☆ ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI Anno VII. N.o 348 Kedazione e Amministrazione: CAPODISTRIA Via Santorlo 26 - tei. 128 ★ Oggi il compagno Tito compie il ilio sessantaduesimo compleanno. Da ogni parte della Jugoslavia sono pervenuti al Presidente della Repubblica, al caro compagno Tito, le vive felicitazioni e gli auguri più fervidi dei lavoratori, dei cittadini, dei popoli tutti della nostra patria socialista. La gente dei nostri due distretti, i lavoratori sloveni italiani e croati che vivono in questo lembo estremo della Jugoslavia, ha manifestato anche in questa occasione di sentirsi tutt’uno con gli altri cittadini della Jugoslavia ed ha affidato ai giovani delle organizzazioni sportive di portare il suo messaggio d’augurio al compagno Tito. La fiaccola della staffetta è passata di mano in mano, da Punta Grossa a Sicciole, da Castel a Cittanova, tangibile testimonianza dell’amore del nostro popolo per il compagno Tito, sìmbolo della grande epopea che ci ha portato la libertà e una nuova vita. «Viva a lungo il compagno Tito, per il benessere dei nostri popoli, per il socialismo, per la classe operaia di tutto il mondo» — era il grido che accompagnava lungo tutto il percorso le nostre staffette. Era il saluto semplice, ma sincero e profondo che esprìme quanto il nostro popolo sia consapevole del grande ruolo che la personalità di Tito ha svolto e continua a svolgere nella gigantesca lotta di trasformazione della società nel nostro paese, nella realizzazione degli alti ideali socialisti. Tito significa per i nostri popoli la materializzazione della volontà di lotta per liberarsi dal gioco capitalista, significa organizzazione e guida dell’inesauribile energia della classe operaia Jugoslava, significa vittoria sugli occupatoti e sui nemici di classe. Tito è il popolo, è la lotta di liberazione, è il socialismo. Altrimenti non Nota redazionale Per la mancanza di energia elettrica nei nostri impianti tipografici « a causa dei guasti provocati dal maltempo siamo costretti a uscire in ritardo e in ediz'one ridotta. Preghiamo pertanto i nostri lettori di scusare l’involontaria irregolarità. si potrebbe comprendere tutto l’amore che i nostri popoli nutrono per il compagno Tito, la fiducia che ripongono in lui, la certezza ch’Egli sa interpretare le giuste aspirazioni dei lavoratori e le sa trasformare in realtà. Milioni di uomini in tutti i paesi della terra e specialmente là dove ii popolo sente più ardente il desiderio di libertà, ammirano il compagno Tito, comprendono profondamente il nostro amore per Lui, nel suo nome vedono un significato particolare: socialismo! Solo chi non comprende questa realtà, chi non sa valutare il significato del cammino percorso dai nostri popoli, chi non sente e non vive per la classe operaia che, da oppressa e schiava nel nostro Paese, è divenuta padrona del proprio destino, può suppore che l’amore del popolo per Tito sia una forma di idolatria creata artificialmente dalla propaganda di stato. Ma coloro in Europa e nel mondo che hanno condiviso con i nostri popoli la tragedia dell’occupazione, la barbarie fascista, sanno che le lettere TITO tracciate in fretta sui muri delle case da mano inesperta, si leggevano LIBERTA’, lotta contro la tirannia, fiducia nel domani dell’umanità. L’amore è sorto nella lotta, come conseguenza dell’ammirazione per le doti organizzative del compagno Tito, per la Sua capacità di prevedere e prevenire, per la Sua profonda dedizione alla causa del popolo lavoratore. Riconfermando anche in questa occasione l’attaccamento al compagno Tito, la nostra gente esprime apertamente la volontà di proseguire la via intrapresa nei giorni più difficili della sua storia, quando impugnò le armi e con il nome di Tito sulle labbra affrontò ogni pericolo per far trionfare la causa della rivoluzione socialista. E tale volontà si esprime oggi concretamente nella lotta per l’ulteriore consolidamento delle conquiste della Lotta di liberazione, nel rafforzamento della democrazia socialista attraverso gli organismi della gestione operaia dell’economia e dell’autogoverno nella vita sociale. Si esprime nell’instancabile lotta contro le forze del regresso, soggettive e materiali, per il rafforzamento della pace nel mondo, per la collaborazione fra i popoli. In occasione del suo compleanno, giunga al compagno Tito l’assicurazione che i lavoratori, i cittadini dei nostri due distretti sapranno come nel passato assolvere degnamente il loro compito in questa lotta, strettamente uniti ai fraterni popoli della Jugoslavia, per l’indipendenza della nostra patria socialista, per il benessere di tutti i nostri popoli, per la causa del proletariato internazionale. Viva a lungo il compagno Titol m. a. MARTEDÌ, 25 MAGGIO 1954 Prezzo 10 din — 20 lire ABBONAMENTI: TX.T. Zona Jugoslava e. KTPJ.; annuo din. 420, semestrale din. 220, trimestrale din. 110 Spedizione in c. o. p. A CONCLUSIONE DEL 111. COHGBSSSO DELLA LESA DEI COMUNISTI SLOVESA LO SVILUPPO DELLA COMUNE NEL POTENZIAMENTO DELLA GESTIONE SOCIALE Le nostre forme democratiche rappresentano l'inizio di uno sviluppo che porta alla democrazia diretta, in cui i lavoratori divengono fattore determinante Nei giorni 18, Ì9 e 20 c. m. si è svolto a Lubiana il preaininunciato III. Congresso dalla Lega dei Co-mun sti della Slovenia. Fra gli argomenti di più largo interesse, idiiscuisKi dai delegati durante i favori del Congresso è stato il problema della gestione soci.au le, cofllegata .alile prospettive dello sviluppo 'della comune. La Comune, infatti, sarà in futuro la base politica e territoriale della gestione sociale in ogni campo della nostra vita pùbblica, e i cui presupposti risiedono nel rapido sviluppo dei rapporti socialisti, cui da oltre quattro anni assistiamo in Jugoslavia. Tanto più in quanto la proprietà sociale dei mezzi di produzione ha già sostituito quella statale, avallando nella prassi il concetto che la forma 'del capitalismo di stato, da noi in tempo superata, non sia la fase ultima della socializzazione della proprietà come i revisionisti di Mosca intendono far credere. Basterà citare a proposito ohe in questi ultimi lanni He prerogative, prima numerose, dello stato nel campo deil’ecotnamia e, in genere, nella vita sociale sono andiate via via estinguendosi, mentre gli organismi periferici ideila pùbblica amministrazione hanno assunto gradualmente, e stanno assumendo sempre più, una autonomia operativa e una competenza sempre più ampie. Ciò vale in particolare per le funzioni tehle già .sono, e ancor p ù saranno in avvenire, proprie defllle comuni. Lo stato, da noi, non dispone più della gran parte del plus—valore creato .diai produttori diretti. Questo è un compito armai specifico del loro organismi .