Bo ©UJMAM® »A. VAI^ILK neri/ Istria - fssrs l r/r* /f f/č // č?'Ls/ ,. ‘ s/sis- ' M o r t o circa ll 1 3 S o nel Convento di sum palria/ IL CASTELLO Dl VALLE NELI/ISTRIA B. GIULIANO GESARELLO DELL’ ORDINE DEI MINORI MEMORIE STORIGHE COMPiLATE DAL P. ANTON-MARIA DA VICENZA LETTORE E CRONOLOGO NEI MINORI RIFORMATI DELLA PROVINCIA VENETA V E N E Z I A TIPOGRAFIA EMI LIANA 1871 153475 PROTESTA DELL’ AUTORE In ubbidienza ai Decreti della S. M. di Urbano VIII e della S. R. U. Inquisizione, pubblicati negli anni 1625, 1631 e 1634, 1’ Autore si protesta che quanto e scritto in questi fogli non si fonda che sull’autorita mnana, non avendo la Santa Sede, di cui egli vuol vivere e morire obbedientissimo figlio, pronunziato ancora il suo giudizio. CON PERMESSO DBi SUPERIORI. AL RE VERENDISSIMO DON LUIGI MEDELIN CANONICO, PREPOSITO, PARROCO E DECANO DELL’JNSIGNE COLLEGIA TA DEI S AN TI MAR TIRI GI0RG10 ED E UFE MI A Dl ROVIGNO \\ererendissimo Signore! + Fin da guando io succedena alla S. V. R. ma in r/uesta Parrocchia, m’ imposi di studiare sugli esempi Suoi l’ amore verso guesto popolo e la divozione verso il Beato Giuliano, preclaro ornamcnto di gueslo Castello. E fu appunto sotto gl’ impulsi di si caro stimolo che nel 1861 io scriveva l’ Ode sul Monte di S. Michele, con cui intendeva illustrare in qual- che modo quel monte ove visse e si santifico il B. Giuliano, di cui la S. V. B. ma , essendone divotissma, zelo tanto il culto. In seguito, raccogliendo quel poco che del nostro Beato ci conservarono i documenti e la tradizione, ne componeva una Laude popolare; affmche, cantandola ogni anno nelle Bogazioni minori, si giungesse per mezzo di poveri versi a salvare dali’ obilo preziose memorie. Ma senza saperlo questa Laude con le sue note illustra- tive, nelle perite mani del M. B. P. Anton-Maria da Vicenza, Lettore e Cronologo dei Minori Biformati della Provincia di Venezia, divenir doveva come una prima pietra per un compiuto lavoro. Il chiarissimo scrittore, valendosi di quel poco che io aveva raccolto, ed aggiungendovi il molto del suo sapere, compilo le Memorie storiche del Castello di Valle e del B. Giuliano; Memorie, che pei generosi sussidii ottenuti da gnesto religioso Comune e per le oblazioni fatte da questo popolo, ora escono per la stampa. Siccome pero volevasi decorare questa patria pubblica- zione con nn notne, clu: qul suoni car o e che formi armonia col soggetto deli’ opuscolo, cosi presentatasi spontaneo il pen- siero che si dedicasse questa produzione alla V. S. II. ma Egli e percio che, rispondendo al comune desiderio, rispettosa- mente dedico queste Memorie alla S. V. R. ma , pregandola di riguardare questa dediča quale un tributo di riverenza e di amore dovuto a Chi amo tanto questo Castello ed e divotissimo del R. Giuliano, che sono il soggetto di queste Memorie. Valle, nel di in cui Pio IX vide igiorni di S. Pietro Della S. V. R.ma Devotissimo Seno Paolo Mteperis Parroco IL GASTELLO Dl VALLE NELL’ ISTRIA E IL B. GIULIANO CESARELLO DELL’ ORDINE D E I MI NORI CAPO PRIMO. Origine del Gaslelio di Valie. — Avanzi di anlichila romane neir agro di Valie. Circa nove miglia lontano dalla citta di Rovigno, lacjuale e tra le principal! deli’ Istria, lungo la strada che conduce alla cittadella di Dignano e quindi alla celebre Pola, s’incontraun antico castello, di costruzione romana, popolato da circa un migliaio e mezzo di abitanti, il quale prende il nome di Valie. Chi volesse rintracciarne nei tempi andati le origini e le vi- cende, cui nel corso dei secoli fu soggetto, tenterebbe un’im- presa, se non del tutto impossibile, al certo'assai malagevole, colpa la quasi totale mancanzadei necessarii documenti storici antichi, o distrutti in occasione d’ invasioni nemiche, o lasciati perire da chi n e 11 a sua ignoranza non sapeva valutarne il pre- gio. Tuttavia da quel poco che ci e restato m’ingegner'6 alla meglio di raccogliere quelle notizie le quali fannoalmio scopo. L’Istria fu conquistata dal Console Caio Claudio Pulcro nelTanno di Roma 576 1), che corrisponde a 176 anni prima della nascita di Gesu Cristo. Quasi due secoli dopo, avendo 1’lmperatore Augusto esteso i confini deli’ Italia sino al fiume Arsa, 1’Istria resto compresa nell’Italia stessa. Il medesimo 1) Livio, Dec. 5, Lio. 1, cap. 9. — 8 — Imperatore fece pure di Pola una colonia 1), nel cui agro era compreso anche il castello di Valle e il suo territorio. Infatti, essendo la citta di Pola divenuta sotto i Romani un vasto em- porio, questi, ad agevolarne il commercio, avevano costrutta una grande strada, di cui tuttora si veggono qua e la delle traccie, le quali, cominciando dalla detta citta di Pola, correva lunghesso il littorale fino al porto delle Saline aliora abitato, airimboccatura del canale del Lemo, di la del quale comincia- va 1’ altra strada, che menava a Parenzo. Ma questa strada da Pola alle Saline era continuamente esposta alle vessazioni de- gli abitanti dei non lontani monti, che da parte di settentrione quasi in forma di cerchio a poche miglia di distanza dalla spiaggia del mare tutto intorno s’ innalzano. Quasi nel mezzo pertanto di questo tratto di territorio intermedio, e allo sboc- co di quelle catene di monti, i Romani alzarono un forte ca¬ stello, il quale, dominando tutta la strada soltoposta, ne la di- fendesse dalle escursioni dei temuti alpigiani. Questo castello preše tosto a chiamarsi il castello della Valle [Častnim Vallis), non gia perche fosse situato nel fondo di qualche valle, mentre anzi torreggia in cima ad un colle, ma si perchb fabbricato alle falde dei monti che gli fanno corona, enella pianurache si di- stende fino al mare, la qua!e tuttoche sia una continua china piu o meno sparsa di prominenze, rispetto pero a quei monti ha 1’aspetto di un’ampia vallala. Che il castello di Valle sia di costruzione romana, lo atte- stano ancora non piccoli avanzi delle sue antiche mura, evarii sepolcri romani scoperti entro il recinto delle mura stesse, in uno dei quali recentemente si trovarono duescheletri umani ed una moneta in bronzo di Ottaviano Augusto. Che poi il terri¬ torio di Valle facesse parte deli’agro colonico di Pola, lo dimo- strano ad evidenza le non poche reliquie dei Gardi, dei Decu- mani, dei Calli e delle Semite, che ripartivano 1’agro nelle solite Centurie e Salti. Un lungo tratto della strada romana *) Strabone, Lib. 8. — Plinio, Libro 3, cap. 19. Oppida Istriae Ci- vium Romanorum, Aegida, Purentium, Colonia Pola. — 9 — piu sopra accennata, provinciale od imperiale che dire si vo- glia, attraversa la campagna di Yalle ne!la direzione da Pola a Parenzo. Oltre di che 1’ agro di Valie e tutto seminato di avanzi di abitazioni, di cisterne e di opifizii romani, i quali trovansi raggruppati a preferenza o in riva al mare, e nei punti ove s’inlersecano i Cardi coi Decumani, i quali servivano anche di comode vie di comunicazione. Ne poche sono le monete ro¬ mane d’ argento e di bronzo trovate nei campi e fra le macerie, che circondano Valie; ed e a dolersi che non siano State con- servate nello stesso castello. Di recente fu scoperta unamoneta d’argento di perfetta conservazione, su cui da una parte veg- gonsi quattro cittadini legati con lancia sulla spalla in atto di chi marcia, e sotto 1’ iscrizione BRVTVS ; e dali’ altra parte ve- desi una testa muliebre colle cbiome strette da un nodo e 1’i— scrizione LIBERTAS. Finalmentea compiere questi rapidi cen¬ ili non e da tacersi che circa tre miglia da Valie verso ponente conservasi ancora un pozzo romano, profondo circa ventotto metri, fornito di abbondante acqua viva, dolce e freschissima, al quale si ricorre anche di presente quando nei tempi di gran- de siccita vienea mancare l’acqua in tutti gli al tri depositi. Questo pozzo e situato non lungi dali’ antica strada romana su ricordata, ed ecircondato da molti avanzi di antiche abitazioni. CAPO SECONDO. A quale diocesi Valie abbia nei primi remoii tempi appartenuto — Donazione del Castello di Valie alla Chiesa di Parenzo — Di¬ plomi imperiali e Brevi pontiticii in conferma di tale donazione. 11 Castello di Valie nei sesto secolo del la Chiesa era sog- getto nello spirituale ai Vescovi di Cissa 1), antica citta deli’ I- stria, il cui sito preči so gli eruditi in questo genere di studii non arrivarono ancora a determinare con certezza, ma che probabilmente era fabbricata o sulla spiaggia del mare lungo quella punta, che ora chiamano la Barbariga, tra Rovigno e i) Kandler, Notnie sopra Rovigno. Venezia, 1858, pag. 14. — 10 — Fasana 1), ovvero sopra un col le che sorgeva fuori dal le acque qaasi un miglio di la dallo scoglio di S. Giovanni in Pelago dalla parte di mezzogiorno, e che sprofondonel mare verso gli anni 740 e 745, come si suppone, epoche di forti terremoti nel Yeneto Estuario 2). Dopo tale cataatrofe Cissa non ebbe piu Vescovi, e la sua diocesi, passata prima in commenda al prossimo Vescovo di Parenzo, vennea questo to 1 ta quasi subito dal Patriarca d’Aquileja, il quale la ricostitui, mutandole 1’ an- tico nome di Cissense in quel!o di Rubinense per la traslazione della sedia vescovile in Rovigno 3). Tutto cio deve essere avve- nuto qualche anno prima deli’ 800, perche nel diploma di Carlo Magno, segnato il 4 agosto 803, gia si legge 1’ episcopato di Ro¬ vigno, il quale insieme con al tri cinque veniva in esso dichia- rato suffraganeo del Patriarca di Aquileja 4). Ma nel secolo se- guente, essendo Rovigno statadistrutta dai pirati, il Patriarca d’ Aquileja Rodoaldo nel 965, o, come altri vogliono, nel 966, uni quella piccola diocesi, che non abbracciava che Rovigno, la Villa, Doccastelli o 1‘attuale Canfanaro, S. Vincenti e Valle, alla limitrofa diocesi di Parenzo, al la quale pure assegno le rendite della diocesi soppressa 4 5 ). Da quell’epoca pertanto il casteilo di Valle comincio a far parte della diocesi di Parenzo, alla quale appartiene anche ai nostri giorni. Per cio poi che spetta alla giurisdizione civile nessun ar- gomento abbiamo che ci lasci suppore avere Valle subito sorti diverse dal rimanente deli’Istria littorale, la quale, dopo la divisione delPImpero Romano, ubbidi dapprima agPImpera- tori di Risanzio, e conquistata piu tardi in parte dai Longo- bardi, fu tolta a questi dal Re Pipino, e dal figiio di lui Carlo Magno compresa tra le Provincie donate alla Santa Sede. Ma 4) Stancovicb, Biografia degli uomini distinti deli’ Istria, vol. I, pag. 195, in Nota. 2) Kandler, l. c., pag. 12-13. 3j Ivi, pag. 14. 4 j Angelini, Cenni sopra la Chiesa di Rovigno. Venezia, 1818, p. 21. 5] Ivi, 1. c.; e Galliciolli, Memorie Venete antiche. Venezia, 1795, vol. IV, Lib. 22, n. 720. non essendo poi mai i Romani Pon telici, per ragioni non an- cora conosciute, venuti in realta al possesso deli’Istria, que- sta provincia resto alio stesso Carlo dlagno 1). II castello di Valle va annoverato tra quelli clieo lo stesso Imperatore Carlo Magno o qualcheduno dei suoi successori do- nt> allaChiesa eai Vescovi di Parenzo. Ignorasi il primodona- tore; ma una tal donazione dovette essere stala anteriore di al- cuni anni alPimpero di Ottone II, il quale in un diploma lir- mato in Verona ai 2 luglio del 983, che conferma e rinnova le donazioni fatte dai suoi antecessori alla suddetta Chiesa di Pa¬ renzo, fa supporre che quella donazione fosse stata fatta da molto tempo innanzi. Ecco aleuni tratti di quel diploma, i quali si riferiscono al mio scopo, preši da una copia autentica esi- stente nelParchivio parrocchiale di Valle, tratta nel secolo scorso dagli originali, che si custodiscono nell’ archivio vesco- vile di Parenzo. In nomine sanctae etindividuae Trinitatis, Otho Divina favente clementia Romanovim Imperator Au- gustus .... N oz er it Universitas, qualiter Adam 2) S. Paren- tinae Ecclesiae Antistes nostram adiisset clementiam, postu- lans Nos, qualenus, Dei amore, nostraegue animae remedio, nostra praeceptali auetoritate, omnia praedia suae Ecclesiae, quae antea a nostris Antecessoribus Imperatoribus Regibus, pro suarum animarum remedio praefatae Ecclesiae donave- runt.. .. confirmare, et corroborare dignaremur. Cujus di- gnis poslulationibus aures nostrae pietatis inclinantes, prae- taxatae Ecclesiae praedia nominative :.. .. et Valles cum om¬ nibus pertinentiis suis juste et legaliter ad praedictum Episco- patum pertinentibus... per hoc nostrum praeceptum confir- mamus eidem, Episcopo Adam suisque successoribus et cor- roboramus etc. 1 2 3 ). 1) Vedi Civilta Cattolica : Il Patriziato Romano di Carlo Mag-no; ser. VI, vol. V, pag. 297 e segg. 2) Il Vergottin nel Breve saggio d’Istoria antica e moderna detla cittd di Parenzo, Venezia, 1796, a pag. 70 erroneamente asserisce essere stata questa conferma otteuuta dal Vescovo Andrea successore di Adamo. 3) Monumenta Capituli Ecclesiae (Jollegiatae S. Mariae de Monte Pe- Una tale donazione fu pure confermata, ad istanza del Ve- scovo Alemaro 1), da Enrico IV 2) con un nuovo diploma, fir- mato anch’esso a Verona come 1’altro di Ottone, sotto la data del i maržo 1 060, dove s’ intitola: Francorum et Longobar- dorum Rex, non avendo assunto il titolo d’ Imperatore se non nel 1084; dopo che ebbe dalPAntipapa Guibcrlo sacrilega- mente la corona imperiale 3). II Sommo Pontefice Alessandro III, forse a rimeritare 1’acco- glienza fattagli pocbi mesi innanzi nel suo passaggio per ladio- cesi di Parenzo, di cui si parlera altrove, si degno di confer- mare le suddette donazioni con suo Breve speciale, col quale riceve inoltre la Chiesa Parentina sotto la sua protezione. II Breve e diretto al Vescovo di Parenzo Pietro, edatato da Vene- zia, Venetiis in Rivoalto, nonis aprilis, Incarnationis Domini- cae anno MCLXXV1II, e porta oltre la firma del Papa, quella ancora di sette Cardinali. In esso, percio che riguarda Valle, leggonsi queste parole . . . Statuentes, ut quascumque posses- siones, quaecumque bona eadem Ecclesia in praesentiarum juste et canonice possidet.. . firma tihi, tuisque successori- bus, et illibata permaneant, in quibus haec propriis duximus exprimenda vocabulis.... Monasterium S. Michael is de Val¬ le ... Ecelesiam de Valle cim Capellis suis etc. 4 ). Sembra tuttavia che tali autorevoli decreti non sempre bastassero a tenere in freno 1’ ingordigia di uomini malvagi; e pero, a meglio tutelare i diritti della Chiesa, i Vescovi di Pa¬ renzo provocarono in progresso di tempo due nuove conferme di tutte le antiche donazioni, l’una da Papa Innocenzo IV, rino Castri Vallis, collecta et diligenter congesta an. Dom. MDCCLXX1V, Mss. pag\ 13-14. 1) 11 Vergottin,p. e. pag. 71, lo chiama Adelmaro, ma nel diploma ž Alemaro. 