JL A A /3 -H» . Esceuna volta per settimana il gabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini &. Semestrein proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. " ANNUNZIO. ■ ■ ■ , }f ' ' (\ i ì ' 3 Daremo tra breve l'Indice degli argomenti discorsi nell' Istria in lylti i sei anni. --———k j < .h* - ALCUM ELElIENtl »I STATISTICA. » * L' Osservatore Triestino nella sua parte non officiale, registra (N. 205 del 16 Decembre) alcuni elementi ■ I 1 I " _ * ___ „ M ' I H 1 Anin O A/ìAVì / A 1 /T11 fìll il I AW\11 VI A AirMAnn A statistici per Triesle, secon< nell' anno Ccome pensiamo quali 43,476 sarebbero b i quali il Comune avrebbe <851, anime 85,713, delle donne, 42,237 sarebbero uomini, 27,810 nubili o vedovi, 14,427 ammogliati. Di questi abitanti sarebbero nativi di Trieste 50,744, di altri paesi austriaci 31,6B2, esteri 3287. Secondo culto sarebbero cattolici 79,929, protestanti 563, riformati 601, anglicani 62, greci 1364, israeliti 3193, ed uno sarebbe maomettano. '.:.'.'. .. / ".•' * ■»"■' . I sacerdoti sarebbe/o 111, i nobili 243, i funzionari pubblici et honoratiores 12»4, i negozianti possidenti, artigiani, professionisti, ed indiilrianli 8284. gli agricoltori 2756, di altre classi diverse sarebbero 13,784. La statistica di Tresle fu un desiderio altamente sentito da trenta e più anni a questa parte se non da più pddietro, ed anzi fi considerata vera'necessità dacché la forma di amminstrazione del Comune venne intorno il 1838 cangiata e fu creduto che la conoscenza delle condizioni del iopolo di Trieste per riguardo a numero, ad occupazime, a fortune, a lingue, a patria, ad arti, a pauperismi fosse indispensabile non solo ad aniministrare, ma dolesse essere base anche alle condizióni generali, ponemo affatto da banda l'incerto, e le credenze individuali Iche nella miglior volontà risentono sèmpre di casta, e (he come dappertutto ove gli elementi statistici vennero raicolti, si mostrano poi oltre ogni dire discordanti dalla raltà. Però Trieste manca interamente di statistica (non inondiamo delle cose mercantili) e neppure il numero defl popolo è certo, per ciò che riguarda /a città e le contrale esterne; nelle ville è altra la cosa, perchè il clero cupio ha conoscenza del popolo iinpa-rocchiato, ed anclif di quelle minime frazioni che non j6ono imparocchiat Noi non sapjiamo come siasi fatta queir anagrafi [che l'Osservatore Triestino ha pubblicata; ma diremo 'ciò che supponi j tempi vecchi. Ne qualche novello o possibile nel procedimento dei quali se l'anagrafi veniva fatta da otevansi raccogliere notizie da! por- tinaio sulle persone che abitavano in una casa; e so 1' operazione durò sì a lungo non., è maraviglia se le stesse persone figuravano in due: cpse, a motivo di cangiamento d'alloggio; e se l'anagrafi si fosse mai fatta nel mese di Agosto, la numerazione sarebbe stata ben imperfetta. Abbiamo cercato di raccogliere le cifre del popolo, da oltre cinquant'anni, e le differenze grandi da un anno all'altro, perfino nel segnarsi in un anno poche centinaia di esteri e di altre provincie austriache, le crediamo provenienti non da movimento di popolazione sì straordinariamente alzato od abbassato, ma da imperfezione di anagrafi. Il clero che nelle ville e città minori dà esattissime notizie, non fa anagrafi in Trieste; difatti un paroco con sei od otto cappellani non potrebbero farla su più che 30,000 imparocehiati. Se l'anagrafi si fosse fatta