NNO XXIV.
Capodistria, 1 Aprile 1890.
N. 7
LA PROVINCIA
DELL'ISTRIA
Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese.
ASS<KJIAZIONK per un anno fior. 3; semestre e qua-iriiuest.r. in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione.
Dall'arsa a,l Timavo
ni.
Caso, costumi, edilizi.
(Continuazione vedi Num. 2, 3, 4, 5)
Ed ora su questo suolo dell'Istria vediamo )iù da vicino le due razze coabitare, penetriamo ielle famiglie, esaminiamo i costumi. I viaggiatori, :he di corsa visitarono la nostra provincia, gli arieti specialmente, che vanno in visibilio in faccia illa poesia dei muri rotti, delle tinte neutre, dello itrano, dello sporco, si sono trattenuti a dipingere 'interno dell'Istria, ed hanno pigliato cantonate laniero uno: il Yriarte, il Bauron informino; e non d volevano meno delle Marine istriane del bravo Paprin per rettificare certi giudizi. A formarsi un giusto concetto del paese, a giudicarne con piena tonoscenza di causa, e vedere come l'antica civiltà italiana modifichi la razza ospitata, penetri da per tatto, e si studi di riparare alle incertezze ed a-nomalie della natura, convien prendere il cavai di San Francesco, e pedetentim percorrere prima di tatto le strade lungo la costa, quindi da queste inoltrarsi per 1' altre che guidano all' interno. La strada ferrata che per ragioni strategiche s'inerpica su pel Carso, è la meno opportuna, anzi causa prima di molti errori. Il migliore giudice e conoscitore dell'Istria fu il Kandler, e giovane la percorse tutta a piedi. — Bisogna veder, bisogna toccar, mi go visto tutto, mi diceva egli vecchio, tardo, gonfio dal suo lettuccio, con un sospiro tra comico e malinconico.
Al viaggiatore, che è venuto su da San Gio-raimi ed ha veduto la rocca feudale di Duino risonante per F ampie sale del nome dei Torriani, (primo attestato d'italianità sulla soglia della provincia) fanno poi una sgradevole sensazione i sassi del Carso, i tuguri slavi, e i villaggi dal goffo campanile; se non che ecco tra i sassi due colonne,
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e su quelle infitta la lancia romana del martire Sergio, testimonio di antico dominio, di confini gloriosi, più in su alle Arae Postumie, e sui colli ove cresceva il Pucino caro ad Augusta. La vista non è certo bella, non simpatici gli abitanti : se una- qualche carrozza passa ancora per la strada deserta, ecco sbucare a frotte i ragazzi sporchi, neri, seminudi, zingani all' aspetto ; e corrono e t'inseguono tendendo la mano, facendo versi lamentevoli, strani, e pel frequente anelito mandano fuori la voce sempre più rotta, stauca che muove a pietà. Ma se il viaggiatore infastidito nega il soldo, e fa frustare i cavalli, ' la preghiera si muta in maledizione ; e se 1' elemosina è piovuta scarsa, dopo molti rifiuti e una lunga corsa, il ragazzo, raccolti i soldi e urlato un grazie, ti manifesta a suo modo la sua indole. I monelli della costa non vorrebbero certo assoggettarsi per un soldo a quella corsa; avutolo a stento al più ti farebbero dietro uno sberleffo ; il monello slavo ringrazia, e poi tira una sassata. Poveretti, in fondo fanno compassione ; sono discendenti dei mandriani accolti per carità in luoghi deserti dice il placito di Risano. Po' su, po' giù tali i padri ; adesso fanno rumore come il cane di pagliajo ; perchè sanno di essere sostenuti alle spalle. Le persone di cuore augurano loro un più saldo appoggio dalla civiltà, dal progresso.
Quel serra serra tra i sassi, con 1' uggia di quelle asmatiche lamentazioni negli orecchi è breve però ; ecco ad uno svolto della via lo stupendo panorama sul mare, sull' Istria, sulla laguna di A-quileja e di Grado. Questo è mare, questa è terra, questo è cielo italiano per Iddio ! Un cielo azzurro sparso di bianche nuvolette che si curva e si confonde con 1' azzurro delle acque e il bianco tremolar della marina; una terra verde che si stacca dal piano del Friuli, e seconda la curva della mon-
tagna, e torna a stendersi a piè dei colli e delle rupi fin oltre a Pirano e a Salvore : un mare che di qua placido dilaga entro ai canneti dove dorme Aquileja il suo sonno di secoli, poi forma la rada di Trieste, quindi pare si compiaccia ad internarsi tra riva e riva, tra promontore e promontore, formando piccoli seni ; e che da ultimo quasi bramoso di più ampio spazio, liberatosi dal serra serra delle rive, dei promontori, delle paludi, stende giù giù le sue acque a ponente a raccogliere nell' ora placida del tramonto il sole in un immensa conca d' oro, mandando con una striscia di zaffiri e di tremolanti rubini un ultimo saluto all' Esperia. Si, l'Istria riceve dalle acque il saluto del sole, mentre a mattina lo vede sorgere dalle creste sassose della Giulia; l'Istria, più che terra d'oriente, sotto questo aspetto è terra di ponente, e all' antica Esperia manda col sole 1' augurio di placidi sonni.
Non più voli poetici, e torniamo al nostro viaggiatore. Paese senza ricchi alberghi, senza i comodi e gli agi della vita non isperi di attirare a se forestieri. A Trieste tutto va nel modo migliore : qui in città ricca e commerciale ognuno trova il suo albergo secondo i suoi gusti ; ma prevalente da per tutto il gusto italiano. Tiriamo innanzi. Inerpichiamoci su per 1' erta di Rena nova, scendiamo a Zaide per la strada provinciale (indegna di questo nome) istriana. Ancora qualche chalet svizzero, qualche riposo di caccia, e osterie osterie una dopo l'altra, convegno alla domenica degli allegri Triestini : la scena quindi si muta, misere stamberghe nei villaggi slavi su pei monti, donde scendono trottando i ciuchi con le allegre mandriane che vanno a vendere in città pane e fiori in italiano, a dire insolenze in italiano, e a mormorare pei caffè, Armide da strapazzo, lusinghiere parole e teneri sospiri. Lungo la strada maestra si può sempre trovare anche lontano dalla marina qualche buona osteria tirata su con certa pretesa, condotta da osti italiani dopo le avarie nelle città della costa, o più spesso da qualche slavo italianizzato. Lo slavo italianizzato che fa 1' oste ecco una specialità dell' Istria, un segno della civiltà italiana invadente da per tutto ! Uno ne ho conosciuto a' miei tempi, una vera macchietta, un tipo del genere; e merita una descrizione a parte.