2) Nella citata copia dei Monumenta etc., si legge Enrico 111 e non IV. Ma 6 troppo e-vidente essere qui incorso uno sbaglio delTamanuense. Enrico 111 era gia morto fin dal 5 ottobre 1056. Vedi Muratori, Annali d’ Italia, sotto queste epoche. 3) Muratori, l. c. an. 1084. i) Monumenta etc., pag. 19-20. — 13 — 1’altra dalFImperatore Roilolfo di Habsburgo. La prima, che 6 in forma di Breve, spedita da Lione di Francia e firmata dal Ponlefice e da nove Cardinali, ha la data del 1248. Ivi si tro- vano ripetute le parole, che si leggono nel Breve di Alessan- dro :. ... Monasterium S. Michaelis de Valle .. Ecclesiam de Valle cum Capellis suis 1). La conferma poi di Rodolfo, che e anche 1’ ultima, alme- no che si conosca, fu ottenuta ad istanza del Vescovo Bonifa- cio, ed e segnata daha citta di Costanza il giorno 29 gennajo delFanno 1291, il quale fu anche 1'ultimo di quel pio Im- peratore, che fu il glorioso caposlipite delFaugusta famiglia imperiale di Austria, sotto il cui scettro, dopo fante vicende e mutamenti, il castello di Valle da quasi dodici lustri felicemente e ritornato. Nel diploma di Rodolfo e inserito ad verbum 1’ an- tico di Ottone II 1 2 ). CAPO TERZO. Spontanea dedizione del Castello di Valle alla Repubblica di Venezia.—Fatti d’armi sotto il Castello di Valle. Gli accennati documenti, e piu propriamente i due di¬ plomi di Enrico e di Rodolfo, oltre che per altre ragioni, sono importanti per la storia deli’Istria anche perchč sono solenne smentita alFavventata asserzione del Sabellico, troppo bonariamente seguito poi da alcuni altri scriltori delle cose Venete, che ciož 1’Istria fossesi per ispontanea dedizione data a reggere alla Repubblica di Venezia fin dalFanno 998, nel- 1’occasione che il Roge Pietro Orseolo II nelFandare a far guerra ai Narentani, famosi pirati della Dalmazia, tocc6 le coste istriane, e in Parenzo fu accolto da quel Vescovo con tutti i riguardi, che a si illustre principe si addicevano 3 ). Il diploma di Rodolfo dissipa ogni dubbio che 1’Imperatore 1) Ivi, pag. 22-24. 2 ) Ivi, pag. 26-31. 3) Vedi Vergottini, op. cit. pag. 17. — 14 — dei Romani sino alla fine del secolo terzodecimo non tenesse, almeno di unagran parte deli’Istria, se non altro, 1’alto do- minio. Vero e pero che grimperatori ne avevano, come pare, infeudati i Patriarchi, allora polenti, di Aquileja. Certo e in- fatti che questi ešercitavano sull’Istria anche la giurisdizione temporale, come fin dai piu remoti tempi vi ešercitavano, in qualita di metropoliti, la giurisdizione spirituale, giurisdizione che, passata nelfoccasione dello scisma dei tre Capitoli, almeno in diritto, se non sempre nel fatto, nel nuovo Patriarca di Grado, dopo litigii di piu secoli, finalmenteavevano potuto ricuperare in tutta la loro pienezza e legalitii Parmo 1180 per la spontanea rinunzia di ogni suo diritto fatta in Roma dal Patriarca Gra- dense Enrico nelle mani di Alessandro III I). Come poi una. grande parte deli’Istria dai Patriarchi di Aquileja si a passata ai Veneziani, ascoltisi 1’abate Tentori, il quale ne ricava i fatti dalPaccurato cronista Andrea Dandolo. « Sin dalPanno 1268, egli dice, vaco per molti anni la sede » Patriarcale di Aquileja a motivo delle vicende insorte e delle » continue turbolenze di quella Provincia. Onde siccome i Pa¬ ri triarchi d’Aquileja godevano la giurisdizione temporale sovra » gran parte della medesima (Istria); cosi essa si turbo estre- » mamente per le vicendevoli ostilita, e per la mancanza di » supremo governo. Stanche adunque dei loro nazionali con- » flitti, non videro miglior partito che quello di assoggettarsi » alla Repuhhlica, da cui potevano promettersi sicurezza, di- » fesa e governo ben regolato nelle loro terre e citta 2) ». Ora tra i luoghi delPIstria, che in quel torno di tempo si diedero per gli accennati motivi al Leone di S. Marco, uno fu pure il nostro castello di Valle, nelParchivio della cui Comune ancora si conserva 1’Atto giuridico, col quale esso fece sponta¬ nea dedizione a Venezia con deliberazione preša in pieno con- siglio tenuto dai cittadini sotto la pubblica loggia. Questo Atto ha la data 23 settembre 1332, essendo giudici del luogo Sergio G Vedi Galliciolli, op. cit. vol. IV, lib. 11, n. 690-727. 2) Storia Veneta, vol. IV, pag. 162-163. — 15 — quondam Montanario e Martino Gallirnela. Fn poi portato a Ve- nezia dai Deputati Giroldo quondam Leonardo, Francesco, e Francesco Notaio olim Gastaldo di Valle, e fu letto in pieno Consiglio del Senalo presieduto dal Serenissimo Doge Fran¬ cesco Dandolo nel giorno sexlodecimo intrante mense Novem- bris, Arino Nativitatis 1332, Indictione 15. Accettata la dedi- zione, il Senato stabili le norme generali di governo per Valle, cbe del reslo nellc cose interne si reggeva con proprie leggi e speciali privilegi. Pili tardi, cioe nel 1477, si ottenne un pro- prio Statuto, di cui altrove cadrii in acconcio di far parola. Quantunque prima ancora che passasse sotto la Signoria Veneta, Valle, come si accenno piu sopi'a, fosse gia un forte castello, venuto pero in mano ai Veneti, questi lo considera- rono come un punto importante per la sua vicinanza di poche miglia alla frontiera. Valle adunque fu da questi in miglior forma fortificata, ristaurando il triplice ricinto di mura, del quale si veggono tuttavia le vestigia, costrutto dai Romani, e munendolo di sette torrioni, in parte non ancora caduti. Ai nostri giorni, dopo che 1’arte strategica fece cosi grandi pro- gressi, il castello di Valle non gioverebbe certamente pernulla; ma nei secoli passati era abbastanza forte da tenere in rispetlo i nemici e da contrastare loro il passo, siccome sappiamo essere avvenuto nel 1616 nella guerra conlro gli Arciducali od Im- periali. N6 šara senza qualche interesse accennare qui i fatti d’armi accaduti sotto il nostro castello in quell’epoca; tanto piu che ne il Nani, ne il Diedo nelle loro Storie Venete ne fanno parola, benche pur racconlino altri scontri avvenuti nelFIstria in quel medesimo anno tra le due parti nemiche. Da un registro adun- que dei morti dal 1606 al 1735, che conservasi nelFarchivio parrocchiale, si rileva che nel giorno ventuno aprile del 1616 gli Arciducali, calati probabilmente da Pisino e da Gemino, attaccarono il castello di Valle, aprendo cosi un periodo di fatti guerreschi, i quali durarono fino ai sette ottobre dello stesso anno. Sembra che 1’attacco del ventuno aprile non fosse che un’avvisaglia od una ricognizione, poichž solo al nove giugno — 16 — furono ripigliate le oslilitii, le quali durarono quattordici giorni di seguito, cioe fino al ventitre dello stesso mese. Da questo di fino ai quattro di agosto vi fu tregua; ma allora, ripigliati i combattimenti, vi ebbe qualche fatto d’arme quasi ogni giorno fino al selte ottobre, dopo il quale gli Arciducali si ritirarono. II presidio del castello era formato di terrazzani, di soldati del Conte Fratina, ed in buona parte di soldati veronesi. In tutto questo periodo di guerra morirono in combattimento sessanta soldati del presidio, tra i quali un capitano, un sergente ed nn caporale. Čredo non inutile riportare qui alcune citazioni del predetto registro a conferma dei fatti esposti. A carte 21 del- 1’indicato libro leggesi: « 1616 li 21 April un soldato del po- » lesene ( Polesine ) fu morto nella presente guera ( sic ) dove era » per guarda in questo Castello per difesa delli Archiducali et » cosi qui notare tutli li altri . . . li 28 Agosto 1’Illustr. Sig. Al- » berto Tedescbi della massa Feraresse [sic) Capitano di sol- » datti (sic) veronesi . . . li 29 ditto (Agosto) Piero da Bardolin » Caporal di soldatti veronesi. . . li 2 Ottobre Bernardo Sar- » gente (sic) di veronese. » CAPO OUARTO Antiča Ghiesa parrocchiale di Valle — Rislauri ed ingrandimen- 1i — Sua Collegiata — Suo titolo antico e nuovo — La prodi- giosa Immagine di Maria Ss. di Monte Perino — Grazie otte- nute ai nostri giorni per mezzo di questa sacra Immagine. Pochissimo si sa intorno ali’ antica fabbrica della Chiesa parrocchiale di Valle. Della sua forma primitiva si possono tuttavia scorgere le traccie sulFesterno della facciata. Essa era a tre navi con un’ unica porta fiancheggiata da due fine- stre a sesto acuto, e sopra la porta si apriva una terza finestra circolare. Che poi fosse stata consacrata, e fuord’ogni dubbio : in un vecchio Calendario del 1570, di cui altrove si parlera piu di proposito, ai venti maggio trovasi notato in grossi ca- ratteri rossi: Bernardini Confes. et Dedicatio Ecclesiae Majo- ris Castri Vallis. Ma se e certo il giorno della consacrazione, — 17 — ignoto ne is 1’anno, essendosi perduta ogni ali,ra memoria. Quella prima fabbrica era assai angusta, sia perche fabbricata nel centro del castello, dove lo spazio e ristrettissimo, sia perche riboccante di altari, contandone nientemeno di dieci. Vero e pero cbe alcuni di questi in progresso di tempo vennero levati. I,’anno 1580, venuto in Valle, qual visitatore Apostolico, Mons. Agostino Valier Vescovo di Verona, fece togliere i due altari dedicati ai Ss. Fabiano e Sebastiano e a S. Stefano. Que- sto si rileva dali’ accennato Calendario, dove ai ventitrš settem- bre leggesi: Dedicalio Altaris Sanctorum Marti/rum Fabiani et Sebastiani. Ma 1’antica scrittura in rosso vedesi tagliata da linee nere, e al di sopra vi e questa postilla, » fu ellevato » [sic) via il sotoscrito (sic) altar d’ordine del Rev. Visitatore » Apostolico 1’anno 1580 che fu 1’Illustrissimo Monsignor Au- » gustin Valier Vescovo di Verona, pero se dipena detta sa- » gra». Una simileannotazione leggesi al dieciotto ottobre, dove resta cancellata la dedicazione deli’ altare di S. Stefano. Ma minacciando la chiesa di rovinare per la sua vetusta, 1’anno 1588 essa venne ristaurata ed ingrandita, essendovisi aggiunto lo spazio che forma 1’attuale navata destra colFallar- gamento delle altre due, le quali percio coprono ora 1’area del la chiesa primitiva. In questa occasione furono levati due altri altari, perche bastavano piu che a sufficienza i sei rima- stivi. Gli altari levati erano dedicati uno a S. Giovanni ed uno al Ss. Sacramento, il quale fu trasferito ali’altare maggiore. Queste notizie ci vengono somministrate, oltreche dalFantico Calendario, eziandio da una iscrizione, la quale vedesi sull’ar- chi trave del la porta laterale aperta in quella circostanza. Ai trenta ottobre nel predetto Calendario leggesi: Dedicatio Alta¬ ris Corporis Christi. Ma la scrittura, che e come al solito in grossi caratteri rossi, fu poi tagliata con inchiostro nero, e di sotto fu scritta questa postilla : » 1588 fu renovada la Chiesa » granda sotto il charissimo S. r Ailexandro Loredan podesta » del Rev. pre Giuliano Can. piovano, et fu pošto il Santissimo » Sacramento sopra 1’altar maggior pero se depena la presente sagra per non esser piu 1’altar ». La iscrizione poi h questa: — 18 — LAVS DEO — TEMPLVM IiOC VETVSTATE MINAM INFE- RENS PIETATE CL. M ‘ D. ALEIANDRI LAVREDANI PR.M TORIS OPT. M1 IN HANC MELIOREM FORMAM REDACTVM FV1T. La Chiesa cosi riformata e la presente, meno il coro, il quale vi fu aggiunto nel 1850, come si rlira in appresso : essa h di stile lombardo : le navi sono formate ciascheduna da quattro arcate semicircolari, sostenute da colonne rotonde di pietra bianca marmorea. Questa Chiesa fin ab antico ebbe Collegiata con quattro Canonici, dei quali uno era il Pievano, e un secondo s’intito- va Scolastico. In un vecchio catalogo delle Cbiese del la diocesi di Parenzo, scritto I’anno 1391 sotto il Vescovo Giovanni Lombardo, cosi si legge: Ecclesia Santae Mariae = Plebania Vallis, in qua debent esse cum Plebano quatuor Canonici re- sidentes, cujus mernbra sunt haec: videlicet Ecclesia S. Cn- tharinae, Sancti Petri, Sandi Andreae, S. Crucis, S. Geor¬ gii I). Queste Cbiese, sono sparse nel territorio di Val le, anco- ra sussistono tutte, meno quella di S. Croce. La Chiesa di S. Andrea fu ristaurata in questo anno. La Collegiata poi non cesso che nel 1841. L’ antico litolo della Collegiata fu di S. Maria de Monte Perino, o come volgarmente la chiamano del Momperin; e con questo titolo la troviamo nominata nelle scritture anteriori al 1775. Soltanto da questa epoca comincia ad apparire il titolo, che porta anche presentemente, di S. Maria (ad) Elisabet di Valle. Non si conosce il motivo di un tale cambiamento ; ma sotto il mistero della Visitazione gia si celebrava la solennita titolare, il che si prova dalla pittura delPaltare inaggiore, tanto piu antica, dove e rappresentato questo mistero. Il pl i¬ mo titolo poi di Monte Perino ripete la sua origine da una antichissima statuetta in legno, la quale, secondo la tradi- zione dei vecchi, era stata scoperta scavando il terreno presso al castello in un monte detto Perino. Di qua i popolani prese- 1) Monumenta etc., pag. 39. _ ig _ ro a chiamare quella sacra Immagine la Madonna di Mon pe- rin, o Monte Perino, e questo nome passo poi alta Chiesa. LaSs. Vergine, che e seduta, sostiene col destro braccio il divin Bambino, il quale nella sinistra mano, che tiene vicina al pctto della Madre, stringe un pomo d’oro sormontato dalla croce, ed ha la destra alzata in atto di benedire con tre dita della mano spiegate e due chiuse, a guisa del Papa. Cio che vi ha di singolare in questa sacra Immagine si e che le due corone le quali fregiano il capo della Ss. Vergine e del Bambino, in- vece del soli to globo e della croce, portano per cimiere il trire- gno. Forse il Papa Alessandro III, di cui tosto parleremo, nel passare per cola, visito quella divota Immagine; e poi i Vallesi in memoria di si fausto avvenimento vollero porre alPIm- magine quel fregio straordinario allusivo alla visita del Ponte- fice. Almeno e certo che un ornamento cosi nuovo, se non giu- stifica al tutto una tale conghiettura, la rende, se non altro, non inverisimile. Il popolo di Val le ha molta venerazione verso questa Im¬ magine, e la tiene per prodigiosa, epercio ad essa ricorre nelle piu gravi calamita. Ma qui lasciero la parola a chi fu teslimo- nio di veduta di due singolari grazie ottcnute in questi ultimi tempi ad intercessione di Maria Ss. venerala sotto questa Sacra Immagine. « E tradizione, cosi 1’attuale Parroco del luogo, che, » specialmente in occasione di ostinata siccita, levando quella » henedetta Immagine dal suo pošto, e collocandola in mezzo » alla Chiesa sopra un talamo, perche possa essere portata in » processione, nonsiasi mai dato il caso di dover riporre al suo » pošto Plmmagine stessa senza avere ottenuta la grazia di ab- » hondante pioggia. E questo fatto lo ehhe ad esperimentare due » volte lo scrivente, cioe nel 1863 e nel '1865. Ed in queste due » sperimentate