto certo uno scisma nella chiesa ambrosiana. Se non oggi (e di ciò non è certo a dolersi) non è solo per docilità ed obbedienza, e per giusto timore di mali maggiori ; ma anche per apatia, per stanchezza, per mancanza soprattutto di carattere. Non così ai tem- pi battaglieri della riforma : allora di qua e di là in buona fede da molti si combatteva pro aris et focis ; e tra questi molti, alcuni tristi che soffiavano nel foco pei loro privati interessi. Ed ora al processo. II. Il processo ci dà questi fatti. La prima spinta venne dal convento dei Minori Osservanti di Sant' Anna, in Capodistria. donde frate Bonaventura Ie-ronimo da Zara inviava a Venezia 13 Dicembre 1544, per la solita bocca del leone sotto l'atrio di Piazza la denuncia secreta. I Dieci, che avevano altro pei capo lasciarono cadere 1' accusa, benché sottoscritta, e si capisce perchè, da tutti i capi degli ordini di Capodistria. Allora frate Bonaventura, il 10 Maggio dell' anno seguente, tornava alla carica e protestando che „per il solo zelo mi mossi ad accusarlo." Anche queste seconde denuncie furono accolte a Venezia dai capi del consiglio con molta riserva : trattavasi di un vescovo conosciuto e stimato nella Dominante, e per di più in molti rapporti di amicizia e di parentela col patriziato. Ma da Roma facevasi di continuo pressione perchè si citasse il Vergerio a comparire innanzi al tribunale dell' eretica pravità ; e quindi, benché Venezia tollerasse a malincuore i larghi poteri concessi ai Nunzi pontificii, tuttavia parve aggradire nell'agosto del 1544 la venuta di Monsignor Giovanni Della Casa con facoltà di legato apostolico. Che uomo fosse 1' elegante prelato, autore del Galateo ed anche degli sporchi capitoli, tutti lo sanno. Nei primi anni della sua nunziatura non fece certo rimpiangere il cardinale Bibbiena di allegra memoria, che ai tempi di Papa Leone era venuto a Venezia maritato e vestito da laico. (De Leva. Opera citata Vol. III pag. 524). Sebbene già eletto Arcivescovo di Benevento l'autore del Galateo e del Forno, non aveva presi ancor gli ordini sacri, viveva sontuosamente ed avea ben altro pel capo che purgare il dominio veneto dal pestifero veleno delle eresie; trattavasi di stampare la storia del Bembo ; e nessuna cosa gli stette più a cuore in quegli anni che persuadere i dieci a sciupare il meno possibile con le loro correzioni la maestosa prosa del cardinale (Vedi — Correzioni alla Storia Veneziana di P. Bembo proposte dal Consiglio dei Dieci edite da E. Teza. Pisa, 1883). Se non che le istanze e le pressioni contro il Vergerio gli fecero ben presto capire che col perseguitare il Vergerio si trattava di rendere un segnalato servigio ai Farnese (nemici del Vergerio fino dal colloquio di Worms) ; e solo allora 1' abile cortigiano abboccò all' amo dei frati di Sant' Anna. Il tribunale dell' eretica pravità era presieduto dai subdelegati pontifici Giovanni della Casa nominato Arcivescovo Beneventano e da Marino Gri-mano Patriarca di Aquileja. Vi appartenevano l'inquisitore apostolico fra Marino, Giovanni Maria Bucello procuratore fiscale, Antonio Gherardo Bus-drago auditore del Nunzio, non che due deputati all' eretica pravità scelti dal consiglio dei Dieci. È falso che il Vergerio si mostrasse subito ricalcitrante a sottostare al processo: ciò è contraddetto dai fatti che si vedranno poi. Ma quando seppe che l'accusa, dalle mani dei Dieci, era passata al Tribunale del Santo Officio, ricusò decisamente, e con ragione, di comparire; non tollerando lui vescovo di sottostare ad un tribunale presieduto da un Della Casa che non avea ancor ricevuto gli ordini. (Vedi Lettere di uomini illustri nel R. Archivio di Parma ed. dal Ronchini Parma 1853); e pregando che la sua causa fosse affidata invece al Cardinal Grimani che „essendo Patriarca di Aquileia che è metropoli d'Istria viene ad essere mio giudice ordinario." Ma non fu ascoltato, e da Roma intanto veniva ordine di accelerare il processo (e si noti bene alla