Arheološki vestnik (Arh. vest.) 48, 1997, str. 203-218 203 L'Istria tra l'antichita classlca e la tarda antichita Robert MATIJAŠIČ Izvleček V članku je predstavljena postopna gospodarsko-social-na preobrazba Istre iz cesarskodobnega v poznoantično obdobje. V poznorimski dobi ima Istra značaj pokrajine, ki je orientirana na kmetijstvo in se v večjem delu preskrbuje sama. To podobo avtor ilustrira z več raziskanimi najdišči in različnimi kategorijami arheoloških predmetov. V 5. st. postane Istra pribežališče za prebivalstvo iz podonavskega območja. Kljub temu, da ni bila direktno prizadeta z barbarskimi vpadi, so tu začeli graditi utrjene naselbine. Opaziti je postopen prehod od pribežališč k stalno poseljenim naselbinam. Avtor posebej predstavlja t. i. castrum na Brionih, kjer je koncem 5. st. nastala na mestu starejše rimske vile utrjena naselbina, ki je vztrajala vse do novega veka. Omenja tudi tri velika poznoantična skladišča, ki potrjujejo ekonomsko stabilnost Istre v poznoantičnem času. Kontinuiteto življenja staroselcev posebej v južni in zahodni Istri poleg navedenega nakazujejo majhne,velikokrat še predromanske cerkve, zgrajene največkrat na rimskih ruševinah in pa številni še ohranjeni zemljiški toponimi. Abstract The gradual economic-social transformation of Istria from the Caesarian period to the late Roman period is discussed. Istria had the character of a province in the late Roman period, oriented to agriculture and primarily self-reliant. The author illustrates this period with several excavated sites and various categories of archaeological material. Istria became a refuge for inhabitants from the Danubian regions in the 5th century. Despite the fact that Istria was not directly affected by the barbarian invasions, fortified settlements also began to be constructed here. A gradual transition from re-fugii to permanent settlements can be noted. Special attention is paid to the so-called castrum on Brijuni Island, where at the end of the 5th century a fortified settlement was created at the site of an earlier Roman villa, continuing in existence to the modern period. Three large late Roman warehouses are also mentioned, confirming the economic stability of Istria in this period. The continuity of existence of the indigenous population, particularly in southern and western Istria, is shown in addition to the above by small, frequently preserved pre-Romanesque churches, most often constructed on Roman ruins, and by the numerous still preserved toponyms. Ci sia consentito iniziare con una breve spie-gazione del titolo di questo intervento, formula-to in modo da renderci possibile di parlare ap-punto del passaggio tra l'Antichita Classica e la Tarda Antichita in Istria. La ragione di questa scelta e molto semplice, e sta nel fatto che e alquanto azzardato cercare di collocare la fine dell'eta classica e l'inizio di quella tardoantica in un punto cro-nologico preciso. II regno di Gallieno? le rifor-me di Diocleziano? la politica lilocristiana di Co-stantino? il regno di Teodosio, durante il quale si svolsero le battaglie di Adrianopoli (nel 378) e quella del Frigidus (nel 394), venne ufficializza-to il Cristianesimo quale religione di Stato, ma venne pure diviso l'lmpero in due entita nel 395? Oppure le guerre gotiche all'inizio del V secolo, conclusesi nel 476, data "ufficiale" della fine dell'Im-pero Romano? Un'arco di tempo, come si vede, molto ampio, che abbraccia due secoli, durante il quale sono successe molte cose, e che rappre-senta anche oggi un punto di riferimento per la storiografia successiva del Alto Medioevo, con riflessi fino ad oggi. Secondo noi potrebbero essere le riforme am-mistrative e politiche, tributarie e monetarie di Diocleziano, l'inizio della Tarda Antichita, l'inizio di tutta una serie di avvenimenti e processi sopra elencati. Questi, e molti altri ancora, rap-presentano le successive fasi di un processo com-plesso e di lunga durata, che collega l'Antichita Classica, attraverso tutta la Tarda Antichita, all'Alto Medioevo. Percio questo che segue sara princi- palmente un'abbozzo di dati archeologici sulla storia di questo periodo in Istria, una regione tra l'Adria-tico e le Alpi Orientali, un saggio reso possibile dai risultati di scavi ed analisi, recenti e non, ma comunque vorremmo che questo fosse l'inizio di una nuova fase di ricerche sulla Tarda Antichita in queste regioni. Durante i primi due secoli delPImpero nella vita economica dell'Istria1 si sviluppa una vivace attivita di formazione e consolidazione delle propriety terriere,2 secondo gli schemi noti anche da altre regioni. Le due colonie istriane, Pola e Pa-rentium, fondate rispettivamente negl'anni qua-ranta del I secolo a. C., e nel primo decennio del I secolo d. C.,3 avevano un carattere spiccata-mente rurale. Lo dimostrano sia il grande nume-ro di ville rustiche in ambi gli agri,4 che la spro-porzione tra la superficie urbana di Pola e Pa-rentium e l'ampiezza dei loro territori divisi ed assegnati ai coloni, in tutto circa 1600 centurie.5 I territori delle due colonie (fig. 1) si estende-vano a sud della linea Canale di Leme - Canale dell'Arsa {Pola), ovvero tra il Vallone di Leme e la valle del Quieto (Parentium).6 La zona costie-ra nordoccidentale dell'Istria e stata attribuita, durante il I secolo d. C., al territorio della colo-nia di Tergeste,7 fondata anch'essa alia meta del I 1 Sulla storia politica dell'Istria nel periodo di passaggio tra l'epoca preromana e quella romana, cf. G. Bandelli, La politica romana nell'adriatico orientale in eta repubblieana, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 31, 1983, 167-175; sul quadro piu generale anteeedente agli avvenimenti che hanno coinvolto 1'lstria, di recente G. Bandelli, Ricerche sulla colonizzazione romana della Gallia Cisalpina (Roma 1988); sulla romanizzazione cf. R. F. Rossi, La romanizzazione dell'Istria, Ant. Altoadr. 2, 1972, 65-78; id., Problemi di storia dell'Istria in eta romana, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 32, 1984, 41,55; R. Matijašič, L'Istria tra Epulone e Augusto, Archeologia e storia della romanizzazione dell'Istria (II sec. a. C. -1 sec. d. C,),Ant. Altoadr. 37, 1991, 235-251; sull'economia e sempre attuale A. Degrassi, Aquileia e 1'lstria in eta romana, in: Scritti aquileiesi offerti a Giovanni Brusin (Aquileia 1953) 51-65 (= Scritti vari 2 (Roma 1962) 951-976). - F.Tassaux, L'implantation territoriale des grandes families d'Istrie sous le Haut Empire Romain, in: Problemi storici ed archeologici deU'Italia nordorientale e delle regioni limitrofe dalla preistoria al medioevo, Atti Civ. Mus. St. Arte Ouad. 13, 2, 1983-1984, 201-203); id., Assisses economiques des aristocraties et "bourgeoisies" des cites istriennes sou le Haut-Empire Romain, in: La citta nell'Italia settentrionale in eta romana, morfologie, strutture e funzionamento dei centri urbani delle regio-nes X e XI, Coll. de l'Ec. fran$. de Rome 130 (1990) 69-128. 3 Sulla storia amminsitrativa cf. A. Degrassi, II confine nord-orientale deU'Italia Romana, Diss. Bern. 1,6 (Bern 1954); per Pola cf. da ultimo A. Fraschctti, La Pietas di Cesare e la colonia di Pola, Annali del seminario di studi del mondo classico, Archeologia e storia antica 5, 1983, 77-101; cf. pure L. Margetič, Accenni ai confini augustei del territorio tcrgestino, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 10, 1979-1980, 75-101; nonche E. Polaschek, Pola, RE 21, I, 1951, 1217-1251; per Tergeste cf. il saggio introduttivo di C. Zaccaria, Supplementa Italica 10, 1992 (Regio X, Venetia et Histria, Tergeste - Ager tergestinus et Tergesti adtributus). 4 R. Matijašič, Gli agri delle colonie di Pola e di Parentium, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 42, 1994, 24-88. 5 Sulla centuriazione, riconosciuta dal Kandler, cf. A. Radmilli, Gli agri centuriati di Padova e di Pola, nell'interpre-tazione di Pietro Kandler,/!///' Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 20-21, 1973, 23; 1. Attolini, La riscoperta della centuriazione, Kandler, in: Misurare la terra, centuriazione e coloni nel mondo romano (Modena 1983) 170-171; sulla problematica generate della centuriazione istriana, cf. M. Suič, Limitacija agera rimskih kolonija na istočnoj jadranskoj obali, Zbornik instituta za liistorijske nauke u Zadru 1, 1955, 8-31; R. Chevallier, La centuriazione romana dell'Istria e della Dalmazia, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 9, 1961, 11-24; da ultimo V. Krizmanich, Sulla centuriazione romana dell'Istria, Istria Nobilissia 14, 1981, 181-190. 