circostanze fu tale la corrispondenza dei fatti, » che il prodigio era apertamente manifesto. Nella Domenica » di Pentecoste del 1863, il levare Plmmagine percominciare » il triduo, e Pannuvolarsi del cielo, che pochi minuti prima » era di bronzo, fu un punto solo: il progredire del triduo ed » il disporsi del tempo alla pioggia fu un fatto; ed un fatto fu — 20 — » purenel terzo giorno 1’uscire della processionedalla chiesa e » il cominciare della pioggia. La processione proseguiva il suo » cammino e la pioggia aumentava: giunti poi alla chiesa del » cimitero, ove era stabilita la stazione, fu tale e tanta la co- » pia di acqua venuta dal cielo, che si dovette sostare per » un’ora e mezza, dopo di che con giubilo si fece ritorno alla » parrocchiale, ove, rendute solenni grazie al Signore, fu ri- » posta a suo luogo 1’Immagine. » Anche nel 1865 il triduo si fece nelle tre feste della » Pentecoste. Ma la Beatissima Vergine voleva questa seconda » volta far conoscere altrimenti il suo materno intervento nel- » 1’impetrarci la grazia, che le si domandava. Poiche il triduo » passo senza che si avesse la pioggia; ma, non essendo i Yal- » lesi meno certi della grazia, si era convenuto di continuare » le preghiere nei giorni susseguenti. Senonche Maria non si » lasciava vincere in generosita, ed ecco al mercoledi verso » mezzo giorno, senza sapere ne come, ne donde, alzarsi d’im- » provviso un denso nuvolone, che lasciava cadere sopra una » parte del nostro territorio un’abbondante pioggia. Alla sera, » poi, siccome si era stabilito, si tenne la recita del santo Ro- » sario, e tanta fu la moltitudine dei di voli accorsivi, che la » chiesa e Pattiguo piazzale erano gremiti di popolo. N6 Maria » tardava a rispondere al le preghiere con nuove grazie, poiche » al giovedi parimenti verso il mezzogiorno, il cielo tutto ad » un tratto si annuvolo, e cadde una pioggia assai piu estesa » ed abbondante che nel giorno precedente. Si continuala pre- » ghiera, e Maria nel venerdi ci ottiene alla stessa ora una »pioggia copiosissima, che bagna tutto il nostro territorio. E » un fatto che al nostro triduo Marja rispose con tre pioggie, le » quali avevano del prodigioso ; tanto piu se si consideri che » le comuni a noi limitrofe rimasero asciutte. Molte furono in » quell’incontro le lagrime di riconoscenza, che i Vallesi ver- » sarono ai piedi di Maria, molte le preghiere recitate, molti i » lumi accesi, econtinuelevisite, che i divoti facevano a quella » benedetta Immagine durante gli otto giorni, nei quali restb » in mezzo alla chiesa sul suo talamo. Alla domenica poi, che — 21 - • » era la festa del la Ss. Trinita, si fece una solenne funzione in » rendimento di grazie, alla quale intervenne tutto il popolo, » dopo di che la sacra Immagine venne riposta a suo luogo. » Questi fatti sono tali che possono essere attestati da mille » tcstimonii, e lo scrivente non li dimentichera mai piu. » CAPO OUINTO. Antichi monasteri situati nel territorlo diValle: Monastero della MADONNA ALTA — Alessandro III ospile nel monastero della Madonna Alta — II monte di S. Michele ~ S. Romualdo nell’ Islria — Se egli sia il fondalore del monastero di S. Mi¬ chele di Valle — Scarse notizie intorno al medesimo monaste- ro — Ai Monaci Camaldolesi soltentrano i Prati Minori — Quan- do cio sia avvenuto. Due monasteri esistevano fin dai tempi piu remoti nel territorio di Valle. Il primo, il quale dai ruderi, che ancora si vedono, doveva essere assai grandioso, nominavasi della Ma¬ donna Alta, e (listava dal castello un due miglia dalla parte di Rovigno. Chi ha rovistate le anliche scritture delParchivio ve- scovile di Parenzo attesta non trovarsi i vi neppure un solo do- cumento, che a quest'o monastero si riferisca I). Si dubita se fosse abitato da Benedettini ovvero da Agostiniani, ai quali ul ti mi si attribuisce per la ragione che nella pittura delPaltare maggiore, che ancora si conserva in ottime condizioni, vi si vede elfigiato il santo Dottore d’Ippona. Stando ad una costante tradizione, la quale dicesi confer- mata da documenti inediti esistenli nella Marciana di Venezia, il Sommo Pontefice Alessandro III avrebbe ospitato qualcbe giorno in quel monastero, e in tal congiuntura avrebbe anche accordato a quella chiesa delle speciali Indulgenze. Certo e che ancora presentemente in tutti i giorni del mese di febbrajo, nei venerdi di maržo, e nel giorno della dedicazione, che ora si celebra la seconda domenica dopo Pasqua, le pie donne di Valle e delle vicinanze si recano divotamente a visi tare la pič¬ il Polesini, Cenni storici sulli Conventi della cittd e diocesi di Pa¬ renzo, Trieste 1849, pa g. 37. — 22 — cola chiesa eretta fin dal 1790 sulFarea delFantica, nella per- suasione di farvi acquisto delle sante Indulgenze accennate. Che quel gran Pontefice allorquando nel 1177, trafugatosi da Roma e dalle insidie di Federico Barbarossa, ando a cercare un ospitale asilo nelle Venete lagune, non solo abbia approdato a queste spiaggie delFIstria, ma sia anche passato per Valle ed abbia pernottato nel monastero della Madonna Alta, non vi ha alcuna difficolta per crederlo. Romualdo Arcivescovo Salerni- tano, che accompagno il Papa in quel viaggio, scrive che il S. Padre ai sei dicembre 1176 parti da Anagni per Benevento, dove si fermo da Natale fino alPEpifania. Di la passo poi al Vasto, porto delFAdriatico, dove gli convenne aspettare un mese, finche spirasse il vento propizio per isciogliere le vele. Imbarcatosi poi nel di delle ceneri, che era il nove maržo 1177, con cinque Cardinali e cogli ambasciatori del Re di Sicilia so- pra undici galere di questo Principe, nella seguente domenica approdarono a Žara nella Dalmazia, donde dopo quattro giorni ripartito, arrivo a Venezia il 23 maržo 1). Da questa narrazione chiaramente risulta che il viaggio del Papa da Žara a Venezia fu di sette giorni. Egli adunque, imbarcatosi a Žara, avrebbe prešo terra a Pola, quindi per Fantiča strada romana, che cor- reva poco sotto di Valle, sarebbe venuto nel castello, e di la andato poi a pernottare alla Madonna Alta. Da questo mona¬ stero passo forse ad onorare di sna augusta presenza anche la vicina citta di Rovigno, dove e farna ch’ egli abbia visitata la chiesa, da pochi anni demolita, di S. Maria della Neve. Ripi- gliata poi la via romana fino al porto delle Saline, e tragittato quindi il canale del Lemo, egli discese al porto di Orsera, ca¬ stello giurisdizionale del Vescovo di Parenzo, donde poi con una traversata pote in poche ore trovarsi a Venezia. In con- ferma di tali conghietture abbiamo anche la tradizione che Alessandro, disceso ad Orsera, vi abbia visitata la chiesa del- 1’Annunziata, detta allora S. Maria Maggiore, che e quella stessa che oggi serve pel cimitero. Ma non e di questo, bensi D Muratori, Annali čT Italia, an. 1177, — 23 — delTaltro monaslero, che pel mio scopo e necessario indagare accuratamente la storia. Alla distanza di mezzo miglio dal castello si eleva dal lato di oriente un bel colle, i cui dossi vestiti di sempre verdi ar- bosccili lo rendono assai vago a vedersi. Chi vi šale s’incontra a quasi uguale distanza a due come spianate, che girano tutto intorno la costa del monte, lavoro probabilmente dei suoi an- ticbi abitatori. Dalla cima poi ti si apre dinanzi allo sguardo una scena del le piu attraenti. Tutto il 1 ittorale deli’ Istria, dai castelli di Pola a mezzogiorno fino alla vetusta rocca di Orsera a settentrione, contemplato da quell’ altura ha 1’ aspetto di un vastissimo anfiteatro, che va a finire nell’ immensita del mare, il quale ti si distende davanti; merilre dalle altre parti l’oc- cliio si rallegra al vedere tante collinette, che si direbhe quasi disposte a quel modo con artificiale disordine, e cui accrescon vaghezza gli stessi massi di pietra, che qua e la biancheggiano di mezzo al verde pallido degli ulivi e al cupo degli altri ar- busti. Or su quel colle pittoresco sorgeva in tempi andati un tempio; di la s’ innalzavano a Dio nel mezzo del la nOtte fer- venti preghiere da chi aveva scelto per sua eredita la časa del Signore. E chi puo dire quante benedizioni abbiano attirato sul sottoposto castello di Valle i pii cenobiti di quel sacro monte 1 E tradizione costante che primi ad abitarlo fossero i con- templativi figli di S. Romualdo; anzi vi e pur farna che Io stes- so santo Patriarca vi abbia di sua mano piantato quell’ eremo benedetto. Io non vorrei certo detrarre per nulla alla santita di quel luogo, il quale pare che ancora ispiri a pensieri di cielo dalPaere purissimo che vi si respira, e dalla soave fra- granza che esala dalle molteerbe odorose, che vi crescono dap- pertutto. Ma questa riverenza a quelle sacre memorie punto non vieta che si possa col lume della eri tiča investigare se e quanto possa essere vera una tale tradizione. Egli e certo che il glorioso Patriarca dei Monaci Camaldolesi S. Romualdo si fermo aleuni anni nell’Istria, e precisamente nella diocesi di Parenzo. S. Pietro Damjani, che ne serisse la vita, al capo tri- — 24 — gesimo primo narra che il santo Abbate tribus annis in Paren- tinae civitatis finibus habitans, inuno monasterium constru- xit, et Abbatem in eo cum fratribus ordinavit: in duobus vero inclusus mansitV). L’epoca precisa deli’ arrivo del san- fuomo a queste spiaggie, ancorche non sia dal suo biografo indicata, non e tuttavia ardua cosa conoscerla. II Santo, non essendo riuscito a dissuadere 1’Imperatore Ottone III dalPan- dare a Roma, gli predisse una morte irnminente ; e, certo co¬ ni’era deli’avveramento del funesto vaticinio, in quella che Ottone si metteva in viaggio per la citta dei sette colli, egli s’ imbarco in una nave, che lo Iragitto a Parenzo. L’ imperatore poi subito dopo mori : Apertissime illi mor tem propinquam esse denuntians, quia eum revo čare non polnit, proculdubio de ejus certus interitu, dum Rex Romam properat, Romualdus navim ascendens, ad civitatem Parentium transfretat. Rex itaque secundum beati Viri prophetiam, vix a Roma reverti incipiens, mox languore correptus, apud Paternum defun- ctus est 2). Ora 1’Imperatore mori ai 23 gennajo delPanno 1002 3); dunque il Santo passo a Parenzo verso il decem¬ bre del 1001. Il romitorio dove S. Romualdo stette per un biennio sequestrato dal consorzio degli uomini per attendere unicamente alla contemplazione, vi ha ogni ragione di credere che sia quella orribile grotta, che si apre nel monte che sta so- pra il canale del Lemo nella parrocchia della Villa, e la cjuale si denomina ancora la grotta di S. Romualdo ed e visi tata con venerazione. 11 monastero poi che il Damiani serive edificato dal Santo, pare non possa dubitarsi che fosse 1’ Abbazia di S. Michele, posta ancb’essa sul canale del Lemo dalLopposta parte, Abbazia, che, arricchita di ampie possessioni 1’anno 1040, daVilpurga Contessa deli’ Istria, divenne poi assai ce- lebre, fmehe costretti i monaci ad abbandonarla per 1’ insa- lubrita del clima, venne unita ali’Abbazia di S. Mattia di Mu- 1) Op. S. Petri Damiani, vol. II, pag. 4 TjG. Edit. Bassan. 1783. 2) Ivi, pag:. 455. 3) Muratori, Annali d’ Italia, an. 1002. 25 rano presso Venezia, al cui Abbate la Veneta Repubblica aveva concesso i! titolo di Conte di Lemo 1). Di altri monasteri fondati da S. Romualdo nelPIstria S. PierDamiani non fa parola; equesto silenzio del biografo, e quello degli Annalisti Camaldolesi, rende per lo meno assai dubbia la fondazione del monastero di S. Michele presso Yalle, e giustifica 1’opinione di chi lo črede fondato da un discepolo del Santo, piuttosto che dal Santo medesimo. Tuttavia la vici- nanza di Valle alPAbbazia di Lemo ci permette di oonghiettu- rare che S. Romualdo sia venuto a Valle e vi abbia visitato quel monte, che doveva poi es.sere abitato dai suoi figi i ; e for- se egli stesso lo riconobbe opportuno per un cremo e ne pro- pose 1’erezione, donde poi la tradizione delPesserne egli stato il fondatore. Non puo contuttocio negarsi che questa conghiet- tura avrebbe molto maggior peso, se si patisse meno penuria di documcnti storici. Infatti le memorie piu antiche di questo monastero non ri- jnontano piu in la del 'M 78, nel quale anno Alessandro III spedi il Breve pili sopra citato, dove tra gli altri monasteri a quei di esistenti nella diocesi Parentina vi e espressamente nominato, come abbiamo gia fatto osservare, anche il Monaste- rium S. Michaelis de Valle. Dopo quell’epoca di nuovo es- so si legge nel Rreve pure accennato d’Innocenzo IV del '1248. IlPolesini 2 ) riporta un brano di un documento del 2 mag- gio 1305, nel quale sono segnati i confini del le possessioni del monastero : Confinia S. Nicolai de con fini o Rubinei ecclesiae monasterij S. Michaelis Vallis. Aquell’epoca era Abbate un cotal P. Marco, il quale ricomparisce agli otto novembre del '1310, nel sinodo diocesano tenutodal Vescovodi Parenzo Gra- ziadio. Ciuque anni appresso nello stesso libro donde il Pole- sini aveva tratto quel primo documento 3^ viene nominato come vivente ai 17 maržo 1315. Fr. Nesius Abbas S. Michaelis de L Op. S. Petri Damiani, 1. c. in Nota. -) Op. cit. pag. 34. 'S) Lil). 2, Jur. Efisc. cart. 25 e 41 l.° — 26 — Valle. E questi sono i soli documenti rimastici intorno a que- sto monastero. Forse tra lecarte polverose di qualche archivio giaceranno neglette memorie preziose, che ne illustrerebbero lasloria; ma fintantoche queste non verranno alla luce, del monastero di S. Michele di Valle non si puo scrivere d’ avvan- taggio. In progresso pero di tempo, qualunque ne possa essere stata la causa, i Monaci Camaldolesi abbandonarono questo monastero, e in loro luogo vi sottentrarono i Fiati Minori. Ma in qual anno fu lasciato dai primi? quando cominciarono ad abitarlo i secondi ? A queste interrogazioni non si puo rispon- dere che assai vagamente, pri vi come siamo di ogni notizia. II P. LucaM'adingo, celebre annalista delFOrdine Francescano, nei suoi copiosissimi annali non ha una parola sull’ erezione del convento di Valle. Eppure si sa cbe egli prima di accin- gersi a quel suo lavoro colossale aveva con incredibile diligenza raccolto da tutte le Provincie deli’ Ordine quanti piu docu¬ menti gli era stato possibile, e la raccolta dei codici era riu- scita ad una piu che mediocre biblioteca. Pertanto questo suo silenzio lascia ancbe troppo ragionevolmente supporre che, quando egli scriveva i suoi annali, che fu nella prima meta del secolo decirnosettimo, ogni mernoria del nostro convento di Valle fosse gia andata miseramente smarrita. La prima notizia, e quasi Lunica, che esista di esso con¬ vento, dopo che passo ali’Ordine Serafico, la dohhiamo al P. Barlolomeo Pisano. Ques(o piissimo scriltore fin dal 1385 ave¬ va cominciato a scrivere il suo libro inlitolato De conformita- tibus, perche in esso fa rilevare la perfetta conformitii tra Ge- su Cristo e il suo Serafico Patriarca, e lo terminu L anno 1395. 