vigilia dell' apertura del concilio di Trento convocato per ottenere la pace nel popolo cristiano), contro un vescovo cattolico dichiarato dal Papa „uomo pessimo e per l'audacia e dicacità sua atto a porre scandalo tra i popoli". (De Leva op. cit. IV. p. 118) sulla fedp di una denunzia secreta. Bei propositi di pace, e regolarissima procedura davvero ! P. T. (Continua) DIGRESSIONI*) Pietro Vergerio Favonio, Giuseppe Verona, ginstinopolitani. c. 14 r. e v. — Die 26 Xmbris 1573. L'Ecc.s D.nus Joseph Verona è scelto promsor fontici insieme con s.r Bernardinus Bonzaninus, s.r Almericus Sabinus, e judex insieme con l'ecc.s D.nus Daniel de Ottacco, s.r Bernardinus Bonzaninus, s.r Iacobus de Fedola. Dei quali i due qui habeant iudicare super damna datta ci-uitatis sono ecc.s D.s Iosepli Verona, s.r Bernardinus Bonzaninus. c. 16 r. — Die Dominico ult.a Ianuarij 1574. Si legge che sono "sta finalm.te ritrouati, et condotti in »questa città, dall'-Eccie D.no Pietro Vergerio Fauonio „Dottore nostro Ambasciatore per il nome, uso, et eser- *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina e i num. 22,23, 24 an. XVIII, 2, 3, 6, 7, 8,10 an. XIX. — Digressioni. „citio di banchiero Cerno q. Salomon da Mestre, et Mau-„dolino q. loseph da Oderzo, — v. digressione 4 —. Dei quali e la supplica ed i capitoli sono accolti con balle favorevoli 147, contrarie 17 — c. 19 v. — c. 21 v. — Die 16 Aprilis 1574. Congregato bla-dorufn collegio in quo computata persona Cl.mi D. lo.s Ant.ij Venerij Dig.rnì pot.tis et Cap.i Iustinopolis inter-fuerunt collegiarij n.o 11 et nomine D.ni Bonifacij de Appollonio conductoris ad affidimi salinas Cauidinos n.o 113 huius Mag.eoe Co: itatis in executionem ordinis in hac materia disponentils in fideiussores ipsius D.ni Bonifacij preposìte fuerunt VZ : Ecc.s II. l'odor D. Ioseph Verona et D.nus Ludouicùs Hyarotus. Qui ballotati ac-ceptati fuerunt in fideiussores eiusdem D.ni, Bonifacij in eodem collegio reperiente pre.to Ecc.te Doct. qui sponte et libere simili et in solidum cum pre.to D.no Ludouico se plegium et fideiussorem constituit per eundem D.uum Bonifacium, cum obligatione ecc. Vedi anche l'atto che segue immediatamente su questa carta. c. 31 v. — Die Dominico XI Iulij 1574. Degli otto eletti a creare fra essi due ambasciatori presso la Serenissima Signoria sono anche l'ecc.te m.r Iseppo Verona e l1 ecc.te m.r Pietro Uesgerio. Ma restano s.r Zuanne de Vittor e l'ecc.te m.r Giacomo del Bello. c. 35 r. e v. — Die Martis uigesimo quarto Augusti 1574. L'ecc.te m.r Pietro Vergerlo e con lui M.r Menigo Sabini, m.r Ztian Paulo de Paola, m.r Zuanne del Tacco q. m.r Francesco sono elieti quatro citadinì, „i quali insieme con il cl.mo s.r pod.a et sp.li sindici „habbino auttorità de francar il monte, et di recuperar „et scoder tutto il suo credito, in quel modo, che meglio „parera, et intorno à ciò procurar tutto quel beneftìcio „di esso monte che sia possibille„. Questa è la prima delle parti posto nel maggior consiglio la quale à in favore balle 141, contrarie 36. Dall'altra — trascritta per intero nella digressione 14 — si vede eli1 è stato „dato autorità ali 'Ecc.te m.r Pietro Vergerlo già amba-„sciatore di questa città, à sua Serenità, che douesse „impetrare, la fiera di s. Giustina. — Poi nello stesso maggior consiglio 1' ex.s Doctor D.nus loseph Verona è scelto prouisor fontici insieme con D.nus Ioannes Paulus de Pola, et D.nus Nicolaus de Vida. c. 39 v. — Die 26 7mbris 1574. Ex.s Doctor D.nus loseph Verona, et D.nus Luduuicus Zarotus ad preces, et instantiam D.ni Bonifatij de appolonio conductoris datij mutae pontis huius ciuitatis se pro co simili, et in solidum fidejusserunt, et plegios constituerunt pro dieto D.no Bonifacio. c. 43 r. e v. —Die 8 Xmbris 1574, sed fuit jam, XIX Nouembris 1574. „Comparsero alla presentia del „cl.mo m.r Nadal Donado Dignissimo Proueditor al sale, „al pre.nte esistente in questa città sedendo sotto la „loza vechia insiemo con jl cl.mo m.r Z. Ant.o