6 I confini si possono ricostruire con il eriterio della linea naturale di demarcazione, tenendo presente che sulla costa occidentale dell'Istria vi sono soltanto le due colonie, e che i corsi d'acqua (il Quieto e 1'Arsa) ne sono i limiti naturali: lo stesso dicasi per il vallone di Leme, nel passato geologico della Terra pure questo un letto di un fiume. Cf. B. Forlati sec. a. C.8 Infine, le zone interne dell'Istria, che non rientravano negli agri colonici, pare fossero anch'essi contribuiti, in un secondo tempo, sem-pre alia colonia Tergestina.9 Nell'Istria centrale continuarono a vivere i discendenti degli Histri, gl'abitanti preromani della penisola, i quali han-no lasciato un grande numero di iscrizioni con nomi locali, autoctoni ,10 sempre espressi nelle formule latine, e talvolta parte integrante delle formule onomastiche romane.11 Gli insediamen-ti fortificati preromani vennero generalmente ab-bandonati, e le comunita autoctone dei Piquen-tini, dei Flanates, degli Alvonates si trasferirono alle basi dei rispettivi castellieri, piCx vicini ai ter-reni coltivati ed alle comunicazioni viarie, dove praticavano probabilmente prevalentemente la pa-storizia su scala piccola e media. Le comunita urbane e rurali sulla costa meri-dionale ed occidentale (da Nesactium, a Medoli-no, Pola, Parenzo, Capodistria, a Tergeste,12 nonche le numerose ville rustiche situate sulla costa e con piccoli porticcioli per i traffici locali13 fiorirono appunto dalla fine del I secolo d. C., cioe dall'epoca augustea, alia meta del II secolo. L'olio ed il vino erano le due comodita principali d'esportazione:14 in modo particolare l'olio d'oliva, celebre per la notevole qualita15 ed anche per le grandi quantity prodotte ed esportate direttamente o attra-vero 1'emporio di Aquileia16 lungo la Valle Pada-na verso occidente,17 attraverso i passi alpini il Norico e la Raetia verso il limes danubiano,18 ma anche lungo la costa orientale dell'adriatico verso l'Oriente Mediterraneo. In modo sporadico le anfore con l'olio istriano raggiungevano pure il porto di Ostia e la stessa Roma, capitale dell'Im-pero.19 II vino, il grano e le altre derrate alimen-tari avevano probabilmente un mercato molto piu ristretto, essendo i grandi mercati urbani e mili-tari riforniti da altre regioni e province dell'Im-pero. L'opulenza dei proprietari terrieri si riflet-te oggi sia nei resti dei monumenti urbani di Pola e Parenzo (due teatri, l'anfiteatro, i templi, l'arco onorario dei Sergi, le case private20 che negli elementi decorativi dei palazzi rurali di Brioni, Bar-bariga, Soma ecc.21 Inoltre, l'interesse delle ricche famiglie senatoriali ed equestri, ma anche di quella Tamaro, Inscripliones Italiae 10, 1, Pola et Nesactium, 1947, 10; A. Degrassi, Inscriptiones Italiae 10, 2, Parentium, 1934, 10; si deve prendere in considerazione anche la successiva ripartizione territoriale delle diocesi, con i confini che dovevano ricalcare, in qualche modo, la situazione in epoca classica: V. Jurkič, Prilog za sintezu povijesti Istre u rimsko doba, in: Arheološka istraživanja u Istri i hrvatskem primorju, Izd. Hrv. arh. dr. 11, 1 (1987) 69-70; il problema dei confini amministra-tivi degli insediamenti romani in Istria meriterebbero certo un piu dettagliato approfondimento altrove. 7 Margetič (nota 3) 88-90. 8 A. Fraschetti, Per 1'origine della colonia di Trieste e del municipium di Agida, Siculorum Gymnasium 28, 1975, 319-335; Zaccaria (nota 3) 152. 9 Margetič (nota 3) 88-90. 1,1 M. Križman, Rimska imena u Istri, osobna imena na istarskim natpisima iz rimskog doba (Zagreb 1991) in modo particolare gli indici, 44-96. " D. Rendič Miočevič, Neke karakteristike histarske onomastike, Histria historica 4, 1, 1981, 67-76. 12 Jurkič (nota 6) 69-71. 13 A. Degrassi, I porti romani dell'Istria, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 5, 1957, 24-81. 14 Degrassi (nota 1) ; R. Matijašič, Oil and Wine Production in Istria and Dalmatia in Classical Antiquity and the Early Middle Ages, in: La production du vin et de huile en Mediterranee - Oil and Wine Production in the Mediterranean Area, Bulletin de Correspondence Helenique Suppl. 26 (1993) 247-261. 15 Plin., Nat. hist. 15, 8; Martial, Epigr. 12, 63, 1-3. 16 J. Šašel, Le famiglie romane e la loro econoia di base, Ant. Altoadr. 29, 1987, 145-152. 17 V. Righini, Sul commercio romano nella Cispadana, Rivista storica dell'antichita 1, 1971, 219-228; P. Baldacci, Alcuni aspetti dei commerci nei territori cisalpini, Atti del Centro Studi e documentazione sull'Italia Romana 1, 1967-1968, 7-50; L. Bosio, Le strade romane della Venetia e dell'Histria (Padova 1991). 18 G. Piccottini, Scambi commerciali fra I'ltalia e il Norico, Ant. Altoadr. 29, 1987, 291-304; P. Petru, Die provinzia-lromische Archiiologie in Slowenien, ANRW 2, 6, 1977, 520-526; T. Bezeczky, Amphorenfunde vom Magdalenberg und aus Pannonien. Ein Vergleich, Karnt. Musschr. 74, Archaologische Forschungen zu den Grabungen auf dem Magdalenberg 12 (1994). 19 F. Zevi, Anfore istriane ad Ostia, Nota sul commercio istriano, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 15, 1967, 21-31; sulla distribuzione delle anfore nordadriatiche M. T. Cipriano, Le anfore, alcune produzioni documentate a Roma tra Repubblica c Basso lmpero, in: Misurare la terra, Centuriazione e coloni nel mondo romano. Citta, agricoltura, commercio: materiali da Koma e dal suburbio (Modena 1985) 193-194. 211 Š. Mlakar, Antička I'ula, Kulturno-povijesni spomenici Istre 2 (1958). 21 Per Brioni cf. A. Gnirs, Istrische Beispiele fiir Formen der antik-romischen villa rustica, .//>. Altkde 2, 1908, 136-139; Š. Mlakar, Brioni (Brioni 1976); V. Begovič Dvoržak, Antička vila u uvali Verige na Brijunima, Vjes. Arh. muz. Zag. 23, 1990, 97-110; per Barbariga H. Schvvalb, Romische Villa bei Pola, Schriften der Balkankommission. Antiquarische Abt. 2, 1902; per Soma cf. V. Jurkič, Gradevinski kontinuitet rimskih gospodarskih vila u zapadnoj Istri od antike do bizantskog doba, Histria historica 4, 2, 1981, 88-90; id., Lo sviluppo di alcuni centri economici sulla costa occidentale dell'Istria dal I al VI secolo,/!«/ del Centro di ricerche storiche di Rovigno 12, 1981-1982, 7-31. imperiale, per gli investimenti nei terreni agricoli dell'Istria Occidentale e evidente dalla numerosa presenza di membri dei vari Iulii, Laecanii, Stati-lii, Palpellii, e molti altri,22 nonche dai numerosi servi e liberti imperiali.23 I primi segni di crisi s'intawedono in forma sempre piu chiara gia nel II secolo d. C.24 Inizia-va cosi quel processo che si prottendera nell'epoca tardoantica, quando i territori si svilupperanno secondo le tendenze locali.25 In base a questi pro-cessi c'era pure la diminuzione del intensita dei commerci e delle comunicazioni, con i quali spa-rivano gli elementi base che definivano la vita eco-nomica, scomparivano le risorse di ricchezza, sia agrari che commerciali.26 Forse la miglior dimo-strazione di questo processo e l'iniziativa dell'im-peratore Pertinace, che subito dopo l'ascesa al trono, nel 193, propose di alleviare tasse ed im-poste per un periodo di 10 anni, a quei latifondi-sti che potrebbero riprendere la coltivazione delle terre abbandonate.27 Questo prowedimento com-prendeva le terre imperiali, che l'imperatore era pronto alienare in favore di una coltivazione piu razionale. Quanto tale iniziativa avesse avuto su-cesso, mostrano pero i successivi processi nell'eco-nomia deH'Impero nel IV e V secolo. II sistema delle ville era la base economica dell'Istria nei primi due - tre secoli d. C., e cioe durante il Principato. Le ville erano dei centri rurali28 appartenenti ad un proprietario, spesso ammini-strate da un delegato, il villicus oppure da un af-fittuario.29 Dai rispettivi poderi si ricavava il ne-cessario per la sopravvivenza, mentre eventuali surplus venivano immessi sul mercato. II termine villa viene usato spesso per l'intera proprieta (in villam).30 Nelle fonti tardoantiche, in conte-sto diverso, appare lo stesso significato nel caso di Diocleziano, il quale mori in villae suae pala-tio, ma anche in villa sua Aspalatho,31 Accanto al termine villa, era in uso fundus, nel senso di podere (agercum aedificio): Secondo Va-rone, la villa e un'edificio fuori citta, che assie-me alia terra circostante definiva un singolo pos-sedimento.32 II termine fundus, podere, viene spesso definito in modo piu preciso colla forma agget-tivale del nome del primo proprietario, p. es. fundus Aufidianus. Da questo si formano i csd. toponimi prediali,33 conservati in grande numero nelle re-gioni di lingua romanza,34 e cosi anche in Istria, regione multilingue.35 E' interessante notare che i toponimi prediali, con i caratteristici suffissi -an, -ana, sono molto 22 Tassaux (nota 2). 23 Sui servi imperiali, molto numerosi su iscrizioni nell'area a nord di Parenzo (Vabriga: Inscr. It. 10, 2, 216-219), e a Pola (Inscr. It. 10, 1,9,46,48,58), cf. D. J. Crawford, Proprieta imperiali, in: La proprieta a Roma (Roma-Bari 1980) 50-51 e 73. 24 N. Palazzolo, Crisi istituzionale e sistema delle fonti dai Severi a Costantino, in: Societa romana e impero tardoantico 1. Istituzioni, ceti, economie (Roma-Bari 1986) 57-70; L'impero romano e le strutture economiche e sociali delle province, Bib-lioteca di Athenaeum 4 (1986). 25 Cf. Societa romana e impero tardoantico 3. Le merci, gli insediamenti (Roma-Bari 1986) nel quale, nella parte secon-da, si elaborano le varieta regionali italiche nella Tarda Antichita: la Sicilia, il Bruttium, I'Emilia, l'ltalia nordorientale, nonche la Gallia settentrionale. 26 E. Lo Cascio, La struttura fiscale dellTmpero Romano, in: L'impero romano e le strutture economiche e sociali delle province, Biblioteca di Athenaeum 4 (1986) 57-59. 27 E. Gabba, La Sicilia Romana, in: L'impero romano e le strutture economiche e sociali delle province, Biblioteca di Athenaeum 4 (1986) 80; D. J. Crawford (nota 23) 35; A. H. M. Jones, The Roman economy, in: Studies in Ancient Economy and Administrative History (Oxford 1974) 299. 28 J. Harmand, Sur la valeur archeologique du mot "villa", Rev. arch. 38, 1951, 155-159; G. A. Mansuelli, Le ville nel mondo romano (Milano 1958) 14-16. 2<) F. De Martino, Storia della Costituzione romana (Napoli 1962) vol. 4, 308-309, vol.5, 69; M. 1. Finley, L'affitto della proprieta agricola privata in Italia prima di Diocleziano, in: La proprieta a Roma (Roma-Bari 1980) 125; D. J. Crawford (nota 23) 50. 30 Cic. Ad. Alt. 12,36 i 16,5. 31 F. Bulic, Car Dioklecijan, njegovo ime, njegova domovina i mjesto, gdje se je rodio; kada, gdje i kako je umro, in: Frane Bulic. Izabrani spisi (Split 1984) 219-220, 278 (pubblicato in origine in Vjes. Hrv. arh. dr. 14, 1915-1919). 32 J. Percival, The Roman Villa. An Historical Introduction (London 1976) 14. 33 G. B. Pellegrini, Saggi di linguistica italiana. Storia, struttura, societa (Torino 1975) 237-240, 244-247; P. Skok, Die mil den Suffixen -acum, -anum, -aseum und -useum gebildeten sudfranzdsischen Ortsnamen, Beihefte zur Zcitschrift fur romanisc-he Philologie 2, 1906. 34 D. Olivieri, Dizionario di toponomastica Lombarda (Milano 19612); G. Colella, Toponomastica pugliese dalle origini alia fine del Medio Evo, R. Dep. di St. Patr. per le Puglie, Doc. e Mon. 23, 1941; G. Amadio, Toponomastica Marcliigiana, Coll. di pubblicazioni storichc Ascolane (Ascoli Pičeno 1951-1958); R. Thouvenot, Essai sur la province romaine de Betique (Paris 1940) 240, 247-248; P. Skok (nota 33). 35 R. Matijašič, Antičko naslijede u toponimiji Istre, toponimi tipa -an, -ana u Istri i Dalmaciji, Histria historica 4, 2, 1981, 107-133. numerosi nelle aree centuriate degli agri di Pola e Parentium. Questi toponimi sono sopravissuti dalla prima fase della colonizzazione romana dell'Istria Meridionale e sono un segno tangibile d'un grande numero di proprieta di media grandez-za:36 in un sistema di piccole proprieta non sa-rebbero sopravissuti tanti toponimi, mentre i grandi poderi non avrebbero dato una cosi grande va-rieta di nomi di luoghi.37 La linguistica romanza e la toponomastica ci offrono in Istria moltissimi esempi di soprawi-venza di "relitti" glotologici (Wortrelikte). La stra-tificazione dei toponimi, cosi fortemente presente su tutta la costa orientale dell'Adriatico,38 e ben visibile in Istria, ed in alcuni aspetti rawisabile sulla costa occidentale della penisola. Dei cinque strati toponomastici documentati sull'Adriatico orientale (lo strato preindoeuropeo, indoeuropeo, illirico, latino classico e quello volgare, romanzo medioevale e croato39), i resti linguistici roman-zi sono i piu numerosi ed i piu significativi nel gruppo pre-slavo. I toponimi prediali hanno un'im-portanza incomparabile ad altri elementi d'ana-lisi, nel discorso sul carattere e sul grado di po-polamento degli agri di Pola e Parentium dal I secolo d. C. all'Alto Medioevo.40 Quanto l'agri-coltura aveva un ruolo determinante nella fon-dazione e nello sviluppo delle colonie romane, tanto le relativamente povere condizioni per una produzione agricola estensiva41 hanno influito sulla divisione della terra. Una volta stabilito, il "no-me" del terreno si e mantenuto poi per genera-zioni nel Medioevo, ed in molti casi fino al gior-no d'oggi. Lelenco dei toponimi del tipo -an, -ana in Istria consta di un centinaio di nomi desunti da do-cumenti medievali e da fonti cartografiche 42 Nella maggior parte si tratta di toponimi storici, cioe quelli documentati nelle fonti tra il IX e il XVI secolo. I toponimi prediali sono comunque mol-to piu antichi, e rappresentano un'importante te-stimonianza della continuita della vita durante tutto il periodo di transizione tra l'Antichita Classica all'Alto Medioevo. Le notevoli coincidenze topografiche tra i resti d'architettura rurale (ville rustiche e simili resti archeologici rurali) e la soprawivenza dei toponimi prediali non possono essere interamente ca-suali, anche se oggi i rapporti tra queste due ca-tegorie generalmente sfuggono a tentativi di ri-costruzione. C'e inanzitutto un gruppo di localita archeologiche con resti di architettura rurale romana, con nomi in -an, -ana: Arano, Barbo-lan, Monte Dolzan, Fasana, Furmian, Gaiano, Gal-lesano, Gusan, Levan, Magran, Siana, Turtian (op-pure Furtian oppure Tortigliano), Valenzan, Vintian, Vicuran.43 In altre localita sono note epigrafi romane e tombe, segni che nelle vicinanze c'era un abitato rurale dello stesso tipo: Fioran, Foiban, Guran, Cavrano, Lisignano, Sissano, Marzana, Pan-turan, Antignana, Tuian, Orcevano.44 Quasi tut-te queste localita hanno continuato a vivere durante la Tarda Antichita, enee prova il fatto che sono sopravissuti i toponimi, chiaro segno che la vita non si e mai interrotta in modo drastico, neppure durante le incursioni Avaro-Slave e la successiva colonizzazione Croata e Slovena. D'altro canto quest'affermazione non e valido per le regioni in- 36 Sulla classificazione delle proprieta in piccoli, medi e grandi (latifondi) cf. K. D. White, Roman Farming (London 1970) 385-388; J. M. Frayn, Subsistence Farming in Roman Italy (London 1969) 150; sui latifondi K. D. White, Latifundia. A Critical Review of the Evidence on Large Estates in Italy and Sicily up to the End of the First Century A.D., Bulletin of the Institute of Classical studies, University of London 14, 1967, 62-79. 37 Sulle concordanze tra la toponomastica prediale e rinvenimenti archeologici, cf. R. Matijašič, Toponomastica e archeologio dell' Istrie, Annates 5, (1994). 17-27. ,s P. Tekavčič, O kriterijima stratifikacije i regionalne diferencijacije jugoslavenskog romanstva u svjetlu toponomasti-ke, Onomastica Iugoslavica 6, 1976, 35-36 39 Tekavčič (nota 38). 411 R. Matijašič, Ageri antičkih kolonija Pola i Parentium i njihova naseljenost od I. do III. stolječa, Biblioteka Latina et Graeca. Radovi 6 (1988) 97-104; Matijašič (nota 4) 12. 41 La terra rossa che fa parte del paesaggio storico e moderno della costa occidentale istriana non e tra le piu fertili, anzi abbisogna di motto lavoro e non rende quantita eccessive di derrate alimentari, anche per l'assenza o quasi di corsi d'acqua di superfice; cf. p. es. L. Lago, II paesaggio arcaico dell'Istria centro-meridionale, in: Le casite. Un censimento per la memoria storica (Trieste 1994) 91-92. 4: Matijašič (nota 35); per le fonti cf. C. De Franceschi, La toponomastica dell'antico agro polese, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 51-52, 1939-1940, 119-197; R. Matijašič, Toponomastica storica dell'antico agro polese di Bernardo Schiavuzzi, Atti del Centra di ricerche storiche di Rovigno 14, 1984, 307-344. 43 Cf. la lista delle localita rustiche di cpoca romana in Matijašič (nota 4) 24-88. 