(consigli degli operai, camere dei produttori distrettuali, repulbMioane e federali). Gli organismi della gestione sociale di- m pu is i «Quando gli applausi crosciarono sul conclusivo vaticinio che gl’italiani sarebbero stati degni della grande ora che stava per scoccare sul quadrante della storia, il «cavaliere» che frattanto era diventato anche «ufficiale», si raddrizzò sulla persona, sporse in fuori il petto, e Dio solo sa chi lo trattenne dal levare il braccio destro nel saluto romano. Poi, girandosi intorno un’occhiata sorridente e compiaciuta, ma con una certa austerità, si tolse gli occhiali, li ripose nella busta e, nello sfilarmi davanti picchiando per terra l’ombrello, non mi guardò, no; mi passò in rivista. Indro Montanelli». (Dal «Corriere della Sera» del 19 corr.). Considerate le parti in causa e le premesse poste dallo stesso Indro Montanelli, le conclusioni e la morale della favola non potevano essere differenti. Infatti, chi aveva formulato «il vaticinio conclusivo,» accolto coi «croscianti applausi» dell’uditorio al Dal Verme a Milano, era nientemeno Yon. Pella, già podestà nella era del littorio, magnate dell’industria laniera ed assurto a grande celebrità lo scorso anno quando, Capo del «Governo d’affari» di Roma, ordinò lo schieramento delle divisioni atlantiche italiane sui confini orientali «minacciati dalle mire imperialistiche del secolare nemico dell’Italia»; rivendicò dall’alto del Campidoglio «i sacrosanti diritti dell’Italia alle terre che circondano il Lago di Venezia» appellandosi al falso grottesco di un «messaggio di Lincoln» del 1853 e finanziò generosamente le «giornate di sangue del novembre 53« a Trieste, dove trasformò le chiese in fortilizi per ì «balilla» suoi prediletti pupilli. Di contro, nel «cavaliere ufficiale» che, ascoltando «il vaticinio conclusivo, si raddrizzò sulla persona, sporse in fuori il petto, e Dio solo sa chi trattenne dal levare il braccio destro nel saluto romano», il Montanelli ha inteso^ raffigurare un rappresentante di quei ceti medi, ai quali, a detta del. Pella: «era dovuta una particolare gratitudine poiché molto hanno dato nel passato recente e lontano all’Italia e poiché rappresentano la «elite» della Nazione». Indro Montanelli precisa inoltre che, quando uscì dalle labbra di Pella il nome di Trieste, accolto da «un uragano di applausi», il cavaliere passò una carezza leggera al distintivo di ufficiale di complemento, a quello di mutilato e ai due nastrini blu, come per lucidarli, tirarli a nuovo, che fossero ben visibili a tutti». Così, do quest’altro stilopennivoro, ben pagato dai Crespi — colleghi di Pella nella grande industria — riceviamo la conferma che «i ceti medi» della «risorta Italia», quando sentono nominare Trieste e profilarsi la eventualità di ùn appello agli «italiani, degni della grande ora che sta per scoccare sul quadrante della storia», sporgono «il petto in fuori» e non riescono a domare l’impulso irresistibile del «saluto romano», rivelando in tal modo l’essenza del loro animo fascista. spongono delia ,r.'partizione del plusvalore. Così d rapporti di produzione hamno assunto nel nostro paese un aspetto e una sostanza completamente differenti da quelli esistenti in qualsiasi .aiitro paese, di-modtìcohè i produttori diretti rappresentano oggi un fattore dirigente e decisivo nella vita sociale. Con il passaggio alila gestione sociale è stata eliminata ogni più piccola forma di capitalismo di stato e,, contemporaneamente, inferto un colpo decis ivo al tevtóaniismo moscovita in campo intemazionale e alla prassi del capitalismo di stato in Occidente. E’ naturale, però, che questo sviluppo della gestione sociale e fa sosti- IL COMITATO CENTRALE Avbelj Viktor, Babič Branko, Bole Dušan, Boršt-nar Jože, Brecelj Maiijian, Brejc Tomo, Čeme Franc, Dermastja Mari-j.an, Ganziti Rudolf, Goršič Milko, Hočevar Franc-Ciril, Hočevar’dr. Franc, Hribar Janez, Jakopič Albert, Kardelj Edvard, Kardelj Pepca, Kavčič Stane, Kidrič 'Zdenka, Kimovec Franc, Kozak Vlado, Kraigher Boris, Kraigher Sergej, Krivic Vlado, Krivic Ada, Krmelj Maks, Kveder Dušan, Leskošek Franc, Maček Ivan, Marinko Miha, Majhen Vlado, Novak Ivan, Ocepek Angelca, Berovšek Franc, Popili Franc, Potoč Jože, Regent Ivan, Remškar Tine, Ribičič Mitja, Rudolf Janko, 'Simonič Franc, šenitjiunc Lidija, Šilih 'Niko, Šušteršič Tone, Tomšič Mira, Tomšič Vida, Vilfan Jože, Vipotnik Janez, Vrabič Olga, Zlatnar Mirko, Ziheri Boris, žaucai Pavle. ; LA COMMISSIONE DI REVISIONE Apih Milan, Dolgan Ervin, Draksler Marjana, Jančar Mica, Kavčič Viktor, Kovačič Fedor, Kumar Andrej, Kumše Eranc, Levstik Jože, Maček Polde, Maležič Matija, Ocepek Alojz, Pirkovič Vilma, Primožič Jože, Stegnar Andrej. IL COMITATO ESECUTIVO Miha Marinko, Ivan Maček, Boris Kraigher, Ivan Regent, Jože Potrč, Stane Kavčič, Viktor Avbelj, Janez Hribar, Vlado Krivic, Vida Tomšič. A Segretario del C. C. della Lega dei Comunisti della Slovenia e Presidiente della Commissione di controllo sono stati eletti il comp. Miha Marinko e, .rispettivamente, il comp. Ivan Novak. tuzione deil'amministrazione statale can essa, progrediscano gradualmen-e, .presupponendo ciò un alto livello dèlia coscienza socialista delle masse, .anch’esso graduale, e soprattutto un 'ampio sviluppo materiale delle forze produttive. Questo processo è frenato appunto dallo sviluppo ineguale di questi elementi,, perciò è necessario che l’essenza socialista della gestione sociale si interessi ancora, nella misura strettamente necessaria, con alcun© funzioni am-ministoatt’ive degli organismi dello stato. E’ comprensibile infatti che tali funzioni esistano in funzione iiretta delTesisteinza del settore privato nell’economia, settore che tende, e ciò non occorre dimostrare, a generare continuamente elementi capitalistici. D’altra parte anche nel settore socialista dedì’economia esistono delle tendenze lanaichico-capitalstilehe, ohe sano un riflesso del passato nella coscienza degli uomini. E’ certo però, poiché fa Le-ga dei Comunisti ne è garanzia, che ile residue funzioni amministrative degli organismi 'dello sitato non possono prendere un indirizzo star tal-(ciapiitalIjitì.ti)co. Queste funzioni, al contrario, si avviano 'gradualmente alla loro estinzione. Al potenziamento della gestione sociale nella vita pùbblica in genere tende la soluzióne del problema della comune, quale unità base di essa. «Se il socialismo — ha detto in proposito nella sua relazione il Segretario del C.C. delta Lega dei Comunisti della Slovenia, Miha Marinko — significa la massima libertà d’iniziativa, la piena libertà dell’individuo nella sua collaborazione allo sviluppo della collettività, allora 1» comune è necessariamente il settore più concreto per l’attività e la libera iniziativa di ogni cittadino. Non è esagerato dire che le collettività comunali sono già ora e saranno sempre più in avvenire una scuola di coscienza socialista e un barometro dei rapporti sociali». Ad alcune critiche dalTostero, secondo cui la polititela della gestione sociale delle comuni avrebbe portato al caos e al particolarismo, ha risposto con particolare acutezza d'analisi il comp. Kardelj, presente al Congresso. «C’è chi afferma — ha detto egli — che l’unica via d’uscita dal presente caos nel nostro paese sia la democrazia borghese, altri invece ci consigliano di tornare alle posizioni burocratiche e, quindi, alle concezioni co-minformiste. Sia gli nni che gli altri s’ingannano nella valutaziose del nostro sistema sociale e nell’effica. eia che i loro consigli possono avere. Il nostro sistema di gestione sociale, dai consigli