In origine il mio uomo vendeva acquavite in una botteguccia sui monti del Pinguentino. Visto che di là non ci passava che la bora, messi insieme pochi quattrinelli, venne a stabilirsi a metà strada tra Capodistria e Trieste. Il vino era buono, l'oste faceva buona ciera a tutti, parlava un linguaggio
babelico, un misto di veneziano e di cragnolino. Più era conosciuto il frequentatore, più lo sapeva corrivo a saldare il conto, e a trovar sempre buono il vino, più alzava la voce; anzi il diapason più o meno alto segnava il grado della sua riconoscenza ed ammirazione. Con gli amici adunque le parole erano tuoni addirittura. E ti veniva innanzi arrancando, arrancando per via della pinguedine e della gota, e ti serrava con effusione le mani nelle sue rugose, grosse, tutte a nocchi e avvitolate, come le piante del bosco dantesco. Mai una parola in que' beati tempi, quando i contadini baciavano basso, che mostrasse in lui diffidenza pei signori, pei cittadini! Anzi per questi si buttava in quattro, e ci teneva a far capire che dopo tutto era anche lui della lega ; all' occasione lo avrebbe fatto vedere a tutti. Quella transazione tra la rozzezza e la civiltà, si manifestava anche nella casa: un pajo di stanze possibili dinanzi, di dietro canili per gli Dei minorimi gentium ; le tavole con tre dita di polvere sempre, ma il canovaccio sempre pronto nelle grandi occasioni. E poiché gratta gratta, sotto alla vernice in quella gente ci si trova il cuojo originario, così anche il nostro uomo era sempre pronto a dare nelle stoviglie pei trascorsi di una specie di moglie, umile, soggetta, paziente. Peggio poi co' suoi fratelli, coi contadini del Pinguentino, di passaggio ogni tanto, coi polli d'india, quando i villani non volevano ' arrendersi alle sue ragioni, e saldare il conto di certi babbi morti seguati nel taccuino dell' oste con un' aritmetica tutta sua. Allora non parole, ma urli; accenti d'ira, pugni di quelle dita a nocchi sulla tavola; invocazioni al diavolo in cranzo, orribili favelle nelle due lingue, ma le più energiche in italiano : bestia, bestia, bestia, la più alta e ripetuta con altri epiteti alla razza slava che farebbero oggi sudar sangue i corifei delle Croazia. E i poveri clienti, dopo aver gridato e tempestato anche essi, finivano col rimettersi nelle mani del cerbero, implorando tempo, dilazione, pietà, grattandosi il capo sotto il berretto nazionale a pan di zucchero col fiocco in cima; aspettando mogi illogiche passasse la tempesta. E la tempesta cessava dopo qualche a conto che per isbaglio veniva notato dalla parte dell' avere, e allora nuove proteste, grida, finché, rettificato l'errore, o abbujata l'aritmetica, i confratelli rimanevano cheti cheti, parlando sottovoce, e cercando la soluzione del compromesso in foudo al bicchiere d'un vinello agro e due volte cristiano. Intanto qualche povero agnellino accaprettato, e buttato là belava belava, sotto la tavola in cucina, e i tacchini rimasti di fuori, cheti cheti, senza
ìostrar 1' usato orgoglio, facevano un lamentio, un igolio con certe note acute, picchiettate, cercando nvano il becchime sul pesto terreno della strada.
Altra specie del genere era un tempo, (e credo ti sia ancora) nei remoti villaggi il Cargnelo che teneva botteghino di un po' di tutto, il Cargnelo la provvidenza in ventiquattresimo per tutti i bisogni del povero contadino; lui pizzicagnolo, lui droghiere, spacciatore di tabacco e di acquavite, e a tempi persi strozzino. La causa dell'odio contro gl'Italiani era ed è proprio lui ; quindi siamo giusti, le sperpetue e le strida dei corifei fanno buona presa. Badino però i poveri nostri villici di non cadere dalla padella sulle brage ; so di certa scienza, temporibus illis di certe noterelle apposte accanto ai de ea e ai santi del calendario, e tutto mi fa credere che i nuovi apostoli non siano tutti santi. Poi c' è l'altra attenuante che i Oargneli erano gente di ;asa, finivano coli' acclimatizzarsi col divenire più lolci di cuore; se non altro promettevano mari e notiti, e per aggiustare i conti con Dio, in arti-yulo mortis lasciavano qualche bella sommetta in 'avore della chiesa, che si abbelliva, e aveva il suo impanile nuovo. Invece oggi, Dio buono, certi messeri butterebbero giù anche le campane ; e i denari spillati pigliano il volo oltre Quarnero.
Che cosa siano oggi le osterie sul Carso, e piali i costumi e le abitudini dei famosi frequentatori lei Tabor parole non ci appulcro: informino i si-mori di Pisino pigliati pel collo e obbligati a gridare 'alleluja di Zagabria. Piuttosto scendiamo nelle nttadette al mare o in ogni modesta borgata o castello anche nell' interno : l'osteria pulita l'albergo lecente in tutta l'Istria non è, e non può essere che italiano. Ci sono si qua e là (i forestieri sono molti, e tutti i gusti sono gusti) altre case in poco Ddore di nazionalità ; con costumi tedeschi però : qui non vino, ma birra, non camerieri male vivandiere della cantina e dei paraventi : s' accomodino. Torno a dire l'albergo, il vero albergo nell'Istria è a tipo italiano. E se alberghi non ci sono nei castelli e nelle borgate italiane, da per tutto si apre ospitaliera la casa istriana; e se non sul mosaico, nel cuore di ogni padrone di casa sta scritto a lettere d'oro: Salve. (Continua)	P. T.
