ANNO XXVIII. Capodistria, 1 Maggio 1894. N. 9 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irinaestre in proporzione. — Oli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. I_.st situLsizione Dall' Istria S'intorbida, nè vedo modo di schiarirla che con un fatto energico, che scuota bene gl1 Istriani, e li renda consapevoli della propria posizione, così da indurli a seguire nettamente, recisamente una sola e ben determinata via. Prima di tutto, nelle situazioni gravi, è necessario di sapere ciò che si voglia, e ciò che si possa. Questi due termini, in politica, non vanno mai scompagnati, se non si vuole far capitomboli nel vuoto, con grave detrimento della propria dignità e posizione civile. Ma si badi bene, non è da tutti il sapere ciò che si vuole e ciò che anzi egli è questo un requisito riserbato a pochi illuminati, per dottrina ed esperienza. Lasciatemelo dire, che credo sia il momento di dirlo: negli ultimi tempi noi non abbiamo dato il più bello spettacolo di noi stessi; nè mi stupisco se qualche giornale a noi estraneo ha creduto di sentenziare che i vari elementi ond' è composto il partito italiano in Istria non si conciliano più ! Ed invero, se si avesse a prendere come unico criterio dell'opinione pubblica del paese le manifestazioni e gli umori del giornalismo provinciale degli ultimi tempi, ahimè ! che ad altra conclusione non si potrebbe venire da quella espressa dal surricordato giornale straniero. Egli è che gli assennati, come credo fermamente, s'impongono il silenzio in ragione diretta del rumoreggiare degli strilloni. Spetta ora al paese di mettere in tacere i secondi per dar libero adito ai primi. Eimasi interdetto dapprima; ma ora sono venuto anch'io nel pieno convincimento, non restare altra via di uscita dalla presente situazione che ricorrendo anzi tempo al responso delle urne. Che cosa rimane infatti della maggioranza quale era uscita dalle elezioni del 1889? Già prima dell'ultima sessione dietale abbiamo veduto dimettersi l'on. Becich e l'on. Scampicchio. Appena chiusa la sessione li seguirono gli onorevoli Costantini e Fragiacomo. Ed ora , leggo, che anche l'on. Amoroso, capo della maggioranza, ha rassegnato le sue dimissioni. Qui proprio è il caso di ripetere l'evangelico : cessato il pastore, si disperde il Articoli comunicati d* intere«« generale il stampai»« gm» tritamente. — Lettere e denaro franco alla Redaiione. — Ui numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. gregge. Di fatti non credo, che la serie delle dimissioni di deputati della maggioranza sia ancora cessata; ma che altre ne seguiranno. Tutto ciò considerato, egli è mai possibile di ricomporre, sia pure cogli attuali elementi e con altri del tutto nuovi, una nuova maggioranza? Io credo di no, anzi sono intimamente convinto di no ; che nessuno di sano criterio nelle attuali condizioni, vorrà rimpiazzare i posti dei cessati, sopra tutto per non accettare quelle responsabilità che i rinunziatari credettero di non poter più sostenere, in un senso o nell' altro. Mentre questo stato di cose si presenta ora chiaro chiarissimo come la luce del sole, desta non poca meraviglia la ingenuità di quelli che pretenderebbero rat-topp.u^«aiuuuquo.iùir l'attualo maggioianza, con espresso maudato, però, eh' ella segua le loro vedute. Dunque, si rifaccia l'unione, si raggiunga la concordia, ma si segua quell' indirizzo che determinò lo sfacelo ! Questo è proprio un parlare.....non certamente col cervello. Alla stessa guisa che taluno, di questi giorni, sentenziava presso a poco così : „Qui comandiamo noi, qui siamo padroni noi, e gli Slavi che non vogliono seguirci, sieno cacciati fuori dell'Istria, al di là del Caldiera." Il poverino si è dimenticato una semplice cosa, di insegnarci, cioè, il modo di cacciar via tanta gente. In verità mi fanno la figura degli esaltati di Parigi nel 70, che sui boulevard gridavano a squarciagola : „ a Berlino!" „a Berlino" ! — Pochi mesi dopo quella gente ebbe a trangugiarsi Sedan, col dolore di non sapersi neppur compianta. A miei giovani anni, liberale equivaleva essere avversario del governo ; oggi, per molti, vorrei dire per i più, liberale significa il pronunciarsi decisamente nemico degli slavi. So bene, che è l'istinto di conservazion e della propria nazionalità che suscita forte questo sentimento ; ma non per questo è da perdere di vista la causa principale dei nostri malanni. Peggio ancora, questo non autorizza minimamente di accendere, anche coli' artificio, nuove fonti di odio e di rancore, squadernando sistematicamente tutto un vocabolario di vituperi e di offese personali, e non risparmiando, persino, con poco velate allusioni, i più egregi patriotti dello stesso nostro partito che si affaticano, con sagrifizio di sè, a scongiurare da noi più esiziali disdette. Stando così le cose, è mai possibile di tenere avvinto un partito, e sopra tutto di indurre i migliori a portare la croce del sagrifizio e della responsabilità? Nessuna meraviglia, quindi, se l'indirizzo non si cambia, che non si possa trovare un cane che accetti il mandato di rappresentarci, quando non sia qualche volgare ambizioso. Ed è questo, forse, il peggiore dei mali che io prevedo. Imperocché la cecità sia giunta proprio all' estremo limite. Son oltre due mesi, che il giornale parentino sommessamente — troppo sommessamente! — va ricantando la solfa: "Ma, badate, che a fare quelle qualunque concessioni alla minoranza slava non è stato altri che l'imperiale Governo; la maggioranza, virtualmente, non ha concesso nulla, tant1 è vero che anche nell'ultima sessione nessun alto slavo ha avuto trattamento costituzionale, senza il passaporto dell'italianità,.— Oh sì ! fu fiato sprecato, e giù tirate da orbi all' indirizzo di questi o di quelli ; senza riguardo a nessuno. Si voleva, in una parola, che la maggioranza, con un atto energico, rendesse illusoria la detta concessione. Su di che nulla sarebbe da dire forse, se la maggioranza fosse stata compatta e d'un sol volere ; ma questo non era il caso, chè, naturalmente, in seno ad essa varie erano le gradazioni dei sentimenti e degli umori. Nè questo ha bisogno di spiegazione, per chi conosce personalmente i singoli deputati formanti la maggioranza. Si doveva, dunque, violentare la loro coscienza e il loro convincimento, o venire ad un voto che sarebbe stato l1 espressione soltanto parziale d'essa maggioranza ? Io credo che non era il caso di fare, nè questo nè quello. Chi verrà dopo, deciderà. Ma mentre su codesto si parla da due mesi, confondendo spesso e spostando la questione, così da ristuccare i più pazienti, nessuno ebbe poi il coraggio di dire quello che andava detto a chi fu l'autore di tutto questo guazzabuglio. E questo è il più palmare segno della nostra decadenza politica! Si sa per esempio, che S. E. il signor Luogotenente fu a Parenzo durante la sessione, dove si fermò tutta una giornata. Che cosa fece a Parenzo in quell'incontro? Si volle mantenuto il segreto, quantunque certi segreti finiscono in breve ad essere patrimonio pubblico. Io non vorrò svelare quello che tutti ormai sanno; mami sarà lecito di dire che il signor Luogotenente, alla stregua di tutti i Luogotenenti della Monarchia, non trovò certo in quel-l'incontro, almeno per la prima volta, la convenienza di assistere a qualche seduta dietale, di mettersi a contatto coi deputati provinciali, di ascoltare i loro bisogni e le loro lagnanze che sono quelli del paese e di rappresentare, in una parola, in forma più autorevole da quella che non sia rappresentata, la parte del Governo. In una parola, il signor Luogotenente rimase rincantucciato fra le pareti di una stanza in istretto colloquio con una o due persone, senza farsi vedere nè dai destri nè dai sinistri. Quali furono i risultati di tale intervista non ho bisogno di dirlo. Eppure ci sono ancora degl'ingenui che sdilinquiscono dinanzi a certe opposizioni, e che si ripromettono mari e monti; quasi che l'esperienza dolorosa di tanti anni nulla ci avesse insegnato. È la solita storia ! Oggi si crea imprudentemente un martire Spincich, domani s'intima una scuola slava a Gorizia contro il volere di quel consiglio municipale, quindi si nega al Magistrato di Trieste di vedere persino i temi dei maturandi delle scuole ch'egli stesso paga; allo stesso modo che a Sanvincenti si lascia che l'infelice Conti ottenga di far eleggere un Laginja, e che un Manzano e un Simzig consegnino in mano ai croati la cittadella di Pisino. E quante di queste non ne potrei narrare! Divide et impera. Ma i ragazzi politicanti gridano, che P Austria ha tutto l'interesse di mantenere l'attuale maggioranza italiana, e di non farla sopraffare dagli starceviciani croati. Quanta ingenuità ! E mentre si mostrano tutti ossequiosi da una parte, giù botte da orbo contro i migliori nostri patriotti dall'altra. Non si capisce che a Vienna, nel centro, si cerca di tener duro a tutto pro dei tedeschi e per far tacere gli altri 16 milioni di slavi, si tenti qua e là d'accontentarli alla periferia, col sagrifizio di altre nazionalità. Ma il bel giochetto accenna di finire e finirà prima di tutto in danno di quelli che cercano di dare un colpo alla botte e uno al cerchio, per amore della pagnotta. Le evoluzioni in politica sono forse le più frequenti e le più spiccie che in altri rami. E chi sa che non sorga la convenienza di altre alleanze e . ... In quel giorno il germanismo nel Litorale potrà farsi il segno della santa croce. Se i Tedeschi non ebbero alcuno scrupolo di sacrificarci ai Croati, anche noi non ne avremo per rimeritarli della stessa moneta. Intanto da noi si spera redenzione dalla società politica. Quantunque io abbia l'onore d'appartenervi, a malin cuore devo dichiarare, che io non ne ho alcuna speranza. Non sono questi i tempi d'accademie rettoriche ; ma di dittatori. Scegliamo poche persone, e che sieno quelle, e rimettiamo a loro interamente l'indirizzo da seguirsi. --5S2-------- INDICE delle Carte cL± Raspo TAVOLA ALFABETICA dei Nomi e delle Cose più notabili ') (Continuazione vedi M S anno XXIV eseguenti FINE ') Sacerdoti viventi sotto il capitanato di Raspo nella prima metà del secolo decimosesto. Prete Elia pievano di Rozzo, 139 e 165 xxiv. — Prete Bartolomeo magister Scholarum a Pinguente, 165 xxiv. — Prete Luca cappellano a Racizze, 75 xxv. — Prete Giovanni Micovilich cappellano di Racizze, 164 xxv. — Prete Martino cappellano di Verch, 164 xxv. — Prete Vincenzo Brencovich pievano di Colmo, 11 xxvi. — Prete Gerolamo Greblo pievano ') Le cifre arabiche indicano la pagina, le romane l'annata. ') Domandiamo scusa ai lettori se abbiamo ritardato fin oggi la fine del pregiato lavoro; la colpa fu tutta npstra, per tirannia di spazio, non dell'egregio autore. Nota del Red. di Rozzo, 11 xxvi. — Prete Giovanni Pecliiarich beneficiato e poi pievano di Colmo, 12 xxvi. e 132 xxvi. — Prete Bartolomeo Cocever canonico di Pinguente 12 xxvi. — Prete Antonio di Draguch, 44 xxvi. —- Prete Matteo Meiach pievano di Verch, 91 xxvi. — Prete Giovanni Snebal, prete Mauro Bogia sich, prete Giovanni de Gravisi e prete Bonifazio Sottolichio (tutti a Pinguente), 166 xxvn. — Prete Nicolò Mezarich beneficiato a Verch, 132 xxvii. — Prete Matteo Megiacich, pievano a Lani-schia, 179 xxvii. — Prete Gerolamo Bencich beneficiato e canonico a Rozzo, ivi. — Prete Bartolomeo Iuresich beneficiato e canonico a Rozzo, 179 xxvn. — Prete Giorgio Magurich beneficiato a Verch, 179 xxvii. — Prete Giovanni, beneficiato a Sovi-gnacco, 179 xxvn. — Prete Antonio di Rozzo, 93 xxvii. — Benco Crismancich pievano di Colmo, 47 xxvii. — di Pinguente, loro rendite, 69 xxvn. — di Rozzo, loro rendite, 69 xxvn. — Terminazione capitanale circa il clero di Rozzo, 47 xxvn. — Mandato capitanale risguardante i chierici di Rozzo, 21 xxvn. — Altro mandato concernente la nomina di un sacerdote, 21 xxvn. — Differenza del clero col comune, 21 xxvn. — Mandato capitanale ai Zupani di Colmo, Rozzo, Draguch, So-vignacco e Verch che l'elezione dei cappellani non debba effettuarsi a capriccio, 21 xxvn. Saltari di Pinguente, 68 xxiv. — della valle di Montona, 92 xxvi. San Giovanni, contrada del territorio di Pinguente, 19 _xx v. San Giusto, contrada di Pinguente, 19 xxv. San Lorenzo in Daila, querela dei villici di contro Santo Gavardo, 190 xxiv. — del Pasenatico, prete Antonio Siparino di, 99 xxvi. Sanvincenti, controversia per confini con Dignano, 117 xxiv. — Sentenza per confini con Dignano, 78 xxvn. Scampicchio Giannantonio, 62 xxv, 81 xxvi. Sdregna, prete Nicolò Mizarich pievano di, 179 xxvn. Selce, contrada del territorio di Pinguente, 19 e 98 xxv. Semicli, prete Zuane di, 91 xxv. Snebal Giovanni, prete e notaio, 91 xxv. Soccida, 188 xxvn. Sollicilatori, 53 xxvn. Soranzo Lodovico, podestà, 129 xxiv. Sottolichio Bonifacio, prete e notaio, 91 xxv. Stimatori di Pinguente, 68 xxiv e 86 xxvii. Suairi, moneta di cui è vietata la circolazione nel capitanato, 11 xxvi. Subresem, passo di, 189 xxiv. — Sua importanza, ivi. if Suaian Giovanni, podestà, 37 xxv. Tacito Onorio, cancelliere capitanale, 165 xxiv. Tariffa dell'ufficio capitanale di Raspo, 21, 46 e 47 xxvn. Teopulo Stefano, 82 xxvi Tintoria a Capodistria, 180 xxvn. Torre nuova, contrada di Pinguente, 19 xxv. Tortura della corda, del fuoco, dei ceppi, 149 vxv. Tregua conchiusa fra il capitano di Raspo, e la contea, 138 xxiv. Trento, sentenza di, relativa alla controversia fra Montona e la contea, 52 xxv. Trevisan Sebastiano, podestà, 181 xxvn. Trieste, tregua colla comunità di, conchiusa dal capitano di Raspo, 147 xxiv. Turchi, provvedimenti contro la temuta invasione dei, 165 xxvi. Umago, disposizioni circn la riscossione della tangente dovuta alla Compagnia di Raspo, 62 xxv. Uscocchi, Battista capo di, 51 xxv. Valderstein Francesco, signore di Racizze, 12 xxvi 181 xxvn. Valle, differenze coi sudditi della contea, 52 xxv. — Restauro delle sue mura, 91 xxvi. — Importanza di, 91 xxvi. Valpoto Bartolomeo, contestabile, 147 xxiv. Venier Costantino, capitano di Raspo, 74 xxiv. Verch, terminazione relativa alla nomina dei Zupani, cappellani ecc. di, 92 xxvi. Vergerio Domenico. Lite con Pirano, 67 xxiv. — Pietro Paolo, 107 xxiv. Vicinanza, concessioni della, 75 xxv. Villici del Carso di Raspo. Loro oblighi, 82 xxiv. Visinada, molino del batizan di, 29 xxvi. Zane Andrea, podestà, 109 xxvn. — Pietro, podestà, 132 xxvn. Zeno Giovanni Francesco, podestà, 78 xxvn. — Marco, podestà, 129 e 165 xxiv. — Melchiorre, podestà, 129 xxiv. — Tomaso, podestà, 74 xxv e 181 xxvn. Zorzi Francesco, podestà, 109 xxvn. — Nicolò, capitano di Raspo. Processi civili e criminali 74, 82, 83, 90 e 91 xxiv. — Damnorum datorum, Denuntiarum Criminalium, 91 xxiv — Assume il governo del capitanato, 129 xxiv. —-Stato delle munizioni che riceve in consegna, ivi. Di lui proclama, ivi. — Tregua da lui conchiusa col capitano di Pisino, 138 xxiv. — Partecipa ai comuni compresi nel Pasenatico il fatto della tregua conchiusa, 139 xxiv. È invitato di prestarsi alla difesa dell'Istria, 147 xxiv. — Tregua conchiusa col capitano di Prem, Postoina ecc. 147 xxiv. — Tregua conchiusa col capitano cesareo, col vescovo Bonomo e colla comunità di Trieste, ivi. — Instrumenta ecc., 154 xxiv. Extraordinariorum, Civilium, 165 xxiv. — Pignorum 172 xxiv. — Damnorum datorum, Denuntiar'um, Criminalia, sententie criminales 189 e 190 xxiv. Zudecca, contrada del territorio di Pinguente, 19 xxv. Zupani, delle ville capitanali non hanno permessa la giudicatura da cinque lireinsu, 165 e 179 xxvn. ------- Di cose nostre in scritti stranieri Di Giuseppe Stradner, il simpatico autore d' In giro all' Adria, schizzi (Rnnd um die Adria, ein skizzenbuch), libro, del quale già publicammo un ampio cenno in questo periodico, XXVII 15, abbiamo poi letto di tratto in tratto in quel giornale di Graz che si chiama Posta del giorno (Tagespost) di quest' anno i seguenti articoli riguardanti il nostro paese: agli 11 di gennaio Pirano, ai 4 di febbraio Porto Rose, ai 15 di marzo Tomaso Luciani, ai 25 di marzo L'altipiano di Buie, ai 3 di aprile La liturgia slava, ai 21 di aprile La valle della Dragogna, tutti articoli che dimostrano come l'autore abbia studiato con grande amore la storia nostra passata e bene conosca le presenti condizioni nostre politiche e sociali. Uno di questi articoli, il primo qui sopra nominato; fu tradotto in italiano — non senza qualche papera da ridere — nel Giovine Pensiero di Pola, VIII 5 e 7, da G. p. B„ il quale non sappiamo perchè non abbia continuato a tradurre anche il secondo, che pur tratta specialmente dello Stabilimento balneario di Pirano e potea fare l'effetto d'una non inutile stamburata alla impresa. Anche gli altri avrebbero meritato d' essere tradotti da qualcuno dei nostri giovani studiosi, da que' più giovani e più studiosi e più attivi di noi, ai quali altra volta — Provincia XXVII 3 — ci rivolgemmo con un appello così caldo. Ma 1' ar -ticolo che s'intitola La liturgia slava, perchè palpita d'attualità — come si dice — c' ingegneremo di tradurlo noi per il prossimo numero di questo periodico. G. V-a. ___s^agi^ggj^——--- Cose locali Statistica agraria. — Il piccolo commercio dei prodotti agricoli che si fa nella nostra piazza fu notevolmente avvantaggiato dai miglioramenti introdotti dal Municipio alle publiche pese. Fu saggio e buono il provvedimento di compilare e publicare giornalmente (durante la stagione dei raccolti) la quantità e il prezzo medio rispettivo, e noi oggi ci troviamo in grado di offrire al publico un prospetto dei singoli prodotti pesati la scorsa stagione sul nostro piccolo mercato. Nel commercio delle ortaglie il pomodoro tenne il primo posto con una quantità pesata di Kg. 72064 per fior. 2414.14 col prezzo medio di fior. 3.35 il quintale. — Seguono i piselli con Kg. 49436 per fior. 4876.36 colla media di fior. 9.86, - i fagiolini (tegoline) con Kg. 19677, per fior. 1303.74 colla media di fior. 6.62 — le patate primaticce con Kg. 14908 per fior. 500.24 colla media di fior. 3.35. Nelle frutta il primo posto è tenuto dalle ciliege con Kg. 98976 per fior. 6007.20 colla media fior. 6.06 — seguono le pesche con Kg. 67969 per fior. 3147 colla media di fior. 4.63 — le mele con Kg. 28465 per fior. 973.50 colla media di fior. 3.42 - le pere con Kg. 24039 per fior. 1794.76 colla media di fior. 7.46 — le prugne in genere con Kg. 23959 per fior. 885.06 colla media difior. 3.70 — le albicocche (armelini) con Kg. 11012 per fior. 708.05 colla media di fior 6.42. Durante l'anno scorso s'è provveduto anche al servizio publico d'una bilancia a ponte per la pesatura delle uve. Prima della formale apertura della vendemmia avvenuta il 25 settembre si pesarono piccole partite d'uva la più parte per uso tavola nella qualità di moscato con Kg. 11195 per fior. 1260.51 colla media di fior. 11.25 — di refosco con Kg. 18050 per fi. 1689.61 colla media di fi. 9.35 — di uve in genere con Kg. 72006 per fi. 4950.58 colla media di fl. 6.87. Durante la vendemmia dal 25 settembre al 19 ottobre si pesarono Kg. 183521 di uva in genere per un valore di fi. 11228.47 col prezzo medio di fi. 6.12 — e Kg. 358904 di refosco per fi. 31216.67 colla media di fi. 8.70. Abbiamo però una somma di Kg. 156085 d' ortaglie per fi. 9094.48 — di Kg. 254420 di frutta per fi. 13515.57 — di Kg. 101251 d'uva a piccole partite fuori vendemmia per fi. 7900.70 e di Kg. 542425 uva da tino per fl. 42445.14, ed un complesso pesato di Kg. 1054181 per un valore di fl. 72955.89. Questo prospetto che comprende una piccola parte del nostro movimento agricolo può essere un saggio per valutare il movimento maggiore. Così non tutte le frutta ed ortaglie nel commercio che si fa vanno soggette a pesatura. Dalla quantità pesata più facilmente si può dedurre la parte venduta, come diciamo noi, ad occhio. C' è poi i' esportazione diretta dai campi ai traghetti per Trieste, difficilmente valutabile; pure una piccola base, un punto di partenza per un calcolo complessivo lo avremo più facilmente dal presente prospetto e ci parve utile 1' averlo rilevato. _-- Concimazione chimica del frumento in Salvore nel 1893 Come è noto, questo Istituto, per incarico del Consiglio provinciale di agricoltura, istituiva nello scorso anno in provincia ben 16 campi sperimentali sulla coltura intensiva del frumento, cedendo gratuitamente il seme delle varietà Kieti e Noè di prima selezione, ed i concimi chimici espressamente ritirati da una delle più rinomate fabbriche della Germania. Se non che vuoi per la siccità, che contrariò il regolare andamento delle colture, vuoi per l'imperfetta esecuzione del prefisso programma, da parte di molti degli sperimentatori, vuoi infine per la assenza talora totale di qualsiasi notizia sull' esito felice od infelice avuto nelle prove ; in ultimo da quella serie numerosa di esperienze non si ricavò pur troppo quella utilità, che pure si avrebbe dovuto sperare, e che l'importanza grande dell' argomento e le spese incontrate facevano presagire. Egli è che, per verità, pochi in provincia posseggono la volontà e le doti indispensabili per condurre ad effetto con soddisfazione cotali diffìcili e rigorose esperienze. Dai rapporti tra gli elementi del prodotto qui consegnati, si vede anzi subito, che troppe volte lo sperimentatore o non deve avere presenziata la pesatura comparativa del raccolto, o deve avere operato per la via più spiccia e sbrigativa, su pochi covoni, presi qua e colà sul campo testimonio e sul campo di prova, colla vana lusinga di afferrare la giusta misura e il senso delle differenze di raccolto, risparmiandosi così la noia delle pesate comparative sulla massa intiera dei prodotti. Ci duole il doverlo qui dire ; ma le prove così fatte non concludono nulla, e ad altro non riescono, se non a far perdere inutilmente il tempo e il denaro : epperò, date quelle circostanze, non varrà la pena e la spesa di ripeterle. Tra i pochi che meglio corrisposero all'impegno assuntosi, vogliamo qui accennare all'egregio Sig. avv. Dr. Lampugnani amministratore dei possedimenti Caccia in Salvore. I dati sui raccolti comparativi da lui offertici ci comprovano completamente la diligenza ed esattezza delle pesate da lui personalmente presenziate, e ci sospingono pertanto a farli noti a comune istruzione. Si tratta di saggi condotti su una quarta parte d'un ettaro tanto pel testimonio, quanto pel campo di prova: estensione questa più che sufficiente a tranquillare anche i più esigenti in fatto di pratiche applicazioni. II frumento sperimentato fu il Rieti, concimato in autunno con Persfosfato ammoniacale e potassico, ritirato dalla fabbrica di Heufeld in Baviera, contenente per cento 3 di azoto ammoniacale, 1V2 di azoto organico, 11 di acido fosforico solubile nell'acqua ed 1 di solubile nel citrato d'ammonio, e 4 di potassa, del prezzo di f. 9.20 per quintale adoperato nella dose, un poco eccessiva di Kg. 480 per ettaro. Trattandosi di una prima serie di dimostrazioni, si credette bene di forzare un poco la dose del concime per avere risultamenti più netti. Il testimonio di frumento locale non venne concimato. La siccità e \ geli invernali danneggiarono fortemente i campi. Ecco i dati comparativi sul raccolto, ridotti per evidenza maggiore, all' ettaro di superficie Seme Peso di I Ettolitro Per Ettaro in quintali Kg. paglia grano stoppia Frumento Rieti .... 77 12.48 15.00 7.60 II Testimonio .... 75 6.40 7.60 3.20 1 Si ebbe qundi per ettaro la seguente eccedenza in favore del Rieti col concime chimico : Paglia in più Quintali 6.08 a (. 1 = f. 6.08 Grano „ „ „ 7.40 , , 8 = . 59-20 Assieme f. 65.28 da cui deducendo per valore di Kg. 480 del concime in f. 44.16 restano come utile netto f. 21.52 Qui abbiamo dunque un eccesso rilevante di paglia e di grano dovuto all'acido fosforico e alla potassa; peiehè non crediamo che il poco azoto ammoniacale ed organico della concimazione autunnale suddetta abbia molto influito sul prodotto. Se si fosse ridotto alla dose normale di 300 o 350 Kg. il concime, e se in primavera il frumento Rieti avesse ricevuto in copertura un quintale di nitrato di Soda, il distacco dal testimonio sarebbe per certo riuseito ancora più concludente, e il tornaconto economico più rilevante. Ma, come già si avvertiva, trattavasi di una dimostrazione piuttosto tecnica, anziché economica; per cui giovava attenersi ad una dose forzata del concime; ed in quanto al nitrato, l'egregio sperimentatore, per 1' aspetto rigoglioso del frumento in primavera, non aveva creduto opportuno di aggiungere altro concime azotato. Ad ogni modo 15 ettolitri di grano per ettaro, contro soli 7.60, vuol dire niente meno che raddoppiare il prodotto ! Col nitrato di Soda in copertura primaverile, alla dose di Kg. 80 per ettaro, il perfosfato ammoniacale e potassico alla dose di Kg. 480, diede al Sig. Ruggero Baia in Lindaro ettolitri 36 per ettaro di frumento Rieti, ed ettolitri 31 di frumento Noè; ed al Sig. Cristoforo Castro in Val di Fasano (Pirano) ettolitri 26 di Rieti ; con dei pesi per ettolitro di Kg. 74, 73.5, ed 80, contro rispettivamente Kg. 72, 72, e 75 pei testi-monii ; quindi con un notevole aumento del valore commerciale del grano. Se al prossimo raccolto i nuovi campi sperimentali attivati in provincia ci sapranno offrire altri consimili dimostrazioni, non mancheremo di farne noti sia gli sperimentatori, sia i risultamenti, a sprone ed incitamento in questa miglioria, per certo destinata a risollevare le sorti della granicoltura nella nostra provincia. Si assista dunque personalmente al raccolto ed alle pesate comparative, senza in ciò riporre soverchia fiducia nel colono o nel capoccia, non sempre teneri per siffatte novità, non volute e non comprese ; epperò talvolta propensi a fare pendere la bilancia troppo in favore delle loro idee, e contro queste strane polveri concimati, per essi affatto cabalistiche. Parenzo, 'ZI aprile 1894. Hugues. --—SBS—-- Appunti bibliografici Varia. Guardando, leggendo, appuntando. Guardo e veggo nella vetrina d'un librajo — Antonio Gazzoletti Poeta e Patriota. Con documenti e scritti inediti per Muzio Majnoni. Milano Tip. Bortolotti 1894. 11 titolo mi attira, metto mano al borsellino, compro; leggo ed appunto. Il giovane autore si propone il modesto compito di togliere il nome del Gazzoletti, del fervente patriota, del caloroso poeta dall'oblio in cui troppo presto cadde. E perchè mai un così rapido oblio? domanda. Subito mi tornano alla mente i versi del divino poeta: "Non è il mondän rumor altro che un fiato Di vento ch'or vien quinci, ed or vien quindi E muta nome perchè muta lato, (Purg. XI) E lasciamo il "poco verde che sulla cima dura, e tutte le altre manifestazioni pessimistiche della forzata umiltà di Oderisi da Gobbio che avea quel po' po' di pietrone da reggere sulle spalle. Dante stesso non le avrebbe certo accettate per sue ; se in altro luogo del poema, e in altra occasione condannò la vita condotta senza desiderio di fama, „Senza la qual chi sua vita consuma, Cotal vestigio in terra di sè lascia, Qual fumo in aere, od in acqua la schiuma". (Inf, XXIV) Certo il desiderio di lasciare dopo di sè un nome fu e sarà sempre incentivo al ben fare, ed al dedicarsi al culto delle vergini muse; chè pochi o nessuno vorrebbero tanto sudare per i loro begli occhi. Ma se questo desiderio di fama non è a condannarsi, si ha invece a riprovare quella smania di far parlare di sè, che ha invaso molti moderni scrittori. Ce ne sono di quelli che credono necessario di farsi vivi ogni anno, ogni semestre magari con qualche nuovo romanzo, o raccolta di bozzetti e novelle; e scrivi, scrivi, scrivi, sono più morti di prima, direbbe il Giusti. Tra questi non fu certo il nostro Gazzoletti ; piuttosto non vorrei che col suesposto criterio venisse giudicata la sua fama dai contemporanei. Perchè c'è un altro guajo: quello di fare la stima d'un' opera, secondo la moda corrente, e credere che al giudizio dell' oggi si abbia a regolare anche il giudizio dei posteri. Ciò che Orazio disse dei vocaboli: " Multa renascentur, quae jam cecidere . . . „ vale anche per gli autori. Il tempo è galantuomo; e per molti ai quali oggi si canta il De profundis s'intuonerà domani P alleluia. Il vivere alla giornata, l'aspettare l'immortalità dalle strombazzate dei giornali, e degli avvisi in quarta pagina, la negazione talvolta volgare e selvaggia della vita avvenire ci hanno poi ristretto i confini del tempo : usi a vivere la vita rumorosa della piazza, e ad assecondare l'opinione corrente abbiamo perduto il nobile e grande concetto dell'immortalità. Ma non ci perdiamo nella metafisica, e torniamo a terra subito. Sta il fatto che il Gazzoletti oggi è caduto alquanto nell'oblio; e bene fece il signor Majnoni a rinfrescare la memoria ai contemporanei. Perciò in questo buon libro ci dà una biografia del compianto patriota e poeta con documenti e versi inediti; poi un esame degli opuscoli politici. Tocca quindi delle liriche, specialmente amorose e patriotiche, della poesia satirica inedita, dei poemetti e racconti in versi, delle traduzioni di Orazio, inedite; delle opere drammatiche: Melodrammi. Vesuvio, Cristoforo Colombo, Paolo. Da parte mia, indagando le cause dell' attuale dimenticanza dell'uomo politico e del poeta, non ci vuole una grande alzata d'ingegno per riconoscere che la dimenticanza dell'uomo politico proviene dall' attuale fiaccona, e dallo scetticismo che ci fa ogni tanto arricciare le labbra. Non perciò si ha a disperare; date certe circostanze i nervi torneranno ad essere tesi ; e di molti Fabi che oggi pare dormano, apparirà a suo tempo la virtù dell'attendere. E quanto al poeta, oggi, come oggi gli nuoce la stessa sua modestia e la classicità. Ai cercatori di nuove vie ad ogni costo : e che, per l'amore del nuovo, danno nello strano e nella imitazione servile d'ingegni meno conformi al genio latino, non può certo piacere un poeta che si tenne sempre sulle orme dei migliori, forse anche troppo. Ma vi ha un'altra ragione ancora. Gli artisti che si lasciarono dominare da un principio più in voga, che usarono dell' arte per diffondere un dato ordine d'idee, se si resero pel momento benemeriti del loro paese, secondandone i moti, hanno d'altra parte perduto alquanto il diritto di vivere più al lungo, e di lasciare fresca la fama, quando quel dato scopo, a cui dedicarono 1' arte, sia raggiunto. Gli uomini grandi, i geni di primo ordine, anche accogliendo il particolare, si sono sempre alzati a concetti generali, e videro il mondo contemporaneo dai sereni ed alti campi dell'arte: tali Dante, Goethe, il Manzoni ecc. ecc. ... I libri della grande arte vogliono essere sempre distinti dai libri, anche buoni, ma d'occasione. Chi legge più i romanzi del Guerrazzi, che pur levarono meritamente rumore, e fecero tanto bene al loro tempo? E viceversa, per raggiungere i più alti ideali, per iscrivere un libro utile sempre all'umanità, non fu forse accusato un tempo l'autore dei Promessi Sposi, di mancato patriottismo, e di bacchettoneria perfino? È naturale quindi che la fama del Gazzoletti vada soggetta a questi alti e bassi. Un'idea dominante ne' suoi versi è questa: liberare la patria e inaugurare il periodo di pace ! .........e possa il secolare Giorno del nascer tuo che oggi tramonta Di libertà sulle battaglie estreme, Tornar più bello e tramontar più lieto Sulla pace dei popoli fratelli. Quanto disinganno oggi! le miccie sono sempre accese, ed ecco il perchè della dimenticanza d'un poeta che rispecchiò, sia pure efficacemente, le idee del suo tempo. Ho detto di sopra che il Gazzoletti troppo fu imitatore; altra ragione della scemata fama: il Majnoni la riconosce. '•'Non si può dire che sia gran che originale, scrive egli, so, troppo evidenti sono le imitazioni del Leopardi, e del Petrarca„.■ Anche il Monti, aggiungo, ci fa spesso capolino, come nella bellissima Ave Maria "Non si move una fronda alla foresta, E il Monti nella Basvilliana: "Non stormiva una fronda alla foresta.. La poesia satirica inedita - La seconda vestizione di cavalieri triestini - arieggia il Giusti. Ma è una tosa ghiotta per noi e ne trascrivo qui l'intercalare : Oh che diluvio, Oh che profluvio Di Signorie! Gesù ci liberi Da queste Arpie! E più oltre la strofa palpitante d'attualità: Cavalier bomba Tutti gli stati, Cavalier tromba Tutti i mestieri Cavalier lecco, Sono infiltrati Cavalier becco: Di cavalieri. Però anche con lo studio d'imitare i migliori, il Gazzoletti tentò di stampare un'orma propria come nel Paolo "tragedia degna della riconoscenza degli uomini, sentenzia il Tommaseo; e della quale il Maj noni ci dà un'analisi accurata. Tutto il libro finalmente destar deve la curiosità dei Triestini e specialmente dei giovani, tanto sono interessanti le notizie della sua vita condotta tra. noi; della sua larga collaborazione alla Favilla, e nella società di Minerva, che a lui, al Somma, ed al Dall'Ongaro ha alzato busti con iscrizioni del Barzilai, riportate a pagina 57. Grazie adunque al Majnoni, 1' opera del quale sarà certo ricercata da miei Triestini e da tutti gl' Istriani per i cenni frequenti del De Ein, del Facch inetti, del Madonizza che compagni furono ed unici all' illustre trentino. E quanto alla fama di lui non ci preoccupiamo troppo. Il suo nome è con onore ricordato nei — Fasti ielle lettere italiane — dello Zoncada; e in nessuna storia letteraria potrà quindi innanzi essere dimenticato. Fama polverosa, fama da topi di biblioteca, diranno quelli che hanno fame di gloria. Pure, meno lochi nomi di grandi, noti per sentita dire anche il popolo, è questa la solida e vera fama alla pale aspirano tutti gli onesti desiderosi di vivere iella mente dei migliori, lontano dal popolo, ahi pur troppo! secondo il giudizio di Orazio, sempre un tantino profano. Domando perdono al lettore di questa stonatura iristocratica, e passo oltre. Siamo noi degenerati? domanda Clemente ie Paillette in un periodico francese "Le Cor-'tspondant„ (10 Marzo 94). Adir vero Max Nordau t tutti i moderni fisiologi ci hanno un po' rotto le scatole: la scienza ha i suoi diritti, d'accordo; ma non ne abuserebbero forse alcuni scienziati, spingendosi troppo oltre con le loro ipotesi ? Anche la fisiologia ha i suoi pedanti e che pedanti ! In ogni modo questa del Paillette è una esposizione critica, dicesi, molto breve ina franca dell' o-pera di Max Nordau. Ed anche in Italia c'è taluno che comincia a mormorare, ed a domandare: Non sarebbe forse anche Max Nordau un degenerato ? Ricevo da Trieste, gradito dono, un opuscolo di Adele Butti — Studi di letterature straniere di Bonaventura Zumbini. Trieste, Sambo 1894 — S'intende che è una recensione dell' ultima opera dello Zumbini già da noi esaminata nella Provincia. La scrittrice divisava d'occuparsene più estesamente, ma fu impedita da lutto gravissimo di famiglia. "D' altronde, scrive ella, cogliere il caro libro neir insieme sarebbe impresa troppo ardua, e a me basti dirne quel tanto che valga a renderlo noto ed ammirato in questa nostra Trieste, arrestandomi singolarmente su certi punti, ove tutta si rivela la spirituale potenza e le virtù profetiche dell'autore«. In questa recensione-adunque, che probabilmente era destinata a lettura pubblica nella Minerva, P autrice destramente coglie dal libro dello Zumbini que' punti che meglio servono al suo intento, ed è perciò che omette di dire del — Museo Gothiano in Weimar, e dei raffronti tra l'Egmont del Gothe e il conte di Carmagnola del Manzoni. La recensione, o discorso che sia, ha pure il pregio del sentimento e di quella venustà di lingua e di stile che infiora tutti gli scritti di questa colta triestina. Se i nostri lettori vedranno esposto in vendita un volume con una macchia di sangue sulla copertina, non si sgomentino; è una felice trovata. Trattasi di un poema drammatico — L'orrenda macchia dell'autore editore Ferdinando Fontana (Milano, piazza Monforte N. 1), con cui il poeta concorre al premio di quattromila lire bandito dalla Società internazionale per la pace, ad onorare la memoria del compianto suo segretario Francesco Siccardi. Sublime ironia! Quattromila lire promesse a un poeta, romanziere o filosofo ecc. . . per un buon libro atto a togliere dal mondo il terribile flagello della guerra; della guerra per cui si spesero, e si spendono miliardi. Cose da finisecolo ! Ma il poema del Fontana -Nabuco- non pare niente affatto un'opera da degenerato; se piacque già a molti. E piacerà probabilmente anche a me quando4lo leggerò; così siano gli efori delle quattromila lire propizi all'autore del Nabuco. Ritorniamo in casa subito. Il Conte Rota nel trigesimo della morte di Tomaso Luciani ha raccolto in un volume col titolo : In Memoria. Ai Figli di Tomaso Luciani — Venezia Tip. dell' Emporio 1894, quanto fu detto, scritto e fatto a onorare il carissimo estinto. Il Conte E. Rota con la squisita gentilezza ed il sentimento che formano il suo carattere, ha premesso la lettera seguente. Miei carissimi Vittorio, Lucia e Luciano, Queste memorie di caldissimo affetto, di sincero compianto, di profonda estimazione, spontaneo generale tributo reso al padre Vostro amorosissimo, all'amico venerato e caro, all'uomo virtuoso, al cittadino che ben meritò della Patria, nel trigesimo della data nefasta, a Voi, con partecipazione di lagrime, coi voti del cuore offre V affé zionatissim o JE. ü. Segue un'accurata biografia, e quindi un catalogo degli scritti dell' illustre defunto. Vengono poi le lettere dirette, da amici ed ammiratori alla famiglia e tra queste due del Caracciolo prefetto di Venezia, incaricato da S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione a rappresentarlo ai funerali, ed altre del venerando Cavalletto, del Prof. De Leva, di P. Fambri, di Monsignor Bernardi ecc. ecc. Alla patria dolente per la perdita di un tanto figlio, reca consolazione il vedere come al suo lutto partecipassero uomini segnalati nelle lettere, nelle scienze, nella politica: la voce del sangue si fa talora più viva nel dolore che nella partecipazione della gioja; e questo è alto conforto all'Istria tutta. Da ultimo si leggono le lettere di condoglianza, i telegrammi diretti alla famiglia; una descrizione dei funerali, i discorsi ed i cenni necrologi pubblicati nell' occasione. E poiché siamo in argomento, tengo parola di altre due commemorazioni d'uomini egregi testé mancati ai vivi. Emilio Seletti, dotto archeologo segretario della Società Storica Lombarda commemora l'illustre Michele Caffi, mancato ai vivi il mese scorso a Padova. Il Caffi milanese, fino dai giovani anni si dedicò con passione alle ricerche archeologiche, e alla storia principalmente dell'arte. L'illustrazione di alcuni capolavori in tarsia, attrasse 1' attenzione di lui alle opere del nostro Sebastiano Schiavone da Rovigno; ed è merito suo se potei dare altra volta precise notizie alla Provincia. E fu tra i primi il Caffi ad indicare le tavole del beato Bembo esistenti a Dignano, preziose per la storia dell'arte; e a deplorare l'incuria nel conservarle. Possedeva poi egli un monte di schede, di annotazioni relative anche a cose istriane ; anzi mi avea fatto sperare di comunicarmele, ma la sua partenza da Lodi prima, la mal ferma salute e la morte poi troncarono ogni speranza. Al Caffi I adunque deve gratitudine l'Istria, e così pure al Seletti suo degno amico, e continuatore. Altro opuscolo è uscito testé — In memoria del Cavaliere Anonio Picozzi — noto srittore a Milano di poesie bernesche arieggianti le famose del Porta, vice bibliotecario della Braidense, soldato delle patrie battaglie, e ardente patriotta. Aveva in grande estimazione il nostro Padovan, e 1' ultima volta che lo vidi a Milano, mi diede parola di scrivere del confratello in Apollo. E così il discorso cade su Giglio Padovan, sugli scritti del quale leggesi un recente giudizio nell'articolo — Rassegna Poetica — (Gazzetta Letteraria di Torino 14 Aprile 1S94. N. ló) Benché alquanto severo, pure il critico riconosce nell' autore una spiccata attitudine nel trattare l'epigramma. Comunque, ecco il cenno della gazzetta letteraria: "La Miscellanea di Giglio Padovan contiene oltre ad alcune traduzioni dallo Shakespeare, fedeli, ma non sempre vibrate, epigrammi, iscrizioni, e, sotto la denominazione di Fasti, brevi componimenti poetici illustranti luoghi o figure dell' antichità classica. Dall' insieme risulta adunque nell' autore una spiccata attitudine a cogliere e fermare in pochi tratti le note caratteristische di uominio di cose. L'attitudine è pregevole, e degli epigrammi, parecchi sono gustosi; ma le iscrizioni (su Milton Bèranger, Tirteo ecc. ecc.) secondo ogni verosimiglianza dettate non per essere scolpite, ma per mero dilettantismo epigrafico, non persuadono come ogni cosa non vera; e nei Fasti è poco senso di modernità. Veggasi ad es. questo su Alessandro Magno : Genio fatai, di Macedonia figlio, Sul mondo apersi avidamente il ciglio: Tebe atterrai, ressi col brando Atene, E su i trofei de le città conquise Invida Parca mia grandezza uccise. Siffatti argomenti possono bensì trattarsi anche in oggi ; ma solo quando col sussidio di molta fantasia e di molta dottrina si giunga a dar del soggetto una rappresentazione viva e piena. Il Lecomte de Lisle e l'Heredia insegnino». Non per voglia di cavillare, panni però che il Padovan potrebbe rispondere che una forma uon esclude l'altra, e che quando si ha tanta concettosità e potenza di comprensione si può benissimo auche in breve componimento, dare uua viva rappresentazione di un fatto o di un personaggio. I Sonetti sulla morte di Giuda del Monti, ed i Cà ira del Carducci informino. In ogni modo il nostr o Padovan può essere contento del giudizio dell'ottima Gazzetta Letteraria di Torino. p. t.