ANNO V. — 1». Sabbato 11 Maggio 1850. Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L' abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. diss£rtazioh£ SUL FIUME TIMAVO del def. cons. Francesco Dr. Savio. Un fiume che nasce da una screpolata roccia in un sito intorno del quale non si vedono che sterili ed aride montagne, un fiume che nella sua sorgente e cosi grande quanto lo e li ove scaricasi nel mare, e sempre un fe-nomeno, che puo meritamente svegliare 1'attenzione degli uomini, e se a queste singolarita s'aggiunge, che, a canto della sorgente v' era una selva amena, che in fondo di questa si ergeva un tempio dedicato a Diomede O ; se si pon mente che gli Argonauti di ritorno ') Strabone nel libro VII della sua opera, che puo dirsi un misto di geografia e storia, fa menzione del tempio che in vicinanza delle sorgenti del Timavo s' era eretto a Diomede, e della selva amena che vi era in fondo di questo seno. Ecco le di lui parole tradotte in latino: Templum ad Timavum Diomedis memorabile est, portum habet et lucum amoenum etiam fontes aquae fluvialis statim lato altoque flumine in mare exeuntis. L' autorita di questo scrittore e senza dubbio grandissima, e tutti quelli che d' esso ne parlano, 10 encomiano per le molle ed esatte sue cognizioni procuratesi con gran fatica, non avendo alcuno dei geografi, che lo precedettero, viaggiato tanto quanto Strabone. Si legga a questo proposito Tommaso Pope Blount ali' art. Strabo, ove raccolti si leggono tutti i giu-dizi che hanno dato i letterati piu accreditati di questo scrittore. Censura celebriorum auctorum, Genevae 1694, un vol. in 4.to Qui si presenta per i curiosi una questione, cioč : qual fosse quel Diomede, a cui erasi inalzato questo tempio, se quello che nella storia si riscontra per re di Tracia, oppure quello che con Ulisse involo da Troja il palladio. II con. Filiasi nelle sue memorie storiche dei Veneti primi e secondi discute questo punto e con plausibili ragioni sostiene essere stato 11 Trace. Tom. II. cap. XXIX. Chompre aH' oposto nel suo dizionario mitologico vuole che il tempio presso il Timavo inalzato fosse a Diomede Etolo e non al Trace. Tom. I, pag. 355. dalla loro spedizione nella Colchide per 1' acquisto del vello d'oro, sieno approdati a queste spiaggie1); se ') Non si pretende qui di sostenere come un fatto in-dubitato di storia la comparsa degli Argonauti nelle acque deli' Adriatico, e molto meno il inodo con cui si vuole che capitati sieno in queste regioni; ma si vuole soltanto provare che la fama da tempi piu re-moti fosse universale; che questi eroi, di ritorno da quella strepitosa loro spedizione, approdati sieno a queste spiaggie. Dell' arrivo degli Argonauti nell' Adriatico vi e una lunga serie di scriltori che parlano, i quali vengono qui citati per ordine di tempo. Avanti 1' čra volgare scrissero Polibio e Corne-lio Nepote, il primo precedette la nascita di G. C. anni 220, 1' altro 75. Posteriori ali' ora volgare sono Strabone di 15 anni, indi Plinio l'istorico d'anni 75, Giustino 1' abbreviatore di Pompeo Trogo che visse il secolo II, Sozomeno il secolo IV, Isidoro il secolo VI e Cedreno il secolo XI. Agli scrittori sinora citati si possono aggiungere Marziale e Claudiano, i quali coi loro versi alludono al ritorno di questi avventurieri e del loro arrivo a questi lidi. Tutti questi scrittori, se anche sufficienti non sono a provare la verita del fatto, provano perd incon-trastabilmente essere stata fama universale, traman-data dai tempi piu lontani sino ai giorni nostri, del loro sbarco nelle acque deli' Adria nelle vicinanze del Timavo. Lo Schonleben nella sua Carniolia starnpata 1' anno 1651 e dopo d' esso il Bar. Valvasor nella sua opera intitolata: Die Sij re beS £er$ogtfcumž Srain, del 1689, ritengono il fatto per indubitato, e si oc-cupano moltissimo intorno a quest'argomento, come quello da cui prendono motivo di stabilire P epoca della fondazione di Lubiana, che si fa piu antica di Roma di 472 anni. Fra Ireneo della Croce parla istessamente del-1'arrivo degli Argonauti in queste parti nella sua storia della citta di Trieste, lib. I, cap. II. Su questo argomento si e trattenuto anche il co. Filiasi nelle sue Memorie storiche dei Veneti primi e secondi tom. II, cap. XXVIII. Dell' impresa degli Argonauti abbiamo due poe-mi uno greco di Appollonio di Rodi che visse 232 finalmente si chiama a memoria, che Antenore, fuggiasco co' suoi dalla distrutta Troja, sia passato in vicinanza di questi lidi pria che si collocasse in quelle sedi cheil destino riservate gli aveva, non dovra punto sorpren-dere che molti poeti deli' antichita abbiano coi loro versi celebrato questo fiume, il quale per altro pel brevissimo suo corso appena poteva sembrar degno che d' esso si facesse menzione Virgilio 2), anni deli'era cristiana; di questo poema non ci sono pervenuti che quattro libri. Una ristampa di questo poema e non ha molto sortita dalla tipografia di Carlo Tauchniz di Lipsia. L* altro, Jatino, di Cajo Valerio Flacco del secolo I deli'era volgare. Prevenuto il poeta da morte immatura non pote condurre a fine il suo poema, di cui vi restano otto libri. *) Della venuta d' Antenore nell' Adriatico parla Virgilio nel libro I deli' Eneide dal verso 245 sino al 250, e piu diffusamente e da storico Livio subito nel prin-cipio della sua storia. Lo Scardeonio nella sua opera De antic/uitate urbis Patavii, pag. 7 e 8, edizione di Basilea del 1560, stabilisce Antenore per fondatore d'una citta che dal suo nome Antenorea si chiamava, e coll'au-torita del Sabellico soggiunge esserlesi cangiato ii nome in quello di Patavium. 2) Virgilio in tre luoghi dei suoi diversi poemi fa menzione del fiume Timavo. La prima nell' egloga VIII vers. 6, ove dice: Tu mihi seu magni superas jam saxa Timavi. Sive oram Illgrici legis aequoris. La seconda nel lib. III, della Georgica vers. 475: Jam sciat aerias alpes et norica siquis. Castella in tumulis, et Japidis arva Timavi. La terza nel libro I deli' Eneide vers. 342 e se-guenti: Antenor potuit mediis elapsus Achivis lllyricos penetrare sinus, att/ue intima tutus Regna Liburnorum et fontem superare Timavi. Ouesti passi di Virgilio ci portano alle seguenti osservazioni: а) Che tanto il monte, da cui nasce il fiume, quanto il fiume stesso porti il nome di Timavo. Volendo Virgilio aditare il monte dice saxa Timavi g fontem Timavi quando vuole che s' intenda il fiume. б) Che Virgilio tanto nell' egloga VIII quanto nel lib. I deli' Eneide si serve deli' espressione: superas jam saxa Timavi, fontem superare Timavi, che il verbo superare (su di cui Servio si spiccia alla breve col dire che sia un termine nautico) significhi propria-mente pervenire ad un determinato luogo dopo es-sersi cacciato in alto mare, lo che si desume dal riflesso, che Virgilio lo oppone al legere oram, che significa viaggiare radendo le coste, che e appunto il contrario del viaggiare in alto mare, ed in questo medesimo senso si serve egli di questa voce nel verso 244 del lib. I deli' Eneide, ove dice fontem superare Timavi. <0 Che collochi il fiume Timavo nella Giapidia. Lucano l), Cajo Silio Italico a), Marziale 3), Sta- ') Marco Anneo Lucano, spagnuolo nativo di Cordova e-ducato in Roma, nipote ex fratre di Seneca il filoso-fo, fu poeta di grido, compose il poema col titolo: Pharsalia, che e la guerra civile tra Cesare e Pompeo. Ebbe per moglie Pale Argentaria, che gli fu d'aiuto nella composizione del poema, e che lo corresse dopo la di lui morte che segui per ordine di Nerone amotivo della parte ch'ebbe nella congiura Pisoniana. Ouesto nel lib. VII del suddetto poema, ove parla deli' augure Cornelio che pošto sul colle, da cui scatu-riscono le acque termali d' Abano, presenti la per-dita di Pompeo nella famosa battaglia contro Cesare, cosi canta: Augur colle sedens, Aponus terris ubi fumifer exit Atque antenorei dispergitur unda Timavi. Ognun vede che Lucano colP attaccare P epiteto d'Antenoreo al Timavo altro non abbia voluto che alludere al passaggio d'Antenore nelle vicinanze del Timavo; ma questo e appunto cio che puo aver tratto in errore Flavio Biondo, scrittore del secolo XV, il quale nella sua Italia illustrata vuole che ilMedoaco maggiore cioe la Brenta sia il Timavo, ed a confer-marlo in quest'errore puo aver contribuito Stazio ancora, che nella sua ode saffica ad Maximum Ju~ nium chiama Livio Timavi alumnum. 2) Cajo Silio Italico fu console di Roma P anno in cui mori Nerone. Esso lascio un poema che ha per oggetto la seconda guerra cartaginese. Ouesto resto sepolto nelPobblio sino al concilio di Costanza ed in quel tempo lo scuopri Poggio nel monastero di S. Gallo nelPElvezia. Nel lib. XII egli parla del Timavo : Haud levior generis farna, sacroque Timavo Gloria et euganeis dilectum nomen in oris. 3) Marco Valerio Marziale nalivo di Bilbili oggi Bubiera nel regno d'Aragona, venne giovinetto a Roma, ove si trattenne pel corso d' anni 35. Nell' epigramma XXV lib. IV De litoribus Attini fa un'apostrofe alle vicinanze d'Altino, compreso dalle loro delizie, promette di volervi cola passare i suoi ultimi giorni, da che si puo facilmente conghietturare, ch'egli debba aver visitate quelle contrade, delle quali parla con tanta prevenzione. La prima volta adunque ch' esso fa menzione del Timavo, si e nel citato epigramma al terzo distico: Et tu Ledaeo felix Aquileja Timavo Hic ubi septenas Cyllarus hausit aquas. Nell' intelligenza di questi due versi hanno preso un granchio solenne tanto il Bar. Valvasor quanto Fra Ireneo della Croce, ma ognuno in diverso modo. II primo colPaver sospettato che Marziale abbia chiamato felice Aquileja per motivo delle belle an-guille, che dice trovarsi in questo fiume. Ecco le di lui parole: @on(t tiefet man bet;m Sleltano, baj3 ber HtmaouS ©trom ber attertveffltdfjlten imb feljr fdfjonen žtal gebe. 2luf roelcfje trefflic^e gifc^erep mfteicfjt unter an= zio CIaudiano 2), Ausonio 3) tutti ne parlano chi piu chi meno. Sem (J?artiati3 mag gefetjen feaOcrt tn bern cr bte <3tabt SfgEar um dež Jtntaut tmtfen fiir gliicffelig preifet taut biefeš fetnež Q3eifež: Et tu Ladaeo felix Aquileja Timavo. Ma non s'avvede egli che non era duopo d'andare in traccia di ragioni, per le quali Marziale dissefe-lix Aquileja Timavo, se la ragione addita egli stesso nel verso seguente: Hic ubi septenas Cyllarus liau-sit aquas. La chiama felice per essere vicina al Timavo luogo che portava seco le reminiscenze di un strepitoso avvenimento che e quello della venuta degli Argonauti a queste parti; fra i primi dei quali vi erano Castore e Polluce, figli gemelli di Leda. * L' allusione che fa il poeta agli Argonauti e evidente si per P epiteto, chealludeal Timavo, come ancora per la menzione che fa del cavallo di questi due fratelli, che si chiama Cillaro, a proposilo del quale canta Virgilio nel lib. III della Georgica vers. 85-90: Tališ Amgclaei domitus Pollucis habenis. Cgllarus et quorum graii meminere poetae. Fra Ireneo dal pentametro: Hic ubi septenas Cyl-larus hausit at/uas, trae argomento di dire, che la mente del poeta fosse di voler far credere, che la nave degli Argonauti discendesse pel Timavo nell'A-driatico; ma il buop religioso, che in questo parti-colare ha seguite le pedate deli' annalista della Car-niolia Schonleben si e ingannato di inolto, ed ha dimostrata poca critica e poca cognizione delle lo-cuzioni poetiche. Quel Cgllarus hausit aquas indica propriamente, che Castore eol suo cavallo sia stato in quesli contorni nelle vicinanze del Timavo, e che pote percio dissetarlo a quella corrente; ed a confer-mare che questa sia stata la mente di Marziale con-corre anehe il verso deli' epigramma XXVIII: Quam prius astrifero Cyllarus ore bibit, di cui si dira piu sotto. In questo senso canta Virgilio nell' egloga I, v. 64 : Aut Ararim Parlhus bibet, aut Germania Tigrim e cosi Lucano nel lib. X, v. 40 della Farsaglia parlando d' Alessandro il grande: Ambissetque polos, Nilumque a fonte bibisset. La seconda volta, che fa menzione Marziale del Timavo si e nell' epigramma XXVIII de Partheniana toga distico 4, lib. VIII: An tua multifidum numeravit lana Timavum Quem prius astrifero Cgllarus ore bibit. La terza nell' epigramma 89, lib. XIII: Laneus euganei Lupus excipit ora Timavi Aequoreo dulces cum sale pastus aquas. ') P. Papirio Stazio napoletano, che visse nel secolo I deli' era volgare sotto Domiziano 1' ultimo dei Vespa-siani; le principali sue opere sono i 12 libri della Tebaide e i due deli' Achilleide. Questo poeta fa di Non minore & la rinomanza storica di questo fiume quelIo ne sia la poetica, colla differenza pero, che di tutto quello che si e detto di favoloso, provenga la mag-gior parte dagli storici e geografi, i quali a gara hanno passaggio menzione del Timavo nell'ode che esso scrisse a Massimo Giunio, e contrasegna Livio che espressamente non nomina, eol chiamarlo Timavi alumnum. 2) CIaudio CIaudiano poeta che visse nel secolo IV al tempo di Teodosio, e de'suoi figli Arcadio ed Ono-rio, altri lo fanno nativo di Firenze, altri d' Ales-sandria d'Egitto, lo che pare per molte ragioni assai piu probabile, scrisse diversi poemetti, nei quali fa replicate volte menzione del Timavo. Primo nel carme De bello gotico cominciando dal verso 60 fino al verso 65: Nune nune o socii temeratae sumite tandem Italiae poenas, obsessi Frincipis oras Excusata nefas, deploratumque Timavo Vulnus. Con quel deploratumque Timavo vulnus allu-de il poeta al rovescio, che soffri Parmata romana, la quale accampata si era presso il Timavo, e di cui parla Livio diffusamente nel lib. I, cap. della decade V della sua storia. Fa CIaudiano ulleriormente menzione nel poe-■ metto De III Consulatu Honorii vers. 120. Phrpgii numerantur stagna Timavi. Qui il poeta eol chiamar frigio il Timavo allude apertamente al passaggio d'Antenore; il quale, come ognun lo sa, era Trojano, e Troade si chiama il paese di cui Troja era la capitale. Troade poi ap-parteneva alla Frigia Elespontiaca, ed e per questo, che presso Virgilio Phrgges e Trojani sono sinonimi. Si legga su di questo cio che Cellario serive con grande precisione nel tom. II della sua Geograpliia antiqua pag. 61. Finalmente nell' altro suo picciolo poema De VI Consulatu Honorii ove mette il Timavo in Iinea eol Ticino, coll'Adda, coll'Adige e eol Mincio: Colla levant putcer Ticinus ed Addua vice Caerulus, et vetox Alhesis tardusqe meatu Mincius inque novem consurgens ora Timavus. 3) Decimo Magno Ausonio, francese di Bordeaux, poeta latino del secolo IV, visse sotlo gPimperatori Valen-tiniano, Graziano e Teodosio; nel suo: Ordo nobi-lium Urbium nell'encomio che fa a Bordeaux, a cui assegna il luogo XIV, parla anehe del fiume Timavo e ai versi 33, 34 cosi canta: Non Oponus potu, vitrea non luce Nemausus, Purior, aequoreo non plenior amne Timavus. Ma non son questi i soli poeti, che abbiano fatto menzione del Timavo, vi e un altro, Sidonio Apol-linare del secolo V, Antonio Coccio Sabellico. sognato tante fole, che con difficolta si perdonerebbero agli stessi poeti ')• Si e detto dagli storici contro la verita di fatto, che le acque del Timavo sieno salate, si e detto che tra i molti fori dai quali sgorgano le acque di questo fiume, uno solo ne sia, che le tramanda dolci 2). Si e detto, che quest' acque nella loro origine vadano soggette al flusso e riflusso 3); che sieno micidiali agli uomini ed alle be-stie. Si e detto finalmente, che per la cagione della loro freddezza non vi si trovino pešci4); che in quelle caverne, le quali per molte bocche tramandano le acque, vivessero coccodrilli ed alligatori, ed altre simili cose 5) che si an-dranno toccando in appresso in questa breve dissertazione, nella quale lo scrittore si b proposto d'unire insieme e presentare tutto cio che si e detto di queslo fiume, e sceverare il falso dal vero, sia percio che risguarda la di lui topica situazione, origine, qualita dell'acqua, sia ') Presso che tutti quegli scrittori che hanno parlato del ritorno degli Argonauti dalla loro spedizione hanno parlato anche del Timavo: si veda nota 1, col. 2, pag. 1. 2) Polibio e stato quelIo, che ha dato voga alla diceria, che delle molte bocche dalle quali sgorgano le acque del Timavo, una sola sia quelia che le tramanda dolci, e salate tutte le altre. II padre Atanasio Kircher, gesuita tedesco, nativo di Fulda, fu nell'erronea opinione, che le sorgenti di questo fiume patissero le medesime vicissitudini del mare, ed esaminando 1' origine del fiume s' affatica nel tempo stesso di stabilire un'ipotesi, con cui spiegare quel fenomeno che esso gratuitamenle sup-poneva. Per comodo di quelli che non hanno 1' o-pera, che egli scrisse col titolo: Mundus subterra-neus, sono le sue parole tratte dalla pag. 30 del-1' edizione Amsterdam del 1678 (queste parole furono fatalmente omesse nell'originale con-cetto, ma vi supplisce la citazione che si ritiene esatta). II bar. Valvasor ripete in idioma tedesco quello che scrive il P. Kircher in latino tom. I, pag. 613 edizione di Lubiana del 1689. 4) II piu volte citato con. Filiasi al cap. XXVII del tom. II, delle sue Memorie sloriche dei Veneti primi e secondi, dice che il Timavo per la freddezza delle sue acque sia privo di pešci, non appoggiato perd ad altro fondamento, che ad un almeno cosi si dice. 5) Lo stesso con. Filiasi al loco citato, racconta esser stati di quelli che dissero, che nelle caverne di questo fiume vissero coccodrilli ed alligatori; non fa perd menzione nominatamente di quei tali, che col farsi autori di queste fole dimostrarono la profonda loro ignoranza deHa.. storia naturale. per cio che ha rapporto aglioggetti che gli sono d'intor-no, i quali hanno variato moltissimo col volger dei secoli. Se aver si potesse quel trattato, che scrisse in latino certo Filippo Pincio, avvocato Veneziano, col titolo: Pro vetustarum de Timavo flumine opinione, e di cui ne fa menzione lo Zeno nelle sue annotazioni alla Biblioteca deti' eloquenza italiana di monsignor Fontanini, ci verrebbe senza dubbio con cio fatto di apprendere molte cose in-torno alle diverse opinioni, che avevano gli antichi di questo fiume, delle quali noi per avventura siamo privi ')• I principali punti che si sono presi in vista in que-sto scritto sono i seguenti: a) La topica situazione del fiume, le di cui aggiaceuze, il modo deli' origine. b) II numero delle bocche per le quali sgorgano -le acque?dai meati sotterranei. c) La provenienza di queste acque. d) Se queste sieno salate o dolci, se sieno nocive o meno. e) Se le sorgenti vadano soggette al flusso e riflusso. f) Se questo fiume nutrisca pešci. g) La larghezza dell'alveo, e lunghezza del corso. Sopra tutti questi, si trattera in altrettanti separati ca-pitoli. Merita che su di cio si legga la Geografia antica di Cristoforo Cellario vol.I, lib. II, cap. IX. Esso col-F aulorita di Cassiodoro, di Socrate, lo Scolastico scrittore del secolo V, di Claudiano, della tavola di Peutinger, deli' Itinerario di Antonino nomina citta e fiumi in vicinanza del Timavo, cioe Aquileja, Trieste, 1' Isonzo, il fluvius frigidus oggi il Vipacco, che non permettevano in alcun modo d'andare in cerca del Timavo ove per ragione di queste vicinanze esservi non poteva. (Continua). RIEMPITURA. inscrizione in s. giovanni di lonche. ///////////////az/nitem V.//////»tiatin lllllIlllHIni • hosp vosimiano • ai/// ann - xxii- meni st-appvleiae-t// conivgi • eivs dier* xv vii an ////////ncidervniv l/f ati dii xxi//