11 Capitolo Generale di Assisi tenutosi ne! 1399, cui dali’Au- tore fu presentato il libro, lo fece esaminare e, trovatolo de- gno, lo rese piu autorevole colla sua approvazione. Ora il Pi¬ sano, tra le altre cose, ci da nel suo libro il catalogo di tutti i conventi, che 1’Ordine al suo tempo possedeva, e tra questi comparisce anche quello di Valle. E a sapersi cbe in quei tem¬ pi, essendo LOrdine diviso in poclieProvincie, mamolto estese, queste si suddividevano alla lor volta in parecchie Custodie, ciascuna delle quali conteneva sotto di se alquanti conventi. Cosi anche l’Istria formava allora una Custodia, la quale era subordinata alla Provincia della Dalmazia. Scrivendo adunque il Pisano della Custodia deli’Istria, in seguito ai conventi di Pola, Parenzo, Pirano, Capodistria, Muggia e Trieste, vi ag- giunge infine : Locum Vallis 1). Cio pošto, se in S. Michele di Val le nel '1315 vi era ancora PAbbate Camaldolese Nesio, co- me e certo dal documento citato piu sopra, e se almeno dal 1395 vi abitavano gia i Frati di S. Francesco, come non e men certo dal calalogo riferito del Pisano, forza e conchiudere che nel periodo degli ottanfanni intermedii sia avvenuta questa mutazione di abitatori. II convento pero di S. Michele doveva pei Frati Minori essere assai piccolo, anzi piuttosto un sem- plice ospizio o romitorio che non un convento formale; il che e abbastanza indicato dal titolo di Locum premessovi dal Pi¬ sano, il qual titolo negli antichi tempi delFOrdinesi soleva dare, come osserva il Wadingo ~), a quei conventini, dove non abitavano piu che uno o due religiosi. CAPO SESTO. Il B. Giuliano da Valle —In cjual tempo sia liorito — Notizie lascia- teci dilui dagli scrittori del suo Ordine e da quelli deli 1 Istria. i Ma cio che diede maggiore celebrita e piu duratura al monte di S. Michele e al suo convento fu senza dubbio 1’essere stato soggiorno di un gran servo di Dio, il quale pei meriti preclarissimi acquistatisi davanti al Signore colla santita della vita ottenne suhi to dopo morte gli onori dei Beati, onori che pel lungo corso di cinque secoli il popolo di Valle non ha mai cessato di tributargli. Egli e questi il B. Giuliano da Valle, sa- cerdote deli’Ordine dei Minori. E pero sommamente a dolersi che nessuno dei contemporanei abbia pensato a consegnare p Pag-. LXXIV verso, Ao\\'Ediz. principe di Milano, 1510. 2) Annal. Minor., vol. IX, an. 1399, pag. 160, Edin. Romana, 1731. — 28 — alla storia le gloriose geste di questo degno figlio di S. France- sco e vero omamen to deli’ lstria; se pure non ci piaccia cre- dere, come a me sembra meno improbabile, che siano vera- mente State scritte, ma cbe poi in occasione o di guerre o di altre pubbliche calamita siano andate perdute. La prima notizia adunque, che del nostro B. Giuliano si abbia, la dobbiamo allo stesso P. Bartolomeo Pisano poc’anzi citato, il quale in quel luogo medesimo, dopo di avere nomi- nato il convento di Valle, soggiunge che ivi dormeil sonno dei giusti Fra Giuliano, del quale ivi si celebra la festa: Locum . .. Vallis, in quo jacet sanctus frater Julianus: de quo fitibife- stum. E aitrove aveva scritto: De Provincia Dalmaciae (sic)... In Valle jacet fr. Julianus, de quo fit ibi festum 1). Troppo concisi senza meno sono i riportati cenni, perche possano darci in mano un filo per entrare nella vita del Beato ; ma pure in tanta penuria e da tenerne conto, non fosse altro, perche ci spianano la via a fissare, d!meno approssimativamente, 1’epoca del felicissimo transito di Giuliano. Infatti salta agli occhi di tutti cbe, se il Pisano nel 1395 pote scrivere cbe i 1 B. Giuliano nel convento di sua patria gia riscuoteva venerazione e culto, e necessario inferirne essere questi volato al cielo almenoqual- che anno prima di qucll’epoca. Narra il Vergottin ~) che 1’anno '1755 nella demolizione di un altare vecchio, che era nella chiesa parrocchiale, dedicato al B. Giuliano, vi si trovarono due sigilli del Vescovo Fr. Giovanni Sordelio delPOrdine di S. Domenico, il quale governo la diocesi dal 1328 al 1367. Questa scoperta lascierebbe supporre che il B. Giuliano fosse rnorto durante il reggime di quel Vescovo. Tutto questo e cer- tamente assai poco; eppure, alPinfuori di questo poco, nuli 'al¬ tro abbiamo di accertato. Quando Giuliano sia venuto alla luce del giorno, quando abbia abbandonato le false delizie del se- colo per istringersi alla croce sotto il vessillo del Poverello di Assisi, quando per la prima volta abbia offerto a Dio in sulbal- "i) Ivi, pag. CXXIV, vers. 2) Op. cit. pag. 76. — 29 — tar l’Agnello senza macchia; in quali virtuose operazioni siasi principalmente esercitato; quali uffizii nel suo Ordine abbia sostenuti; se nel fiore dei suoi giorni ovvero in eta matura Iddio lo abbia chiamato agli eterni riposi; sono tutti fatti che giacciono sepolti in una oscurita profondissima, cui ben poca luce possono dare le scarse e vaghe notizie conservateci dagli serittori e dalla tradizione. E per incomincihre dagli serittori, e prima da quelli del- 1’Ordine, cui Giuliano appartenne, questi non ne parlano piu del Pisano, non dovendosi tener contodi qualcheduno, che con un giro di parole non ha poi detto che le stesse cose. II P. Wad- dingo, la cui autorita sarebbe di gran peso, ne parla bensi in due luoghi distinti, ma, assennato com’e, si limita a brevis- simi cenni. Sotto 1'anno 1305, egli enumera quei Beati del- POrdine, che fiorirono nella prima meta di quel secolo, ma di cui non gli venne fatto di scoprire 1’epoca precisa, i quali per- cio si contenta di collocare entro un periodo di tempo appros- simativo. Ora fra codesti, venendo alla Custodia deli’Istria, il nome v’inserisce anche del nostro Giuliano colle parole se- guenti: Fr. Julianus jacet in eadem Custodia (Islriae) et Conventu Vallis, cujus natalitii dies ibidem habetur festivus P. E qui non e fuor di proposito far osservare che il AVaddingo colPavere pošto Giuliano in quel periodo di tempo mostro di crederlo morto anteriormenteal 1350. Ivaltro luogo poi, in cui ne fa cenno, e la dove illustra il catalogo dei conventi, da lui riportato, del Pisano. Eccone le sue parole : In Custodia Istriae Coenobium ... Vallis, in quo jacet Frater Julianus, ejusque festum ibidem celebratur 2). Ma come il Waddingo dal Pisano, cosi tutti gli al tri serit¬ tori sembra che ad altre fon ti non abbiano attinto che o al Pi¬ sano medesimo, o, se venuti dopo di lui, ai suoi Annali. I quali serittori, essendovi pur qualche importanza, io qui riferirb, attenendomi nel riportarli ali’ordine cronologico. Comincierč G Annal. Minor., vol. VI, an. 1305, pag. 65. -) Ivi, vol. IX, an. 1399, pag. 173. — 30 — adunque dal P. Pielro Rodolfi da Tossignano, il quale nella Historia Seraphicae Jleligionis, chc vide la luce in Venezia 1’anno 1586, i conventi annoverando della Cnstodia Istriana, in ultimo luogo nomina quelio di Valle e vi fa menzione ancbe di Giuliano con queste parole: Ločim Vallis, ubijacet fr. Ju- lianus, ejusque festum ibidem celebratur 1). Nel Martyrologium Franciscanum pubblicato Panno 1638 in Parigi dal P. Arturo daMonastero, sotto il giorno quattro novembre si legge: Vallis in Istria, B. Juliani Confessoris, vitae sanctitatc celebris ~); e nella nota corrispondente a questo cenno si aggiunge: Hujus diei festus solemniter ibidem collitur, prout attestantur Pisa- nus in Provincia Dalmatiae, et Waddingus inan. 1303, 1399. Anche nel Moenologium S. P. Francisci, stampato in Monaco dal P. Fortunato Hueber Panno 1698, sotto il medesimo giorno si legge presso a poco lo stesso. Eccone le parole: Vallis in Istria, circa anum 1399 Julianus extraordinaria utiq ne san- ctitate claruit; cum ea tantafuisse apud populanos censeatur, quod festum ejus guotannis solemnissime in Dalmatia cele- bretur 3 ). E pero qui a notarsi che P Hueber ha confuso PIstria colla Dalmazia per la ragione che al tempo del Beato PIstria, come gia si disse, formava una Custodia della Provincia mo- nastica della Dalmazia. Pocbi anni dopo che PHueber avea pubblicato la sua opera usciva in Venezia il Giardino Serafico del P. Pielro Antonio da Venezia, e in esso si fa menzione del nostro Beato colle parole seguenti : « B. Giuliano d’Istria, » morto nel 1399, fu et e in tanta venerazione appresso il po- » polo, che fu concesso il suo culto sino ab antiquo, e si cele- » bra la sua festa come di Bealo 4 ) ». Dove per6 non si puo a meno di far osservare Pabbaglio incorso da quello scrittore nelPassegnare alPanno 1399 la morte di Giuliano, il quale, come si vide, gia godeva indubitatamente culto almeno fin dal 1395. Evidentemente egli fu tratto in inganno dalPavere con- ■!) Lib. II, pag\ 2”5. -) Al giorno 4 Novembre. 3 ) Al giorno 4 Novembre, uum. 3. 4) Vol. I, pag. 311. — 31 — luso 1’epoca deli’approvazi one del libro del Pisano, cbe fu nel 1399, col tempo in cui lo ebbe compiuto, che fu quattro anni prirna. Non mi dissimulo pero che da qualche critico potreb- besi porre in dubbio, se quei cenni del Pisano siano original- mente di lui, o non piuttosto di talunodi quei non pochi ama- nuensi, cbe in appresšo lo interpolarono. Ma e pure evidentedi nessuna autorita poter essere la gratuita asserzione di uno scrittore vissuto piu di tre secoli dopo il Beato. Per venire poi ora a tempi a noi piu vicini, il P. Sigi- smondo da Venezia nella sua Biografia Serafica, stampata in patria 1’anno 1846, sotto Parmo 1400 da di Giuliano questo sunto biografico : « Giuliano da Valle, della famiglia Cusaril, » sacerdote, il quale colPesatta esecuzione de’doveri dali’istituto » prescritti si santifico professando la regolare osservanza. Fu » in grande venerazione di santita presso i di lui concittadini » per attestazione del Pisano. La divozione verso di lui si estese » anche ai popoli vicini, i quali venivano processionalmente a » visitarne le spoglic 1) ». Nel Seraphisches Martijrologium, scritto in lingua tedesca da un sacerdote anonimo della Pro- vincia Francescana Riformata di S, Leopoldo nel Tirolo, e stampato Panno 1860 aSalisburgo, al giorno quarto di novem¬ bre si trova Pelogio del nostro Beato, il quale, tradotto in ita— liano, suona cosi: « NelPIstria la memoria del divoto Confes- » sore Giuliano, il quale in tanta farna di santita visse e mori, » che la sua festa annualmente ivi viene celebrata con grande » solennita 2). » Finalmente Panno 1863 usci in Žara una ,Ste¬ na dei Prati Minori dai primordii della loro istituzione in Dalmazia e Bossina fino ai nostri giorni, compilata dal P. Do- nato Fabianich. Ma Pautore, ancorche appartenga alla stessa Provincia di Giuliano e, conPe a supporre, abbia avuto in mano tutte le anticbe memorie della Provincia, di cui tesseva la storia, di Giuliano non seppe scoprire nulla, cosicche gli fu d’uopo limitarsi a dire che « fra i degni di essere riportati nel- B Pag. 190. 2 ) Al giorno 4 Novembre. — 32 — » F albo dei Beati, togliamo dal menologio francescano .. . un » frate Giuliano, vissuto c morto nel Convento di Val le 1) ». Non e poi a tacersi che recentemente, cioe 1’anno 1859, fu stampata in Rovigno una Laudazione al Beato Giuliano da Valle, composta dal P. Bonaventura da Maser, Guardiano a quei giorni del convenlo di S. Francesco di Rovigno, e da lui recitata quello stesso anno il di della festa del Beato nella chiesa di Valle. Questa Orazione panegirica meritava certamente che se ne facesse menzione, sia perche e Funico lavoro finora pub- blicato intorno al B. Giuliano, sia perche stara anche nei se- coli avvenire come un monumento irrefragabile del culto, che al Beato si prestava ai nostri giorni nelPavventurata sua patria. Ma non e nelle produzioni dell’eloquenza dove lo storico deve ricorrere per illustrare i fatli oscuri od accertarne i dubbii. Passando adesso agli autori istriani, di questi, che parlino di proposito del B. Giuliano, io non conosco che il celebre Ca- nonico di Barbana D. Pietro Stancovicb, investigatore inde- fesso delle memorie delia sua patria e strenuo rivendicalore delle sue glorie. Ma neppure al lo Stancovich riusci di sco- prire intorno al nostro Beato altre notizie oltre le scarsissime, che anche prima di lui si conoscevano. Ecco le parole delPillu- stre Canonico: « Beato Giuliano da Valle sacerdote dei Minori » Osservanti di S. Francesco visse intorno 1’anno 1400. Si ri- » tiene per tradizione coslante cldegli fosse della famiglia Ce- » sarel peranco al giorno presente in quel luogo sussistente, e » terminasse la vita penitente nel convento di S. Michiele, » mezzo miglio distante da Valle, cd ora diruto. Era desso in » grande venerazione di santita presso i di lui concittadini, i » quali gli eressero una confraternita. Dai registri della mede- » sima esistenti in quelia parrocchia del '1560 si riscontra che » la divozione a questo Santo si estese anche ai popoli vicini, » mentre venivano processionalmente quei di Barbana e Fa- » sana a visitarne le spoglie. La di lui efFigie e dipinta sopra V Vol. I, pag. 29. — 33 — » la pala delPaltar maggiore di quella collegiata*)». II riferito elogio perquesti duc soli motivi piacquemi di riportare testual- mente, e perche vi e indicata la famiglia del Beato, e perche 1’occasione mi porge di togliere dalle menti di alcuni 1’inganno in cui sono che il B. Giuliano appartenesse alla particolare fa¬ miglia francescana dei Minori Osservanti. II B. Giuliano visse e mori, fuor d’ogni dubbio, prima di ogni divisione del suo Ordine, e percio altra denominazione nori gli si compete, se- condo la storica veri ta e le Pontificie dicbiarazioni, che quella delPOrdine dei Minori. Lo Stancovich conchiude la breve bio- gralia colPaccennare il luogo, ove Je reliquie del Beato vennero sepolte ; ma essendo qui caduto evidentemente in errore, mi riservo di riportare le sue parole altrove, affine di farne rile- vare I’ inesattezza. CAPO SETTIMO. Notizie della vita del Beato Giuliano conservateci dalla tradizione — Dove sepolto. Essendo da tutto quello che si e discorso fin qui messo in chiaro anche troppo che dagli scrittori quasi nul la si pub rac- cogliere intorno alle azioni del nostro Beato, altro non ci resta che consultare la tradizione. E alla tradizione appunto lo Stan¬ covich attesta di essersi appigliato nel far discendere Giuliano dalla famiglia Cesarel, corrottamente Cusaril, edora Cesarello. Questa famiglia esiste in Valle anche oggidi, bencin’; scaduta da quell’agiata condizione, in cui pare dovesse