ANNO XIX. Capodistria, 16 Dicembre 1885. N. 24. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA O.l !" Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-drimeBtre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ---:-s- Il processo di Pier' Paolo Varqerio di L. A. Ferrai. (Archivio StoriccqjT*t'iano Tomo XV Firenze Vièusseux)*). - Lo studio sul Vergerlo dell'egregio Ferrai volge alla fine ; ed ecco qui compendiato l'ultimo capitolo dell' autore. Le circospette parole di qualche benevolo non potevano salvare il vescovo; troppi fatti concorrevano e avvaloravano negli animi degli inquisitori a Padova, a Capodistria ed a Venezia la convinzione morale della sua apostasia. Così si formularono contro il Vergerio ben 34 capi d'accusa pe' quali il Pontefice nel concistoro del 3 luglio 1549 lo -dichiarò spogliato della dignità episcopale. E con questo finisce l'erudito lavoro del professore, perchè, essendosi egli proposto di trattare del processo, non è suo compito seguire il vescovo nell'esilio, e dire delle vicende e degli scritti di lui in Germania. Solo aggiunge ancor qualche considerazione a modo di corollario. Prima di tutto, dalla vita del Vergerio checché ne dicano gli avversari, non emerge un sol fatto che ne intacchi la fama morale. E ciò non è poco, nel secolo dei Farnesi, dei Della Casa, e di tanti prelati o scrittori corrottissimi. Perciò, anche dopo uscito d'Italia, non cessò per lui l'ammirazione e la stima di molti, benché non lo seguissero sulla via della riforma. Agostino Beaziano, elegante latinista e amico del Bembo, stampava nel 1551 il seguente sonetto che trovasi tra le Rime volgari del Beatiano (Giolito de Ferrari). Vergerio, mostra il ciel d' avervi caro, Nè ciò si può negar per molti segni; Prima d' i più dotti famosi ingegni Di saper et giudicio andate a paro. *) Continuazione e fine. Vedi n. 11, 12, 14, 16, 19, 20, 23. « Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Ub numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. , Poi, se non solo, almen voi siete raro Fra tutti quei di cui 1' opra ne insegni Esser del vero apostolato degni Nè a tanto honor per forza d' or s' alzaro ; •Hor ch'Egli al dolce, al puro, al santo lume De le tenebre fuor v'ha scorto e tratto, De l'Aquila vi dà 1' occhio e le piume ; E di guidarne a Dio gran nocchier fatto, La dottrina di Paolo e '1 bel costume, f' Tornerete di lui vero ritratto. ß Uscito d'Italia poi il Vergerio „consumò, così 'conchiude il Ferrai, in iiii' opera tutta negativa gli ultimi anni lontano dalla famiglia e dalla patria, senza acquietare la propria coscienza sulle basi di una fede ferma e costante, senza raggiungere il fine a cui aveva diretto ogni sforzo. Ora chi ripensi a casi fortunosi della sua vita, ai disinganni e alle ingiurie da lui patite nell' ora in cui ad un alto ideale volgeva il pensiero, potrà lamentare che tanta robustezza d'ingegno, tanta ricca coltura e conoscenza mirabile degli uomini si perdessero in un vano conato ; ina anche comprendere come il Vergerio sia divenuto il polemista furibondo e maligno, degno antagonista di Girolamo Muzio. L' esame dei due processi, che abbiamo tentato sui disordinati frammenti che ne rimangono, ripone 1' uomo nella sua vera luce, e dovrebbe ormai salvarlo dalle intemperanze della parte cattolica, perchè in parte giustifica la sua condotta in Italia, e dà le ragioni dell' odio implacabile di cui riboccano le sue scritture contro il papato romano." Ed ora aggiungo ancor di mio qualche considerazione. Ben disse il Ferrai che l'opera del Vergerio fu tutta negativa ; e per vero solo 1' amore è fruttifero, e sterile è 1' odio. Ma questi due pro- cessi mettono in piena luce V uomo, senza ricorrere alle lodi della parte protestante, e agli odi e alle opposte intemperanze degli scrittori cattolici. È sempre il caso di ripetere col Yenosino — medius tutissimus ibis. Tre cose a me sembra apparire chiare da questo'processo : Primo la vita intemerata del Vergerio. Secondo la sua buona fede nei primi anni del suo episcopato e il nobile desiderio di purgare la sua diocesi dagli scandali di un clero corrottissimo ed ignorante nei chiostri, e dalle molte superstizioni. Terzo una coscienza non del tutto sincera ed anche erronea se vuoisi ; non però con l'aggravante d'ipocrisia come pretendono gli avversari. La prima mia proposizione non abbisogna di altre spiegazioni. E come torna confortante rispecchiarsi nel vescovo intemerato tra tanta turpitudine e vergogna! E la seconda neppure, chè già ne abbiamo detto in più luoghi di questa recensione. — Per giudicare l'uomo, immaginiamolo vivente in mezzo a tanti ostacoli, teniamo calcolo delle circostanze mitiganti, provenienti dall'indole, dalle persone, dai tempi. Certo è a deplorarsi dai sinceri cattolici che il Vergerio abbia disertato dal suo campo ; ma anche devono riconoscere che per fare di lui un apostata tutto tentarono i più ardenti cattolici d' allora, e che nel campo nemico ve lo trascinarono pei capelli. Quante volte da uria prima spinta, da una causa leggera si è indotti di passo in passo alle più lontane e imprevedute conseguenze, specialmente in tempi agitati! Il cielo mi guardi dal denigrare alla buona memoria di due vescovi di Capodistria degli ultimi