venier „dignissimo Pod.a et cap.o dì questa città, el sp. m.r „Aluise di Verzi sind.o di questa Mag.ca citta jnsieme „con V Ecc.te Verona aduocato, et m.r Tiso lugnan et im.r Gian Piero Peracha, al pre.nte datiari delle spro-„chonarie de la città, et per jnteresse di esso datio es* „posero, che hauendo il cl.mo m.r Franc.o Pricili tino „sotto di sette zugno 1561 prossimo pass.o all'hora diluissimo proueditor al sale terminato, et dechiarito che „jl massaro del sale dell' Ill.ma S.a de Venetia facendo „misurar sali, per mandar à Venetia. ò in altro luoco „per l'Ecc.mo Dominio nostro, quello non possa esser „misurato se non dalli misuradori del comun, pagandoli „le sue mercede, ouero detto datio, et come in essa „terminatione più appertamente si legge alla qual habbia „relatione. Per il chè hauendo m.r Ant.o Santorio al „pre.nte massaro del prelibato Dominio fatto misurar „multa quantità de sali, et quelli mandati uia senza che „sia stà fatti misurar de i misuradori del comun, ne „meno di hauer pagato esso datio, Però iustorno, et „con ogni miglior modo recercorno chè da sua Mag.tia „ci.ma sia Laudata, o confermata, et approbata la precetta terminatione, acciochè de cetero, se habbia à „pagar detto datio. 11 q.le cl.mo s.r Nadal, sop.to aldite, „et optimamamente considerate, le predette cose, etilista „la predetta terminatione con ogni miglior modo, che „ha potuto, ha Laudato, approbato, et continuato la „med.a terminatione, in tutto, et per tutto si come in essa si Contiene,. c. 44 r. — Leggesi questa nota : Die 18 Xmbris 1574. lì. li t mihij scribe syndicatus s.r Philippus Claud.us Curiae (?) officialis qualiter cl.s D.nus Pot.tas, et Cap.s Iust.lis existens in camera suae audientiae, et attenta ab-sentia, et contumacia ex.tis D.ni Iacobi del bello Syndici qui est Venetijs oratoris pro huius ciuitatis et cum sit opus facere consilium ordinarium, idcirco loco sui creauit et substituit ex.m D. Petrum Vergerium Fauonium pre.ntem, et contentantem, et hoc omni meliori modo. Ma pessimo n' è il latino. cc. 44 v. e 45 v. — Die XIX Xbris 1574. Ex.s Dottor D. Petrus Vergerius è fatto judex insieme con s.r Nicolaus de Vida, s.r Michael Serenius, s.r Vicentius Dìuo. Dei quali i due qui habeant judicare supra damna data sono ex.s D. Petrus Vergerius Fauonius et s.r Ni-colaus de Vida. c. 48 r. e v. — Die Veneris 28 Ianuarij 1575 de mane. Dei nove eletti a creare fra essi — fra i quali mi par di leggere anche l' ecc.te m.r Iseppo Verona — due ambasciatori presso la Serenissima Signoria restano ex.s Doctor D. Petrus Vergerius et D.nus lulianus dèi Bello q. D.ni Iacobi. I quali ,insieme con li dui altri, ,che per nome di questa città al pre.nte si ritrouano in ,Venetia, — che sono s.r. Zuanne de Vittor e Vecc.te m.r Giacomo del Bello, v. sopra — debbano supplicare che sia abrogata la parte presa „nouamente nell'Ecc.mo „Cons.o di X con la zonta, che tutti li sudditti Keggij, „che ueniranno in questa città per sali debbino pagar à „Sua Serenità soldi uinti de muda per somma oltre li „tre bezzi che ordinaria mente pagino de muda à questa „comunità, la qual cosa se douesse hauer effetto causeria „la total rouina de questa pouera patria, et l'ultima sua „desolatione con accresimento de grandezza, et richezza „d'altri, et non già senza danno de Sua Serenità poiché „mancando questa città di commercio mancarebbono anco „il tratto di dacij, che la medesma Sua Serenità di que-„sta città ne extrapa.. Delle 153 pro parte ball. 152. c. 49 r. — Die Sabati 29 Ianuarij 1575. L'ecc.te Dottor Verona scrive „qualmente m.r Benetto Policino „di Montona haria dato quatrocento stara di formento, „per il fontico nostro condotti alla bastia ad ogni spese „di esso Policino, precio de lire tredici soldi quindici il „staro di misura,. Il qual frumento si decide nel colle- gio delle biade di comprare con voti favorevoli IO, contrari 1. — Si legge inoltre questa nota : Die 29 Ianua-rij 1575. Cl.s D.nus Pot.tas, et Cap.s existens in sala Palacij