44 Matijašič (nota 4) 92-94. terne dell'Istria: qui, infatti, i toponimi prediali sono molto rari, ed e qui che e ben visibile lo strappo culturale ed etnico dell'Alto Medioevo.45 II processo di degrado della vita (e non sol-tanto quella rurale), che durante i secoli III e IV continuava, pud essere definita "provincializza-zione" dell'Italia46 e "ruralizazzione" delle citta, poiche la vita negli abitati urbani, ma anche in quelli fuori citta (del tipo delle ville rustiche) venne ridotta ad una sola funzione, cioe quasi comple-tamente sottomessa alia produzione agricola. Le profonde trasformazioni cui vennero sottoposte le istituzioni, dal Senato alle classi politiche e sociali47 agivano in doppio senso sulle trasformazioni economiche e agrarie: le influenzarono e ne subirono le influenze. L'imposta fondiaria non poteva tenere conto dei fattori esterni alia produzione, ed il drenaggio fiscale porto molto presto al depauperamento48 del ceto piu numeroso in ambiente rurale, quello dei piccoli proprieta-ri, coloni, affituari o possidenti che siano. La produzione agricola si ridusse, col tempo, ad un li-mitato commercio in forma di scambio di pro-dotti a corto raggio. Scomparvero le grandi am-bizioni dei potenti gruppi possidenti: era questo, secondo alcuni studiosi deterministi, l'unico lo-gico sbocco dello sviluppo "capitalistico" dell'eco-nomia romana, nato dalle guerre puniche e al-largatosi fino all'inizio del Principato.4'' Dai grandi edifici rurali scomparvero gli elementi urbani come mosaici, affreschi ed altre decorazioni, ma scomparvero anche le concezioni architettoniche "urbane" (triclinium, oecus, peristilium, atrium ecc.). Tutto il sistema venne subordinato alia mera so-pravivenza o poco piu di cio. La produzione agricola era limitata a quello che era necessario al consu-mo familiare o tuttalpiu locale, anche se sono so-pravissuti, pare alcuni aspetti ti traffici a lungo raggio. La villa, in tutto, alia fine della trasfor-mazione tardoantica, non era piu identica al concetto "classico" dell'epoca tardorepubblicana o altoimperiale.50 La transizione dall'economia classica a quella tardoantica non e awenuta senza strappi e trau-mi: lo stanno a testimoniare le numerose ristrut-turazioni visibili nelle strutture abitative e pro-duttive, come a Cervera Porto,51 dove la fase tardoantica si sovrappone alio strato con fornace (fig. 2), ma viene a sua volta sovrapposta dai vani alto-medievali con focolari e abside.52 Linvoluzione eco-nomica non e, pero, facilmente documentabile con metodi dell'archeologia, poiche ci mancano elementi sufficienti per trarre delle conclusioni sicu-re anche dallo scarso, e finora talvolta negletto materiale minuto. Comunque, dalla presenza ab-bastanza massiccia, in alcune localita costiere , di anfore africane e di ceramica (terra sigillata chia-ra) proveniente da varie regioni del Mediterraneo. II fenomeno e visibile in tutta una serie di nuovi scavi cittadini (Pola, Parenzo53) e rurali. Tra quest'ul-timi, il csd. Castrum sull'isola di Brioni54 e un ca-so estremo in termini di quantita di materiale re-perito: lo scavo dell'abitato fortificato tardoantico ha dato enormi quantita di frammenti di ceramica di tutti i tipi, tra i quali la categoria piu nu-merosa viene datata tra il II ed il VI secolo. Sulla base di questo tipo di dati, per la mag-gior parte inediti (oppure in edizioni non definitive), si pud ipotizzare la continuita di alcune forme di commercio trans-mediterraneo anche nella tarda antichita. Dala fine del II secolo il baricentro della 45 Cf. il parere di A. Šonje, Slavenska cesta u Poreštini (Istra) u svjetlu arheoloških nalaza i drugih podataka, Rad Jugoslavenske akademije znanosti i umjetnosti 360, 1971, 41-51, con tutte le riserve per quanto riguarda alcune sue conget-ture. 4(> A. Giardina, Le due Italic nella forma tarda dellTmpero, in: Societa romana e impero tardoantico 1. Istituzioni, celi, economic (Roma-Bari 1986) 1-2. 47 Cf. 1'imponente esauriente studio prosopografico di F. Jaques, L'ordine senatorio attraverso la crisi del III. sec., in: Societa romana e impero tardoantico 1. Istituzioni, ceti, economic (Roma-Bari 1986) 81-225; C. Lepelley, Fine dell'ordine equestre: le tappe dell'unificazionc della classe dirigente romana nel IV secolo, ibid. 227-244; M. Forlin Patrucco, S. Roda, Crisi di potere e autodifesa di classe: aspetti del tradizionalismo delle aristocrazie, ibid. 245-272. 4X Sul caso dell'Egitto cf. D. Foraboschi, L'Egitto, in: L 'Impero Romano e le strutture economiche e sociali delle province, Biblioteca di Athenaeum 4 (Como 1986) 124-125. 49 A. Carandini, 11 mondo della tarda antichita visto attraverso le merci, in: Societa romana e impero tardoantico 3. Le merci, gli insediamenti (Roma-Bari 1986) 5-6. 50 Percival (nota 32) 174. 51 V. Jurkič Girardi, Scavi in una parte della villa rustica romana a Cervera Porto presso Parenzo (I), Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 9, 1976, 263-298. 52 Jurkič Girardi (nota 51) 289-292. 53 Scavi per ora non studiati a fondo e in gran parte inediti: a Pola nellc adiacienze dell'angolo orientale del Foro (1987-1988, scavi del Museo archeologico d'Istria di Pola), a Parenzo nella cosidetta torre pentagonale (1993-1994, scavi del Mu-seo di Parenzo). Fig. 2: Cervera Porto, pianta di parte della villa rustica romana con fornace (da Jurkič). vita economica del Mediterraneo centro-occidentale si e spostato sulle sponde meridionali, nelle province africane, o piu precisamente nell'Africa Set-tentrionale.55 Accanto alia produzione cereale e di olio d'oliva, le officine figuline africane hanno iniziato ad innondare il mercato italico, adriati-co e gallico di prodotti di massa, in origine imi-tazioni di quella terra sigillata il cui centra di produzione era Arctium (ceramica aretina). Le car-line di distribuzione della csd. "sigillata al'rica- na" e delle lucerne di produzione africana, mostrano che quasi tutti i tipi, tra il IV ed il VI/VII secolo erano presenti su tutte le coste mediterranee.5'' La stessa affermazione si riferisce senza riserve, alle anfore nord-africane, le quali raggiungievano le isola britanniche fino al IV secolo, ma erano presenti in Adriatico durante tutto il VII secolo.57 E' stata notata, ad Aquileia, l'interruzione dei traffici di anfore con le province danubiane (Pannonia, Norico) gia nel III secolo,58 traffici 54 Sul csd. Castrum di Brioni cf. Š. Mlakar, Fortifikacijska arhitektura na otoku Brioni: "Bizantski Kastrum", Hist. Arch. 6-7, 1975-1976, 5-49. 55 Carandini (nota 49) 7-9. 5(1 S. Tortorella, La ceramica fine da mensa africana dal IV al VII secolo, in: Societa romanu e impero tardoantico 3. Le merci, gli insediamenti (Roma-Bari 1986) 212-219; L. Anselmino, Le lucerne tardoantiche: produzione e cronologia, ivi, 227-240; C. Pavolini, La circolazione delle lucerne in terra sigillata africana, ivi, 241-250. 57 C. Panella, Le anfore tardoantiche: centri di produzione e mercati preferenziali, ivi, 251-272, con appendice di A.Ca-rignani, ivi, 273-277 dove si vedano le cartine di distribuzione. 58 M. T. Cipriano, Aquileia (Veneto), le anfore del Museo, ivi, 139-143. che erano stati molto intensi nei secoli precedenti, erano anzi fondamentali per l'esistenza di Aquileia, ma anche per il mantenimento della fron-tiera danubiana.59 La produzione ceramica "locale" acquista pero nuove forme e tecnologie, forme e tecnologie che si manterranno in una grande area per alcuni lunghi secoli senza cambiamenti sostanziali. Lo studio di questa produzione, tanto abbondante in alcune localita tardoantiche, in prevalenza abitati di carattere rurale oppure semi rurale,60 e ancora in corso.61 Si tratta di un gruppo di siti nella zona di Brioni, Barbariga e Peroi,62 che hanno dato grandi quantita di frammenti di ceramica grezza, di colore grigio scuro e varianti (marrone, ros-siccio, ocra), con molti inclusi di calcite, decora-ti molto spesso con striature orizzontali e linee ondulate singole o multiple, anche queste in sen-so orizzontale. Si tratta di forme da cucina: te-glie per la cottura del pane, tazze, pentoloni e terrine di forme molto caratteristiche. La tecno-logia figulina regredisce invece di svilupparsi: col tempo, dal V al VII sec., la struttura e le forme diventano sempre piu grezze e primitive, risulta-to del restringimento del mercato e dell'uso di queste masserizie. E', pero, principalmente la man-canza di certi elementi a fornirci alcune conclu-sioni sull'economia e sulla vita quotidiana in Istria nella Tarda Antichita: inanzitutto il numero esiguo di epigrafi (rispetto all'eta del Principa-to63), poi il silenzio quasi assoluto delle fonti scritte sull'Istria. Fanno eccezione le fonti di tipo carto-grafico - geografico generale, che utilizzavano