nostri tempi: il Raunicher e il Legat. A nessuno è lecito dubitare della loro ortodossia. Pure se al primo, nemico di certi apparati scenici del culto esteriore, e perseguitante le superstizioni fino nel suo testamento, fosse toccato di vivere nel secolo XVI, certo non sarebbe egli stato libero dalla farisaica persecuzione. Immaginiamoci poi lo scalpore dei frati di Sant'Anna, se non nel nostro secolo, ma in quel di Vergerio, Monsignor Legat avesse tentato di distruggere il vecchio convento per alzarvi il seminario diocesano ; e avesse fatto a uno di loro una furibonda usciata gridando : Butterò nel fuoco tutti i vostri privilegi romani ! Di più lungo schiarimento ha bisogno la terza proposizione. Abbiamo veduto come il caso del povero Spiera, divenuto pazzo, perchè, abjurata la riforma, ritornò cattolico, facesse una grande impressione nell'animo del Vergerio. Al caso dello Spiera di fatti ritorna spesso il vescovo ne' suoi scritti Jo non sarei qui (in Germania), diceva al Barrheccius se non avessi veduto lo Spiera. Il Papa tra con minaccie, tra con lusinghe m'invitava andare a Roma, e quivi, celato il vangelo, vivere non disforme da' suoi decreti ... ; ma visto che ebbi e udito lo Spiera, che lottava gravissimamente col giudizio di Dio, cioè col peccato......talmente fui percosso e petrificato che rimossi dall'animo ogni pensiero di andare al Papa t dissimulare la verità. Poco dopo averlo veduto, lasciato il vescovato, la patria, gli amici, gli averi uscii d'Italia per poter più liberamente confessare Cristo re dell'Inferno, della terra e del cielo......" Ora, tutta questa è impostura, dicono gli scrittori cattolici; ipocrisia bella e buona, per iseusare presso gli altri e in faccia alla propria coscienza l'apostasia. E ipocrisia^ pure quel fingersi tanto tenero della eterna salute di quel povero matto, e instare perchè si facesse chiamare un prete a confessarlo e comunicarlo. Poi come spiegare che un uomo così dotto e di inondo desse tanta importanza ad un delirio lipemaniaco? Che nella sua difesa, e nella vita posteriore, rispondo, abbia il Vergerio usato di qualche gherminella d'avvocato, e cercato di usare contro i suoi avversari di quelle stesse armi che avevano servito ai frati di Capodistria per accusarlo, io sono pronto ad ammettere, e con me pure 1' egregio Ferrai. Credo però di dovere e potere purgare la memoria del nostro Vergerio dalla taccia d'ipocrisia. Sì, i suoi entusiasmi, le sue speranze nella riforma, la sua fede nel vangelo ed in Cristo era sincera ; ed il Vergerio poteva credere di trovarsi anche co' suoi errori sulla buona strada. Certo per intendere questo, torno a dirlo, si ha a trasportarsi a quei tempi ; rammentare gli scandali e la negazione del vangelo negli uomini che più aveano 1' obbligo di osservarne le massime. Vorremo noi credere ipocriti tanti spiriti generosi, tanti nobili caratteri, tante anime semplici e buone che accettarono la riforma non per secondi fini; ed anche oggi professano un ardente fede in Cristo? Chi siete voi miseri teolo-guzzi e filosofi che coi ferri della casuistica argo-' mentando in barbara vi studiate di frugare nelle coscienze del prossimo? Sapete voi, sa nessuno al mondo precisare il quando, il come, cessa l'errore invincibile, e comincia l'imputabilità, la colpa ? Ma lasciando queste difficili questioni da parte, invito il lettore a pensare che vi sono certe circostanze nelle quali un uomo può, in un impeto di passione sinceramante credere, e nello stesso tempo far ere- dere agli altri, di sentire e pensare in un dato modo, anche se in altri momenti gli sopravvengono dei dubbi in proposito ; e non per questo meritarsi la taccia d'ipocrita. Se così non fosse, anche gli impeti lirici e la passione sentita vivamente solo nell' atto di comporre sarebbero un' ipocrisia. Certo di quando in quando il vescovo cattolico rinasceva nella coscienza del Vergerio protestante; quindi i dubbi e le fluttuazioni della sua vita ; chè vero protestante non pare fosse mai ; nè del tutto seguì Lutero nelle sue negazioni. Quindi quel ricorrere così di sovente, e con una certa insistenza, che pare affettazione, al caso dello Spiera, per rafforzare la nuova coscienza, e per tacere qualche scrupolo, conseguenza della prima educazione che del tutto non è possibile dimenticare. Agli scrittori che lo rimproverano poi d'ipocrisia, perchè esortava lo Spiera a confessarsi e comunicarsi, è ovvio rispondere, che nell' impeto della carità, nell'espressione di un sentimento profondo il Vergerio ricorreva a tutti i mezzi che gli parevano adatti a rimettere l'ordine in quella testa annebbiata ; e che in ogni modo, quando pronunziò quelle parole non avea ancor negato fede ai due dogmi della confessione e della comunione. Poveri noi tutti, se per qualche contraddizione, proveniente dal differente modo di sentire, avessero gli altri il diritto di tacciarci d'ipocrisia ! In questo caso possiamo sempre ripetere il celebre motto dell'illustre Piccolomini da Siena vescovo di Trieste, poi Pio II. Accusato di contraddizione tra i suoi scritti, quale cortigiano dell'Imperatore e quale Pontefice, rispose : Aeneam rejicite, audite Pium*). Ma lasciamo ormai queste vecchie questioni. Oggi il Vergerio è per noi simbolo di progresso