mandami mihi pietro palilo Zaroti not.o canc.o syndieatus, ut annotare deberem in syndicos, substitutos, D.nos colmanum vergerium loco ex.tis D.ni Petri Verger ij syndici substituti loco ex.tis D.ni lacobi del bello syndici ordinarij, et D. Io. del Taccio loco D.ni Aloysij de Vercijs syndici ordinarij huius ciuitatis absentium ab hac ciuitate, dans ipsis syndicis substitutis auttoritatem et libertatem, prout et quemadmodum ipsi D.ni syndici ordinarij habent, usque ad aduentum illorum: mandans.... c. 50 v. — Die Dominico 13 martij 1575. Nel maggior consiglio per Ex.tem D. Petrum Vergerium judicem ordinarium et oratorem, ritornato da Venezia appunto per questo — come nella c. sg. r. — posita fuit pars subsequentis tenoris Videlicet. "Hauendo questo „conseglio da 1' espositione fatta per nome de 1' ambasciatori, che ora si ritroua in Venetia à li Piedi de „Sua Serenità beniss.o jnteso quanto sia non solo conveniente ma necessario dar noua commissione à la me-„desma, cioè di specialmeute Comettere ad essi amba-,sciatori, che doue hanno facilità solamente di procurare „la rettratatione de la parte sopra il nouo Dacio di soldi „uinti per somma possino ancho et habbino libertà di „comparere nomine publico sopra la medesma imposta „secondo, che parerà à le sue prudentie per benefficio „di questa patria. Però L'anderà parte che attenta la „prefatta espositione et le ragioni che in quella sono „sta particolarmente allegate, et massime de le urgenti „necessità di tempi correnti sia per il medesmo eonse-„glio stante la perpetua, et non mai iuterotta deuotione ,di questo fidelissimo Populo uerso la prelibata Serenità „deliberato, et preso, che à li sudetti Ambasciatori sia „datta noua, et special Comessione di poter ancho com-„poner siue concordar sopra la detta Imposta secondo, „che parerà alle sue Prudentie per benefitio di questa „Patria dommodo chel' nouo dacio non sia pagato ne „in tutto ne in parte (si come è sta dedutto nella espositione) dalli cittadini ma solamente dalli suditti a-,lieni compratori del sale, et non altrimenti». Ma la proposta cade per non ottenere in favore che balle 8, contrarie sendone 140. Onde nello stesso consiglio si delibera quindi con voti favorevoli 133, contrari 15. — c. 51 v. — "che per detti ambasciatori sia addiman-*dato, et supplicato la rettratatione assoluta de essa „imposition^ siue alteratone in tutto, et per tutto, come „prima ne possono trasgredire ne in tutto ne in parte „la prima comissione datta loro jn questa materia,. cc. 52 v. e 53 r. e v. — Die Martis 5 Aprilis 1575. "Z' ecc.te Dottor Vergerio uno delli ambasciatori „già destinati à Piedi di Sua Serenità per la retrattatione „della noua jmposta à sudditi alieni de Soldi, 20, per „somma de Sale,, uel maggior consiglio fa relazione "che detta Imposta per quanto à bocca del Ser.mo Principe, et altri ill.mi s.ri gli è sta ditto è sta redutta „in soldi diese,. Ed essendo che tal "reduttioue per il „uero quando fusse uera sarebbe immediata la total „rouina di questa pouera, et infelice citta, et essendo „bisogno per tal causa di noua auttorità ai piedi di Sua „Celsitudine, nè hauendo questa pouera comunità il modo „di mantener quattro ambasciatori,, si delibera che "sia „fatta elettione di uno ambasciatore, il qual insieme con „ra.r Gionni (sic) Vittorio habbia di Nouo comparer ai „piedi de Sua Serenità, et addimaudar la rettratatione „della suddetta redutione, et operar in questo fatto quel ,tanto, che parerà à loro conuenicnte per utile, et benefitio di questa pouera Città,. Pro par. ball, n.o 20, Contra n.o 111, Ideo non capta. — E orator a lato di m.r Gionni Vittorio è creato V ex.s Doctor D. Petrus Vergerius Fauonius, ma dopo che le ultime parole della parte sopra scritta si sono volte in queste: "habbia autorità solamente di supplicar a Sua Serenità la retrattatione absoluta della sup.ta redutione de soldi diese., Pro parte ball. 105, Contra ball. 25, Ideo capta. ( Continua) L'Istria descritta da un arabo Anche gli arabi si curano della nostra piccola penisola; certo senza la prava intenzione di portare tra noi la loro civiltà, nè per romperci le uova nel paniere. Cosi facessero altri popoli, a cui auguriamo una Mecca, che li tenga lontani. Gli arabi, o meglio 1' arabo in discorso, è uno sceriffo, che equivale a gran signore, capo della Mecca. — La Mecca ! ! 0 caro nome, che ci fa pensare al profeta, a Beit-Allah, alla fontana Zenizèm, la cui acqua si beve come farmaco contro tutte le malattie, non escluse la scarlattina e la scarlattinoide. E 1' arabo, che descrisse la nostra penisola, fu un gran baccelliero, lo sceriffo Abu-Abdallah-Mohamed-al, discendente dalla nobilissima famiglia degli Edrisiti d' Africa, la quale, a dir vero, non vantava 1' origine comune da Adamo, ma da Abramo ; quistione di postumi gusti blasonici, che bisogna rispettare a' dì nostri, dove il blasone della razza umana è tanto rispettato ! L'Istria ne informi. Abu-Abdallah- Mohamed -al, è conosciuto nel mondo scientifico col nome di Edrisi ; perchè della famiglia degli Edrisiti, e fu molto riputato geografo del secolo dodicesimo. Nacque nel 1099 a Ceuta (Septa) *), sulla costa del Marocco rimpetto a Gibilterra. Cacciato dai vasti suoi dominii, visitò, per distrarsi dal corruccio de' beni perduti, tutta Europa, e vide probabilmente la Croazia felice, eh' egli chiama — g.' rwdsiah, la Dalmazia — dal-masiah, la Schiavonia — .sqalawniah, l'Istria — .st. riah, la quale egli seppe distinguere dalle altre --- t. *) Città africana appartenuta agli Arabi. Provincie, e che collocò nel Paese di Aquileja — 'iq, làyàh. Non istupiremmo, che letto da qualche dotto moderno il nome dell' Istria nell' arabo .st. viali, ce lo confondesse ancora con quello di Stiria. Ma è proprio indispensabile che i dotti moderni capiscano 1' arabo ? Dunque Abu - Abdallah - Mohamed-al, visitate molte regioni europee, dal Baltico al Mediterraneo, dal Marnerò all' Oceano, si fermò nel mezzogiorno d'Italia, in Sicilia, e prese dimora alla Corte di Ruggiero II, primo normanno invasore di quelle terre (1097-1154). Ruggiero, gran soldato, gran re, gran legislatore; padrone della Calabria, della Puglia, di Napoli, di Capua, di Corfù, presa ai Greci, e di alcuni paesi dell' Africa, è anche noto quale introduttore nel Regno delle due Sicilie della canna da zucchero, del gelso e dei bachi da seta. Chi sa, che i nostri morèri e i nostri cavalieri non sieno un dono di re Ruggiero, e non sieno stati importati dall' arabo Edrisi ? La tradizione li vuole introdotti tra noi appena nel secolo XYII; ma anche la tradizione, lo vediamo cogli esempii alla mano, inventa, storpia, svisa, deturpa; certo perchè la storia pura, incontaminata, la matrona austera di Tacito, è per qualcuno un boccone troppo amaro da inghiottire. Il nostro Mohamed-al, eseguì pel re siciliano un globo terrestre in argento (sic), del peso di 400 libbre, sul quale fece incidere quanto sape-vasi a' suoi tempi di geografia. Il globo, dal prezioso metallo, servì di base per lungo tempo, agli studii geografici ; e P Edrisi compose anche un trattato, col quale facilitò la conoscenza della sua opera. Il trattato, venne ridotto a compendio ne' secoli successivi. Una pubblicazione apparve a Roma nel 1592, in arabo; un'altra in latino col titolo Geograpliia nubiensis nel 1619; un'altra ancora in francese a Parigi negli anni 1837 e 1839. Di recente poi, gl' illustri Michele Amari e Celestino Schiaparelli, membri della Accademia dei Lincei, pubblicarono una versione italiana con note illustrative : tratta dal testo completo dell' arabo Edrisi. Da quella versione qui riportiamo i brani spettanti all' Istria ; i quali, benché non offrano molto di notevole, sono sempre degni di ristampa; perchè scritti da un geografo del secolo dodicesimo, con quella schietta ingenuità, di chi, senza dubbio, non fu preoccupato da false prevenzioni o da secondi fini. Ecco come Mohamed-al descrive la nostra provincia: „Dal mare Mediterraneo si