OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 349-370 Si entra cosi in un'epoca caratterizzata dalle signorie feudali, ecclesiastiche in-nanzitutto, quindi private e comunali. Basti pensare alle signorie germaniche, al Patriarcato di Aquileia, alle proprietà dei comuni istriani. E mentre tutto questo succedeva, ecco affacciarsi la Serenissima, che di li a poco s'insedierà lungo la costa istriana e qua e la al suo interno, mentre l'Istria centrale diverrà di pertinenza asburgica, dando vita ad una sorta di dualismo competitivo che vedrà contrapposti questi due colossi per tutta l'età moderna. Per studiare le sorti agricole di questa fase della storia istriana, ci sono tutta una serie di documentazioni: basti pensare al ricchissimo patrimonio archivistico della Contea di Pisino. Quindi i lasciti testamentari e le altre documentazioni notarili, gli statuti comunali, i catastici dei fondi di proprietà di monasteri, di chiese, di confraternite e ospedali, e dei singoli privati, vari inventari, ecc. Tutta una serie di documentazioni archivistiche, in parte studiate e pubblicate che, se esaminate, ci permettono di avere un quadro esauriente circa le condizioni del paesaggio agrario d'epoca. Dall'esame di tutto ció viene fuori un quadro molto interessante della civiltà contadina istriana in epoca medievale, e dei rapporti intercorsi tra città e campagna, nonché tra proprietari e lavoratori della terra. Di ció s'è fatto interprete Franco Colombo nel suo studio, che ci riporta ad un passato che sta alle origini della nostra odierna civiltà contadina. Denis Visintin Marija Mogorovič Crljenko: NEPOZNATI SVIJET ISTARSKIH ŽENA. Položaj i uloga žene u istarskim komunalnim društvima: primjer Novigrada u 15. i 16. stoljecu. Zagreb, Srednja Europa, 2006, pp. 208 Il libro della giovane storica polese apre un nuovo capitolo nell'ampia e variegata produzione storiografica istriana: quello della storia di genere. Si tratta di una branca della ricerca storica dalla recente formazione che ha iniziato a diffondersi negli anni Settanta parallelamente all'avvio dei movimenti femministi. Tuttavia lo studio dell'autrice polese - a differenza di quelli che erano, e per certi versi continuano ad essere, i primordi della ricerca legata alla storia di genere - non riguarda le biografie di donne di rilievo ma intende partire dal basso, ponendo in risalto, come si evince chiaramente dal titolo stesso, i lati più oscuri della semplice donna istriana. E questo non perché la nostra penisola non abbia prodotto personaggi femminili di rilievo (emblematico è in questo senso il caso di Giuseppina Martinuzzi) ma perché l'autrice 350 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 349-370 non sceglie vie facili per giungere al suo scopo e considerando soprattutto il fatto che il suo campo di interesse spa-zia principalmente fra tardo medioevo e prima modernità che meno di periodi più recenti si presta a simili iniziative. In passato alcuni illustri autori istriani e non (Lujo Margetic, Darja Mihelič, Miroslav Bertoša e Darko Du-kovski) si sono avvicinati all'argo-mento, trattandolo tuttavia soltanto marginalmente all'interno di opere monografiche o sotto forma di saggio, ed anche per questo fatto possiamo asserire che "Nepoznati svijet istarskih žena" (Lo sconosciuto mondo delle donne istriane) presenta il primo tentativo completo di ricostruzione della situazione della donna nella società istriana. Nella sua ricerca, la Mogo-rovic riesce a cogliere in pieno quegli aspetti poco conosciuti e invisibili della quotidianità della donna istriana fra Quattro e Cinquecento concentrandosi in particolare sul caso di Cittanova. Per farlo, l'autrice analizza vari segmenti, sinora del tutto sconosciuti, della donna istriana basandosi principalmente su fonti di archivio inedite quali la documentazione prodotta dai podestà di Cittanova fra 1492 