e di civiltà; il suo nome sta scritto a lettere d'oro nell'albo degli uomini illustri dell'antica Giustino-poli ; nome assai più simpatico che quello del Muzio, perchè di un uomo onesto e di rette intenzioni ; perchè oggi, cessate le ire e le funeste guerre religiose, la storia domanda all'uno e all'altro conto non della fede, ma delle opere, e giudica 1' uomo. Perciò inconsulta ritengo ogni onorificenza al Vergerio quale protestante; e contraria ai tempi e ai veri interessi morali e civili ogni agitazione nel nome di lui, tentata per interessi religiosi così in un campo come nell'altro. Amiamo, perdoniamo, e ripetiamo col poeta antico: Veniam damus, pe- *) Lo studio del Ferrai è anche arricchito di 16 documenti estratti dall'Archivio di Venezia e dall'Archivio Gonzaga di Mantova. Importanti tutti; specialmente l'accusa segreta del Guardiano di Sant'Anna, e le lettere del Vergeri» dalla Germania alla sorella Anna. Le daremo in seguito con qualche commento. timusque vicissim. e col moderno: tutti errammo: sono questi i soli mezzi per ottenere un giorno la sospirata unità. Mentre scrivo queste pagine, dalla finestra della mia camera veggo, iu un' uggiosa mattina, la nebbia addensarsi sulle marcite e su i prati ; ma col pensiero Volo lontano lontano sull'azzurra superficie del mio mare. Veggo il Vergerio solcare le placide onde, carico di laboriosi agricoltori che portano alla capitale il giornaliero tributo dei colli feraci che incoronano la nera città. Nessuno di que' popolani, di quelle donnicciuole dalla fede antica sa con quali auspici solchi il mare, e il valor del nome e della dorata polena. Scorri, scorri tranquilla, o agile nave, ti guardi il cielo dalle folate del feroce aquilone ; e i zeffiri aleggianti dall' opposta sponda ti portino sempre il caldo saluto del lontano fratello. P. T. AVVERTENZA Nei prossimi numeri l'erudito e paziente lavoro del signor Andrea Tommasich, nostro concittadino, intorno alle famiglie capodistriane parenti, amiche e nemiche del vescovo Pietro Paolo Vergerio, i cui membri, rilevati negli archivi comunale e parrocchiale, vissero nel secolo XVI. È un lavoro, come abbiamo detto, erudito e paziente, perchè si sa quanto costi rivangare tra le carte polverose e tarlate e spesso indecifrabili i nomi e cognomi di famiglie antichissime, parte delle quali anche non esistono più. E poi quanto soccorrano queste diuturne indagini alla patria storiografia, oggi specialmente che con un destro colpo da giocoliere ti si tramuta un nome d'incontestata paternità con altro di esotica provenienza, ogni appassionato cultore del nostro passato, se lo può immaginare. Il signor Tommasich illustra poi 1' elenco delle famiglie capodistriane con succosissimi cenni e affatto nuovi; di maniera che i cittadini del celebre vescovo troveranno quasi una cronaca municipale dell'epoca vergeriana. É inutile ricordare che lo scritto del signor Tommasich fu inviato al nostro periodico quale appendice alla recensione sul Vergerio del Ferrai. DIGRESSIONI*) Pietro Vergerio Favonio, Giuseppe Verona, giustinopolitani. c. 135 v. — 1585 adi 14 marzo. "Dauanti li Cl.mi „S.ri proueditori al sai, comparse YEcc.te s.r dottor Verona da Gapod.ia et dimando riuocation de una littera *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina e i num. 22, 23, 24 an. XVIII, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22 an. XIX. — Digressioni. „concessa per il pre.nte off.o sotto di 7 px. passatto datta „à fauor de piero gurizan da Capod.ia et compagni mi-„suradori de sali come in quella, et questo stante la „ter.tione fatta in Capod.ia per il Cl.mo m.r Franc.o di „priuli fò p.r al sai in Capod.ia et di 7 Zugnio 1561 per „la qual uien terminado che li misuradori pre.ti debano „dar bezi tre per cadauno mozo al datiaro delle misure, „et come in quella de una et da l'altra aldito il sop.tn „s.r piero per nome suo et compagni dicendo douer esser „tenutta felina essa littera per più raggion, et cause da „lui dette, et allegatte. Onde essi Cl.mi S.ri p.ri il tutto „ben considerato hanno reuuocato esse littere in tutto, „et per tutto, et sic. Stefanus Vidua off. salis not.s. „Al Cl.mo m.r Zuane Malip.o dig.mo pot.ta, et cap.Ò „à Cap.a come frattello hon.„ c. 143 v. — È notato in margine - 'fuit ultras.ta „19. Ma i j 1585 hauendo l'ecc.te s.r Giac.o Zaroti già sotto „di 28 Aprii pross.o pass.o eletto Ambasciatore à Sua „Ser.tà refudato per diuersi suoi impedimenti, Però „Vada parte di eleger in luoco suo uno altro ambasciatore in compagnia del s.r Hier.o Gauardo già eletto, „et che ambidui uadino suplicar le cose contenute nelle „parti già in questo coseglio proposte, et passate nel „giorno s.to 28 Aprii. Qne pars capta fuit et di molti „eletti abasciatori rimase V p.m.te s.r Pietro Verg.o ,Fuu.o„. — Or le cose contenute nelle parti accennate sono queste: "che sia concesso poter creare de cettero „per scortineo li quatro judicij ordinarij che si fano „per uia de capello di più dotti sauij, prudenti, et pratichi de judicij che ad esso sp. maggior Cons.o parerà „tre di quali ciò è, quelli che sarano de età maggiori „habbino esserjudici in prima instantia de tutte le cause „ciurli che de cettero potrano succieder così nella Citta „come nel ter.rio della