spogliando le carte di manifestazione che fanno i proprietari di casa riempiute dagli inquilini medesimi; qualche ommissione in ogni casa che seguisse o per sbadataggine, o per credenza che quei tali non debbano comprendervisi sia per età, sia per famulizio, sia per altra causa, avrebbero portalo alterazione sensibile. Le stesse manifestazioni sono incerte per quelle rubriche che vi sono indicate, di triestini, di austriaci di esteri. Imperciocché molti credono che non si chiegga già la condizione politica della persona, ma il luogo di nascita, fosse anche accidentale, fosse anche contro ogni yolontà, da che vengono le incertezze di quelli che durante viaggio ebbero a vedere la prima luce su d' un naviglio; in'endiamo accennare, ciò in proposito soltanto del * luogo di nascita; ma di casi sì rari non occorre prendere nota. , La voce Austriaco non è certamente intesa da tutti come indicante persone appartenenti ad altre provincie; venendo spesso attribuita a sudditanza, anche triestini preferiscono talvolta questa indicazione," se intendono darvi importanza politica. Degli £steri crediamo che indichino il luogo di nascita soltanto, anzi che la sudditanza. Ma non è dei luoghi di nascita che intende avere conoscenza il Ruolo di abitanza, piuttosto della condizione politica, se cittadino di questo comune, se di altra città e provincia, se di altro stato, imperciocché la Cittadinanza non si aquista solo per nascita, ma per aggregazione esplicita, e per lungo domicilio. I comuni non si formano colle grette idee di eredità; che se così fosse dovrebbesi risalire a Noè ed ai suoi tre figli. : Ci fu detto che Trieste non accogliesse cittadini, né ch^jil domicilio dasse cittadinanza; ma que- 'sto fu equivoco colla legge per gli esteri, e noi sappiamo di certa scienza che anche dopo la pubblicazione di questa legge, il Comune aggregò in ogni anno buon numero di cittadini a condizioni sì facili che l'uscio fu aperto a tutti; e sappiamo che anche dopo la pubblicazione di quella legge, quanti miserabili ritornavano alle loro case, venivano respinti per essere alimentati da questo comune se vi avessero fatto dimora di dieci anni, e bastò talvolta l'aquisto nominale di poche pertiche di terreno per impedire lo sfratto di persone che dovevano allontanarsi. La possidenza unita a domicilio, l'aggregazione, il domicilio di dieci anni (per le leggi patrie bastavano cinque sotto cerle condizioni assai facili) davano la triesti-nità. Ma facilmente avviene che assicurati i diritti cittadini, l'individuo continui a dirsi di altro paese, spesso però non in altro senso che o di origine o di dilezione. Degli Austriaci non ci pare poter sorpassarli, almeno non dovrebbesi farlo in compenso di quei triestini non pochi che ormai si trovano in tutte le parti del mondo, non transitoriamente, ma stabilmente; nessuno di quelli che sono fuori di casa con animo di ritornarvi, figurano nell' anagrafi ; dovrebbero però figurare in una statistica. \ Le donne figurano nell' anagrafi pubblicata dall' Osservatore in numero di 1000 più che gli uomini; e se questa indicazione è esatta, converrebbe dire che nella sola città dall' anno decorso siasi diminuito di 1000 il numero delle donne, od aumentato 'li 1000 il numero degli uomini, dacché nell' anno decorso v' erano per 2000 donne più che uomini. Delle donne, 6000 appartengono alla domesticità, e tutte sono forastiere, slave, tedesche, italiane; e notiamo che triestine