e 1600 (processi civili e penali, testamenti, censimenti ecc.) ed i libri battesimali della parrocchia di Albona (1536-1583) e della stessa Cittanova (1591-1632) che integra con le fonti edite degli statuti di diverse città istriane (Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Parenzo, Rovigno, Pola, Buie, Portole, Grisignana, Pinguente, Montona, Duecastelli, Dignano e Albona) nonché con il libro notarile del notaio pinguentino Martin Sotolich (1492-1517). Il volume, che rappresenta una versione ampliata e riveduta della tesi di master dell'autrice, si divide in due parti principali: nella prima viene trattato il ruolo della donna nella famiglia (in particolare quelli di moglie e di madre), nel secondo invece si analizza la posizione della donna nella società senza tralasciare quei campi oscuri che la portano spesso all'emarginazione sociale di adultera, concubina, prostituta, infanticida ecc. A compendio del volume giungono degli interessanti e utili prospetti tabellari in cui vengono comparate le sanzioni previste dai diversi statuti istriani spettanti alle donne accusate in base al tipo di reato commesso. 351 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 349-370 L'autrice, che è assistente di Storia dell'Europa centrale e sudorientale in età medievale presso l'Ateneo polese, giunge a conclusione che la posizione della donna in Istria è stato frequentemente influenzato dalla stipula del "matrimonio all'istriana" (o matrimonio "a fratello e sorella"), tipico della cultura istro-romanza ma fatto proprio anche dalla popolazione slava, che le assicurava, anche in caso di vedovanza, l'uso, anche in seguito al decesso del consorte, della propria parte dei beni garantendole in questo modo la sopravvivenza. Questo tipo di contratto, largamente diffuso in Istria, era utilizzato tanto nei ceti meno abbienti quanto pure nella locale borghesia e aristocrazia e poneva di fatto la donna istriana in una posizione molto più vantaggiosa rispetto alla donna dalmata, per esempio. Uno dei ruoli più "nobili" della donna istriana era quello di ostetrica, che le dava la facoltà, in caso di incombente pericolo di morte del neonato, anche di battezzare la creatura. Ma non meno rilevante era il suo agire pubblico di venditrice, di rifornitrice, ma anche di artigiana e contadina o, di semplice donna, che per incontrare e per socializzare con le proprie simili senza incorrere nello scherno della popolazione era costretta a rifugiarsi in chiesa. Il libro riporta poi anche diversi elementi interessanti dal punto di vista storico demografico quali la strutturazione della famiglia, gli anni di età al matrimonio, la periodizzazione dei concepimenti ecc. In sostanza, lo studio della Mogorovic offre uno spaccato di vita quotidiana in Istria, il quale grazie all'uso di un linguaggio semplice - che tuttavia non trascende mai nella banalità - agevola e riesce ad in-vogliare anche il lettore meno esperto. L'agile volume è stato pubblicato dalla casa editrice zagabrese "Srednja Europa", non nuova a simili iniziative inerenti alla storia dell'Istria, specie quando si tratta -come in questo caso - di lavori originali basati su materiale d'archivio ancora inesplorato. Possiamo pertanto auspicare che l'editore Damir Agičic, affermato docente di Storia contemporanea dell'Università di Zagabria, possa proseguire per la strada intrapresa. Mentre dall'autrice è lecito attendersi che ció non sia che il primo passo di una lunga e prolifica produzione storiografica. Dean Krmac Dražen Vlahov: GLAGOLJSKI RUKOPIS IZ ROČA. Iz Knjige crkve i bratovštine sv. Bartolomeja (1523-1611). Posebna izdanja Državnog arhiva u Pazinu, sv. 15, Glagoljski rukopisi 5. Pazin, DAPA, 2007, 643 str. Rad se na pripremi srednjovjekovnih i ranonovovjekovnih dokumenata, bez obzira na njihovu provenijenciju i na stanje sačuvanosti, u strukovnim krugovima, ali 352