essere ai tempi del Beato, ricavandosi dalle antiche memorie non solo che un Cesarello fu Parroco di Valle, ma che un altro dello stesso co- gnome esercito in patria le funzioni di cancelliere, il cheprova la famiglia Cesarello aquei giorni essere stata cospicua, sapen- dosi che a tal carica di cancelliere non veniva assunto chi non fosse stato di famiglia ragguardevole. Una tradizione pure eo- t) Biograf a degli uomini distinti deli’ Istria. Trieste, 1828, vol. I, pag\ 238. S — 34 — stante, non meno nel castello di Valle che nel suo Ordine, lo considero sempre come nativo di Valle ed insignito del sacer- dotale carattere. Ne abbiamo di cio una prova anche nella iscri- zione posta sotto 1’Immagine di Giuliano, che si vede nella se- rie delle Immagini dei Sandi trium Ordinum S. P. Francisci, quorum festum vel offidum celebratur, fatte incidere l’anno 1760 per ordine del R. mo Padre Ministro Generale Clemente da Palermo. Ivi infatti sotto 1’Immagine del nostro Beato si leg- gono queste parole: B. Julianus de Valle, sacerdos, Ord. Min. Obiit circa an. 1399. Di qui la tradizione procede innanzi, e ci rappresenta Giuliano quale apostolo ferventissimo e pacifica- tore dei popoli deli’Istria, divisi allora nellefazioni dei Guelll e dei Ghibellini, e tutto zelo per tenerne lontano il pestifero alito delle serpeggianti eresie. Alla quale tradizione appoggia- tosi, il panegirista di Giuliano, applicandogli 1’elogio fatto gia dallo Spirito Santo a Neemial), tolse a dimostrare ch’egli con una mano edificb il tempio della propria santificazione, una manu faciebat opus, mentre coli’ altra impugnava la spada per difendere la patria dai suoi spirituali nemici, et altera tenebat gladiurn ~). Ma tutto questo al solo fondamento si appoggia della tradizione. Nemmeno riguardo al giorno preciso della morte del Servo di Dio abbiamo alla mano prove sufficienti per accertarlo. Im- perocche, se la Chiesa di Valle da piu secoli ne celebra la festa, come tosto vedremo, nel primo giorno di maggio, il Martiro- logio francescano in quella vece, siccome abbiamo veduto, ne ricorda 1’anniversario ai quattro di novembre ; e, nč la prati- ca secolare della parrocchia di Valle, ne 1’ asserzione del com- pilatore del Martirologio hanno, a mio avviso, tanto di auto- rita su questo punto da dissipare ogni dubbio. Non la prima, perchč ben potž accadere che siasi trasportata la solennita ad una stagione meno incommoda che non 6 nel mese di novem¬ bre, per la gente che vi concorre e la fiera che vi si tiene; il G i-Ssd,-. 4 17. *) Pag. 7. — 35 — che sappiamo essersi fatto in molti altri luoghi. Non la seconda, perche il compilatore del Martirologio non ebbe del B. Giu- liano altre notizie da quelle infuori attinte al libro del Pisano, altrimenti vi avrebbe, come suol fare cogli altri Beati, posta a pie di pagina qualche nota illustrativa. La gran farna di santita conciliatasi da Giuliano coli’ e- roismo delle sue virtu in vita, e la preziosa sua morte, ono- rata, se non fosse altro, dalla divozione dei fedeli verso il santo defunto, rende assai verisimile che i suoi confratelli o non lo abbiano seppellito nella loro tomba comune, o, se pur ve lo avessero da principio deposto, lo abbiano poco appresso di la levato per collocarlo in un luogo appartato e decoroso. Certo 6 che, non si sa quando, esso corpo fu trovato in un sito a par- te sul monte di S. Michele. Di cid ne fa fede una lapide, la quale, perchč non si perdesse la memoria di quel sito, l’an- no 1631 fu fatta lavorare per cura della Confraternita del Beato stesso, della quale si parlera piu sotto. In testa ali’ indicata la¬ pide si legge questa iscrizione: QVESTO E IL SEPOLCRO DOYE FV RITROVATO IL CORPO DEL BEATO GIVLIANO. Nel mezzo della lapide vi si vede scolpita a mezzo rilievo 1’ effigie del Beato piuttosto rozzamente. Pero il capo e cinto di aureola, ed il Beato tiene nella sinistra una croce astile, e nella destra un libro, simboli, io čredo, della vita apo- stolica e insieme contemplativa da lui menala su questa terra. A piedi poi di questa lapide vi e quest’ altra iscrizio¬ ne : IN TEMPO DE M.° ( Mistro ) RAFFAEL DA QVEL CAR- GNEL GAST. 0 ( Gastaldo ) F. F. L’ ANNO MDCXXXI. Cosi vi avessero quegli antichi fatto incidere qualche breve cenno sul Beato rappresentato da quella immagine, che in tanto buio avrebbe potuto recare non poco di luce. Ma forse il farlo sembrava ad essi superfluo, ad essi che o ne conosceva- no per avventura le gloriose azioni, o avevano fors’anco prov- veduto in altro modo a perpetuarne la memoria. La suddetta iscrizione si trova alquanto alterata nell’ opera dello Stanco- vich, il quale dopo avere erroneamente asserito: « e sopra » il luogo ove riposano le di lui ossa sta scritto : » la riporta — 36 — cosi: Questo b il sepolcro dove fu ritrovato il corpo del Beato Gulimo (sic) in tempo di M. r Raffael d ’ Ovel Cargnel Gast. I' anno MDCXXXXV 1). Ora n on e afiatto vero chc cjuesta la- pide sia sopra il luogo overiposano le ossa del Beato, essendo queste allogate sopra 1’ altare; anzi esse ossa non furono mai coperte da quella lapide, incisanel 1641 (non nel 1645), perche gia fin dal 1597 crano state traslatate, come si vedra a suo luogo, nella grande urna di pietra. Questa lapide e ora nella chiesa a fianco deli’altare del Beato in cornu Ev ang e lii: ma b fuori di pošto, e šara riportata sul morite di S. Jlichele per logliere ogni equivoco. CAPO OTTAVO. Del culto preslato al B. Giuliano — Suo Palronato sn Valle — La festa del primo maggio — La Gonfralernila del B. Giuliano — Sue aptiche Immagini — Lo stendardo della Gonfraternila del B. Giuliano — La campana del B. Giuliano. Che il B. Giuliano abbia goduto culto fin dai piu rimoti tempi, oltre Fantiča testimonianza del piu volte citato Pisano e la tradizione unita al la costante pratica del popolo di Valle, ne abbiamo in conferma degli al tri argomenti irrefragabiii. Primo per anteriorita di tempo e quello che ci offre lo Statuto Comunale di Valle, il quale porta la data del 1477, e ancora si conserva nell’archivio della Comune. Il Proemio di questo Statuto, il quale merita di essere qui trascritto per intiero quale monumento di quei tempi, dice cosi: « Nel nome della » Santissima Ternita Padre Figliollo e Spirito Santo el qual e » principio, e fin de ogni cosa 1’anno della Nativitade deli Mille, » e Quatrocento, e Setanta Sette Indicione quintadecima A di » 23 Mažo ( Maggio ) Ad Honor della Santa, et individua Trini- » tade Padre Figliollo e Spirito Santo Hamen. In Nome Della » Gloriosa Verzene Maria Advocata Nostra In Nome delli Santi D Op. cit. pag 1 . 289. — 37 — » Angeli, et Arcangieli Micael Gabriel et Rafael. In Nome del— » 1’ Evangelista Ms [Messer) Sam Marcho Governador, et Prote- » tor Nostro. In Nome Delli Apostolli Pietro, et Paullo, e de » tutti li altri Santi, et Sante Della Corte zelestial. In Nome » de Ms Santo Andrea, et del Beato Santto Zulian Prote- » tor di questo luogo. A laude, et Honor del Spetabelle, » et Gieneroso Ms Piero Zen per laNostra 111. ma et Ecc. ma » Ducal Signoria de Venetia Benemerito, et Degnissimo Pode- » sta deli Castel de Valle, e del suo Destretto Chomincia el Sta- » tutto deli Comun de Valle. Qui sotto se leze ». Da questo Proemio risulta a tutta evidenza cbe fino dal 1477 il B. Giu- liano era venerato, e gia era stato assunto a Patrono della sua patria; che il suo culto doveva essere stato concesso sino ab anlico, e che la sua festa si celebrava sempre come di Beato; il che conviene con quanto scrisse 1’autore del Giardino Sera- fico riportato piu sopra. E cio parmi che spieghi eziandio la ragione dei due titoli di Beato Santo, che si leggono nel rife- rito Proemio, poiche, essendo per una parte stato concesso di celebrare la festa di Giuliano come di Beato, questo titolo le- gittimo non poteva tralasciarsi ; e per Faltra, volendosi appa- gare la divozione e 1’affetto verso il glorioso Patrono e concit- tadino, Paltro titolo vi si aggiunsedi Santo. Beato erail titolo della liturgia, Santo quello del cuore; percio lo dissero : Beato Santto Zulian Protetor di questo luogo. Cbe se 1’addotto documento e una chiarissima prova del patronato di Giuliano sulla sua patria, Paltro, che sonoper ri- ferire, e per avventura di un peso ancora maggiore, in quanto cioe desso non e soltanto la manifestazione della divozione di un paese come quelio, ma inoltre suppone necessariamente una straordinaria concessione fatta in favore del culto del B. Giuliano dali’ecclesiastica autorita. NelFarchivio parroc- chiale di Valle conservasi un antico Calendario perpetuo scritto in pergamena fin dal 1570 ad uso del Capitolo del luogo. Ora in esso nel primo giorno di maggio a grossi caratteri in color rosso, come nelle feste solenniori, sta scritto: Festum B. Ju- liani Confessoris. Dunque il Clero di Valle, almeno fin dal — 38 — 1570, aveva ottenuto di celebrare solennissima la festa del B. Giuliano. La quale festa fu poi sempre, nonche tollerata, riconosciuta ed approvata dali’au tori ta ecclesiastica. Tengo sotfocchio un Calendario diocesano del 1786, dove al primo di maggio si leggono queste parole: In Coli. Vallis S. Juliani Conf. Patr. (ubi S. ejus Corp.) dupl. J. cl. cim od. C. A. omn. de Comm. i. loc. in Miss. Gl. Čred., et sic per tot. od., de quaquotid. fiet com. in L. utrisq. Vesp. etMiss. E nel Calendario perpetuo della diocesi, stampato 1’anno 1802 sotto il Vescovo Francesco Polesini, allo stesso giorno si ripetono le parole medesime. Anche presentemente se ne celebra la festa il primo di maggio con rito di prima classe con ottava ; e vi e quanto basta per convincere cbiunque che la divozione dei Vallesi verso il loro beato terrazzano ben lungi dalEessersi spenta, o almeno illanguidita, viva tuttavia si serba e vigorosa come nei passati secoli. Quel giorno in tutto il castello e con- siderato come festivo, ed oltre le solenni funzioni vi si recita 1’orazione panegirica del Beato, e si fa una solenne processione tutto intorno il paese con una reliquia del Beato medesimo; e vi si acquista Indulgenza plenaria, concessa in perpetuo dal S. PonteficePio VI con suo Breve segnato ai 26 febbrajo 1793. Vi era inoltre nella parrocchia di Valle una Confraternita o scuola del B. Giuliano, la quale insieme colle altre fu sop- pressa nei principii di questo secolo dal Governo Francese, cbe ne rapi anche tutti i beni. Questa Confraternita deve essere stata di antichissima istituzione. Esiste nell'archivio parroc- chiale un registra di detta Confraternita, dove sono notate le rinnovazioni delle cariche, le quali facevansi costantemente ai quattro di luglio di ogni anno; ed inoltre vi sono segnate le entrate e le spese della Confiaternita stessa. Questo registra comincia colla carta settima, essendo le prime sei State strac- ciate, e porta la data del 1563 ; pero esso e per lo meno il se- condo, perche in piu Iuoghi vi si cita il libro vecchio, il quale senza dubbio deve essere stato per lo meno il primo. Infatti a carte 169 comincia 1’elenco delle dasioni (affitti ), che si corri- spondevano alla Confraternita. E alla stessa carta si legge: — — 39 — « 1563 a di 4 luglio. Ser Martin Bonosa die (dere) dar per la » dasion ( affitto ) del la časa, et tolse dalla schuola, come appar » in libro vecchio a carte 152 a tergo, Lire 138 a ragion de » anno lire undese ( undici ) de piccoli ». — Ed a carte 171 leg- gesi: — « 1563 Ser Nicolo Cosai die dar per dasion del terren » in contra de santa Croce, come in libro vecchio appar, paga » per anno starioli doi [dne) de formento de grandi ». E cosi dicasi di molti altri luoghi dove si cita il libro vecchio, il quale come siasi perduto non si sa; ma risulta ad evidenza che esso doveva essere stato per lo meno il primo, e quindi che la Confraternita del B. Giuliano esisteva assai prima del 1563. Ed in conferma di ci6 havvi un testamento, che si con- serva nel medesimo archivio parrocchiale, qmrtante la data del 1503, fatto da un certo Domenico di Leonardo, nel quale leg- gesi che il testatore fa due legati alla Confraternita ed uno al- 1’altare del B. Giuliano. Ecco il testo preciso di questo docu- mento nei punti che riguardano il mio scopo: — Test ° Borne. 1 Leonardi. In Christi Nomine amen. Anno Domini 1503 Ind. 6, die 21 sept. in Burgo Vallis in Bomo dieti testatoris ibique Dominicus Leonardi per Christi gratiam sanus mentis sensus et intellectus facit etc. (seguono le solite clausole, e quindi va- rii lasciti; e poi leggesi) . . . Reliquitque fiat Altari Sandi Juliani in Ecclesia magna una pallea valeatgue ducatos sex pro anima sua. Religuit Bonae Mariae praedictae ejus partem hortorum positorum in contrata nole confinante cum horto Christofori de Genua et cum moenijs burgi Vallis usqne ad vitam suam tantum et post mortem dictae Bonae Mariae vadat in fratalea Sti Julisfni ... Jtem religuit frataleae Sti Juliani unarn jonisiam (giovenca) de socida 1) Simonis Jacobi. Nel 1503 adunque il B. Giuliano aveva in questa chiesa il proprio altare ed una Confraternita. E probabile che questq legato abbia dato la spinta a far dipingere la pala, che ancora si vede nell’altare maggiore. l) Corrotto da soccio, conseg-na di bestiame ad altrui, perche il cu- stodisca e governi a mezzo guadagno e mezza perdita. — 40 — Quel dipinto b del 1500, di scuola Veneta, e rappresenta la Visitazione. Alla destra, dietro la B. Vergine, vi e l’Apostolo S. Andrea, ed alla sinistra, dietro S. Elisabetta, vi e il B. Giu- liano inginocchiato, colle braccia in croce sul petto. S. Elisa¬ betta presenta il nostro Beato alla Vergine, la quale lo guarda graziosamente. Anche nelle due cbiese campestri della Nativita di Maria Ss. e di S. Niccolo di Bari vedesi 1’immagine del B. Giuliano, intagliata in legno in una nicchia dei rispettivi altari. Questechiese sono antiche; forse del 1500. Oltre alle indicate, una statuetta inargento, rappresentante il nostro Beato, vedesi entro un’aguglietta delbantico ostensorio gotico della Parroc- chia. Finalmente un’altra antica immaginedi Giuliano conser- vasi in miniatura su pergamena, la quale adorna 1’antico Ca- lendario perpetuo, gia citato, del 1570. Nella pagina, che se- gue il titolo del Calendario, vi e in miniatura la Madonna col Bambino, alla sinistra vedesi S. Andrea Apostolo e alla destra il B. Giuliano con un libro nella mano sinistra, tonsurato e cinto d’aureola. Ea Confraternita del B. Giuliano aveva purancola propria insegna, cioe un pennello o stendardo. Tanto si ricava dal libro piu sopra citato della rnedesima Confraternita. A carte 113, albanno 1586, leggesi : — «pcr tanti dati a patrovi Zorzi » ( Giorgio ) marinaro a bon conto del penello che si ha da far » per la schuola L. 60 ». Ed a carte 114, anno 1587: « item » die(rfeue) baver per tanti dati a patron Zorzi, che ha portato » il penello della nostra schuola ducati vinti tre a lire sei per » ducato val L. 138 ». Alla rnedesima Confraternita apparteneva eziandio quella delle tre campane che erano sul campanile, la quale portava il nome delB. Giuliano; ead essaspettavaprovvedere alle spese, che per quella cainpana potevano occorrere. Infatti nel mede- simo libro a carte 8, anno 1563 leggesi: — « spesi per conzar » ( aggiustare ) la corda a la champana sol. 2,» — A carte 12 del 1564: — « item a di 24 luglio per far conzar il legno della » corda della campana de ms (i messer ) Sa Zulian dette al mistro » che conzib sol. 2. » —A carte 14, anno 1564. — «item per — 41 — » aver comprado la corda alla campana de ms. sa Zulian in » campanil de passa tredese a cinque bezzi il passo ». — Le attuali campane furono fnse a Venezia nel 1794, e la maggiore di esse fu battezzata coi nomi di Maria, Giuliana ed Andrea 1). CAPO NONO. L’ altare del B. Giuliano — La lampada — I pellegrinaggi al suo sepolcro — Le alire due feste istituite a suo onore. Che poi il B. Giuliano avesse fin da principio il proprio altare, si rilevanon solo dal testamento, cbe abbiamo citato piu sopra, ma eziandio dalPantico Calendario perpetuo del 1570, altrove pure citato. Infatti in questo agli undici di giugno si legge: Barnabe Ap. li , er, dedicat. 0 Eccl. ,ae S. tl Špirit., et alta- ris S. u Juliani. La scrittura e a caratleri grossi e in color rosso. Inoltre, se nel Proemio, piu sopra riportato, dello Statuto Co- munale del 1477, il B. Giuliano vien nomi nato come Patrono, tutto ci fa credere ch’egli anche allora avesse gia un altare suo proprio. E se aveva 1’altare, chi pub metter in dubbio cbe davanfi ad esso, come e al presente, cosi anche in antico non vi ar- desse una lampada? Certo e che almeno dalTanno 1565 essa vi ardeva. Di cio ne e prova il piu volte citato libro detla Confra- ternita. A carte 15, nel 1565 leggesi: — « item per spesi in oglio per illuminar el cesendelo [lampada) de ms S. Zulian lire tredese de oglio de piccoli ». — A carte 20 del 1565. — « item » per spesi in oglio per illuminar il cesendelo de ms S. Zulian » lire dodese a soldi diese la lira ». — A carte 65 del 1572-73. — » item per spesi in oglio lire vintinove per illuminar 1’altar de » ms sa Zulian dalli tre de 7mbrio sino li tredese di genaro a » soldi undese la lira, monta in tutto de denari lire quindese, » et soldi disnove ». Dal medesimo libro della Confraternita si rileva eziandio 1) Dal Libro dei Consigli, pag. 84. t — 42 — che dalle parrocchie circostanti a Valle venivano ogni anno processioni in divoto pellegrinaggio a venerare la tomba del glorioso figlio di S. Francesco. Agevole sarebbe moltiplicare in prova di cio le citazioni; ma potra bastare quello che leg— gesi a carte 52 delFanno 1570, donde si vede che lo Stancovich neppure in questo era stato bene informato, perche non le sole parrocchie di Barbana e di Fasana, da lui nominate, ma veni¬ vano colle loro Croci a Valle quelle ancora di Dignano e di Peroi, la quale ultima terra non fu colonizzata coi Montenegrini di Cernizza che nel 1650 dopo la terribile peste, che spopolo l’I- stria A). Ivi adunque sono segnate di seguito tutte le limosine trovate nella cassetta dal 25 decembre 1570 ai 4 luglio 1571, come segue: ... «item per ritrovati in ditta casseta de pasqua sol. sette — item per ritrovati da san Zulian de mažo (mag- gio ) sol. 12 — item per ritrovati in ditta cassetta, quando ven- nero le Croci de Fasana e de Peroi, sol. 15 — item per ri¬ trovati, quando vennero le Croci di Dignano sol. trentaquat- tro—item per ritrovati, quando vennero quel!e de Barbana soldi quatordese — item per ritrovati in ditta cassetta la translation de san Zulian un bezzo ». Da questa citazione ri- sulta che i suddetti pellegrinaggi avevano Iuogo nel tempo, che corre tra il primo di maggio e il quattro luglio, cio6 tra le due principali feste del Beato. Infatti, oltre della festa del primo di maggio, di cui si fece parola piu sopra, annualmente si celebravano in Yalle altre due feste ad onore del B. Giuliano, cioe agli undici giugno e ai quattro luglio. La prima festa, quella cioe del 1. maggio, dicevasi la festa del Santo, la festa del 1 ° mazo (maggio), la festa della sagra, il perdon. La seconda, la dedicazione deli’ altare o la sagra delValtar, la quale nel 1597 fu soppressa e sosti- tuita colla festa della seconda translation de S. Zulian ai 29 settembre, come si dira in appresso. La terzaera dettala festa della translation de S. Zulian, ed era celebrata con grande pompa dalla Confraternita, come giorno proprio, nel quale si t) Kandler, Cenni al Forestiero che visita Pola. Trieste, 1845, pag. 55. — 43 — rinnovavano anche le cariche. Pertanto dal 1597 in poi, fino al reggime francese d’infausta ricordanza nei principi! di que- sto secolo, restarono le tre feste del 1. maggio, del 4 luglio e del 29 settembre, delle quali pero, rignardo alla liturgia, la prima sola si celebrava con rito di prima classe con ottava, nelie altre due invece si faceva bensi 1’uffizio del B. Giuliano, ma soltanto con rito doppio. Tutto cio e provato, oltreche dal- 1’antico Calendario, eziandio da quanto segue, il che quan- tunque possa tornare noioso a chi Iegge, e sembrare fors’ anco inutile a chi di queste materie non se ne intende gran fatto, troppo in quella vece e importante a dimostrare la continuita del culto prestato a Giuliano, perche si abbia ad omettere. Nel precitato libro adunque della Confraternita leggesi a carte 23, colla data 1565. •— « Item per aver dado alli R. di » Ganonici il giorno della Sagra de ms sanZulian per la messa » granda L. 4, s. 16 ». —E piu sotto alla stessa carta: — «Item » per spesi in quattro candellotti per el giorno della transla- » tion de ms s. Zulian, val L. 3, s. 12 ». E pocopiu sotto alla carta 24. — « Item per dadi alli R. di Sacerdoti per le Messe et » Vesperi della translation de ms s. Zulian L. 4, s. 1. » — A carte 43 del 1568 leggesi: — « Item die (deve) haver che » dette alli R. di Canonici per la messa cantada il giorno della Sagra deli’Altar de ms sa Zulian soldi sedese ». — A carte 65 del 1572. — « Item adi ultimo april per spesi in candelle per » li fratelli et doi candelloti dal nepote de barba Zuane fachin » per elp.° de Mažo, liresei, et soldi 14 ». —E piu sotto ivi — « Item adi ultimo Zugno pep spesi in candelle per li fratelli et » quatro candelloti per la translation de ms sa Zulian de de- » nari in tutto lire dodese, el soldi dodese ». — A carte 52 del » 1570. — « Item per spesi per sa Zulian de Mažo in doi can- » delloti ecc. » ; e piu avanti a carte 53 anno stesso: — «Item » die haver per spesi per la translation de ms sa Zulian per » doi candelloti bianchi ecc. » Convien notare per6 che talvolta la festa del 4 luglio viene indicata in questo libro col titolo la festa de san Zulian, o il zorno de ms s. Zulian, essendo stata questa per la Confrater- — 44 — nita la festa propria e principale. Contutlocio la festa delprimo maggio viene sempre chiaramente distinta da quella. A carte 72, peresempio, delPanno 1574 leggesi: — «Item spesi per Uprimo » de Mažo quattro candelloti ecc. » — E piu sotto: — « Item » spesi il giorno del Santo che vien adi 4 luglio per cere ecc. » Questa citazione spiegherebbe la seguente, ove si fa menzione del giorno del perdon, e della festa de s. Zulian. II perdon do- vrebbe essere il primo maggio, forse per qualche Indulgenza che si era ottenuta dai Sommi Pontefici per quel giorno, e la festa de s. Zulian il 4 luglio, perche sotto la stessa data, a poca distanza l’una dalTaltra, abbiamo duefeste distinte. Ecco la citazione. A carte 'M9 del 1588: — « per tanti spesi in far » conciar 1’altar per il giorno del perdon » ; i vi: -— « per spesi in dui para de candeloti peril giorno del perdon » ; — ivi piu sotto : « per a! tri quattro candelloti fatti per la festa de s. Zu- » lian ». Non avrebbero prima comperate duepajadi candelotti, e poi altri quattro candelotti a cosi poca distanza, se non per le due feste principali del Beato. E siccome nel linguaggio degli serittori della Confraternita la festa del 4 luglio veniva detta an- che festa del Santo, come abbiamo veduto; cosi il perdon sareb- be la festa del primo maggio. Non si perdadi vista che la festa del 4 luglio era la festa principale per la Confraternita. Ne por- tero un’ultima prova. A carte 134 del 1594 leggesi: — « per tanti spesi per il p. 0 giorno di maggio ecc; » — ed a carte 135, anno stesso: — « die ( dere ) haver per un paro de candeloti per » la festa della festa adi 4 luglio ». Alcuni seri ttori della Confraternita pertanto lasciavano il titolo liturgico di transla- tion, e notavano il 4 luglio col titolo, che indicava 1’impor- tanza, che la Confraternita dava a quella festa. Infatli il 4 luglio, giorno della traslazione, era per la Con¬ fraternita il giorno di maggior solennita, perche in quel di, come si disse, si eleggevano le nuove cariche e si rendeva conto della gestione tenuta dalle cariche cessanti. Percio lo chiama- vano el giorno che si fecero le ragion; e costanlemente in ogni anno ai 4 di luglio cominciava 1’anno amministrativo della Confraternita stessa con una intestazione, che per saggio — 45 — voglio qui riferire. A carte 11 del 1564 leggesi: — « 1564 adi 4 » luglio. Intrada del la confraternita del glorioso messer san Giu- » liano protettor di questo luoco di Val le pervenuta in man de » maestro Thomasino Callegher gastaldo nuovo, eletto per un » anno prossimo fuluro ecc. ecc. [seguono i nomi dei compa- » gni )... e cosi laude a Dio sempre, a Madonna santa Maria et » a messer san Zulian ». Cio ripetesi ai quattro di luglio di ogni anno. CAPO DECIMO. Trafugamento delle Reliquie del B. Giuliano e prodigiosa ricu- perazione delle medesime — Prima traslazione delle stesse Relicpiie — Seconda traslazione. Dimostrata 1'esistenza lin ab antico delle tre feste distinte ad onore del B. Giuliano, resta o ra a parlare dei due avveni- menti, in memoria dei quali le due ultime furono istituite. II convento del monte di S. Midi el e, sia pel disagio della šalita, sia per altri motivi che ignoriamo, venne alla sua volta abban- donato anclie dai Frati Minori. Quando, nol so: in un Catalogo dei conventi di tutto 1’Ordine Serafico, compilato nel 1418, il suo nome ancora si legge1); dopo non piu. Invece da un cata- sto dei beni posseduti dalla mensa vescovile di Parenzo, che porta la data del 1540, si rileva che a quell’epoca il convento era gia in mano del Vescovo, al quale erano pure passati i beni patrimoniali della chiesa annessavi, dopoche questaera slata abbandonata dai Monaci Camaldolesi 2 ). Ma nel lasciare il loro convento non fu consentito ai figli di S. Francesco di seco trasportare quel prezioso tesoro, che nella loro chiesa si venerava, voglio dire il corpo del beato loro confratello Giu¬ liano. Ivi adunque esso continud a riposare in pace; e non e a mettersi in dubbio che il clero secolare del castello, sottentrato !) "VVadding. Annal. Minor., vol. IX, an. 1399, pag. 160 c 173. 2) Polesini, Op. cit. pag. 35. — 46 — ai Frati Minori, non ne abbia degnamente zelato il culto. Mal- grado pero ogni piu buon volere dei Vallesi, deserto com’ era il convento e lanto lungi dalle abitazioni, quelle venerande Re- liquie potevano ad ogni momento essere rapite senza che alcuno nel castello punto se ne avvedesse. E cosi infatti avvenne con indicibile cordoglio dei Vallesi, i quali tuttavia ebbero ben presto a rallegrarsi di quel fatto medesimo, che lanto gli aveva attristati, avendo non solo ricuperato il caro pegno della loro divozione, ma inoltre riconosciuto con un evidente prodigio la predilezione del B. Giuliano verso di essi. Gli abitanti del vicino contado di Parenzo, invidiosi del ricco tesoro che Valle possedeva, nel silenzio di una notte fu- rono al monle di S. Michele e, apertane la porta delbabbando- nata chiesa, ne trafugarono la cassa che racchiudeva le ossa del Beato, ed esultanti pel fatto acquisto, si posero in via per la loro chiesa. Senonche, discesi cbefurono con quel sacro de- posito al canale del Lemo e traversalolo, nel salire 1’ opposta riva non poterono proseguire pid oltre nella fuga, perche, di- venuta la cassa tutto ad un tratto pesantissima, ed essendo stati costretti a deporla a terra per ripigliar fiato, non ebbero poi piu forza di rilevarla, per quanto vi si adoperassero intorno. La farna del prodigioso avvenimento, divulgato dai ladri stessi, si diffuse subito per ogni parte e trasse a quel luogo gran gente dalle circostanti parrocchie, alzando ognuno le palme al cielo, dice qui il panegirista. di Giuliano, affinche si degnasse di ar- ricchire la propria patria di una salma, la quale, come 1’Arca in časa di Obededom, prometteva in copia le benedizioni di¬ vine. Tutti pure si misero intorno a quell’urna, facendo ogni sforzo per levarla e trasportarla alla propria chiesa, ma inutil- mente. Intanto la farna del mirabile fatto era giunta anche al castello di Valle, donde quel Capitolo e ilpopolo recaronsi tosto processionalmente sul luogo stesso del prodigio. Ivi ten- tarono anch’essi la prova del levare quell’arca, ed oh portentol quella che poc'anzi non s’era lasciata smuovere da tante brac- cia gagliarde, con istupore universale fu dai Vallesi trovata leggerissima, i quali in mezzo alle piu fragorose acclamazioni — 47 — di gioia si riportarono quel caro pegno al loro castello. I con- tadini di quei dintorni sanno additare anche ai giorni nostri il sito preciso, dove e accaduto il narrato prodigio e, passando di la, non e mai che trascorrano oltre senza prima porsi in ginocchio e recitarvi qualche preghiera. Quel sito dista dal ca- nale del Lemo circa mezzo miglio, ed e nella parrocchia di Gi- roldia. Un tale fatto accadde ai quattro di luglio, ma s’ignora in quale anno; fu pero certo prima del 1564, nel qual anno que- sta festa, come vedemmo, gia si celebrava. Presentemente non si recita piu in quel giorno 1’uflizio del Beato ; ma si continua bensi a far memoria delfavvenuto prodigio nella domenica che segue il giorno quattro di luglio, collo scoprire l’arca del Beato prima della Messa cantata. Una predilezione cosi manifesta del B. Giuliano verso il popolo di Valle dovette certamente contribuire ad accrescere in questo la divozione verso il suo beato Concittadino; e percio sa- pendo male ai Vallesi che le Reliquie di Giuliano rimanessero abbandonateed espostea nuovi rapimenti, deliberarono di rite- nerle nella propria chiesa parrocchiale, che e dentro il castel¬ lo, siccome anche fecero, collocandole nel mezzo della chiesa stessa in una cassa di legno, nella quale furono lasciate fino al- 1’anno 1597. Senonche lapieta dei Vallesi verso il loro celeste Patrono, non tenendosi paga di venerarne le sacre spoglie in una cassa di legno, penso di allogarle in un decoroso monumento, e fece a tal uopo lavorare una grande urna di pietra, nella quale fu : rono trasferite il giorno ventinovesettembre del suddetto anno 1597. Questa urna e di pietra marmorea bianca dei contorni di Valle, e fu fabbricata a spese della Confraternita. Infatti a carte 134 del libro della medesima, alfanno 1594 leggesi: — « per tanti spesi in far fare 1’Arca del Santo L. 106. » — L’urna ha una porticina di rame, che era dorato, e dietro a questa una seconda portina a due battenti fatta a modo di cancellata, pure dorata. Neli’interno vi 6 una cassa di legno di noče bruno. Sulla base delfurna vi fu incisa questa iscrizione : SVB REGI- — 48 — MINE CL. MI D." 1 BENEDICTIPASQUALIGO MSLXXXXY(1595), la quale ricorda l'epoca della costruzione, e concorda colla so- praccitata memoria del libro della Confraternita, quaIora si con- sideri che 1’anno amministrativo di questa, che porta il titolo 1594, cominciava ai 4 luglio 1594 e spirava ai 3 luglio 1595. Ai 29 adunque di settembre del 1597 le Reliquie del Beato furono solennemente trasportate nella nuova arca di pietra. Questa traslazione certamente fu fatta non solo col consenso del Vescovo di Parenzo, ma lui presente, perche l’indomani venne consacrato 1’altare del B. Giuliano insieme ad altri tre altari della Chiesa parrocchiale. Governava allora la Diocesi Parentina Mons. Cesare de Nores Conte di Tripoli, che fu Ve¬ scovo dal 1574 al 1598. In memoria di questa solennita fu isti- tuita la festa della seconda traslazione, la quale si celebrava con rito doppio ai ventinove settembre. Tutte queste partico- larita ci furono conservate dal Parroco stesso di quel tempo, o da quel Ganonico, cui spettava regolare Tuffiziatura del coro, il qua!e nel Calendario piu volte citato aggiunse le seguenti postille: — « 1597, di 29 del presente [settembre) si celebra » la Translatione del B. Giuliano Conf. nelParcadi pietra, che » prima era in cassa di legno, et nel mezzo della Chiesa; et si » fa 1’ Off.° Dupl. et tal translatione fu sotto la servitu di 'm. 1 ' » Pre Vincentio Pasquino V. (Vice) Piovano Canonico et Scho- » lastico di questa Chiesia » — 30 Septembris 1597. Dedicatio Altaris Majoris et Sandi Juliani et Divae Mariae sancti Mat- thaei Evangelistae et Sancti Antonii Conf. de Padua. Anche di questa seconda traslazione si fa presentemente memoria ai 29 settembre di ogni anno colTaprire 1’arca del Beato prima della Messa solenne. — 49 — CAPO UNDECIMO. Ultima traslazione delle Relicfuie del B. Giuliano, ed erezione di un nuovo altare in suo onore — Commissione Ecclesiastica per la giuridica ricognizione delle Reliquie del B. Giuliano — Atto legale della detta Commissione — Atto del Vescovo di Parenzo, che permette si espongano nella Chicsa di Valle al- cune Reliquie del Beato estratte dalla suaurnanell’occasione delPultima traslazione — La statua del B. Giuliano sul cam- panile. La nuova arca di pietra, che racchiudeva i preziosi resti mortali del B. Giuliano, fu posta dietro il suo altare, ed in quella essi rimasero fino al 1755, quando furono trasferiti so- pra un altare nuovo, che i suoi concittadini nella loro pieta gli eressero. Gia fin dal 1737 si pensč aquest’opera, e si co- mincio dal costruire la parteinferiore delfaltare attuale, com- presa la mensa, come si rileva dalla seguente iscrizione scolpita intorno al basamento : SVB REGIMINE ILL. M1 ATQ. ECC.*“ D. NI LAVENTII BEMBO- A.»° D. NI MDCCXXXVII - GASTALDO M.° BOR. 10 ZAMF. 0 (.Mistro Bortolo Zamfabro ). Dodiči anni piu tardi, cioe nel 1749, fu costruita 1’altra parte delfaltare sopra la mensa, nella quale congiuntura vi fu preparato il pošto, ove a suo tempo dovevano essere trasferite le Reliquie del nostro Beato. Cio6 nella costruzione, che si erge sopra la mensa, fu praticato un vano formato a guisa di loculo, mu- nito di cristallo e chiuso da una porta di rame dorato fre- giato di rabeschi pure dorati, nel cui mezzo vedesi la scrilta: CORPVS BEATI JVLIANI VALLENS1S. Questa porta di rame nei giorni piu solenni viene le- vata, perchč vi si possano vedere le ossa del Beato, nel giorno della cui festa il popolo ansiosamente rivolge lo sguardo a quell’urna, correndo tra esso un’antica tradizione che, se in quel giorno il hombace, su cui quelle sacre ossa riposano, 4 — 50 — si alza e biancheggia, k eerto indizio di messe abbondante, laddove altrimenti k segno sicuro di una scarsa ricolta. Ad indicare 1’epoca della costruzione di questa parte del- 1’altare ultimamente eretta venne inciso sul basamento del loculo, che si erge sopra la mensa, il seguente distico: BARBARAS HANC ARAM NICOLAVS MENTE LABORE C0NSTRVX1T. POPULI TAM CELEBRATE PIVM ANNO MDCCIL. Questo altare e decorato con incrostature di marini, seb- bene non preziosi, e termina in forma di tempietto, nella cui nicchia, chiusa da cristallo, si conserva 1’antichissimasta- tuetta della B. Vergine, di cui si b parlato nel quarto capo. Compiuta 1’erezione di questo nuovo altare, dietro istan- za del Nobil Uomo Marco Luigi Bembo, il Vescovo Mons. Ga- spare Negri, impedito di recarsi personalmente a Valle, nomi- n6 una speciale Commissione Ecclesiastica per la traslazione delle Reliquie del B. Giuliano e per la loro giuridica ricogni- zione. La quale Commissione, avendo accuratamente adem- piuto 1’affidatole incarico, estese una autentica relazione, la quale per la sua importanza merila di essere qui riportata per intiero. Eccone adunque il tenore: In Lei Aeterni Nomine. Amen. Anno a Nat. D. N. J. C. il55, Ind. e 2. a die vero mercu- rii, 5. ta mensis novembris. Pont. us autem Ss. mi D. ni N. ri Be- nedictiDiv. a Provid. a Papae XIV, Anno XVI. Per praesens publicum Instrumentum cunctis pateat evi- denter, et notum sit; Quod cum Nob. Vir D. Marcus Aloijsius Bembo Patritius Venetus humili cumistantia Ill. mum ac R. mum D. D. Gasparem de Nigris Episcopum Parentinum, Co. m ac j) mum jjrsariae reguisierit, guatenus ad Castrum Vallis Parentinae Dioecesis se conferre dignaretur, ad effectum trans- Sl —* ferendi, et super Altare marmoreo in Ecclesia Parockiali et Collegiata dieti Castri ejus cura et diligentia reaedificato, et rev.enter ornato, Corpus B. Juliani Confessoris collocandi, idem Ill. mus et R. mus D. Episcopus, arduis occupatus negotiis, cum illuc transmeare nonposset, R. mum D. Valentinam Valen¬ tini Canonicum Cathedralis Ecclesiae Parentinae, et ejus in spiritualibus et temporalibus Vicarium Generalem, ad hoc specialiter elegit, et deputavit. Quocirca idem R. mus ]). Vica- rius Generalis, parendo commissioni et mandatis Dominatio- nis Sme Ill. mae et R. mae , assumptis serum me infraseripto Cancellario Episcopali, et Rev . 0 D. no Celice Sejano Sacerdote Ecclesiae Parochialis Castri Ursariae, ad Locum Vallis se contulit, ubi a praefato Nob. Viro Marco Alogsio Rembo hu- manissime cum ejus comitatu hospitio erceptus est. Die igitur anteseripta, circa horarn primam noetis, antelatus R.mus D. nus Vicarius una cum Ill. mo et Exc. mo D . n0 Andrea Venier ejus- dem Loči Praetore dignissimo, necnon Spectabilibus D. D. Ni- colao de Albertis, Laurentio Pisani Judicibus, et Antonio Fio- retti f.° Andreae Sindico Communitatis Vallis, ad Ecclesiam Parochialem, et Collegiatam dieti Castri perrerit, et faeta prius brem oratione ante Ss. mum Eucharistiae Sacramentum, ad Urnam marmoreampositam post altare situm in cornu Epi- stolae Altaris majoris dictae Ecclesiae accessit, et Adm. Rev. Capitulo Canonicorum, totogue Clero circumstante, et se- ptem Psalmos Poenitentiales interim devote recitante, manda- vit operariis, ut operculum marmoreum dictae Urnae tolle- rent; quo faeto, capsam ligneam crate ferrea contectam, ubi Corpus B. Juliani reguiescebat, extraxit, et super altare ante- dicto,inhonorem B. Juliani dicato, reverenter reposuit. I)e- inde, avulsis clavis, et elevata crate ferrea, quae dietam ca¬ psam tegebat, apparuerunt Ossa Corporis praefati R. Confes¬ soris Juliani, quae omnibus adstantibus ostensa fuerunt. Cum autem farna invaluisset, in praefata capsa lignea simul cum Ossibus, seu Corpore. B. Juliani Brachium S. Andreae Apo¬ stoli asservari, anteguam Reliquiae et Ossa componentia Corpus B. Juliani ertraherentur, et in monumenltm tran- — 52 — sferrentur, mandavit per Ex. m D. num Antonium Masato Me¬ dicam Phgsicurn ejusdem Loči diligenter examinari singu- las Reliquias eristentes in eadem capsa, ad e ffec tuni in- spiciendi, et relevandi, an Brachium antedictum revera exi- stat; sed, facta diligenti perguisitione, nihil aliud compertum est in ea contineri, nisipartes componentes Corpus B. Julia- ni, negue aliam extraneam Reliquiam reperiri, nullumque si- gnum vel memoriam Brachii S. Andreae Apostoli apparere. Tum R, mus Dominus cum assistentia antedictorum mei infra- scripti Cancellarii Episcopalis, et Reverendi D. Felicis Seja¬ no, omnes et singulas Reliquias, sive Ossa, praefati B. Julia- ni ex praenotala capsa extraxit, et ad majorem Dei gloriam, et ejus B. Juiiani Confessoris honorem, in monumento super Altare ipso constructo devotissime reposuit, et collocavit, et Subindepartern anteriorem ipsius monumenti cristallo diligen¬ ter clausit, et variis sigillis Episcopalibus in cera rubri colo- ris communivit. Quibus sic, ut praernittitur, expletis, et gra- tiarum aclionibus Deo praestitis cum decantatione Hijmni Te Deum, discessit, mandans mihi Cancellario infrascripto, ut de praemissis publicum conderem Instrumentum ad perpetuam rei memoriam. Acta fuerunt praemissa in Ecclesia Parochiali et Colle- giata B. M. V. de Monte Perino Castri Vallis, die, anno, in- dictione, et Pontificatu antescriptis. Praesentibus admodum RR. DD. Joanne de Nadalin Canonico et Plebano, Joanne Torre Scholastico, Dominico Sanvincenti, etJosepho Bicchiac- chi Canonicis supradictae Ecclesiae, magnague populi multi- tudine testibus. Ego Paulus Chiurco S. Theol. Doctor, Canoni- cus Theologus Ecclesiae Parentinae, ac lll. mi et R. mi DD. Gasparis de JSigris Episcopi Cancellarius, praesens omnibus praemissis fui, ac de mandato R. mi D. ni Vicarii Gene- ralis antedicti šcripsi, roboravi, complevi, el in formam puhlicam redeg i, et Sigillo Curiae Loco tf+ Sigilli. munivi. — 53 — Essendosi poi nell’ occasione della traslazione riferita estratte alcune Reliquie del B. Giuliano da riporsi in qual- che teca separata, lo stesso Vescovo Mons. Negri diede licenza che si esponessero alla pubblica venerazione nella Chiesa di Valle. Anche questo documento merita di essere qui ripor- tato per intiero, ed k il seguente: Gaspar De Nigris, Del et Apostolicae Sediš gratia, Epi- scopus Parentinus, Comes et Dominus Ursariae etc. Universis fidem facimus, et attestamur occasione Trans - lationis Sacri Corporis B. Juliani Confessoris Ord. Min. S. Francisci, et Protectoris Castri Vallis hujus Nostrae Pa- rentinae Dioecesis, factae a R. mo D™ Valentino Valentini Ca- nonico Nostrae Cathedralis, Vičar io N ostro Generali, spe- cialiter delegata, allatas Nobis fuisse nonnullas ejusdem Cor¬ poris Reliquias, ex quibus extraximus quamdam particulam sacri Ossis, quam devote reposuimus in theca argentea, cri- stallo ab anteriori parte munita, bene clausa, funiculo se¬ nco rubri coloris colligata, Nostrogue pano in cera rubra hispanica sigillo signala, eanigue Ecclesiae ipsi restituimus cum facultate illam publicae in dieta Ecclesia fidelium ve- nerationi quandocumque exponendi, servatis servandis. In quorum etc. Datum Parentii, ex Cancellaria Nostra Episcopali, die 16 Martii 1756. Gaspar Episcopus Parentinus. Loco tj* Sigilli. Paulus Chiurco, S. T. D. Canon. Theologus, Cancellarius Episcopalis. La grande urna di pictra, doveper centocinquantotlo anni erano state le Reliquie del Beato, rimasta vuota, fu lasciatanel primo suo sito fino al 1850, nel quale anno venne trasportata dietro 1’altare maggiore nell’occasione che il M. R. D. Pietro — 54- — Mitton, Economo Parrocchiale di pia memoria, fece fabbricare il nuovo coro, aprire i due archi, che prima erano chiusi, e trasportare i due altari di S. Matteo e del B. Giuliano vicini al muro, ove sono presentemente, allo scopo d' ingrandire la chiesa divenuta troppo angusta per la cresciuta popolazione, c di abbellirla. Finalmente 1’anno 4865, per maggior decoro fu murata dietro 1’altare maggiore. Ne devesi passare sotto silenzio cbe anticamente in cima al campanile era stata posta una grande statua del B. Giuliano, scolpita in pietra, la quale girava sopra un perno di ferro se- condo lo spirare del vento. Ma essendo stata colpita da una iolgore, che ne abbatteva il capo, percio 1’anno 1856, ristau- randosi il campanile, vi fu del tutto levata, e in suo luogo s’ in- nalzo la croce di ferro, che tuttavia si vede, sulla cui bande- ruola pero si ebbe cura di scolpire a traforo le iniziali S. G., cioe San Giuliano, per ricordare a tutti che il castello di Vat¬ le k pošto sotto la protezione del beato concittadino Giuliano. CAPO DUODECIMO. Conclusione — Ultime vicende del monaslero di S. Michele. Queste sono le notizie, che si conoscono intorno al beato mio confratello Giuliano, preclaro ornamento delTIstria, e piu specialmente fulgentissima gemma del nobile castello di Valle, il quale meritamente si reca a gloria di avergli dato i natali, e di possederne i preziosi avanzi, e di essersi affidato al suo possente patrocinio (1). Del le quali notizie io mi profes- i) La Chiesa di Valle, oltre delle reliquie del B. Giuliano, possiede eziandio-un’altra preziosa memoria delBOrdine di S. Francesco, verso i cui figli quei popolani nutrono vivissimo affetto e venerazione. Ed 6 una lettera autografa del gran Missionario d’Italia, ultimamente ele- vato al supremo onore degli altari, S. Leonardo da Porto Maurizio. Essa lettera h scritta ad un certo P. Marco Antonio da Venezia, pio religioso, autore di varie operette teologiche ed ascetiche, e che ebbe un merito speciale nel dilatare, ad imitazione del suo santo Confratello, — 55 — so in gran parte debitore al M. R. D. Paolo Deperis, attualc Parroco di Valle, il quale, zelantissimo com’6 delTonore del B. Giuliano e a Iui divotissimo, le aveva gia con pazienti ri- cerche raccolte e ingegnosamente messe in versi in una Laude popolare, composta per le Rogazioni minori della sua parroc- chia, Laude che il pio popolo di Valle in quei giorni gia canta con divoto entusiasmo in onore del suo venerato