nè servono, nè si danno a turpe commercio, che in piccolissimo numero. Questa classe non ha animo di fissarsi in Trieste, se avanzano qualche risparmio, il che è di poche, ritornano al luogo natale, altrimenti respinte dai loro comuni natii, cadono sul comune di Trieste. Questo numero di famulizio su dodicimila famiglie (circa) nella città, non darebbe che una serva per famiglia, delle quali seimila sarebbero senza, e più ancora calcolando le famiglie che tengono più di una servente ; uomini serventi sono da^ a <100, piuttosto meno che più. Ma noi pensiamo che la cifra di 6000 possa essere portata più alta, e che vi si debbano aggiungere quelle serve dimesse, che si dicono fare servizi, perchè a, più famiglie portano l'aqua, e locano le opere loro .sìngole; forestiere pur queste; forse. la cifra complessiva può,' portarsi alle 8000, che però ci pare troppa, dacché insieme all'agiatezza familiare, Vi ha anihe molta ristrettezza.1 ! : . Altra classe di donne, forestiere pur quesle, slave per lo più, e poche friulane, sono le perdute, delle quali 300 anzi mefto, insinuate come tali,, ed altre 900 non insinuate; numero che- in porto di mare non sarebbe strabocchevole se il mal/costume non s'estendesse anche a chi non ne fa mestiere.; .., , Noi calcoliamo che arl200 giunga il numero delle Sessoloté, donne di ogni età, occupate nei magazzini, dei negozianti a scernere merci granulari, e queste il più sono triestine. Inutilmente abbiamo tentalo di rilevare il numero di quelle che dansi all' arte delle crestaje, delle sartore, delle mendaresse; bugattiere non ve ne sono, provvede a ciò la campagna. Le rivendugliolo sono 3 a 400. A 1000 calcoliamo le miserabili affatto soccorse dalla carità pubblica e privata. (iContinua). 1LCXVE LIPIDI SALONIT ANE incise sopra sarcofaghi dell'antica necropoli. j . ; (Continua) ; ; , , c. ligvstiys fel viv pos sib.et acri hermogeniae coni piisséhae 1 ( ' V )i i- : :r • -t— ayr. vernilla. plvmrana sibi et avr lvcio maritò svo et ayrster coriae filiae posvtt qyod si qyis vre per hec corpora posve rit inferet r ì m xxxxx e p. a. claydiano.def.;ann. mi d. xlyiii. p. a vrs1nvs. et claydia.. festivi parentes filio. infelicissimo claydle io y nos.edf atn p. m. gela sivs marity? ,v;; ... B. m. p. ; ■ jm. , p. c. s. posy ; , / : : it. p. veneri i o ,~h ; Mirti i ' ; "• ■ae. matri. p • ■ '' 1entiss1m. •I« . :..,.. <•••.: .'.il (,L . ' j .'ji M- in :: ' , .u'diilsvci tegl. iašon apanbiia ' coniyg. pient. : B, m p VERGIN. MARCELLINA • • '* I'ARENT. INFEL ANTONIAE ■ " mmiiiiiiiiìiÉ0IÌ$IÉ(I' j . i -p. : a t; \ ? 1 .-.i - . , ■ i i ■■<• o- D. M. M. VIBIO. PRI MITIVO. VI BIA. SABINA OSIME STA FIL. PVLCHER MIL. COH. I. BEL O EXSTRAT. COS YXORI. B. M DYPL. . M. N. H D. 51. CLAV. CANPA NA. CLAV. PERE GRINO. MARITO 0. VI. AN. LXXX B. M. P D. M. AVREL VNERIA NO OVIVIXIT AN N. CVIII AVREL POLENSIS NEPOS D. M. AVRELIO MAXI MINO DEFVNC TO ANNORVM III. DIER. V.1.1.1. PARENTES POSV ERYNT FILIO IN FELICISSI MO ''.vUvV, ' ' * 'v. D M PVRSILIANO IVVE - V NI INFEL DEF ANN ; P M XXVIII ARTIS MED ICINAE INDVSTRI AE PRIMAE AEMILIEA SFIFARLIA CONIVGI PI ENTISSIMO ET [INFEL CVM OVO VIXIT ANNIS mi ET SIBI POS D M PETRONIA PASTORIL LA MASVRIO BAIANO COIVGI PENTISSIMO ET RONIAE FLOE MA TRIBENEMEREN POSYIT '•■Sfa'* (Continua). ALCVKI PODESTÀ' VENETI »I ROVIGKO ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE. ([Continuazione). . 