suma de ducati 50 in giù, et „più, et meno ad arbitrio de sua Ser.tà, et le appela-„tioni delle loro sen.tie s'habbino à diuoluer ad esso „Cl.mo S.r pot.ta et Cap.o et. Cl.mi Consiglieri douendo „poi esser inapelabili dette sen.tie dopò che sarano decisse „da essi Cl.mi SS.ri superiori ò per la maggior parte „de essi i quali giudici habbino à esercitar questo off.o „per messi sei continui, nel qual tempo debbano hauer „obligo di dar audientia tre giorni alla setimana, ciò è, „il luni, mercore, et uenere, et finiti i messi sei hauer „debano uno anno de contumacia, et siano creati altri „quatro in luocho loro, et sic successine sempre per l'aue-„nire se habbia osèruare, et acio che detti judici „habbino causa di far il debito loro sia presso per ricompensa della sua faticha oltre il salario ordinario „hauer debbano i carati che pro uictoria uengono tan-„satti alli Ecc.mi ad.ti non potendo però alc.o de quelli „che sarano elletti à tal caricho esercitar P officio del „ad.to ne dinanci essi s.ri judici in p.a instantia ne „dauanti detti Cl.mi SS.ri in appelatione per il spatio „pre.to de messi sei, et se per auentura uno de essi „tre judici fosse absente dalla Città ouer ocupatto per „infermità o per altro ouero fosse caciato per parenta „o per altro modo che in tal caso il quarto judice che „sè intende esser per rispetto debba subintrar nel judi-„car in lu'ocho di quello che' fusse o absente o cacciato „come di s.a i quali judici habbino à diuider tra essi „quatro tutta 1' utilità che sara cauata da detti caratti, „et quelli che si appelarano dalle loro sen.tie alli pre.ti „Cl.mi S.ri superiori debbano parimenti pre.ntar i carati „per l'importanza delle cause loro giusta la tariffa delal' off.o de i Cl.mi S.ri Aud.ri in Venez.a et osseruata „in questa città in proposito delle appelationi de fori-„stieri intendendosi ancho i soldi dodise per auocato, „et delle lettere de appelationi s' habbia pagar soldi „diese per lettera solam.te i quali carati delle cause de ap-„pelationi siano applicati medesimam.te al pagamento „dei Cl.mi Consiglieri acio che si possa sotisfar à quanto „siamo obligati poscia che chiaram.te si scorgie che „non sara modo di satisfar essi Cl.mi Consiglieri se non „si fà altra prouisione. . . Quae pars capta fuit, — c. 137 r. e v. —. Ed inoltre "quelle cose datte altre uolte „in comissione all' ecc.mo Dottor Verona giù nostro ambasciatore, et non espedite, come cose importantiss.e „à questa Città, cioè fiumisìno terzo soldo, matteria „del vender vin à sechio, confermatione delli banchieri, „et quella che più importa circa 1' impedimento della „strada di sopra, et di procurar il salario al cl.mo „pot.ta et Cap.o et successori. Pro parte balle n.o 148, .Contra balle n.o 50, Ideo capta„ — c. 138 v. —. In fine, creato fra tanto il nuovo doge Pasquale Cicogna, debbano detti ambasciatori — "non essendo fin' bora „andati à far questi così importanti effetti per non rintronarsi danaro di questa sp.l co.ità da potersi dar ad „essi ambasciati per il loro salario — transferirsi quanto „p.a in Ven.a à piedi del p.o Ser.mo et Gratiosiss.o nostro „Principe, et con quel maggior affetto, et eloquenza che „à loro sarà possibile dimostrino à sua Ser.tà la infinita „alegrezza, che tutta questa sua deuotiss.a città ha „sentito, et tutta uia sente per così degna elettione „dalla quale speriamo d'esser in tutte le nostre occorenze con paterno amore suffragati, et aiutati. La qual „parte... Balotata fù presa à tutte balle — c. 148 v. „e 149 r: Die 22 7mbris 1585 —.„ cc. 149 v. e 150 r. e v. — Die 21 Oct.s 1585. „Non hauendo per bora questa pouera co.ità il modo „di mandare li dui già creati Ambasciatori à ralegrarsi ,con sua Ser.ta della sua creatione, et à procurar tutte „quelle cose che hauea già deliberato questo sp.l cons.o „che far si douesse, et premendo sopra modo il pagam.to „delli Cl.mi SS.ri cons.ri poi che sono cred.ri di dieci „paghe, che sono più di due.ti 360. et dotiendosi quanto „p.a proueder à un cosi importanti ss. o negotio fugir „P infiniti inconuenienti, et danni nelli quali neccessa-„riam.te s'incorerebbe quando con celerità non si procedesse Però L'andara parte di crear uno nonzio, ò „nero agente il quale subb,o transferir si debba à piedi „di sua Ser.tà (Principe Nostro Gratiossiss.o) et à nome di questa se ben pouera però sua fideliss.a Città sup-„ plicarla che non potendo suministrar al salario di detti „Cl.mi SS.ri conseglieri, si uoglia per gratia degnare di „prouedergli di detto pagamento nella maniera che parerà alla infinita Sua Prudentia. Et per ciò che il salario del Cl.mo nostro Rettor è molto tenue compara-„tiuam.te però che debbino simil.te suplicar per 1-' au-„gum.to di esso salario, si come altre uolte è stato „deliberato in questo maggior cons.o sotto di 28 aprii „pross.o pass.o douendo gli Ambasciatori già eletti an-„dar poi con maggior commodità à far gli effetti pre.ti „al qual nonzio ò uero agente dar si debba al giorno „per suo salario L 49. Que Pars Balotata habuit in Ifauorem Ball, n.o 46. contra Ball, n.o 24, ideo capta.— ,Et jllico per scortino fumo eletti molti per nomi), ò ,uero agenti, di quali resto, (Ballotati pero . V ec.cmo ^s.r D.r Verona) (Continua) 2ST otìzie La generosa tolleranza con la quale i ventisei deputati italiani della nostra Dieta sopportarono e l'anno scorso e quest'anno fino all'ultima seduta, che quattro deputati non istriani parlassero in una lingua ignota a tutti i presenti ed a tutta l'Istria, ebbe il suo termine. Ma non furono i discorsi in lingua straniera che costrinsero la Dieta a reagire, — no. I nostri si rassegnarono a perdere un tempo prezioso, pur di non suscitare malumori, avendo lasciato la soddisfazione a quei quattro messeri di parlare come meglio piacque loro ; — tanto del loro consiglio e della loro opera nessuno tenne conto ! Essi andarono alla Dieta unicamente per far udire la loro lingua, e che si sfoghino ! Ma questa volta, forse irritati dalla longanimità dei nostri, ne abusarono e pronunziarono lunghi sermoni che durarono ore intere, scagliando accuse alla Giunta provinciale, la quale, naturalmente, come nessuno degli altri deputati, si credette. in dovere di accogliere e difendersi. Soltanto nella susseguente seduta, informati i nostri, dovettero finalmente sorgere a difesa dei principii più sacri di libertà e di onore, stimmatizzando come si meritarono le arti subdole dei deputati non istriani, i quali mirarono solamente a far pubblicare i loro discorsi nei loro giornali, per mostrare come le sanno dire senza peli sulla lingua, e come tutti dovettero tacere. Il loro gioco fu scoperto, e vivaddio furono ridotti a dovere ! Con nobili e severe parole sorše primo il Dottor Amoroso a nome della Giunta; indi il Dottor Fragiacomo, il Dottor Yenier e Fon. Sbisà. Il Dottor Fragiacomo anzi propose un voto di fiducia alla Giunta, che questa pregò di ritirare, perchè non ne sentì il bisogno, ma che la Dieta accolse con voti unanimi, meno quelli dei quattro messeri. Di somma importanza fu il discorso dell' on. Crisanaz, deputato slavo istriano dei comuni foresi di Capodistria. Egli in buon dialetto veneto si espresse respingendo ogni solidarietà coi deputati croati ; dichiarando di non comprendere bene nep-pur egli la loro lingua, e che non andò alla Dieta per bater l'acqua nel mortèr o la paja senza gran; egli disse che la Dieta farà sempre anche gl' interessi degli slavi come li fa per gl' italiani ; nazionalità che esistono da secoli in provincia e vivono tra loro in armonia; fece appello infine alla concordia di tutti. Eeco la vera voce del contadino slavo dell'Istria! Questa schietta voce si faccia sentire alto dappertutto nella nostra provincia; si faccia sapere al contadino terrorizzato dal prete cranzo o croato e forse da qualche capitano distrettuale che v' è chi parla in suo favore, fa sentire la sua voce, difende come vanno difesi i suoi diritti. Noi proponiamo che il discorso dell' on. Crisanaz sia stampato e diffuso dalla nostra Società politica; frattanto crediamo opportuno di pubblicare qui il discorso dell' on. Amoroso e anche quello dell' on. Crisanaz. Assess. Dr. Amoroso — Domanda la parola. Alle interpellanze presentate dall' on. Spincicb in quell' ultimi istanti dichiaro a nome della Giunta prov. che essa non risponde. Prendendo poi argomento dalla discussione seguita questa mattina, ho 1' onore di dichiarare in nome della Giunta prov. quanto segue. (Con calore) Non è creanzoso, nè tampoco generoso di porre in istato d' accusa la Giunta prov. esprimendosi in una lingua da lei non compresa. Il procuratore di stato quando accusa un prevenuto, parla nella lingua da lui conosciuta, in modo da essere inteso. (Riscaldandosi sempre più) Signori! io ammetto e riconosco il principio di nazionalità, ma non ammetto che si possa fare un abuso cotanto grande di questo principio, come lo si fa, da cotesti inesseri, in questa eccelsa Camera. Noi siamo qui raccolti per trattare spassionatamente, oggettivamente, gl' interessi della nostra provincia ; ma nelle forme in cui seguono le nostre discussioni nella sessione attuale da parte della minoranza della Dieta, non si promuovono gl' interessi delle popolazioni che essa intende di rappresentare. Devo osservare ancora, a tutta confutazione di quanto fu detto questa mattina, che la Giunta prov. nella sua amministrazione ha osservato sempre rettitudine su tutta la linea; la sua amministrazione fu sempre un' amministrazione dalle mani nette, e non dalle mani sporche. (Molto bene! dai banchi dei deputati). Continuando devo dire ancora, che la nostra amministrazione è così chiara, netta, limpida, da poter dare dei punti, e molti, a tutte le amministrazioni di qualsiasi genere. Se poi parliamo dell' amministrazione virtuale, devo dire che noi abbiamo soccorso i bisogni dei contadini della campagna assai più di quello che non abbiamo fatto pei bisogni delle nostre città, e in generale di tutto il territorio abitato dalla popolazione di stirpe italiana. (Molto vibrato) E deplorevole che si venga qui, nella Dieta, ad accusare la Giunta prov. di essere responsabile persino della malattia del tifo, sorta in un luogo della provincia. Queste accuse, Signori, non si fanno, non si devono fare, non si sono mai fatte, in nessun'.altra sessione della Dieta provinciale. (Agitatissimo) Quando l'eccelsa i. r. Luogotenenza, in data 18 novembre di quest'anno, ha scritto alla Giunta prov. che nella località di Jellovizze è scoppiato il tifo addominale, e che colà si