Received: 2011-10-22 UDC 336.24(450.456)" 1555/1562" Original scientific article UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO Elisabetta TRANIELLO Rovigo, Italia e-mail: betti.puck@libero.it SINTESI Tra il 1569 e il 1571 si protrasse a Ferrara una controversia sull'esazione di alcuni dazi per il commercio di drappi di seta e di altri beni relativi alla produzione serica. In sintesi, il gruppo dei setaioli si rivolgeva al duca per denunciare l'eccessiva pressione fiscale cui li sottoponeva Cristoforo da Fiume, appaltatore del dazio a Ferrara. Essi chiedevano al duca che intervenisse per far rispettare esenzioni e facilitazioni di cui da decenni godeva il commercio serico. Il quadro della controversia, che si pud probabil-mente descrivere come la denuncia di un abuso di potere, si presenta come uno snodo di diversi aspetti istituzionali, poiche tutti e tre gli attori coinvolti (Cristoforo da Fiume, gli "uomini della seta" e la terzaparte ovvero Alfonso IId'Este) sono latori di interessi tra loro in frizione, ma assimilabili a quelli di istituzioni o corpi sociali piu che di singoli soggetti privati in lite fra loro. Parole chiave: Ferrara, dazio, seta, Alfonso II d'Este, appalto delle gabelle, Cristoforo Fabretti da Fiume, controversia, mercanti A DISPUTE ON TAXES DUTIES IN FERRARA AT THE END OF THE 16th CENTURY ABSTRACT Between 1569 and 1571 a dispute on the collection of certain customs duties occurred in Ferrara, regarding trade in silk cloths and other kinds of silk products. Briefly, the syndicate of silk workers appealed to the duke to report the excessive tax burden imposed by Cristoforo da Fiume, who was the contractor for tax collection in Ferrara. The traders asked the duke to intervene, in order to respect tax exemptions and concessions that the silk trade had enjoyed for several decades. The general framework of this quarrel, which may be described as the report of an abuse ofpower, shows itself to be a point of confluence of several institutional aspects, since all three players involved (Cristoforo da Fiume, the "uomini della seta" - the men of the silk industry - and the third party, Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 the Duke Alfonso II d'Este) are stakeholders whose interests conflict with one another; however, these interests are typical of institutions or broader social groups rather than of conflicting private parties. Key words: Ferrara, customs, silk, Alfonso II d'Este, procurement of the gabelles, Cristo-foro Fabretti da Fiume, dispute, merchants Tra il 1569 e il 1572 si protrasse a Ferrara una controversia sull'esazione di alcuni dazi applicati all'esportazione di drappi di seta e di altri beni relativi alla produzione serica1. Un dossier di carte riferite a questa vertenza e conservato a Modena nell'Archi-vio Ducale Estense. Nel corso di riordini settecenteschi, questo Archivio subi pesanti rimaneggiamenti, a seguito dei quali molto materiale fu smembrato secondo la loglca dell'ordlnamento "per materie"2: nonostante lo sradicamento dei documenti dal contesto originario, la serie delle carte relative a questa controversia permette di ricostruire in gran parte la vicenda. Mi propongo innanzi tutto di esporre la sequenza dei fatti, per poi allargare lo sguar-do al contesto e ai contenuti. La vertenza si apri il 29 giugno 1569, quando gli "uomi-ni dell'arte della seta" presentarono una supplica al duca Alfonso II d'Este, nella quale denunciavano come abuso il comportamento dell'appaltatore della gabella. Costui, tale Cristoforo Fabretti da Fiume, gravava di dazio i drappi di seta prodotti a Ferrara e succes-sivamente esportati, con la stessa misura che si applicava ai mercanti forestieri, mentre da tempo immemorabile i ferraresi non erano soggetti a questa tassa. I setaioli lamenta-vano che in questo modo essi erano doppiamente gravati, dato che versavano comunque alcune gabelle per la materia prima o per le lavorazioni intermedie, e finivano per trovarsi assoggettati a costi superiori a quelli dei mercanti forestieri. I setaioli dunque chiedevano l'eliminazione di tale obbligo e che venisse istruita una causa per chiarire la questione, commettendola "ad un consultore non sospetto alle parti"3. Le parti in gioco sono dunque tre: i setaioli (per ora adopereremo questa definizione collettiva senza dare troppa importanza al suo significato istituzionale, ma bisognera tor-nare sull'argomento), Cristoforo Fabretti da Fiume, ossia l'ufficiale che dagli anni Ses- Il presente articolo costituisce una prima presentazione di una ricerca non ancora conclusa: si e privilegiata in questa fase l'aderenza al documento e alla ricostruzione del contesto fattuale, proponendo linee interpretative che richiederanno una piu piena maturazione in prossimi scritti. L'intero Archivio familiare e di governo della casa d'Este si trova presso l'Archivio di Stato di Modena, dal momento che nel 1598 i principi persero la potesta su Ferrara, a causa di un'interruzione nella linea dinastica. Modena divenne la nuova capitale del ducato, ed in quella occasione vi furono trasferite anche le carte del precedente governo ferrarese. Per le linee generali della storia di Ferrara, e per ulteriori approfondimenti bibliografici, si rimanda ai volumi della Storia di Ferrara (Vasina, 1987; Prosperi, 2000). Per le vicende archivistiche, in particolare, Valenti, 1963; Valenti, 2000. ASMo, Arti, b. 32a, cc. sciolte, 29 giugno 1569. 2 Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 santa del Cinquecento aveva in appalto la riscossione delle gabelle di Ferrara, e infine il potere di governo, il duca Alfonso II, con funzioni di parte terza, ossia di arbitro della contesa. Quest'ultimo, come si legge nel rescritto alla supplica, incarico delle funzioni inquisitorie i suoi fattori generali4. Per un anno la cosa si trascino senza grossi risultati. Come risulta dalla narrazione di una nuova supplica indirizzata al duca il 5 giugno 1570, le istanze dei setaioli erano state inizialmente respinte, ma essi avevano ripresentato la mozione, ottenendo che il duca ordinasse ai fattori generali un nuovo esame, che tuttavia stentava a prendere consisten-za. Il gabelliere Cristoforo da Fiume, infatti, otteneva continue dilazioni, allegando ora l'assenza da Ferrara del consultore delegato a tal proposito, ora assentandosi egli stesso. I setaioli chiedevano, infine, che il consultore Ippolito Fontana5, al quale il gabelliere era "tropo afetionato", fosse sostituito, poiche, si potrebbe riassumere, non presentava il requisito dell'equidistanza; nel giro di pochi giorni il Consiglio di segnatura stabili che la causa dovesse essere seguita da Alfonso Morello, in sostituzione del Fontana6. E possibile che, essendo ormai giunto il pieno della stagione della seta7, il frenetico la-voro manifatturiero assorbisse tutte le energie, dato che il carteggio tace per tutta l'estate del 1570. A novembre di quell'anno, un violento terremoto danneggio la citta (Guidoboni, 1987, 625-640) e di certo la cosa contribui all'ulteriore dilazione della causa. Nell'autunno del 1571 il processo riprese. I setaioli revocarono il mandato al prece-dente patrocinatore della causa, investendo tre nuovi causidici della cura dei loro interes-si8, e pochi giorni dopo inizio da parte dei consultori ducali l'esame di diversi testimoni. Il dossier conserva sia lo schema delle domande da porre agli interrogati, volte a veri-ficare l'elfettiva consistenza delle questioni poste dai setaioli ed elencate punto per punto9, sia i verbali delle deposizioni rese10. Queste ultime restituiscono una preziosa immagine dell'attivita serica a Ferrara nei decenni precedenti e chiariscono alcune consuetudini. Richiesti sulla veridicita dell'asserto che le tassazioni richieste da Cristoforo da Fiume fossero in effetti di recente introduzione, i testimoni affermarono concordemente che nei decenni precedenti il commercio dei drappi di seta non era stato soggetto a tassazione, ad eccezione del versamento di due bolognini "per la bolletta", indipendentemente dalla quantita dei tessuti. Nel presentare la supplica al duca, i setaioli avevano sostenuto che la tassazione aveva danneggiato il traffico: tutti gli interrogati confermavano che l'aumento dei prezzi causa- 4 I fattori generali erano fiduciari del duca, soprattutto per quel che concerneva la materia economica in senso ampio, e ricevevano dal principe una vera e propria procura notarile per compiere in suo nome molte delle azioni giuridiche necessarie a porre in atto gli indirizzi decisi dal duca stesso: Folin, 2001, 130-131. 5 Testimonianza del servizio a corte di Ippolito Fontana si trova in Guerzoni, 2000, 279. 6 ASMo, Arti, b. 32a, cc. sciolte, 5 giugno 1570 (con rescritto del Consiglio di segnatura datato 10 giugno 1570). Sul Consiglio di segnatura, che faceva parte degli organi giudiziari estensi, si veda Turchi, 2005. 7 Per una dettagliata descrizione della lavorazione della seta e per approfondimenti bibliografici: Demo, 2001; Caracausi, 2004, 15-75. 8 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, 7 ottobre 1571. 9 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, s.d., a tergo, di mano diversa, 26 ottobre 1571. 10 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, fascicolo Testes examinati ad instantia universitati artis sirici Ferrarie contra dominum Christophorum de Flumine, primo interrogatorio il 10 ottobre 1571. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 to dall'imposizione aveva spinto quei forestieri che solevano rifornirsi a Ferrara a recarsi altrove, con pesanti ricadute sulla domanda dei tessuti e di conseguenza sull'occupazione dei ferraresi. Questa descrizione si colora dei nomi degli operatori (per lo piu padovani o di area veneta) che avevano confidato ai sensali ferraresi la loro intenzione di volgersi al mercato bolognese, rltenuto plu conveniente dopo I'aumento delle gabelle ferraresi11. Il danno colplva dlrettamente l mercanti, ma l'effetto negatlvo si trasmetteva anche a tuttl l lavoranti di varla natura colnvolti nell'lndustrla serlca, lnclusl monasterl e luoghi pll, che rlmanevano prlvl del salarlo con cul mantenevano se stessl e le proprle famlglle. Molti sottolineavano, inoltre, che la diminuzione del traffico di seta implicava una contrazione della ricchezza urbana, perche il denaro portato dai mercanti forestieri, seguiva questi ultimi nelle citta dove si spostavano i loro traffici. Venne infine verificata l'affidabilita di ogni deposizione, indagando l'esistenza di eventuali legami familiari o di affari con i setaioli che avrebbero potuto influenzare le dichiarazioni dell'interessato: ma, come era da prevedere, nessuno si dichiaro vincolato (e anche chi dichiarava qualche pendenza creditizia, ne specificava la poca consistenza)12. Flno a questo momento, le contromosse di Crlstoforo da Flume si possono solo dedur-re dalle dichiarazioni dei setaioli e dalla piega degli eventi, ma in un documento dell'a-prlle 1572 si fa sentlre anche la sua voce: il gabelllere lntervenne controbattendo alle argomentazioni poste dai setaioli13. Egll, affermava, non faceva altro che segulre la lettera contrattuale dell'appalto ("nell'lnstrumento che ho con la Camera"), dove era sanclto come unico rlferlmento normativo accettablle il regolamento ("ll statuti et ordlni") del-la gabella stessa, escludendo consuetudlni diverse. In agglunta, le antlche normative da costoro invocate per dimostrare che dai tempi di Nicolo II non si pagava dazio sulla seta non erano significative, secondo il da Fiume, dato che il loro silenzio in materia di seta era dovuto al semplice fatto che al tempo della loro emanazione non si lavorava la seta a Ferrara, piuttosto che ad una precisa volonta di non tassarla; e il volersi attenere alle antlche provvlslonl solo per ll fatto che non erano contraddette da nessuna normatlva posteriore era pretestuoso, poiche su altri beni la tassa veniva versata senza discutere, pur in presenza di un quadro normativo analogamente silente. E interessante constatare come la lettera con le ragloni dl Crlstoforo da Flume sla indirizzata nel 1572 al consultore Ippolito Fontana, lo stesso che secondo il suggerimento del Conslgllo dl segnatura, nel 1570 avrebbe dovuto essere stato rlmosso dalla causa e so-stituito da un'altra persona; ma le carte esaminate non consentono di chiarire se vi fossero stati ulteriori avvicendamenti in queste competenze. 11 I nomi maggiormente ricorrenti sono quelli dei padovani Ilario Spinelli, Antonio Vicino, Francesco Mazzoleno, Paolo "detto Boglo", Martino "Galinaro"; colui che confida ai sensali ferraresi l'intenzione di spostare i suoi traffici a Bologna e Francesco Mazzoleno. 12 A questo proposito, e interessante aggiungere che la serie delle domande da porre ai testimoni si dilunga molto sulla verifica dell'ortodossia religiosa, cioe l'effettiva osservanza dei sacramenti cattolici e l'assenza di condanne o inquisizioni per eresia. Nelle deposizioni, tuttavia, non sono registrate risposte a domande sulla vita religiosa, che forse non furono quindi veramente poste. ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, s.d. (a tergo, 26 ottobre 1571). 13 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, 12 aprile 1572. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 Sembra comunque che il dibattito pendesse a favore dei setaioli. Un documento non datato - ma di certo posteriore al 5 aprile 1572, poiche cita le carte presentate da Cristo-foro da Fiume - ha tutta l'aria di un parere legale che demolisce le ragioni del gabelliere, e torneremo in conclusione sugli argomenti in esso contenuti. Purtroppo, il testo non e firmato, ma la sua redazione in una calligrafia umanistica particolarmente curata, quasi del tutto priva di corsivita, al contrario degli altri documenti, fa supporre che fosse un documento destinato forse al duca stesso14, piu che un appunto processuale di uso corrente, come sono invece gli altri fogli di questo dossier. La controversia, che si puo descrivere sinteticamente come la denuncia di un abuso di potere, al di la del piano strettamente giuridico, tocca diversi aspetti istituzionali: tutti e tre gli attori coinvolti, infatti, sono latori di interessi tra loro in frizione, assimilabili a quelli di cui si facevano portatori le istituzioni o corpi sociali piu che a quelli proposti da singoli soggetti privati in lite fra loro. La geometria complessiva della dialettica che si stava impostando con l'iniziativa dei setaioli, si compone di due parti in causa (i setaioli contro l'appaltatore) che invocano il duca come terza parte: vediamo ora di contestualizzare ciascuno degli attori coinvolti. La prima parte e costituita dagli "uomini dell'arte della seta", come recita la fonte: nello specifico del caso ferrarese, questa definizione pone dei problemi di inquadramento istituzionale dei rappresentanti di questa istanza collettiva. Secondo quanto sin qui noto alla storiografia, infatti, la corporazione dei setaioli a Ferrara fu istituita formalmente solo nei primi anni del Seicento, dopo il passaggio al governo pontificio, mentre nel corso dell'ultimo ventennio del Cinquecento l'opportunita di una costituzione formale della corporazione era oggetto di dibattito (Cazzola, 2003, 325-363)15. Nella causa qui esami-nata, tuttavia, il documento del 1570 nel quale i setaioli revocano il mandato al loro primo rappresentante per sostituirlo con altri tre causidici, e composto secondo lo schema della procura, ossia lo stesso con il quale normalmente le corporazioni conferivano ai rappre-sentanti eletti i poteri giuridici che derivavano dal ruolo di massaro (il piu alto grado di governo della corporazione) o da altri ruoli istituzionali di supporto16. Il lessico con cui la collettivita dei setaioli agisce e, in altre parole, lo stesso di una riunione di iscritti ad una corporazione: si elencano i nomi dei presenti, indicandoli come "homines exercentes artem serici et draporum sericorum in civitate Ferrarie", si precisa che essi formano la maggioranza dell'intero insieme degli operatori. Anche la sede della riunione e signifi-cativa: il "sacrarium" (da intendersi come sacrestia, probabilmente) della chiesa di San Romano, cioe l'antichissima sede delle principali corporazioni di Ferrara, e in particolare di quella dei drappieri. V'e quindi da chiedersi se non sia da riproporre, analizzando altre fonti oltre a quelle gia note, il problema dei tempi e dei modi dell'istituzionalizzazione corporativa dei setaioli ferraresi, o se non si sia in presenza dell'utilizzo di un modello di 14 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, s.d., A favore degli huomini dell'arte della seda. 15 Per gli statuti delle corporazioni di Ferrara vedi Bonazza, 2008. 16 Per alcuni esempi di modello documentario in cui una corporazione sicuramente esistente agisce come ente collettivo: ASFe, 455, 1, 1542, cc. sciolte, 27 maggio 1542; ASFe, 493, 27s, 1541-1542, cc. sciolte, 7 settembre 1541. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 rappresentativita, mutuato dalla consuetudine corporativa e operante anche in assenza di una formalizzazione statutaria della comunita dei produttori di seta. Rapidissimamente vale la pena di ripercorrere la vicenda economica della seta nella citta di Ferrara, perche permette di compiere un primo riscontro sulle dichiarazioni dei setaioli (e sulle opposizioni di Cristoforo da Fiume). Entrambi i rami principali del settore tessile, lana e seta, vivevano entrambi una sorta di "doppia vita". Al normale circuito produttivo gestito come in ogni citta da mercanti-imprenditori locali, con esiti piu o meno felici, nel Cinquecento si affiancava, con crono-logie e coinvolgimenti di diversa natura, anche un diretto interesse del principe. All'inizio del secolo, la Camera ducale gestiva tanto una produzione di drappi di seta quanti una di lana, di proporzioni paragonabili a quelle di un robusto imprenditore: i libri contabili superstiti mostrano che nell'arco di due anni circa furono tessuti un'ottantina di panni di lana e un centinaio di drappi di seta. Nel 1522 entrambe le produzioni furono dismesse cedendole a dei mercanti assai contigui agli ambienti di corte: Francesco e Se-bastiano Zaninelli, la cui carriera successiva li porto ad assumere alti incarichi negli uffici economici della corte (Traniello, 2012b)'7. Nel 1540 e fino al 1559, Ercole II pose in opera un massiccio programma di incentivo alla vita mercantile della citta, tanto costituendo compagnie mercantili a partecipazione ducale quanto sostenendo una produzione laniera affidata ad mercante fiorentino, dotan-dola di capitale e investendo in infrastrutture (anche notevoli: la costruzione di un purgo, di un "vaso da sapone"): in questo caso l'impresa aveva proporzioni decisamente superio-ri a quella di inizio secolo, arrivando a produrre 1865 panni in un quinquennio (Traniello, 2011b; Traniello, 2012)18. La seta invece, che pure mostra un evidente sviluppo a livello cittadino, non fu assunta nel programma di sviluppo di Ercole II con la stessa intensita della lana. Furono infatti attivate un paio di compagnie finalizzate al traffico di tessuti, ma esse sembrano orientate prevalentemente al circuito dei prodotti finiti (non necessariamente in Ferrara) e meno interessate invece alla produzione19. Eppure, la produzione di seta grezza a Ferrara e nel Ferrarese era in crescita: i registri della Mercanzia ne riportano quantita sempre maggiori, a fronte di una tendenza alla diminuzione di seta grezza forestiera20. Non va trascurato, tuttavia, che le stesse testimo-nianze dei setaioli pongono in luce come la tassazione (e quindi l'iscrizione della merce nei registri fiscali) fosse applicata in modo discontinuo; senza commettere quindi l'im- 17 Nel 1536 Sebastiano Zaninelli ebbe in appalto il dazio "delle bestie morte", successivamente fu tesoriere ducale. ASFe, 493, 25s, 1536, cc. sciolte, 7 marzo 1536; Guerzoni, 2000, 315. 18 La "fabbrica delle pannine", secondo il lessico delle fonti, conobbe alterne fasi di avvio, e toccö il suo apice nel quinquennio 1550-1555. Una piu ampia ricostruzione della politica economica di Ercole II e stata elaborata nella tesi di dottorato, Traniello, 2011a. 19 ASFe, 493, 27s, 1541-1542, 49r-50r, 25 gennaio 1542; ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, s.d. [1541]. 20 Nei tre anni esaminati, la seta locale registrata fu pari a 642 libbre ferraresi nel 1534, solo 87,5 libbre nel 1545 (crisi di produzione o allargamento dell'esenzione dal dazio?), per poi salire a 1300 libbre nel 1555. La seta grezza forestiera, invece, ammontava a 6234 libbre nel 1534, scese a 5545,5 libbre nel 1545 e di nuovo diminui a 4501 libbre nel 1555. ASMo, Finanziaria, 1534, 1545, 1555, passim. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 prudenza di ritenere questi dati esattamente rappresentativi della produzione locale, essi testimoniano comunque un trend ascendente. Come si puo osservare attraverso la documentazione notarile, molti operatori della seta (quasi tutti quelli citati nelle deposizioni) mostrano chiaramente nel corso del secolo un'attlvlta sempre plu vivace e una dlscreta coeslone economica (osservablle tramite gll atti di scambio e negoziazioni fra "colleghi"): Ferrara insomma aveva pienamente rece-plto la moda della seta. Con l'avvento al potere di Alfonso II, la manifattura laniera ducale era stata dlsmessa (la sua produttlvlta era del resto calata nel tempo), e per qualche anno non si rlscontra plu un dlretto lnteresse ducale nel tesslle. Ma nel 1567 (due anni prima dell'avvlo della nostra controversla), Alfonso II aveva accettato la proposta di un setaiolo, e aveva concluso con lui un contratto secondo il quale Sigismondo Capello avrebbe curato una produzione di sete per conto della Camera, assicurando cosi alla corte una fornitura di drappi di vario genere a prezzi concorrenziali21: la posizione di Alfonso II nella controversia potrebbe essere stata forse influenzata dalla presenza di questo interesse specifico, oltre che dalla preoccupazione generica di mediare tra l'attenzione all'esazione delle gabelle e l'incenti-vo alla produttlvlta artiglana e mercantile della cltta. Per tornare alla causa di cul cl stlamo occupando, in essa la seconda parte e rappre-sentata da Cristoforo Fabretti da Fiume. In quanto appaltatore di dazio, costui e in se da considerare un privato, il quale ha pero rilevato una funzione pubblica (nei limiti in cui si possa definire pubblico il sistema fiscale in uno stato principesco del Cinquecento)22, ed e qulndl latore di un lnteresse ambivalente. Dl norma, l'appaltatore si lmpegnava a corrlspondere un certo lmporto, antlclpando le entrate che sarebbero state via via raccolte negli anni; nel caso di esenzioni concesse dal duca in un tempo successivo alla stipula, egll avrebbe potuto scalare il mancato lntrolto dalla quota dovuta al duca per l'appalto. Una volta versata la quota pattulta, eventuall lntrolti superlori a questa sarebbero rimastl nelle sue tasche, e questo probabilmente spiega il motivo dell'iniziativa di applicare il dazio di esportazione anche ai drappi di seta, irrigidendo il controllo su questa materia. Le notizie intorno Cristoforo da Fiume sono pero abbastanza scarne (e tutte cattive). Nel 1558 egli risulta titolare di alcuni dazi a Ferrara (Provasi, 2011, 159-160)23, nel 1562 ebbe un controverso ruolo nelle saline di Comacchio, per pol tornare dal 1564 a Ferrara con un numero sempre crescente di appalti, fino a raggiungere posizioni di monopolio. Nel 1569 aveva ottenuto il controllo del generl annonari e quello della Gabella grossa, 21 ASMo, Arti, 32a, 1567, cc. sciolte. 22 La distinzione pubblico/privato e una chiave interpretativa necessaria, ma che non va assolutizzata: e emblematico che nel suo testamento Alfonso I d'Este includesse tra i lasciti anche alcuni proventi della raccolta fiscale, disponendo quindi di una raccolta pubblica come un bene privato. Ma se vi e coincidenza fra patrimonio e dominio, come accadeva agli Estensi nel Cinquecento, la cosa piu che significare una rapacita principesca, non fa che tradurre in scelte pragmatiche una concezione del potere. Per il testamento di Alfonso I (Guerzoni, 1998, 67-68; Turchi, 2007, 229-230 e n. 35). 23 Le cronache riferiscono dell'appalto del dazio della malvasia, mentre in un atto notarile il testimone dominus Christophorus filius lohanni Antonii a Flumine e detto conduttore delle saline di Ferrara; si tratta probabilmente della stessa persona.; ASFe, 535, 15s, 1558/III, 52r, 22 novembre 1558. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 ossia il principale centro di esazione sui beni che giungevano a Ferrara. Pare fosse un soggetto senza scrupoli: applicava tassazioni di sua iniziativa, senza essere contrastato in modo significativo dal duca Alfonso II, e per queste soperchierie aveva anche subito un attentato24. Poiche tuttavia, allo stato attuale della ricerca, le fonti di informazione sono prevalentemente narrative, ll quadro non puo dlrsl esaurlto. L'aglre concreto dell'appalta-tore nella quotidianita economica non e ancora sufficientemente indagato mediante fonti istituzionali o contabili: un punto di vista, quest'ultimo, dal quale il suo ritratto potrebbe forse essere rlmodellato o comunque scolplto con nuovl dettagll. La popolazione ferrarese, almeno in alcuni casi, non subiva il carico fiscale senza reslstere: nella prlmavera del 1570 l fornal tentarono dl contestare ll monopollo sulla produzione e distribuzione del pane che era stato assegnato a Cristoforo da Fiume, con scarso successo. Anche la causa mossa dal setaloll nel 1569 sembrerebbe suggerlre che vi fossero gruppi di interesse, se non vere e proprie organizzazioni, che tentavano di contrastare le sgradite imposizioni: una maggior conoscenza della struttura fiscale, delle sue prassl concrete, degll attrltl che sl generarono e del percorsl con l quall vennero rlsolte portera una mlgllor comprenslone dl come sl svolgessero l rapportl fra prlnclpe e suddltl sul finire del Cinquecento. Nella controversia oggetto di questo studio, infine, la terza parte e la piu autorevole che sl potesse proporre, perche sl tratta del duca stesso, Alfonso II d'Este. E qul l glochl sl complicano: perche il duca e una terza parte, si potrebbe dire, dalla personalita multipla. In quanto principe, egli e la terza parte ideale, garante assoluto dell'equidistanza e della giustizia, e per questo lo si coinvolge come arbitro. Al contempo, egli e tuttavia anche l'ente da cui, in diversi modi, procede la legittimazione delle altre due parti in frizione fra loro. E ll duca che, rlspondendo alla suppllca, rlconosce "l setaloll" come detentorl dl un lnteresse collettlvo accettablle e tutelato (e questo vale lndlpendentemente dal fatto che il riconoscimento sia formalizzato o meno dalla presenza della corporazione). Ma anche la legittimazione dell'esazione fiscale da parte di Cristoforo da Fiume proviene dal duca, il quale ha scelto di delegare, mediante appalto, la funzione fiscale, che costituisce uno degll elementl della sovranlta25. Il ruolo del prlnclpe, come capo dl stato, nella prlma eta moderna lnclude ll potere normativo in senso assoluto, tanto di emanazione dei precetti quanto quello di deroga agli stessi; tuttavia la componente dinastica nella legittimazione del potere, impone anche l'attenzione a non delegittimare quanto determinato dai predecessori (Turchi, 2005, 86). Sl tratta dl un aspetto che, come sl e vlsto, vlene consapevolmente evocato dal setaloll, quando argomentano l'antlchlta delle provvlslonl stablllte dagll avl del prlnclpe, e che lnvece Crlstoforo da Flume tenta dl agglrare avvalendosl del dettato contrattuale e propo-nendo un'anallsl del contenuto letterale del testo. Non solo: ll prlnclpe come capo dl stato e anche ll garante e l'arbltro ultlmo della giustizia, della quale fa senz'altro parte (almeno teoricamente) anche l'equita nell'impo-sizione fiscale in funzione del bene pubblico (Turchi, 2005, 83-84). Si tratta insomma di 24 Provasi, 2011, 157-193, anche per le informazioni sulle contestazioni dei fornai esposte poco oltre. 25 Sul sistema fiscale estense: Folin, 2001, 184-189; Sitta, 1891, 166-180. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 una terza parte alla quale contemporaneamente ci si appella per risolvere la causa, e cosi facendo, pero, implicitamente la si chiama in causa. A proposito del processo di disciplinamento sociale fra Medioevo e Rinascimento, e stato osservato che si tratta di un processo che non avviene dall'alto verso il basso, ma che si tratta piuttosto di un' "osmosi in cui il ruolo dei sudditi non e puramente passivo" (Prodi, 2009, 181): come si vede dall'iniziativa dei setaioli di Ferrara, mi pare che anche il campo delle imposizioni dei dazi e delle gabelle sia un luogo dotato di una sua dinami-ca, in cui si giocano istanze e tensioni proprie di tutte e tre le parti coinvolte, per quanto l'elemento asimmetrico abbia il suo peso. In conclusione, e il momento di tornare sulle argomentazioni che attribuisco all'ipote-tico giurista che commentava la difesa di Cristoforo da Fiume26. Il parere si apre negando che Cristoforo da Fiume possa e debba applicare la discussa gabella ai drappi di seta, decostruendo le analisi testuali che l'appaltatore aveva presen-tato. La prima provvisione invocata dai setaioli (risalente al 1380) viene difesa spiegando che essa era da intendersi applicata alle merci che fossero state importate da Ferrara, vi avessero stazionato per piu di un mese, e fossero poi di nuovo esportate. Ma, poiche i drappi che si producevano a Ferrara erano in grandissima parte tessuti con sete prodotte "in questa terra" , ne conseguiva che il dazio era inapplicabile perche mancava il requisito della prima importazione del prodotto (eliminando cosi alla radice il problema se di un drappo di seta si potesse dire che avesse mutato forma o natura rispetto alla seta come materia prima, mutamento che avrebbe implicato il pagamento del dazio). La seconda provvisione richiamata (datata 1420), che taceva i drappi di seta tra i beni elencati perche fossero esenti da gabella, e veniva quindi allegata da Cristoforo da Fiume per sostenere che essi dovessero quindi essere sottoposti al dazio, fu ugualmente smontata con un argomento squisitamente tecnico. Non solo il fatto che all'epoca i drappi non fossero lavorati era ragione sufficiente per spiegare il silenzio normativo ("onde e impossibile che la eccetione di quel tempo habbia potuto confermare la regola" che in quel caso non si poteva dare, "et sopra il qual [caso] non poteva cadere pensiero alcuno"). Ma, volendo insistere sulle eccezioni, poiche erano comunque esplicitamente esenti i veli che si fabbricavano anche a quel tempo, sempre impiegando la seta, allora per analogia si doveva concludere che l'esenzione sarebbe stata estesa anche ad altre qualita di tessuti serici eventualmente prodotti al tempo della provvisione. Il terzo argomento entra nel vivo della politica economica (e riprende la realta descrit-ta dai setaioli nelle loro testimonianze), evidenziando come l'aumento del dazio avrebbe causato la contrazione del mercato sia per la rinuncia dei mercanti forestieri a frequentare la piazza di Ferrara, sia per l'eccesso di costo che avrebbe gravato sui mercanti ferraresi che avessero voluto esportare, rendendo la loro merce poco o per nulla competitiva. Lo-gica conseguenza ne sarebbe stata la riduzione dell'offerta di lavoro e il calo di reddito della popolazione, con le ricadute sociali negative che avrebbero danneggiato non solo l'economia in senso stretto, ma anche la societa. Infine, ne sarebbe stato danneggiato il 26 ASMo, Arti, 32a, cc. sciolte, s.d., A favore degli huomini dell'arte della seda. Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 principe stesso, che avrebbe perso l'introito dei dazi che al momento si applicavano alle materie prime (sete d'importazione, materie tintorie). A questo punto, torna il richiamo alla catena dinastica e all'onorabilita dei predecessori: non sarebbe stato ammissibile che gli Estensi avessero errato con costanza per tutti i decenni passati, infatti di certo l'esen-zione non avrebbe avuto luogo se essi "maturamente considerate tutte le cose, non haves-sero giudicato essere cosi d'honesta et di ragione et di maggiore utilita alla citta tutta e all'istessa Camera ducale". Pur mancando nel dossier la parola definitiva sull'esito della vertenza, si direbbe che le argomentazioni dei setaioli fossero sostenute con maggior vigore, ed e possibile che -almeno per quel momento - essi fossero stati accontentati. SPOR O DAVKIH V FERRARI KONEC 16. STOLETJA Elisabetta TRANIELLO Rovigo, Italija e-mail: betti.puck@libero.it POVZETEK Med letoma 1569 in 1571 se je v Ferrari odvijal spor glede nekaterih carin in izterjevanj pri trgovanju s svilenim blagom in drugimi dobrinami svilarske proizvodnje. Skupina svilarjev se je obrnila na vojvodo, da bi prijavila čezmeren davčni pritisk, ki ga je nad njimi izvajal Cristoforo da Fiume, carinski zakupnik v Ferrari, in zahtevala, naj vojvoda posreduje ter poskrbi za spoistovanje oprostitev in olajšav, ki jih je trgovina s svilo uživala že desetletja. Fascikel dokumentov, ki ga avtorica uporablja, se pričenja s prošnjo, ki so jo leta 1569 predložili »možje svilene umetnosti«, in nadaljuje z vrsto preiskav za ugotavljanje dejanskega izvrševanja olajšav, zahtevanih v prošnji, vključno s pričevanji. Prav tako ne manjka argumentacija carinika in zaključni akti, ki po površinskem pregledu odobravajo zahtevo svilarjev. Slika spora, ki ga verjetno lahko označimo kot prijavo zaradi zlorabe oblasti, se kaže kot splet različnih institucionalnih vidikov, kajti vsi trije vpleteni akterji so nosilci med seboj nasprotujočih si interesov, ki pa jih lahko asimiliramo bolj z interesi institucij ali družbenih teles kot pa z interesi prepirajočih se posameznih subjektov. »Stranke« v pravnem postopku so namreč: 1) Cristoforo da Fiume je kot carinski zakupnik sicer zasebnik, ki pa je prevzel javno funkcijo. 2) »Možje svile«: v ferrarskem primeru ta definicija pod vprašaj postavlja institucionalno umeščenost predstavnikov te kolektivne zahteve. Kot je znano, naj bi namreč združenje svilarjev v Ferrari formalno bilo ustanovljeno v prvih letih papeške vlade, medtem ko razprava o ustanovitvi, ki je potekala v 80.-90. letih 16. stoletja, v obdobju družine d'Este, ni prinesla formalno priznanih rezultatov. Avtorico je torej zanimalo, ali imamo opravka z neformalno interesno Elisabetta TRANIELLO: UNA CONTROVERSIA SUI DAZI A FERRARA ALLA FINE DEL XVI SECOLO, 413-424 skupino ali pa bi morda bilo treba ponovno revidirati vprašanja o nastanku združenja svilarjev v Ferrari. 3) Tretja stran je v tem primeru najvišja avtoriteta, saj govorimo o sami vojvodi, Alfonsu II. d'Este. Gre za tretjo stran, ki predstavlja kompleksne vidike, iz tega istega vira namreč izhaja legitimiranje ostalih dveh strank: od vojvode so odvisni davčni zakupi, prav tako ta priznava svilarje kot nosilce sprejemljivega in zaščitenega kolektivnega interesa (kar velja ne glede na to, ali je priznanje formalizirano z navzočnostjo združenja ali ne). Vloga Alfonsa II. poleg tega odpira pomembne teme, kajti vladar je tisti, ki mu pripada normativna oblast in možnost spreminjanja zakonov, je pa tudi tisti, ki mora prevzeti odgovornost za ugodnosti, ki so jih določili njegovi predhodniki. Še več - je tudi porok in poslednji arbiter pravičnosti (ki vključuje davčno pravičnost kot del splošne blaginje). Ključne besede: Ferrara, carina, svila, Alfonso II d'Este, pogodba o davkih, Cristoforo Fabretti da Fiume, spor, trgovci FONTI E BIBLIOGRAFIA ASFe, 455, 1, 1542 - Archivio di Stato di Ferrara (ASFe), Archivio Notarile antico di Ferrara (ANAFe), Romano Calcetta, matricola 455, pacco 1, fascicolo 1542. ASFe, 493, 25s, 1536 - ASFe, ANAFe, Battista Saracco, matricola 493, pacco 25s, fascicolo 1536. ASFe, 493, 27s, 1541-1542 - ASFe, ANAFe, Battista Saracco, matricola 493, pacco 27s, registro 1541-1542. ASFe, 535, 15s, 1558/111 - ASFe, ANAFe, Maurelio Taurini, matricola 535, pacco 15s, registro 1558/III. ASMo, Arti, 32a - Archivio di Stato di Modena (ASMo), Archivio Segreto Estense (ASE), Cancelleria, Raccolte e Miscellanee, Archivio per materie, Arti e mestieri (Arti), busta 32a. 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