Patrono. Io riporterb questa Laude insieme con una Ode sul Morite di S. Michelc, del medesimo Autore, come appendici al presente scritto, al quale piacemi intanto por fine coli’ accennare le ul- time vicende, cui ando soggetto il convento di S. Michele, do- 1’Esercizio della Via Crucis nelle Provincie Venete. Essendo questa lettera rimasta fin qui inedita, čredo di far cosa grata non solo ai Val- lesi, ma a tutti i divoti di S. Leonardo, col pubblicarla in questo luogo. Al Molto Vener ando Padre e Padrone Colendissimo il P. Marco Antonio da Venezia, Lettore e Predicatore dei M. O. Riformati. Padova S. Carlo. M. V.ndo Padre e Padrone Colendissimo La pace del buon Gesu sia nel suo cuore. Non k possibile otte- nergli 1’ubbidienza di venire in Roma, stante 1’imminente Capitolo Ge¬ nerale e l’anno santo, trovandosi ripugnanza nel Superiore Generale. Non 6 poi vero che in Roma si sia fondata una Arciconfraternita della Via Crucis. S’ instituira bensi nel Colosseo, come anco la Congrega- zione degli Amanti di Gesu e di Maria, e quel luogo si spera che di- verra un santuario. Sono terminate tutte le Missioni, e Domenica si diede 1’ultima Benedizione Papale. Iddio š stato glorificato, mi ajuti a ringraziarlo. E arrivato in Roma 1’Eminentissimo Rezzonico, e mi ha mandato a salutare; ma non ho ancora avuto tempo di andarlo a riverire. Non mi distendo in altro, perchž sono occupatissimo. Preghi per me. Dal Convento di S. Bonaventura di Roma, questo di 29 decembre 1749. Umilissimo e Devotissimo Servo Fra Leonardo da Porto Maurizio. Vi e pure la dichiarazione deli’ autenticita di questa lettera del P. Guaidiano di S. Bonaventura, Girolamo da Pompejana, sotto il giorno 12 Maggio 1767. — 56 — ve Giuliano si era arricchito di tanti meriti pel paradiso, e dove le sue ceneri per Iunghi anni riposarono in pace. Abbandonato adunque che fu il convento dai Frati Minori, come gia si disse, dopo il 1418, e spogliatane piu tardi lachie- sa delle Reliquie di Giuliano, che furono collocate nella par- rocchiale, 1’edificio, a quanto pare, rimase al tutto deserto. Esso nondimeno al la meta del secolo decimosettimo ancora sus- sisteva, imperocche sappiamo che il di cinque ottobre deli’ an- no 1664 alcuni della Comunita di Valle avevano fatto istanza, perche fosse ceduto ai PP. Domenicani coll’obbligo a questi di ristaurarne le fabbriche. Il Polesini riporta per intiero que- sta domanda, dalla quale a me basta prendere il seguente trat- to sufficiente al mio scopo : . . . « Li RR. Signori suddetti » (PP. Domenicani) debbano col consenso di questa Sp. Comu- » nita restaurare li antichi edefitij nel Monte di S. Michiele di » questo castello per loro monastero etperpetua abitation (1)». Ma non essendo piu i PP. Domenicani andati ad abitarlo per motivo di dissapori avvenuti tra quei di Valle, il convento con- tinuo a restare deserto ed abbandonato come per lo innanzi, fintantoche, soggiacendo alle ingiurie del tempo, rovino del tutto. Soltanto 1’anno 1855, per cura del R. mo D. Luigi Me- delin, Parroco a quei giorni di Valle ed ora Canonico e Prepo- sito della Collegiata dei Ss. Giorgio ed Eufemia in Rovigno, in mezzo a quei ruderi, e propriamente sopra una parte delParea, che occupava la chiesa antica, con pio e nobile pensiero, s’innalzo una chiesetta, sacra, come la prima, alPArcangelo S. Michele. E in quella chiesetta fu pure riposta una reliquia del B. Giuliano insieme con un busto, che lo rappresenta, affmche chi šale quel sacro monte, dopo aver meditato sulle macerie delPantico chiostro la caducita delle cose di quaggiu, colla memoria di Giuliano piu facilmcnte elevi il suo spirito alla contemplazione dei veri ed imperituri beni del cielo. *) Op. cit. pag. 36. IL MONTE Dl S. MICHELE E IL B. GIULIANO DA ODE \ieni, ti ferma al vertice Di questo santo colle! Vedi, fra questi ruderi Come serena estolle La fronte il bel tempietto! Fu di recente eretto Al culto del Signor. Gia nei passati secoli Qui si adorava Iddio: V’ebbe dimora stabile Ulustre Četo e pio, Che al fello mondo avverso E tutto al ciel converso Ardea di santo amor. Non era allor quest’eremo Si muto e disadorno: Non ruderi, ma claiistri Sorgean qui d’intorno; E santa un’armonia Ognora qui s’udia Quale sj sente in ciel. — 58 L’eco dei sacri cantici II cor loisente ancora: L’aere e qui di balsamo, II suolo qui s’infiora: Spandono ognor virtute Fin le raacerie mute Del prisco santo ostel! Mesta ripensa 1’anima Al tempo ognor vorace, Che col suo soffio gelido Spense si bella face ... E tu, mia Terra afflitta, Gemi qual derelitta, Che il suo splendor non ha. Oh quante e quali coprono Memorie, illustri esempi Queste macerie! Roride, Dopo mulati tempi, Sono 1’erbette e i flori Di lacrime e sudori, D’amor, di santita. Scerno su questa soffice Zolla le čare impronte Dei santi solitarii, Che popolarč il monte. 0 cespiti odorosi I Narrate gli amorosi Sospir, che udiste un di. E voi, recessi amabili! Le veglie peni lenti Di quegli antichi monaci, 1 volti macilenti, Le preči e discipline, Tutto svelate infine Que! che da voi s udi. — 59 - Ma sento il cor che palpila.... Veggo squarciarsi un velo I Ecco, soave un’ estasi Su mi trasporta in cielo: Odo un concerto arcano : — Entra fedel GIULIANO Nel gaudio del Signor. Seno fedele e vigile, Precinto i lombi e adorno Di ben munita lampada Lorche fece ritorno Lo sposo tuo sovrano! Entra fedel GIULIANO Nel gaudio del Signor. — Veste una stola candida, Cinge immortal corona; E delPAgnello il cantico Pien di letizia intuona: L’assiste un bianco stuolo: Prende sublime il volo, Posa di Dio nel sen. O nostra gloria! o fulgido Astro di questa Terra! Che fia di noi, che miseri Lottiamo in aspra guerra? Deh! ci soccorri, e guida Colui che in te confida Al fonte d’ogni ben. Tu pure un giorno esule Portasti questa creta; Dopo i sospiri e i gemiti Sei giunto alla tua meta; Ma ti ricorda i Ogli. Che ancora fra i perigli Ansii dehhon pugnar. — 60 — Spirasti un di quest’ aiire Quali noi respiriamo: Di questi campi nobile Fiore ti salutiamo. Fu Tuo quest’ orizzonte; E questo santo monte Ti vide al ciel volar. Ti seguirem pel labile Cammin di nostra vita; Le sirti ed i pericoli Pietoso o Tu ci addita, T' imiterem, GIULIANO! Fa che non speri invano Quegli che T’ invoco. Proteggi Tu quest’ umile Terra de’ Tuoi natali : Salva la čara patria, La libera dai mali: Salva, o GIULIANO Santo, Salva Colui, che tanto 11 nome tuo illustro (1). D II R.mo D. Luigi Medelin, cui questa Ode era stata dedicata. LA IDE POPOLARE AL B. G I U L I A N O C1TTADINO E PATRONO Dl VALLE NELL’ ISTRIA 4 . Onoriamo la memoria Di GIULIANO nostro santo; Tutti uniti in dolce canto Innalziamo al cielo i cor. Per noi prega San GIULIANO Presso Dio nostro Signor. 2 . Egli in cielo e risplendente D’ una Iuce pura e bella; Egli brilla come stella Ch'e raggiante di splendor. Per noi prega ecc. 3 . Ouella luce, quel splendore Son la gloria meritata, La corona conquistata Nel servizio del Signor. Per noi prega ecc. 4 . Per ragione dei natali Egli fu nostro fratello; Qui di Valle entro il castello Egli riacque come un fior. Per noi prega ecc. Era un flore destinato Per 1’angelico giardino: E ben presto da bambino A Gesu donava il cor. Per noi prega ecc. 6 . Di casato allora illustre Era sobrio, giusto e pio; E cresceva del suo Dio Ogni giorno nelTamor. Per noi prega ecc. 7 . E la damina deli’ amore Crebbe tanto nel suo petto, Che 1’amore del Diletto Gli struggeva in seno il cor. Per noi prega ecc. 8 . Disprezzando allora il mondo Con le cose tutte vane, Ei vesti le sacre lane Pieno il cor di santo ardor. Per noi prega ecc. 9 . Imitando San Francesco, Isposb la povertade, Preše a guida 1’umiltade, L’ ubbidienza ed il candor. Per noi prega ecc. 10 . Ritemprata Talina pura Dai consigli del Vangelo Camminava verso il cielo Con costanza e con valor. Per noi prega ecc. — 63 — 11 . Segregandosi dal mondo Ei volava sopra il monlc Come cervo a ricca fon te Sitibondo per amor. Per noi prega ecc. 12 . Nel silenzio di quel chiostro, Nel ritiro della cella Contemplava, Talina bella, Le bellezze del Signor. Per noi prega ecc. 13 . Ma la fiamma di GIULIANO, Non potendo star ristretta Dentro T umile celletta, Si spandeva intorno ognor. Per noi prega ecc. 14 . Cogli esempli e coi sermoni Riscaldava tutti i petti: Confermd nel ben gli eletti, Convertiva i peccator. Per noi prega ecc. 15 . La parola di GIULIANO Era acuta come spada, Era balsamo e rugiada, Che guariva tutti i cor. Per noi prega ecc. 16 . Fu per opra di GIULIANO Che in te, Valle, patria mia Non spandeva Teresia L’ infernale suo fetor. Per noi prega ecc. — 64 — 17 . Canta lodi a San GIULIANO, O mia Valle fortunata, Perche tanto t' ha inaffiata Col vangelico sudor. Per noi prega ecc. 18 . Altre terre, predicando, Visitava il Benedetto; Ma il Castello prediletto Fisso aveva in mezzo al cor. Per noi prega ecc. 19 . Per salvare i suoi fratelli Ei sentivasi languire, Ei bramava di morire Per donarii a Dio Signor. Per noi prega ecc. 20 . Quante volte nella notte, Solitario sopra il monte, Ei piegava al suol la fronte Gia dipinta di pallor! Per noi prega ecc. 21 . E struggendosi nel pianto, Per te, Valle, allor pregava E dal cielo t' implorava Fede, speme e santo amor. Per noi prega ecc. 22 . Espiando ancor le colpe Degli amati suoi fratelli, Straziava coi flagelli La sua čarne con furor. Per noi prega ecc. — 65 — 23 . Colle veglie, coi digiuni E col santo Sacrifizio Ei rendeva Iddio propizio Alle brame del suo cor. Per noi preg a ecc. 24 . Ci raccontino i cespugli, L’erbe, i flori, il monte, il piano Se fu sempre san GIULIANO Nostro caro Intercessor! Per noi prega ecc. 25 . Ma queU'Alma benedetta Gia pel cielo era matura! Rompe i lacci di natura, \’ola in seno al suo Signor. Per noi prega ecc. 26 . Sopra 1’umile celletta, Dalla quale preše il volo, D’almi spiriti uno stuolo Ben si udi cantare allor. Per noi prega ecc. 27 . Lascia, ah I lascia questo esilio, Su rallegrati, o beH’Alma, Vieni a cogliere la palma, Entra in gaudio del Signor. Per noi prega ecc. 28 . Di sua gloria omai sicuro, Neli’esilio ancor ci vede; Per noi prega ed intercede, E c’ implora ogni favor. Per noi prega ecc. 5 — 66 — 29 . Spunt6 un di che il Corpo santo Dai vicini fu rubato; Ma GIULIANO ha dimostrato Che per Valle ha serapre il cor Per noi prega ecc. 30 . Ch6 nel raentre quella turma A fuggire e tutta intesa, Sente piu che 1’ urna pesa E vien cčlla da terror. Per noi prega ecc. 31 . Pošto a terra il sacro peso, Di levarlo invan riprova; Ogni sforzo a nulla giova, Riconosce il grande error; Per noi prega ecc. 32 . E costretti i ladroncelli A svelare il lor reato, Ne confessano il peccato In palese con dolor. Per noi prega ecc. 33 . Sorge Valle a quell’annunzio: Tutta in festa e giubilante Riporto le spoglie sante Nel castello con onor. Per noi prega ecc. 34 . Che temendo i padri nostri Nuovi insulti al pegno caro, Nella Chiesa trasportaro, Non al monte quel tesor. Per noi prega ecc. — 67 — 35 . Fu nel mezzo .della Chiesa Poi in grand’ urna collocato, Ed infine fu traslato SulFaltare, ov’e tuttor. Per noi pr ega ecc. 36 . Valle esulta! Ah 1 tu possiedi In quel!’urna un gran tesoro, Non di gemme, argento ed oro, Ma il tuo Padre e Protettor. Per noi preg a ecc. 37 . Di GIULIAN gli esempli santi, La sua vita, le sue glorie, Sono sproni, son memorie, Che domandano il tuo cor. Per noi pr ega ecc. 38 . A voi dunque, San GIULIANO, Noi doniamo il nostro cuore; E Voi datelo al Signore Come vittima d’amor. Per noi prega ecc. 39 . Non vogliamo piu bestemmie, Non piu turpi ubbriacbezze, Non piu furti, non laidezze, Non vendette, non livor. Per noi prega ecc. 40 . Benedite i figli vostri, O GIULIANO nostra speme; Fate Voi che in cielo assieme Noi lodiamo un di ’1 Signor. Per noi prega ecc. — 68 — 41 . Fate intanto che ogni anno Noi cantiamo queste lodi, Tutti uniti in santi nodi Di concordia e vero amor . Per noi prega ecc. Su diciamo con letizia Nel finir di questo canto: Salve, salve, o GIULIAN santo, Nostro Padre e Protettor. Per noi prega ecc. 42 . INDIGE Dediča ..Pag. Capo 1 . — Origine del Castello di Valle -- Avanzi di antichita romane nell’agro di Valle. » Capo II. — A quale diocesi Valle abbia nei piu remoti tempi appartenuto — Donazione del Castello di Valle alla Chiesa di Parenzo — Diplomi Imperiali e Brevi Pontificii in con- ferma di tale donazione. » Capo III. — Spontanea dedizione del Castello di Valle alla Repubblica di Venezia — Fatti d’ arme sotto il Castello di Valle. » Capo IV. — Antiča Chiesa parrocchiale di Valle — Ristauri ed ingrandimenti — Sua Collegiata — Suo titolo antico e nuo- vo — La pibdigiosa Immagine di Maria Ss. di Monte Pe- rino — Grazie ottenute ai nostri giorni permezzo di questa sacra Immagine. » Capo V. — Antichi Monasteri situati nel territorio di Valle: Monastero della Madonna Alta — Alessandro III ospite nel Monastero della Madonna Alta — II Monte di S. Michele — S. Romualdo nell’ Istria — Se egli sia il fondatore del Mo- nastero di S. Michele di Valle — Scarse notizie intorno al medesimo Monastero — Ai Monaci Camaldolesi sottentrano i Frati Minori — Quando ci6 sia avvenuto. » Capo VI. — Il B. Giuliano da Valle — In qual tempo sia fio- rito — Notizie lasciateci di Lui dagli scrittori del suo Ordi- ne—e da quelli deli’Istria. » Capo VII. — Notizie della vita del B. Giuliano conservateci dalla tradizione — Dove sepolto. » Capo VIII. — Del culto prestato al B. Giuliano: Suo Patronate su Valle — La festa del primo di maggio — La Confrater- nita del B. Giuliano — Sue antiche Immagini — Lo sten- dardo della Confraternita del B. Giuliano — La campana del B. Giuliano.• . . » 5 7 9 13 16 21 27 33 36 — 70 — Capo IX. — L’altare del B. Giuliano — La lampada — I pelle- grinaggi al suo sepolcro — Le altre due feste istituite a suo onore.Pag. 41 Capo X. — Trafugamento delle Reliquie del B. Giuliano e pro- digiosa ricuperazione delle medesime — Prima traslazione delle stesse Reliquie — Seconda traslazione. »45 Capo XI. — Ultima traslazione delle Reliquie del B. Giuliano, ed erezione di un nuovo altare in suo onore — Commissione Ecclesiastica per la giuridica ricognizione delle Reliquie del B. Giuliano — Atto legale della detta Commissione — Atto del Vescovo di Parenzo, che permette si espongano nella Chiesa di Valle alcune Reliquie del Beato estratte dalla sua urna nelPoccasione delTultima traslazione — La statua del B. Giuliano sul campanile. »49 Capo XII. — Conclusione — Ultime vicende del Monastero di S. Michele. »54 II Monte di S. Michele e il B. Giuliano da Valle — Ode ... »57 Laude popolare al B. Giuliano Cittadino e Patrono di Valle neiristria. »61 -■«— ERRATA C0RR1GE