dipartono due seni ; 1' uno è il golfo de' Viniziani (mare Adriatico), il quale ha principio dalla costiera orientale della qillawriah (Calabria) nel paese dei Rum, e precisamente presso la città di Otranto. Questo golfo corre per tramontana declinando un poco verso ponente, tocca la terra di bàri (Bari) e la costa di 'sanf ang'li (Monte S. Angelo), poi prende da ponente verso il paese d' auqünah (Ancona), e proseguendo fino a toccare la costiera veneziana, fa capo al paese di Hqlägah (Aquileja), Qui s'incurva la spiaggia ritornando a levante verso la g. rwasiah (Croazia), la dalmasiah (Dalmazia) e V.sqalawniah (Schiavonìa), e così arriva al mare Mediterraneo là dove comincia. La massima lunghezza di questo golfo è di 1100 miglia. Sonvi quindici isole, delle quali sei abitate e le altre deserte. Ne parleremo a loro luogo." L'Istria nella descrizione di Edrisi fa parte del paese di Aquileja. Ecco i cenni che dà di alcune città istriane: „Da Grado ad stàg'àn.kti (Tergeste, Trieste), città fiorente, larga di perimetro, popolata di milizie, intraprenditori d'industria, gentiluomini, mercatanti ed artieri, cinque miglia. È città ben difesa, posta sopra un fiume, che, quantunque scaturisca non molto lungi, pur è grosso e la provvede d'acqua da bere. Giace in fondo al golfo #dei Yini-ziani, sul confine del loro territorio, ed è stazione navale del paese di 'ik.làyah (Aquileja), dove stanno adunate le navi che si mandano in corso. Di là il golfo si piega verso levante e con esso il paese di Aquileja. Fra le città continentali dipendenti da Aquileja si annoverano b.rünah, o, secondo altri b.rànah (Pirano), bub.lah (leg. bug,lah in oggi Buje) e tàmat.r.s (Mattarada Materada). b.rünah (Pirano) è città ragguardevole, che dista da tàmat.r.s (Mattarada) una breve giornata. Così da Mattarada a bub.lali (Buje), città grande e popolata, nove miglia. Da questa ad .um.lali, che dicesi pure \ng\lah (Insula, Isola), città popolata di Franchi (italiani), tre miglia. Da Isola a q.ndilat'aTifrari'giyün (Candela de'Franchi?) tre miglia. Da questa città a b.rünah, o secondo altri, b.ràndh (Tirano), della quale già abbiam fatto parola, due miglia. Queste son tutte città continentali del territorio di Aquileja. Quanto alle città marittime fra queste noi troviamo d.st.ri.s (Capo d'Istria), la quale è lontana da tdm.at.r.s (Mattarada) città pure del territorio di Aquileja, ventitre miglia. (È strano che 1' Edrisi nomini appena Capodistria; mentre nel 1208 eli'era capitale dell'Istria in luogo di Pola e residenza del governo civile con carica di governatore. Che avesse ancora importanza Capodistria in questo secolo, bastino ricordare la libertà del suo Connine, retto da proprio podestà (1216); le sue guerre con Rovigno, con Treviso e Targurio, con Pirano, coi patriarchi, con Parenzo ecc. Red.). Da questa (Capodistria) alla città di mug'hàw o, come altri dice ämdg'ü (Umago) nove miglia. Così pure dalla città di Pirano la continentale alla città di Umago 18 miglia. La popolazione di Umago è di Franchi e la città è posta alla marina. Da Umago a g\b.tnubah (Cittanova), che è la nuova città appartenente ai Franchi, otto miglia. Essa è divisa in due parti, delle quali 1' una è al piano, T altra sopra un monte che domina il mare. Da Cittanova b.r.ng'ti, che altri chiamano b.r.nzù (Parenzo), 12 miglia. Parenzo è città popolata, molto fiorente, ed ha legni da guerra e navi numerose. Da questa a rig.nù (Rovigno), che appartiene ai Franchi, quindici miglia. Rovigno è città grande con dintorni ameni e molto popolata. Da qui a bulah (Pola) dodici miglia. La città è bella, grande e popolata, ed ha naviglio sempre allestito. Da Pola a »Mulinali (Medolino), città ragguardevole e popolata, 16 miglia. Da questa ad albùnah (Albona) 40 miglia. Da Albona a f.ldmüna (Flanona, Fianona) 6 miglia. Queste due città sono popolate, i loro territori sono contigui e siiniglianti le loro condizioni. Da Flanona ad aV.wranah (Lovrana) 4 miglia. Lovrana è città