trova una popolazione povera, estremamente povera, una popolazione bisognevole d'essere soccorsa, la Giunta prov. senza attendere di darvi una risposta mediante corriere postale, ha, con telegramma, scritto all'i, r. Capitanato distrett. di Volosca : "Giunta prov. accorda sussidio fior. 200 ammalati poveri Jellovizze, verso resoconto. Segue assegno ; frattanto disponga opportuno,. (Con calore gridando) Signori! Questo non è generoso, non è onesto, di venire qui nella Dieta a parlare in una lingua che da noi non è compresa, e che per conseguenza non possiamo giustificarci se accusati con questa. Sarà ottima, bellissima cosa di tenere dei lunghi discorsi in questa lingua, per fare una bella (con ironia) figura rimpetto ai propri elettori ; ma qui, nella Dieta, non si trattano gli all'ari in questo modo. (Bene! Bravo! dai banchi dei deputati e dal pubblico numerosissimo nel-1' uditorio.) On. Crisanaz — Domando la parola. Onorevoli Signori ! Pur troppo mi trovo mortificato in questa eccelsa Camera per avere udito diverse insolenze dalla bocca dei miei colleghi slavi, lo approvo, eccelsa Dieta, che della lingua croata non si debba far uso più, perchè credo che nulla si ottenga, già che la maggioranza non la comprende. Non dico però che non si possa far uso di questa lingua, e di parlarla fuori della Dieta, ma non qui, perchè aneli io non la comprendo bene, abbenchè conosca lo slavo, ossia la lingua illirica, lo veramente non credo di essere venuto qui a battere paglia senza grano, e a pestar acqua nel morter ; ma sono venuto per esporre gl' interessi ed i bisogni dei miei mandanti che mi hanno dato la loro fiducia. Quindi bisogna andar d'accordo, e non per causa di tre o di quattro, far nascere la confusione. Se non andiamo d'accordo unanimemente per tutelare gl' interessi della provincia, io piuttosto rimarrò a casa e rinunzierò al mio mandato, già che vedo che fino adesso non si è potuto venire ad una unione, e che è una cosa del tutto nuova, una torre di Babelle. Epperciò, onor. Signori, vi credo che quando non si comprende una lingua non si può votare per quello che ha parlato. Dico soltanto, che ritengo 1' eccelsa Dieta farà sempre ragione ai diritti degli slavi, come ai diritti degli italiani della Provincia ; perchè in provincia esistono da due secoli due diverse stirpi, le quali sono andate sempre d'accordo ; e la nostra Giunta prov. ha cercato possibilmente di accontentar tutti. Ho visto che anche per Muggia in occasione del vajuolo, la provincia ha sovvenuto quella Podestaria con qualche ajuto. Io non ho inteso questa mattina la pallata dell' on. Dr. Lagiuja ; ma ho sentito più tardi dagli altri che egli ha espresso certe accuse in lingua slava. Io dichiaro che non approvo ; però, come ho detto, non ho sentito, e non posso dir altro in questo riguardo, che noi dobbiamo andare d' accordo per tutelare gl' interessi della nazione, perchè viribus unitis faremo qualcosa, altrimenti no. Non lascieretno 1' occasione per invocare anche questa volta la concordia. Noi debelleremo gli ostinati e provocanti nostri nemici se resteremo concordi nei Municipii, concordi nella Dieta. E la Giunta provinciale, che, senza esagerazione, fu appellata il nostro Palladio, sia ovunque circondata da appoggi e da simpatie ; chè, se è possibile darsi ragione degli attacchi subdoli degli Spincich e C., i peggiori dei nostri nemici, non si possono comprendere e perdonare le offese dei nostri ; ed è indegno del nome istriano chi in un modo o nell'altro si fa a denigrare quelle nostre autorità provinciali, che la fiducia del paese ha posto a guida suprema-nella fierissima lotta che si combatte, e, pur troppo, durerà a lungo, per la nostra civiltà. Società politica istriana. Diamo qui luogo alla decisione presa dalla Presidenza di questa società nella seduta ch'ebbe luogo in Parenzo addì 30 dee. riguardo il progetto di istituire in provincia una speciale società col compito di diffondere e difendere la lingua italiana : „La Presidenza della Società Politica istriana, pur applaudendo all' idea certamente encomiabile dell' istituzione di una società con programma speciale ed unico della difusione e difesa della lingua italiana nella provincia dell' Istria, e facendo voti che le circostanze della. Società Politica, e un efficace concorso di tutto il partito liberale delle tre provincie sorelle dell' Istria, Trieste e Gorizia possano rendere effettuabile quanto prima la costituzione di un sodalizio ispirato a così nobile scopo, rimette a tempi migliori la pertrattazione di questo vitalissimo argomento." Per cura della I. R. società agraria di Gorizia e col consenso di quella Giunta provinciale l'on. prof. Velicogna incominciò e continuerà nei principali luoghi della provincia pubbliche conferenze intorno la pe-ronospora viticola e i mezzi per debellarla. Il sull. prof. Velicogna nell'ultimo numero del periodico Atti e memorie dell' I. R. società agraria di Gorizia propugna la istituzione di una società d' assicurazione contro i danni della mortalità del bestiame in quella provincia, la quale secondo i dati esposti dall'on. professore, contarebbe 66,448 capi di bestiame bovino divisi fra 20,331 proprietari. 15 decembre 1885 La nostra Parenzo commemorò in questo giorno il primo anniversario della morte del suo podestà Giuseppe Vergottlni, pubblicando in un elegante opuscolo di 40 pagine quanto venne scritto in quella luttuosa occasione. La dedica suona: A Giuseppe Vergottini — sia oggi omaggio — il cordoglio unanime — di tutta l'Istria — e — della sorella Trieste — nel decembre 1884 — Parenzo 15 decembre 1885. Tutta l'Istria infatti piange con Parenzo l'uomo dotto, integerrimo, il cittadino amantissimo ch'ebbe in cima a' suoi pensieri la Patria, il culto delle sue grandi memorie, che, come disse egregiamente innanzi la salma un suo conterraneo, sono un tesoro che non ci può essere rapito. Cose locali Crescit eundo. Per concessione della nostra società teatrale avremo un manipolo di rappresentazioni drammatiche, principiando da domani sera 17 corrente fino a martedì 22 inclusivo. É il cav. Luigi Biagi, uno de' migliori attori italiani, che si reca qui colla sua compagnia di passaggio per Trieste. All' egregio capocomico fanno bella corona 1' attrice Pieri - Tiozzo, il sig. Della Guardia ed altri buoni attori, che si meritarono gli applausi di publici assai più severi del nostro. E che le sei produzioni saranno bene scelte ed eseguite, ci è caparra la coscienziosità del signor Biagi e lo zelo intelligente della direzione teatrale. Se poi qualche „laudator temporis novi" ci rinfacciasse che ancora Don è principiata per Capodistria la vera bubana dei divertimenti, gli risponderemo che è già lesta pel carnovale una quarantina di recite, e che la compagnia scritturata gode ottima fama. Frattanto diamo qui le rappresentazioni della compagnia Biagi : Il padrone delle ferriere — Ohnet ; — Il signor D' Albert — Garzes ; — Denise — Dumas figlio ; — La portatrice di pane — Anselmi ; — Chi semina e chi raccoglie — Franzini ; — È mio fratello — Salvestri ; — Prestami tua moglie — Desvallieres ; — Bebé — Hennequin. Non occorre aggiungere che il nostro pubblico appassionato per la commedia, non trascurerà la propizia occasione che gli si offre per sopranumero. Ancora sul Mannaie li Urtano Tedeschi Contrari per l'indole del nostro periodico di dare ospitalità ad articoli, che anche da lontano sen- tano di polemica, accogliamo il seguente del sig. Urbano Tedeschi, perchè in via assai sommaria giustifica i motivi che lo indussero a scrivere il compendio di storia, del quale si discorre negli Appunti del penultimo numero: Benché nessuno meno di me pretenda a infallibilità, sono costretto a ribattere alcuni appunti fatti al mio libro ; altrimenti chi non lo avesse letto potrebbe da quel-1' articolo dedurre, il detto Manuale non essere un compendio di storia scientifico - civile - politica, come lo è di fatto ; ma tutt' altro. E per primo, se quel compendio avesse qualche pregio (il chiarissimo P. T. lo ammette), gli sarà perciò perdonato il suo titolo, tanto più che nei cataloghi Höpli ed altri si trovano annunziati altri Manuali compendiosi. — Riguardo poi alla scelta del metodo sincronistico ; alla pag. 4 della mia prefazione esprimo il parere: che a sussidio dello studio formale di questa scienza potesse essere vantaggioso qualche schizzo di storia generale, in cui per la concatenazione razionale dei fatti, e per il nesso storico mantenutovi, fosse possibile agevolare agli studiosi il raffronto degli avvenimenti e dello stato di civiltà dei diversi popoli in un dato periodo. Da pag. 5 ad 8 dichiaro il motivo, per cui credetti percorrere nel manuale con brevità i tempi antichi, con minor concisione il medio-evo, prendendo dimensioni sempre più vaste quanto più il racconto si avvicinava a' giorni nostri. E ciò tanto più, che nei testi scolastici e in quelli di latino e di greco, i giovanetti hanno campo di studiare per esteso la storia greca e romana. — E se con questo metodo è facile ripetersi, e se a pag. 139 e 182 si trova di fatto ripetuta per svista una sola proposizione di 9 parole; puossi dall' altro canto vedere nella storia di Carlo V e di Francesco I di Francia, e in moltissime altre, con quanto studio io abbia superato tale difficoltà. Sostengo ora formalmente che in nessun punto del manuale io abbia riconosciuto la mano della provvidenza nella guida dei popoli, nè che in un libro di storia civile io abbia dato spiegazione soprannaturale ad uno od altro fatto storico ritenuto straordinario. Colle citazioni dal mio libro sono costretto a comprovare : non esistervi spiegazioni di tal fatta. Divisa la storia antica in tempi primitivi, mitologici e storici; il sunto storico di uno od altro popolo antico comincia nel manuale dall' origine sino alla distrazione della politica esistenza di questo dato popolo, e coli'evo antico si chiudon queste storie. Le 50 fitte pagine di st. antica contengono circa : pag. 5. st. degli Egizi ; pag. 3 degli Assiri e Babilonesi ; pag. 1 dei Fenici ; pag. 1 dei Trojani; 2 dei Persiani; 8 dei Giudei (presso a poco 20 secoli) ; 13 dei Greci e Macedoni ( circa 15 secoli); 17 dei Romani (circa 13 secoli). Quasi tutti gli scienziati conoscono i commenti filosofici sui fatti biblici e sui mitologici; e sebbene a pag. 33 del manuale parlando degli Argonauti, e a pag. 37-38 trattando della teologia degli Egiziani, Caldei, Indiani e Persiani, io abbia creduto potervi fare qualche accenno scientifico (tratto da Wolney), nessun educatore consiglierà uguale procedere, trattando fatti biblici; ed io nella storia civile e politica del popolo giudeo sorvolo la narrazione biblica e quella di Giuseppe Flavio (di 20 secoli) in sole 8 pagine, senza osservazioni. Se a pag. 27 (non 22) citando in 4 laconiche rughe il racconto biblico dei 40 anni passati nel deserto, scrivo : guidati da JMosè passarono a piede asciutto il mar rosso, faccio come gli altri autori una citazione biblica, nulla più. — Le linee 8-9 e 10 della pag. 69, e le 27 - 28 - 29 - 30 della pag. 74 contengono fatti di genere uguale, i quali devono appartenere ambedue, o nessuno, a storia civile e politica. — Se a pag. 73 trovasi una succinta esposizione dell' assedio di Gerusalemme, senza illustrazioni parziali, cito un fatto di storia civile e politica di un popolo antico, sul genere dell' eroica difesa della Repubblica di Firenze (pag. 50 della St. moderna), o di tante altre più avanti. Finalmente (nelle prime linee a pag. 74) quella missione in mezzo ai secoli del paganesimo non ha nulla che ripugni una storia civile e politica. Protesto adunque contro la taccia affibbiata al mio Manuale ; e un troppo sofistico lettore è libero d' ignorare quelle 8 pagine, di cui si discorse ; e dalle 500 circa, che conterranno i 2 volumi dell' opera, gliene rimarranno 492 di pura storia scientifico - civile-politica. Mi compiaccio d'altronde che il chiarissimo Sig. P. T. riconosca aver io trattato con tolleranza e rispetto, quistioni assai spinose, ed esageri per Sua bontà la mia valentia. U. T. Una lettera del Vassallo Carlo Vassallo, astigiano, scrittore di merito, inviò al signor Giorgio Benedetti, docente nel ginnasio di Pisino, una lettera intorno allo studio Istriani e Romani nell' anno 178 a. C., che il Benedetti, erudito nella nostra storia, diede alle stampe nell' ultimo programma di quell' istituto. Noi la pubblichiamo, rallegrandoci che i docenti dell' Istria, custodi della nostra lingua e della nostra storia, abbiano il plauso dei dotti, che sarà ad essi di stimolo per difendere il patrimonio più puro lasciato agl'istriani e che volere o non volere è un altro documento solenne della secolare nostra civiltà. La modestia del professor Benedetti ci scusi se commettiamo l'indiscrezione di riferire la lettera suaccennata. Asti, 5 dicembre 1885. Ulus. Sigr. Professore, Ho ricevuto e letto con mio diletto e profitto il suo bel lavoro : Istriani e Romani, e la ringrazio della bontà che ebbe di mandarmelo. Non conosco quei paesi*), ma per quanto me lo concede l'anuessa carta topografica, parmi che il ragionamento proceda ponderatamente, e che il suo studio sia un ottimo commento di T. Livio. Il lavoro poi è così ben distribuito, che anche *) Non ci stupiamo! perchè la esatta topografia romana è, e sarà ancora, il tormento dei dotti. Nota della Redazione in una prima lettura se ne porta via un'idea precisa Sicché le ne faccio le mie più vive congratulazioni. Mi creda intanto sempre tutto suo Devot.no Obblig.mo Carlo Vassallo Abbiamo ricevuto dalla onor. direzione della Stazione enopomologica in Parenzo, e pubblichiamo; CONCORSO INTERNAZIONALE IN CONEGLIANO Nel p. v. Marzo, presso la Scuola enologica in Conegliano, e per cura del Ministero d'agricoltura del Regno, avrà luogo un concorso internazionale a premi per trombe e strumenti di inaffiamento di irrorazione e di polverizzazione, all'intento di promuovere e facilitare 1' applicazione dei rimedi in soluzione, in polvere o in mescolanze, contro le crittogame e gli insetti parassiti delle piante coltivate, e specialmente 1' uso del latte di calce contro la peronospora delle viti. I premi consisteranno in una medaglia d' oro con lire 500; tre d'argento con lire 150 ciascuna, e cinque di bronzo ; oltre all' acquisto, da parte del Ministero, per lire 1000 di strumenti premiati. Le domande di ammissione, con una breve descrizione degli oggetti, ed il relativo prezzo, devono essere indirizzate a quella Scuola, non più tardi del 22 Febbraio. Gli oggetti stessi dovranuo presentarsi al podere della Scuola suddetta, pel giorno 1 Marzo. Col successivo giorno 2 avranno principio le prove, cui potranno assistere proprietarii e viticultori. II Consiglio agrario della nostra Provincia ha già deliberato di promuovere la diffusione dei migliori apparecchi, che verranno presentati nel suddetto concorso ; al quale scopo sappiamo che il Direttore della Stazione eno-pomologica assisterà alle esperienze di confronto, per procedere alla scelta. "Varietà Da una distinta generale dell'Ufficio Veritas pubblicata per l'anno 1885-86 intorno la marina mercantile togliamo i seguenti dati : Il numero dei velieri delle diverse bandiere è di 42.692 con 12.367.375 tonnellate ; nell'anno antecedente (1884) i velieri furouo 44.734 con 13.010.879 tonnellate. Quindi il numero dei velieri diminuì nel 1885 di 1042 con 143.504 tonnellate. Il numero di tutti i piroscafi è di 8394 con 10.269.504 tonnellate brutte e 6.719.101 tonnellate nette. In queste cifre sono calcolati soltanto i velieri oltrepassanti le 50 tonnellate ed i piroscafi di più di 100 tonnellate. CAhODISTBlA, Tipografia di (Jarlo Priora. Pietro Madouizza — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili