Voi sonerete le vostre trorrjbe, noi soderemo te nostre caropane! Giornale economico-politico settiaanale Abbonamento animo Cor. 6.— Semestre Cor. 3,— Unione postale Cor 8 Un numero separato cent. 10. — Pagamenti antecipati. F-RE5CJSO DELLE INSERZIONI per ogni riga di testo : Avvisi commerciali in III pagina cent. 10, in IV pagina cent. ) Per comunicati in III pagina per ogni riga di testo cent. 20. Avvisi collettivi 2 cent, la parola. Esce tutti i mercoledì a mezzogiorno. LA LINGUA NOSTRA e la Società DANTE ALIGHIERI Tre volte nel corso di un mese Udine ha veduto una falange di uomini, venuti da tutta Italia, infiammati dal fuo'co del più santo patriottismo. La prima volta passò il corteo gogliardico sonante di canti e di gioia: i giovini studenti votati all'avvenire nel presentimento dei futuri trionfi; il fiore della gioventù, come li chiamò Italo Dalmatico, il più bel fiore del latino sangue vide Udine affermarsi pronto agli eventi. La seconda volta per la lingua nostra tenne il congresso annuale la società, che da Dante Alighieri prende il nome. Ed una terza volta in questo mese Udine, circondata come in una gloria di verde dalle cento cime delle Alpi giulie, alle quali anelanti tende le braccia, vide, presentì e comprese che un'era nova sta cominciando, un èra di giustizia per i popoli. Dinanzi al monumento dell'eroe di Caprera, sul quale aleggia l'anima del secondo Garibaldi, gì' italiani tutti hanno pensato. * * * Quando di tra le stirpi molteplici, sorse una lingua comune e il sermo ilalicus diventò sinonimo dell'eloquio latino, spuntò l'alba radiosa della nazione italiana. E Roma fu 1' Italia; nella lingua che diede formola al dritto, efficienza alla norma filosofica, canto Vergiliano alla maestà della pace. E quando dalla sementa santa rivisse il volgare e quando Dante coprì colla sua ombra tutto il Medio Evo, si andava formando l'Italia negli editti e nelle scuole, come richiamo di gloria e sentimento di unità. È come tutte le energie, tutte lea-spirazioni, tutte le glorie, confluirono col dolce sì sonante, che era vigile coscienza e pugnace pensiero, alla resurrezione della patria giacente ! AUSONIO POL ANO mm BMBBWTO Non crediate però che anch'egli non l'avesse la sua brava schiera di nemici, di antagonisti impotenti e fiacchi. con e si compiaceva denominarli: ce n'era uno specialmente e accanito, il signor Marsini, un grasso borghese, un po' parente del nostro Giacometto, il quale aveva giurato di fare giustizia sommaria di tutti gl'incensatori, grandi e piccini, del povero mattoide. E dapprima, adducendo ragioni d'economia, consigliava l'infermo consanguineo a mandare a carte quarantanove e l'Olimpo e le muse; ma poi. accorgendosi che le sue esortazioni approdavano a un bel nulla, un giorno, come ultimo tentativo, gli spiattellò in faccia tutta la verità. Affrontò coraggiosamente il pantano e i ciottoli appuntiti del sobborgo di Bossedraga, dove abitava l'illustre poeta, e lo trovò seduto a tavolino, intensamente occupato intorno a una nuova canzone in onore dei cittadini di Parenzo, i quali, la In Dante fu piena la compenetrazione del cittadino e del poeta, e quel-1' armonia di tutte le varie e quasi opposte qualità intellettuali, nella quale sta il proprio carattere dell' ingegno italiano. Dante diede all'Italia la lingua, il patrimonio più bello d'un popolo. Ogni italiano, che si sente veramente italiano, deve conoscere, difendere, coltivare questa lingua, onore d' Italia. E gl'italiani oramai risollevati a nazione e costituiti a Stalo, anzi a Stato che conta tra le grandi potenze del mondo, devono esercitare verso gli altri italiani, che emigrarono dalla madre patria o abitano in paesi, storicamente, geograficamente ed etnograficamente italiani, l'ufficio di fuoco e di luce: essi devono essere il focolare, cui gli altri si riscaldano e si illuminano: essi devono per ogni via tener salda nei loro cuori e nei loro intelletti l'immagine della patria, ideale o reale. E questo è il fine della società che prende nome ed augurio da Dante Alighieri. Dante Alighieri, a cui i Trentini eressero con provvido pensiero un monumento in Trento stessa, Dante Alighieri vuol dire quanto òvvi di più gagliardo e di piii puro nella intellettualità nostra. Come la luce del suo ingegno irruppe nelle tenebre dei tempi e le illuminò, così noi gli domandiamo che ora rompa le frontiere e venga a rafforzare il sentimento in tutti quelli che parlano il s'uo linguaggio. E noi con tutte le cure provvediamo a che il nostro idioma rimanga intatto, puro, vergine; teniamo fisso nella mente che favella e nazione voglion dire il medesimo. Nel cuore nostro viva sempre i! nome di Dante e questo jiome indirizzi i nostri atti, il nostro pensiero, le nostre aspirazioni. * * * domenica avanti, con gentile e patriottico pensiero, erano venuti a visitare i loro fratelli capodistriani. Il vate immerso profondamente' in un coscienzioso lavoro di lima, non avvertì la presenza del signor Marsini, e continuava, nervosissimo, a praticare tagli per lungo e per largo alle neonate quartine : la pelle raggrinzata della fronte depressa indicava lo sforzo violento cui, in quel momento, era obbligata quella povera mente già fin troppo malata, e che sapeva di manicomio un miglio lontano. — Giacometto... 11 poeta ebbe un sussulto; e alla vista dell'importuno e antipatico visitatore scattò in piedi, gettando la penna in un canto con visibile gesto di stizza e di noia. Il signor Marsini, calmo, s'appressò alla piccola e rozza scrivania, esaminò i foglietti riempiti di fresco, e scosse il capo melanconicamente. Rimise i manoscritti al loro posto primiero, si piantò solidamente nel bel mezzo della stanzetta e favellò lentamente, con voce quasi dolce: — Giacometto, siamo alle solite?.... Vorremmo parlare anche del terzo congresso tenuto ad Udine ultimamente prò Trento e Trieste dalla neocostituita società Patria, ma certi riguardi a mamma Censura ce lo vietano. Questo basti: con Menotti non si è estinto ancora il nome Garibaldi. Il congresso straordinario de ,,L' Innominata" si tenne lunedi 28 corr. alle ore 15 e nella sala della Società Operaia, a Trieste. Erano presenti circa 60 soci. Si trattò il seguente ordine del giorno: 1. Elezione della presidenza : 2. Scelta della città per il prossimo congresso annuale; 3. Even-tualia. Riuscirono eletti a presidente Giovanni Quarantotto da Rovigno, a vicepresidenti Emilio Marani da Gorizia e dott. Franco Savorgnan da Trieste. A direttori furono eletti : Pietro Castro, Alberto Priora, Bernardo Fabro e Fabio Martin uzzi per l'Istria; Aldo Godnig, Guido Mann, Renato Castelbolognese e Mario VisiiitiiLi pei- Trieste ; Arturo Burri, Giuseppe Boschin, Edoardo Stur-nig e Valentino Pascoli per il Friuli. 11 neoeletto presidente ringrazia per la fiducia in lui riposta e promette di cooperare per il bene della società. Annunzia il suo programma che sarà : continuare la campagna per 1' università italiana; istruzione delle plebi rurali dell'Istria e del Friuli e costituzione di una federazione delle tre società di studenti italiani dell'Austria. Domanda 1' appoggio dei soci e chiude, applaudissimo, con le parole : per voi con voi. A sede del prossimo congresso, su proposta di Forti, viene scelta la città di Cormons. Il dott. Ugo Quarantotto, certo di interpretare il pensiero dell'assemblea, ringrazia l'uscente direzione perle sue prestazioni; alle belle parole dell'oratore Quell'ade solite, pronunciato col-l'intonazione che s'usa lampognando i fanciulli disobbedienti, urtava maledettamente Giacometto. Le sue pupille, di solito miti come quelle del bue carducciano, si oscurarono d'un subito, e un germe embrionale, ma pur distinto, di pazzia, s'intravvedeva nello sguardo fescamente immobile del poeta. Ad un tratto, quasi avesse paventato un'imminente perquisizione domiciliare, abbrancò con un moto fulmineo le carte e le cacciò confusamante nel cassetto del tavolino, che rinchiuse a chiave; poi si gettò sur una sedia, afferrò il capo mezzo bianco fra le mani ossute e si diede a piangere dirottamente. 11 signor Marsini, all' inaspettata scena, rimase come la moglie di Lot, di biblico ricordo. — Perchè questo pianto, Giacometto ?.... Questi fissò il suo interlocutore attraverso un fitto velo di lagrime; indi piagnucolò, con una specie di accoramento infantile: — .... Perchè lei non vuole che io mi faccia onore in paese.... C' era di che scoppiare dalle risa ; segue un uragano d' applausi, cessato il quale il presidente scioglie il congresso. * * * Alle 17, nella stessa sala, si tenne un' adunanza a § 2, alla quale erano invitati, oltre gli studenti universitari, anche gli assolti ginnasiali. Si trattò estesamente la questione universitaria. IGNORANZA 0 PERVERSITÀ ? In uno degli ultimi numeri dell'Amico, quella redazione, fra una pagliacciata e l'altra all'indirizzo dei liberali, trovava modo d'innestare una stamburata coi fiocchi a un collegio clericale femminile di Trieste, retto dalle madri benedettine, se la memoria non mi fa cilecca. Fin qui niente di male, parendo a noi naturalissimo che un giornale redatto da preti cerchi di mettere in evidenza una scuola diretta da monache. Senonchè il brutto ro-spaccio — perdona o cara bestiola, tanto utile all'agricoltura, se scendo a paragoni cosi infamanti per te! — anche in quella, almeno apparentemente, prosa innocente, non può astenersi dal non schizzare la bava immonda che tutto lo avvolge, e schizzarla contro chi? Indovinatelo! Contro il magistrato di Trieste di... sessant'anni or sono, cui 1' ineffabile Amico vorrebbe addossare la colpa della lingua tedesca allora imperante nelle nostre scuole. Stando adunque alle profonde cognizioni di storia patria di quei messeri quando le prefate madri apersero a Trieste la prima e, in quel tempo anche unica scuola italiana, il Magistrato era tedesco tino alla radice dei capelli, nemico giurato d' ogni segno di vita italiana nella nostra capitale morale. Aseo! i lettori dell' A-mico devono essere dei gran sempli- ma il signor Marsini si limitò a gridargli : — Ma non capisci, disgraziato, che tutta la popolazione si prende giuoco dei fatti tuoi, e che perfino i bambini di latte ti dànno la berta e ti urlano dietro: Poeta matto! poeta matto!... — Calunnie, fandonie inventate da lei, che invidia la mia gloria... A proposito di matto: osservi un po' ciò che scrive sul conto mio un giornale letterario di Trieste; e poi parli, se ne ha il fegato ... 11 giornale letterario (!) in parola era il Corso di Trieste, periodico u-moristico con lepidissime caricature, il quale, intrattenendosi sulla prodigiosa fecondità del povero Giacometto, invitava la Patria a erigergli un grandioso monumento in mezzo all' A-driatico.... Il signor Marsini, leggendo quella stupida e insipida colonna d'articolo, fremette di sdegno e lasciò poi cadere a terra con disprezzo quell'ebdomadario, che, rubando il mestiere alla ragazzaglia annoiata delle scuole, contribuiva ad abbuiare sempre più il cervello dell' infelice mattoide. E senza cioni se si trangugiano in santa pace delle panzane di un calibro così grosso! Ai poveretti le nostre più sincere condoglianze! Perchè poi in seguito abbiano a premunirsi contro tiri siffatti, li consigliamo a leggere sen/.' altro quel magistrale elaborato che è la commemorazione di Domenico Rossetti letta da Attilio Hortis la sera del 29 novembre del 1892, dalla quale impareranno con molto diletto e punto fatica che le scuole tedesche, a Trieste e altrove, furono volute dal Governo, o meglio, dal celebre ministro principe Mettermeli, il quale, nel 1820, s'era fitto in capo di germanizzare tutte le terre italiane soggette all'Austria: con quanto profitto, lo si vide nel fortunoso 1848. Contro la nuova e stranissima imposizione Trieste protesta ad alta voce, e protestò per bocca di chi? Ve lo do su mille ad indovinare! Protestò (inorridite, o redattori dell 'Amico, voi che me lo vorreste camuffare da codone di tre cotte) per bocca di Domenico Rossetti (che ne dice il Trieste? questa campana gli va?...), cui — orror dell' orridezza orrenda! — tennero bordone... chi mai? — i carbonari della Giovine Italia, penserà 1' Amico — ma che ! il conte Ivolowrat, il canonico relatore per le scuole popolari e il prelato di Klosterrieuburg, relatore per i ginnasi. Veggano un po' dunque i nostri e i lettori dell' Amico quanto in quella non bella faccenda c'entrasse la manìa germanizzatrice del Comune di Trieste. Oh! l'onestà cristiana di certi giornalisti ! Il corrispondente capodistriano (???) dell'„Amico" s'inganna a partito. Nella puntata di domenica 20 corrente leggei una corrispondenza mezzo melensa e mezzo peggio, dalla quale, a giudicare così ad occhio e croce, risulterebbe quasi il proposito di rimproverarci di essere venuti meno al nostro programma, quando, sempre secondo il succitato scrittore, noi ci eravamo proposti di combattere i neri e i rossi. I rossi — si sarà detto il reverendo — sono i socialisti; i neri, stando almeno, al colore dell'abito, dobbiamo essere noi.... Adagio Biagio : codesto, scusi, si chiama ragionare con le scarpe. E prima di tutto: chi le assicura che noi, scrivendo la parola incriminata neri, volevamo alludere a.... loro ? Nera, verbigrazia, è la bandiera degli anarchici, ed ella, reverendissimo, ammetterà, spero, che fra i sanguinari seguaci di Ravachol & C.i e il suo partito una qualche differenza la ci corre. Da tutto il contesto della sua ultima chiaro apparisce eli' ella si attendeva da noi, che so io?, una strage di cotte bianche o una carica a fondo contro il domina, il diavolo a quattro, insomma. O da qual mai strampallata premessa ha potuto dedurre una simile conseguenza? Avevamo forse promesso ai nostri lettori di mangiarci un prete a pranzo ed uno a cena con l'aggiunta di un frate a colazione? Scusi, ma ella ci giudica assai male. 1 sacerdoti por tempo in mezzo voleva correre al Tribunale per iscoprire e punire l'au tore di quel carteggio. Ma Giacometto aveva raccolto da terra il giornale con una cura religiosa, e tenendolo spiegazzato, con un risolino fine fine di uomo felice, diceva: — Non lo può mandar giù lei quell'elogio! La compatisco: lei ricco, conosciuto a mala pena da' suoi coloni; io povero in canna, celebrato in tutta l'Istria e.... anche più in là.... Mah! non si nasce poeti come si nasce ricchi !... 11 signor Marsini non parlava più, più non rideva, e andava mulinando seco stesso: — Chi mai potrà essere il padre di quell' articolo? Ma, per quanto almanaccasse, non riusciva mai a cogliere nel segno. — Di', Giacometto: conosci tu la persona che ha voluto occuparsi delle tue... poesie? — No: però me ne hanno detto il nome.... — Chi te l'ha detto: onesti, scrupolosi, pii, che accudiscono al loro sacro ministero senza odio, senza preconcetti, senza ipocrisie dannose alla fede più che lo stesso ateismo; che liberando il loro cuore da deleterie ambizioni mondane e da cupidigia temporale, cercano, per quanto lo concede la fralezza umana, di avvicinarsi a quel modello di perfezione cristiana che fu il dolce Martire del Golgota; i sacerdoti di questo stampo saranno da noi mai sempre difesi e venerati come benefattori della società. Ed ora reverendo, si ponga una mano al petto e ci dica sinceramente (e con lei dicano i redattori dell' Amico): può ella, in coscienza, paragonarsi neanche lontanamente, al prototipo del prete cattolico da noi poc'anzi delineato? Possono i compilatori del giornale del suo cuore, i quali spingono (come chiamarla).... la loro impudenza tino a villanamente insultare alle ossa che racchiude una recente fossa, ') possono quei messeri considerarsi degni discepoli di quel Cristo, che boccheggiante sul Golgota, implorava dal Padre perdono a' suoi crocifissori? No e poi no: e ci duole l'anima il dover constatare che causa precipua della bancarotta della fede si è appunto (dolorosa affermazione !) il contegno scorretto,, facinoroso, violento di certa stampa che, gabellandosi per cattolica, semina nelle città il veleno della discordia e conduce anche gli spiriti più miti e religiosi alla miscredenza. Fra Gerolamo S. l) Il nostro collaboratore allude all'indecente gazzarra dei clericali triestini sulla tomba del compianto patriotta Giorgio Be-nussi. «L'Amico» del 27 settembre mostra di avere i nervi assai irritati: finisce quasi tutto in uzzo, etto, uncolo e tra uno scatto e l'altro di... bile, s'impanca, con una sicumera più unica che rara, a maestro di lingua, manda noi della Sveglia alla scuola di ortografia per un'erre... sopranumeraria stataci regalata dal correttore dell'articolo del XX settembre. Diletto amico, se nei volessimo rivedere le bucce a' fatti tuoi e registrare di volta in volta gli spropositi onde vai settimanalmente infiorando le tue pie colonne, ne avremmo di che riempiere un numero intero della Sveglia. E chissà non lo facciamo in versi martelliani. . Tu parli di educazione e sei il primo ad insultare ; parli di morale e getti il fango a manate sul cadavere ancora caldo d'un esimio patriota triestino ; parli di onestà e ti presti con un'accondiscendenza da donna equivoca a servire di tramite alla mania delatrice di un cotale il cui ritratto morale corrispondo perfettamente a quello della calunnia lasciatoci dall'Ariosto nell' Orlando furioso. Chiami ragazzaglia i membri del-VInnominata perchè seguono un prò granulia diametralmente opposto al tuo e, nei loro congressi, in luogo di recitare il Confiteor commemorano — birbanti! — il XX settembre... Oh. perchè non pigliartela piuttosto con l'Austria che fu delle prime potenze a riconoscere la breccia di Porta Pia? — Oh, bella: gli studenti, i miei ammiratori... — Intendo, intendo; ma questo nome ?.... — Arturo Graf. — Ar..? — ...turo Graf. sissignore-!.,. Gli occhi del signor Marsini brillarono di collera. Oh, se egli avesse potuto tenerli cinque minuti soltanto sotto le unghie, quei marmocchi appena svezzati, come li avrebbe volentieri conciati pel dì delle feste !.. — Arturo Graf! — borbottava precipitosamente il buon uomo, misurando a gran passi la stanzetta, — Arturo Graf!.... Ma guardate se si può dare di peggio! E Giacometto, sbozzando un sorri-setto beato, condito da una certa ma-lizietta che faceva un bel issi m o vedere: — Già, Arturo Graf... Che onore ! Dico bene? M'hanno assicurato che fra giorni riceverò un suo scritto da... — ... da dove ? — ... da Pie-tro-bur-go !... Questa poi passa la parte. II signor Sta chéto, amico: un altr'anno celebreremo le stragi di Perugia commesse a danno di donne e di bambini dai prodi sguizzeri di Pio IX a maggior gloria che s'intende — del trono e dell'altare... O forse forse preferiresti che ricordassimo la santa impiccatura del Monti e del Tognetti ? Parla; chè ogni tuo desiderio sarà legge per noi... Ma no: io mi sbaglio: tu vuoi che noi magnifìchiamo le • gesta gloriose dei briganti, dei mafiosi che, nella lotta del papato contro quegli scomunicati di Garibaldini, sostennero ad oltranza 1' onore delle apostoliche chiavi... Dico bene, amicone? Un momento! E dove lasci la famosa polizia pontificia ? Quella polizia vigilante al segno che i ladri svaligiavano, indisturbati, i pacifici cittadini di pieno giorno, sulle publiche vie ; quella polizia che scendeva a patti vergognosi coi briganti fino ad accordare ad uno di essi — il celebre Barbone da Velletri — una lauta pensione nonché il permesso di abitare a Roma (!!), purché avesse a desistere dalle sue ribalde imprese. — Codeste fiabe — grugnirà l'Amico — le hai pescate certo nei libracci di qualche storico framassone... L'hai proprio indovinata: il libraccio s'intitola: Commento storico ai Promessi Sposi e lo storico framassone si chiama. . Cesare Cantù"). *) Milano. Giacomo Agnelli. 1874, pg. 100 (nota 1). Cronaca Provinciale. E fino a quando? Visignano, 24.9. Ogni giorno quasi la cronaca provinciale è piena di fattacci ributtanti e schifosi. Gli autori di questi fatti sono, chi vorrebbe crederlo?, gli stessi ministri di Dio, che esercitano verso il prossimo tanta carità, tanto disinteresse e tanto amore, da non essere di certo superiori ai selvaggi dell'Australia. Questi indegni ministri di una religione, che dovrebbe essere di amore, di carità, di perdono, sono venduti manutengoli degli agitatori panslavisti, che vorrebbero snazionalizzare le nostre terre, che vorrebbero con 1' appoggio di un governo medioevale, cancellare T impronta di schietta e pura italianità nella nostra provincia. Incredibile ma vero ! Poveri devoti contadini, imploranti dal cielo la pioggia, tanto desiderata, vengono villanamente scacciati dalla dalla casa di Dio, per il solo motivo che pregavano in latino: vengono scacciati da un prete furibondo, un ministro indegno anche di chiamarsi uomo. Uffici divini di antica tradizione, cui il popolo devotamente assiste, vengono maliziosamente bestemmiati in una lingua che nessuno conosce. Ai funerali di un povero giovane italiano, contro il desiderio dei genitori, si prega in slavo. Di chi la colpa? Per chi le conseguenze? E' meglio non rispondere alla prima domanda: già, così e così, la verità non si può dire in questo Stato, in cui il Faustrecht medioevale è in auge. Chi è bene addentro nelle cose della nostra provincia, chi con noi prende vera parte ai dolori morali che le vengono crudelmente inflitti, comprenderà facilmente che cosa debba essere oggetto al nostro odio ed al nostro disprezzo. Conviene tacere per forza ed intanto la terra soffre, perdendo di giorno in giorno qualche piccola parte del suo carattere italiano, perdendo la lingua, l'elemento più importante per la rigenerazione nazionale. E fino a quando perdurerà un simile stati) di cose ? Badino bene gli uomini, cui incombe il sacrosanto dovere di proteggere le sorti nella nostra nazione, badino bene-che le cose non giungano troppo innanzi e che il pericolo non si faccia irrimediabile. Essi possono meglio di noi provvedere, meglio di noi piote-stare, meglio di noi possono difendere i nostri diritti. E' la patria che impone: non lasciamoci venir l'acqua alla gola. Marsini afferrò il pesante bastone di corgnal che rompe i ossi e no fa mal, come sentenzia il nostro popolino, e, arrabbiatissimo, infilò la porta, col fermo proponimento di regolare una buona spianata di costole col sale e col pepe al primo studente sospetto-o reo confesso che avrebbe incontrato * * * Giacometto, il mattoide che tante ore liete ci faceva passare sotto l'ombra ospitale dei folti ippocastani del Belvedere, aveva consumato tutta la sua facoltà in ispeso di stampa e in acquisto di foglietti di carta bianca. La manìa poetica, in lui, nacque improvvisa, senza sintomi preparatori, come un fulmine a ciel sereno. Dapprincipio nessuno se n' avvide. Un giorno, nel consegnare al dottor Bi-magi un fascio di petizioni, furtivamente gli lasciò scivolare nelle mani una cartella istoriata da certi sgorbi che volevano essere quartine: era la prima ode, il primo canto di gioia, erano i primi vèrsi stridenti e oscuri che il poveretto dedicava alla terra Cherso 27.9. La Rappresentanza Comunale nominò a suo capo il Dr. Giuseppe Petris, che già da due anni resse egregiamente le sorti del paese. La scelta è di piena soddisfazione della cittadinanza, la quale i conosce quanto zelo, quanta attività e quanto amor di patria il Dr. Petris sa i portare nell'amministrazione della cosa publica. Isola, 29 9. Quest' anno il raccolto, se anche non si può dire abbondante come l'anno passato, è tuttavia abbastanza copioso, specialmente quanto riguarda il grano turco. Polenta almeno non ci mancherà. La vendemmia, causa le piogge prolungate per buona parte dell'estate, si cominciò appena lunedi. La quantità delle uve non sarà minore di quella delio scorso anno; la qualità, si spera, sarà migliore Non ebbimo a deplorar in nessun punto del nostro comune censuario danni per la grandine : mentre invece Corte d' Isola fu ben tocca da quel flagello. Valle, 29.9. La borgata o per dire più esattamente il castello di Valle è, per chi non lo sa (e tale, a mio crdere, sarà la maggior parte dei lettori), un paese prettamente agricolo. 11 terreno è fertilissimo, atto a produrre qualunque frutto. Siccome però sventuratamente è segregato da centri maggiori, per mancanza di comunicazioni tanto di mare quanto di terra, i nostri bravi e laboriosissimi contadini devono di necessità coltivare in misura limitata, bastante solo per il loro consumo, parecchi frutti. E del pane, della polenta, dell'olio, del villo, che traggono dal suolo (natio), commerciano soltanto quest' ultimo, o per dir meglio 1' uva. I più la conducono a Ró vigno per venderla spesso a mercanti inumani, che la vogliono a un prezzo ineschili issimo, tanto che i poveri agricol- natìa, a quell' Istria, che, a parte la strana pazzia da cui era affetto, egli amava d'un amore ardente, sconfinato, esemplare. Il dottor Bimagi, forse senza volerlo, fu la causa principe della rovina morale e finanziaria del suo dipendente.' Dopo la lettura di quel primo aborto poetico, un accozzo informe di termini inventati di sana pianta e di rime impossibili, l'avvocato aveva battuto la spalla a Giacometto e gli aveva detto fra il grave e il faceto: — Bravo: il Carducci può prendere quando vuole le sue carabattole e girsene ai patri lari... Bravo, proprio bravo, Giacometto!... Bastò. Da quel giorno malaugurato egli non mangiava e non beveva di buona voglia se prima non avesse sfornato dieci o dodici componimenti poetici su diversi e svariati argomenti, in tutti metri possibili e impossibili, e in quelli che per l'occasione il nuovo vate stimava opportuno di creare. (Continua) tori, non solo non sono ricompensati adeguatamente delle loro fatiche, ma non riescono nemmeno a soddisfare ai loro doveri. Così fu appunto due anni fa, quando si ebbe la crudeltà di pagare l'uva persino a 1 soldo al chi-logramma. Grazie al cielo, quest' anno la si paga a un prezzo, da fiorini 7.50 a 9.25 al quintale, col quale il contadino può almeno sortire con le spese, che, come ognuno sa, sono grandi assai. CRONACA LOCALE La neoeletta Rappresentanza Cittadina è convocata stassera a seduta costitutiva. Il nostro sequestro. L' i. r. tribunale provinciale in Trieste, quale Giudizio di stampa, deliberando in seduta non pubbica sulla proposta 20 settembre 1903 Numero d'affari Ss. 120/3 di questa i. r. Procura di Stato, ha presa la decisione: Costituire il tenore dell'articolo ,A Pisino" e precisamente del brano che comincia colle parole: „Caldi ancora per 1' entusiasmo" e termina colle parole: .incontro al nemico certi delia nostra vittoria", inserito nel periodico „La Sveglia" d.d. Capodistria, 17 settembre 1903 N. 3, gli elementi oggettivi del crimine ex § 65a c. p. Viene perciò confermato il sequestro di detto numero ordinato dall' i. r. Procura di Stato e vietato l'ulteriore diffusione dell'articolo incriminato, ordinandosi la distruzione degli esemplari colpiti dal sequestro. Premi conseguiti all' esposizione di Udine. Con viva soddisfazione annunziamo che due nostre ditte vennero premiate all'esposione di Udine; la ditta Giovanni Degangher ottenne, fra le due sole ditte premiate nella sezione articoli alimentari, il diploma d'onore per ia confezione delle sardine all'olio ed alla ditta Bortolo Sardotsch venne assegnata la medaglia d'oro per la produzione dell'olio d'oliva d'Istria. Anche lo stabilimento bacologico del Signor Augusto Sottocorona di Dignano, fu premiato con la medaglia d'oro. Un nuovo nido. Due erano sinora i nidi di uccelli esotici nella nostra città: il famoso i. r. istituto magistrale e rispettive figliali (citaoniza e banca Slavia) e l'i r. casa di pena. Da una parte professori e studenti, dall'altra guardiani e... rispettive famiglie, servivano ottimamente ai conati del governo austriaco di offuscare quanto più possibile il carattere prettamente italiano della nostra città. Ma non bastava lo spingere dalle inospiti steppe del Cragno e dalle brulle rocce dell'alto Goriziano tutta quella gente a noi dissimili per lingua, usi, aspirazioni: non bastava raccogliere nella nostra città tutta quella gente a noi ostile; no, tutto ciò non bastava: ci voleva qualche cosa di più. E difatti fu l'atto sorgere alle porte della nostra città, sulle tombe quasi dei nostri padri, un terzo nido di slavismo. Intendiamo parlare della nostra stazione, che volemmo innominata, piuttosto di veder affratellato in ibrido connubio il sacro nome di Capodistria ad un altro che suona oltraggio alla nostra storia e alla nostra civiltà. 11 personale ò slavo, tutto slavo, come se la nostra fosse una stazione della Carniola o della Croazia. Stringe il cuore a metter piede in quell'ambiente: dovunque si vedono scritte trilingui e quadrilingui; dovunque si odono ordini in favella, che se non è la slava è la tedesca; dovunque si scorgono monturati i di cui crani brachicefali tradiscono a chiare note la marca di provenienza. E tutto questo in territorio quasi esclusivamente italiano, e tutto questo per passeggeri nella stragrande maggioranza italiani. Ma, sappia l'imperiale governo che se egli crede con questo mezzo d'imbastardirci, di fiaccarci, s'inganna a partito; sappia che quanto più egli, con gli immigrati d'oltremonte, cercherà di offenderci in quanto abbiamo di più sacro, tanto più tenaci ci troverà nella difesa del nostro patrimonio nazionale. »Riunione Famigliare". Presente un buonissimo numero di soci, la „Riu- nione Famigliare" tenne li 27 corr. ore 4 pom. l'annunciato Congres-o generale ordinario. Accolta la proposta di soprassedere al I. punto e quella di collegare al II. il IV punto dell'ordine del giorno, il segretario De Giusti legge una esauriente e chiara relazione virtuale della società fin dal suo impianto, accogliendo generali segni di soddisfazione. Pari attestazione si ebbe la relazione finanziaria, che porta un incasso di cor. 4971-08 ed un esito di Cor. 4871-26, mentre il patrimonio sociale inventariato, ne porta i830. La relazione venne approvata ad unanimità Venne pure approvata, al punto 111, la parziale modificazione dello statuto, trovata necessaria per il sempre migliore progredimento della Società. Al V punto, il segretario legge, esponendola con larghe vedute di merito, la proposta della cessante Direzione, di nominare »socio onorario" il socio signor Nicolò dott. de Belli. Dopo che il sig. Benigni ebbe svolta maggiormente la proposta, la stessa viene posta a voti. Fra battimani ed altri segni di plauso, la proposta venne accolta. Concessi 5 minuti per l'intesa, al VI punto, si procedette alla nomina dei novi direttori. Spuntarono ad unanimità quelli proposti dal Comitato, e precisamente i signori : Biscontini dott. Giacomo, De Giusti Francesco, Filippi Pietro, Glierli Andrea, Minca Pietro, Marzari Italo, Mamolo Antonio, Quarantotto Lino e Zerial Giovanni. Prima di chiudere il congresso, il signor Benigni fa votare un voto di ode ai cessati direttori ed uno particolare al signor Vittorio Pizzarello. Il sig. Dalla Santa, facendosi interprete dei presenti ed assenti, propone un ringraziamento ai sig. Benigni, al quale si deve quasi esclusivamente il buon andamento della Società. Chiuso il congresso i direttori di prima e i neoeletti si raccolsero a lieto simposio nella trattoria .Sartori". Uno dei prossimi giorni, si raduneranno i nuovi direttori, per procedere alla nomina delle cariche. Il corpo Musicale Capodistriano si fee-e-tìnalmente sentire ai 18 c. m. dopo molto tempo di attesa. Non possiamo veramente comprendere perché il sul-lodato Corpo non dia ogni mese un concerto, almeno d'estate. Speriamo che sj farà sentire ancora un paio di volte prima della stagione invernale e che, dobbiamo pur dire la verità, eseguirà con più accuratezza e dopo averli bene preparati con prove i pezzi musicali che darà nel programma. Dove sono gli anni quando pareva di assistere ad un concerto di istrumenti a corda, quando il corpo musicale sonavfi? Ma allora erano ben differenti le condizioni : allora si faceva scuola. E credo che basta: coloro che non sono sordi intenderanno. Le scenette delle gite. La scorsa domenica, mentre sulla nostra bellissima diga i pacifici cittadini giustinopolitani assistevano alla partenza serotina delle gite, avvenne una scenetta che vale là pena di rilevare. Fra i triestini ritardataci c' erano tre giovanotti (fra parentesi, capodistriani domiciliati a Trieste), i quali, benché fossero in preda ad una sbornia veramente fenomenale, si erano incaponiti, con l'ostinazione propria degli ubbriachi. di voler intraprendere l'attraversata fino a Trieste con un piccolo guzzo a vela. Il bello si è che la barca in discorso appartiene all'i, r. finanza e che i tre amici se ne esano impadroniti senza che nessuna guardia vi ponesse attenzione! I tre coraggiosi argonauti, dunque, staccarono, indisturbati, il legnetto dalla riva e, dopo numerosi tentativi, andati quasi tutti a vuoto, di iniziare la voga, rag-giusero finalmente l'estremità del molo. La gente, frattanto, guardava e rideva. Quivi incominciò la seconda parte dell'arditissima quanto complicata manovra: si trattava, niente meno, che di rizzare nel centro del battello l'.albero della vela: operazione difficilissima ove si rifletta che le gambe malferme della ciurma tenevan bordone alle onde agitate del mare Dieci volte albero e marinai precipitarono a catafascio sul fondo della barca con grave peri:olo di schiacciare il... capitano, che, più filosofo degli altri due, russava saporitamente come un maiale. Di guardie, naturalmente, neanche l'ombra. Ad un certo punto un vaporino di signori triestini abbandonò gli ormeggi e filando a piccolo vapore, si diresse verso il punto dove i tre amici lottavano itiuUiiiente eoi ma-re e eon -só-stessi. Quando li ebbero raggiunti, li consigliarono con le belle a ritornare in porto. Proteste degli ubbriachi. — Che nova? Cos'i crede che vemo paura de negarse? Senio maritimi; porco.... E proseguirono la corsa disperata verso... la morte. Ma per pochi metri soltanto: che quei del piroscafo, agguantatili una seconda volta, non se li lasciarono sfuggire di nuovo, e li rimorchiarono a terra. Legato. In seguito a disposizione testamentaria dell' or defunta signora Elisabetta ved. Lucano De Filippo, vennero consegnati alla Direzione di questo Civico Spedale dal sig. Valentino Brandolin N. 16 scialli e N. 14 fazzoletti di lana, i quali, secondo il desiderio della benemerita testatrice fu rono tosto distribuiti ad altrettante povere della Pia Casa di Ricovero. Il generoso atto va sommamente lodate e possa trovar imitatori. Alla redazione della „Sveglia", pervennero oblazioni a favore delle famiglie delle vittime di Beano, ancora dai seguenti signori: Giovanni Burlini Cor. 2.— Domenico Deponte „ —.40 Antonio Zamarin „ 1.— Girolamo Vergerio , —.50 Corone 3.90 Liste precedenti , 83:— Lire it. 5.— Assieme Cor. 86.90 Lire it. 5.— Altre eventuali oblazioni dirigerle alla redazione della .Sveglia" (tipografia Cobol & Priora). Comperate sencipre i fiammiferi della „LEGA NAZIONALE" (DalVIndipendente del 28 agosto u. s.). Dal punto di vista igienico i vantaggi della pavimentazione in asfalto non possono venire espressi in cifre, ma vogliono essere accennati indirettamente coli'allusione alla decrescenza delle malattie nervose e degli organi della vista, dell' udito e della respirazione, in rapporto alle quali non v'è abile statistica che sia in grado di fornire un' idea, sia pure approssimativa, delle somme che i comuni spen- GftflflD 1 flftmvi MASSIMO BUON PREZZO nel ben conosciuto negozio MENTIflI & DEVESCOVI TRIESTE PIAZZA DELLA BORSA N. 2 VIS-A-VIS PASTICCERIA URBANIS Telefono 1568 Stolte ili lana, Ultime Novità Fustagni in splendidi disegni Cortinaggi, Tappeti e Coperte Maglierie, Biancheria, Busti e Sottane Articoli Minuti Seterie, Cnriamizioiii, Articoli di Moda Peluehes e Velluti ecc. ecc. A PREZZI della MASSIMA CONVENIENZA Per la Provincia campioni gratis e franco Spedizioni superiori alle 20 Corone franco di porto dono annualmente per la cura di esse. — L' asfalto non produce rumori, non ha commessure, non crea polvere e può essere lavato facilmente. Un tanto non può dirsi del granito o del legno. 11 primo cagiona rumori assordanti che pregiudicano il sistema nervoso ed è causa frequente di affezioni degli occhi, del naso e dei polmoni; il secondo è bensì sordo ma igienicamente altrettanto rigettatile, perchè ha commessure, assorbe l'acqua e rende esalazioni e polvere pregna di germi infetti, motivi che gli procurarono fin qui 1' ostracismo quasi dovunque lo si era adottato su vasta scala e consigliarono in ultima analisi la sua surrogazione mediante asfalto; dove ciò non avenne ancora, si arriverà senza dubbio alla medesima determinazione. — Nei circoli male informati regna ancora l'erronea idea che il lastrico in asfalto costi troppo, mentre può essere dimostrato invece che in rap porto a spese d'impianto e di manutenzione esso presenta le maggiori economie. Onde corrispondere alle esigenze d'un lastrico stradale, è d'uopo che le spese d'impianto e di manutenzione del medesimo sieno preventivate perla durata di venti anni. — La durata massima d' un lastrico in legno, anche se si premettono rilevanti riparazioni, non eccede notoriamente gli otto anni; quella di un lastrico in asfalto raggiunge, con riparazioni minime, dai 16 ai 20 anni; ecco dunque che in 20 anni una pavimentazione in legno vuol essere rifatta di sana pianta almeno due volte, quando quella in asfalto non richiede nell'egual tempo che un rifacimento solo; inoltre è da considerarsi che attualmente 1' impianto della pavimentazione in legno è per sè stesso più caro che quello in a-sfalto; al granito non si riflette più nelle moderne lastricazioni, perciò la scelta rimane ormai fra il legno e l'asfalto. Dagli esperti in materia è già stato provato che il costo sommario d'una pavimentazione in asfalto che debba resistere 20 anni è di circa 30% minore di quello d'una pavimentazione in legno, perciò non desta meraviglia che per questo solo motivo — e senza riflesso ai molti altri vantaggi — l'asfalto conservi sempre il suo primato, malgrado che purtroppo in alcuni casi ciò avvenga appena dopo tristri e costose esperienze fatte con altri materiali. Gli avversari dell'asfaltazione sostennero lungo tempo che l'asfalto è troppo sdrucciolevole per poter trovare applicazione generale. Questa affermazione è stata completamente contradetta, non fosse altro che dall'estensione raggiunta dall'asfalto nelle grandi città. E' ben vero però che la pulizia delle strade deve procedere di pari passo colla medesima, perché se 1' a-sfalto viene tenuto netto, esso fa anzi scivolare meno che il granito od il legno. — Quando un cavallo viene a cadere sul granito esso riporta certamente lesioni gravi, non si conoscono invece casi in cui un cavallo caduto sul)' asfalto abbia dovuto risentirsene in egual misura; — 1' ingegnere capo della Londoner City, Colonello Hay-wood. disse anni or sono, che un cavallo caduto sull'asfalto suscita maggior chiasso che dieci cavalli caduti sul granito, perchè il secondo caso è tanto comune da passare affatto inosservato. Il rapporto amministrativo del magistrato di Berlino per l'anno 1899 constata che sulla base delle esperienze fatte in quella città il legno è molto più sdrucciolevole che l'asfalto. — Questi pareri ufficiali tolgono ogni importanza alle eccezioni di cui si volle oggetto l'asfalto. Fin qui non s'è fatto cenno che dell'asfaltazione delle strade carrozzabili, però anche quella dei marciapiedi e dei viali offre gì' identici vantaggi. Parigi possiede fra tutte le altre città la più estesa superficie di marciapiedi in asfalto, cioè 3,5000.000 m*. — L'ispettore P. Kortz, adetto al civico ufficio di costruzioni stradali in Vienna, così esprimevasi in occasione della sua ultima visita a Parigi allo scopo di studiarne il movimento stradale: «Che «questo enorme movimento possa aver «luogo senza inconvenienti e che possa «cagionare reale diletto il passeggiare «per delle ore intere sui marciapiedi, «lo si deve principalmente al suo im-«pianto stradale 1 marciapiedi larghi «10 metri sui Boulevards e 6 fino ; d «8 metri nella maggior parte delle «vie principali, i bei viali, specialmente «poi l'asfalto di cui son ricoperti tutti «i sentieri, agevolano una lunga pas-«seggiata in citt , senza, troppo stancare» lil conseguenza di ciò pare che il magistrato di Vienna si' sia persuaso dei vantaggi d' una asfaltazione generale dei marciapiedi, avendo esso disposto che in avvenire per tutti gli impianti nuovi di marciapiedi debba essere impiegalo esclusivamente l'asfalto. E' consigliabile che nel tracciare un determinato progetto di asfaltazione vengano prese in riflesso prima di tutto le arterie lunghe e fortemente transitate del centro cittadino, nonché tutte le vie adiacenti alle medesime, affinchè da quelle laterali, coperte in pietra, non s'insinui troppo fango nelle strade principali coperte in asfalto. Non appena una di tali strade è a -sfaltata, sorge spontaneo il bisogno che vengano asfaltati anche i prossimi complessi stradali, perchè è insita nel-1' uomo 1' invidia di ciò che possiede il suo vicino e dalla stessa deriva solitamente che gli abitanti di altre strade non tardano di sollecitare l'amministrazione comunale a concedere loro un miglioramento del lastrico. Per chiusa figuriamoci una città interamente lastricata in asfalto e supponiamo che sorgesse la proposta di sostituire quella pavimentazione con un' altra in pietra. Ognuno può, col-1' aiuto della propria fantasia, formarsi un'idea delle discussioni che ne deriverebbero. «Una cosa è certa: Che nessuna città è ricca abbastanza per permettersi il lusso di una cattiva pavimentazione stradale». 8. Assume operazioni di cambio e compravendita di titoli, cartelle e promesse di lotteria ecc., anche in forma rateale. Tutte le condizioni indicate sono valevoli fino a nuovo avviso. AVVISO La Banca popolare capodistriana per facilitare il cambio della moneta spicciola 'ed in argento riceve in versamento a titolo di deposito e pagamento la moneta stessa purché sia consegnata in sacchetti sigillati e muniti del timbro della ditta che effettua il versamento. 1 sacchetti devono esser completati in Questo modo : Pezzi da 2 Cent. 1000 pari a Cor. 20 „ „ 10 , 2000 „ . , 200 „ , 20 „ 1000 , „ , 200 , , 1 Cor. 1000 „ „ , 1000 „ „ 1 Fior. 500 „ , „ 1000 . . 5 Cor. 200 „ , , 1000 Achille Piacentini, redattore résponsabile. Tipografìa Cobol & Priora. COMUNICATI*) LA BANCA POPOLARE CAPODISTRIANA Consorzio registrato a garanzia limitala Fa le seguenti operazioni : 1. Accorda prestiti verso cambiale con garanzia di due firme, per un termine non inferiore ad uno e non superiore a 6 mesi, al 6% P'" VsVo per spese di provvigione. Previo avviso di otto giorni le cambiali potranno venir rinnovate, qualora venga restituito almeno un quinto della somma. 2. Accorda sovvenzioni sopra carte di valori pubblici e polizze di sicurtà sulla vita al 6% esenti di spese di provvigione. 3 Sconta cambiali con garanzia di due firme a scadenza non superiore a 6 mesi al 6% esenti di spese di provvigione. 4. Apre conti correnti garantiti con malleveria di due firme solventi, per la durata massima di due anni al 6% esenti di spese di provvigione. 5. Investe danari in effetti di sicurezza pupillare ed in ipoteche di sicurezza pranimaticale a condizioni da stabilirsi. Le operazioni dal N. 1 al 5 sono soggette all'approvazione del Consiglio d' Amministrazione. 6 Riceve in deposito somme di denaro in conto corrente: a) per qualunque importo, non prelevando però più di 500 Cor. p.er volta, a vista al 21/2%. b) per qualunque importo prelevabile verso preavviso di 3 giorni al 23/4%- c) per qualunque importo prelevabile verso preavviso di 3 mesi al 3°/0. d) per qualunque importo prelevabile verso preavviso di 6 mesi a! 3740/o- e) per qualunqua importo preldvabile verso preavviso di 1 anno al 3V2% 7. Riceve depositi al piccolo risparmio con versamenti mensili non superiori a Corone 50 ad eccezione del primo versamento che viene accettato per qualunque importo; non mai però il risparmio può essere superiore all'importo massimo di Corone 1000. Rimborsi si effettueranno con preavviso di cinque giorni al 4%• *) La Redazione si dichiara estranea tanto riguardo alla forma quanto al contenuto e non assume alcuna responsabilità fuori di quella voluta dalla legge. il La tipografia editrice Cobol & Priora renderà tra breve di pubblica ragione il lavoro di Domenico Venturini La famiglia Bruti Coloro che sono intenzionati di prenotarsi ad una o più copie del lavoro, sono pregati di mandare la loro adesione alla Tipografia. Prezzo Corone 1. Gli avvisi collettivi costano due centesimi la parola. Tasse minime cent. 20 Domande ed offerte d'impieghi Persona seria offresi per amministrazione stabili e campagne. Indirizzo «Sveglia». Istruzione Studente impartirebbe lezioni miti pretese. Indirizzo «Sveglia». Affittanze D'affittare stanze ammobigliate e quartieri. Indirizzo «Sveglia» Acquisti e vendite d'occasione Vendonsi campagne, case e saline. Indirizzo «Sveglia» . 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