degli operai alle comuni e al nuovo ruolo delle nostre assemblee popolari, ha spazzato ogni illusione -dei nostri critici. Oggi possiamo affermare che li nostro paese, i nostri lavoratori, appunto per il sistema democratico in cui vivono, sono divenuti immuni dalle influenze cominformiste. Assurde si sono dimostrate anche le tesi di coloro che hanno interpretato le forme della nostra democrazia socialista come sintomo di un ritorno alla democrazia borghese. Secondo costoro la Jugoslavia sarebbe sulla via di diventare un paese democratico in senso occidentale. La nostra prassi ha smentito naturalmente anche tali teorie. Le forme democratiche in sviluppo da noi rappresentano sì un inizio, ma non dì un ritorno alla democrazia borghese. Esse sono l’inizio di qualcosa di nuovo nella vita sociale, di qualcosa di organico che sorge dalla nostra realtà. Siamo agli inizi di uno sviluppo democratico ohe non conduce a forme di democrazia borghese indiretta in cui i cittadini, se sono rappresentati, lo sono unicamente per mezzo di partiti politici o, più precisamente tramite i vert;ci monopolisti di questi partiti. La nostra democrazia significa invece l’inizio di una democrazia diretta, di quella cioè in cui il lavoratore decide esso stesso della soluzione dei problemi sociali. «Abbiamo vinto con il sistema dei Consigli degli operai, con la creazione di nuovi rapporti sociali, con la gestione sociale dell’economia. Oggi queste forme di gestione sociale stanno passando anche nei rami sanitario e «uaituralie. «I risultati e le conseguenze sono evidenti. Enormi masse di lavoratori che prima rimanevano lontane dal processo generale del nostro sviluppo sono entrate, oggi, attivamente nella vita sociale. Fra i nostri lavoratori è ormai radicata la coscienza che soltanto essi sono i padroni di questo paese, delle sue forze di produzione, dei suoi mezzi materiali e naturali. Questo paese appartiene oggi a milioni di uomini e non più ad un pugno di individui che volevano averne il monopolio». E partita la staffetta La popolazione del Capodistriano ta poi alla volita di Dekani, dove ha salutato entusiasticamente la ha sostato duTamte fa notte par pro-sbaffetta organizzata come negli seguire poi alla volita di Sežana, anni precedenti, in onore ai gene- Il messaggio di auguri al compa-tliaco del compagno Tite, e che ha gno Tito è cosi concepito: attraversato fra ali di popolo accia- La popolazione del distretto di mante i maggiori centri del d strette seguendo l’iitìnerariD prestabilito e già raso noto. L'astuiccio, contenente gli auguri ai Presidente della Repubblica, era portato 'dai ginnasti delle società ginnico sportive «Partizan», da giovani spartivi e dai membri delle organizzazioni sociali. Nei capovolgo di Comune si sono svolti comizi popolari, durante i quali hanno parlato 1 rapprasenitamiti dèlie organizzazioni polit'ohe e degli organi del Potere popolare locali. A 'Capodistoiia, dove la staffetta è giunta martedì scorso perfettamente in orario, numerosa folla ha salutiate il suo arrivo, mentre alcuni oratori pronunciavano discorsi d’ocoasione. La staffetta è parti- Capodistria, dal nostro bel mare V’invia, tramite la propria gioventù, i più calorosi auguri in occasione del Vostro compleanno. Sebbene le nostre sorti non siano ancora decise definitivamente, ci sentiamo sicuri sotto la Vostra sapiente guida e guardiamo serenamente all’avvenire. Comp. Tito, noi Vi auguriamo ancora lunghi anni di vita prospera e ricca di soddisfazioni per la Vostra felicità personale e per U bene dei popoli jugoslavi. Vi promettiamo di rimanere fedeli alle preziose tradizioni della Lotta di Liberazione e di continuare instancabilmente nell’opera di edificazione socialista della nostra Patria, la Jugoslavia socialista». B. C. Continuano gli intrighi contro TAlleanza militare greco-turco-jugoslava NIENTE «PLACET» ROMANI alla politica dei Paesi balcanici 11 torno greco precisa la sua posizione nei confronti detle manovre italiane A seguito della nota intervista del Maresciallo Papagos al «New York Times» da Roma si è avuto una levata da scudi, un nuovo tentativo di ricatto ed un passo diplomatico ad Atene. Come risultato, un solenne fiasco di Palazzo Chigi. Fiasco tanto colossale da far mettere momentaneamente la sordina anche ai tromboni della stampa ufficiale italiana. Innanzi tutto bisogna ricordare che l’intervista del premier ellenico non portava nessun elemento nuovo nella politica greca, ma si limitava ad alcune precisazioni, rese necessarie delia sicumera con la quale il ministro degli esteri italiano, Piccioni, aveva affermato che «l’alleanza balcanica non s’ha da fare» ed anzi non si può fare senza il «placet» italiano il quale, naturalmente, sarebbe stato subordinato ad una preventiva soluzione «italiana» del problema del T. L. T. Inoltre le precisazioni del Maresciallo Papagos erano state rese doverose dalla manovra italiana intesa a diffondere voci tendenziose, secondo le quali la Grecia sarebbe rimasta contrariata dal fatto che da Ankara gli statisti turchi ed jugoslavi avevano auspicato la trasformazione in alleanza militare dell’accordo di amicizia e collaborazione greco-jugo-turco. Le precisazioni sono venute tempe- stive a chiarire che la Grecia, non solo è favorevole all’ evoluzione annunciata da Ankara, ma addirittura intende farsene promotrice. Inoltre il Maresciallo Papagos ha specificato ben chiaro che nessun Piccioni può «condizionare» un passo che riguarda esclusivamente i tre paesi balcanici, due dei quali — come membri del Patto Atlantico — sono solo tenuti a dare comunicazione dei loro nuovi impegni ai loro associati della Nato e nulla più. Queste semplici precisazioni hanno mandato in bestia Palazzo Chigi, facendogli perdere la testa al punto di compiere «il passo» ad Atene col risultato di sentirsi ribadire — in termini diplomatici, ma chiarissimi — che il governo greco non intende veder subordinati i suoi interessi alla manovre ed alle mire italiane sul T. L. T. Anche se pessimo incassatore, il ministero degli esteri italiano ha dovuto incassare limitandosi a mormorare, quasi sottovoce, che Roma si riservava di portare la questione dinanzi al consiglio della Nato. Da parte sua, la stampa ufficiosa ed ufficiale italiana sembro aver avuto la disposizione di piagnucolare un po’ sul fatto che le dichiarazioni di Papagos «rafforzavano la posizione jugoslava» e di esprimere il rammarico che Grecia e Turchia si fossero dimostrate «ingrate» verso l’Italia che — nientepodimeno — le ave- Agguato di pirati Il Sottosegretario agli Esteri della R. F. P. J., dr. Aleš Bebler, ha rimesso al ministro plenipotenziario d’Italia a Belgrado, Vanni d’Archi-rafi, una energica nota di protesta per la violazione delle acque territoriali jugoslave da parte di una cannoniera della Marina militare italiana. Il grave fatto è avvenuto il 20 c. m., quando una nostra motovedetta, avvistati undici pescherecci italiani intenti a pescare entro il limite delle nostre acque territoriali, si L’AGONIA DEL COLONIALISMO FRANCESE Il cauto ottimismo che si era manifestato all’inizio della scorsa settimana a Ginevra permane, nel senso che il temuto punto morto