grande, popolata, in prospere condizioni ; ha navi sempre pronte e costruzioni navali incessanti. Sul confine orientale di questa regione tro-vansi montagne continue e deserte lande. ILT otizie L' esito delle elezioni politiche nel collegio dei comuni foresi è ormai noto. Gli elettori eletti nei comuni foresi di Capodistria Parenzo e Pola, votando compatti, oftersero in grande maggioranza la candidatura all' onorevole Giov. Batt. de Franceschi, il quale sempre diresse ogni sua azione al bene della nostra provincia. Nei comuni foresi di Pisino, Lussino e Volosca dove ha tanta parte 1' elemento non istriano, riuscì eletto l'on. Vitezich i. r. impiegato in pensione. L'elezione per le città e borgate avrà luogo domani, 2 giugno; quella per la Camera di commercio il giorno 6 del corrente. Non dubitiamo che 1' esito sarà pari al voto di tutti i veri pa-triotti. Nel 18 maggio si è costituita a Rovigno la Camera di commercio. A presidente fu eletto Domenico Gandus-si - Ciardo; a vicepresidente Tomaso Sottocorona, e a presidente provvisorio 1' avvocato Paolo Ghira. Nella, sala dell' Istituto Stampa in Milano, addi 13 del correute, il professore Vincenzo De Castro commemorò l'immatura perdita dell'illustre nostro comprovinciale Carlo Combi. La Società Corale di Milano, di cui è direttore il nostro concittadino Alberto Giovannini, solennizzò nei giorni scorsi il bicentenario dei due insigni musicisti G. S. Bach e G. E. Haendel. La stampa Milanese, parlando del nostro bravo istriano, dice, che anche in questa occasione egli diede prova di un finissimo senso del bello musicale, e che mostrò di conoscere lo stile interpretativo, spettante ai lavori del secolo della regina delle arti. La direzione della Società istriana di archeologia e storia patria, in seguito alla domanda avanzata dal direttore del Museo Storico di Trieste, se la prefata direzione fosse disposta di fare degli scambi coli anzidetto Museo di oggetti doppi che esistessero in quello di Parenzo e là mancassero, o viceversa, accettò lo scambio in quanto la domanda si riferisca a monete; per tutto il resto rimise la decisione di volta in volta. L'Italia, nel giorno 21 maggio, segnò il nome di Terenzio Mamiani nello splendido libro de' suoi grandi trapassati. Poeta, oratore, ministro, patriotta, Ei sarà specialmente ricordato ai venturi come il più illustre rappresentante della Scuola filosofica italiana dopo la morte di Vincenzo Gioberti e del roveretano Antonio Rosmini. Nel giorno successivo 22 maggio, anche la Francia segnò nel gran libro de'suoi immortali il nome di un uomo straordinario, veramente unico, — quello di Vittor Hugo, — onore non soltanto della Francia, ma dell' umanità. Il Parlamento Italiano, nel giorno stesso che commemorò la morte dell' insigne pesarese, ha inviato un saluto alla memoria del sommo poeta, che accompagnò coli' incitamento glorioso del verso le vicende alterne della sua patria. Cose locali La settimana decorsa abbiamo avuto il piacere di discorrere col signor Hugues, direttore della stazione sperimentale di Parenzo. Egli venne qui per poche ore a compire i rilievi dei danni cagionati alle viti dal terribile uragano del 12 Maggio, e a suggerire i modi possibili di migliorare, per quanto è tempo, le piante colpite. Ci scrivono : La pograià e la storia nelle scuole primarie L'insegnamento della geografia e della storia si deve unificare: il Tegnér si esprime dicendo che la prima è il locale delia storia, e che questa è una geografia mobile. Di qui la regola, che la geografia venga insegnata iu modo da essere sempre di base all'istruzione della storia. Affine di raggiungere a mezzo della storia Io scopo educativo fa mestieri che il maestro tocchi il cuore de' suoi scolari. Mi sia permesso di citare a proposito queste sentenze : — La storia è la maestra dell' umanità, e se essa non lo diviene, ne sono causa i maestri (Her-bart). Il migliore della storia è V entusiasmo eh' essa eccita (Goethe). li coraggio fa coraggio (Platone). Finquì, nella maggior parte delle scuole, si adoperò il metodo di far leggere agli scolari i brani di storia contenuti nel libro di lettura procedendo poi alla loro spiegazione. Oggi la parte più generosa de' docenti segue un' altra via ; cioè: la storia vieue raccontata, eppoi dai fanciulli a voce ed in iscritto riprodotta. — Quello che sta nel libro è lettera morta ; ciò che il maestro narra è vita, ha vita e mostra vita (Kehr). E questo uon è poi altro, infine, che *) Continuazione e fine vedi N. 10. il metodo più naturale, il metodo dell'Istruzione materna predicato dal celebre Girard. Scrive il Diesterweg ne' suoi „Rheinischen Blättern (Anno 1835, fase. - dicembre, pag. 304),* e io traduco liberamente. — „Noi entriamo nella scuola dove il maestro racconta semplici narrazioni della storia con profoudo sentimento, con alto entusiasmo. Gli scolari siedono, e stanno tutt' occhio ed o-recetiie attenti al maestro; regna una quiete perfetta, pare ' che i fanciulli rattengano il respiro; e a secouda della narrazione splendono i loro occhi, o le lagrime scendono sulle loro guancie; poi ripetono il racconto, e con ciò esprimono chiaramente 1' impressione che la cosa ha fatto nel loro cuore. Queste som ore, in cui tu, maestro, tieni in mano le chiavi delle menti e dei cuori dei fanciulli ; aprine pure la porta, ti sta davanti un terrene bello e ubertoso; spargivi pur sopra la buona semente, essa renderà sicuramente un frutto centuplicato." - L'esposizione del maestro deve riunire possibilmente in sè molte qualità: dev'essere fatta in forma libera e scorrente, chiara e precisa, piana e semplice, calda e vera, intuitiva. E qui non so rimanermi dal citare un brano del Rayneri (Primi principi di metodica con un saggio di catechetica), dove parla dei pregi dell'insegnamento orale. Eccolo; — „Chi parla, sa con chi parla: e conseguentemente adatta, quasi per istinto, il suo discorso alla meute di chi ascolta: e se non riesce in sulle prime, cerca nuovi modi di dire e di presentare le cose, dei quali trova uno finalmente che va dritto all'intelligenza. Il libro all' incontro parla a tutti lo stesso linguaggio, non ha che una forma da dare ali' idea, non isceglie i lettori, ma è in balia di essi. La parola discende fino alla mente di chi ascolta; il lettore deve innalzarsi fino al pensiere di chi scrisse il libro, od almeno atteggiarsi conformemeute ad esso. La parola viva non è una cosa astratta, isolata, divulsa dalla persona che parla, ma è accompagnata da mille circostanze che ue crescono la luce e la potenza: lo sguardo, il tono della voce, 1' esattezza della pronunzia, le pause, il respiro, 1' atteggiamento, tutto concorre ad esprimere gli affetti, a mettere in armonia una intelligenza col-l'altra, a far vibrare all' unisono le fibre di un cuo>e con quelle dell' altro. Nulla di tutto ciò si trova nella parola muta del libro." Il regolamento scolastico didattico per le scuole popolari generali prescrive che lo scopo dell' istruzione della storia sia anche la cognizione della storia del luogo di dimora. Se non che i libri prescritti per la lettura — libri che servono in pari tempo di norma per l'insegnamento di alcune materie didattiche — contengono, almeno per quanto risguarda la nostra provincia, uu me-schinissimo materiale geografico - storico. Che cosa resta da fare al docente, prepararsi? E il tempo, « i libri indispensabili, e la possibilità di farlo? Si renderebbe adunque molto opportuno — come la carta geografica dell' Istria — un libretto, da servire di ammiuicolo al maestro, contenente ciò che della geografia e storia dell' Istria si possa comprendere nella cerchia dell' insegnamento primario. Tale libretto per quant' io mi sappia, non tarderà forse molto a comparire alla luce ; solo dovrebbe trovare già stampata e diffusa la carta sum-mentovata. Orsera, 23 maggio, 85. L. G. Pietro Madonizza — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili CAPODISTRIA, Tipografia di Carlo Priora.