1734-35-36. Lorenzo Barbaro q. Alessandro. (Suo ingresso li 25 Ott.e 1734). La Carica di Capodistria, riferendosi a Terminazione 27 marzo 1734 del Magistrato di Sanità in Venezia, ordinava con decreto 22 nov.e an. sudd., approvato dallo stesso Magistrato con Lett.a 4 successivo dicembre, che in avvenire i due Chirurghi comunali prò tempore, i quali dovevano essere sempre pronti ad ogni ora, ed a misura delle insorgenze, e dei mali a benefìzio e soccorso di questi numerosi abitanti, non si dovessero più promovere a carica alcuna, se non nel .caso sospendessero l'esercizio di Chirurgo, ed in allora si passasse alla nomina di altro Chirurgo comunale, sotto pena al proponente in Consiglio di D.ti 100, e di essere il Chirurgo trasgrediente sottoposto ai più sommarj e severi castighi. 2.° Essendo stala in più e più tempi dai Giudici di questo Comune offesa la facoltà e jus del Consiglio per 1' arbitrio, che si arrogavano di disponere di ciò, che do-vea dipendere dall' elezione e voti dello stesso Consiglio; perciò, onde porvi riparo, li Giudici e Sindaco di allora mandarono la Parte 21 dicembre 1734, che non solo in avvenire non potessero i Giudici assumersi alcun arbitrio d'usar, e servirsi del nome del Comune dov'era necessario 1' assenso del Consiglio, ma che fosse eziandio ricorso contro tutti gli Atti sino in allora fatti nascere in-competentemente, anche se occorresse calcando la via del foro; la qual" Parte, prima ammessa dal Conservator alle Leggi come di decoro oidi preservazione del jus del sudd.o Consiglio, fu ballottata con prosperi voti. Così venivano frenati in allora da uomini di cuore gli arbitrii degli ambiziosi. 3." Il Magistrato alla Sanità in Venezia, affinchè i padroni di barche con carico di legne per la dominante, ed espressamente quelli dell' Istria, Quarnaro, e Dalmazia non fossero in avvenire indebitamente aggravati con più sorta di ricapiti, ordinava con Terminazioni 8 feb.o, 4 e 9 ap.e 1735, che i Cancellieri degli Oflìzii di Sanità, e dove non ve n' erano, i Provveditori, e non mai i Cancellieri pretorj,— i quali anzi era risoluto comando di quel Magistrato non avessero da ingerirsi in alcuna maniera nella materia di sanità,— dovessero ai suddetti padroni rilasciare una sola Fede di Sanità a stampa da essi firmata in iscritto, nella quale fosse dinotato la barca, il padrone, la procedenza, il carico, dove seguito, e dove fatto il taglio delle legne caricate ; prescrivendo inoltre altre formalità che dovevano essere inalterabilmente eseguite. 1736-37. Marco Badoer q. Francpsco. (Suo ingresso li 6 marzo 1736). Morto in reggimento; e Mario So-ranzo, Consigliere di Capodistria, Supplente, ossia Vice-podestà sino all'arrivo di Nicolò Pizzamano. 1.° Nel 1736 fu compito il nuovo Tempio di S.ta Eufemia (Y. i miei Cenni sopra la Chiesa). 2.° La Scuola della B. V. di Pietà ora Congregazione di Carità, (V. 1446) deliberò li 4 ap.e 1737 di alienare N. 108 olivari di sua ragione dispersi in più luoghi, e del ricavato. formar un Capitale livellano a maggior vantaggio della Scuola medesima: di esigere in danaro le riscossioni dei frumenti, ossiano terratici, calcolato il frumento a 1. 16 lo staio, di provedere due candelieri di argento perla Chiesetta di Pietà, e diristaurare la lampada pur di argento col soldo dei sopravanzi, la qual Parte fu in tutto approvata dalla Carica di Capodistria con Dec.o 29 successivo maggio. a. I piccoli Capitali degli olivarj e dei terratici chiamati Affitti fermi, furono affrancati negli anni 1844-45 per ispeciale superiore concessione e rinvestito a mutuo l'incassato danaro. I capitali di questa Congregazione di Carità ammontano in giornata a fni. 27987 circa. 1737-38. Nicolò Pizzamano q. Giov. Batl.a (Suo ingresso li 19 ap.e ,1737). 1. Yisto da Zorzi Bembo Podestà e Capitanio di Capodistria nella sua visita in Rovigno, che;il lungo destinato per-Quartier dei Soldati situato appresso le Porte, era occupato da persone privale e da effetti, ordinò con Dec.o 28 maggio 1737, che lo stésso 'dovesse in ogni tempo essere sgombro da qualunque impedimento di persone, e di effetti, e riservato a solo comodo della milizia. Questo^ Quartiere, credesi, era in allora fuòri del Porton del. PontQ; Q.a ridosso delle mura, dove dippoi vennero traslate le : beccarle quando il silo di quéste fu "•' • " ' J- i-n sù fi • c,t'^rn (v •■ "■ •"'. — ■■•-•> .: •• >.:■>:■•..:• , '-^------ ....... , ■ , ' ., Tipografia del Lloyd Austriaco. " " . 1 ridotto ad uso dell'attuai Quartiere in Piazza, ossia Riea-grande. 2. Avendo la Scuola di S. Andrea dei pescatori Chiozzotti ricorso al Magistrato della Giustizia Vecchia e dei Sopraviveri di Venezia contro 1' opposizione di fatto alla pesca colle proprie tarlane nelle acque del Golfo Adriatico, e maltrattamenti da parte dei pescatori Rovi-gnesi, il Principe con Proclama dei 7 feb.o 1738 facea sapere e intendere che ai pescatori Chiozzotti era preservata la libertà della pescagione nelle acque del Golfo, come a qualunque suddito della Repubblica, minacciando la pena di bando, corda, prigion, e galera a chiunque avesse ardito turbare con violenza, ed in qualunque altra maniera molestare i pescatori Chiozz'>tti avanti, nell'atto, e dopo la pesca. (V. 1740-41 Nro. 2.) 3 La Carica di Capodistria con Lett.a 14 lug.o 1738 riportava a questo Podestà per l'immediata comunicazione al locale Off.o di Sanità, i comandi del Magistrato alla Sanità di Venezia 7 lug.o sudd.o, che in pena della vita non si rilasciassero Fedi se non ai Legni del paeso dal quale scio^liessero, e non le si cambiassero a quelli venissero sotto i sanitarj riflessi, ma solamente si dovessero fare su tali Fedi tutte quelle osservazioni, che si rendessero necessarie a lume degli altri Offizj. 4. La (arica di Capodistria con Lett.a 31 lug.o 1738 dimandava a questo podestà le perizie giurate della Loggia verso il mare, la qual era intenzione del Magistrato alla Sanità di Venezia che fosse fatta a questo Casello col danaro di certe condanne sanitarie, ed esistente in questo Uffizio di Sanità; e che quello sopravanzasse, fosse impiegato nell' esigenze dell' altro Casello di Sanità in Parenzo. Fu eretta la Loggia, ed era di buon gusto, elegante, ma venne distrutta quando pochi anni fa fu rifabbricato il Casello in istupida forma. ([Continua). RIEMPITURA DEI MILLESIMI. Al 1622, (memoria prima, aggiungasi). La qual Terminazione fu approvata da Giusto Antonio Belegno Proveditor generale dell'Istria, o Capitan generale damar con Decreto datato in Pirano li 24 nov.e sud.o come molto utile in servizio di questi abitanti. Al 1643 (aggiungasi questa terza memoria). Dagli eredi delli Zuanne ed Eufemia giugali Calucci q. Todero veniva in quest'anno donata una metà di Casa a questa Scuola dei poveri. Al 1662, (memoria unica, aggiungasi). La qual Parte fu approvata dal Senato in Pregadi li 15 del mese suddetto. X '. ; ■ ', - i) i ([Continua.) ^•'-■■'•Kj.V-i__ Redattore Or. Kandler.