sembra, per il momento superato, anche se non è possibile prevedere se ci saranno altri vicoli ciechi e, men che meno, se si possa contare in una rapida conclusione positiva dei due problemi in esame. Per ora bisogna ammettere che, se qualche fatto positivo si è avuto sulla questione indocinese, esso è emerso al di fuori della conferenza influendo a far si che i rappresentanti di opposti interessi uscisero dal punto morto. Le famose intempestività della politica extra ginevrina di Foster Dulles hanno avuto, per esempio, l’effetto di operare tanto su Molotov quanto su Eden e Bidault, sul • quale ultimo hanno influito anche le reazioni degli ambienti parlamentari parigini alla sconfitta di Dien Bien Phu. Per ciò che concerne Foster Dulles è evidente che i piani del segretario di stato americano per il progettato patto dell’Asia sud Orientale hanno pesato sui «tre grandi» presenti a Ginevra. Eden ha tratto motivo dai chiari fini americani per accentuare la sua opera di mediazione onde evitare che si stabilizzasse nel sud est asiatico la supremazia strategica politica degli USA, che dal patto di Dulles avrebbero ricavato la forza, e l’autorità, per imporre anche alla Gran Bretagna le proprie direttive politiche — ed i propri embargo economici, — in una zona di vitale interesse per il Commonwealth e il commercio britannico. Molotov, dal canto suo, aveva ed ha tutto l’interesse ad evitare nel sud est asiatico una copia del patto atlantico, peggiorata dal fatto che poggerebbe, in definitiva, sulle manovre di elementi tipo Ciang Kei Schek e Sing Man Rhee i quali, al momento voluto, potrebbero dare il via ad azioni per le quali Mosca preferisce riservarsi la scelta di tempo e di luogo. Bidault si è sentito dire e ripetere da Dulles che il patto del sud est asiatico dovrebbe avere come presupposto o la completa acquiescenza francese alla politica americana in Asia ed in Europa o la totale indipendenza del Viet Nam, del Laos e della Cambogia che consenta ai tre paesi indocinesi di accedere al patto o di chiedere l’intervento armato in Indocina. Non è da escludere che la maggiore elasticità, dimostrata in questi ultimi giorni a Ginevra dal ministro degli esteri francese, sia proprio dovuta all’aut aut, posto da Dulles alla Francia: o rinunciare all’Indocina a favorre della penetrazione americana, che seguirebbe ad un intervento statunitense, o lasciarsi buttare a mare da Ho Chi Minh per la mancanza di aiuto americano. Stando così le cose fuori Ginevra — con Giap che preme nel Delta del Fiume Rosso — nessuna meraviglia che Bidault cerchi di salvare il salvabile del colonialismo francese, valendosi dell’opera mediatrice di Eden e del desiderio di Molotov di non veder realizzato il patto dell’Asia sud orientale. Tanto più che — per chi conosce la spregiudicatezza della diplomazia sovietica — non è da escludere che l’attuale atteggiamento accomodante di Molotov possa offrire al colonialismo francese — facendone pagare le spese al popolo indocinese — delle condizioni meno pericolose e rinunciatarie di quelle poste da Foster Dulles. Cosi — per ciò che avviene extra conferenza — a Ginevra si è usciti dal punto morto per l’Indocina. Se le sedute segrete in corso avranno un seguito verso un compromesso, la cosa dipenderà dagli ulteriori avvenimenti. Per ora resta il fatto che Mosca fa l’occhiolino a Parigi, servendosi della non disinteressata opera di mediazione di Londra. Washington sembra restare nell’ombra, ma è certo che Dulles non crede di aver parlato inutilmente a Bidault. Però al di fuori della manovre resta l’indubbio fatto positivo che malgrado il possibile appoggio mercanteggiato di Mosca e quello prospettato da Washington — alle note condizioni —• Ginevra, unitamente alla lotta del Viet Minh, segna l’agonia del colonialismo francese in Indocina. L. V. pese al loro inseguimento, raggiungendone uno, il «Giulio Cesare», a una distanza di 14—15 miglia dalla costa. Sul peschereccio salivano quindi quattro guardie confinarie con il compito di scortarlo fino al porto di Sebenicco, per l’ulteriore procedimento legale oontro i pescatori di frodo. Nel momento in cui la nostra motovedetta si accingeva all’inseguimento degli altri pésche-recci in fuga, entrava in azione la cannoniera «Bracco», che fino a quel momento sostava in agguato nei paraggi, a luci spente. Per evitare il conflitto a fuoco, e quindi per non aggravare la portata dell’incidente, la nostra motovedetta virava verso la costa, inseguita, fino a un miglio, entro le acque territoriali dalla cannoniera italiana. Frattanto la «Giulio Cesare», evidentemente diretta per via radio, volgeva la prora in direzione della costa italiana con i quattro militari a bordo. Questi i fatti come si sono svolti e non ci vuol molto a comprendere che qui si tratta di una provocazione premeditata, di un gesto piratesco, in evidente contrasto con le norme del diritto internazionale. Si ricordi a proposito che, con la cessazione della validità dell’accordo ilalo-jugoslavo per la pesca nell’Adriatico, e dopo che i pescatori italiani — molti dei quali arrischiarono la pesca di frodo per poter vivere — avevano chiesto il rinnovo di quell’accordo, il governo di Roma non ha voluto accogliere le loro istanze. In quell’occasione il ministro della Marina mercantile, Cappa dichiarava che Vallora ministro della difesa, Pacciardi aveva l’intenzione di far accompagnare i pescherecci da navi da guerra per «impedire a questi di giungere entro il limite delle acque territoriali jugoslave.» Oggi, di fronte al grave fatto, il significato di quella parole è molto chiaro, tanto più che nel contempo assistiamo agli intrighi del governo Sceiba contro l’alleanza balcanica. La provocazione della «Bracco» è evidentemente un episodio che, nelle intenzioni dei suoi mandanti, doveva creare l’incidente pdr intorbidire ancor più le acque nei rapporti fra il nostro paese e l’Italia. va fatte ammettere al Patto Atlantico! Segno che, oltre alla manovra delle voci tendenziose circa la politica greca, anche il ricatto è fallito. E’ fallito perchè Roma non può desiderare il fallimento della Ced — che segnerebbe il suo definitivo isolamento — in quanto, anche per la sua situazione interna, la classe dirigente italiana è fra le più interessate ad una politica europeistica che la premunisca da eventuali altri 8 settembre 1943... E’ fallito il ricatto, perchè ormai nessuno crede che la «democrazia» italiana si salvi con i diversivi triestini in chiave di manovre in politica estera, dato che perfino la signora Clara Luce sembra esserci resa conto che la «democrazia» italiana è messa in pericolo solo dalla sete di profitti e dalla miope politica sociale della classe dirigente italiana. E allora perchè gli schiamazzi delle oche capitoline all’indomani della intervista Papagos, se anche ai ciechi politici appare chiara l’inconsistenza degli argomenti ricattatori italiani? Dato che la stampa italiana ha anche scritto che una conseguenza delle dichiarazioni del primo ministro greco sarà che «le condizioni che verranno prossimamente sottoposte a Roma per una soluzione del problema del T. L. T. saranno più dure del previsto» si è autorizzati a ritenere che Palazzo Chigi abbia mosso tanto le acque in merito all’intervista solo per intorbidarle sul T. L. T. arrestando la soluzione del problema. Soluzione difficile a rifiutare dopo le grandi prove di buona volontà date dal governo jugoslavo. Evidentemente a Roma fà còmodo mantenere insoluto il problema del T. L. T. Spera forse di servirsene come pretesto ad azioni dirette a «spezzare le reni» a chi nei Balcani vuole condurre una politica indipendente che garantisca anche contro le «fatidiche marce» le cui tappe — partendo da Valona e Corfù — in un recente passato furono quelle delle aggressioni alla Grecia ed alla Jugoslavia per non parlare dell’Albania? La Rassegna del * C. 1. C. di Isola Domenica sera, infine, la filo-drammatica del C. I. C. ha presentato al Teatro Arrigoni, gremitissimo, tre atti unici, da noi già annunciati nel nostro numero scorso: «Le veglie inutili» di Giancarlo Sbragia, «El minueto» di Sarfatti e «Chiacchiere in una famiglia per bene» di Ossip Felyne. Nel primo intervallo si è prodotta con successo in alcune arie liriche Graziella Carlin, di Isola. I suoi mezzi vocali e la sua buona volontà ci fanno pronosticare, sempre che ella persegua dn questa via, una piu larga affermazione. Per quanto riguarda i tre atti unici, non siamo assolutamente in grado di riferirne nei particolari poiché lo spazio che abbiamo a disposizione è limitatissimo. In fondo non ci sono state notevoli varianti nel consenso tributato dal pubblioo: il che significa, almeno una volta tanto, che fra platea e palcoscenico c’e stata perfetta corresponsione. Vediamo. Senza soffermaci sulle singole parti, volta a volta interpretati dall’animoso gruppo filodrammatico del C. I. C., è il caso di dire che a Dario e Lucia Scher, assumendosi sempre l’onere, dei principali ruoli, va iscritto il merito principale del successo. Abbiamo visto poi una Sonia Degrassi precisa e sicura, egregiamente intonate Lucia Benvenuti e Renata Colomban. Ferruccio Millo è apparso molto più sciolto e incisivo che altre volte e il «nuovo» Mario Bosich ha favorevolmente impressionato. RISANAMENTO ALLA SALVETTI Si è tenuta nei giorni scorsi alla Salvetti di Pirano una riunione comune della Commissione, nominata dall’ultima sessione del CPD di Capodistria per l’esame della situazione nel saponificio, del Comitato amministrativo e del Consiglio degli operai dello stabilimento. Tale riunione è stata organizzata nell’intento di porre un rimedio efficace alla precarie condizioni, in cui la fabbrica è venuta a trovarsi negli ul-■mi tempi, mediante una attenta analisi delle cause che stanno alla base dell’odierna situazione. La discussione ha preso come base una relazione presentata all’ultima sessione del CPD ,e da questa non approvata, da una commissione d’inchiesta incaricata di ciò dal Consiglio economico distret- tuale. La discussione ha dato così luogo ad un’ampia disamina dei problemi e delle difficoltò di fronte a cui si trova l’azienda, fornendo nel contempo, alla commissione e agli organismi della gestione operaia, elementi sufficientamente solidi per l’adozione delle misure necessarie a sanare la situazione in fabbrica; misure la cui competenza spetta ora all’assemblea del CPD, alla quale entro la settimana verrà presentata una dettagliata relazione, corredata del materiale documentario. La discussione la dimostrato altre sì, che non approvando la proposta presentata all’ultima sessione del CPD di imporre al collettivo l’amministrazione coatta, i rappresentanti popolari hanno agito saggiamente, in quanto sono poi emerse cause del 5 ANNI DELLA RADIO Cinque anni fa, alla vigilia del compleanno del Maresciallo Tito, dalle antenne della neo costituita stazione radio di Capodistria s’irradio’ per la prima volta la caratteristica sigla sul motivo popolare ... «in mezzo al mare ...» e l’annuncio: «Radio Trieste — zona Jugoslava». In questi pochi anni di vita la NOTIZIE BREVI NUOVO PONTE SUL QUIETO La vita economica della valle del Quieto si è arricchita in questi giorni di un nuovo ponte, della portata di 40 torni., che ha risolto il problema delle comunicazioni fra le due sponde del fiume. Il nuovo ponte sorge a circa 6 km. dalla foce all’altezza della fornace. Il costo della costruzione ammonta a 4,5 milioni di dii , forniti dal C. P. D. di Buie. I lavori sono stati eseguili dalla «Vodogradnja», che da alcuni anni è appaltatrice dei lavori ni,il i Vaile. ASSICURAZIONI CONTRO LA GRANDINE Qest’anno nel Buiese, più che nel passato, si nota il desiderio dei viticoltori di premunire dalla grandine i loro vigneti. I gravi danni provocati di frequente dalla grandine ai viticoltori buiesi influiscono quasi ogni armo e sensibilmente sulla produzione dei singoli e su quella totale. Finora ad assicurarsi contro i danni della grandine erano state soltanto le cooperative, mentre ora anche i produttori privati di Kraši-ca, Ložari, Punta Salvore e altre località hanno provveduto alla bisogna. COMUNICATO 11 Consiglio per la cultura del CPD di Capodistria comunica che il termine delle lezioni nelle scuole del distretto e la distribuzione delle pagelle avranno luogo come segue: a) Conclusione delle lezioni: 31. maggio — IV. e Vili, classi ginnasiali, IV. anno delle magistrali e VII. classe delle ottennali. 12 giugno — Tutte le scuole medie 20 giugno — Tutte le scuole elementari b) Distribuzione delle pagelle: 21 giugno — Scuole medie 22 giugno — Scuole elementari nostra emittente si è guadagnata un notevole posto fra i mezzi di informazione delle gente dei nostri due distretti, di Trieste, del Litorale, del-l’Istria e di buona parte del Friuli e del Veneto. Particolarmente la classe lavoratrice di queste regioni apprezza l’obbiettìvità e la rapidità di informazione della nostra Radio e segue volentieri tutti gli altri suoi programmi per la semplicità, per il carattere, che rispecchiano il gusto popolare, e la cura con cui vengono preparati. Il collettivo di lavoro di questa nostra istituzione può a ragione andar orgoglioso dei successi conse- tutto obiettive — prima non rese note — e aggravanti alcuni problemi che gli organi della gestione operaia non ebbero la possibilità materiale di eliminare da soli. Ciò è una dimostrazione che i membri delle due Camere distrettuah hanno saputo valutare saggiamene la portata negativa che una misura quale l’amministrazione coatta, ap provata in fretta e senza esame approfondito, poteva avere. L’esempio della «Slavica» (ex OMNIA) dove si è ricorsi tempo addietro alla summenzionata misura amministrativa e che costituisce perciò un precedente — i cui affari procedono ora peggio dì prima, ha suggerito evidente maggiore cautela. I numerosi interventi dei membri della Commissione e degli organismi della gestione operaia hanno rilevato anche l’esistenza di deficenze e lacune interne, cui necessita porre immediato rimedio, deficenze e lacune che da tempo attendono la dovuta soluzione e della cui esistenza il collettivo, non potendo porvi rimedio con le proprie forze e competenze, aveva informato a tempo debito gli organismi superiori competenti, i quali ultimi sembra abbiano trascurato la cosa fino al suo massimo acutizzarsi, per cui non sarebbe male precisare anche altre responsabilità. La situazione alla «Salvetti» è comunque un esempio dal quale molto potranno apprendere gli altri collettivi e i nostri lavoratori in genere nella quotidiana responsabilità della produzione delle proprie aziende. Perciò ci ritorneremo sopra più ampiamente. Avremo occasione di riparlarne anche nella cronaca della prossima sessione dell’Assemblea del CPD, che presumibilmente avrà luogo già entro la corrente settimana. * Il Attraverso Cittanova, Sapore, Buie é transitata la Staffetta della R. P. di Croazia IL DISTRETTO DI BUIE AL COMPAGNO TITO «Qui Radio Trieste — Zona jugoslava...» — si spandono giornalmente nell’etere la trasmissioni dall’antenna di Crocebianca. guiti in questi cinque anni di vita. Soprattutto può essere orgoglioso per il grande contributo da lui dato per far conoscere fuori dai confini del nostro Paese la verità sulla Jugoslavia, allora isolata' e soggetta alla mastodontica campagna di calunnie del cominform. Può essere orgoglioso di aver fatto conoscere a migliaia e migliaia di lavoratori lo sviluppo socialista del nostro Paese, la relazione pratica del principio enunciato da Marx sulla gestione operaia delle imprese economiche e sull’autogoverno delle collettività comunali. Un tale collettivo di lavoro, che ha saputo essere all’altezza del compito affidatogli in condizioni eccezionalmente difficili per deficienze tecniche e mancanza di esperienza, saorà senza dubbio mantenere e sviluppare ulteriormente il prestigio della nostra emittente ora che, per attrezzatura tecnica e esperienza organizzativa, ha superato di gran lunga i primi difficili passi. AVVISO L’az'snida .autotrasporti «Slavnik» idi Gapddiistria .avvenite che il collegamento fina Capodistria, Bovec e Por to rose — Villaco, preanunciato per il 23 maggio 1954, non verrà attuato a causa delte cattive condiz cni atmosferiche. La linea Portorose — Vii-laico, incomincierà a, funzionare con il 30 maggio 1954 e quella Gapodilstria — Bovec il 7 giugno prossimo. Nel contempo si rande noto che sufflè linee Capodistria — Portorose, Capodistria — Orna-go, Capodistria — Lubiana e Capodistria — Bovec sono stati introdotti biglietti di andata e ritorno domenicali con una riduzione del 40% sul' prezzo normale. Servitevi 'dei comodissimi trasporti a mezzo dei modemi' pul-imamis Mercedes, messi a vostra diSposzione ideH’aziemda «Slavnik» di Gapddistria. La direzione. Fervono in tiu/tti i distretti del Litorale i preparativi per il grande raduno popolare di Štjak, indetto per il 6 giugno prossimo per celebrare uriimpartante ricorrenza: la Conferenza .regionale del Fronte delle donne antifasciste del 1944. Particolarmente attive sono le organizzazioni femminili, più direttamente interessate, che stanno raccogliendo alacremente materiale documentario del tempo della Lotta, con la cooperazione delte altre non da meno, prima di tutte rusPL. Il Gomitato promotore, dei festeggiamenti sta Ultimando l’orga.n z-zazione sul posto, mentre ha provveduto anche a mettere in vendita i distintivi commemorativi (al prezzo di din. 10), a disporre Ogni cosa per il trasporto dei partecipanti e a stabilire il programma definitivo dei festeggiamenti. Per quanto riguarda i trasporti, si sa ohe i partecipanti affluiranno a Štjak con quattro treni speciali (in partenza da Nuova Gorizia, Piedicolle, Rakitovec, Rakek, e in arrivo a S. Daniele del Carso), con autobus e oamions dalle 'altre località del Litorale. Dal distretto di Capodistria i partecipanti partiranno alle prime ore del mattino di domenica 6 giugno con autobus e camions, che parcheggieranno a KaZlje, da dove i gitanti raggiungeranno Stjak dopo una breve passeggiata. L’ora esatta dello partenze verrà comunicata in tempo utile ad ogni località. Passiamo anticipare intanto che gli arrivi a Štjak sono previsti entro te ore 7 del 6 giugno, mentre le partenze per il ritorno 'avranno inizio alle 19 e si susseguiranno fin tardi. I gitanti troveranno sul posto la possibilità di rifocillarsi e dissetarsi, dato ohe gli organizzato-ri si sono preoccupati di allestire speciali «stands». Il programma dei festeggiamenti, che appare definitivo, sarà di seguente : Sabato, 5 giugno; Ore 18 — Arrivo delle delegate e delle attiviate del Fronte delle donne antifasciste. Gena al campo. Ore 20 — Accademia celebrativa. Parlerà la camp. Vodopivec Cvetka — Svoboda, valorosa combattente e attualmente deputato all’Assemblea popolare della R.F. P. Slovena. Col-laboreranno anche il gruppo culturale del IX. Corpus, il complesso bandistico della Difesa Popolare di Lubiana e gli attori del Teatro Na» atonale del Litorale sio. veno di Postumia. Seguirà uno spettacolo pirotecnico e, quindi, la proiezione dea film «Vesna» e del documentario a colori «Okroglica». Nel frattempo avrà inizio il ballo che si protrarrà fino a tardi. Domenica, 6 giugno; Ore 7 — Arrivi. Ore 10 — Comizio popolare. Parlerà ila compagna Vida Tomšič, segretario organizzativo del C.C. della Lega dei Comunisti della Slovenia e presidente del Fronte delle donne antifasciste della R. F. P. J. Seguirà un concerto dei: .cori riuniti dei distretti di Sežana e Gorizia e, quindi, la cerimonia della scopertura della lapide ricordo sul nuovo edificio scolastico. Ore 14 — Rappresentazione del gruppo culturale del IX. Corpus. Concerto del goto giovanile della scuola di musica di Tolmino e del complesso bandistico dèlia Difesa Popolare di Lubiana. Ore 16 — Balli e divertimenti al-lìapert». Ore 19 — Partenza. Al raduno è preannunciato l’arrivo di numerosi partecipanti anche dia Trieste e Gorizia. L’alba del 18 trovò già gli sportivi dei vari centri di Buie lungo te strade del distretto, attraverso le quali avrebbero portato il saluto della popolazione di tutti i comuni a Ciittaneva, dove, si sarebbero concentrate per congiungersi alla staffetta centrale della R.P. di Croazia provieniente da Spalato, attraverso Lussino, Pala e Parenzo Alte 8 del mattino, la piazza di Buie, adorna di bandiere e di verde, Buie, adorma di bandiere e festoni, era piena di popolo.. Incominciarono a giungere te staffette delle varie aziende, che furono salutate dai compagni Vok e Agarin's. Giunsero 'anche te staffette dei comuni di Grisignana e Marniamo e, assieme a quella dì Bute, proseguirono per Vertanogli» per ivi comgiumger-si a quelle della località e di Umago e proseguire assieme per incontrare a Ciittanova la staffetta della R.P. di Croazia. Il Quieto, mal giorno della staffetta, smentiva il proprio nome, con te sue acque torbide e gonfiate dalla pioggia. Anche il vento sollevava le crespe sul mare mosso. Autorizzante,, verso Parenzo, apparve una barca 'grande, seguita da una più piccola. Erano loro i portatori della fiaccola simbolica. I latori dei saluti Che, attraverso centinaia di mani, giungeranno all’amato Presidente. La barca appariva e scompariva tra i fiutiti. Si vedevano gli uomini in maglia sportiva remare vi- gorosamente. E quando la navicella attraccò affla scogliera, il bastone argenteo, partito da Spalato, fu nelle mani dei giovani buiesi. Per la prima volta. E, di corsa sulla ripti da strada, giungeva a Cittanova. Dinanzi a una piccola tribuna, adomata a solennità, era accorso tutto il popolo di Ciititanova. Attraverso uno stretto corridoio, limitato dal popolo festante, giungono i corridori. Le sei staffette comunali si fondono in una, quella distrettuale che accompagnerà la Staffetta centrale attraverso il distretto. Parate commoventi 'di Mateljčič e Gorjan salutano la staffetta e poi, tra te note dell’inno nazionale, duo g’ovani maestri, Romanità Dragan e Katia Aito te prendono in consegna i messaggi. Dante, S. Lorenzo, Umago, Salvare e nuovamente Buie, tra ali di popolo vedono avvicendarsi nella corsa veloce i g'ovani di tutte le età. Ma a S. Lorenzo la fiaccola hanno voluto portarla du 3 vecchietti, Anna Koronika e Giovanni Z.akinjia. «Chi è per il popolo deve .toccare la fiaccola che va al compaigno Titoi», c! hanno deti to e per breve tratto di strada assieme ai giovani correvano anche loro, portando i saluti al’ compagno Tito. Ai bivio di Madonna del Carso tra i fiori Che accolgono i corridori, s'alza in cielo uno stormo di uccelli, I ragazzi li avevano imprigionati per lasciarli liberi, come un saluto simbolico alla staffetta della libertà. A Buie nuovamente s’accalca la massa festante. I compagni Medica e Bonetti esprimono i sentimenti di tutto il popolo verso il compagno Tito: «Al nome di Tito è legato tutto il nostro passato, la nostra . realtà attuale, Tedificaziome del nostro ordinamento socialista . . .» «Da questo posto noi, popolo di questa regione, che resterà sempre fedele alla lotta che conduciamo sotto la tua guida, ti saTà sempre grato, augurandoti una vita lunga per il benessere 'dei nostri, dei Tuoi popòli». ;Con queste parole nei cuore, con i sentimenti di 'tutto il nostro popolo e dei due milia e duecento che hanno portato i saluti, la staffetta s’awiò verso Porta Porton. Editto per convocazione di eredi ignoti Il Giudizio popolare distrettuale di Pirano porta a conoscenza che il 17. 1. 1944. decedeva a Pirano l’invalido Ravalico Antonio fu Giacomo senza lasciare disposizioni di ultima volontà. I fratelli del defunto Ravalico Francesco e Domenico hanno rinunciato aU’ertìdìtà che consiste nel c. t. 6, 7, 8 della P. T. 1877 di P riano (terreni e casa in Sezza). Non risultando a questo Giudizio se vi siano altri eredi succediteli al defunto, si invita tutti coloro che potrebbero vantare diritti ereditari in morte die! suddetto defunto ad inis'nuare presso questo Giudizio i loro d ritti ereditari, perchè in difetto entro un anno da oggi l’eredità verrà aggiudicata come vacante al Comitato .popolare distrettuale di 'Capodistria. Giudizio popolare d'Btrettuale Pirano, 11 17. V. 1954 La staffetta giunge a Capodistria CON UN REMO VOLEVA ANDARE A TRIESTE iSpiiltz Piero, 24-enne di. Vertene-glio, decise di andarsene a Trieste. Escogitò un piano uguale a quelli che lo caratterizzano come giocatore di oallcio e, dopo essersi, castrato un Temo in una oscura noitte di questa piovosa .primavera, senza pensarci su, ©e ne andò a S. Lorenzo, dove prese la barca di un certo Zakimja Romano,, accanto affla quale abbandonò due remi e si avviò, novello Ulisse 'n alto mare, con il remo da Dui costruito! L’alba lo trovò al largo di Salvare, e con essa- una brutta burrai sea ohe riempi d’acqua la sua barca. Poco dopo, questa affondò, e Sp'rtz, a nuoto, cercò 'di raggiungere la costa. Lo 'raggiunsero, stremato di forze alcuni pescatori Il Tribunate di Bue, dinanzi 'al quale ha dovuto co.mpa.rire por tentato passaggio il-■ legale della linea di demarcazione, lo hia condannato, prendendo in considerazione i motivi plausibili che lo hanno indotto afflo sciocco gesto, a 4 mesi con la condizionale. EVASIONE AL FISCO E’ comparso dinanzi ai giudici DOPO UN DIFFICILISSIMO PARTO La„SADJE IN ZELENJA VA" si afferma sui mercato OFFERTE DI LAVORO Cercasi impiegata con perfetta conocenza della lingua italiana e, possibilmente- slovena e abile dattilografia. Le offerte vanno indirizzate alla nostra redazione. SMARRIMENTO Riuzzier Giacomo, da Pirano, ha smarrito la carta dtidentiltà il g. Il e. m. mentre stava pescando. Nel X. Anniversario della Conferenza Regionale delle donne GRANDE RADUNO A ŠTJAK La «Sadje ita zelenjava» cioè la «Frutta e verdura» o per dirla più in breve la «Ortofrut;» è una ditta che funziona da appena due mesi e che ha la propria sedie a Isola. Difficile fu il suo parto. La maggioranza idei consiglieri delle due Camere del Comitato Popolare D stret. tuaiie di Capodistria non erano entusiasti della sua formazione e la respinsero, demandando la questione a una commissione appositamente formate. Alla seconda sessione dell’Assemblea, la «Ortofrut» ricevette il suo battesimo affla fine di una estenuante giornata di discussione, quando 1 rappresentanti popolari certamente non gradivano una ulteriore e scabrosa discussione. Intsomma, la «Ortofrut» è passata per la cruna dell’ago... Confessiamo ohe pure noi eravamo piuttosto scettici sull’opportunità della formazione di questa ditta. Invece, e ne siamo ben Iteti, ci ha smentito RaltrtiVità - pratica di questa lazienda, la quale, pur essendo in fasce, si è già imposta all’attenzione sia dei produttori che dei consumatori. Le prime voci ad essa far vorevoli ci giunsero dia alcuni agri-co'Iltori di atrugnano, altre le raccogliemmo dalle massaie per te vie di Capodisitria. Fu sufficiente per indurci ad un esame più approfondito dell’attività di questa ditta. 'Nella sua politica di acquisti, essa si basa principalmente' sulla collaborazione con te cooperative a-griCOle, anche per non incrinare la funzione prettamente socialista ohe le stiesse devono svolgere nelte campagne. Essa si allontana da questo principio solo quando te cooperative, praticando prezzi o margini di guadagno troppo alti, non svolgono una funzione moderatrice sul mercato e allora la «Ortofrut» acqui» NELLE CAMPAGNE DEL DISTRETTO DI BUIE E’RIAPPARSA LA DORIFORA DELLE PATATE Le nostre colture di patate sono minacciate dalla dorifora. Questo terribile insetto si è di,fuso quasi ovunque nella nostra zona Hanno scorso, anche se in proporzioni ridotte. Quest’anno è sitato già scoperto in 'alcune località. E’ da temere la sua comparsa su tutto il territorio della nostra zana. Berciò necessità stare all’erta e controllare i campi coltivati1 a patate, in modo da poter intraprendere la lotta affla prima comparsa delltnset-to. In questo modo la lotta risulterà molto più facile, ed efficace e meno costosa. Appena si scopre la dorifora delle patate nel nostro o in qualsiasi altro campo, è nostro dovere di informare il Comitato popolare comunale o la Sezione per l’agricoltura del Comitato popolare distrettuale. La dorìfora è il peggiore nemico delle patate. Essa si propaga e si moltiplica monto presto. Affinchè possano riconoscerla anche coloro che mai l’hanno vista, ne faremo una breve descrizione : La dorifora delle patate è un insetto lungo circa 1 cm. Sulla schiena è di colore giallo con 10 linee longitu- dinali scure. Sopra il collo ha da 7 a 11 punti neri Oltre l’insetto perfetto, si può trovare sulle foglie il bruco, rosso arancione, con due file di. punti neri lungo i’ fianchi del corpo. La testa e .te gambe, sono pure neri. H bruco adulto raggiunge la lunghezza di 1,5 cm. n suo corpo è anteriormente ristretto e allargato verso la parte posteriore, con la schiena fortemente ricurva.. Le uova sono di coaore giallo. Vengono depaste dalla femmina quasi sempre dalla parte inferiore delia foglia della patata, in gruppi di 30. Lotta contro la dorifora delle patate. Siccome la dorifora si moltiplica molto presto e dà due fino a tre generazioni .in un anno, nessun campo coltivato a patate deve venir trascurato dal controllo. La lotta contro la dorifora può venir effettuata in vari modi. La più grande attenzione deve essere rivolta in .primo luogo al oontrollo delle patate. Si deve canitrolilaire anche la pagina inferiore delle foglie, sulle quali si possono trovare uova delia dorifora. Il controllo deve venir effettuato almeno ogni otto giorni e con molto scrupolo. Ogni proprietario deve incessantemente sorvegliare i propri campi di patate. La l’atta deve essere effettuata in primo luogo meccanicamente a mano raccogliendo e 'distruggendo sul posto la dorifora e te sue uova. Segue subito fa lotta con i preparati-chimici a base di arseniato o DDT. Esistono anche «litri mezzi chimici. Gli arseniati si adoperami» nella concentrazione idei 0,60%. Durante il periodo vegetativo si devono effettuare 2—3 irrorazioni. Siccome nei mese di giugno e luglio, quando si effettua la lotta contro la dorifora, le patate possono venir infettate dalla peronospora, è utile irrorare con la poltiglia Bordolese alla quale deve aggiungersi il 0,60% di arseni aito di piombo o di calcio. Al posto dell’arseniato si può aggiungere 1% di Pamitakan 'liquido. Il Pantakan può essere adoperato sia da solo che con la poltiglia Bordolese. Invece dei mezzi liquidi menzionati, si possono usare dei mezzi in polvere come al Pantakan, il Pe-pein, dii Gamexan ed dii Bentoks che sono efficaci. C. S. sta direttamente dai produttori nei propri magazz'ni di Isola. Negli ambienti cooperativistici abbiamo sentito qualche commento sfavorevole proprio a questi acquisti diretti perchè, si dice, la «Ortofrut» concede agli agricoltori prezzi maggiori delte cooperative, cioè, in altre parodie, conduce la politica del rialzo dei prezzi. Tali commenti, a nostro parere, sarebbero giustificar ti se tale 'politica avesse riscontro sul mercato di vendita, il ohe non succede, come vedremo più tardi. Oltre a ciò, se ima cooperativa acquista, ad esempio, te patate a 45 din. e poi vuole rivenderle alia «Ortofrut» a 53 din. questa ha tutte le ragioni e l’utilità di acqu'star-te direttamente dagli agricoltori a 48 o a 50 din. Comunque, non è questa la ragione principale della soddisfazione dei produttori, ma il fatto che ila «Sadje in zelenjava» paga i produttori1 in contanti'. ' L’attività di vendita della ditta è indirizzata 'principalmente al dettaglio. Tale è lo scopo per cui la stessa è Stata formata. Precisiamo però subito ohe, con te sole vendite al dettaglio, l’azienda non riuscirebbe a coprire le proprie spase per cui la stessa, giocoforza, deve indirizzare una parte dei1 suoi acquisti verso la vendita affl’ingrosso. Bisogna parò sottol'neare che la stessa acquista solo te eccedenze rimaste dopo coperto il piano delle esportazioni, e negli acquisti diretti lascia Ohe i contadini selezionino loro i propri prodotti in base alla specie e alila qualità, ricevendo per ogni qualità 'il corrispondente prezzo. il fatto che essa non riesce a coprire te proprie spese con la sola vendita al minuto e l’esistenza di un’ordinanza nella RFPJ che. separa la vendite aH’ingrosso da quella al minuto anche nel campo orto-frutticolo, pesano come un incubo sui dirigenti dell’azienda.. La rete Idi vendita è organizzata in tre negozi a Capodistria e in due a Isola. Si prevede la prossima apertura di un negozio per frutta e fiori a Portorose. Pirano, per ora, resta escluso dai piani dell’azienda, data l’esistenza di un fiorente mercato cittadino fornito direttamente dagli agricoltori. La funzione moderatrice svolta dalla «Ortofrut» sul mercato minuto della nostra zana è notevole. Abbiamo voluto IcontrOfflaire te voci sentite dalia massaio capotìistriane per strada, perciò mercoledì 19 maggiìo ci siamo recati sia nei negozi della Sadje in Zelenjava, che in quelli privati e della Fructus. Ecco come si presJmltaivlBj Da s^.u^zfjbme dei prezzi ih quel giorno per acuni prodotti ortofrutticoli): Ortofrut Privati Fructus Insamma, il nostro esame dell’attività della ditta ha dato risultati positivi. Però affinchè fate situa» z one permanga, dovrebbe conservarsi. anche l’attuale struttura commerciate nel campo ortofrutticolo. Non siamo, ad esempio, d’accordo con te voci .sentite, stantìo alle quali la Fructus è disposta a cedere alla Ortofrut il proprio negozio d! vendite al m'multo e nemmeno con quelle ohe parlano di una graduale eliminazione dei settore commerciale privato poiché in questo caso la Ortofrut, da mezzo di lotta contro il monopoli sm» in questo campo, si trasformerebbe essa stessa in un monopolio che potrebbe imporre a proprio arbitrio i prezzi e la qualità sul mercato. mb del Giudizio Distrettuale di Pirano, Mikac Jože, contadino da S. Giacomo presso .Isola, imputato di non aver denunciato, come prescritto dalle ditepasizioni vigenti, 32 hi. di vino. E’ stato condannato al pagamento idi 40 mila dinari di ammenda. LE PIACEVA BACCO ALL’INSAPUTA DEL MARITO La quarantenne Percan Fuma, di Gri'signano, sembra sia stata un’assidua frequentatrice .dei templi di Bacco dove, or in una osteria or mèli’altra, .aveva contratto debituc-ci par circa 6.000 dinari che liquidò quando il mar ito le portò a casa la paga. Ma non sapendo come giustificare dinanzi al marito, ignaro delte sue scappatelle, l’amim.anco nel bilancio famigliare, inventò di sana p ianta un furto che il marito fu pronto a denunciare agli organi della Sez. Criminale i quali invece appurarono te verità e la Fuma s’è vista condannare a 20 giorni di carcere per simulato furto. RECIDIVA Parapat Maria, da Nova Vas, è 'stata condannata a quattro mesi di carcere. Il Tribunale l’ha ritenuta colpevole di furto di indumenti in danno di una vicina di casa. La pena è stata 'severa in quanto l’imputata è recidiva .per la terza volta. AUTISTA DISONESTO M staro Pietro, da Pirano, ex autista dalla disciolta Impresa Com-meirolaffa 'Cittadina Idi Pirano e Corvino Vittorio, meccanico nella Stessa città sano stati condannati per truffa, il primo a quattro mesi di reclusione con la condizionale di 3 anni, ti secondo a un mese con la condizionale di 'due anni. RIAPPARE LA DORIFORA DELLA PATATA Dai dintorni di Mondano e dalla Valle idei Quieto viene segnalata la riapparitene della dorifora sui rimasugli delle patate dello scorso anno. Con te giornate calde è da attendersi l’apparizione di questo insetto pure sulle piante seminate quest’anno. I idnanli che esso può arrecare aiile p iantagioni di patate risulterebbero enormi qualora non siano prese in tempo misure radicali per la sua distruzione. La legge fa obbligo ai coltivatori 11 controllo continuativo delite proprie piantagioni e la denuncia al Comune di ogni apparizione della dorifora CmhücUcüc Piselli 56 din. 60 din. 60 din, Patate novelle 38 din. 40 din. 44 d'n. