Arheološki vestnik 67, 2016, str. 121-429 425 I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio veronese Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Izvleček Bronaste posode predstavljajo posebno zvrst posodja, ki je bilo narejeno za trajnejšo rabo in je bilo v uporabi več generacij, zato je kronološko manj občutljivo, a je pomenljiv indikator družbenega statusa in navad. Arheološke najdbe iz severne Italije kažejo tri glavne faze pojava bronastih posod med letom 388 pr. Kr. in avgustej-skim obdobjem, ki jih lahko vzporejamo s kronološko delitvijo latenskega obdobja. Z interpretativnim pregledom teh najdb poskušamo osvetliti kontinuiteto, trajanje in novosti posameznih oblik in tipov bronastega posodja. Območje Verone je zanimiv študijski primer za ugotavljanje razprostranjenosti helenističnega in poznorepublikan-skega bronastega posodja. S tega območja je znanih vsaj 150 primerkov iz časa od 4./3. stoletja pr. Kr. do avgustejskega obdobja, izvirajo pa pretežno iz grobnih kontekstov. Članek osvetljuje odnos med temi najdbami, ki so skoncentrirane na nekaj najdiščih (posebno v Poveglianu), in njihovo povezavo z določenim družbenim slojem. Prinaša tudi katalog bronastih posod z območja Verone, ki so bile zbrane in prepoznane ob preurejanju zbirke Arheološkega muzeja v Veroni v zadnjih dvajsetih letih. Ključne besede: Severna Italija, območje Verone, latensko obdobje, helenistično obdobje, poznorepublikansko obdobje, avgustejsko obdobje, bronaste posode Abstract [Bronze vessels in northern Italy between the 4th and the ist century BC. A case study of the Verona area] Bronze vessels constitute a particular class of domestic vessels that were made for long-term use, to be handed down through generations. This makes them chronologically less sensitive items, but also items that reflect both status and behavioural practices. The archaeological evidence from northern Italy suggests at least three main phases of use of bronze vessel between 388 BC and the Augustan period, which can be paralleled with the chronological division of the La Tene period. The contribution provides an interpretative overview of the evidence in an attempt to show the continuity, persistence and innovation in the production of individual forms and types of the bronze vessels. The area of Verona is an interesting case study for understanding the distribution of Hellenistic and Late Republican bronze vessels, because it has yielded at least 150 examples so far, dating from the 4th/3rd century BC to the Augustan period, that have mostly been recovered from funerary contexts. The contribution looks at the concentration of these items at some sites (Povegliano in particular) and their ties to a particular social rank. It also supplies a list of the bronze vessels from the area, mainly compiled during the reorganization of the collections in the Museo Archeologico di Verona conducted in the last two decades. Keywords: northern Italy, area of Verona, La Tene period, Hellenistic period, Late Republican period, Augustan period, bronze vessels 122 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Questo contributo e nato in occasione del Convegno Internazionale dedicato nel 2010, a Roma, ai "Celti d'Italia"; in relazione agli obiettivi del Convegno, che vertevano non solo sulla pre-sentazione delle nuove scoperte, ma anche sulla puntualizzazione di una cronologia articolata e aggiornata e correlabile a quella transalpina, ci era stato chiesto di intervenire sui recipienti di bronzo dell'Italia settentrionale. Aderendo a questo invito, abbiamo proposto un quadro generale del vasellame bronzeo relativo al periodo compreso tra l'invasione gallica del 388 a.C. e l'etá augustea (M. Castoldi), e condotto l'esame, nello specifico, della distribuzione dei recipienti nel territorio veronese (M. Bolla), impostazione che si e ritenuto opportuno mantenere, con qualche modifica e aggiornamento, anche in questa sede1. Nella stesura dei testi, ci siamo domandate se questo tipo di vasellame potesse essere consi-derato un indicatore cronologico puntuale, o se fosse piuttosto un simbolo di status e di pratiche comportamentali. E noto infatti che all'interno della suppellettile legata alle varie esigenze della vita quotidiana, i vasi di bronzo costituiscono una classe privilegiata, destinata a durare nel tempo e ad essere tramandata anche per piu generazioni. E ancora, nella loro qualitá di oggetti di lusso, destinati alle pratiche del culto, del banchetto e del simposio, i recipienti in metallo hanno la preroga-tiva di diventare oggetto di dono e di reciprocitá tra personaggi d'alto rango; sono quindi soggetti a viaggiare, al di fuori delle aree di produzione, seguendo i possessori nei loro spostamenti, ma anche a latere di spedizioni militari o commerciali a lunga distanza. 1 Gli Atti del Convegno "Celti d'Italia. Convegno Internazionale sui Celti dell'età di La Tène a sud delle Alpi" (Roma, Università Sapienza, 16-17 dicembre 2010) sono a tutt'oggi inediti. Ringraziamo Paola Piana Agostinetti per l'invito a partecipare al Convegno, Sneža Tecco Hvala per l'accoglienza in Arheološki vestnik, e i revisori anonimi per i commenti e i suggerimenti che hanno portato a ulteriori approfondimenti sui temi trattati. Dobbiamo numerosi suggerimenti a Dragan Božič; ringraziamo inoltre Antonella Arzone, Federico Biondani, Brunella Bruno, Michel Feugère, Emanuele Giannini, Rosanina Invernizzi (anche per i reperti da Tromello nel Pavese), Marta Rapi, Luciano Salzani, Daniele Vitali. I disegni e le fotografie (figg. 1-17) qui riprodotte non sono sempre in scala. QUADRO GENERALE Nella consapevolezza di avere a che fare con una realtà tutt'altro che unitaria, ma politicamente e culturalmente differenziata, e senza alcuna pretesa di esaustività, ho cercato di comporre un quadro d'insieme, una specie di giro d'orizzonte, dei recipienti di bronzo in Italia settentrionale, tra IV e I secolo a.C. L'esame della documentazione raccolta ha consentito di mettere a fuoco tre grandi fasce di presenze: un primo periodo che raccoglie i recipienti databili tra IV e III secolo a.C., un secondo periodo con i recipienti databili tra II e I secolo a.C., ai quali si è aggiunto un rapido cenno all'età augustea. I primi due periodi corrispondono grossomodo alle fasi LT B-C1 (IV e III secolo a.C.) e LT C2-D (II e I secolo a.C. o "periodo tardorepubblicano"), in quanto i recipienti considerati vengono prevalen-temente da corredi funerari che rientrano nella seriazione cronologica del periodo La Tène2. Primo periodo: IV e III secolo a.C. Produzioni locali Innanzitutto, continua anche dopo il 388 a.C. la produzione locale, rappresentata da recipienti destinati al consumo del vino o di altri tipi di bevande fermentate. Nelle aree occupate dai Le-ponti e dagli Insubri sono attestate le situle (tipi Pianezzo, Cerinasca e Castaneda), le capeduncole, le brocche a becco (Tessiner Kannen). Sono recipienti prodotti nel Sopraceneri - per le brocche a becco anche nel Comasco - e attestati nell'area occidentale della Cisalpina, tra il Canton Ticino e la Bergamasca, sui quali non mi soffermo in questa sede perché esaurientemente analizzati da De Marinis in occasione della mostra sui Leponti e, ancora più recentemente, da Nagy e Tori per la necropoli di Giubiasco3. Produzioni locali sono ben attestate anche in area cenomane - mi riferisco alle fiasche da pellegrino, con gli esemplari della tomba di Castiglione delle 2 Per quanto attiene la cronología del periodo La Tene D, in Italia settentrionale viene ancora seguita la periodizzazione di De Marinis 1977; 1986 (si veda ad esempio Rapi 2009, 22-24 e passim), alla quale viene preferita in questi ultimi anni, in ambito europeo, una cronologia che meglio si accorda con i dati dell'Europa centrale: per la discussione vedi Božič 2008, 129-148. Di questa Central European Chronology si terra conto anche in questa sede. 3 De Marinis 2000; Nagy, Tori 2010. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 123 Stiviere4 - e in area veneta e retica, dove continua la produzione di situle a sbalzo e di simpula. Sono attribuite a officine locali, che continuano una tradizione lunga e feconda, le situle di Este, da quelle a corpo troncoconico e sinuoso della tomba Ricovero 23, la famosa tomba di Nerka Trostiaia, a quelle istoriate delle tombe Boldù-Dolfin 52-535. Per le situle è stata identificata anche un'area di produzione tra le valli dell'Adige e del Piave, con uno o più ateliers che operano nel IV secolo unendo elementi di tradizione halstattiana a motivi di in-flusso celtico ed etrusco6. Anche i simpula prodotti a partire dal IV secolo riprendono e rielaborano il tipo etrusco a vasca emisferica e manico verticale, ma con il manico a nastro applicato con ribattini alla vasca7. Nel santuario di Lagole di Calalzo (Belluno) questi attingitoi sono utilizzati anche nei rituali delle acque8. Vasellame d'importazione Per quanto riguarda invece le importazioni di vasellame di bronzo dall'Etruria, che avevano caratterizzato tra VI e V secolo a.C. lo sviluppo 4 Castiglione: De Marinis 1997, 148-153 e 172 per la datazione della tomba al pieno III secolo a.C. Su questa forma vd. anche Feugère 1991c; De Marinis 2000, 403-404. 5 Tomba Ricovero 23, dei primi decenni del III secolo a.C. (Chieco Bianchi 1987, 197 n. 1, fig. 13; 213 n. 90, fig. 32; 216 n. 111, fig. 36; 235). Per la situla n. 111 è stato pero proposto un confronto con il tipo Pianezzo, attestato per tutto il IV secolo a.C., vd. De Marinis 2000, 368. Tombe Boldù-Dolfin, IV secolo a.C. (Gambacurta 1998, 139-140). 6 Cfr. le situle di Caslir di Cembra (Marzatico 1998, 29, fig. 9; Marzatico 2011, 640, n. 7.15, con attacco cruciforme di origine halstattiana); della Valle di Cadore (Ruta Serafini 1998, con attacco a testa umana stilizzata di origine celtica); di Grad presso Reka (Slovenia), con attacco a conchiglia etruschizzante (Turk, Božič, Istenič, Osmuk, Šmit 2009, 51, figg. 2-3); di Posočje (Turk, Božič, Istenič, Osmuk, Šmit 2009, 57-58, figg. 10-11). Per la discussione, con numerosi confronti, vd. Turk, Božič, Istenič, Osmuk, Šmit 2009; Božič 2009, 80-82. 7 Sono documentati i tipi con attacco ad ancora, attestati soprattutto nell'alta Valle dell'Adige (Marzatico 1998, 26, fig. 8) e quelli con attacco a placca, bifida o variamente conformata, saldata o fissata con ribattini (Gambacurta 2001, 181-183). Vd. anche Božič 2009, 80, con ulteriore bibliografia. Per il tipo etrusco canonico vd. Castoldi 1995, 54-56. 8 Gambacurta 2001. Sono documentati a Lagole più di cento manici staccati dalla vasca, alcuni con iscrizione votiva lungo il fianco, evidentemente frantumati e defunzionalizzati dopo l'uso in funzione rituale nel santuario, e una ventina di vasche prive del manico: Gambacurta 2015. dell'Etruria padana e della civiltá di Golasecca9, si ha effettivamente una contrazione in seguito all'in-vasione gallica del 388 a.C., che non sembra pero toccare l'area di Spina, dove recipienti e candelabri di bronzo caratterizzano sia le tombe dell'ultimo quarto del V secolo, sia quelle del primo quarto del secolo successivo10. La documentazione che ho raccolto, per offrire un quadro delle forme che erano in circolazione nel periodo in esame, riguarda ancora una volta recipienti legati, a vario titolo, alla sfera del ban-chetto, per contenere, preparare e servire il vino, e per le usanze connesse, quali le abluzioni che precedono, accompagnano e seguono la consuma-zione delle vivande11. Rientrano nel primo gruppo i colini, i kyathoi a rocchetto e a corpo piriforme, le situle e i crateri; nel secondo le teglie, i bacini, le padelle e le brocche. Il tipo di colino documentato in Italia settentrionale in questa fascia cronologica (Tontola, Monte Bibele, Monterenzio Vecchio12) e quello con manico a nastro terminante a testa di canide, colato insieme alla vasca, emisferica o carenata, cui corrisponde, sul lato opposto, una piastra d'appoggio in lamina (Fig. 1: 1); e il colino tipico dell'Etruria ellenistica, attestato a partire dalla metá del IV secolo13. I kya- 9 Vd. Gleirscher 1993a; Gleirscher 1993b; De Marinis 2000, 386-390; Castoldi 2001, 75. 10 Cfr. Berti 1993a, 41-42. 11 Avevo proposto un primo elenco in Castoldi 2001, 87-88, al quale rimando, con le precisazioni e gli aggiornamenti derivati da questa nuova revisione. 12 Tontola (Forli), sepoltura del Podere Gori, inizi III secolo a.C.: Prati 1987, 389-390, fig. 261, con due kyathoi piriformi. Monte Bibele e Monterenzio Vecchio, vd. bibliografia alle note 26-27. In Castoldi 2001, 87 nn. 4, 7, 20 avevo incluso anche un manico da Marzabotto, sul quale ora sarei piü cauta; un colino da Calvatone, sporadico, al Museo di Brescia, che non potuto controllare in questa occasione; e il colino della tomba 58C di Spina, molto restaurato, che ha pero il manico terminante a testa di cigno e la forma leggermente diversa rispetto a quelli "canonici", cfr. Hostetter 2001, 85 n. 224, fig. 147, tav. 42: c-f. Per i ritrovamenti dal Veronese vd. infra il contributo di Margherita Bolla. 13 Vd. Caramella 1995, 81-83; Jurgeit 1999, 450 n. 760. La cronologia e confermata anche nel recente studio di Esposito 2007, I, 137-148 (inedito). Si puo segnalare che Kent-Hill 1942, 51 cita un esemplare da un contesto funerario di Orvieto "with red-figured stamnoi and with bronzes which show that they were in use in the early fourth century B.C."; in realtá si tratta della tomba di Porano (Orvieto), Minto 1932, con colino, teglia, brocca trilobata e kyathos a rocchetto in bronzo e vasi a figure rosse (un duck-askos del Gruppo Clusium, un cratere a campana e due stamnoi tardofalisci del Fluid Group), che 124 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI 2 3 4 Fig. 1: Monte Tamburino (Monterenzio, Bologna), tomba 116. 1 - Colino; 2-4 - kyathoi piriformi (da Vitali [ed.] 2003). Sl. 1: Monte Tamburino (Monterenzio, Bologna), grob 116. 1 - Cedilo; 2-4 - hruškasti kiatosi (po Vitali [ur.] 2003). (Non in scala / Ni v merilu) Fig. 2: Spina (Ferrara), tomba 58C. Kyathoi a rocchetto (da Baldoni [ed.] 1993). Sl. 2: Spina (Ferrara), grob 58C. Motkasti kiatosi (po Baldoni [ur.] 1993). (Non in scala / Ni v merilu) I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 125 Fig. S: Spina (Ferrara), tomba 58C. Situla stamnoide (da Baldoni [ed.] 1993). Non in scala. Sl. S: Spina (Ferrara), tomba 58C. Stamnoidna situla (po Baldoni [ur.] 1993). Ni v merilu. thoi sono testimoniati da entrambe le serie, quella con il tipico profilo a lati inflessi e il labbro a fascia con orlo pendente (a rocchetto), e quella a corpo piriforme con ansa sormontante (Figg. 1: 2-4; 2), caratteristiche, in Italia centrale, dei contesti di IV e III secolo a.C.14. Le situle sono testimoniate dai due esemplari a corpo stamnoide e profilo sinuoso della tomba 58C di Spina, Valle Pega, datata verso la metà del IV secolo a.C. (Fig. 3)15, e da quelle a collo cilindrico e spalla orizzontale dalla tomba 5 di assegnano il contesto all'inizio dell'ultimo quarto del IV secolo a.C., vd. Harari 1980, 146, 148. 14 Per i kyathoi a rocchetto vd. Castoldi 1995, 31-32; Esposito 2008, 22-24, tipo Ib; per i kyathoi piriformi, Esposito 2008, 24-25, forma II. Numerosi esemplari a Spina (Hostetter 2001, 63-78, tavv. 31-38) e in territorio boico, vd. note 26-27. 15 Spina, Valle Pega, tomba 58C (Baldoni (ed.) 1993, 96 nn. 56, 57; Hostetter 2001, 26-27 nn. 122-123, figg. 52, 53, tavv. 7:a-d, 8:a-e). La cronologia della tomba, inquadrata da Berti 1993b, 48 "agli anni intorno alla metà del IV secolo a.C.", viene rialzata da Hostetter 2001 al secondo quarto del IV secolo (380-350 a.C.). Manca tuttavia, per quanto mi risulta, uno studio puntuale dei vasi attici e delle altre ceramiche in contesto. Fig. 4: Bologna, tomba Benacci 138. Situla a beccuccio (da Grassi 1991). Non in scala. Sl. 4: Bologna, grob Benacci 138. Situla z dulcem (po Grassi 1991). Ni v merilu. Monterenzio Vecchio, della fine del IV secolo a.C. e della tomba Benacci 138, di Felsina (Bologna) (Fig. 4), dei decenni iniziali del III secolo a.C.16. I crateri sono indiziati dalle anse configurate rin-venute a Spina, nella tomba 169C di Valle Pega, datata nel primo venticinquennio del IV secolo a.C.; e dalle anse con soggetti dionisiaci, prive di contesto, provenienti da Ora/Auer e Settequerce/ Siebeneich (Bolzano)17. Le teglie, a vasca bassa e ampia priva di piedi, sono presenti in area centroitalica attraverso diverse varianti, ora ben illustrate da Marion Esposito, che annoverano esemplari privi di anse, già in produzione nel V secolo a.C., ed esemplari con 16 Monterenzio Vecchio (Lejars, Verger, Vitali 2001, 528-529; Fabry 2006). Felsina, tomba Benacci 138 (Vitali 1992, 147 n. 1, 149-150, tav. 14). 17 Spina: Hostetter 1986, 20 n. 4, tavv. 6-7; la datazione della tomba, che Hostetter riporta alla fine V-inizio IV secolo è abbassata in Bonamici 1991, 7 "al primo venticinquennio del IV secolo a.C. o al massimo agli anni di passaggio tra il primo e secondo venticinquennio". Ora/Auer (Bolzano): Marzatico 1998, 23, fig. 7:3. Settequerce/Siebeneich (Bolzano): Marzatico 1998, 23. Per l'attribuzione a officine etrusche vd. Bonamici 1991, 4-7. 126 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Fig. 5: Monte Tamburino (Monterenzio, Bologna), tomba 132. Teglia (da Vitali [ed.] 2003). Non in scala. Sl. 5: Monte Tamburino (Monterenzio, Bologna), grob 132. Pladenj (po Vitali [ur.] 2003). Ni v merilu. ansa ad anello, con o senza decorazione (Fig. 5), attestati dalla seconda meta del IV alla seconda meta del III secolo a.C., documentati anche in Italia settentrionale, nelle necropoli del territorio boico (Monte Tamburino, Felsina/Bologna), e a Trento18. Si ricorda anche un tipo di bacino con ansa mobile e attacco decorato a conchiglia, atte-stato a Genova, nella valle Padana, a Spina, S. Polo (Reggio Emilia) e Marzabotto (Bologna), che trova numerosi riscontri in Italia centrale e meridionale e nel Sud della Francia19. Le padelle sono del tipo Montefortino (Fig. 10), attestate dal secondo quarto alla fine del III secolo a.C., e le brocche sono del tipo a labbro trilobato (tipo Castoldi 2000, I.a), e a imboccatura rotonda con corpo ovoide-carenato (tipo Castoldi 2000, II.a) e a corpo piriforme (tipo Castoldi 2000, II.b) (Figg. 9, 11)20. Se si esamina la diffusione del vasellame della prima eta ellenistica21 si evince una distribuzione 18 Per la discussione sulla forma si rimanda a Esposito 2010. Monte Tamburino: - tomba 132 (inizi del III secolo a.C.), Vitali 2003, 422 n. 10, tav. 228; - tomba 151 (meta IV secolo a.C.), Vitali 2003, 460 n. 4, fig. 243. Felsina (Bologna): -tomba Benacci 138 (primi decenni del III secolo), Vitali 1992, 148 n. 2, tav. 15; - tomba Benacci 953 (primi decenni del III secolo), Vitali 1992, 291 n. 10, tav. 34. - Trento (Marzatico 1998, 23-25, fig. 7:4). 19 Per evidenze di diffusione e di cronologia vd. Feugere 2011. 20 Per le padelle tipo Montefortino vd. De Marinis 1997, 138-146; per le brocche vd. Castoldi 2000. Per la diffusione vd. Castoldi 2001, 87-88 e infra per ulteriori citazioni ed evidenze di cronologia. 21 Una lista di distribuzione e stata pubblicata in Castoldi 2001, 87-88, fig. 6, da rivedere e integrare con gli aggiornamenti presentati in questa sede. Si segnala anche un'ansa di brocca ovoide-carenata da Rozzol (Trieste), che riecheggia quella delle Schnabelkannen e dei vasi coevi22, vale a dire le valli dell'Idice e del Reno e l'area felsinea, gli scali adriatici (Adria e Spina), il Po e i suoi affluenti, la valle dell'Adige che immette nella Rezia e nell'Europa centrale. Interessante anche la documentazione di Genova, dove il vasellame in bronzo etrusco è peraltro ben attestato anche nel V secolo, che evidenzia una circolazione per via tirrenica che continuerà, forse in maniera più evidente, nel periodo successivo23. Purtroppo la maggior parte dei ritrovamenti è priva di contesto; fanno eccezione le tombe di Spina, che evidenziano un precoce arrivo di questi recipienti attraverso l'area adriatica già nella prima metà del IV secolo a.C.24, e le necropoli dell'area attribuita erróneamente a epoca romana (Bravar 2002, 506, fig. 34). L'ansa trova invece confronti puntuali con un esemplare da Fermignano (Pesaro e Urbino), proveniente da un gruppo sconvolto di tombe attribuite al III-II secolo a.C., tra i quali molti recipienti di bronzo, anche padelle, e un'ansa attribuibile a una brocca tipo Castoldi 2000, IIb (Galli 1938, 11 n. 4, fig. 2); cfr. anche Borell 1989, 71 n. 77, tav. 32. 22 Vd. De Marinis 2000, 377-386, fig. 25. 23 I recipienti di bronzo di Genova meriterebbero di essere ripresi e riconsiderati in toto; per ora si rimanda a Cianferoni 1992, 14-15, con bibliografia alle note 17 e 18; vd. anche Feugere 2011, 25-28. 24 Spina: - Valle Pega, tomba 169C (primo venticinquennio del IV secolo a.C.): ansa di cratere (Hostetter 1986, 20 n. 4, tavv. 6, 7; Bonamici 1991, 4, fig. 7). - Valle Pega, tomba 1245 (380-350 a.C.): applique, probabilmente di bacile, a forma di cane (Hostetter 1986, 27 n. 5, tav. 69a-b; Bonamici 1991, 4). - Valle Pega, tomba 58C (meta IV secolo a.C.): situle, colino, olpe, bacile e kyathoi a rocchetto (Baldoni (ed.) 1993, 96 nn. 56-68; Hostetter 2001, nn. 122-123, 224, 158, 235, 203-209, figg. 52-53, 147, 85, 157, 127-133). I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 148 appenninica, in territorio boico25. A Monte Tamburino su Monte Bibele, kyathoi a rocchetto e piriformi, colini e teglie, sono attestati in tombe dell'ultimo trentennio del IV-inizi III secolo a.C.26; a Monterenzio Vecchio, i vasi di bronzo (kyathoi, colini e una situla stamnoide) sono documentati in tombe databili tra lo scorcio del IV e i primi decenni del III secolo a.C.27. In entrambe le necropoli il vasellame di bronzo è prerogativa delle sole tombe maschili, con l'unica eccezione della tomba 101, femminile, di Monte Tamburino28, diversamente da quanto avviene a Spina e nell'Italia centrale, dove i vasi di bronzo da simposio, per bere e per abluzioni, sono appannaggio di entrambi i sessi29. È riferibile a produzione etrusca, della metà o forse già della prima metà del IV secolo a.C., anche la brocca trilobata della Ca' Morta (Como)30, forse rinvenuta associata ad una teglia31 a comporre un servizio da abluzione (Fig. 6). Si tratta purtroppo, 25 Cfr. Vitali 2006. 26 Monte Tamburino, necropoli: - kyathoi a rocchetto, dalle tombe 74, 76 (330-300 a.C.); 14, 91, 101 (fine IV sec. a.C.); 88 (ultimi decenni del IV-inizi III sec. a.C.); 94 (fine IV-inizi III sec. a.C.); 132 (inizi III sec. a.C.); 120 (280 ca a.C.); - kyathoi piriformi, dalla tomba 116 (secondo quarto III sec. a.C.); - colini, dalle tombe 88 (fine IV-inizi III sec. a.C.), 132 (inizi III sec. a.C.); 116 (secondo quarto III sec. a.C.); - teglie, dalle tombe 151 (metà IV sec. a.C.), con un attingitoio troncoconico riparato in antico, e 132 (inizi III sec. a.C.); le datazioni delle tombe sono tratte da Vitali 2003, passim. Per una breve sintesi sulla necropoli vd. anche Vitali 2006, 3-4. 27 Monterenzio Vecchio, necropoli: Lejars, Verger, Vitali 2001, 524-529; Bondini et al. 2005, 270-273, fig. 2, tomba 36 (maschile, cinque kyathoi a rocchetto e un colino); Vitali 2006, 2; sulla situla stamnoide della tomba 5, datata alla fine del IV secolo a.C., vd. ora Fábry 2006. 28 Cfr. Vitali 2003, 29; Vitali 2006, 3. 29 Per Spina (cfr. Hostetter 1986, 10-11; Hostetter 2001, 6). Per l'Italia centrale del primo periodo ellenistico si rimanda allo studio di Marion Esposito sulle teglie (Esposito 2010, 18, fig. 18; vd. anche Hostetter 2001, 6, nota 15). 30 Ca' Morta: Rapi 2009, 51, tav. XVII, 126. Per la discussione cronologica sul tipo vd. Castoldi 2000, 404; la brocca è classificata nel tipo I.a, ibidem, 403-406, 413-414, con evidenze di diffusione e di cronologia. 31 L'associazione, che non è dimostrabile in mancanza di dati puntuali sul contesto, figura in una vecchia foto (ora ripubblicata in Rapi 2009, tav. XVII); la teglia non è stata rinvenuta, né a Como, né a Varese, dove è conservata Fig. 6: Como, Ca' Morta. Brocca in bronzo (da Castoldi 2000). Sl. 6: Como, Ca' Morta. Bronasta ročka (po Castoldi 2000). (Non in scala / Ni v merilu) Fig. 7: Bologna, tomba Benacci 953. 1 - Brocca; 2 - colino; 3 - teglia (da Grassi 1991). Sl. 7: Bologna, grob Benacci 953. 1 - Ročka; 2 - cedilo; 3 - pladenj (po Grassi 1991). (Non in scala / Ni v merilu) 128 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Fig. 8: Ceretolo (Bologna). Brocca in bronzo (da Vitali 1992). Non in scala. Sl. 8: Ceretolo (Bologna). Bronasta ročka (po Vitali 1992). Ni v merilu. anche in questo caso, come per la maggior parte dei ritrovamenti qui segnalati, di tombe sconvolte, rinvenute casualmente e del tutto prive di dati di contesto32; si ricorda tuttavia che una brocca ricon-ducibile allo stesso tipo, ma alla variante con il collo più stretto, è documentata nella tomba Benacci 953 di Bologna33 (Fig. 7); puo essere interessante anche il confronto con la brocca di Ceretolo (Bologna), affine per la forma, ma con ansa configurata e ap-parato decorativo molto accentuato (Fig. 8), da una tomba datata nel primo quarto del III secolo a.C.34. la brocca, quindi, dal momento che nella foto non si vede il tipo di ansa, non e classificabile. 32 Vd. da ultimo, Rapi 2009, 51. 33 Vitali 1992, 291 n. 11, tav. 35. 34 Vitali 1992, 388 n. 8, tav. 74,1; 389, per la datazione della brocca tra la fine del IV e i primi decenni del III secolo e del corredo al primo quarto del III secolo a.C. La brocca della Ca' Morta potrebbe quindi essere giunta a Como attraverso la mediazione delle tribù galliche dell'area felsinea, dove il tipo arriva già con uno scarto cronologico rispetto ai documenti attestati nei contesti funerari dell'Italia centrale35; i due recipienti (la brocca e la teglia) sono per ora l'unico indizio di sepolture di rango alla Ca' Morta, nel vuoto documentario che investe la necropoli tra il Golasecca III A e il LT D36. Siamo evidentemente ancora in una fase nella quale la ripresa delle importazioni di vasellame metallico dall'Italia centrale è da collegare a forme di scambi e di reciprocità, più che a un vero e proprio flusso commerciale. Non a caso 35 Castoldi 2000, 404, nota 15; si ricorda che la brocca di Como ha il fondo rifatto e sostituito in antico con una lamina di bronzo ribattuta sulla parete. 36 Rapi 2009, 50-51, 123. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 129 Fig. 9: Castiglione delle Stiviere (Mantova). 1 - Padella tipo Montefortino; 2 - brocca (da De Marinis 1997). Non in scala. Sl. 9: Castiglione delle Stiviere (Mantova). 1 - Ponev vrste Montefortino; 2 - ročka (po De Marinis 1997). Ni v merilu. 130 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI i vasi piu rappresentativi, quali i tre crateri con anse configúrate37, provengono da Spina e dalla valle dell'Adige (Settequerce/Siebeneich e Ora/ Auer), che sono zone di transito, quindi partico-larmente ricche. Si tratta in questo caso di pezzi eccezionali, non solo in ragione della raffinata esecuzione, ma anche per le scelte iconografiche delle anse configurate, ispirate a episodi e figure del mito, greco ed etrusco38, che dovevano essere oggetto di grande curiositá soprattutto all'interno di un ambito culturale completamente diverso da quello d'origine. Piu che per la funzione pratica di grandi contenitori da vino - funzione che in ambito retico sembra sia stata svolta dalle situle, rinvenute quasi sempre in associazione con colini e mestoli39 - i crateri di Settequerce/Siebeneich e di Ora/Auer dovevano essere simboli di status, suppellettile di pregio, alla stregua del thymiaterion in bronzo di Avio (Trento)40, destinata ai membri dell'aristocrazia al potere. Si puo osservare che anche le situle sono poche, e attestate oltre che a Spina, nelle necropoli di Felsina e Monterenzio Vecchio41, centri del territorio boico che hanno carattere multietnico, dove compaiono altri recipienti d'eccezione, come la brocca di Ceretolo, oltre a manufatti da toeletta e da palestra, quali specchi, strigili e vasi a gabbia, che sottintendono una forte apertura alle mode e agli aspetti culturali del mondo centro-italico42. Ritornando alle brocche trilobate documentate in Italia settentrionale e tuttavia di grande interesse l'associazione con le teglie (Ca' Morta, Felsina/ Benacci) a comporre un servizio da abluzione che riflette l'adozione precoce di un costume tipicamente greco, estraneo al mondo Golasecchiano, che verrá mantenuto, come vedremo, con altre forme, anche nel LT D. Se, tuttavia, teglie e brocche trilobate non sem-brano piu attestate dopo la metá del III secolo a.C.43, fanno invece la loro comparsa, a partire 37 Vd. bibliografia alla nota 17. 38 Per l'esegesi dell'ansa di Spina vd. Sassatelli 1993, 115-116. Per le anse di Settequerce/Siebeneich e Ora/Auer, vd. Bonamici 1991. 39 Cfr. Marzatico 2012, 34. 40 Cfr. Gleirscher 1993b, 105, liste 4 n. 5, fig. 31; Marzatico 2001, 522, fig. 58. 41 Bibliografia a note 15-16. 42 Vitali 2006, passim. Sugli strigili vd. ora Jolivet 2008, che sottolinea il ruolo degli strigili e dei vasi a gabbia come oggetti di toilette personale, senza pero particolari riferimenti ad una propedeutica di tipo atletico. 43 Vd. Castoldi 2001 per le brocche, e Esposito 2010 per le teglie. dal III secolo a.C., i servizi, ancora una volta da abluzione, composti dalle padelle tipo Montefor-tino44 e dalle brocche a corpo ovoide-carenato (tipo Castoldi 2000, II.a) e a corpo piriforme (tipo Castoldi 2000, II.b)45. I contesti piu alti sono la tomba Ricovero 23 di Este, femminile, dei decenni iniziali del III secolo a.C., dove e attestata pero solo la brocca a corpo ovoide-carenato, e la tomba di Castiglione delle Stiviere (Mantova), datata al pieno III secolo (LT C1), dove il servizio brocca a corpo piriforme e padella e completo (Fig. 9)46. Si tratta in entrambi i casi di tombe eccezionali per la qualitá e la quantitá degli oggetti di corredo. Altri servizi "padella e brocca" sono ben do-cumentati ad Adria, nel Veronese (a Povegliano e Vigasio), e in territorio insubre nella Lomellina (a Cozzo Lomellina e a Tromello)47. Si ricordano anche le due brocche, una tipo Castoldi 2000, II.a e una "tipo Orbetello", attestate a Giubiasco48, che, insieme ai ritrovamenti del Pavese, evidenziano l'importanza dell'asse Ticino-Verbano nei rapporti tra mondo italico e mondo celtico transalpino. Il problema e che a parte i casi citati - Este, Castiglione delle Stiviere, cui possiamo aggiun-gere anche Adria (tomba 348 della necropoli del Canalbianco, assegnabile al III secolo)49 - il resto dei ritrovamenti e per questa fase privo di sicuri dati di contesto e di associazioni stratigrafiche. Nel Pavese, anche il recente ritrovamento di una padella tipo Montefortino e di una brocca ovoide-carenata (Tipo Castoldi 2000, II.a) da Tromello (Figg. 10-11), indicativo di un contesto sicuramente funerario, e frutto di uno scavo clandestino non controllato e mal documentato, con i pochi materiali affidabili databili piu nel II che nel III secolo a.C.50. Nel Veronese, ad esempio, dove i dati di contesto sono piu precisi, si puo notare che alcune 44 Sul tipo vd. De Marinis 1997, 138-146; Castoldi 2001, 77-78; - per la lista di diffusione Castoldi 2001, 87-88. 45 Per la definizione dei tipi vd. Castoldi 2000; - per l'Italia settentrionale Castoldi 2001, 87-88. 46 Este (Chieco Bianchi 1987, 204 n. 52, fig. 23). Castiglione delle Stiviere (De Marinis 1997, 146-147, figg. 3, 22, per la cronologia della tomba, ibidem, 172). 47 Adria (Castoldi 2001, 87 n. 8). Cozzo Lomellina (Castoldi 2001, 88 n. 25, fig. 1). Tromello, vd. infra. Per il Veronese vd. infra il contributo di Margherita Bolla. 48 Tipo Castoldi II.a (Castoldi 2000, 415 n. 28, tomba 32; - Nagy, Tori 2010, 193, fig. 3.10). - Tipo Orbetello (Pernet 2006, 169-170, 179, catalogue 63, 291-292). 49 Sulla necropoli vd. De Fogolari 1940; il corredo è stato ricostruito in De Marinis 1997, 142. 50 Devo queste informazioni a Rosanina Invernizzi della Soprintendenza Archeologia Lombardia, che ringrazio. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 131 Fig. 10: Tromello (Pavia). Padella tipo Montefortino (Soprintendenza Archeologia Lombardia). Scala = ~ 1:3. Sl. 10: Tromello (Pavia). Ponev vrste Montefortino (Soprintendenza Archeologia Lombardia). M. = ~ 1:3. forme prodotte tra IV e III secolo a.C., come le brocche ovoidi-carenate e i colini con manico a nastro terminante a testa di canide, restano in circolazione fino alla fine del II secolo a.C., dal momento che finiscono la loro vita in tombe che ricadono nel LT D1a (130-100 a.C., secondo la Central European Chronology)51. Mi riferisco nello specifico alla tomba 7 di S. Maria di Zevio, località Lazisetta (Fig. 21) - con ricco corredo di recipienti di bronzo da simposio che comprendeva anche una brocca ovoide-carenata, una padella di tipo Povegliano (Fig. 21: 5)52 e un colino del tipo etrusco-ellenistico53 - e alla tomba 46 di Isola Rizza, località Casalandri, con padella di tipo Povegliano e colino etrusco-ellenistico54. 51 Vd. nota 2. 52 Sulla padella tipo Povegliano, considerata una forma intermedia tra il tipo Montefortino e il tipo Aylesford, e databile per ora nel II secolo a.C., vd. De Marinis 1997, 138-141; e ancora Nagy, Tori 2010, 183. 53 Per i recipienti di bronzo vd. Bolla 2002, 205-07, figg. 1, 2. E un corredo particolare, datato alla fine del II secolo a.C., con armi e carro a quattro ruote, riservato ad un bambino di 5/7 anni (Salzani 2002b, Salzani 2015). E verosimile che i vasi piü antichi siano di retaggio; la brocca deve essere rimasta in uso a lungo, se al fondo sono stati adattati tre piedini pertinenti a una brocca piü recente, tipo Kelheim (Feugere, Rolley (eds.) 1991, 40, fig. 16,18), a meno che non si tratti di una "mescolanza" dovuta a fenomeni di sperimentazione tipici del periodo, vd. Bolla 2002, 205. 54 Salzani (ed.) 1998a, 31-32 n. 11, tav. XXVI; si tratta in questo caso della tomba di un guerriero adulto. Quindi anche se sono documentati, nella fascia cronologica in esame, recipienti di bronzo d'impor-tazione, prodotti in Etruria tra IV e III secolo a.C., sembra che il loro arrivo nella pianura padana non coincida necessariamente con leffettivo periodo di fabbricazione, ma avvenga piuttosto in tempi piü lenti. Se si considera che anche la ceramica a vernice nera di produzione etrusca che affiancherá, nei secoli seguenti, la diffusione di questi beni di lusso, e nel III secolo a.C. testimoniata solo da pochi reperti Fig. 11: Tromello (Pavia). Brocca tipo Castoldi 2000, Il.a (Soprintendenza Archeologia Lombardia). Scala = ~ 1:2. Sl. 11: Tromello (Pavia). Ročka vrste Castoldi 2000, II.a (Soprintendenza Archeologia Lombardia). M. = ~ 1:2. 132 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI di produzione volterrana provenienti da Milano e dal Mantovano55, si conferma l'episodicita di queste presenze, riservate ad una ristretta élite all'interno delle tribu celtiche stanziate nei territori padani. Secondo periodo: II-I secolo a.C. Con l'eta tardorepubblicana, corrispondente in ambito padano al LT D (130-15 a.C.), la presenza di vasellame di bronzo d'importazione si fa numericamente piu rilevante e piu varia quanto a tipi rappresentati. Per l'Italia settentrionale si possono considerare ancora validi i saggi sulle varie forme e le liste di distribuzione elaborati in occasione della tavola rotonda di Lattes, La vaisselle tardo-républi-caine en bronze (Feugere, Rolley (eds.) 1991), con aggiornamenti relativi all'asse Ticino-Verbano e, sul versante opposto, al Caput Adriae56, al territorio dell'attuale Lombardia57, con specifiche dedicate al Comasco e al territorio di Bergamo58; molto si attende, inoltre, dalle necropoli del Veronese che sono state scavate recentemente e sono attualmente in corso di studio59. Piu numerosi, a tutt'oggi, gli aggiornamenti e le pubblicazioni di recipienti di eta tardorepubblicana in ambito europeo60. In linea generale, si puo osservare che alle padelle tipo Montefortino e Povegliano si sostituiscono le padelle tipo Aylesford, con vasca fortemente con-vessa e il caratteristico motivo a spina di pesce sul labbro (cfr. Tav. 5: XXVI/7), che formano una coppia funzionale con le brocche carenate tipo Gallarate e, talora, anche con le brocche a corpo piriforme tipo Ornavasso-Ruvo, Ornavasso-Montefiascone, Kelheim e Kjaerumgaard61. 55 Grassi 2008, 19-20, con bibliografía; importanti aggiornamenti dovrebbero arrivare dalla pubblicazione del Convegno "Celti d'Italia". Tra IV e III secolo a.C. la ceramica a vernice nera d'importazione, con preminenza delle fabbriche volterrane e aretine, e invece meglio documentata nelle necropoli del comprensorio di Monte Bibele (Monte Tamburino e Monterenzio Vecchio), vd. Parrini 2008, e dell'area veneta (Adria e Este), vd. De Min 1984, 827-828. 56 Rispettivamente Castoldi 2001, 81-83; Bolla 1996, 186-190. 57 Bolla 1994, 13-29. 58 Como e territorio (Rapi 2009). Bergamo e territorio (Poggiani Keller 1992a, 102-114). Necropoli del Colabiolo di Verdello (Bergamo) (Castoldi 2003). 59 Cfr. Fábry, Szabó 2009; - Vitali et al. 2014. 60 Sedlmayer 1999; Fabiao 1999; Mansel 2000; Pozo Rodrigues 2000; Božič 2003; Rustoiu 2005; Pernet 2006; Bienert 2007; Dizdar, Tonc 2014; Barbau 2014. 61 Per le padelle tipo Aylesford si rimanda a Feugere, De Marinis 1991. Per le brocche si puo utilizzare ancora la Le brocche tipo Gallarate, bitroncoconiche a carena bassa con ansa terminante a foglia cuorifor-me e púntale, sono a tutt'oggi, insieme alle padelle Aylesford, le forme più rappresentate nei contesti funerari di questo periodo; che in Italia settentrionale le padelle rivestissero un ruolo fortemente simbolico all'interno dei servizi da banchetto, è indiziato dalla frantumazione rituale del recipiente durante i riti di sepoltura e dalla deposizione sul rogo funebre62. Del successo delle brocche bitroncoconiche possono essere indicative le imitazioni "povere" in terracotta attestate già dal terzo quarto del II secolo a.C. in Grecia63, e la presenza, nel santuario di Delo, frequentato da mercanti e visitatori italici, di una matrice in calcare riferibile ad una forma a carena bassa di piccole dimensioni64. Hanno corpo bitroncoconico a carena bassa, ma ansa terminante con un bustino di Giove très fruste, anche le brocche tipo Piatra Neamt (Fig. 12)65, con una significativa presenza a Curno (Bergamo), all'interno di una stipe votiva collegata ad un'area sacra posta in corrispondenza di un guado del fiu-me Brembo, insieme ad altri recipienti tra i quali sono riconoscibili un mestolo a manico orizzontale tripartito, una padella, una brocca ovoide-carenata e, forse, un'anfora di tipo Agde (cfr. Figg. 23a; Tav. 4: XVIII/3)66, attestata anche a Treviglio (Bergamo), in una tomba datata intorno al 60 a.C. (LT D1b)67. Sono di tipo Piatra Neamt anche un'ansa rinvenuta nel santuario di Lagole di Calalzo e l'ansa docu-mentata in una domus di età augustea di Faenza68. Meno attestati in Italia settentrionale gli altri tipi di brocche, a corpo piriforme - con labbro verticale (tipo Ornavasso-Ruvo, Ornavasso-Montefiascone) o pendente (tipo Kjaerumgaard) e anse variamente classificazione di Boube 1991b, con alcuni aggiornamenti, vd. infra Bolla; per il tipo Ornavasso, ad esempio, si rimanda a Bozic 2003, 260-263. 62 Sul problema vd. Bolla 1994, 17. 63 Rotroff 1997, 129-130, 297 nn. 511-514, figg. 38-50, indicate come imitazioni di forme metalliche. 64 Esposta al Museo di Delo e pubblicata insieme a una matrice per la vasca di un mestolo a manico orizzontale (Deonna 1938, nn. B3888, B3889, tav. 1:1,3). 65 Boube 1991b, 27. 66 Le anse e i recipienti, non più reperibili, sono riconoscibili in un disegno ottocentesco, pubblicato in Poggiani Keller 1992b, 79 n. 286, figg. 39-42. 67 Per l'anfora di Treviglio, De Marinis 1986, 138-139. Si tratta in questo caso di una forma da vino, vd. confronti e discussione in Feugère 1991b. 68 Lagole (De Fogolari 2001, 156 n. 90). Faenza (Mezzini 1998, 221 n. 4, fig. 18: 4.3). I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 133 Fig. 12: Brocca di tipo Piatra Neamt (da Boube 1991b). Non in scala. Sl. 12: Ročka vrste Piatra Neamt (po Boube 1991b). Ni v merilu. Fig. 13: Brocche di tipo Kelheim (1), Kjaerumgaard (2), Ornavasso-Montefiascone (3) (da Petrovszky 1993). Non in scala. Sl. 13: Ročke vrste Kelheim (1), Kjaerumgaard (2), Ornavasso-Montefiascone (3) (po Petrovszky 1993). Ni v merilu. configurate - e tipo Kelheim, con attacco inferiore a maschera di doulos (Fig. 13)69. Si tratta anche per questo periodo di forme prodotte - in parte già nel corso della prima metà del II secolo a.C. - in Etruria e/o in Italia centrale, come si coglie dalla diffusione capillare in ambito centroitalico, dagli elementi strutturali e ornamentali che passano dall'una all'altra forma, indicativi 69 Boube 1991b, B9; Castoldi 1991, 140-141. di una matrice comune; dalla continuità tipologica e funzionale con i recipienti prodotti in Etruria in età ellenistica70. È probabile che l'arrivo di questo gruppo di recipienti, già attestati in tombe del LT D1a (130-100 a.C.)71, sia da mettere in relazione alla 70 Sul problema Boube 1991b, 41-42; Castoldi 1991; Castoldi 2001. 71 Per esempio le tombe del Veronese, Santa Maria di Zevio località Lazisetta e Isola Rizza, già ricordate, vd. note 53-54, per le quali vd. anche infra il contributo di Margherita 134 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI diffusione della ceramica a vernice nera di fabbriche volterrane e aretine, che appare documentata in ambito padano in contesti di pieno II secolo a.C.72. Brocche e padelle costituiscono i servizi da abluzioni, ai quali possiamo associare, con funzione analoga, i bacili Eggers 94, con attacchi a foglie di vite (Fig. 14), prodotti in Grecia e probabilmente diffusi per via adriatica73. Si segnala, tuttavia, la presenza di un piede riconducibile probabilmente a questa forma all'interno di un gruppo di reperti che sono stati recentemente attribuiti al relitto Vada A, datato ai decenni iniziali del I secolo a.C., rinvenuto in Toscana, nell'ager Volaterranus, alla foce del fiume Fine74. Sono invece legati al consumo del vino e di altro tipo di bevande le anforette tipo Agde, i colini, i simpula - di entrambi i tipi, quello a vasca con-vessa e profonda e manico verticale terminante a gancio con protome zoomorfa (cfr. Tav. 1: IX/3; Tav. 2) e quello a manico orizzontale (cfr. Tav. 3: XII/7) - e probabilmente anche i boccali tipo Idrija (cfr. Tav. 4: XVII/8)75. Se vogliamo considerare, alla luce dei nume-rosi studi già condotti, la diffusione del vasellame bronzeo tardorepubblicano, abbiamo una distribu-zione completamente diversa da quella dell'epoca precedente, che interessa prevalentemente l'area pedemontana con punti di concentrazione nel Comasco e nella Bergamasca. Sono particolarmente ricche le aree di Ornavasso, collegata ai giacimenti Bolla. E ancora la tomba di Misano di Gera d'Adda (due padelle tipo Ayleford, una brocca non identificabile, una situla di tipo Beaucaire, una fiasca da pellegrino), vd. Tizzoni 1981, 6-12, tavv. 2-3; - per la situla vd. Boube 1991a; - per la cronologia Piana Agostinetti 2014, 41-42. 72 Frontini 1985, 20-21, 25, 33, tav. 31; - Frontini 1987, 141-146; - Frontini 1991, 23-39; - Locatelli, Rizzi 2000, 111-114; - Grassi 2008, 20-27; - Carini 2008, 127-129, 159-60. 73 Bolla 1991; Bolla 1996, 189-190. Agli esemplari recensiti da Margherita Bolla si aggiunge ora un esemplare da Fino Mornasco (Como), proveniente da un complesso di recipienti con evidenti segni di alterazione, forse riferibile a un ripostiglio di fonditore (Castoldi 2007, 156-160, fig. 5, 1-6; - Rapi 2009, 55-56, tav. XXII, 160-162). Sono stati pubblicati in Rapi 2009 anche gli esemplari di Caccivio e Ca' Morta: Rapi 2009, tav. XVIII, 132-134 (Caccivio); tav. XVII, 128-129 (Ca' Morta, con attacchi cuoriformi, quindi di forma affine). 74 Genovesi et al. 2013, 86, tav. 4: e, fig. 16. 75 Anforette (Feugère 1991b). Colini (Guillaumet 1991, Castoldi 2004, 85-87). Simpula (Castoldi, Feugère 1991); simpula a manico verticale (Bolla 1996, 189,198-199, Appendice II, fig. 3). Boccali (Bolla 1994, 21). Fig. 14: Bacile Eggers 94, con attacchi a foglie di vite (da Bolla 1991a). Non in scala. Sl. 14: Kotliček vrste Eggers 94 z atašami v obliki lista vinske trte (po Bolla 1991a). Ni v merilu. minerari della Val d'Ossola76; del Cantón Ticino, con la necropoli di Giubiasco77; del Veronese e del Caput Adriae (Aquileia)78. Si evidenziano anche interessanti presenze in Liguria (simpula a manico verticale, padella, colino e boccale)79 indicative di una diffusione di questo tipo di vasellame anche per via tirrenica, come dimostrano i documenti restituiti dai relitti rinvenuti lungo le coste dell'at-tuale Toscana80. Il giá ricordato relitto del Fine (Vada A), nella fattispecie - salpato da un porto campano, con un approdo per caricare merci nell'ager Cosanus - trasportava, oltre al probabile bacile tipo Eggers 94, anche un simpulum a manico orizzontale, sette boccali tipo Idrija, sette brocche a carena bassa, almeno tre anforette e due padelle tipo Aylesford, recipienti, che si pensa siano stati 76 Vd. Piana Agostinetti 2000. 77 Per Giubiasco vd. ora Pernet 2006. 78 Per il Veronese si rimanda al contributo di Margherita Bolla; - per il Caput Adriae, oltre alle liste in Feugère, Rolley (eds.) 1991, vd. Bolla 1996, 186-190 e Gambacurta, Brustia 2001, 252 n. 404, per un'applique di situla E 18 (pubblicata capovolta). 79 La Spezia, scavi arsenale 1881, simpulum a manico verticale (Melli (ed.) 1996, 136 cit). Luni, area di abitato: manico di colino (Frova 1973, 555, tav. 135,5; Feugère, Rolley (eds.) 1991, 95 n. 85); estremità del manico di padella Aylesford (Frova 1977, 318, tav. 177, 5; Feugère, Rolley (eds.) 1991, 111 n. 63 bis); estremità di simpulum a manico verticale (Frova 1977, 582 n. 3236/1, tav. 310,15). Genova, area dell'antico emporio: boccale tipo Idrija e simpulum a manico verticale (Melli (ed.) 1996, 136 nn. I.24, I.25). Caprauna (Cuneo), simpulum a manico verticale: Gandolfi, Gervasini 1983, 160, fig. 108; Melli (ed.) 1996, 136 cit. 80 Cfr. Ciampoltrini 1994; Genovesi et al. 2013, 81-87. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 135 imbarcati lungo le coste dell'ager Volaterranus, ben attestati anche nel Sud della Francia. Siamo pero sempre in presenza di oggetti ri-servati ad una ristretta élite; se osserviamo il caso veronese, analizzato in questa sede da Margherita Bolla, si vede che, anche all'interno delle necropoli piu ricche - come quelle di Povegliano, Vigasio e Isola Rizza - i recipienti di bronzo caratterizzano solo un limitato numero di corredi. Anche nella necropoli scavata nel 1996 nell'area del Colabiolo di Verdello (Bergamo) e datata al LT D2 (70 - 15 a.C.), ad esempio, su diciotto tombe, in parte, pero, rinvenute sconvolte, solo quattro annoverano all'interno del corredo vasi di bron-zo, riferibili alla serie tardorepubblicana e all'etá augustea81; si segnala, nella fattispecie, che nelle tombe di Verdello sono testimoniate padelle di tipo Aylesford con labbro ingrossato non decorato e di dimensioni piu ridotte rispetto al tipo "standard", che potrebbero costituire una versione recenziore o, come appare forse piu verosimile, una variante82. Nel periodo LT D2 continuano la produzione dei simpula a manico verticale i nuovi tipi che uniscono alle funzioni del mestolo quella del colino - una caratteristica, legata plausibilmente al modo di assumere una bevanda particolare, che prevedeva un recipiente che fungesse sia da filtro, sia da contenitore - che continuerá nella prima etá imperiale quando compaiono in un primo luogo i simpula tipo Radnóti 40 e in seguito anche simpula tipo Radnóti 42 e i simpula di tipo Aislingen, pro-dotti a partire dall'etá tardoaugustea/tiberiana83. Prime di una serie di mestoli con colino sono i simpula tipo Radnóti 39, nel quale l'estremitá a gancio del manico, terminante con testa di canide o di volatile, e sostituita da una terminazione a cucchiaio con piccoli fori (Fig. 15); la cronologia di questo tipo e stata recentemente confermata nella seconda metá del I secolo a.C. (50/20 a.C.)84. 81 Nella tomba 3 e nella tomba 4, una padella variante Aylesford e un attingitoio a manico orizzontale; nella tomba 15, una brocca bitroncoconica, una situla E 18, e ancora una padella variante Aylesford e un attingitoio a manico orizzontale, vd. Castoldi 2003. Per la brocca di età augustea della tomba 16, vd. infra. Per appunti e precisazioni sulla cronologia della necropoli vd. infra, Addendum. 82 Per la discussione si rimanda a Bolla 1994, 15-16. 83 Per i simpula Radnóti 42, che presentano forti analogie nella conformazione del manico con i tipi Aislingen, vd. ora Božič 2002, 422, 425-426, fig. 8. Per il tipo Aislingen vd. Bienert 2009, 222-224, forma 96. 84 Il tipo Radnóti 39 corrisponde al tipo Feugère 5 (Castoldi, Feugère 1991, 83-85, fig. 21); per un'aggiornamento Fig. 15: Monte Sorantri, sopra Raveo (Udine). Mestolo--colino (da Božič 2002). Scala = 1:2. Sl. 15: Monte Sorantri nad Raveom (Videm / Udine). Zajemalka s cedilcem (po Božič 2002). M. = 1:2. Per quanto riguarda invece le produzioni locali, compaiono ancora, in contesti del LT C2 e LT D1, le fiasche da pellegrino (cfr. Figg. 21: 7; 23a), documentate attraverso due tipi, uno interamente in bronzo e l'altro con corpo in legno e armatura bronzea85. Quest'ultimo tipo continua a essere prodotto in etá romana, particolarmente nell'area del Canton Ticino86. sulla lista di diffusione e sulla cronologia si rimanda a Božič 2002, 422, 424, figg. 4, 5, 6. 85 Cfr. de Marinis 1997, 150-153, fig. 24, con evidenze di diffusione e di cronologia; Pernet 2006, 170-171. 86 Cfr. Butti Ronchetti, Castelletti 2015. 136 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Fig. 16: Levate (Bergamo). Brocca di bronzo (da Fortunati Zuccala 1998). Non in scala. Sl. 16: Levate (Bergamo). Bronasta ročka (po Fortunati Zuccala 1998). Ni v merilu. Eta augustea Con l'etá augustea, il nuovo dinamismo economico della Cisalpina, legato all'espandersi delle strutture produttive transpadane e all'apertura della zona centropadana a piu veloci circuiti commerciali87, vede la rapida diffusione di un repertorio di forme in parte legato alla serie tardorepubblicana, della quale vengono riproposti elementi strutturali e ornamentali, in parte del tutto innovativo. Nella tomba 16 della necropoli del Colabiolo di Verdello (Bergamo), ad esempio, datata in base a una moneta e un boccale del tipo Aco intorno al 20 a.C.88, e giá presente una brocchetta "moderna", di produ-zione verosimilmente campana89. Si tratta infatti di un recipiente riconducibile alle serie Tassinari C1224, che trova un confronto puntuale con una 87 Grassi 1995, 92-94. 88 La tomba 16 (Fortunati, Corti 2003, 172-173) presenta un asse di Cn. Piso Cn. f., della zecca di Roma, che offre come terminus post quem il 23 a.C. (Arslan 2003, 120) e un bicchiere tipo Aco di Gratus T. Rubio, datato all'inizio dell'età augustea (Fortunati 2003, 239, fig. 9). 89 Verdello, tomba 16 (Castoldi 2003, 212-213, fig. 2). Fig. 17: Fiume Kupa a Sisak (Croazia). Mestolo-colino (da Božič 2002). Scala = 1:2. Sl. 17: Reka Kolpa pri Sisku (Hrvaška). Zajemalka s cedil-cem (po Božič 2002). M. = 1:2. brocchetta di Levate (Bergamo), da una tomba di età augustea (Fig. 16)90. Alcune forme tardorepubblicane, del resto, risultano ancora in produzione, come le padelle tipo Aylesford, che continuano con una produzione bollata da Cornélius, alla quale sembrerebbe appar-tenere anche l'esemplare rinvenuto a Domodossola in una tomba di età prototiberiana, e le brocche carenate tipo Gallarate con labbro arricchito da un kyma ionico91. Anche i simpula-colini continuano ad essere prodotti con il tipo Radnóti 40, con vasca larga a fondo piatto (Fig. 17), datato tra il 20/15 a.C. e il 10/15 d.C.92 Appare legata alla serie tardorepubblicana anche la brocca tipo Tassinari C1210, attestata in Italia centrale (a Pompei, nel Viterbese e in Val di Cornia) e in Italia settentrionale a Genova, Fino Mornasco (Como), Castrezzato (Brescia), prodotta 90 Cfr. Tassinari 1993, I, 38, II, 57. Levate (Bergamo): Fortunati Zuccala 1998, 83 n. 9, fig. 18. 91 Rispettivamente Bolla 1994, 16; - Bolla 1993, 87, con bibliografia. Per il bollo vd. Petrovszky 1993, 151, C31. 92 Božič 2002, 424-425, fig. 7. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 158 a partire dall'età augustea, che ripropone l'attacco a cuore con volute delle brocche tipo Gallarate93. Si diffondono pero in questo periodo forme nuove, estranee alla tradizione precedente, come le Blechkasserollen94, unitamente a forme riprese dalla toreutica greca di età tardoclassica ed ellenistica, secondo una tendenza propria della bronzistica di età augustea95, come le patere con manico a cannone e le brocche trilobate96, che sostituisco-no il "vecchio" servizio da abluzione composto dalla padella Aylesford e dalla brocca carenata. A questi recipienti, che sono da annoverare tra il vasellame da mensa, e riflettono ancora il rituale del banchetto, si affiancano ora i servizi da palestra composti da ampolla e strigile97, che sono indicativi dell'adesione al modello atletico di tipo greco, promosso e diffuso dallo stesso Augusto. Marina Castoldi IL CASO DEL TERRITORIO VERONESE (dal III sec. a.C.) Il Veronese costituisce un interessante caso di studio98 per la conoscenza della distribuzione del vasellame in bronzo ellenistico e tardorepubblica-no, per il notevole numero di presenze. I vasi in bronzo di questo periodo rinvenuti nel territorio in esame - abitato dai Cenomani e poi romanizzato - si attestano infatti attorno ai 150 esemplari, se si considerano - oltre a quelli pubblicati - quelli inediti da scavi recenti, quelli conservati nel Museo cittadino senza provenienza ma forse locali (una trentina)99, e alcuni vasi testimoniati da documenti d'archivio e andati dispersi. Sembra presente per questo periodo un solo vaso in argento, il contenitore del ripostiglio monetale da Nogarole Rocca, di cui restava agli inizi del XX secolo "soltanto un frammento - pre- 9B Vd. Castoldi 2004, 87-88, note 20-2B, fig. 5; - Rapi 2009, 55-56, n. 159, tav. 21 per l'edizione della brocca da Fino Mornasco (Como). 94 Per le Blechkasserollen si rimanda a Bolla 1986; Invernizzi 1990, 98. 95 Su questi argomenti vd. Bolla 199B, 85-89. 96 Cfr. Castoldi 2004, 91-92, figg. 4, 6 (per le patere); Bolla 199B, 87-88, figg. 19-21 (per le brocche). 97 Sui quali vd. Bolla 199B, 79-82, tavv. 50-54. 98 La compilazione dell'Elenco è stata terminata nel novembre 2010; si è poi deciso di aggiungere solo i vasi da Povegliano, Corte Pignolà (v. oltre). 99 Cfr. pero le osservazioni premesse all'Elenco. sumibilmente il manico - costituito da un grosso filo d'argento a sezione quadrata, attorcigliato a guisa di cordone"100; delle oltre B00 monete del ritrovamento, solo meno della metà sono rimaste nel Veronese, con generica (e discussa) datazione al III sec. a.C.101, mentre una moneta al Museo di Budapest (di un gruppo che si ipotizza pertinente al ripostiglio) sarebbe databile dalla fine del II sec. a.C. in avanti102. Dalla carta alla Fig. 1S risulta chiaramente una distribuzione preponderante dei vasi in bronzo nella bassa pianura, con un lieve addensamento sul percorso che sarà poi seguito dalla via Claudia Augusta padana, una concentrazione di presenze nell'area di Verona (ma si tratta soprattutto di frammenti, in qualche caso di individuazione problematica), e una sola presenza - molto incerta per le vicende di acquisizione - lungo la valle dell'Adige verso il nord. Dalla Fig. 2Q emerge il ruolo preponderante svolto da Povegliano, centro di grande rilievo, seguito, ma a notevole distanza, da Vigasio e S. Maria di Zevio. Il considerevole dato del totale delle presenze sul territorio, anche se connesso all'intensa attività di tutela e alle sollecite pubblicazioni condotte dalla locale Soprintendenza negli ultimi decenni, è probabilmente sufficiente per configurare la po-polazione cenomane del Veronese come non solo dotata più di altre di notevole potere d'acquisto e ben collegata dal punto di vista commerciale all'Italia centrale, ma anche motivata ad autorappresentarsi come consapevole portatrice di una cultura "mediterranea", che vedeva nel banchetto un mezzo di affermazione del proprio ruolo sociale. Da non dimenticare che ai Cenomani è stato riferito un fenomeno di "autoromanizzazione culturale"103. Peraltro, il fatto che il possesso di vasellame in bronzo fosse prerogativa di una élite molto ristretta è evidenziato dal rapporto numerico fortemente sbilanciato, riscontrabile in alcune necropoli in cui sono stati condotti scavi estesi, fra tombe con e senza recipienti metallici (Fig. 19). Nei casi, non molti rispetto al totale degli oggetti qui considerati, in cui sono disponibili dati sul contesto (funerario, nella stragrande maggioranza), si evidenzia una predominanza di individui maschi adulti, spesso connotati come "guerrieri" per la presenza di armi. 100 Madonna Verona, 1909, 122; il frammento sembra essere andato disperso. 101 F. Biondani in: RMRVe III/2, 20/6. 102 Informazioni di Antonella Arzone. 103 Sena Chiesa 2015, B0. 138 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Fig. 18: Distribuzione del vasellame in bronzo tardorepubblicano nel Veronese (con tracciati viari e localita di eta romana imperiale). Sl. 18: Razprostranjenost bronastega posodja poznorepublikanskega obdobja na veronskem območju (s potmi in najdišči iz rimskega cesarskega obdobja). I - Caprino Veronese (provenienza incerta / najdišče nezanesljivo), 2 - Valeggio sul Mincio, 3 - Sommacampagna, 4 - Verona, 5 - San Felice Extra, 6 - Povegliano, 7 - Vigasio, 8 - Isola della Scala, 9 - Nogara, 10 - Gazzo Veronese, II - S. Maria di Zevio, 12 - Oppeano, 13 - Isola Rizza, 14 - Minerbe. Isola Rizza, Casalandri Povegliano, Ortaia, 1992 S. Maria di Zevio, Lazisetta S. Maria di Zevio, Mirandola Valeggio sul Mincio 0 50 100 150 200 Fig. 19: Raffronto fra tombe con e senza vasi di bronzo in alcune necropoli del Veronese. Sl. 19: Razmerje grobov z bronastimi posodami in brez njih na nekaterih grobiščih z veronskega območja. t. con vasi di bronzo gr. z bronastimi posodami t. senza vasi di bronzo gr. brez bronastih posod I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 139 Caprino Veronese? San Felice Extra Sommacampagna Verona S. Maria di Zevio Gazzo Veronese Nogara Oppeano Minerbe Isola Rizza Isola délia Scala Vigasio Povegliano Valeggio sul Mincio 0 10 15 20 25 30 35 Fig. 20: Distribuzione dei vasi in bronzo, indipendentemente da tipología e cronología, per macrocentri (da interpretare con le cautele espresse nell'Elenco e nelle osservazioni). Sl. 20: Zastopanost bronastih posod v večjih središčih ne glede na tipologijo in kronologijo (potrebna previdnost pri razlagi je opredeljena v kataloškem seznamu in komentarjih). Nella tomba 7 di Lazisetta presso S. Maria di Zevio (Fig. 21), il "possessore" del vasellame bronzeo è invece un bambino di circa 7 anni, cui la famiglia doveva attribuire un ruolo sociale d'eccezione, sottolineato dalla sepoltura con carro104. Due sole testimonianze sembrano riferirsi a in-dividui femminili: la tomba 3/1985 di Povegliano, fondo Novaglia, con una fusaiola, conteneva pero solo "frammenti di lamina di bronzo" (Elenco, XXIX/1), mentre la tomba 12 bis di Isola Rizza, località Casalandri, ritenuta forse femminile sulla base delle analisi antropologiche, conteneva una situla lacunosa (Elenco, IV/4). Da queste scarse e incerte indicazioni, sembra che - in caso di depo-sizioni femminili con vasi bronzei - la fornitura fosse minima, limitata a un recipiente. In sostanza il possesso di vasellame bronzeo, perlomeno per quanto viene riflesso dai contesti sepolcrali, era in questa società una prerogativa maschile. Il rilevante significato attribuito ai vasi in bronzo nell'ambito del rituale funerario è evidenziato dalla frequenza delle distruzioni e deformazioni 104 Oltre alla bibliografía citata in Elenco (IV/3; VII/7; VIII/3; XV/1; XX/5; XXV/4; XXVIII/5), la tomba è stata presentata in Salzani 2002b; Salzani 2004; Salzani 2015. intenzionali - riscontrate soprattutto per colini di produzione etrusco-ellenistica, situle, mestoli orizzontali e padelle - relative quindi sia ai vasi per il consumo del vino sia a quelli per abluzioni105. Nelle presenze sul territorio delle diverse forme di vasellame (Fig. 22)106, considerate in chiave funzionale e non tipologica/cronologica, sembra di notare un leggero predominio di quelle stret-tamente connesse al consumo del vino durante il banchetto (considerando insieme situle, me-stoli, colini, boccali), rispetto a quelle legate alle abluzioni (padelle e brocche), mentre sono poco rappresentate le anforette, forma del resto rara in generale107. La maggior presenza di vasi legati al consumo di bevande alcooliche appare ancor piu rilevante se si aggiungono alle forme giá citate le 105 In Vitali et al. 2014, 208, si nota - a proposito delle tombe di Povegliano, località Ortaia, di scavo recente - che i vasi metallici collocati all'interno della cassa sono interi, quelli posti all'esterno defunzionalizzati. 106 Per una rassegna delle forme sotto menzionate, orientativamente Feugère, Rolley (eds.) 1991, e Castoldi, supra. 107 Sulle anforette, Feugère 1991b; per la possibile funzione, anche Bolla 1991, 147 nota 19. 140 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Fig. 21: Vasi bronzei dalla tomba 7 di Lazisetta presso S. Maria di Zevio (da Bolla 2002). Non in scala. Sl. 21: Bronaste posode iz groba 7 v Lazisetti pri S. Marii di Zevio (po Bolla 2002). Ni v merilu. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 141 Fiasche / Čutare Anforette / Amforice Brocca grande / Velika ročka Brocche / Ročke Padelle / Ponve Boccali / Čaše Colini / Cedila Mestoli verticali Zajemalke z navp. ročajem Mestoli orizzontali Zajemalke z vodor. ročajem _ Situle / Situle 0 5 10 15 20 25 30 Fig. 22: Presenze di vasellame bronzeo nel territorio veronese, per forme funzionali, indipendentemente dalla cronologia dei singoli esemplari. Sl. 22: Zastopanost bronastega posodja na veronskem območju po zvrsteh ne glede na kronologijo posameznih oblik. fiasche (se questa era la loro funzione108), non solo da trasporto ma in qualche caso collocabili sulla mensa, stando alla testimonianza di S. Maria di Zevio, località Mirandola, tomba 32 (Elenco, XXVIII/4). Nell'ambito di alcune forme, in particolare le brocche, si nota il predominio di vasi di datazione "alta" (prodotti in Etruria soprattutto nel III sec. a.C.), mentre paiono assenti i tipi più tardi (Or-navasso, Kjaerumgaard, Kelheim109) e la brocca a carena bassa è rappresentata da pochi esemplari (Elenco, XXII), di difficile datazione. Questi indizi 108 Riguardo alla funzione delle fiasche, correntemente riferita a bevande alcooliche (Bolla 1991, 147, nota 18), puo essere interessante ricordare l'ipotesi di Alföldi 1939, 357-358, a proposito della fiasca con decorazione a smalti di Buzet/Pinguente in Istria: l'Autore ritenne che si trattasse di un'ampulla olearia sulla base di un passo di Apuleio, in cui a proposito di quel tipo di vaso si parla di lenticulari forma. L'ipotesi potrebbe anche essere plausibile per le fiasche di dimensioni ridotte, ma mi sembra piü difficile da accettare per quelle con diametro superiore ai 20 cm, considerando che in ambito romano le ampullae oleariae (sicuramente tali perché in servizio con strigili) hanno capienza molto limitata. 109 In Bolla 2002, 205, la brocca della tomba 9 di Lazisetta era stata considerata in via preliminare come pertinente alla variante Kelheim, mentre mi sembra ora piü corretto -anche per la brocca della tomba 6 - un riferimento al tipo piriforme antecedente (Elenco, XXI/2-3). Resta peraltro da approfondire la presenza di peducci affini a quelli delle brocche Kelheim su due brocche della necropoli di Lazisetta (Elenco, XX/5-6) di tipo decisamente piü antico (sui supporti di tipo Kelheim, Božič 2003, 262). si prestano a interpretazioni differenti: correnti commerciali privilegiate verso specifici centri di produzione oppure diminuzione del potere d'ac-quisto nel II-I sec. a.C. (poco probabile, poiché vi sono altre forme tipiche di questo periodo) o minor interesse verso alcune forme di vasellame nella stessa epoca. Va poi sempre tenuto conto della lunga persistenza in uso del vasellame in bronzo, considerato di pregio e quindi conservato e trasmesso alle generazioni successive; infatti -quando e possibile stabilire una cronologia del contesto - i vasi di datazione "alta" (come i colini di produzione etruscoellenistica e le brocche Castoldi 2000, tipo Il.b, v. Elenco XV e XXI) compaiono in tombe piu recenti di circa un secolo rispetto al periodo di produzione dei recipienti. La lunga persistenza in uso di queste forme potrebbe essere un'altra possibile ragione della minor richiesta di quelle piu recenti. In un territorio cosí ricco di ritrovamenti, un'assenza che suscita interrogativi e quella delle situle del tipo Fällanden-Beaucaire, attestate invece piu a ovest, a Misano di Gera d'Adda, Caccivio nel Comasco, Ornavasso110. Risultano infine quasi assenti i vasi di tradizione (e produzione?) greca: e testimoniato solo un at-tacco inferiore di ansa di grande brocca111 (Elenco, XXIII), peraltro senza indicazioni di provenienza, 110 Fitzpatrick 1987; C. Boube, in Bolla, Boube, Guillaumet 1991, 19-21; Boube-Piccot 1991. 111 Per la forma, Bolla 1996, 190, nota 43 (la brocca dalla tomba di Chabari-Platania in Grecia e alta cm 57). 142 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI mentre mancano i bacili con attacchi a foglia di vite (che sono comunque molto rari in generale112); ció potrebbe indicare che l'approvvigionamento di vasellame bronzeo non era collegato qui alle rotte adriatiche, ma seguiva preferibilmente i percorsi dall'area tirrenica, oppure, considerando che tali bacili sono attestati invece più a ovest, nel Comasco, si potrebbe pensare alla mancanza di interesse per la funzione peculiare di questi vasi (abluzioni nella sfera del bagno; lavaggio dei piedi preliminare al banchetto). L'Elenco che segue è un tentativo di raccolta delle testimonianze dal territorio veronese, senza pretese di completezza; non vi sono compresi i vasi da scavi recenti (come quelli di Povegliano, località Ortaia113, o un'ansa di una forma molto rara in Italia settentrionale rinvenuta nel santuario di Marano114), che non compaiono nemmeno nei grafici e nell'Elenco. Interessante la comparsa in contesti insediativi di alcuni frammenti, evidentemente sfuggiti alla rifusione. Margherita Bolla ELENCO dei vasi dal territorio Veronese Il periodo cui l'elenco si riferisce è quello elle-nistico-tardorepubblicano; sono pertanto escluse presenze note, come i simpula a manico verticale da Peschiera115 (fine VI-V sec. a.C.) o i vasi pre-cedenti il periodo in esame che compaiono nella Fig. 23a; sarebbe pero utile un censimento dei recipienti in bronzo anteriori al III sec. a.C. nel Veronese, per individuare eventuali prosecuzioni e discontinuità. Le provenienze dei materiali conservati nel Museo Archeologico di Verona, indicate nel contributo di Salzani 1983-1984, sono state riviste, in seguito al lavoro di riordino del museo e di studio degli inventari compiuto dal 1995 in poi; in precedenza, la confusione fra i reperti nei depositi rendeva impossibili attribuzioni corrette. 112 Bolla 1991a; cfr. ora D. Božič 2015; e Castoldi, supra. 113 Fábry, Szabó 2009; Vitali et al. 2014, in particolare 207-208, fig. 8. In tali scavi e emerso anche un colino, Szabó M., Szabó D. 2008, p. 95, fig. 8. 114 Bolla 2015. 115 A. Aspes, in Aspes, Rizzetto, Salzani 1976, 174 n. 1-3, fig. 19,3-5; - Casini, Frontini 1986, 35-36 n. 401-403. In particolare, per i vasi in bronzo da Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, ci si attiene qui all'elenco stilato da Ghislanzoni nel 1930, nel quale i recipienti sono dieci (e non quindici, come in Salzani 1983-1984, tavv. 5-8), identificandoli sulla base delle misure indicate. Inoltre il ritrovamento di Povegliano, Madonna della Vigna secca, 1911 (Salzani 1983-1984, tavv. 2-4), presenta margini di dubbio poiché in esso erano inseriti oggetti da altri ritrovamenti. Il lavoro di riordino non è ancora ultimato; possono quindi emergere altri oggetti, mentre per alcuni, non inseriti qui, è necessario un approfondimento tipologico. Per cercare di fare chiarezza, per i vasi del Museo, vengono forniti nelle liste i numeri d'inventario attuali; sempre per chiarezza, sono indicate anche pubblicazioni inutili a fini di studio (in quanto a scopo divulgativo, come Bolla 2001). I materiali conservati in Museo con l'indicazione "Scavi del Comune" sono stati assegnati nell'elen-co a Verona città, ma non se ne puo escludere la provenienza dal territorio circostante. I frammenti del Museo Archeologico qui indicati come "dal Veronese?" sono privi di indicazioni di provenienza, ma se ne prende in considerazione un ritrovamento nel territorio per lo stato lacunoso e quindi lo scarso interesse che potevano rivestire in ambito collezionistico, anche se il fatto che si tratti in molti casi di terminazioni con teste animali (che potevano essere gradevoli alla vista) impone la massima cautela, come la molteplicità delle fonti di approvvigionamento delle collezioni confluite nel Museo. Sono stati indicati come "dal Veronese?" anche quei vasi, meno lacunosi, in precedenza assegnati ad una specifica località del territorio ed ora di provenienza da identificare. Complessivamente sono una trentina i reperti nel Museo al momento privi di indicazioni anche vaghe sul ritrovamento; fra questi, il numero notevole di terminazioni suscita il sospetto che il distacco di queste parti fosse stato attuato in antico di proposito, forse in ambito funerario, come "defunzionalizzazione" rituale116. 116 Si segnala che terminazioni a teste animali seguite da un fusto incurvato a sezione cilindrica sono presenti anche su elementi di morsi di cavallo (a omega) attestati in bronzo nel deposito votivo del santuario di Diana Nemorense e noti, in ferro, in ambito celtico (Krämer 1964), anche nel Veronese (a Ciringhelli, Salzani 1983-1984, 357, tav. 8,2; senza terminazioni a teste animali); la ridotta diffusione di tali elementi nella versione in bronzo e le loro caratteristiche strutturali rendono comunque improbabile I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 143 Fig. 23: Fotografia del 1907 e scritta sul suo retro (MAVr, Verona). Sl. 23: Fotografija iz leta 1907 z zapisom na hrbtni strani (MAVr, Verona). Non e compreso nell'elenco per mancanza di dati un ritrovamento settecentesco del Veronese, forse riferibile ad un contesto (tombale?) che potrebbe riferirsi al periodo in esame per il tipo di insieme e le forme di vasi citate (Maffei 1732, capo VII, c. 257, gia nella collezione privata di Maffei, dispersi): "Istrumenti da sacrificio disotterrati unitamente; simpulo, urceo, raminetta per attingere, e versar liquori, patera, e secespita, cioe piccolo coltello, di rame anch'essa." Inoltre non sono stati finora identificati nel Museo Archeologico i seguenti vasi, che dovrebbero corrispondere ad alcuni fra quelli meno lacunosi (che comprendono in effetti 3 brocche, 5 padelle, 1 fiasca) indicati nell'elenco come "dal Veronese?"117: - una "pignatta" o "pentola" di bronzo, da Vigasio, localita Ciringhelli, fondo Castelbarco, acquistata insieme con un "elmo" della medesima provenienza nel 1929, per lire 45 da Giuseppe Campri o Camperi, per il Museo Archeologico; si tratta di un'acquisizione diversa rispetto al dono effettuato dalla contessa Castelbarco nel 1930, v. un'interpretazione in tal senso delle terminazioni qui presentate come parti di mestoli verticali. 117 A proposito dei vasi che risultano "in eccedenza" nel Museo rispetto alle notizie disponibili, va ricordato che non per tutti gli anni della lunga vita di questa istituzione si possiedono registri di ingresso o simili e che spesso negli inventari delle collezioni le descrizioni sono troppo generiche per azzardare ipotesi di identificazione. sopra; considerando che non sono presenti elmi nel Museo Archeologico, ci si domanda se l'elmo citato abbia poi avuto altra collocazione oppure se fosse un oggetto diverso (una situla?); - una padella (o "piatto") e un vaso (o "brocca") di bronzo, dai dintorni di Valeggio, "trovati in un pozzo" nel luglio 1875, acquistati il 16.08.1875 dalla signora Olimpia Ganz per il Museo Civico; - un vaso di metallo "dicesi trovato a Valeggio", acquistato dall'antiquario Montini nel 1876 per il Museo Civico. La fotografia d'archivio del 1907 cui si fa ri-ferimento nell'Elenco (Fig. 23a) attesta che in quell'anno fu offerto al Museo Civico per l'acquisto un gruppo di nove vasi in bronzo ritrovati nel Veronese (come dichiarato sul retro dell'immagi-ne, Fig. 23b, e in una lettera inviata nel 1907 da Gherardo Ghirardini a Giuseppe Gerola), di cui furono indicate a penna le altezze; la trattativa non ando a buon fine e l'attuale collocazione dei vasi mi è ignota; si tratta di una perdita deplorevole, considerando la provenienza locale e la presenza di vasi anche precedenti l'età tardorepubblicana. È stata esclusa una terminazione di manico a testa di canide del Museo Archeologico di Verona (n. inv. 34822), poiché è probabile che si tratti di un frammento di specchio, prodotto in area etrusca (fra seconda metà del IV e III sec. a.C.). Al proposito si segnala che i nn. inv. 34816-34822 (frammenti di situla a corpo ovoide, di padella tipo 144 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Povegliano, un fondo e appunto la terminazione citata) erano contenuti in una stessa scatola (con la dicitura "Scavi del Comune", v. sopra) e provengono forse da uno stesso contesto (nel caso, funerario, ma non necessariamente dalla stessa tomba). Si segnala che un vaso in bronzo rinvenuto at-torno al 1850 a Verona presso l'Adige, durante la sistemazione di un ponte, per il quale sussisteva il dubbio che si trattasse di un recipiente "preromano" in quanto confluito nella collezione dello studioso di preistoria Martinati, è conservato nel Museo di Padova ed è un'anforetta di età romana imperiale118. Sono quindi presenti nell'Elenco (per un totale di 141 esemplari, in molti casi rappresentati solo da frammenti): - 3 situle Eggers 16 (I sec. a.C.); - 1 situla "a corpo ovoide" con cerchiatura in ferro (attestata dal III alla metà del I sec. a.C.); - 1 situla Eggers 18 (I sec. a.C., con permanenze nel I sec. d.C.); - 4 situle Eggers 20, riferite a questo tipo per la materia costitutiva degli attacchi, peraltro poco omogenei dal punto di vista morfologico; - 1 situla Eggers 21 e 7 situle Eggers 22 (epoca tardorepubblicana-primoimperiale); - 8 situle a corpo ovoide di tipo non definibile; - 3 mestoli a manico verticale di tradizione veneta119; - 3 mestoli a manico verticale di tipo Feugère 3, attestato dal II sec. a.C.; - 17 terminazioni di manici di mestoli a manico verticale (tipo Feugère 3?); - 7 mestoli a due pezzi a manico orizzontale di tipo Castoldi A (prodotto dal II sec. a.C., in uso fino all'età augustea); - 7 mestoli a due pezzi a manico orizzontale di tipo Castoldi B (prodotto dal 100 a.C. circa all'età augustea-tiberiana, in uso probabilmente fino all'età flavia per le testimonianze di Pompei); - 4 mestoli a due pezzi a manico orizzontale (o frammenti) di tipo per ora non definibile; - 2 mestoli a due pezzi a manico orizzontale di tipo Castoldi D, di provenienza incerta, sostan-zialmente identici, con biforcazione ma forse privi fin dall'origine della terminazione a gancio per il fissaggio alla vasca; il tipo D è poco rappresentato 118 Zampieri, Lavarone (eds.) 2000, 165 n. 287; anche gli altri vasi della collezione Martinati ivi conservati (di provenienza ignota; ibidem, 165-167 nn. 289, 291, 294) sono tipi romani. 119 Cfr. Gambacurta 2001. e quindi di difficile datazione120; per gli esemplari forse dal Veronese non si puö neanche escludere un'ascendenza veneta121; - 3 colini di produzione etrusco-ellenistica (dalla seconda metà del IV sec. a.C.); - 3 colini tardorepubblicani (prodotti dalla fine del II sec. a.C.); - 8 boccali, in cui presumibilmente anche i ma-nici isolati sono attribuibili alla variante Manching del tipo Idrija (produzione della fine II-primi decenni I sec. a.C.); - 3 anforette, forma poco omogenea attestata fra la metà del II sec. e il 60 a.C. circa; - 1 manico isolato di brocca, forse etrusca del tipo Castoldi 2000, I.d (seconda metà IV- tutto il III sec. a.C.); - 11 brocche a imboccatura rotonda del tipo ovoide-carenato (Castoldi 2000, tipo II.a), prodotto fra il 300 e il 150 a.C. circa; - 3 brocche etrusco-ellenistiche a imboccatura rotonda piriformi (Castoldi 2000, tipo II.b), pro-duzione del III secolo a.C.; - 2 brocche a imboccatura rotonda e carena bassa (di cui una del tipo Gallarate, prodotto dalla prima metà del II sec. a.C.); - 1 brocca di grandi dimensioni (per la forma, v. sopra), testimoniata solo da un attacco a foglia di vite con forellini, conservato al Museo di Verona senza indicazioni di provenienza; - 4 padelle tipo Montefortino (cfr. Fig. 10), prodotte tra il secondo quarto e la fine del III sec. a.C.122; - 9 padelle tipo Povegliano (per le quali la di-stinzione rispetto al tipo precedente non è sempre evidente), diffuso nel II secolo a.C.; - 7 padelle tipo Aylesford, ben riconoscibili per la decorazione a spina di pesce, che compaiono nell'ultimo quarto del II sec. a.C. e si trovano ancora in contesti di età augustea; - 3 padelle non definibili; 120 Per ¿j ripostiglio di Parma, che contiene un mestolo a due pezzi a manico orizzontale (di forma diversa da quelli in esame), la datazione a fine del II sec.-50 a.C., proposta da Feugère 2003, 28, sembra un po' troppo alta, se si considera la presenza di un vaso con bollo del fabbricante: un'ansa di forma chiusa (D'Andria 1970, 123 n. 202), il cui bollo - poco leggibile - non è registrato in Petrovszky 1993. 121 Cfr. un mestolo in bronzo con manico unito alla vasca mediante chiodi, con anello terminale, non decorato, da Este (tombe Boldù Dolfin 52-53, di IV sec. a.C.), G. Gambacurta, in Sena Chiesa, Lavizzari Pedrazzini (eds.) 1998, 139-141, fig. I.68.2. 122 De Marinis 1997, 141-146. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 145 - 11 fiasche (II-I sec. a.C.); - 4 vasi non definibili (in assenza di esame autoptico o per tipologia ignota). Note per la lettura dell'Elenco Per Povegliano, le denominazioni "della Vigna Secca" e "dell'Uva secca" si equivalgono, come "Ortaglia" e "Ortaia"; per descrizione e localizza-zione di alcuni siti, Salzani (ed.) 1986, 59, 61-62. Per le tombe con edizione parziale le indicazioni cronologiche sono solo orientative. Da ricordare che tutti i contesti ritrovati prima dell'avvento dell'archeologia stratigrafica (ad esempio, la tomba di Valeggio, loc. Le Buse) sono da considerare con cautela. Le misure sono in cm. e sono in genere le mas-sime; si è cercato di fornirle quando recuperabili, ritenendole utili per future analisi tipologiche di dettaglio e per consentire un immediato confronto dimensionale all'interno delle singole forme. Nelle tavole (tavv. 1-5) sono rappresentati solamente alcuni reperti selezionati. La numerazione dei reperti nell'Elenco corrisponde alla numerazione dei reperti nelle tavole. Es.: l'oggetto col numero I/3 nell'Elenco (= I [Situle Eggers 16] / 3 [numero d'ordine]) corrisponde al disegno I/3 nella tav. 1. Abbreviazioni usate nell'Elenco alt. = altezza / višina largh. = larghezza / širina lungh. = lunghezza / dolžina diam. = diametro / premer cons. = conservato(a) / ohranjen(a) prof. = profondità / globina ric. = ricostruito(a) / rekonstruiran(a) CEC = Central European Chronology MAVr = Civico Museo Archeologico di Verona SAV = Soprintendenza Archeologia del Veneto, Nucleo Operativo di Verona, sedi varie tipo / tip Castoldi = Castoldi, Feugère 1991 tipo / tip Eggers = Eggers 1951 tipo / tip Feugère = Castoldi, Feugère 1991 I. Situle Eggers 16 1. Valeggio sul Mincio, località Le Buse, 1933, tomba? Datazione del contesto: post 10 a.C. circa. Luogo di conservazione: dispersa. Oggetto: "vaso di rame a forma cilindrica alto cm 10,5 l. alla bocca cm 10 (fondo staccato)". Bibliografia: Salzani 1982b, 641 n. 3. 2. Povegliano, localita Madonna della Vigna Secca, recupero 1911; provenienza da considerare con cautela, comunque dal Veronese. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36502. Oggetto: situla con labbro variante Guillaumet 2; diam. orlo 15,7; alt. 16,1. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:2; Salzani 1984, 802, fig. a p. 801; Salzani 1987b, 94-95, fig. 94; Bolla, Boube, Guillaumet 1991, 11 n. 6. 3. Povegliano, localita Madonna della Vigna Secca, recupero 1911; provenienza da considerare con cautela, comunque dal Veronese (in una vecchia foto, recava un'etichetta non leggibile, ora perduta). Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35119. Oggetto: situla con labbro variante Guillaumet 2; diam. orlo 16,8; alt. 7,1; - (Tav. 1: 1/3). Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:3; Bolla 2001, fig. 2. II. Situle "a corpo ovoide" con cerchiatura in ferro 1. Dal Veronese; ante 1907. Luogo di conservazione: dispersa, documentata in foto d'archivio (Fig. 23a). Oggetto: manico forse in bronzo e cerchiatura in ferro sotto il labbro, spalla molto espansa; alt. 22. III. Situle Eggers 18 1. Oppeano, localita La Piletta, tomba, 1967. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: solo un attacco con due delfini affrontati; alt. 11. Bibliografia: Salzani 1982b, 645, fig. 1:1; Bolla, Boube, Guillaumet 1991, 15 n. 48. IV. Situle Eggers 20 (con attacchi in bronzo) 1. Povegliano, localita Madonna della Vigna Secca, fondo Bertolaso, recupero 1985, tomba a cremazione. Datazione: post 118-117 a.C. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: un attacco a piastra rettangolare, lacunoso; alt. cons. 5,6 circa. Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 25; Salzani (ed.) 1987b, 81, 97, fig. 99:2; Bolla, Boube, Guillaumet 1991, 17, fig. 10:5. 2. Gazzo Veronese; localita Pradelle, contesto insediativo. Datazione del contesto: dal I sec. a.C. al IV sec. d.C. Luogo di conservazione: Gazzo Veronese, Museo Archeologico. Oggetto: attacco in bronzo di situla, a fascia rettangolare sormontata da anello, con resto di un chiodino di fissaggio. 3. S. Maria di Zevio, localita Lazisetta, tomba 7, infantile con carro. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16690. Oggetto: con manico e attacchi in bronzo a piastra rettangolare, fondo rifatto; alt. senza appliques e manico 21,7; 146 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI diam. orlo 19,2; diam. fondo 14,7. Fig. 21:6. Bibliografia: Bolla 2002, 205-207, fig. 1:6. 4. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36505. Oggetto: parte superiore di situla con due attacchi in bronzo pseudotrapezoidali; alt. 9,7; diam. orlo 21; alt. attacco 5,2; largh. attacco 7,8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, Tav. 6:6 (riferita a Vigasio, Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba). V. Situle Eggers ll 1. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36494; Elenco Ghi-slanzoni, n. 7 dei vasi in bronzo. Oggetto: situla priva del fondo, con manico in ferro e attacchi di tipo E. 21 in ferro con i chiodini in bronzo; alt. 17,9; diam. orlo 15,8; largh. attacco 5,7. Bibliografia: Salzani 1984, 802, fig. a p. 806; Salzani (ed.) 1987b, 79, fig. 81; Salzani 1983-1984, 356, tav. 6:3; Bolla, Boube, Guillaumet 1991, 18, nota 33; Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:2. VI. Situle Eggers ll 1. Valeggio sul Mincio, tomba 4, di maschio adulto. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. IG 186595. Oggetto: situla completa, con manico e attacchi in ferro; attacchi ad anello rettangolare e appliques rettangolari fissate con ribattini, fondo appena convesso; alt. 18; diam. orlo 15. Bibliografia: Salzani 1987c, 274 n. 10, fig. 4:1; Salzani (ed.) 1987b, 87 fig. 88; Salzani (ed.) 1995, 15 n. 10, tav. IV:10. l. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo A. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: solo manico in ferro con un attacco in ferro. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 9-10. 3. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo B. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: situla integra, con segno X sul centro del fondo esterno e con iscrizione graffita in alfabeto latino (proba-bilmente IVS) sul labbro; conteneva un mestolo a manico orizzontale. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 10; Bolla 2002, 205, fig. 2. 4. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, Fondo [...]. Provenienza attestata da cartellino incollato. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36530. Oggetto: situla con attacchi in ferro lacunosi; molte ripa-razioni e lacune, deformata; alt. 18,5; diam. orlo 15 circa. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:1. 5. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, 18991900; provenienza attestata da biglietto che riferisce anche l'oggetto alla Raccolta Balladoro. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 34067. Oggetto: manico in ferro con un attacco; largh. mass. 25,8; largh. attacco 11; - (Tav. 1: VI/5). 6. Isola Rizza, località Casalandri, tomba 12 bis, forse di donna adulta. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: situla mancante del fondo, con un attacco (in ferro?); diam. orlo 13; alt. cons. 12. Bibliografia: Salzani (ed.) 1998a, 16-17 n. 3, tav. X:B3. 7. Isola Rizza, località Casalandri, tomba 46, di maschio, con armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: situla rotta intenzionalmente, con manico e due attacchi in ferro e frammento di orlo; diam. orlo 18; largh. manico 20,7. Bibliografia: Salzani (ed.) 1998a, 31-32 n. 15b, tav. XXVI:15b. VII. Situle a corpo ovoide di tipo non definibile 1. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, Fondo [...]. Provenienza attestata da cartellino incollato. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36529. Oggetto: situla priva di attacchi (fissati mediante ribattini in ferro) e manico; alt. 22,1; diam. orlo 17,4; - (Tav. 1: VII/1). Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:4. 2. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, 18991900. Provenienza attestata da un biglietto, che comprende anche il riferimento alla Raccolta Balladoro. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 34066. Oggetto: manico in ferro quasi completo; largh. cons. 18; - (Tav. 1: VII/2). 3. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, presso la corte detta Ortaglia. Luogo di conservazione: MAVr, finora non identificato (potrebbe forse trattarsi dei frammenti di orlo nn. inv. 34817 e 34819, v. oltre il n. 8). Oggetto: "1. Piccolo gancio col codolo rotto, che forse formava parte della situla cui appartenne. 2. Poche laminette sottili, sformate e corrose dall'ossidazione. In tre di esse si distinguono rilevanti porzioni dell'orlo. Questa situla aveva senza dubbio una notevole dimensione, ma lo stato di contorcimento cui sono ridotti i frammenti dell'orlo, non lascia distinguere il diametro della sua bocca." Bibliografia: Cipolla 1880, 240. 4. Povegliano, località Madonna della Vigna Secca, presso la corte detta Ortaglia. Luogo di conservazione: MAVr, finora non identificato. Oggetto: "In ferro: 2. Frammenti di due situle: tre anelli, ciascuno de' quali nelle due sue code ha due borchie, per fermarlo al ventre; un manico a semicerchio che termina I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 147 in due ganci, che entrano nei due anelli della situla. Dei frammenti di ventre ve n'è uno, con una piccola porzione del labbro; sotto il labbro veggonsi due striature parallele a festone, fatte per ornamento. Da questo labbro, e dalla lunghezza della corda del semicerchio del manico si deduce, che la bocca della situla era del diam. di 15 cent. A giudicarne dall'anello, anche l'altra situla era di uguale grandezza." Bibliografia: Cipolla 1880, 240. 5. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo A. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: solo manico in ferro. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 9. 6. Povegliano, probabilmente Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 92688. Oggetto: solo manico (materia prima non precisata); largh. 24,5. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171 n. 13, fig. 3:13. 7. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 7, infantile con carro. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16697. Oggetto: solo manico in ferro, con terminazioni bifide, asimmetriche; largh. mass. 16,6. Nota: non si esclude la pertinenza ad un secchio in legno. 8. Verona, "Scavi del Comune"; provenienza da considerare con cautela. Luogo di conservazione: MAVr, nn. inv. 34817 e 34819. Oggetto: fondo di situla (diam. 20 circa) e frammento di orlo deformato (largh. mass. 7 circa), che paiono pertinenti (34817); frammento di orlo deformato (34819, largh. mass. 8,5). Nella stessa scatola erano conservati due supporti a goccia in bronzo, lungh. 5,8 (n. inv. 34818), per i quali cfr. [http://artefacts.mom.fr/fr/home.php]: BAS-4002, SPV-4019, PYX-4011; - (Tav. 1: VII/8). VIII. Mestoli a manico verticale di tradizione veneta 1. Gazzo Veronese, località Boschirole, contesto insediativo. Datazione del contesto: età augustea-I sec. d.C. Luogo di conservazione: Gazzo Veronese, Museo Archeologico. Oggetto: manico con terminazione ricurva non figurata collegato con due chiodini alla vasca (perduta). 2. Gazzo Veronese, località Cassinate, necropoli a cremazione, recupero 1962, tomba femminile con orecchino in argento. Datazione del contesto: seconda metà III sec. a.C. Luogo di conservazione: Gazzo Veronese, Museo Archeologico. Oggetto: vasca emisferica; alla base del manico (perduto) chiodo e frammento di lamina per il fissaggio. Bibliografia (per la necropoli): Rizzetto 1979; Salzani 1984, 800; De Marinis 1997, 173. 3. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 7, infantile con carro. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16694. Oggetto: mestolo; alt. 18; diam. orlo 9,6. Fig. 2l:4. Nota: nella tomba, appoggiato su vaso in ceramica. Bibliografia: Bolla 2002, 205-207, fig. 1:4. IX. Mestoli a manico verticale, tipo Feugère 3 1. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erb a, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36500; Elenco Ghi-slanzoni, n. 6 dei vasi in bronzo. Oggetto: mestolo completo, con testa di volatile; alt. 15,7; diam. 5 circa. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 6:7; Salzani (ed.) 1987b, 82, fig. 82; Castoldi, Feugère 1991, 81 n. 56; Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:4. 2. Isola della Scala, località Corte Mazzaporchi, sporadico. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: mestolo completo, con testa di canide; alt. 19,6; diam. 5,4. Bibliografia: Salzani 1998b, 74, fig. 5:1. 3. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 33409. Oggetto: mestolo senza terminazione, deformato (probabilmente in modo intenzionale); alt. cons. 8,2; diam. orlo 5 circa; - (Tav. l: IX/3). X. Terminazioni di manici verticali di mestoli (tipo Feugère 3 ?) 1. Povegliano, località Pezza Grassa. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 33553. Oggetto: a testa di palmipede a becco allungato, con detta-gli indicati (con cerchiello tangente all'occhio), inizio del manico a sezione ellittica; alt. cons. 5,5. 2. Povegliano, località S. Andrea, recupero 1984; sporadico, ma recuperato con un coltello in ferro databile, secondo D. Božič, al LT D1a (CEC). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 33540. Oggetto: a testa di palmipede a becco allungato, con detta-gli indicati (con cerchiello tangente all'occhio), inizio del manico a sezione circolare; alt. cons. 5,9. Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 28; Salzani (ed.) 1987b, 93, fig. 92:2. Nota: Possibile la pertinenza a mestolo verticale prodotto nel V-IV sec. a.C., per la resa massiccia del fusto; la testa è pero simile al precedente, che ha fusto molto più sottile; da considerare inoltre la cronologia del coltello rinvenuto nei pressi. 3. S. Felice Extra, località Bongiovanna, villa romana. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: a testa di palmipede con becco molto lungo; lungh. 6,6; alt. cons. 2,75; - (Tav. 2: X/3). 4. Minerbe, fondo Stopazzola, necropoli a inumazione. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: a testa di canide; lungh. cons. 4,1. 148 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Bibliografia: Salzani 1982b, 644, fig. 1:2 (ritenuta proba-bilmente di mestolo a manico orizzontale). 5. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21659. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,7; - (Tav. 2: X/5). 6. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21660. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,4; - (Tav. 2: X/6). 7. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21661. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,3; - (Tav. 2: X/7). 8. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21663. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,6; - (Tav. 2: X/8). 9. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21664. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,7; - (Tav. 2: X/9). 10. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21665. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 3; - (Tav. 2: X/10). 11. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21668. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 3,5; - (Tav. 2: X/11). 12. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21670. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,7; - (Tav. 2: X/12). 13. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21672. Oggetto: a testa di canide; lungh. testa 2,6; - (Tav. 2: X/13). 14. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21687. Oggetto: a testa di palmipede, con fusto spesso; lungh. testa 3,4; - (Tav. 2: X/14). 15. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21688. Oggetto: a testa di palmipede; lungh. testa 4,6; - (Tav. 2: X/15). 16. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21689. Oggetto: a testa di palmipede, con fusto spesso; lungh. testa 5; - (Tav. 2: X/16). 17. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21759. Oggetto: a testa di palmipede; lungh. testa 4,6; - (Tav. 2: X/17). XI. Mestoli a due pezzi a manico orizzontale tipo Castoldi A 1. Valeggio sul Mincio, tomba 4, di maschio adulto. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. IG 186597. Oggetto: completo, manico con due elementi a remo e bastoncello mediano a sezione circolare con nodi; lungh. totale 40,2; diam. orlo 6. Bibliografia: Salzani (ed.) 1987b, 87, fig. 88; Salzani 1987c, 274 n. 9, fig. 4:4; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 58; Salzani (ed.) 1995, 15 n. 9, tav. V:9. 2. Povegliano, località Madonna dell'Uva Secca, fondo Bertolaso, recupero 1985, tomba a cremazione. Datazione del contesto: post 118-117 a.C. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: manico lacunoso con bastoncello mediano a sezione circolare con nodi e elemento a remo, deformato intenzionalmente. Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 25; Salzani (ed.) 1987b, 97, fig. 99:4; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 51. 3. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo A. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: solo manico desinente a testa di anatra e con elemento mediano decorato da cerchielli impressi. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 10. 4. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo B. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: un mestolo integro, con decorazione peculiare dell'elemento mediano del manico (fori in cui sono inse-riti piccoli elementi cilindrici in bronzo poco aggettanti). Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 10, fig. a p. 7; Bolla 2002, 205-206, fig. 2. 5. Povegliano, probabilmente Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, nn. inv. VR 92684-92685. Oggetto: Due esemplari, di cui uno mancante della parte terminale del manico e l'altro con manico staccato e molto lacunoso e corpo danneggiato; probabilmente danneggiati in modo intenzionale. Misure: lungh. cons. 18,5; diam. orlo 8; lungh. mass. cons. 18,7 circa; diam. mass. corpo 9. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171 n. 9-10, fig. 3:9-10. 6. Caprino Veronese, località Boi?; contesto funerario? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36555. Oggetto: mestolo completo; lungh. totale 35,2; diam. orlo 5,4. Bibliografia: Cipolla 1884, 338; Salzani 1983-1984, 353, tav. 2:3; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 52. *Nota: su etichetta e supporto del vaso, compare la scritta "trovato a Boi di Caprino 1884"; acquistato il 11.10.1884 da Cervetto Tedeschi, antiquario noto per la vendita al Museo di falsi (ad esempio una lucerna da Caprino) e di oggetti con provenienze inesatte; nel 1884 vendette al Museo anche "un giavellotto ed una scodella di bronzo e 9 monete di bronzo romane, trovate a Boi di Caprino". In un registro museale che comprende doni, depositi e acquisti, al n. 32 del 14/10/1881, a I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 149 proposito dell'acquisto da parte del Museo da Cervetto Tedeschi di "Oggetti provenienti da Caprino" (una statuetta ed altri) si afferma che si tratta perlopiù di oggetti "certamente d'epoca recente, e forse d'altra provenienza"; si tratta di un ulteriore indizio della scarsa attendibilità dell'antiquario Tedeschi. 7. Dal Veronese, dalla collezione di Andrea Monga, forse dagli scavi del teatro romano di Verona (la cui costruzione fu avviata negli ultimi due decenni del I sec. a.C.). Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 30693. Oggetto: esemplare completo; lungh. totale 52,2; diam. orlo 7,65. Bibliografia: Marchini 1972, 293 n. 6; Salzani 1983-1984, 362, tav. 18:4; Bolla 2001, fig. 2. XII. Mestoli a due pezzi a manico orizzontale tipo Castoldi B 1. Valeggio sul Mincio, località Le Buse, 1933, tomba? Datazione del contesto: post 10 a.C. circa. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: mestolo mancante della terminazione del manico, costituito da un bastoncello (con testa di volatile presso la vasca) e un elemento a remo; lungh. cons. 34,8; diam. orlo 6. Bibliografia: Salzani 1982b, 641 n. 1, fig. 1:2; Salzani (ed.) 1987b, 92, fig. 91; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 57. 2. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36499; Elenco Ghi-slanzoni, n. 5 dei vasi in bronzo. Oggetto: mestolo completo; lungh. totale 34,7; alt. vasca 7,1; diam. orlo 7,6. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 7:3; Castoldi, Feugère 1991, 71 nn. 53-54 (citati diversi esemplari); Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:6. 3. S. Maria di Zevio, località Fenil Nuovo, recupero 1980, necropoli senza distinzione di corredi. Datazione del contesto: dal II sec. a.C. a tutto il I sec. a.C. (CEC: dal LT D1a al LT D2). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: mestolo con testa di palmipede presso la tazza e al termine del gancio; lungh. totale 35,7; alt. vasca 7,5; diam. orlo 7,5. Bibliografia: Salzani (ed.) 1996, 12-13, tav. II:10. 4. Oppeano, località La Piletta, probabile tomba. Luogo di conservazione: Museo Civico di Storia Naturale, Verona. Oggetto: mestolo con vasca lacunosa, con manico terminante a testa di canide costituito da un bastoncello e un elemento a remo; diam. vasca 5 circa; lungh. manico 20 circa. Bibliografia: Salzani 1982b, 645, fig. 1:2; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 56. 5. Isola Rizza, località Casalandri, tomba 46, di maschio, con armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: mestolo con manico restaurato in antico, riunen-dolo alla vasca mediante una verghetta in ferro; lungh. 36,6; alt. vasca 7,2; diam. orlo 7. Bibliografia: Salzani 1987a, 154, fig. a p. 158 n. 10 (come tomba 12); Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 55; Salzani (ed.) 1998a, 31, tav. XXVI:7. 6. Sommacampagna, località Lodigo, 1990, durante lavori edili (senza notizie sul contesto). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: solo manico, con bastoncello a sezione ottagonale, elemento a remo, gancio (deformato, forse intenzionalmente) a testa di canide; lungh. 34,5. Bibliografia: Salzani 2002a, 61-63, fig. 12:1. 7. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36490. Oggetto: mestolo completo; lungh. totale 34,6; alt. vasca 7,3; diam. orlo 7,4; - (Tav. 3: XII/7). Bibliografia: Werner 1954, 69-70, E.14; Salzani 1983-1984, 355, tav. 2:1 (attribuito a Povegliano, località Madonna della Vigna secca, 1911); Salzani (ed.) 1987b, 97, fig. 94; Castoldi, Feugère 1991, 71 n. 50 (attribuito a Povegliano). XIII. Mestoli a due pezzi a manico orizzontale di tipo non definibile 1. Vigasio, località La Pietà di Isolalta, necropoli. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: terminazione del manico a testa di canide; lungh. cons. 2,3. Bibliografia: Biondani, Salzani 1998, 74, fig. 5:2. 2. Nogara, località Casona, tomba 1, a cremazione, de-capitata da aratura, di guerriero con spada e spiedo; in associazione con colino. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: mestolo (definibile solo dopo il restauro). Bibliografia: cortese informazione di Luciano Salzani. 3. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21666. Oggetto: terminazione a testa di canide; lungh. cons. 5,1; lungh. testa 3,7; - (Tav. 3: XIII/3). 4. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 21667. Oggetto: terminazione a testa di canide; lungh. cons. 5,8; lungh. testa 3,6; - (Tav. 3: XIII/4). XIV. Mestoli a due pezzi a manico orizzontale di tipo Castoldi D 1. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 33957. Oggetto: manico orizzontale in cui la biforcazione (a lamine piatte) è unita mediante chiodi alla vasca (mancante) forse per riparazione e l'estremità presenta un anello di sospensione; decorazione a fasci di solcature e croci di 171 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI S. Andrea; lungh. del solo manico 42,6; lungh. cons. 48,4 (compreso anello); - (Tav. 3: XIV/1). Nota: Acquistato con il seguente n. inv. BB9S8 nel 1872 dall'antiquario Montini, che dichiaro prima una provenienza da Borgoforte (MN), nei lavori ferroviari per il ponte sul Po, e un acquisto a Mantova, poi propose una rettifica (il 6/12/1878): "dalle Case fuori Porta Nuova di Verona dove erano entro un dolio" nel fondo Morando. In una nota (con data 6/12/78) nel registro delle acquisizioni del Museo per l'anno 1872, riguardo alle notizie fornite da Montini, si trova l'indicazione "è sospetta si la prima che la seconda dichiarazione"; il "dolio" era in vendita presso lo stesso antiquario nel 1878; pero nel maggio 1873 è segnalato l'acquisto presso Montini di un "Dolio (stamnos) rinvenuto in un fondo a quanto dicesi di proprietà Morando della Beverara posto sul Garda". È possibile una provenienza dal Veronese o da territori limitrofi, ma non si puo definire meglio la situazione. 2. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. BB9S8. Oggetto: manico orizzontale in cui la biforcazione (a lamine piatte) è unita mediante chiodi alla vasca (mancante) forse per riparazione e l'estremità presenta un anello di sospensione; decorazione a fasci di solcature e croci di S. Andrea; lungh. del solo manico 44,6; lungh. cons. 48,7 (compreso anello); - (Tav. 3: XIV/2). Nota: come il precedente (n. inv. BB9S7). XV. Colini di produzione etrusco-ellenistica 1. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 7, infantile con carro. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, VR 16693. Oggetto: colino con terminazione del manico a testa di canide (stilizzata, ma riconoscibile come tale per la pre-senza delle orecchie) e con piastra d'appoggio ripiegata intenzionalmente; lungh. totale attuale 32,8; diam. orlo 13,9; alt. vasca 4,6. Fig. 21:2. Bibliografia: Bolla 2002, 20S-207, fig. 1:2. 2. Isola Rizza, località Casalandri, tomba 46, di maschio, con armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: colino con anello di sospensione ancora inserito nella terminazione del manico (a testa di canide) e con piastra d'appoggio ripiegata intenzionalmente; lungh. totale 34,S; diam. orlo 14,1; alt. vasca S,1. Bibliografia: Salzani 1987a, 1S4, fig. a p. 1S8 n. 9 (come tomba 12); Salzani (ed.) 1998a, 31-32 n. 11, tav. XXVI:11. 3. Forse da Verona. Recava un biglietto indicante il ritro-vamento a Verona, Binastrova (tra piazza Isolo e Lunga-dige Re Teodorico), nel 1890, quando l'area fu interessata dagli "scavi d'Adige", ma nell'elenco dei reperti da questi scavi l'unico vaso in bronzo rinvenuto nel 1890 (il n. 167) proviene da via Pietà Vecchia (zona del Duomo); inoltre il colino stesso recava anche il n. 721, presente in Museo solo nella collezione Alessandri e ivi corrispondente a una "grattugia frammentaria" priva di provenienza; peraltro in tale collezione confluirono alcuni materiali dagli scavi d'Adige. La provenienza e quindi da considerare con cautela. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35112. Oggetto: colino con tracce di girali incisi sull'orlo e defor-mazione dei pontelli della piastra d'appoggio; lungh. 30,7; diam. orlo 12,5; alt. vasca cons. 4,5. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 354, tav. 18:1; Bolla 2001, fig. 1; Castoldi 2001, 87 n. 10; Malnati, Salzani, Cavalieri Manasse 2004, 355, fig. 8 n. 5. XVI. Colini tardorepubblicani 1. Valeggio sul Mincio, tomba 4, di maschio adulto. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. I.G. 186598. Oggetto: colino con alto labbro distinto svasato, doigtier su placca romboidale a lati inflessi, decorazione: fascia a girali e foglie d'acqua, raggiera; alt. 5; diam. orlo 7,5. Bibliografia: Salzani (ed.) 1987b, 87, fig. 88; Salzani 1987c, 272 n. 1, fig. 4:5; Guillaumet 1991, 95 n. 84, fig. 2:6; Salzani (ed.) 1995, 14 n. 1, tav. IV:1. 2. Vigasio, localita Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36498; Elenco Ghi-slanzoni, n. 10 dei vasi in bronzo. Oggetto: colino mancante di poucier e doigtier, con labbro non distinto appena ingrossato; decorazione: fascia a ramo con foglie, fascia a meandro, girandola; alt. 6,4; diam. orlo 10,6. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 7:1; Salzani (ed.) 1987b, 104-105, fig. 108; Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:8. 3. Nogara, localita Casona, tomba 1, cremazione, completamente decapitata da aratura, di guerriero con spada e spiedo; in associazione con mestolo. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: colino in due pezzi (fondo staccato) con manico (parte di poucier). Bibliografia: cortese informazione di Luciano Salzani. XVII. Boccali tipo Idrija 1. Valeggio sul Mincio, tomba 4, di maschio adulto. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. 186596. Oggetto: boccale completo, variante Manching; alt. 10,9; diam. orlo 9,4. Bibliografia: Salzani (ed.) 1987b, 87, fig. 88; Salzani 1987c, 272 n. 6, fig. 4:2; Feugere 1991a, 57 n. 22; Salzani (ed.) 1995, 14 n. 6, tav. IV:6. 2. Povegliano, localita Madonna dell'Uva Secca, recupero 1911. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36489. Oggetto: variante Manching, privo del manico; alt. 10,2; diam. orlo 8,8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:7; Salzani 1984, 802, fig. a p. 801; Salzani (ed.) 1987b, 94-95, fig. 94; Feugere 1991a, 57 n. 23. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 151 3. Povegliano, localita Madonna dell'Uva Secca, recupero 1911. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36485. Oggetto: variante Manching, privo del fondo; alt. cons. 10,1; diam. orlo 9. Bibliografía: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:8. 4. Vigasio, localita Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36501. Elenco Ghi-slanzoni, n. 7 dei vasi in bronzo. Oggetto: variante Manching, con fondo sostituito in antico; alt. 10,4; diam. orlo 8,6. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 7:2; Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:7. 5. Vigasio, localita Forette. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35122. Oggetto: solo manico; alt. 9,5; diam. orlo 9. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 359, tav. 14:2; Salzani (ed.) 1987b, 104; Bolla 2005, 33-34, fig. a p. 34:1. 6. Isola Rizza, localita Casalandri, recupero 1981, tomba a cassetta probabilmente incompleta, di individuo maschio per presenza di armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Oggetto: variante Manching; alt. 10,5; diam. orlo 9,2. Bibliografia: Salzani 1982a, 472-473, fig. 16; Salzani (ed.) 1998a, 10, tav. II:A4. 7. Isola Rizza, localita Casalandri, tomba 46, di maschio, con armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Oggetto: variante Manching, con fondo sostituito in antico; alt. 10,5; diam. orlo 9. Bibliografia: Salzani (ed.) 1998a, 31, tav. XXVII:A2. 8. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 34135. Oggetto: variante Manching, solo parte superiore; alt. cons. 5,9; diam. 9,7; - (Tav. 4: XVII/8). XVIII. Anforette 1. Dal Veronese; ante 1907. Luogo di conservazione: dispersa, documentata in foto d'archivio (Fig. 23a). Oggetto: con ansa con attacco a foglia cuoriforme; alt. 17,5. Nota: nella fotografia e visibile solo un'ansa; che si tratti di un'anforetta e ipotizzabile sulla base della forma del corpo. 2. Dal Veronese; ante 1907. Luogo di conservazione: dispersa, documentata in foto d'archivio (Fig. 23a). Oggetto: anforetta con motivo a tre modanature sul fusto di entrambe le anse. 3. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, nn. inv. 33387 + 32654. Oggetto: due frammenti di ansa gia conservati separata-mente con tracce di restauro non recente, ora riassemblati; alt. cons. 10,4; diam. orlo ric. 10,6; - (Tav. 4: XVIII/3). XIX. Brocca forse Castoldi 2000, tipo I.d 1. Verona, scavi dell'Adige lungo Regaste Orto, 1891. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 33805. Oggetto: frammento di fusto di ansa a sezione circolare, alt. cons. 8,6; identificazione tipologica incerta; - (Tav. 4: XIX/1). XX. Brocche a imboccatura rotonda del tipo ovoide-carenato (Castoldi 2000, tipo II.a) 1. Povegliano, località Campi Magri della Bora, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 3648l. Oggetto: corpo ovoide; alt. ric. 11,6; diam. orlo 6,9. Bibliografia: Cipolla 1880, 2B8 n. 1 dei vasi in bronzo, tav. VIII:9; attribuita in Salzani 1983-1984, B55, tav. 3:6 a Povegliano, Madonna dell'Uva secca, recupero 1911; Castoldi 2001, 8l n. 11 (sulla base dei disegni ritiene piriforme la brocca edita da Cipolla e del tipo ovoide-carenato quella edita da Salzani, non potendo sapere che si tratta dello stesso vaso, rappresentato diversamente e con due differenti provenienze). 2. Povegliano, località Marinare, 1892. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35114. Oggetto: solo manico; alt. 8,8; diam. orlo ric. 8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 354, tav. 15:2; Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 30; Salzani (ed.) 198lb, 9l-98. Nota: l'appartenenza del manico a questo tipo di brocca è un suggerimento di Dragan Božič. 3. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36486; Elenco Ghi-slanzoni, n. 3 dei vasi in bronzo. Oggetto: brocca senza manico e peducci di supporto (ma con tracce degli stessi); alt. 15,5; diam. orlo 10,3. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 6:2; Castoldi 2001, 8l n. 12. 4. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36503; Elenco Ghi-slanzoni, n. 4 dei vasi in bronzo (descritta come senza manico, ma con misure congruenti). Oggetto: brocca con manico recuperato e riassemblato in un secondo tempo (ansa con applique a foglia cuoriforme a tre punte); alt. 1l,1 compresa ansa; diam. orlo 11. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 6:5; Castoldi 2001, 8l n. 12. 5. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba l, infantile con carro; posta entro padella di tipo Povegliano. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16691. Oggetto: brocca con piedini affini al tipo Kelheim; alt. totale 19,6; diam. orlo 11,8; diam. fondo 10,6. Fig. 21:3. Bibliografia: Bolla 2002, 205, fig. 1:3. 173 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI 6. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 106; con padella tipo Povegliano e fiasca. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60479. Oggetto: brocca con piedini affini al tipo Kelheim; alt. 15; diam. orlo 9. 7. Da Verona, scavi dell'Adige. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35106; Elenco Adige, n. 345. Oggetto: ansa con attacco inferiore a busto femminile, affiancato da pesci (delfini?) e sormontato da conchiglia (essere marino); alt. 11; unita in passato alla brocca non pertinente 22136. Bibliografia: E. Brizio, in Notizie degli Scavi di Antichità 1891, 106, n. 7; Salzani 1983-1984, 354, tav. 18:2; Castoldi 2001, 87 n. 10. 8. Dal Veronese; ante 1907. Luogo di conservazione: dispersa, documentata in foto d'archivio (Fig. 23a). Oggetto: brocca con ansa con attacco inferiore a foglia cuoriforme; alt. 20. 9. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36488. Oggetto: brocca priva del manico e del fondo; restano tracce degli attacchi dell'ansa, quello inferiore con due appendici a voluta divergenti; alt. cons. 9,1; diam. orlo 7,3; - (Tav. 4: XX/9). 10. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36506. Oggetto: brocca; alt. 11,1; diam. orlo 8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 3:5; Castoldi 2001, 87 n. 11 (attribuita a Povegliano, Madonna dell'Uva secca, recupero 1911, ma di provenienza da determinare). 11. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 22136. Oggetto: brocca cui fu applicata in sede museale l'ansa non pertinente 35106; alt. 14,5; diam. orlo 10. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 354, tav. 18:2 (disegnata con l'ansa); Bolla 2001, fig. 2. XXI. Brocche etrusco-ellenistiche a imboccatura rotonda piriformi (Castoldi 2000, tipo II.b) 1. Povegliano, località Marinare, 1892. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35116. Oggetto: ansa con attacco inferiore a protome di Sileno; alt. 12,6; - (Tav. 4: XXI/1). Bibliografia: Salzani 1983-1984, 354, tav. 15:1; Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 30; Salzani (ed.) 1987b, 97-98, fig. 86; De Marinis 1997, 173 n. 25; Castoldi 2000, 411, 415 n. 19; Castoldi 2001, 87 n. 11. 2. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 6. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60340. Oggetto: brocca con attacco inferiore dell'ansa a protome umana fra foglie lanceolate divergenti; alt. 18; diam. orlo 8,2. 3. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 9, con padella tipo Montefortino. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60361. Oggetto: brocca con attacco inferiore dell'ansa a testa umana pileata fra appendici divergenti; alt. 15,5; diam. orlo 7. XXII. Brocche a imboccatura rotonda e carena bassa 1. Povegliano, probabilmente da Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 92682. Oggetto: brocca priva dell'ansa; alt. 12; diam. orlo 8. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171 n. 8, fig. 3:8. 2. Valeggio sul Mincio, località Le Buse, 1933, tomba? Datazione del contesto: post 10 a.C. circa. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: brocca intera, tipo Gallarate; alt. 13; diam. orlo 6,5. Bibliografia: Salzani 1982b, 641-643, fig. 1:3; Salzani (ed.) 1987b, 92, fig. 91; Boube 1991, 31 n. 7. XXIII. Brocca di grandi dimensioni 1. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 22079. Oggetto: applique inferiore dell'ansa, a foglia di vite con fori circolari, e inizio del fusto alt. cons. 7, 8; - (Tav. 4: XXIII/1). XXIV. Padelle tipo Montefortino 1. Povegliano, probabilmente Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 92686. Oggetto: priva di parte del fondo, con terminazione del manico deformata; lungh. 45; diam. orlo 23. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171 n. 12, fig. 3:12. 2. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 9, con una brocca. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60360. Oggetto: padella, con X tracciata sul retro del rombo presso la terminazione del manico; lungh. mass. 38,8; diam. orlo 20,7. 3. Isola Rizza, località Casalandri, tomba 46, di maschio, con armi. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: padella intenzionalmente deformata, priva della terminazione del manico, in cui il profilo della parete pare intermedio fra i tipi Montefortino e Povegliano; alt. vasca 4,2; largh. mediana manico 2,7. Bibliografia: Salzani (ed.) 1998a, 32, tav. XXVII:15a. 4. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36504. Oggetto: padella priva del fondo e della terminazione del manico; lungh. cons. 34,2; diam. orlo 20. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 5:1 (attribuita a Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba); De Marinis 1997, 173 n. 27. I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 153 XXV. Padelle tipo Povegliano 1. Povegliano, località Campi Magri della Bora. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36484. Oggetto: padella lacunosa; lungh. cons. 29,3; diam. orlo 22. Bibliografia: Cipolla 1880, 238, tav. VIII:8: "Labbro (altezza mass. 0,05) corroso di una patina circolare, di cui ando perduto il fondo, tranne forse due pezzetti di lamina. Ha l'orlo leggermente rilevato verso l'esterno. Diam. della bocca met. 0,19. Notevole è la forma dell'ansa (tav. VIII, fig. 8), piatta con orlo rilevato, lunga met. 0,15, che finisce in un rombo alquanto schiacciato, e colla punta assai prolungata, e leggermente ripiegata alla estremità. Larghezza dell'ansa alla sua origine met. 0,048"; Salzani 1983-1984, 355, tav. 4:2 (riferita a Povegliano, Madonna dell'Uva secca, 1911); De Marinis 1991, 101 n. B.4; Castoldi 2001, 87 n. 11. 2. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo A. Luogo di conservazione: SAV. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Oggetto: padella distrutta intenzionalmente. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 10. 3. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36495; Elenco Ghi-slanzoni, n. 2 dei vasi in bronzo. Oggetto: padella priva della terminazione del manico; lungh. 33,5; diam. orlo 19,4. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 5:2; De Marinis 1991, 101 n. B.5. 4. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 7, infantile con carro; conteneva la brocca VR 16691 (n. XX/5). Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16695. Oggetto: padella; lungh. 38,2 circa; diam. orlo 20. Fig. 2Ï:S. Bibliografia: Bolla 2002, 205, fig. 1:5. 5. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 106; con una brocca e una fiasca. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60480. Oggetto: padella con terminazione del manico deformata intenzionalmente; lungh. 43,2; diam. orlo 20,7. 6. Verona, "Scavi del Comune"; provenienza da considerare con cautela. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 34820-34821. Oggetto: frammenti di orlo e di manico, con terminazione a testa di volatile, deformata e rotta intenzionalmente; largh. manico 2,7; - (Tav. S: XXV/6). 7. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36507. Oggetto: padella; lungh. 38,8; diam. orlo 19. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 5:3 (attribuita a Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba); De Marinis 1991, 101 n. B.5. 8. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36508. Oggetto: padella; lungh. 38,2; diam. orlo 20,8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 5:4 (attribuita a Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba); De Marinis 1991, 101 n. B.5 (stessa attribuzione); Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:3 (stessa attribuzione). 9. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36509. Oggetto: padella; lungh. cons. 34,5; diam. orlo 19,4. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 356, tav. 6:1 (attribuita a Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba); De Marinis 1991, 100 n. A.5 (tipo Montefortino). XXVI. Padelle tipo Aylesford 1. Valeggio sul Mincio, tomba 4, di maschio adulto. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. IG 186645. Oggetto: padella completa; lungh. 44,7; diam. orlo 21. Bibliografia: De Marinis 1991, 101 n. C.14; Salzani (ed.) 1995, 14-15 n. 8, tav. V:8. 2. Valeggio sul Mincio, località Le Buse, 1933, tomba? Datazione del contesto: post 10 a.C. circa. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: padella quasi integra; lungh. 38; diam. orlo 19. Bibliografia: Salzani 1982b, 641 n. 2, fig. 1:1; Salzani (ed.) 1987b, 92, fig. 91; De Marinis 1991, 101-102 n. C.15. 3. Povegliano, località Ortaia, tomba 225, maschile, nucleo B. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: padella integra. Bibliografia: Bolla, Cavalieri Manasse, Salzani 1993, 10, fig. a p. 7. 4. Povegliano, località Crocetta, fondo Gelio, tomba. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: padella quasi integra. Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 29; Salzani (ed.) 1987b, 93-94; De Marinis 1991, 102 n. C.16. 5. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36491; Elenco Ghi-slanzoni, n. 1 dei vasi di bronzo. Oggetto: padella mancante della terminazione del manico; lungh. cons. 43; diam. orlo 24. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 4:3 (con provenienza da Povegliano); De Marinis 1991, 102 n. C.17. 6. Nogara, località Casona, 1987, recupero casuale. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: padella deformata (per vicende conservative) e priva del fondo; lungh. 50; diam. 21. Bibliografia: Salzani 2002a, 61-63, fig. 12:3. 7. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36493. Oggetto: padella con terminazione del manico deformata 154 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI intenzionalmente; lungh. 46,6; diam. orlo 22,8; - (Tav. 5: XXVI/7). Bibliografia: Salzani 1983-1984, 355, tav. 4:1 (riferita a Povegliano, località Madonna dell'Uva Secca, 1911); De Marinis 1991, 102 n. C.17. XXVII. Padelle non definibili 1. Povegliano, localitá Madonna dell'Uva Secca, fondo Bertolaso, recupero 1985, tomba a cremazione. Luogo di conservazione: SAV. Datazione del contesto: post 118-117 a.C. Oggetto: padella distrutta intenzionalmente. Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 25; Salzani (ed.) 1987b, 97, fig. 99:8; De Marinis 1991, 102 n. C.18 (tipo Aylesford). 2. Oppeano, localitá La Piletta, tomba, 1967. Luogo di conservazione: dispersa. Oggetto: padella. Bibliografia: Salzani 1982b, 645. 3. Verona, via Duomo, 1890. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 33469; Scavi Adige, n. 132. Oggetto: piccolo frammento di manico; largh. 2,5; lungh. cons. 2,6. XXVIII. Fiasche 1. Povegliano, località Marinare, 1892. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35113. Oggetto: solo imboccatura, con appliques costituite da due appendici ricurve non unite inferiormente; alt. 2,5; largh. 6. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 354, tav. 15:3; Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 30; Salzani (ed.) 1987b, 97-98; tipo Castiglione, De Marinis 1997, 151, 173 n. 25. 2. Povegliano, probabilmente Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 92683. Oggetto: fiasca con imboccatura e ansette; diam. 21; prof. corpo 6 circa. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171-172 n. 14, fig. 4. 3. Vigasio, località Ciringhelli, fondo Castelbarco Erba, necropoli. Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36497; Elenco Ghi-slanzoni, n. 9 dei vasi in bronzo. Oggetto: fiasca; diam. 27; prof. corpo 6. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 357, tav. 7:4; De Marinis 1997, 152; Salzani 2005, 31, fig. a p. 29:1. 4. S. Maria di Zevio, località Mirandola, tomba 32, a cremazione, in parte distrutta da lavori agricoli, di maschio (un guerriero, se i frammenti di lamina di ferro ivi ritrovati erano pertinenti ad un umbone). Luogo di conservazione: SAV. Datazione del contesto: LT D1 (CEC: LT D1a). Oggetto: solo piedini di supporto (largh. 4,5) e una ansetta con anello per l'inserimento del manico (alt. 3,5). I resti di fiasca erano presso la zona asportata della tomba; il corpo del vaso era probabilmente in bronzo considerando la sagomatura dei piedini e il fatto che l'ansetta doveva essere applicata al corpo per saldatura. Bibliografia: Frinzi Bay, Salzani 1991, 468, tav. XIII: 4a-c; Salzani 1996, 37, 98, 101, tav. XIII:D4; De Marinis 1997, 150 nota 116 (ritiene più probabile che il corpo della fiasca fosse in legno), 152. 5. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 7, infantile con carro; posta vicino alla coppia brocca-padella. Datazione del contesto: fine II sec. a.C. (CEC: LT D1a). Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 16692. Oggetto: fiasca completa di manico; diam. 24,5 circa; prof. corpo 6,2. Fig. 21:7. Bibliografia: Bolla 2002, 207, fig. 1:7; Butti Ronchetti, Castelletti 2015, 51-52, fig. 2. 6. S. Maria di Zevio, località Lazisetta, tomba 106. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 60472. Oggetto: fiasca con imboccatura e ansette; alt. totale 24,7; diam. mass. 22 circa; prof. corpo 5,9. 7. Oppeano, località La Piletta, 1967, probabile tomba distrutta. Luogo di conservazione: dispersi. Oggetto: segnalati "due piatti frammentari" in bronzo; si trattava forse dei resti di una fiasca? Bibliografia: Salzani 1982b, 645-646. 8. Dal Veronese, ante 1872. Acquistata il 10.05.1872 dal sig. Pace Bonesini, insieme con "due bracciali, un cosciale un pettorale, ed un morione di ferro nonché due chiavi ed un cucchiaio di bronzo" (non si precisa se dallo stesso ritrova-mento; questi materiali non sono finora stati identificati). Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36492. Oggetto: fiasca con imboccatura, ma mancante delle ansette e del manico; alt. 32; diam. 29,4; prof. corpo 5,8. Bibliografia: Wieseler 1874, 594 (la descrizione della Feldflasche non lascia dubbi sull'identificazione); Salzani 1983-1984, 355, tav. 2:2 (riferita a Povegliano, Madonna dell'Uva secca, 1911); De Marinis 1997, 152 (citata come Povegliano, Madonna della Vigna Secca). 9. Dal Veronese; ante 1907. Luogo di conservazione: dispersa, documentata in foto d'archivio (Fig. 23a). Oggetto: fiasca di piccole dimensioni, con imboccatura, con una valva lacunosa; diam. attorno ai cm 10. 10. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 36496. Oggetto: fiasca; diam. 28; prof. corpo 5,8. Bibliografia: Salzani 1983-1984, 357, tav. 8:1, riferita a Vigasio, Ciringhelli, ma non compare nell'elenco del 1930. 11. Dal Veronese? Luogo di conservazione: MAVr, n. inv. 35117. Oggetto: solo imboccatura, applicata a un'olletta in bronzo (pastiche); alt. 3,6; - (Tav. 5: XXVIII/11). I recipienti di bronzo in Italia settentrionale tra IV e I secolo a.C. e il caso del territorio Veronese 155 XXIX. Vasi non definibili 1. Povegliano, località Madonna dell'Uva Secca, fondo Novaglia, tomba 3 dello scavo 1985, cremazione, forse femminile per la presenza di una fusaiola. Datazione del contesto: I sec. a.C. Luogo di conservazione: SAV. Oggetto: frammenti di lamina di bronzo deformati dal fuoco (da stabilire l'eventuale pertinenza ad un vaso). Bibliografia: Salzani (ed.) 1986, 16, fig. 23; Salzani (ed.) 1987b, 81, 97, figg. 95-98 a p. 95. 2. Povegliano, località Campi Magri della Bora. Luogo di conservazione: MAVr, finora non identificato. Oggetto: "Piccolo e sformato frammento d'orlo di vaso, il quale sembra dovesse essere di rilevante diametro". Bibliografia: Cipolla 1880, 238. 3. Povegliano, probabilmente Corte Pignolà. Luogo di conservazione: SAV, n. inv. VR 92687. Oggetto: calotta alla quale doveva essere saldato un altro elemento; diam. mass. 23; prof. 8. Bibliografia: Vitali, Fábry 2015, 171 n. 11, fig. 3:11. 4. Valeggio sul Mincio, località Le Buse, 1933, tomba? Datazione del contesto: post 10 a.C. circa. Luogo di conservazione: disperso. Oggetto: "Un manico in bronzo a forma di tre foglie"; alt. 10; lungh. 8,5. Bibliografia: Salzani 1982b, 641 n. 4 bis. Margherita Bolla Addendum Le diciotto tombe della necropoli di Colabiolo a Verdello (Bergamo), datate da Fortunati (2003, 233 e 241) com-plessivamente una volta al LT D2 (70/60-30 a.C.) secondo la cronologia di De Marinis (cfr. Božič 2008, 131-132) e un'altra volta "tra i primi decenni del I secolo a.C. e l'età augustea", possono in realtà essere attribuite a quattro fasi cronologiche distinte.* * Ringrazio Dragan Božič per l'aiuto fornitomi per la datazione dei corredi. Una delle tombe più antiche sarebbe la tomba 10 con un bicchiere a rocchetto in ceramica comune, un'imitazione della pisside forma Lamboglia 3 (Fortunati, Corti 2003, 169; Fortunati 2003, 239, fig. 7). La pisside è piuttosto larga ed è priva di piede; i migliori confronti si trovano in alcune tombe datate al LT D1a secondo la cronologia centroeuropea (Frontini 1985, 10, Forma 3, Le prime produzioni; Salzani (ed.) 1995, tav. XIV: A7; Salzani (ed.) 1996, tav. XXXVI: A4; Salzani (ed.) 1998a, tav. XXXIII: B5a). La ricca tomba femminile 1, datata da Perani (2003, 184) erroneamente "probabilmente verso l'ultimo trentennio del I secolo a.C.", senza alcun dubbio rientra in un gruppo di tombe, caratteristiche della fase LT D1b secondo la cronologia centroeuropea, con prime fibule a conchiglia, fibule tipo Almgren 65, prime fibule tipo Cenisola, tarde varianti del tipo Nauheim, fibule tipo Nova vas ecc., tra cui forse la più famosa, e ancora non interamente pubblicata, è la tomba di Treviglio, via XXIV Maggio (Božič 2008, 131). Nella necropoli del Colabiolo seguono tombe della fase LT D2 secondo la cronologia centroeuropea, tra cui due tombe femminili 3 e 16, rispettivamente con ventiquattro e diciassette fibule (Fortunati 2003, 241). In un tempo ancora più recente, dalla fase medioaugustea in poi, sono databili le tombe 9 e 12, ciascuna con un balsamario in vetro (Fortunati 2003, 240, fig. 10). Per quanto riguarda le quattro sepolture con il vasellame bronzeo (nn. 3, 4, 15 e 16 - Castoldi 2003, 209), la tomba 4 è più antica delle altre. Essa puo essere datata al LT D1 secondo la cronologia centroeuropea sulla base del coltello con il codolo piegato ad angolo retto allestremità, ben data-bile in questa fase (cfr. per esempio Salzani (ed.) 1996, 54, tomba 69 [tav. XXIX: B4]; 67, tomba 98 [tav. XLIV: B1]). Le altre tre tombe sono attribuibili sulla base delle fibule e della ceramica con sicurezza al LT D2 secondo la cronologia centroeuropea, che include ancora l'età primo-augustea. Per la tomba 16 un asse romano di Augusto ci dà anche un terminus post quem: 23-22 a.C. (Arslan 2003, 120, n. 5; Fortunati, Corti 2003, 172). Questa datazione corrisponde perfettamente alla datazione del bicchiere tipo Aco, trovato nella stessa tomba, agli inizi dell'età augustea (Fortunati 2003, 239-240, fig. 9). 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Na podlagi gradiva je posodje razvrščeno v tri glavna obdobja: prvo obsega 4. in 3. st. pr. n. št., drugo 2. in 1. st. pr. n. št., v tretjem sklopu pa so na kratko opredeljene bronaste posode iz avgus-tejskega časa. Prvi dve obdobji približno ustrezata stopnjam LT B-C1 (4. in 3. st. pr. n. št.) in LT C2-D (2. in 1. st. pr. n. št. ali poznorepublikanska doba). Ovrednoteno posodje predstavlja predvsem pridatke iz latenskodobnih grobnih celot (op. 2). Prvo obdobje: 4. in 3. st. pr. n. št. Lokalna proizvodnja Poudariti je treba, da se lokalna proizvodnja bronastih posod nadaljuje tudi po letu 388 pr. n. št. Gre za posode za pitje vina ali drugih alkoholnih pijač. Na območjih, ki so jih zasedali Lepontijci in Insubri, so izpričane vedrice (situle) vrst Pianezzo, Cerinasca in Castaneda, skodelice in ročke s kljunastim izlivom tičinske vrste (Tessiner Kannen). Posod, izdelanih na območju Sopraceneri, ter ročk s kljunastim izlivom z območja Coma, ki se pojavljajo na zahodnem delu Cisalpine, med kantonom Ticino in bergamskim območjem, v prispevku ne obravnavam, ker so jih že izčrpno analizirali De Marinis v okviru razstave o Lepontijcih ter pozneje Nagy in Tori pri obdelavi grobišča Giubiasco (op. 3). Lokalna produkcija je dobro dokumentirana tudi na cenomanskem prostoru, sem se uvrščata čutari iz groba v Castiglione delle Stiviere (op. 4), ter na venetskem in retijskem območju, kjer je izpričana kontinuiteta v izdelavi situl in zajemalk (simpula). Domačim delavnicam z dolgo in bogato tradicijo lahko pripišemo situle iz Este, od takih z vbočenim ostenjem v obliki prisekanega stožca iz groba 23 z grobišča Ricovero, iz znamenitega groba Nerka Trostiaia, do situl z reliefnimi frizi iz grobov Boldu-Dolfin 52-53 (op. 5). Proizvodnja situl je bila v 4. st. pr. n. št. ugotovljena tudi na območju med dolinama Adiže in Piave z eno ali več delavnicami, ki so združevale elemente halštatske tradicije ter vplive keltskih in etruščanskih motivov (op. 6). Tudi zajemalke (simpula), ki so jih izdelovali od 4. st. pr. n. št., prevzamejo in predelajo etruščansko obliko s poloblim recipientom in navpičnim ročajem, le da imajo te trakast ročaj prikovičen na recipient (op. 7). V svetišču v kraju Lagole di Calalzo (Belluno) so bile take zajemalke uporabljene tudi pri vodnih obredjih (op. 8). Uvoženo posodje Uvoz bronastega etruščanskega posodja, ki je doživel razcvet v 6. in 5. st. pr. n. št. z razvojem padske Etrurije in kulture Golasecca (op. 9), se je po keltski invaziji leta 388 pr. n. št. opazno skrčil. Tega ni opaziti na območju Spine, kjer so bronaste posode in svečniki tako v grobovih iz zadnje četrtine 5. st. pr. n. št. kot v tistih iz prve četrtine 4. st. pr. n. št. (op. 10). Zbrano gradivo ponuja vpogled v oblike, ki so bile tedaj v obtoku. Predstavlja različne posode, ki jih prav tako povezujemo s slavnostnimi gostijami (banketi) in so bile namenjene shranjevanju, pripravi in serviranju vina ter običajem, povezanim z uživanjem pijač, na primer umivanju pred pitjem, med njim in po njem (op. 11). V prvo skupino spadajo cedila, motkasti in hruškasti kiatosi (ali vrčki), situle in kraterji; drugi skupini pripadajo pladnji, kotlički, ponve in ročke. Značilno cedilo, ki je v tem času izpričano v severni Italiji (Tontola, Monte Bibele, Monterenzio Vecchio) (op. 12), je cedilo s trakastim ročajem, ki se zaključuje z glavo kanida (psa ali volka) in prehaja neposredno v recipient polkroglaste ali klekaste oblike, na katerega nasprotni strani je naslanjalna ploščica (sl. 1: 1). To je značilna oblika cedila helenistične Etrurije, kjer jo poznamo od sredine 4. st. pr. n. št. (op. 13). Znani sta obe vrsti 162 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI kiatosov - motkasta z vbočenim ostenjem in vodoravnim ustjem z navpičnim robom ter hruškasta, obe s presegajočim ročajem (sl. 1: 2-4; 2) - ki sta značilni za srednjo Italijo 4. in 3. st. pr. n. št. (op. 14). Situle so zastopane z dvema primerkoma z ostenjem, ukrivljenim v obliki stamnosa, iz groba 58C iz Spine (Valle Pega), ki je uvrščen v čas okoli sredine 4. st. pr. n. št. (sl. 3; op. 15), in z dvema si-tulama z valjastim vratom in vodoravnim ramenom iz groba 5 z najdišča Monterenzio Vecchio s konca 4. st. pr. n. št. ter iz groba Benacci 138 iz Bologne (Felsina) (sl. 4) iz prvih desetletij 3. st. pr. n. št. (op. 16). Kraterjem sta pripadala figuralno okrašena ročaja iz groba 169C z najdišča Spina (Valle Pega), ki je datiran v prvo četrtino 4. st. pr. n. št., in ročaja, okrašena z dionizičnimi motivi, z najdišč Ora/Auer in Settequerce/Siebeneich (Bolzano), ki pa sta brez najdiščnih kontekstov (op. 17). Pladnji z nizkim in širokim recipientom brez nožic so z različicami prisotni na srednjeitalskem prostoru in jih je dobro ovrednotila Marion Espo-sito. Primerke brez ročajev so izdelovali že v 5. st. pr. n. št., medtem ko so tisti z obročastim ročajem z okrasom ali brez njega (sl. 5) opredeljeni v čas med drugo polovico 4. in drugo polovico 3. st. pr. n. št. Slednji so prisotni tudi na območju severne Italije, na grobiščih naselitvenega območja Bojev (Monte Tamburino, Felsina/Bologna) in v Trentu (op. 18). Naj omenimo še vrsto kotlička s premičnim ročajem in atašo s školjkastim okrasom, kakršne poznamo iz Genove in iz Padske nižine - Spine, 5. Pola (Reggio Emilia) in Marzabotta (Bologna), številne primerjave imajo tudi v srednji in južni Italiji ter v južni Franciji (op. 19). Ponve pripadajo vrsti Montefortino (sl. 10) in so iz časa med drugo četrtino in koncem 3. st. pr. n. št. Znane so ročke s trilistnim ustjem (vrsta Castoldi 2000, I.a), z okroglim ustjem in jajčasto-klekastim ostenjem (vrsta Castoldi 2000, II.a) ter take s hruškastim ostenjem (vrsta Castoldi 2000, II.b) (sl. 9; 11; op. 20). Če preverimo razprostranjenost zgodnje-helenističnega posodja (op. 21), vidimo, da se ta ujema z razprostranjenostjo ročk s kljunastim izlivom (Schnabelkannen) in drugih sočasnih posod (op. 22). Gre torej za dolini rek Idice in Reno, območje Bologne, jadranska emporija Adrio in Spino, Padsko nižino ter dolino reke Adiže, ki predstavlja prehodno območje proti Retiji in srednji Evropi. Zanimiv primer je Genova, kjer je bronasto etruščansko posodje sicer dobro izpričano že v 5. st. pr. n. št. in jasno kaže na obtok po tirenski poti, ki se nadaljuje in je morda še bolj prisoten v naslednjem obdobju (op. 23). Žal je večji del obravnavanih najdb brez zaključenih najdiščnih kontekstov. Izjema so grobovi iz Spine, ki kažejo na zelo zgoden prihod teh posod po jadranski poti, že v prvi polovici 4. st. pr. n. št. (op. 24), in apeninska grobišča na ozemlju Bojev (op. 25). Na najdišču Monte Tamburino na hribu Monte Bibele so v grobovih iz zadnjih treh desetletij 4. stoletja in prvih desetletij 3. st. pr. n. št. zastopani motkasti in hruškasti kiatosi, cedila in pladnji (op. 26). Bronasti kiatosi, cedila in situla v obliki stamnosa so bili odkriti tudi v grobovih iz časa med koncem 4. in prvimi desetletji 3. stoletja pr. n. št. na najdišču Monterenzio Vecchio (op. 27). Na obeh grobiščih je bilo posodje priloženo samo v moških grobovih, izjema je ženski grob 101 z grobišča Monte Tamburino (op. 28). Drugače je v Spini in na najdiščih srednje Italije, kjer je bronasto posodje za bankete, tako za pitje kot umivanje, uporabljala moška in ženska aristokracija (op. 29). Etruščanski izdelek iz sredine ali morda že iz prve polovice 4. st. pr. n. št. je tudi ročka s trilistnim ustjem z najdišča Ca' Morta (Como) (op. 30), ki je bila morda odkrita skupaj s pladnjem (op. 31) in je tako pripadala servisu za umivanje (sl. 6). Žal gre tudi v tem primeru, kot pri večini tukaj obravnavanih najdb, za najdbe iz nestrokovno izkopanih grobov, odkrite po naključju in brez vsakršnih podatkov o grobnih celotah (op. 32); vendarle je treba omeniti, da je bila podobna ročka z ožjim vratom odkrita v grobu Benacci 953 v Bologni (sl. 7; op. 33). Zanimiva je tudi primerjava z ročko z najdišča Ceretolo (Bologna) iz groba iz prve četrtine 3. st. pr. n. št., ki je sorodne oblike, ima figuralen ročaj in močno poudarjen okras (sl. 8) (op. 34). Ročka z najdišča Ca' Morta je morda prišla do Coma s posredovanjem keltskih plemen z območja Bologne, do koder je ta oblika v primerjavi z najdbami iz grobnih kontekstov srednje Italije prispela z zakasnitvijo (op. 35). Obravnavana ročka in pladenj sta za zdaj edini najdbi, ki nakazujeta aristokratske pokope na grobišču Ca' Morta iz časa med stopnjama Golasecca III A in LT D (op. 36). Dejansko je to še vedno razvojna stopnja, v kateri vidimo uvožene kovinske posode iz srednje Italije bolj kot obliko medsebojne izmenjave in ne kot prave trgovinske proizvode. Ni naključje, da najbolj reprezentančne posode, kot so trije kraterji s figuralno oblikovanimi ročaji (op. 37), izvirajo iz Spine in z najdišč Settequerce/Siebeneich in Ora/Auer v dolini Adiže, ki so kot prehodna območja še posebej bogata. V tem primeru gre za izjemne najdbe, ne samo zaradi prefinjene izvedbe, ampak tudi zaradi ikonografskega izbora okraševanja ročajev, ki so ga Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 163 navdihnili grški in etruščanski mitski dogodki in liki (op. 38). Ta izbor je zagotovo pomenil veliko posebnost in tujek v povsem drugem kulturnem prostoru od izvornega. Veliki vinski kraterji z najdišč Settequerce/Siebeneich in Ora/Auer so bolj kot zaradi praktičnosti na retijskem prostoru služili kot statusni simbol in visoko cenjena oprava, mednje sodi tudi bronasti thymiaterion z najdišča Avio pri Trentu (op. 40), ki je bil prav tako namenjen le članom najvišje arostokracije. Kot posode za shranjevanje vina so na retijskem prostoru namreč večinoma uporabljali situle, ki so jih skoraj vedno spremljali cedila in zajemalke (op. 39). Razvidno je, da so tudi najdbe etruščanskih situl redke, saj so bile ob Spini odkrite na grobiščih Felsine (Bologne) in na najdišču Monterenzio Vecchio (op. 41), ki so kot centri na prostoru Bojev imeli multietnični karakter. Tu so prisotni tudi druge izjemne posode, kot je ročka iz Ceretola, ter toaletni pribor in pripomočki, namenjeni "telovadbi", kot so ogledala, strigili in kletkaste posode (vasi a gabbia), ki se močno navezujejo na modo in kulturne nazore srednjeitalskega sveta (op. 42). Če se vrnemo k ročkam s trilistnim ustjem iz severne Italije, je zelo zanimiva njihova povezava s pladnji (Ca' Morta, Felsina/Benacci), s katerimi sestavljajo servis za umivanje. Ta običaj odseva zgo-den prevzem značilne grške navade, ki je bila tujek na prostoru kulture Golasecca in jo v drugačnih oblikah srečamo tudi v stopnji LT D. Zdi se, da pladnji in ročke s trilistnim ustjem niso bili več v uporabi po sredini 3. st. pr. n. št. (op. 43), na začetek 3. st. pr. n. št. pa je vezan pojav servisa, tudi tokrat za umivanje, ki ga sestavljajo ponve vrste Montefortino (op. 44) ter ročke jajčasto-klekastih (vrsta Castoldi 2000, Il.a) in hruškastih oblik (vrsta Castoldi 2000, Il.b) (op. 45). Najstarejša konteksta s temi najdbami sta ženski grob Ricovero 23 iz Este iz začetnih desetletij 3. st. pr. n. št., kjer imamo sicer izpričano le ročko jajčasto-klekaste oblike, in grob z najdišča Castiglione delle Stiviere (Man-tova) iz razvitega 3. st. pr. n. št. (stopnja LT C1), v katerem je bil odkrit celoten servis s hruškasto ročko in ponvijo (sl. 9; op. 46). V obeh primerih gre za izjemne grobove, tako glede kakovosti kot tudi številnosti grobnih pridatkov. Druge najdbe servisa v kombinaciji ponve in ročke so dobro izpričane v Adrii, na območju Verone (Povegliano, Vigasio) in na ozemlju keltskih Insubrov v Lomellini (Cozzo Lomellina, Tromello) (op. 47). Naj omenimo še ročki vrst Castoldi 2000, II.a in "Orbetello" iz Giubiasca (op. 48), ki skupaj z najdbami z območja Pavie kažeta na pomembnost osi Ticino-Verbano za stike med italskim in čez-alpskim keltskim svetom. Problem je dejstvo, da so razen obravnavanih primerkov z najdišč Este in Castiglione delle Sti-viere, ki jim lahko dodamo še najdbe iz groba 348 z grobišča Canalbianco v Adrii, datiranega v 3. st. pr. n. št. (op. 49), vse ostale najdbe tega obdobja brez zanesljivih najdiščnih in stratigrafskih podatkov. Tudi novejši najdbi ponve vrste Montefortino in ročke jajčasto-klekaste oblike (vrsta Castoldi 2000, II.a) z najdišča Tromello na pavijskem območju (sl. 10-11) sicer zagotovo izvirata iz groba, a sta žal sad nedovoljenega in arheološko nedokumentiranega izkopa, katerega gradivo kaže bolj na 2. kot 3. st. pr. n. št. (op. 50). Na območju Verone, kjer so najdiščni podatki bolj natančni, je opaziti, da nekatere oblike posod-ja, izdelanega med 4. in 3. st. pr. n. št., na primer ročke jajčasto-klekaste oblike in cedila s trakastim ročajem in zaključkom v obliki glavice kanida, ostanejo v obtoku do konca 2. st. pr. n. št. oziroma do trenutka, ko so pridane v grobove stopnje LT D1a po srednjeevropski kronološki shemi (130-100 pr. n. št.) (op. 51). Sklicujem se predvsem na grob 7 z najdišča Lazisetta v kraju S. Maria di Zevio (sl. 21) s pridanim bogatim bronastim pivskim posodjem, med katerim so tudi ročka jajčasto-klekaste oblike, ponev vrste Povegliano (sl. 21: 5; op. 52) in cedilo etruščansko-helenistične vrste (op. 53), ter na grob 46 z najdišča Casalandri v Isoli Rizzi, kjer sta bila odkrita ponev vrste Povegliano in etruščansko--helenistično cedilo (op. 54). Čeprav so bili ti uvoženi izdelki izdelani v etruščanskih delavnicah v 4. in 3. st. pr. n. št., se zdi, da so prišli v Padsko nižino s časovnim zamikom. Tudi keramika s črnim premazom etruščans-ke izdelave, ki je bila v naslednjih stoletjih zvest spremljevalec širjenja tovrstnega luksuznega blaga in je iz 3. st. pr. n. št. izpričana le z nekaj primerki iz volterskih delavnic v Milanu ter na območju Mantove (op. 55), dokazuje skromno prisotnost teh najdb, ki so bile le privilegij elite keltskih ljudstev, naseljenih na prostoru Padske nižine. Drugo obdobje: 2.-1. st. pr. n. št. V poznorepublikanski dobi, ki na padskem območju ustreza stopnji LT D (130-15 pr. n. št.), so uvožene bronaste posode številnejše in bolj raznolike. Na splošno so za severno Italijo še vedno v veljavi razprave o posameznih oblikah in karte razprostranjenosti poznorepublikanskega bronastega 164 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI posodja, predstavljene na okrogli mizi v Lattesu: La vaisselle tardo-républicaine en bronze (Feugère, Rolley [ur.] 1991). Dodani so jim bili nekateri novi podatki o odkritjih na osi Ticino-Verbano, na območju Caput Adriae (op. 56) in s prostora sedanje Lombardije (op. 57), v okviru te še posebej z območja Coma in bergamskega prostora (op. 58). Veliko novih podatkov je pričakovati z nedavno raziskanih grobišč na območju Verone, ki so v poizkopavalni obdelavi (op. 59). Prav tako številne so novosti in publikacije o poznorepublikanskem posodju v širšem evropskem prostoru (op. 60). Na splošno lahko opazimo, da dobijo ponve vrst Montefortino in Povegliano zamenjavo s ponvami vrste Aylesford z močno izbočenim recipientom in značilnim motivom ribje kosti na ustju (cfr. t. 5: XXVI/7), ki sestavljajo funkcionalen par s klekastimi ročkami vrste Gallarate, včasih tudi s hruškastimi ročkami vrst Ornavasso-Ruvo, Ornavasso-Monte-fiascone, Kelheim in Kjaerumgaard (op. 61). Ročke vrste Gallarate v obliki dvojnega prisekanega stožca z nizkim klekom in ročajem, ki se zaključuje s srčastim listom s konico, so ob ponvah vrste Aylesford najpogostejše oblike v grobovih te dobe. Da imajo v severni Italiji take ponve zelo močno simbolno vlogo v servisu za bankete, nakazuje obredna zdrobljenost posodja, opravljena med pogrebnim ritualom in sežiganjem na grmadi (op. 62). Na priljubljenost tako oblikovanih ročk vrste Gallarate kažejo tudi njihove skromnejše keramične kopije, ki so jih v Grčiji uporabljali že od tretje četrtine 2. st. pr. n. št. (op. 63), ter tudi kamnit kalup za manjšo posodo z nizkim klekom, najden v svetišču v Delosu, ki so ga obiskovali italski trgovci in popotniki (op. 64). Podobno obliko dvojnega prisekanega stožca z nizkim klekom imajo tudi ročke vrste Piatra Neamt, katerih ročaj krasi doprsje Jupitra très fruste (sl. 12; op. 65). Številne so znane z najdišča Curno (Bergamo), kjer je šlo za daritveni zakop, ki ga povezujemo s svetim prostorom na območju prehoda čez reko Brembo. Ob ročkah te oblike so bile tukaj odkrite še druge posode, zajemalka s tridelnim vodoravnim ročajem, ponev, ročka jajčasto-klekaste oblike in morda tudi amforica vrste Agde (cfr. sl. 23a; t. 4: XVIII/3; op. 66). Slednja je izpričana tudi v grobu z najdišča Treviglio (Bergamo), datiranem v čas okoli leta 80 pr. n. št. (LT D1b) (op. 67). Kot dela ročk vrste Piatra Neamt prepoznamo tudi ročaja iz svetišča Lagole di Calalzo in avgustejskodobnega domusa iz Faenze (op. 68). Skromneje so v severni Italiji izpričane druge vrste ročk, na primer hruškaste oblike z navpičnim robom ustja (vrsti Ornavasso-Ruvo in Ornavasso--Montefiascone) ali z visečim ustjem (vrsta Kjaerumgaard) in različnimi figuralnimi ročaji ter ročke vrste Kelheim s spodnjo atašo v obliki maske sužnja (doulos) (sl. 13; op. 69). Tudi v tem obdobju gre za oblike posod, ki so jih izdelovali v Etruriji in/ali srednji Italiji deloma že v prvi polovici 2. st. pr. n. št. To je razvidno iz kapilarne razširjenosti teh oblik v srednji Italiji in v sledljivosti razvoja strukturnih in okrasnih prvin, ki prehajajo z ene oblike na drugo in ki jim lahko pripišemo skupni koren v tipologiji in namembnosti etruščanskih helenističnih posod (op. 70). Verjetno bi lahko prihod te skupine bronastih posod, ki je dokumentirana že v grobovih stopnje LT D1a (130-100 pr. n. št.) (op. 71), povezovali z razprostranjenostjo volterske in aretinske keramike s črnim premazom, ki se pojavlja na padskem prostoru v kontekstih razvitega 2. st. pr. n. št. (op. 72). Ročke in ponve sodijo med posodje oziroma servis za umivanje. K tem lahko prištejemo še kotličke vrste Eggers 94 z atašami v obliki listov vinske trte (sl. 14), ki so bili izdelani v Grčiji in so se od tam širili verjetno po jadranski poti (op. 73). Ob tem naj opozorimo na nogo, ki verjetno pripada tej obliki posode; odkrita je bila v sklopu najdb, ki so bile nedavno pripisane potopljeni ladji Vada A iz prvih desetletij 1. st. pr. n. št., odkriti na izlivu reke Fine znotraj volterskega agra (ager Volaterranus) v Toskani (op. 74). S pitjem vina in drugih pijač so povezani am-forice vrste Agde, cedila in zajemalke (simpula) obeh vrst, take z globokim izbočenim recipientom in navpičnim ročajem, ki se zaključuje s kavljem v obliki živalske glavice (cfr. t. 1: IX/3; 2), ter take z vodoravnim ročajem (cfr. t. 3: XII/7). Na pitje vina se verjetno navezujejo tudi čaše vrste Idrija (cfr. t. 4: XVII/8; op. 75). Razprostranjenost bronastega poznorepublikan-skega posodja, ki jo kažejo številne že opravljene študije, je povsem drugačna od tiste iz predhodnega obdobja. Gre predvsem za predgorje s koncentracijami na območjih Coma in Bergama. Bogata so zlasti območja Ornavassa, ki ga lahko povezujemo z bogatimi rudnimi ležišči v dolini Val d'Ossola (op. 76), kantona Ticino z grobiščem Giubiasco (op. 77), Verone in Caput Adriae (Akvileja) (op. 78). Zanimiva je prisotnost tovrstnega posodja v Liguriji, dokumentirana z najdbami zajemalk z navpičnim ročajem, ponve, cedila in čaše (op. 79), ki nakazuje transport tovrstnega posodja tudi po tirenski poti, kar dokazujejo najdbe iz potopljenih ladij, odkritih vzdolž obale sedanje Toskane (op. 80). Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 165 Že omenjena potopljena ladja iz reke Fine (Vada A) je dejansko dvignila sidro v nekem kampanjskem pristanišču in nato naložila trgovsko blago na območju mesta Cosa (ager Cosanus). V njej so našli nogo, ki je verjetno pripadala kotličku vrste Eggers 94, zajemalko (simpulum) z vodoravnim ročajem, sedem čaš vrste Idrija, sedem ročk z nizkim klekom, najmanj tri amforice in dve ponvi vrste Aylesford. Te posode, ki so sicer dobro znane tudi v južni Franciji, so verjetno naložili na ladjo nekje na obali volterskega agra. V teh primerih gre vedno za predmete, rezervirane za elito. Če se ozremo na bronasto posodje z območja Verone, ki ga v prispevku v nadaljevanju analizira Margherita Bolla, vidimo, da se tudi na najbogatejših grobiščih, kot so Povegliano, Vigasio in Isola Rizza, pojavlja le v majhnem številu grobov. Tudi na grobišču Colabiolo v kraju Verdello (Bergamo), raziskanem leta 1996 in opredeljenem v stopnjo LT D2 (70-15 pr. n. št.),1 so od 18 raziskanih grobov, med katerimi so bili nekateri sicer poškodovani, samo štirje vsebovali bronasto posodje iz poznorepublikanske dobe in avgustejskega obdobja (op. 81). V grobovih iz Verdella se pojavljajo ponve vrste Aylesford, ki imajo neokrašeno odebeljeno ustje in so manjše, kot je standardna oblika te vrste. To bi lahko pomenilo mlajšo izvedbo ali pa, kot je morda verjetneje, le novo različico (op. 82). V stopnji LT D2 se nadaljuje proizvodnja zajemalk (simpula) z navpičnim ročajem, pri katerih se v tem času združita funkciji zajemalke in cedila. Ta značilnost je verjetno vezana na zaužitje posebnih pijač, ki zahtevajo recipient v funkciji cedila (filter) in hkrati posode za pijačo. Uporaba zajemalk s cedilcem na koncu navpičnega ročaja se nadaljuje v zgodnjecesarski čas, ko se najprej pojavijo zajemalke vrste Radnoti 40, nato pa še zajemalke vrst Radnoti 42 in Aislingen, ki so jih izdelovali od poznoavgustejsko-tiberijskega obdobja (op. 83). Prve v seriji zajemalk s cedilcem so zajemalke vrste Radnoti 39 (sl. 15), ki imajo na koncu ročaja cedilce namesto kavlja v obliki glavice kanida ali ptice. Časovna uvrstitev tovrstnih zajemalk s cedilcem je bila nedavno potrjena v drugo polovico 1. st. pr. n. št. (50-20 pr. n. št.) (op. 84). Ko gre za lokalno proizvodnjo, lahko rečemo, da se v kontekstih stopenj LT C2 in LT D1 še vedno pojavljajo čutare (cfr. sl. 21: 7; 23a). Primerki ene vrste so v celoti izdelani iz brona, čutare druge vrste pa imajo leseno ostenje in bronasto ogrodje 1 Za pravilno časovno opredelitev grobišča glej dodatek (Addendum) na koncu članka. (op. 85). Izdelava čutar druge vrste se nadaljuje tudi v rimski dobi predvsem na območju kantona Ticino (op. 86). Avgustejsko obdobje Avgustejsko obdobje prinaša novo gospodarsko dinamiko na območju Cisalpine. Ta je vezana na razširitev transpadanskih proizvajalnih struktur in na odprtost srednjepadskega območja hitrejšim trgovskim tokovom (op. 87). Avgustejski čas je doba hitre razširitve repertoarja, ki je delno vezan še na poznorepublikanske forme, katerim dodajo nekatere strukturne in deloma povsem nove okrasne prvine. V grobu 16 z grobišča Colabiolo v Verdellu (Bergamo), ki je zaradi novca in čaše vrste Aco datiran v čas okoli leta 20 pr. n. št. (op. 88), je denimo že prisotna "moderna" ročka, verjetno izdelana v Kampanji (op. 89). Lahko jo prištejemo k vrsti Tassinari C1224, zelo dobro primerjavo pa ima v ročki avgustejsko dobnega groba z najdišča Levate (Bergamo) (sl. 16; op. 90). Nekaj vrst poznorepublikanskega posodja še ostane v proizvodnji, denimo ponve vrste Aylesford, na katerih se pojavi žig Cornelius. Tej obliki bi morda lahko pripisali tudi primerek iz groba iz zgodnjetiberijske dobe z najdišča Domodossola. Nadaljuje se tudi proizvodnja klekastih ročk vrste Gallarate; avgustejske primerke pa od predhodnic ločuje rob ustja, obogaten z jonsko kymo (op. 91). Proizvodnja zajemalk (simpula) s cedilcem se nadaljuje z vrsto Radnoti 40, ki ima širok recipient in ravno dno (sl. 17) in ki je bila datirana v čas med 20/15 pr. n. št. in 10/15 n. št. (op. 92). Na poznorepublikansko proizvodnjo se dozdevno navezujejo tudi ročke vrste Tassinari C1210, znane tako v srednji Italiji (Pompeji, območje Viterba, Val di Cornia) kot tudi v severni Italiji na najdiščih Genova, Fino Mornasco (Como) in Castrezzato (Brescia). Tovrstno posodje so začeli izdelovati v avgustejskem času, pri čemer so posnemali spodnje srčaste ataše z volutami, kakršne imajo ročke vrste Gallarate (op. 93). V tem času se razširijo tudi nove oblike, tuje stari tradiciji, denimo pločevinasti korci (Blechkasserollen) (op. 94), hkrati z njimi pa tudi oblike, ki posnemajo grško poznoklasično in helenistično posodje in ki so jim dodali avgustejskodobna svojstva (op. 95), na primer sklede (patere) s tulastim ročajem in ročke s trilistnim ustjem (op. 96). Slednje so v tem času zamenjale stari servis za umivanje, sestavljen iz ponve vrste Aylesford in klekaste ročke. Tem posodam, ki 166 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI jih lahko prištevamo k namiznemu posodju in še vedno odsevajo ritual banketa, se zdaj pridružujejo "telovadni" servisi. Ti so sestavljeni iz bronastih balzamarijev (ampullae) in strigilov (strigilis) (op. 97) in jih povezujemo z grškim modelom atleta, ki je bil priljubljen in razširjen prav v času Avgusta. Marina Castoldi PRIMER VERONSKEGA OBMOČJA (od 3. st. pr. n. št.) Območje Verone in njene okolice je predvsem zaradi številnosti najdb zanimiv študijski primer (op. 98) za poznavanje razprostranjenosti bronastega helenističnega in poznorepublikanskega posodja. Na veronskem območju, na katerem so prebivali keltski Cenomani, potem pa je bilo romanizirano, šteje bronasto posodje iz tega časa skupaj okoli 150 primerkov. V to število so poleg objavljenih primerkov zajete tudi neobjavljene najdbe, pridobljene z novejšimi raziskavami, posode iz Mestnega muzeja v Veroni, ki so sicer brez najdiščnih podatkov, a morda lokalnega izvora (kakšnih trideset primerkov) (op. 99), ter nekaj posod, ki so sicer bile arhivsko dokumentirane, a so danes izgubljene. Iz tega obdobja je za zdaj izpričana le ena srebrna posoda, ki je služila kot shrambna posoda novčnega zaklada z najdišča Nogarole Rocca in od katere je bil v začetku 20. stoletja znan le odlomek, verjetno ročaja, sestavljen iz pletene debele srebrne žice kvadratnega preseka (op. 100). Med več kot 300 novci iz tega zaklada jih je manj kot polovica ostala na območju Verone. Splošna, vendar negotova da-tacija najdbe je 3. st. pr. n. št. (op. 101), saj je eden izmed novcev, ki naj bi izviral iz tega zakopa in je ohranjen v muzeju v Budimpešti, verjetno s konca 2. st. pr. n. št. ali celo mlajši (op. 102). Na karti (sl. 18) je jasno vidna najmočnejša razprostranjenost bronastih posod v spodnjem delu Padske nižine z rahlo zgostitvijo na ozemlju, po katerem je nato potekala rimska via Claudia Augusta; koncentracija je vidna tudi v sami Veroni, gre pa predvsem za odlomke, ki so včasih težje določljivi. Le en primerek se pojavlja v dolini Adiže, v smeri proti severu, pa še ta je zelo negotov glede na to, kako je bil pridobljen. Diagram na sl. 20 kaže na glavno vlogo pomembnega središča Povegliano, ki mu po pomenu sledita najdišči Vigasio in S. Maria di Zevio. Množica bronastih posod na območju Verone, ki je posledica intenzivnih izkopavanj lokalnega zavoda za varstvo kulturne dediščine v zadnjih desetletjih in je razvidna iz skrbno urejenih publikacij, dokazuje, da je bilo prav tamkajšnje keltsko ljudstvo Cenomanov tisto, ki je imelo ne le večjo kupno moč od ostalih in dobre trgovske povezave s srednjo Italijo, ampak so se Cenomani tudi sami predstavljali kot zavestni nosilci sredozemske kulture, ki je v banketih videla sredstvo za potrjevanje lastne družbene vloge. Ne gre prezreti niti dejstva, da se Cenomani omenjajo tudi v zvezi s fenomenom "kulturne samoromanizacije" (op. 103). Da je imela pri posesti bronastega posodja prednost maloštevilna elita, vidimo na podlagi analize nekaterih grobišč, kjer so bila izvedena obširna arheološka izkopavanja. V razmerju med grobovi z bronastim posodjem in tistimi brez njega je razvidno močno številčno neravnovesje (sl. 19). V maloštevilnih primerih, ko so bili na voljo najdiščni konteksti (največkrat gre za grobišča), je razviden pojav posodja v grobovih odraslih moških, ki so bili zaradi pridanega orožja pogosto opredeljeni kot bojevniki. V primeru groba 7 z najdišča Lazisetta pri S. Marii di Zevio (sl. 21) je bilo bronasto posodje "v posesti" približno 7 let starega otroka, ki mu je družina pripisovala izjemno družbeno vlogo, kar je razvidno tudi iz prisotnosti voza v grobu (op. 104). Samo v dveh primerih lahko govorimo o bronastem posodju v ženskih grobovih. Grob 3/1985 iz Povegliana, posestvo Novaglia, je vseboval sicer samo vretence in odlomke bronaste pločevine (Seznam, XXIX/1), medtem ko je imel grob 12 bis z grobišča Casalandri v Isoli Rizzi, ki je bil na podlagi antropološke analize opredeljen kot domnevno ženski, pridano slabo ohranjeno situlo (Seznam, IV/4). Na podlagi teh dveh pičlih in negotovih primerov se zdi, da so ženski grobovi s pridanimi bronastimi posodami izjemno redki, pri čemer se število pridanih posod omejuje na eno samo. V tej družbi je bila torej posest bronastega posodja domena moških, kot to dokazujejo grobne celote. Velik pomen, ki ga je imelo pridano bronasto posodje v okviru pogrebnih običajev, je izpričan s pogostostjo njegovega namernega uničevanja. To je razvidno predvsem na cedilih etruščansko-helenistične izdelave, situlah, zajemalkah z vodoravnim ročajem in ponvah, torej tako na posodah za pitje vina kot na tistih za umivanje (op. 105). Ob upoštevanju funkcije različnega posodja (sl. 22; op. 106) na tem območju, in ne njegove tipologije--kronologije, se zdi, da rahlo prevladuje posodje, ki je neposredno povezano z uživanjem vina med slavnostnimi pojedinami (v to skupino sodijo situle, zajemalke, cedila in čaše). Posodja, namenjenega Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 167 umivanju, je malo manj (ponve in ročke), zelo malo pa je tudi amforic, ki so na splošno redka oblika (op. 107). Večja zastopanost pivskega posodja je še opaznejša, če medenj prištejemo že obravnavane čutare (op. 108), ki verjetno niso služile le kot posoda za prenos tekočin, ampak jih v določenih primerih lahko vidimo tudi kot namizno posodje, kot je razvidno iz najdbe v grobu 32 z najdišča Mirandola v S. Marii di Zevio (Seznam, XXVIII/4). V okviru določenih oblik, predvsem ročk, je opaziti prevlado starejših posod, izdelanih v Etruriji predvsem v 3. st. pr. n. št., medtem ko mlajših vrst ni zaslediti (Ornavasso, Kjaerumgaard, Kelheim (op. 109)). Nekaj je primerkov ročk z nizkim klekom (Seznam, XXII), a so težje kronološko opredeljivi. Ti indici so ključ za različne možne razlage. Morda so bili v prednosti le trgovski tokovi proti določenim centrom, manj je verjetno, da bi šlo v 2.-1. st. pr. n. št. za upad kupne moči, saj se pojavljajo druge oblike posodja, značilne za ta čas; lahko pa je bil tedaj le manjši interes za nakup določenih oblik posodja. Vedno moramo imeti v mislih tudi dolgotrajno uporabo bronastega posodja, ki so ga od nekdaj imeli za prestiž in se je tako lahko ohranjalo in uporabljalo tudi v naslednjih generacijah. To je lepo razvidno pri nekaterih vrstah posodja "visoke" datacije, na primer etruščansko-helenističnih cedilih in ročkah Castoldi 2000, vrsta II.b (gl. Seznam XV in XXI), ki se pojavljajo v stoletje mlajših grobovih, kot je bil čas njihove izdelave. Prav dolgotrajnost uporabe teh oblik posodja bi lahko bila drugi možen vzrok za manjše povpraševanje po nekaterih oblikah mlajšega posodja. Ker gre za območje, kjer je znanih že zelo veliko najdb, se nam postavlja tudi vprašanje odsotnosti situl vrste Fallanden-Beaucaire, ki jih, nasprotno, poznajo nekatera bolj zahodna najdišča - Misano di Gera d'Adda, Caccivio pri Comu in Ornavasso (op. 110). Na obravnavanem prostoru je razvidna tudi tako rekoč popolna odsotnost posod grške tradicije (in izdelave?). Dokumentirana je ena sama spodnja ataša ročaja velike ročke (op. 111) (Seznam, XXIII), ki je sicer brez najdiščnih podatkov. Manjkajo kotlički z atašami v obliki listov vinske trte, ki so tudi na splošno zelo redki (op. 112). To bi lahko pomenilo, da preskrba tega prostora z bronastim posodjem ni potekala po jadranskih poteh, ampak po tirenskih. Glede na to, da so bili takšni kotlički odkriti zahodneje, na območju Coma, bi lahko pomislili tudi na nezainteresiranost za to zvrst posodja, ki se je uporabljala za umivanje pri kopanju ali za umivanje nog pred slavnostnimi pojedinami. Sledi seznam najdb bronastega posodja z ve-ronskega območja, ki ni popoln, saj ne vključuje posodja iz novejših raziskav, na primer tistih na najdišču Ortaia v Poveglianu (op. 113), niti ročaja iz svetišča v Maranu, ki pripada obliki, ki je v severni Italiji zelo redka (op. 114). Teh najdb ni niti v diagramih niti v seznamu. Zanimiv je pojav nekaj odlomkov, odkritih znotraj naselbinskih kontekstov, kjer so bili verjetno pripravljeni za pretalitev. SEZNAM posod z veronskega območja Seznam bronastega posodja je vezan na čas od helenistične do poznorepublikanske dobe. V njem ni upoštevano starejše posodje, na primer zajemalke (simpula) z navpičnim ročajem z najdišča Peschiera (op. 115) s konca 6. ali iz 5. st. pr. n. št. ter posode, predstavljene na sl. 23a, ki so starejše od tu obravnavanega obdobja. Zelo koristno bi bilo napraviti popis bronastega posodja z veronskega območja, ki se pojavlja pred 3. st. pr. n. št., na podlagi katerega bi lahko razbrali nadaljevanja ali prekinitve uporabe določenih oblik. Podatki o izvoru gradiva, ki ga hrani Arheološki muzej v Veroni (Museo Archeologico di Verona) in jih je v prispevku iz let 1983-1984 objavil Salzani, so bili preverjeni med urejanjem gradiva iz muzejske zbirke in študijem inventarnih knjig od leta 1995 naprej. Določene najdbe iz depojev so bile namreč premešane in niso dovoljevale točnih opredelitev. Posebno pri bronastih posodah z najdišča Ci-ringhelli, posestvo Castelbarco Erba v Vigasiu, je razvidno, da je na seznamu, ki ga je leta 1930 izdelal Ghislanzoni, omenjenih 10 bronastih posod, in ne 15, kolikor jih omenja Salzani (1983-1984, t. 5-8), in ki jih je prepoznal na podlagi podanih mer. Tudi seznam posodja z najdišča Madonna della Vigna secca v Poveglianu, raziskanem leta 1911 (Salzani 1983-1984, t. 2-4), zbuja precejšen dvom, saj so nanj uvrščene nekatere najdbe iz drugih odkritij. Urejanje in preverjanje muzealij še ni dokončano in še vedno so možna nova odkritja, medtem ko je pri nekaterih najdbah, ki na seznamu niso omenjene, potrebna poglobljena tipološka študija. Da bi se izognili nejasnostim, so posodam iz veronskega muzeja dodane na seznamu današnje inventarne številke ter tudi publikacije poljudnega značaja, ki niso nujno potrebne pri študiju (kot Bolla 2001). Pri gradivu, ki ga hrani veronski muzej s pripisom "občinska izkopavanja", je na seznamu kot najdišče 168 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI navedeno mesto Verona, čeprav ne gre izključiti, da so nekatera najdišča tudi v okolici mesta. Odlomki posodja iz Arheološkega muzeja v Veroni, ki imajo tukaj oznako "z veronskega območja", so brez natančnih najdiščnih podatkov. Da gre verjetno za najdbe s tega območja, nakazuje njihova fragmentarnost, ki pri zbiralcih ni mogla povzročiti večjega zanimanja. V veliko primerih gre za bronaste zaključke v obliki živalskih glav, ki so na pogled sicer zanimivi, a je tudi pri določitvi njihovega izvora potrebna velika previdnost prav zaradi raznorodnosti virov o zbirkah, ki so prihajale v muzej. Z oznako "z veronskega območja?" so označene tudi nekatere bolje ohranjene posode, ki so bile v preteklosti sicer pripisane določenemu najdišču tega območja, a ga je treba še preveriti. Skupno je iz veronskega muzeja okoli 30 predmetov povsem brez najdiščnih podatkov. Med temi je opazno število zaključkov ročajev, kar daje slutiti, da so bili ti deli posodja že v antiki namenoma odbiti, morda med pogrebnim običajem defunkcionalizacije posodja (op. 116). Zaradi preskromnih najdiščnih podatkov v seznam ni vključena najdba iz 18. stoletja z območja Verone. Morda bi pri njej lahko šlo za (grobni?) kontekst, ki bi glede na naštete oblike posodja (Maffei 1732, poglavje VII, stolpec 257) sodil v čas, ki ga obravnavamo. Skupna najdba je bila nekoč v zasebni zbirki Maffei, a je danes razpršena. Po opisu Maffeia je vsebovala skupaj izkopane obredne predmete: zajemalko, ročko (urceus), majhno bakreno zajemalko za zajemanje in točenje pijače, ponev (patero) in bakren obredni nožek. V arheološki zbirki doslej še ni bilo mogoče prepoznati nekaterih posod, ki bi morale ustrezati nekaterim bolje ohranjenim primerkom (gre za 3 ročke, 5 ponev in eno čutaro), označenim na seznamu kot najdbe "z veronskega območja?" (op. 117): - bronast lonec z najdišča Ciringhelli, posest Ca-stelbarco v Vigasiu, ki ga je od Giuseppeja Camprija/ Camperija odkupil Arheološki muzej leta 1929 za 45 lir. V ta odkup sodi še čelada istega izvora. Gre za drugo pridobitev od daru grofice Castelbarco leta 1930, gl. zgoraj. Glede na dejstvo, da v veronskem Arheološkem muzeju ni čelad, se poraja vprašanje, ali je čelada zdaj shranjena drugje ali pa je šlo morda za drug podoben predmet (situlo?); - ponev ali krožnik in posoda ali bronasta ročka iz okolice Valeggia, ki sta bila odkrita skupaj v nekem vodnjaku julija 1875 in jih je veronskemu Mestnemu muzeju (Museo Civico) 16. avgusta 1875 prodala gospa Olimpia Ganz; - kovinska posoda, ki je bila po pričevanjih odkrita v Valeggiu in jo je starinar Montini leta 1876 prodal veronskemu Mestnemu muzeju. Arhivska fotografija iz leta 1907 (sl. 23a), ki jo omenja Seznam, dokazuje, da je bila tistega leta Mestnemu muzeju v odkup ponujena skupina devetih bronastih posod z veronskega območja, ki so jim bile s peresom dopisane višine. To potrjujeta tudi napis na hrbtni strani fotografije (sl. 23b) in pismo, ki ga je leta 1907 Gherardo Ghirardini odposlal Giuseppeju Geroli. Dogovarjanje za pridobitev najdbe je bilo neuspešno in kraj hrambe posod danes žal ni znan. Izguba je vredna obžalovanja, saj gre za posodje lokalnega izvora, med katerim so tudi oblike, starejše od poznorepublikanskih. S seznama je bil izključen zaključek ročaja z glavico kanida, shranjen v Veronskem arheološkem muzeju (inv. št. 34822), ker gre verjetno za odlomek ogledala, izdelanega v Etruriji med drugo polovico 4. in 3. st. pr. n. št. Odlomki bronastega posodja z inventarnimi številkami od 34816 do 34822 (odlomki situle jajčaste oblike, ponve vrste Povegliano, dna posode in omenjeni zaključek ročaja) so bili zloženi v isti škatli z napisom "Občinska izkopavanja" (gl. zgoraj) in izvirajo morda iz istega konteksta, verjetno grobišča, ne pa nujno iz istega groba. Za neko bronasto posodo, odkrito okoli leta 1850 v bližini reke Adiže med gradnjo nekega mostu v Veroni, so domnevali, da gre za predrimsko najdbo, ker je prišla v zbirko raziskovalca prazgodovine Martinatija. Ta posodica, ki jo danes hrani muzej v Padovi, je v resnici amforica iz rimske cesarske dobe (op. 118). Na Seznamu je skupno 141 primerkov, od katerih je veliko le odlomkov posodja: - 3 situle vrste Eggers 16 (1. st. pr. n. št.); - situla jajčaste oblike z železnim obročem (izpričana od 3. do sredine 1. st. pr. n. št.); - situla vrste Eggers 18 (1. st. pr. n. št. z nadaljevanjem v 1. st. n. št.); - 4 situle vrste Eggers 20, uvrščene v to vrsto zaradi bronastih ataš, ki pa so oblikovno heterogene; - situla vrste Eggers 21 in 7 situl vrste Eggers 22 (poznorepublikanska in zgodnjecesarska doba); - 8 situl jajčaste oblike nedoločljive vrste; - 3 zajemalke z navpičnim ročajem, izdelane v venetski tradiciji (op. 119); - 3 zajemalke z navpičnim ročajem vrste Feugere 3, znane od 2. st. pr. n. št.; - 17 zaključkov ročajev zajemalk z navpičnim ročajem (vrsta Feugere 3?); Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 169 - 7 dvodelnih zajemalk z vodoravnim ročajem vrste Castoldi A (izdelovane od 2. st. pr. n. št., v uporabi do avgustejskega obdobja); - 7 dvodelnih zajemalk z vodoravnim ročajem vrste Castoldi B (izdelovanih od pribl. 100 pr. n. št. do avgustejsko-tiberijskega obdobja, glede na primerke iz Pompejev v uporabi verjetno do fla-vijskega obdobja); - 4 dvodelne zajemalke z vodoravnim ročajem (ali odlomki) za zdaj nedoločene vrste; - 2 dvodelni zajemalki z vodoravnim ročajem vrste Castoldi D, negotovega izvora, identični, z razcepom, morda že izvorno brez kavljastega zaključka za pritrditev na recipient; vrsta D ima malo primerkov in je zato težje časovno opredeljiva (op. 120); pri primerkih, ki so morda z veronskega območja, ne moremo izključiti niti venetskega vpliva (op. 121); - 3 cedila etruščansko-helenistične izdelave (od druge polovice 4. st. pr. n. št.); - 3 poznorepublikanska cedila (izdelovana od konca 2. st. pr. n. št.); - 8 čaš in domnevno tudi posameznih ročajev čaš različice Manching vrste Idrija (izdelava od konca 2. do prvih desetletij 1. st. pr. n. št.); - 3 amforice nehomogene oblike, dokumentirane med sredino 2. st. pr. n. št. in pribl. 60 pr. n. št.; - ročaj ročke, morda etruščanske, vrste Castoldi 2000, I.d (druga polovica 4. in celotno 3. st. pr. n. št.); - 11 ročk z okroglim ustjem in jajčasto-klekasto obliko (Castoldi 2000, vrsta Il.a), proizvodnja med pribl. 300 in pribl. 150 pr. n. št.; - 3 etruščansko-helenistične hruškaste ročke z okroglim ustjem (Castoldi 2000, vrsta Il.b), izdelane v 3. st. pr. n. št.; - 2 ročki z okroglim ustjem in nizkim klekom (ena izmed njih vrste Gallarate, izdelovane od prve polovice 2. st. pr. n. št.); - velika ročka (za obliko gl. zgoraj), ohranjena le ataša v obliki preluknjanega lista vinske trte, hrani veronski muzej brez najdiščnih podatkov; - 4 ponve vrste Montefortino (cfr. sl. 10), izdelovane med drugo četrtino in koncem 3. st. pr. n. št. (op. 122); - 9 ponev vrste Povegliano (pri njih ni vedno jasna razlika s prejšnjo vrsto), razširjene v 2. st. pr. n. št.; - 7 ponev vrste Aylesford, dobro prepoznavnih po okrasu ribje kosti, ki so se pojavile v zadnji četrtini 2. st. pr. n. št. in jih srečamo še v avgustejskodobnih kontekstih; - 3 ponve nedoločljive vrste; - 11 čutar (2.-1. st. pr. n. št.); - 4 nedoločljive posode (ki jih nismo mogli pregledati ali imajo neznano obliko) Pojasnila k seznamu Pri najdišču Povegliano sta enakovredno uporabljeni poimenovanji "Vigna Secca" in "Uva secca", prav tako pri zapisu imena najdišča "Ortaglia" in "Ortaia"; za opis in geografsko umestitev določenih najdišč gl. Salzani (ur.) 1986, 59, 61-62. Pri delno objavljenih grobovih je njihova časovna opredelitev le približna. Treba je omeniti, da je nujna previdnost pri obravnavi vseh arheoloških kontekstov, najdenih pred uvedbo stratigrafskih metod izkopavanja (na primer grob iz Valeggia, najdišče Le Buse). Mere so podane v centimetrih, ponavadi le največje; če je le bilo mogoče, so bile posode izmerjene. Le tako bodo lahko uporabljene pri bodočih natančnejših tipoloških analizah, hkrati pa mere dovoljujejo tudi takojšno primerjavo po velikosti znotraj posameznih oblik. Na tablah (t. 1-5) so predstavljene samo nekatere izbrane najdbe. Številčne oznake najdb v Seznamu ustrezajo tistim na tablah, na primer predmet s številko I/3 na Seznamu (= I[Situle vrste Eggers 16]/3 [zaporedna številka]) ustreza risbi predmeta I/3 na t. 1. Margherita Bolla Addendum Osemnajst grobov grobišča Colabiolo v Verdellu pri Bergamu, ki jih je Fortunatijeva (2003, 233 in 241) v celoti datirala v stopnjo LT D2 (70/60-30 pr. n. št.) po kronologiji De Marinisa (prim. Božič 2008, 132) oziroma "med prva desetletja 1. st. pr. n. št. in avgustejsko obdobje", je v resnici mogoče pripisati štirim različnim časovnim stopnjam.* Med najstarejše grobove sodi grob 10 s piksido iz navadne keramike, ki je posnetek pikside s črnim premazom vrste Lamboglia 3 (Fortunati, Corti 2003, 169; Fortunati 2003, 239, sl. 7). Piksida je razmeroma široka in brez noge; najboljše primerjave ima v grobovih stopnje LT D1a po srednjeevropski kronologiji (Frontini 1985, 10, Oblika 3, Le prime produzioni; Salzani (ur.) 1995, t. XIV: A7; Salzani (ur.) 1996, t. XXXVI: A4; Salzani (ur.) 1998a, t. XXXIII: B5a). Bogat ženski grob št. 1, ki ga je Peranijeva (2003, 184) napačno datirala v zadnja tri desetletja 1. st. pr. n. št., se nedvomno uvršča med grobove, značilne za stopnjo LT D1b po srednjeevropski kronologiji. Med njimi je morda najslavnejši grob z via XXIV Maggio v Trevigliu blizu Bergama (Božič 2008, 132), ki še ni bil celovito predstavljen. V teh grobovih se pojavljajo zgodnje školjčne fibule, fibule vrste * Draganu Božiču se zahvaljujem za pomoč pri časovnem opredeljevanju grobnih celot. 170 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Almgren 65, zgodnje fibule vrste Cenisola, mlajše različice fibul vrste Nauheim, fibule vrste Nova vas itd. Na grobišču Colabiolo sledijo grobovi stopnje LT D2 po srednjeevropski kronologiji, med njimi ženska grobova 3 in 16 s kar 24 oziroma 17 fibulami (Fortunati 2003, 241). V še mlajši čas, od srednjeavgustejskega obdobja dalje, je treba datirati grobova 9 in 12 s po enim steklenim bal-zamarijem (Fortunati 2003, 240, sl. 10). Od štirih grobov z bronastim posodjem (št. 3, 4, 15 in 16 - Castoldi 2003, 209) je najstarejši grob 4. V stopnjo LT D1 po srednjeevropski kronologiji ga lahko datiramo zaradi noža s kavljastim ročajem, ki sodi v ta čas (prim. denimo Salzani [ur.] 1996, 54, grob 69 [t. XXIX: B4]; 67, grob 98 [t. XLIV: B1]). Druge tri grobove lahko na podlagi fibul in keramičnih posod uvrstimo v stopnjo LT D2 po srednjeevropski kronologiji, ki vključuje še zgodnjeavgustejsko obdobje. Za grob 16 nam daje as cesarja Avgusta tudi terminus post quem: 23-22 pr. n. št. (Arslan 2003, 120, št. 5; Fortunati, Corti 2003, 172). S to datacijo se odlično ujema datacija čaše vrste Aco iz istega groba na začetek avgustejskega obdobja (Fortunati 2003, 239-240, sl. 9). Marina Castoldi Marina Castoldi Università degli Studi di Milano Via Festa del Perdono 7 20122 Milano marina.castoldi@unimi.it Margherita Bolla Civico Museo Archeologico al Teatro romano Regaste Redentore 2 37129 Verona margherita.bolla@comune.verona.it Prevod: Miha MLINAR, Dragan BOŽIČ Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 171 VI1/8 Tav. 1: Cat. n. VI/5, VII/1,2 Povegliano, Madonna della Vigna Secca; VII/8 Verona; I/3 dal Veronese; IX/3 dal Veronese?. VI/5, VII/2 ferro. Scala 1:2 (IX/3); 1:3 (altri). T. 1: Kat. št. VI/5, VII/1,2 Povegliano - Madonna della Vigna Secca; VII/8 Verona; I/3 z veronskega območja; IX/3 domnevno z veronskega območja. VI/5, VII/2 železo. M. = 1:2 (IX/3); 1:3 (ostalo). 172 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Tav. 2: Cat. n. X/3 S. Felice Extra; X/5-17 dal Veronese?. Scala 1:2. T. 2: Kat. št. X/3 S. Felice Extra; X/5-17 domnevno z veronskega območja. M. = 1:2. Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 173 Tav. 3: Cat. n. XII/7, XIV/1,2, XIII/3,4 dal Veronese?. Scala 1:2 (XIII/3,4); 1:3 (altri). T. 3: Kat. št. XII/7, XIV/1,2, XIII/3,4 domnevno z veronskega območja. M. = 1:2 (XIII/3,4); 1:3 (ostalo). 174 Margherita BOLLA, Marina CASTOLDI Tav. 4: Cat. n. XVII/8, XVIII/3, XX/9, XXIII/1 dal Veronese?; XIX/1 Verona; XXI/1 Povegliano, Marinare. Scala 1:2. T. 4: Kat. št. XVII/8, XVIII/3, XX/9, XXIII/1 veronsko območje?; XIX/1 Verona; XXI/1 Povegliano - Marinare. M. = 1:2. Bronaste posode v severni Italiji med 4. in 1. stoletjem pr. n. št. in primer veronskega območja 175 Tav. 5: Cat. n. XXV/6 Verona; XXVI/7, XXVIII/11 dal Veronese?. Scala 1:2 (XXVIII/11); 1:3 (altri). T. 5: Kat. št. XXV/6 Verona; XXVI/7, XXVIII/11 domnevno z veronskega območja. M. = 1:2 (XXVIII/11); 1:3 (ostalo).