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D Congresso iella Società DANTE ALIGHIERI
Togliamo dall' Opinione di Roma del 25 corr. :
Alle 2 d'oggi, 24, nella gran sala dell'Associazione della Stampa, si è inaugurato il congresso della Società "Dante Alighieri.,
L' adunanza era assai numerosa ed erano presenti tutti i rappresentanti dei Comitati locali.
Aperta la seduta, l'on. Bonghi ha pronunziato il discorso inaugurale.
L'illustre oratore ha premesso alcuni cenni statistici relativamente agli italiani che non vivono nel Regno d'Italia, che sono circa un milione e mezzo, abitauti in Corsica, Alpi Marittime, Malta, Canton Ticino, Austria, e ai quali devono aggiungersi gli emigranti in tutto il mondo, che sono cittadini del Regno e costituiscono le nostre colonie.
Accennò al nostro legame coi primi e coi secondi, legame di diversa indole, all' azione nostra ideale e morale.
Dopo alcune considerazioni su questa azione e sul-l'opera degli altri governi, l'on. Bonghi conchiuse il suo discorso colle seguenti elevate parole, che furono vivamente applaudite :
„Questo, a ogni modo, è certo che nell'ultimo decennio sono stati molto maggiori gli sforzi dei governi e delle associazioni forestiere coutro di noi ; sicché, se noi non ne contrapponiamo altri, sarà molto difficile che la razza italiana al di là dei confini, resista; e tutti quei mezzi che può un governo con un simile proposito adoperare, non riescano prima o poi a sopprimerle. Per contraffare tali sforzi, noi abbiamo un grande aiuto nella libertà, che non può oggi non informare gli ordini politici degli Stati. Non possono esser chiuse le porte nè alle nostre persone, nè alle nostre idee. Dobbiamo riversare oltre i confini il soverchio della nostra vita interiore. Direte: Dov' è questo soverchio? Bruta domanda; ma ha una risposta. Appunto : ci deve dare spinta e forza a crearlo il sentimento dell'obbligo che abbiamo, verso l'italianità, eh' è il midollo delle nostre ossa, il suggello del nostro avvenire.
,11 curare l'italianità oltre i confini è molla d'italianità al di qua dei confini. Forse il meglio del moto che s' accentra nelle società nostre, è questo ; che esso è altresì altamente educativo per noi stessi. Mentre ci sforzeremo di salvare l'italianità in altri, le daremo maggior vigore e valore in noi stessi.
,Noi dobbiamo studiare le leggi dei paesi, nei quali vi hanno nazioni, che contendono il campo alle nostre: e i diritti che ci accordano, e non possono non accordarci per operare intellettualmente col mezzo di tutte, usarli. Dove o non giovi o non sia possibile operare direttamente, opereremo per indiretto, accorrendo in aiuto a quei sodalizi che si costituiscano dentro quei paesi stessi confine consimile al nostro : e ve n' è già, e dei nobilissimi ed efficacissimi. Fonderemo scuole, scriveremo e spanderemo libri, iustituiremo librerie, stabiliremo premi, apriremo relazioni, difenderemo interessi legittimi, salveremo diritti. Nella universalità della sua azione e dei suoi intenti, la Società nostra non può avere nessun fine politico : ma essa ha un fine morale, intellettuale, sociale, che dove e quanto occorre, impedirebbe, se si conseguisse, che a un fine politico fosse sottratto il terreno. Giacché ciascuno di voi può o non può pensare, che tal o tal altra regione, confinante col Regno, deve prima o poi, per circostanze impreviste ora venire a farne parte: ma come mai ciò potrebbe succedere, se in quella regione l'italianità fosse tutta già spenta ?
,Animo, dunque, e camminiamo. Abbiamo, nel
nome che ci siamo assunto, la fiaccola che ci guida. Dante Alighieri, a cui i nostri connazionali del Tirolo edificheranno in breve, con provvido pensiero, un monumento in Trento, Dante Alighieri vuol dire quanto ci ha di gagliardo e di puro nelle intellettualità nostre. Come la luce del suo ingegno irruppe nelle tenebre dei tempi e li illuminò, così noi gli domandiamo che ora rompa le frontiere, e rafforzi il sentimento in tutti quelli che parlano il suo linguaggio ; giacché appena balbutiva prima di lui esso si levò a repentina e non più uguagliata altezza con lui. E il linguaggio è principio e mezzo di ogni azione morale. Se i tempi non richiedevano nè permettevano, eh' egli ponesse alla sua azione lo stesso fine che poniamo noi alla nostra, non possiamo dire, che il nostro fosse estraneo a colui, che, schietto e sicuro, scrisse che il Quarnaro . . .
«Italia chiude e i suoi termini bagna» A colui, cui favella e nazione voglion dire il medesimo. Ma se anche dovessimo affermare, che questo line nostro fosse estraneo a lui, ebbene, proseguiamolo con quel-T ardore e costanza, con cui egli, in patria e in esilio, tra amici e tra avversarii proseguì i suoi. Che agli uomini di buono e forte volere tutto riesce; invece, a quelli che nè sanno volere, nè si dirigono a giusta mèta niente riesce. Noi dobbiamo costituire associazione larga e potente come larga e potente è la poesia di Dante Alighieri, come larga e potente è stata 1' azione sua su tutta la vita intellettuale dell' Italia, dell' Italia, intesa non dentro il giro angusto dei suoi confini legali, ma dentro l'ampio giro dei suoi confini ideali, della maggiore Italia, come gì' inglesi chiamano maggiore Britannia, quella che si spande al di là delle spiaggie dell' isola natia per 1' u-niverso mondo. Quest' Italia è la civiltà italiana, il pensiero eh' essa porta ed esprime tra i popoli. Di questa Italia saremo cittadini solo, quando nell' amore di essa ogni divisione politica o religiosa si estingua, e tutti, di qualunque opinione si sia nel resto, ci professiamo fedeli suoi, fedeli alla memoria del suo passato, ai travagli del suo presente, alle glorie del suo avvenire."
Dopo il discorso, applauditissimo, dell'on. Bonghi, ha pronunziato alcune parole il comm. Armellini, sindaco di Roma.
Egli, nel nome della Capitale, ha dato il benvenuto ai congressisti, ed ha fatto i migliori augurii per l'opera del Congresso.
L' ordine del giorno recava 1' elezione della presidenza : ma 1' adunanza ha voluto che questo ufficio fosse assunto dagli stessi componenti il Comitato centrale.
Si sono, da ultimo, costituite varie Commissioni per lo svolgimento dei temi che sono proposti.
Il Congresso comincierà domani i suoi lavori."
La sera del 25 ebbe luogo la seconda adunanza, presenti molti deputati e senatori; sopra proposta dell'on. Bianchi il congresso deliberò di far plauso e di concorrere all' erezione del monumento a Dante Alighieri in Trento: e furono accettate le norme proposte dall'avv. Barzilai, fra le più vive approvazioni, onde procedere nella propaganda nazionale.
Il congresso si raccolse ancora una volta il giorno 26 ; e chiusi i lavori, fu tenuto un banchetto durante il quale furono pronunciati importanti discorsi dagli on. Bonghi, Martini, Luciani, ed altri onorevoli.
Seminario o Collegio di Capoflistria
(Continuazione vedi N. 7 e seg.)
Adì Dom.a 28 Febraro 1677 Fù stridato al luocor et hora soliti p. m. Pietro Fagher V. Com. Presenti m.ro Alberto Albertini. et m.ro Iseppo Diuari test.i ecc.
Nel Nome di Christo Ara., l'anno della sua Nat.à mille seicento settantasette Ind.e decima quinta, g.o di Venere, uintitrè del mese di Luglio, in Capod.a, nel Palazzo Pretoreo P.nti Pellegrin de Zorzi, et Zuanne Bonis Test.i
Alla p.za dell' Ill.mo, et Ecc.mo S. Anzolo Mo resi ni Pod.à e Cap.o, dalla cui bontà, e protetione si spera ogni felicità per il stabilim.to del Coll.o
Doue il S. D.r Agostin Vida Proc.re della Veneranda Scola di S. Ant.o Abbate di questa Città, in con-fermità della parte presa nel Capitolo sotto li ... dal q.to giorno in poi et in p.o hà cesso uenduto, et alienato una Casa solleuata coperta de Coppi posta in q.ta città nella Contrà di Porta Busterla, siue S. Maria Nona ! uicina alle rag.ni del Coll.o che si deue erigere in q.ta ] Città p. pub.o decreto, altre uolte uenduta al m.o Coll.o ; da Ant.o Besiach con lnstrom.to de di 6 giugno del- ■ l'anno pross.o pass.o, negl'atti di D. Rizzardo Vida pub.o Nod.o, q.le n. hebbe effetto stante eh'esso Besiach 1' haueua acquistata precedentem.e con pregiud.o d'essa Scola, il cui acquisto fu anco con sentenza dell' Ill.mo, j Ecc.mo S. Pod.a Cao.o tagliato sotto li 5 . . . pross.o j pass.o, con obliggaz. però, che fossero pagati li mi-glioram.ti fatti nella Casa al d.o Besiach, e come in J quella; Et questa d.o S. D.r còme sópra uènde et] aliena per prezzo de lire mille cento settantadue, eh' è in rag.e di quattro per cento, essendo stata stimata dà m.ro Zuane Isdrael perito compreso li miglioramenti lire mille settecento cinquanta otto alii SS. D.r And.a Tarsia Sindico, Cau.e Olimpo Gauardo, et Gou. Ant.o Brutti Deputati alle fabbriche di d.o Coll.o acquistanti per nome di d.o Coll.o la Casa med.ma ; A conto del qual prezzo confessa d.o S. Proc.r della Scola hauer fatto esborsare all' anted.o Ant.o Besiach lire trecento nouanta otto p. li quali disse douer stipularsi Instr.o col med.o à cautione della Scola, et il resto, che sono lire settecento settanta quattro doueranuo esser esborsate nella Cassa di d.a Veneranda Scola à prò, e benef.o della m.ma nel termine d' anno uno pross.o uent.o, et in q.to tempo doueranno essi SS. Deputati pagar lineilo in rag.e de sei per cento, che sono lire quaranta sei, soldi nouel senz' alcuna contrad.e ; E tanto promettono le parti di mant.r et oss.r sotto obligt.e, cioè li Deputati, essi acquistanti dei beni et effetti non solo del Coll.o anteno-miuato, mà etiandio delli loro proprii : Constituendo per ciò essi SS. Tarsia, Gauardo et Brutti piegi, et principali pagadori tanto per il Capitale quanto per li prò à cantione, e sicurezza della Scola di S. Ant.o sotto obligat.e in forma ecc, et tutti giurorno ecc.
Constituito nella Mag.ca Fiscal Camera di Antonio Zupponi, inteso il contenuto del presente Instr.o da me Nod.o inf.to letogli, hà come Castaldo della Scola med.a il tutto laudato, rattifìcato, et approbàto, promettendo ecc sotto obbligate de beni della Scola ecc P.nti il S. Cap. Ant.o Elio, et P.on Romano Romano Test.i ecc.
Et io Giulio Gau.o p. la Veneta aut.à pub.o Nod.o 3io stipulato il p.nte, et in fede ecc.
(Continua)
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IfcT otizie
Ieri si è raccolta in Parenzo a seduta la presidenza della società politica per deliberare tra altro su di una questione suprema, sulla esistenza della società compromessa seriamente dal contegno dei soci come -ebbe a rilevare in una sua lettera ai membri della presidenza, E egregio presidente Dr. Costantini. Le deliberazioni sono attese da tutti con la speranza di sentire risolta la grave questione in modo che le forze sparse e rilassate per molte ragioni, sieno chiamate a novella vita e disciplinate con un intento comune, e la presidenza stessa riprenda la direzione delle cose con la sicurezza di un forte appoggio che è indispensabile per portarle a buon fine. La questione, come si vede, è la stessa da noi sollevata parecchie volte, e ultimamente nel presentare ai lettori le lettere degli onorevoli Ba-seggio e Tedeschi; quella della costituzione del nostro partito nazionale.
Non possiamo dirne di più oggi, e attendiamo le notizie della seduta di Parenzo.
La patriottica sottoscrizione per il monumento a Dante in Trento procede come era da attendersi, coi migliori risultati. La III lista di soscrizione raccolse fiorini 691.82 e lire 5,290,50 che uniti agli importi raccolti fauno ascendere il fondo a fiorini 13313,43 e lire 37256,50.	___
Nel congresso del gruppo Pro Patria di Parenzo, tenutosi il giorno 16 marzo p. p. venne accolta con •entusiasmo la proposta del socio sig. Giacomo Amoroso, di mandare un telegramma di felicitazione e di conforto al comitato pel monumento di Dante a Trento. La direzione del gruppo pertanto spediva il seguente telegramma:
Avv. Dordi per comitato promotore monumento Dante Alighieri	Trento
„Gruppo Pro Patria Parenzo radunato iersera congresso con entusiasmo deliberava inviarvi da questi lidi presso Quarnero voce plauso conforto. Direzione lieta farsi interprete ripete
a Spirti vi aggiunga e vostra opra coroni"
Shisà
Poco dopo giungeva da Trento la seguente risposta: Sbisà Gruppo Pro Patria
Parenzo
, Ringraziamo carissimi auguri, speriamo fraterno concorso nobile terra istriana."	Dordi
Il periodico La Nazione italiana, organo della società Dante Alighieri, venne colpito dal bando per decreto dell' i. r. ministero della giustizia, e per conseguenza ne è vietata la circolazione postale in Austria.
La sera del 20 marzo nella seduta del consiglio della città di Trieste, venne data comunicazione della lettera inviata dal sindaco di Roma al podestà di Trieste.
Finita la lettura della lettera dalle affollate gallerie scoppiò un lungo fragoroso applauso.
L' on. Consolo disse che questa lettera pone il suggello a tutta quella serie di atti gentili usati da Roma alla città nostra nella luttuosa circostanza di onorare la memoria di Giuseppe Revere, vanto e gloria di Trieste ; e propose che il consiglio incarichi la presidenza di esprimere al sindaco ed al consiglio municipale romano i sensi della più viva inperitura gratitudine del municipio e della cittadinanza triestina.
La proposta venne accolta a grande maggioranza.
Ci scrivono da Vienna 20 marzo :
Sabato 15 corr. alle 8 p.. ebbe luogo 1' assemblea generale del Circolo accademico italiano in Vienna, alla quale intervennero pure gli onorevoli deputati al parlamento : Dr. de Vergottini, Dr. Lorenzoni, Dr. De-biasi e Monsignor Gentilini; il professor Filippo Zamboni, i D.ri Monaco, Bramo, Maylànder, Illich ed altri ospiti.
Il presidente commemorò con sentite parole la morte dell' egregio Dr. Giacinto Bullo da Capodistria, già socio del Circolo; e dopo aver accentuato alla perdita eh' ebbe a soffrire e la sua città natale e l'Istria, in lui essendo state riposte da' suoi conterranei le più belle speranze, siccom'era giovine di bella intelligenza, di vasta coltura e d' animo nobile ispirato a caldo amor patrio, invitò l'assemblea ad assorgere in seguo di cordoglio. La partecipazione presa da tutti gli intervenuti al luttuoso avvenimento, venne il dì appresso notificata dalla direzione del Circolo alla spettabile famiglia dell'estinto. — Venne quindi comunicato all'assemblea l'adesione espressa al Comitato di Trento per il monumento a Dante, osservando come la direzione aveva con lettera e telegramma salutato quel comizio patrio-tico e gli aveva augurato prospere sorti, promettendo da parte dei soci 1' appoggio e morale e materiale. Le parole del presidente furono accolte da un applauso fragoroso e si incaricò la presidenza di riferire all'Onor. Avv. Carlo Dordi, presidente del comitato a Trento la viva partecipazione da parte della gioventù italiana studiosa a Vienna. Parlò quindi il deputato Dr. Debiasi, il quale, altamente encomiando le nobili espressioni degli studenti, approvando quanto il presidente aveva detto circa il valore civile ed all' alto significato dell' opera intrapresa, finì il suo brillante discorso ringraziando a nome del comitato il Circolo ed innalzando un cordiale voto di prosperità al sodalizio fregiato da' due significatissimi epiteti: italiano e accademico. Un' ovazione spontanea, calorosa seguì alle espressioni nobili del valente oratore. — Vennero approvate le relazioni sull' operato della direzione durante il semestre ; ringraziati i patrocinatori del Circolo.
Fu votato un atto speciale di ringraziamento alla stampa liberale del Regno, delle provincie e di Vienna e, salultati cordialmente gli ospiti illustri alle 10'/2 veu" ne levata la seduta, ben a ragione da essi detta : eloquente manifestazione di sentimenti delicati, unita a serietà di propositi.	f. c.
Apprendiamo con viva compiacenza che il nostro comprovinciale prof. Domenico Tamaro, direttore della scuola agraria di Grumello (Bergamo) ebbe P onore di

essere invitato dalla „Società agraria di Lombardia" a tenere due conferenze a Milano Sulla coltivazione delle viti americane in Francia e intorno Ammaestramento pel viticultore italiano, onde prevenire o rendere meno
sensibili i danni della fillossera. --—---
Cose locali
Il signor comandante dei Vigili di Capodistria ci ba gentilmente comunicato l'invito pervenutogli di prender parte al terzo congresso dei Vigili italiani che avrà luogo in Roma dal 12 al 17 dal prossimo maggio contemporaneamente alle grandi feste per il Tiro Nazionale.
Bollettino statistico municipale di Febbraio 1890
Anagrafe: (Nati e battezzati) 36, fanciulli 20, fanciulle 16; morti 28, uomini 9 (dei quali 5 carcerati), donne 8, fanciulli 3, fanciulle 5 al di sotto di 7 anni; uati morti 2 maschi ed una femmina. Trapassati: 1. Riosa Maria di Biagio d'anni 54. — K. I. (carcerato) da Zara d'anni 53. — 2. D. I (carcerato) da Spalato d'anni 41. — Cernivanni Giacoma fn Antonio d'anni 47. — 4. Stradi Regina fu Pietro d'anni 67. — 11. Delise Rosa fu Giorgio d'anni 70. — 13. S. G. (carcerato) da Trieste d'anni 33. — 14. Urbana/. Matteo fu Michele d'anni 63. — 15. Bartolomei Santa fu Antonio d'anni 83. — Novello Salvatore fu Marco d'anni 81.
—	17. Dezorzi Domenica fu Nazario d'anni 81. — 18. Pinguentin Angela fu Matteo d'anni 81. — 20. Gerin Francesco fn Domenico d'anni 28.23. E. G. (carcerato) da Spormaggiote d'anni 46. — 24. Cernivanni Maria fu Michele d'anni 77. — 28. D. G. (carcerato) da Trieste d'anni 54. Più fanciulli 3, fanciulle 5, al di sotto di sette anni, nonché due maschi ed una femmina nati morti. — Matrimoni: 1. Luigi Vascon - Maria Zago di Giacomo. — Umer Antonio - Lucia Ossidi di Antonio. — Favento Matteo - Lucia Zago di Rocco. — Maier Giovanni - Maria Lonzar dì Giovanni.
—	Rasman Nicolò - Zucca Maria di Pietro. — Pizzamus Giovanni Battista - Antonia Viola di Giuseppe. — 8. Norbedo Andrea -Francesca Marsich di Francesco. — 9. Nazario Maier - Catterina Zago di Giacomo. — 10. Blàsi Giovanni - Maria Opara fu Matteo.
—	15. Giuseppe Vattovaz - Cecilia Grio di Nazario. — 16. Domenico Stefle - Elena Delconte di Antonio. — Fontanot Giuseppe -Giovanna Corrente di Pietro. — 17. Lonzar Giovanni - Savarin Giovanna. — Polizia-, arresti per sospetto di furto 2, per schiamazzi notturni 1. Usciti dall'i, r. Casa di pena 16; dei quali 5 dalmati, 2 istriani, 6 triestini, 1 goriziano, 1 tirolese. 1 italiano. Sfratati 14. — Insinvazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 0. — Certificati di spedizione di vino 4, per etto!. 184 e litri 39; per piante di vite 4 per pezzi 2800, di maglioli di vite 1 per pezzi 400; di olio d'oliva 5 per fusti 44 del peso di chilog. 6127, di sardelle salate 1 per barili 6 del peso di chilog. 295, di salamoia 1 per barili 1, del peso di chilog. 50. — Rilascio di nulla osta per la rinnovazione di permesso di viaggio marittimo 1. — Animali macellati: buoi 49 del peso di chilog. 9652, con chilog. 433 di sego; armente 19 del peso di chilog, 2806, con chilog. 165 di sego; vitelli 15. — Licenze industriali 3, di cui per vendita al minuto di vino 2, per vendita al minuto di commestibili 1.
Bollettino delle malattie zimotiche
Capodistria. Angina difterica: ammalarono in febbraio 3, dei quali 1 guarito e 2 morti. Angina crouposa : ammalati 1 e rimasto in cura. Influenza: rimasti dal mese di gennaio 25, e
guariti. — Lazzaretto. Nulla.
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Appunti bibliografici
Rivista critica della letteratura italiana, diretta da T. Casini, G. Mazzoni, S. Morpurgo, A. Zenatti. Roma — Firenze.
Lo scopo di questo periodico è indicato dal
titolo : — Rivista critica della letteratura italiana»,
—	Trattasi adunque di render conto al lettore di quanto può interessare veramente la storia letteraria, d'indicare le scoperte o le riproduzioni di manosrittir esaminare i nuovi studi dei contemporanei sopra opere dei nostri classici ecc. ecc., e così opporsi con alti intendimenti alla così detta critica commerciale che si giova dei giornali per strombazzare spesso i meriti molto discutibili di novellieri, romanzieri, poeti, tutto a beneficio della casa editrice. E poiché la moda è seguita spesso anche da qualche periodico serio, in cui la critica non ha un indirizzo con criteri certi, e procede a sbalzi secondo il varia-umore di chi appunta, così ben venga la Rivista critica.
La Direzione promette la pubblicazione regolare del periodico, e ne' due primi mesi dell'anno corrente tenne la parola. Il sommario di Gennaio fu già dato dalla Provincia; ed ecco qui quello del Febbraio scorso. A. Zenatti O. Brentari — Dante Alpinista — G. Mazzoni P. de Nolhac. Une date nouvelle de la vie de Pétràrque — S. Morpurgor G. Sercambi, Novelle inedite per cura di R. Renier
—	G. Setti. A. Cippolini Saffo — G. Mazzoni. E. Picot. Le monologue dramatique dans l'ancien théater francaise — Bollettino bibliografico.
Richiamo specialmente l'attenzione Bull' articolo di S. Morpurgo — Novelle inedite ecc., così per le cose vi si dicono su questo poco noto novelliere del trecento, come per la libertà di giudizi sul rifacimento del Renier.
Piacemi anche rilevare la lodevolissima tendenza, più spiccata in quest' anno, di indicare gli scritti di benemeriti professori liceali i quali conservano-la tradizione letteraria nazionale ; e ciò specialmente nell'articolo di T. Casini — Poesie di Vincenzo Monti, scelte e commentate ad uso delle scuole classiche da Giuseppe Piergili.
Così la Rivista farà molto bene a tenere alta la bandiera della critica estetica ; e a lodare i benemeriti docenti che fanno rifiorire gli studi letterari davvero, danno un più civile carattere al loro insegnamento, e imprimono un avviamento più razionale al lavoro de' loro discepoli ; ed invece di gingillarsi eternamente con Iacobone da Todi e con Giovanni Seccambi si danno a spiegare 1' Alfieri, il Parini, il Foscolo, il Monti. E una strigliatina ogni tanto non istarebbe male ai specialisti, e ai topi di biblioteca, che, trovata una qualche nota della lavandaja, o un qualche appunto di scrittore ignoto del trecento, subito ci ricamano sopra la loro dotta disquisizione, e montano sui trampoli per dimostrare
•come, qualmente quella tal data, o noterella, sono Importantissime per precisare l'ora di giorno o di notte dell' avvenimento tale, e della levata al sacro fonte dello scrittorello tal altro. E tanto più è utile ciò oggi, cliè con simili alzate di ingegno, e giuochi di prestigio si richiama l'attenzione del piccolo mondo buroratico, e si dà con fortuna la caccia alle cattedre; mentre valenti scrittori e insegnanti vengono balestrati da un capo all' altro del bello italo Regno, o sono per anni ed anni abbandonati nei più modesti licei o peggio nelle normali e nelle tecniche. Cou questo nou s'intende negare l'utile della scuola, veramente storica.
Tale il — Tesoro di Brunetto Latini versificato, memoria del D'Ancona, e di cui ci dà una buona recensione il Menghini. Sottoscrivo anche io alla chiusa dell'articolo — „Col nuovo lavoro il D'Ancona ha recato un bel contributo a' quegli studi nei quali da un pezzo e da più autorevoli voci fu salutato maestro."
Nei due numeri di quest'anno la Bivista si occupa anche di libri di amena letteratura. Certo non c'è molto da stare allegri; ma il suo autorevole giudizio gioverà sempre a rettificare le spudorate lodi della crìtica commerciale di cui sopra. Ed anche gli editori, s'intende, vogliono essere incoraggiati, quando stampano libri buoni. Tale per. esempio — Le Memorie del Giusti, uscito fresco fresco dallo stabilimento Treves, e sulle quali ha tenuto testé una dotta conferenza il Negri a Milano. P. T.
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PUBBLICAZIONI
Il sig. Giorgio Bonin, maestro comunale in Trieste, ci invia la seguente circolare che di buon grado pubblichiamo :
„Nella mia lunga pratica di 28 anni nella scuola ebbi 1' opportunità di convincermi, che l'insegnamento della lingua italiana non veniva sempre fatto in modo abbastanza pratico e razionale, perciò nell' intento solo di giovare alla causa dell'istruzione, e senza nessuna mira men che onesta di ambizione o di lucro, nei ritagli del mio tempo mi diedi a compilare Quaranta Lezioni settimanali per l'insegnamento pratico della lingua italiana, intercalate da altrettante di conteggio elementare ecc.
„Ora, incoraggiato da chi ne sa più di me, mi accingo a publicare per le stampe le dette lezioni, accarezzando la speranza che esse per la loro semplicità e per la forma loro, possano esser di potente ausilio così ai miei colleglli che inseguano, come agli scolari che imparano ed alle famiglie.
„Non appena avrò accolto l'adesione per mille copie — mi lusingo che ciò avvenga entro il prossimo aprile — consegnerò al tipoprafo il mio manoscritto, destinato fino d'ora l'eventuale netto ricavo a beneficio del Pro Patria.
,11 libro non costerà che 20 soldi soltanto, perciò amo sperare che così privati come Corporazioni diverse nella città nostra e delle provincie affini vorranno incoraggiare 1' opera mia.
Paolo Tedeschi. Artisti Istriani poco noti. — Estratto dall' Archivio storico per Trieste l'Istria e il Trentino, Voi. IV. fase. 2. — Roma. Direzione proprietaria editrice 1890.
Gli Artisti citati sono : Agapito Vito — Bartolomeo da Pola — Bernardo Parentino — Campsa Giovanni e Paolo — Camicetta Giuseppe — Carpaccio Benedetto
—	Carpaccio Vittore — Clereginus de Iustinopoli — Costa Bartolomeo — De Castro Andrea — Del Corrivo Nicolò — Del Vescovo Antonio, Del Vescovo Lorenzo, Donato da Parenzo — Domenico da Capodistria — Lovrana Francesco — Matteo da Pola — Moreschi N.
—	Pergamiu Giovanni — Taddeo da Rovigno — Trevisani Angelo — Venturi Giorgio e Vincenti Giorgio.
Contro la peronospora viticola
L'istituto agrario provinciale ha pubblicato le annunziate notizie del risultato delle esperienze contro la peronospora nell'anno decorso, in un opuscoletto di 16 pagine intitolato : — Esperienze decisive contro la peronospora viticola nel 1889 del Prof. Carlo Hugues, direttore dell' istituto agrario e della stazione sperimentale dell' Istria. — Parenzo tipografia Gaetano Coana.
Rileviamo che le esperienze si limitarono al saggio comparativo della poltiglia bordolese diluita, dell'acqua celeste, della soluzione al 3 per mille di solfato di rame, e dei zolfi ramici a titoli scalati dal 1 al 5 per cento : i risultati ottenuti si possono dichiarare del tutto decisivi, e tali da potere offrire indicazioni precise alla pratica.
Le esperienze furono fatte nei vigneti dell'istituto agrario iu Parenzo, a pochi metri sul livello del mare, e in quelli di Pisino a 300 metri di altezza, su terra bianca (tassello).
Premesso un cenno sull' andamento della infezione, seguono le descrizioni esatte delle esperienze in accurate tabelle nelle quali figurano per vari vitigni, ed epoche, i guasti, fissate a 10 le parti del fogliame. Crediamo utile riportare per intiero la conclusione-.
„Nelle speciali condizioni dei vigneti sperimentali di Pisino (le osservazioni nei vigneti di Parenzo furono sospese causa la disastrosa gragnuola nella terza decade di luglio) posti su terra bianca della formazione del Tassello dell' Eocene, umida e fredda in primavera e in autunno, situati a 300 metri sul livello del mare, in clima nebbioso ed umido tanto in maggio e giugno, quanto in agosto e settembre, i trattamenti puri con gli zolfi ramici, o misti, iniziati coi zolfi rameici e continuati colla poltiglia bordolese diluita, parrebbero meno efficaci dei trattamenti multipli colla sola poltiglia bordolese diluita.
I trattamenti col solo zolfo ramico non valgono, nelle suddette condizioni, a difendere efficacemente il fogliame dopo le pioggie dell' agosto.
In queste speciali condizioni di clima e terreno, si accentua singolarmente l'influenza della varietà del vitigno sull' esito dei singoli rimedi, ìli modo da determinare notevoli perturbazioni nella graduatoria dell' ef-
ficacia dei rimedi stessi applicato ad una serie di differente varietà di uve, e da porre in tutta evidenza il bisogno di tenere calcolo di questo importante fattore nell' istituire e condurre questo genere di esperienze.
L'effetto poi notevolmente superiore della seconda solforazione al 5 % di solfato di rame, non susseguita da altro trattamento applicata agli 11 luglio poco dopo la ripresa dell'infezione dei primi di detto mese, in confronto della seconda solforazione susseguita dell' applicazione della poltiglia bordolese in agosto, ma ritardata sino ai 17 luglio, e cioè tino alla nuova ripresa avveratasi in quei giorni, chiaramente addimostra l'assoluto bisogno di combattere l'infezione energicamente ad ogni sua ripresa, e di non ritardare di troppo nel porre in azione la poltiglia bordolese diluita.
Ammessa pertanto in massima la convenienza di attenersi ai trattamenti misti, altrove constatati efficacissimi, non puossi però sottacere cbe, date le particolari coudizioni delle esperienze qui menzionate, debba riuscire più confacente il trattamento sollecito e ripetuto colla sola poltiglia bordolese diluita, alla quale spetterebbe quindi per ora la preminenza sopra ogni altro rimedio."
Ci permettiamo manifestare il desiderio che dell' accennato opuscolo, come degli altri pregiati lavori del prof. Hugues, che sortono a spese dell' istituto provinciale, ne sia fatta una più larga distribuzione nella nostra provincia. Domandatone, ci venne detto cbe la giunta provinciale dispone per la distribuzione delle pubblicazioni ; provveda dunque.

Echi della Conferenza Candeo
L' egregio abate Don Angelo Candeo, in una lettera diretta al nostro relatore, così si esprime intorno alla relazione della conferenza, da lui tenuta a Capodistria sulla peronospora viticola, inserita nell' ultimo numero della ' rovincia:
Devo anzitutto tributare un sentito ringraziamento e sincera lode alla redazione, che volle riportare fedelmente nelle colonne del pregiato giornale i punti principali della mia estemporanea conferenza, che tenni a Capodistria, nella domenica, 2 marzo 1890, contro la peronospora viticola.
Avendo in quest' occasione toccato della maniera di liberare la vite dalla Conchylis ambiguella Hubn., tignola del fiore delle viti, vulgo carolo, mi arrogo la libertà di fermare 1' attenzione circa l'epoca di combattere questa dannosissima farfalletta notturna e ciò nell' intendimento di togliere un' equivoco incorso.
Questo pestifero lepidottero si può distruggere, come dissi in quella conferenza, in due maniere, cioè: o cospargendo i grappoli con una mescolanza di zolfo e tabacco, polvere insetticida per eccellenza, o meglio irrorandoli con un' infusione acquosa di tabacco bollito.
Ebbene, al fine di ritrarre dall' uno o dall' altro dei due suaccennati trattamenti un profitto sicuro, si deve fare V operazione al primo incominciare della fioritura e non subito dopo, come ebbe a riferire il sum-mentovato relatore, perchè attendendo per l'applicazione dei rimedi la sfioritura, si dà agio intanto alla farfallina di arrecare dei gravi danni ai grappoli. Noto questa circostanza di fatto per mettere per così dire le cose a
posto e per evitare, che s'abbia eventualmente ad incolpare d'inefficacia un rimedio, del quale nessuno pone-in dubbio la potenza insetticida.
A chi poi avesse difficoltà di usare contro il carolo l'uno o l'altro dei due proposti rimedi, consiglierei di esperimentare la ricetta seguente:
Si prenda della calce viva polverizzatasi da sè, la si asperga con una fitta pioggerella di petrolio, si mescoli ben bene per modo che la calce si umetti equamente e poi si vagli il tutto attraverso uno staccio finissimo. Preparata in tal guisa la mescolanza, la si sparga sui grappoli all' epoca della fioritura, servendosi, per tale bisogna, dei soliti soffietti di solforazione. *)
Eaccomando caldamente ai viticultori bersagliati dalla tignola (carolo) 1' adozione di questo semplice rimedio, perchè è certo, che l'ingrato odore emanato dalia-calce impregnata di petrolio fa sloggiare dai grappoli il dannoso vermetto con non pochi altri insetti, se vi si trovassero ; vari viticultori di Neive, i quali ebbero ad esperimentarne la prova, riportarono risultati tali da rimanerne molto soddisfatti.
Riguardo alle polveri cupreo-solfine, io dissi, che le approvo per una volta tanto — cioè durante la fioritura — onde proteggere i grappoli dai possibili attacchi peronosporici in quel periodo talora pericoloso ; e poi,, siccome non danno per sè nè pei rapporti climatologici sicurezza di effetto, mi attengo a ciò che è più sicuro e più economico. Do in poche parole la preferenza assoluta alle proposte irrorazioni cupreo-calciche, perche-queste sono incomparabilmente più efficaci ed esercitano-contro la peronospora una continuità d'azione, la qualer se vi è alcuno che desiderasse di sapere il perchè, trova la sua spiegatone nel seguente processo chimico.
La miscela cupreo-calcica, che è costituita dal solfato di rame e dall' idrato di calce si sdoppia per decomposizione iu solfato di calce ed in idrato di rame. Ora l'acido carbonico, che viene emesso dalle foglie, reagisce in presenza dell'idrato di rame sul solfato di calcio e mette quindi iu libertà l'acido solforico, che era contenuto nel formatosi solfato di calce. Quest' acido solforico, disciogliendo a poco l'idrato di rame vi si combina in modo da riprodurre da uua parte il solfato di rame e da ricostituire dall' altra l'idrato di calce. Il suddescritto sdoppiamento e la suaccennata ricomposizione degli elementi, che entrano a comporre le miscele cupreo-calciche, spiegano alla buona il perchè dette mi-scelle esercitino una continuità d'azione contro la peronospora.
Posto in chiaro l'equivoco, colgo l'occasione per rinnovare in tale incontro a tutti gli abitanti di Capodistria cominciando dall' Ill.mo sig. Podestà l'espressione della più sentita riconoscenza ed incancellabile dolce memoria.
Mestrino (Padova), 20 marzo 1890
Don Angelo Candeo
*) L'egregio abate ci farebbe una gentilezza assai gradita, se volesse avere la compiacenza d'indicarci con precisione la dose del tabacco e la quantità d' acqua, che egli impiega per approntare l'infusione, ed inoltre volesse dirci le proporzioni della calce e del petrolio, che occorrono nella preparazione di quest'ultimo rimedio. Sicuri, che il molto rev. abate vorrà usarci questa cortesia gli anticipiamo a nome di molti le più sentite grazie.
_Un viticultàre appassionato