dati tradizionali di natura colta: La Tabula Peutinge-riana,64 l'ltinerarium Antonini,63 la Geografia dell'Anonimo Ravennate.66 Con lo smembramento dell'Impero dopo le riforme dell'epoca dioclezia-nea,67 finisce anche la dominanza assoluta dell'Italia sulle province, e l'lstria, che dall'epoca augustea faceva parte dell'Italica Regione Decima (Regio X)68 ne subisce le conseguenze, in un primo momenta, sotto forma di involuzione economica, crollo dei grandi traffici di derrate alimentari e di og-getti di lusso dal e per l'Oriente e l'Africa. Pero, il cambiamento del modo di vita ed il dec-lino del tenore di vita non hanno influito molto sul grado e la densita di popolamento del terri-torio rurale della fascia costiera dell'Istria.69 II livello di produttivita, che dopo la punta di mas-simo sviluppo nel I e nel II secolo era alquanto ricaduto, ha mantenuto la qualita e la quantita sullo stesso livello durante il III, IV e anche il V secolo, e perfino agli inizi del VI non e sostan-zialmente diminuita.70 Non c'era piu l'assoluta do-minazione dei vigneti e degli oliveti, ma si cerca-va sempre di piu l'autarchia del mercato locale. Analizzando la documentazione archeologica delle localita con chiari segni di utilizzo dell'architet- 59 G. Piccottini, Scambi commereiali fra FItalia e il Norico, Ant. Altoadr. 29, 1987, 291-304; J. Šašel, Le famiglie romane e la loro economia di base, Ant. Altoadr. 29, 1987, 145-152. 60 B. Marušič, Neki problemi kasnoantičke i bizantske Istre u svjetlu arheoloških izvora, Jadr. zbor. 9, 1975, 337-338; id., Novi nalazi kasnoantičkih kostumih grobova u južnoj Istri i na otoku Cresu, Hist. Arch. 4, 1, 1973, 70-71. 61 Z. Brusič, Neki oblici kasnoantičke keramike s podmorskih lokaliteta uz našu obalu, in: Gunjačin zbornik (Zagreb 1980) 77-86; F. Juroš Monfardin, Tentativo di sistemazione della ceramica tardoantica e paleobizantina provenientc dell'edi-ficio profano di Bettica presso Barbariga, in: Arheološka istraživanja u Istri i Hrvatskom primorju, Izd. Hrv. arh. dr. 11,2 (1986) 209-233. 62 B. Marušič (nota 60); id., Krščanstvo i poganstvo na tlu Istre u IV i V stolječu, Arh. vest. 29, 1978, 566. 63 II numero di epigrafi superstite, databili al IV ed ai secoli seguenti, diminuisce in modo drastico in rapporto a tutta 1'epigrafia pre-medioevale: Inscr. /f. 10, 1 (Pola et Nesactium), nn. 549-565; Inscr. II. 10, 2, (Parentium), nn.57-171 (sono qui pero incluse lutte le iserizioni della Basilica Eufrasiana: musive, monogrammi nella decorazione parietale marmorea, graffiti su malta parietale e su marmo di rivestimento). ('4 La Tabula si ritiene una copia medioevale da originale del Tardo Impero che pero attingeva a materiale e fondi del Basso Impero: K. Miller, Die Peutingerische Tafel oder Weltkarte des Castorius (Stuttgart 1916); E. Weber, Tabula Peutingeria-na (Wien 1976); L. Bosio, La Tabula Peutingeriana: una deserizione pittorica del mondo antico (Citta di Castello 1983). 65 Elenco degli itinerari piu importanti, rielaborato attorno al 300 d. C., ma con riferimento a notizie eda alia situazione antecedente. 66 L'Anonymus Geographus Ravennas e uno scrittore sconosciuto del VI secolo nel cui testo si ricalcano fonti molto piu antiche; per un'analisi sinnottica di queste fonti, per quanto riguarda l'lstria, cf. A. Gnirs, Das Gebiet der Halbinsel Istrien in der antiken Uberlieferung, Jahresberichte der Marine-Realschule in Pota 1902. 67 A. Giardina, Le due Italic, in: Societa romana e impero tardoantico 1. Istituzioni, celi, economic (Roma-Bari 1986) 3- 22. 68 Degrassi (nota 3) 54-60. 59 Matijašič (nota 4) 99-100. 7I) Marušič (nota 60) 340; R. Matijašič, Alcune considerazioni sulle forme di insediamento rustico in Istria dal 111 al VI sec., Atti Civ. Mus. St. Arte. Quad. 13, 2, 1983-1984, 236. Fig. 3: Cervera Porto, pianta di parte della villa rustica romana con torchi (da Jurkič). tura rurale nel periodo I-111 secolo,71 possiamo notare che non ci sono chiari segni d'abbandono e di distruzione nei secoli IV e V. Venivano uti-lizzati tutti gli edifici abitativi e quelli produttivi, anche se ora in prevalenza per scopi economici ed in misura minore. E' questo il caso di Cerve-ra, dove la fornace fu attiva soltanto fino alia se-conda meta del I sec. d. C.; nel II secolo venne costruito un impianto per la produzione dell'olio (fig. 3), e dopo un rifacimento del IV-V secolo, il complesso cadde improwisamente in disuso alia fine del VI secolo.72 Simile doveva essere la si-tuazione di Barbariga, Brioni (csd. Castrum), Si-par.73 Dopo una prima fase dell'epoca tardoantica, di involuzione, abbandono delle terre, diminu-zione della popolazione e della produzione agri-cola,74 fase forse collocabile nel IV secolo, ini-ziava dal V secolo in Istria una seconda fase, durante la quale la penisola diveniva una zona di rifugio della popolazione delle regioni danubia-ne, in fuga dalle incursioni dei csd. barbari. In-fatti, 1'lstria e ben protetta da nord dalla catena montuosa dei Monti della Vena (Čičarija), da sud, est ed ovest dal mare, e questo l'ha resa, nei confront dei primi gruppi di Barbari che non aveva-no ancora conquistato una padronanza sul mare, un pezzo di terra dove rifugiarsi ed iniziare un nuova vita. Gia nel IV secolo la situazione politica interna nello Stato romano era talmente cambiata che anche in regioni in precedenza senza difese si ve-rificarono episodi bellici tra le opposte fazioni politiche e militari. In un primo periodo di tu-multi doveva esistere a Centora presso Capodi-stria, nell'Istria Settentrionale, una postazione mi-litare, a noi oggi nota da una serie di rinvenimenti di tesoretti, appartenuti ad un'unica cassa mili-tare.75 II carattere militare del sito si puo desu-mere, apparte le monete (originariamente alcu-ne migliaia), sia dal toponimo di Centora (Čen-tur, Centuria) che dalla posizione del luogo, do-minante sopra la strada che da Capodistria con-duceva all'interno dell'Istria slovena.76 Sin dall'epoca protostorica, l'importanza di Aquileia e di tutta la regione altoadriatica stava nella sua posizione di "cerniera" tra l'ltalia, l'lllirico e le regioni danubiane. La via piu battuta nella Tarda Antichita era forse quella tra Emona ed Aquileia, l'entrata in Italia, per i Barbari mitico centro 71 Jurkič (nota 51) 265-298; id. (nota 21 Lo sviluppo) 15-31; cf. pure B.Marušič (nota 60). 72 Jurkič (nota 51). 73 Marušič (nota 60); Jurkič (nota 21 Lo sviluppo). 74 C. R. Whittaker, Agri deserti, in: La proprieta a Roma (Roma-Bari 1980) 168; M. Verzar Bass, Le trasformazioni agrarie tra Adriatico nord-orientale e Norico, in: Societa romana e impero tardoantico 3. Le merci, gli insediamenti (Roma-Bari) 1986, 683. 74 G. Brusin, Notiziario archcologico (1935-1936), Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 47, 1935, 287; A. Jeločnik, Čentur-ska zakladna najdba folisov Maksencija in tetrarhije, Situla 12, 1973, 1-224; A. Jeločnik, P. Kos, Zakladna najdba Čentur - C, Situla 23, 1983. 75 B. Benussi, Dalle annotazioni di Alberto Puschi per la Carta archeologica dell'Istria, Archeografo Triestino 14, 1927, 243. 76 Sui castellieri cf. il clasico C. Marchesetti, 1 castellieri della regione Giulia, Trieste (1903 (rist.1981)) e tutta la biblio-grafia seguente, sintettizzata in P. Cassola Guida, Le regioni dell'arco alpino orientale tra Eta del Bronzo ed Eta del Ferro, in: Italia, omnium terrantm parens (Milano 1989) 621-650. delle richezze del mondo e meta da conquistare. L'lstria, grazie alia sua posizione geografica, era in disparte, e percio in un primo momento le vennero risparmiate incursioni e devastazioni dirette. Ar-rivarono, pero numerosi i profughi: da Emona, da Celeia, Poetovio, ma probabilmente anche dal limes danubiano. Essi portarono ad una nuova fase di relativo sviluppo, naturalmente nell'am-bito delle nuove possibility sociali ed economic-he. Una diretta conseguenza dei questo rilancio demografico ed economico, durante il V secolo appariva una specie di dicotomia nella tipologia insediativa, riconoscibile da una parte nella so-pravvivenza delle aglomerazioni all'aperto, non fortificate, che si svilupparono dalle localita rurali classiche del I-11 secolo, e dall'altra parte nella comparsa di nuovi insediamenti, ben fortificati, sugli ex castellieri protostorici.77 E' particolar-mente notevole il grande numero di questi abita-ti fortificati, con funzione di refugia, nella fascia costiera occidentale dell'Istria. Quelli lungo la costa si trovano il piu delle volte su dei promontori o sugli scogli che successivamente venivano colle-gati alia terraferma, e sono situati quasi sempre vicino a grandi concentrazioni di localita rurali.78 Nell'interno, venivano scelti i punti meglio pro-tetti e facilmente difendibili: non sorprende il fatto che questi punti cosi scelti siano stati in prece-denza abitati protostorici. In linee generali, la loro poleogenesi e chiara (anche perche nelle scienze storiche, ogni verita vale soltanto in linee generali 79). Nati nel periodo dal V al VII secolo come rifugi in caso di necessita per la popolazione circostante (fig. 4), si sono poco a poco trasfor-mati in abitati urbani permanenti: inanzitutto quelli sulla costa, successivamente quelli, meno numerosi, nell'interno della penisola. Le citta fortificate che si sono formate in quel periodo sono Ro-vigno, Orsera, Cittanova, Umago, Sipar, sulla costa slovena Isola e Pirano, nell'entroterra istriano Mon- Fig. 4: Pianta dell'Istria e dell'Alto Adriatico in epoca tardoantica (da Marušič). tona, S. Lorenzo del Pasenatico, Valle, Golzana, Momorano, Duecastelli, Pedena ed altri.80 Nell'entroterra dell'Istria settentrionale sono di tale origine Buie e Grisignana, mentre Pinguente e Rozzo erano abitate in continuazione durante tutta 1'epoca romana ,81 Spicca il fatto che lungo la costa degli agri delle colonie di Pola e di Pa-rentium si siano formati soltanto Ruginium82 e Ur-saria,83 mentre a nord del fiume Quieto, dove non c'erano colonie romane, si siano formati tre abi- 77 Matijašič (nota 70) 236-237. 78 F. Braudel, Una lezione di storiti (Torino 1988) 14. 79 Matijašič (nota 70) 236-237. 80 Sono ambedue prive di testimonianze archeologiche dirette sulla continuita della vita, ma 1'abbondanza di siti ruralni nei territori delle due cittadine non lascia dubbi. 81 V. Jurkič Girardi, Monumenti romani sul territorio di Pinguente e di Rozzo, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 8, 1977-1978, 7-38, con la bibliografia precedente. 82 La prima menzione di Rovigno vi č nellAnonimo ravennate nel VI sec.: Ruginio scu Ruigno; per l'urbanistica cf. B. Tadič, Rovinj. razvoj naselja, Študije i monografije Instituta za povijest umjetnostni 3 (Zagreb 1982). 83 M. Mirabella Roberti, La sede paleocristiana di Orsera, Annali tricstini, Univcrsita di Trieste 15, 1-2, 1944, 31-102; cf. pure id., La sede paelocristina di Orsera, Alti dell'Islituto Veneto di scienze, lettere ed arti 1944, 509-541 e la ristampa in Atti Mem. Soc. lstr. Arch. St. Pat. 27-28, 1979-1980, 33-61; B. Marušič, Slavensko avarski napadi na Istru u svjctlu arheološke grade, Peristil 2, 1957, 65-69. tati che durante il medio evo mantennero le caratte-ristiche urbane: Aemonia /Neapolis (Cittanova,84 Humagum (Umago),85 Sipparis (Sipar, abbando-nato gia nell'Alto Medioevo),86 e Silbio (Salvo-re, non fortificata e distrutta nell' VIII secolo). Questo puo forse essere spiegato con la forte continuity di prerogative civiche nei rispettivi agri di Pola e Parenzo, mentre il litorale settentrio-nale dell'Istria croata e slovena, contribuito a Tergeste in un secondo tempo rispetto alia fonda-zione coloniaria,87 era meno legato al centro urbano. La soluzione dei problemi riguardanti i rap-porti socio-economici degli abitati fortificati con le aglomerazioni all'aperto puo basarsi, per ora, soltanto su dati incompleti. Sicuramente in Istria non poteva essersi formato un sistema fortifica-to come i Claustra Alpium Iuliarum,88 ma alcuni castella servivano da rifugio per la popolazione circostante.89 Mentre i Claustra Alpium Iuliarum avevano il compito di fermare le invasioni verso l'ltalia, le fortificazioni tardoantiche istriane servivano soltanto a fermare le possibili sporadiche incursioni di piccoli gruppi bellicosi. Nuove ten-denze nella comprensione e nell'interpretazione della storia culturale del periodo tardoantico ed altomedievale cercano oggi di ridimensionare la situazione dei secoli IV e V, nel senso che gli in-vasori non erano numerosi: si trattava perlopiu di piccoli gruppi che di notte uscivano dai boschi dove di gorno stavano nascosti. Le loro scorre- rie, spesso notturne, non provocarono di per se il collasso completo del sistema, cosi che l'agri-coltura era tutto, fuorche distrutta. Si trattava cer-tamente di in certo declino delle quantita di der-rate alimentari prodotte, veniva coltivato solo quello che serviva al fabbisogno locale. Alcuni casi tipici di continuita della vita tra Antichita classica ed Alto Medioevo, in alcune localita dell'Istria, sono ben noti dai lavori del com-pianto Branko Marušič:90 la sua casistica si e fer-mata, pero, poco dopo il 1975, avendo pubblica-to dopo quell'anno soltanto pochi dati aggiuntivi sulla Tarda Antichita, che era soltanto uno dei suoi campi d'interesse. Dopo quella data, egli ha pubblicato i risultati dei suoi scavi a Barbana,91 a Betika92 e a Nesazio,93 anche se pure questi scavi erano precedenti al 1975, ma anche tre collezio-ni di dati miscellanei sul periodo tardoantico e altomedievale.94 Nel 1975 iniziava lo scavo "sistematico" del csd. "CASTRUM" di Brioni (fig. 5),95 una localita nota gia dall'inizio del secolo, e tastata dal Gnirs, dal Mirabella Roberti e dal Mlakar.96 E' venuto alia luce forse il sito piu importante per la conoscen-za del passaggio tra Antichita Classica e Tardoantico. Sui resti di una villa rustica in Val Madonna (Porto Buon), sorta forse gia nel I sec. a. C., e tipica, nel suo schema a cortile centrale e le tre ali che lo circondano lasciando libero il lato al mare,97 e sorto alia fine del V - inizio del VI secolo, un 84 L. Parentin, Cittanova d'Istria (Trieste 1974); B. Marušič, II castello di Neapolis - Novas alia luce delle fonti archeo-logiche, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 19, 1988-1989, 9-42. 85 A. Benedetti, Umago d'Istria nei secoli (Trieste 1970). 86 Marušič (nota 60) 338-339. 87 A. Starac, Pitanje istočne granice Cisalpinske Galije i odnos opčina Tergeste i Egida, Hist. Arch. 24-25, 1993-1994, 5-37. 88 J. Šašel et. al., Claustra Alpium Iuliarum 1. Fontes, Kat. in monogr. 5, 1971. 89 Marušič (nota 60) 343. Marušič (nota 83); id. (nota 60); id., Istra ti ranom srednjem vijeku, Kulturno - povjesni spomenici Istre 3 (1960); id., Djelatnost srednjovjekovnog odjela Arheološkog muzeja Istre u Puli 1956-1958, Starohrv. pros. 8-9, 1956-1958, 245-260; id., Kasnoantičko i ranosrednjovjekovno groblje kaštela Dvigrad, Hist. Arch. 1, 2, 1970, 27-52; id., Crkva Sv. Sofije u Dvogradu, Hist. Arch. 2, 2, 1971, 7-90. 91 B. Marušič, II tramonto del periodo antico ai confini orientali dell'agro polese, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 14, 1984, 25-53. B. Marušič, J. Šašel, De la cella trichora au complexe monastique de St. Andre a Betika entre Pula et Rovinj, Arh. vest. 37, 1986, 307-342. 93 B. Marušič, II tramonto della civilta romano-bizantina nel castello di Nesazio, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 18, 1987-1988, 23-66, cf. anche id., Prilog poznavanju kasnoantičkog Nezakcija, Starohrv. pros. 16, 1986, 51-76. 14 B. Marušič, Varia archaeologica prima, Hist. Arch. 11-12, 1980-1981, 31-66; id., Varia archaeologica secunda, Miscellanea archaeologica Parentina Mediae Aetatis, Osservazioni su alcune localita archeologiche altomediovalc del Parenti-no, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 16, 1986, 71-93; id., Varia archaeologica secunda, Hist. Arch. 13-14, 1982-1983; 33-84. 95 Š. Mlakar, Fortifikacijska arhitektura na otoku Brioni, "Bizantski kastrum", Hist. Arclt. 6-7, 1975-1976, 10-34. '"' A. Gnirs, Eine Skizze der kulturhistorischen Entvvicklung Brionis. Brionifiihrer (Wien 1909); M. Mirabella Roberti, Notiziario archeologico, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 47, 1937, 293; Š. Mlakar, Muzejsko-konzervatorski radovi na otočju Brioni, Muzeji 11-12, 1956-1957. 17 Cf. la pianta in Lj. Širee, Srednjovjekovna keramika iz cisterne kastruma na otoku Brioni, Hist. Arch. 15-16, 1985, 105. Fig. 5: Brioni, pianta del csd. Castrum in Val Madonna: A - il nucleo della villa rustica romana, B - 1'area dell'angolo me-ridionale, C - nuove costruzioni tardoantiche, D - area di costruzioni altomedievali (da Mlakar). abitato fortificato che ha continuato a vivere fino al XV-XVI secolo. Gia l'edificio classico, probabilmente amplia-to e mutato nella disposizione dei vani durante i primi tre secoli d. C., aveva una funzione esplici-tamente produttiva, con due gruppi di tre torchi, per il vino e l'olio nell'ala rispettivamente orien-tale e settentrionale. Era questo uno degli edifi-ci noti anche da altre localita sia a Brioni (Monte Collisi)98 che sulla terraferma (Velika Šaraja, forse anche Barbariga).991 due rispettivi magaz-zini con i dolia, la cisterna per l'acqua potabile e quella da usare nel processo dell'estrazione del-l'olio d'oliva, tutto inquadra la villa classica di Val Madonna neH'ambito dell'economia istriana dei primi tre secoli dell'Impero. La stratilicazione architettonica ed il materiale archeologico trovato durante gli scavi, non sono stati ancora, purtroppo, studiati a fondo.100 I ri-sultanti quesiti aperti sono di conseguenza ancora molti. Secondo quelli che si sono finora occu-pati del problema del csd. Castrum di Brioni, la villa classica era in piena attivita fino alia meta del II secolo, dopodiche venne gradualmente ab- 98 A. CJnirs, Istrische Beispeiele tu r formen der antik-romischen Villa Rustica, Jb. Altkde 2, 1908, 134-137. 99 Per quanto riguarda la villa di Velika Šaraja presso Peroj, indagata dal Mlakar, cf. M. Suie, Antički grad na istočnom Jadranu (Zagreb 1976) 221; R. Matijašič (nota 4) 55; per Barbariga cf. id., Roman Rural Architecture on the Territory of Colonia lulia Pola, Amer. Jour. Arch. 86, 1, 1982, 58, ma anche B. Marušič (nota 60) 340. 100 Con l'eccezione di qualche studio parziale, cf. Širec (nota 97). bandonata.101 La stessa sorte sarebbe toccata al complesso di Val Catena e a quello di Monte Collisi. Pero, forse gia agli inizi del IV secolo la vita in Val Madonna potrebbe esser stata ricostituita, poiche si era sempre piu in cerca di posti sicuri e facilmente difendibili. Non molto tempo dopo, il nuovo abitato, questa volta costituito da gruppi dr piccoli vani irregolari, probabilmente casup-pole errette da piccoli nuclei familiari senza aver in mente uno schema di sviluppo urbanistico, venne cinto di muraglie.102 Queste sono molto solide dai tre lati verso l'interno, con torri angolari e scale d'accesso ogni 40 m circa, ma praticamente no-nesistenti dal lato del mare. Gli abitanti si senti-vano probabilmente sicuri, sapendo che gli even-tuali invasori non avevano la padronanza sull'Adria-tico. Da questo lato pero, il muro era stato reso piu solido da contrafforti in un secondo raoraen-to, quando forse la situazione militare sul mare era cambiata. Erano tre le entrate dal lato di terra: tutte ben protette e molto strette: anche i traffici probabilmente si svolgevano dal mare. Si pud intuire una rudimentale griglia delle vie, irregolari e strette, in particolare nel settore settentrionale, cioe anche una forte attivita edilizia durante diversi secoli, nonche la concentrazione, per una qualche ragione a noi per ora sconosciuta, di piccoli impianti pro-duttivi per l'olio e vino lungo il lato del mare. I torchi rinvenuti sono 3-4, tutti del tipo noto anche da altre localita tardoantiche:103 molto sem-plici e ad uso familiare. Non si tratta piu di una produzione massiccia, ma di impianti che soppe-rivano soltanto alle necessita dell'abitato. Per quanto riguarda il materiale archeologico minuto, la ceramica, si puo osservare che in una fase si osserva la presenza massiccia, ma non esa-gerata, della terra sigillata aretina, la prima, in ordine cronologico, classe di materiali che data l'inizio della villa alia fine del I sec. a. C. Manca, invece, quasi completamente la produzione ceramica anticedente, del II e del I sec. a. C. Sono poi quasi incredibilmente enormi le quantita di frammenti di ceramica industriale utilitaria, la csd. terra sigillata chiara, che appare nel I/II se- colo d. C., e dura fino al VI/VII secolo. L'analisi di questi materiali, tuttora in corso, ci fornira, lo speriamo, delle risposte ai problemi di continuita diretta tra la villa e l'abitato fortificato; oppure ci suggerira l'ipotesi di una fase di iato, interru-zione della vita in questa localita sulla costa oc-cidentale e ben protetta delle isole di Brioni. Ri-guardo a questa localita, non possiamo trascura-re di accentuare un'altro particolare scaturito dalle ricerche recenti: si tratta del nome convenziona-le di "Castrum bizantino" conferitogli dal Gnirs all'inizio del secolo104 in base a modesti saggi stra-tigrafici. Invece, non appare con certezza nessun elemento che ci possa far pensare ad un campo militare (castrum). Si tratta, bensi, di un'abitato civile, sorto come rifugio in riva al mare su un'isola al largo dell'Istria, e sopravissuto per diversi secoli anche nell'Alto Medioevo.105 Ci resta di soffermarci molto brevemente su alcuni ulteriori esempi di riutilizzo di edifici classici nella Tarda Antichita. In un vano delle terme urbane di Nesazio (Vizače - Altura) a 12 km da Pola sono stati trovati i resti di torchi per olio o vino.106 Le parti in pietra sono state ottenute da blocchi di riuso: la grande area ha il solco paral-lelo ai quattro lati ed un beccuccio per il defluire del liquido estratto. Nell'angolo opposto del vano vi e il lapis pedicinus, che serviva da ancorag-gio dell'argano per la spremitura. Vi e pure un paio di ortostati, che nella meccanica dei torchi tardoantichi (noti da Brioni, da Salona ed altri rinvenimenti Adriatici) facevano parte del sistema di pressione dell' l'asse centrale.107 La basilica paleocristiana di Orsera, usata in un secondo tempo per un'impianto di spremitura per olive - uva, e molto nota: scavata nel 1935,108 meriterebbe, pero una ricerca di revisione, non solo per una sistemazione definitiva dei resti, oggi coperti dalla vegetazione. Nell'angolo settentrionale della chiesetta (a pianta quadrata, di 9,30 x 15,20 m, con un'abside poligonale) si sono trovati i resti di un torchio. II lapis pedicinus e stato ottenu-to da una soglia, mentre Yarea era molto rovina-ta, ma comunque non molto grande, con solco e 101 Mlakar (nota 95) 39. 102 Mlakar (nota 95) 40-41. 103 Matijašič (nota 14) 247-261. 104 Gnirs (nota 96). 105 M. Suič, Cissa Pullaria - Baphium Cissense - Episcopus Cessensis, Arh. rad. raspr. 10, 1987, 185-219; B.Marušič, Še o istrski Kisi (Cissa) in kesenskeni škofu (Episcopus Cessensis),/!;/!. vest. 41, 1990, 403-430. 106 A Puschi, Edifici antichi scoperti a Nesazio, scavi degli anni 1904 e 1905,Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 22, 1905, 278-279. 107 Puschi (nota 106) 279, fig. 3. 108 Mirabella Roberti (nota 83) 9-10. becuccio. Sotto Yarea vi era un recipiente per la raceolta del fluido estratto, nel quale sono stati trovati resti di noccioli carbonizzati di olive, segno inconfondibile di una produzione d'olio.109 Secondo il Mirabella Roberti, autore degli scavi, la cronologia sarebbe la seguente: 1. costruzione di una villa rustica nel I secolo: di questa si sono conservati resti di un mosaico ed elementi d'un ippocausto sotto l'abside della chiesetta, 2. costruzione di un primo edificio di culto di pianta quadrata, nell terzo quarto del IV secolo, 3. costruzione dell'abside e nartece nel V secolo, 4. distruzione della chiesa nella seconda meta del VI secolo, forse durante la guerra gotica, 5. riutilizzo del vano per la sistemazione di un torchio nel VII secolo. II Marušič ha creduto di poter spostare la distruzione all'inizio del VII secolo, nell'epoca delle incursioni avaro-slave,110 cosa non impossibile, ma comunque il riutilizzo e la dissacrazione an-drebbero collocati nel VI-VII secolo, poiche e difficile dubitare di questa sequenza cronologica, al-meno in ordine relativo. I horrrea tardoantichi dovrebbero rappresen-tare un capitolo a parte delle testimonianze arc-heologiche dell'Istria di quel periodo. E' cer-tamente da menzionare l'edificio quadrango-lare di Soma, con lesene su tutti i muri ester-ni, e con due vani aggiunti vicino all'angolo settentrionale: ipotizzata una funzione sacrale, non e da escludere, per l'aspetto dell'edificio, il suo uso per magazzino. L'edificio si trova sopra i resti di una grande e lussuosa villa romana, evi-dentemente abbandonata all'epoca della costruzione dell'ipotetico/iorreM/n.111 Lungo l'asse mag-giore dell'edificio si trovano resti di due pila-stri che sostenevano il tetto e dividevano in due navate il vano. II Šonje l'ha voluto identificare con la chiesa di S. Pietro, menzionata dall'Amoroso all'inizio del secolo.112 Purtroppo, le due piante degli edi-fici, di Amoroso e di Mlakar113 non hanno niente in comune. L'ipotesi che si trattasse di un magazzino tardoantico del V secolo, e stata avanzata dal Marušič e ripresa dal Mlakar.114 Un'altro edificio, molto simile, e stato scoper-to dal Degrassi nei pressi di Orsera nel 1928:115 prendendo in considerazione la forma dell'edificio (65 x 28 m), lo spessore dei muri (89 cm), le lesene / contrafforti esterni, organizzazione del- 10 spazio interno (presenza di pilastri lungo l'asse maggiore), si tratta sicuramente di un horreum, magazzino per derrate alimentari del periodo tardoantico.116 Infine, Branko Marušič ha trovato un terzo simile edificio dalle stesse caratteristiche, nel vil-laggio di Roma sotto Rozzo, nell'Istria settentrionale,117 nell'ambito di un saggio di scavo della capella di S. Mauro, parte del abitato classico e tardoantico. Non avendolo scavato nell'intera su-perficie, non ne conosciamo tutte le dimensioni. 11 magazzino di Soma ha una superficie di 216 m2, mentre quello di Orsera e molto piu grande con 1170 m2. Interessante notare, pero, che gli esempi di horrea riguardano il contesto extraur-bano, mentre per quanto riguarda le citta, non abbiamo dati simili. La presenza di questi magazzini tardoantichi riflette, in un senso, la stabilita delPeconomia dell'Istria nel periodo. La prosperita della penisola non era, cioe, messa in grave pericolo, grazie anche alia relativa isolazione del territorio dal continente a nord. Ancora nel VI secolo l'lstria viene citata nelle fonti (Cass. Var. 12, 22-24)118 come regione prospera e fertile, importante per la produzione agricola di tutto 1'Alto Adriatico. Scrivendo agli provincialibus Histriae attorno al 538, Cassiodoro, prefetto del pretorio del re dei Goti a Ravenna, loda la costa istriana con i 109 Mirabella Roberti (nota 83) 9-11. 110 Marušič (nota 83) 67. 111 A. Šonje, Crkvena arhitektura zapadne Istre, Područje porečke biskupije od IV. do XVI. stolječa (Zagreb-Pazin 1982) 46. 112 A. Amoroso, Villa romana a S. Pietro in Sorna,/lHi Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 24, 1908,340-346; V. Jurkič, Gradevinski kontinuitet rimskih gospodarskih vila u zapadnoj Istri od antike do bizantskog doba, Histria historica 4, 2, 1981, 90. 113 Š. Mlakar, Rimski gradevinski kompleksi i interijeri rimskih vila na Poreštini, Zbor. Porešt. 2, 1987, 61. 114 Marušič (nota 60) 340; Mlakar (nota 113) 63. 115 A. Degrassi, Notiziario archeologico (1928), Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 40, 1928, 400; Mirabella Roberti (nota 83) 32. 116 G. Bovini, Le antichita cristiane della fascia costiera istriana da Parenzo a Pola (Bologna 1974) 117. 117 B. Marušič, Arheološko istraživanje u Rimu kod Roča, Buzetski zbornik 5, 1981, 150-151; id., Istraživanje arheološ-kog nalazišta Rim kod Roča, in: Arheološka istraživanja u Istri i Hrvatskom primorju, Izd. Hrv. arh. dr. 11,2 (1986) 238-240. 118 R. Matijašič, Kasiodorova pisma kao izvor za poznavanje kasnoantičke povijesti Istre (Cass.Var. XII, 22,23,24), Zgod. čas. 42, 3, 1988, 363-371. molti grandiosi edifici (praetoria), comparandoli ad una collana di perle, e "hinc appareat, qualia fuerint illiusprovinciae maiorum iudicia, quam tantis fabricis constat ornatam". Anche se queste defi-nizioni possono esser considerate parte del lin-guaggio diplomatico, usato anche a scopi fiscali (per poter dagli stessi abitanti dell'Istria esigere un tributo maggiore in vino, olio e grano,119 e chiaro che il prefetto del pretorio era ben consapevole dell'esistenza, lungo la costa dell'Istria di molte edifici, costruiti dai maiores. Ma gli edifici, la tra-dizione di un'antico splendore, ma forse anche i resti dell'antico splendore, esistevano ancora nel VI secolo. La vita economica di questo periodo rappre-senta, in ogni caso, la continuazione della situa-zione precedente, senza grandi mutamenti, pero con segni di recessione. Anche se, secondo il Marušič, appena nel VII-VIII secolo possiamo par-lare con sicurezza dell'elemento militare nei ca-stelli,120 l'inizio dell'organizzazione militare ben nota per l'lstria bizantina deve collocarsi gia nel V secolo. Proprio questo periodo, il V-VI secolo, e cruciale per il comprendimento dello sviluppo dell'Istria nell'Alto Medioevo, periodo che ha inf-luito poi su tutta la storia seguente. Nell'quadro insediativo dell'Istria al passaggio dal periodo tardoantico al Alto Medioevo121 dob-biamo inserire i risultati degli studi sulla toponomastica prediale.122 II loro numero e maggiore nel territorio di Pola, soprattutto nelle immediate vicinanze della citta, e diminuisce notevol-mente nel parentino, dove tali toponimi sono poco numerosi (Barbana, Faiban, Marzana - Marčana, Muntajana, Antignana - Tinjan, Visignano - Viš-njan); si deve supporre l'influsso combinato due fattori:123 la differente situazione dei rapporti di proprieta della terra in epoca romana (prevalen- za di grandi tenute e di proprieta imperiali), ed uno sviluppo alquanto differente nel periodo me-dievale. La seconda onda migratoria dei Croati ha invaso il parentino in modo piu massiccio: lo testimonia la Via Sclavonica, la "strada degli Slavi", che collega Castrum Pisinum con Parenzo.124 I toponimi prediali sono sopravissuti nei nomi degli abitati piu importanti, il che ci indica la persi-stenza e la continuita della vita, anche se in gra-do minore che nell'agro polese. Un'altro elemento della continuita della vita negli agri sono le chiesette, per lo piu capelle di piccole dimensioni,125 che, sparse oggi negli ab-bandonati campi del Parentino e del Polese,126 testimoniano un'ininterrotto filo di vita nelle stesse localita dall'epoca romana al Medioevo. La maggior parte di questi edifici presenta elementi romani-ci, gotici, ma un numero notevole e di sicura da-tazione preromanica.127 II dossier delle chiese me-dievali con probabile o sicura fase altomedievale comprende p. es. le chiese di S. Michele di Bag-nole, S. Giacomo in Porto Colone, San Paolo nell'ominoma golfo a sud di Rovigno, S. Fosca presso Peroi, S. Maria Piccola presso Valle ecc.128 Nella villa romana di Cervera Porto presso Parenzo, non e impossibile pensare ad un edificio ecclesiastico paleocristiano riguardo alia presenza dell'abside con quattro contraforti esterni e i resti della base dei plutei. I vani adiacenti hanno dato del materiale databile tra il IV ed il VI secolo.129 Sono noti, nelle province occidentali europee dell'Impero, casi di localita dove e awenuto l'utilizzo delle rovine di edifici romani per sepolture me-dioevali.130 Mentre questo fenomeno in Istria set-tentrionale appare gia nel periodo tardoantico (Ca-toro e Zambratia - tombe tardoantiche), le ne-cropoli appaiono anche vicino alia chiesetta di S. Eliseo a Fasana (tombe scolpite nella roccia) e a 119 Matijašič (nota 118) 365. 120 Marušič (nota 60) 346. 121 Matijašič (nota 70) 231-243. 122 Cf. sopra, note 33-40. 12:1 Sulle possibili ragioni di questa dicotomia cf. Matijašič (nota 35) 128. 124 Šonje (nota 45) 41-51; Marušič (nota 90 Istra u ranom) 22-21. 125 Su situazioni simili in Dalmazia cf. M. Zaninovič, The Economy of Roman Dalmatia, ANRW II, 6, 1977, 786; Ž. Rapanič, Prilog proučavanju kontinuiteta naseljenosti u salonitanskom ageru u ranom srednjem vijeku, Vjes. arli. hist. dalm. 74, 1980, 189-195. 126 Šonje (nota 111). 127 B. Marušič, lstarska grupa spomenika sakralne arhitekture s upisanom apsidom, Hist. Arch. 5, 1-2, 1974, 44-65 (ri-stampato in versione italiana in Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno 8, 1978, 41-185). I2S Šonje (nota 111); Marušič (nota 127); D. Rismondo, La primitiva chiesa di S. Michele di Bagnole presso Dignano, Atti Mem. Soc. Istr. Arch. St. Pat. 24, 1908, 352-373. 129 Jurkič (nota 51) 282-283. 130 Percival (nota32) 181-199. S. Giacomo a Colonne (tomba tardoantica in ri-va al mare).131 Si pone infine la domanda come sintetizzare tutti questi elementi sparsi che senza dubbio par-lano della continuita della vita sul territorio degli agri delle colonie di Pola e Parentium. La for-tificazione di alcuni punti cruciali nel tardo Impero, la sopravvivenza dei toponimi prediali, la soprawivenza delle chiesette costruite sui ruderi romani - tutto cio puo rappresentare un insie-me di dati che ci illustrano la continuita della vita e l'occupazione del territorio dell'Istria me-ridionale e quella occidentale dal periodo della romanita classica (I-III secolo) fino al Medioevo, cioe fino ai grandi cambiamenti demografici del XIV-XVI secolo. Dr. Robert Matijašič Pedagoški fakultet u Puli Medulinska 2 HR-52000 Pula 131 B. Marušič, Kratak doprinos proučavanju kontinuiteta izmedu kasne antike i ranog srednjeg vijeka te poznavanju ravenatske arhitekture i ranosrednjovjekovnih grobova u južnoj Istri, Jaclr. zbor. 3, 1958, 331-351; id (nota 94) 37-39.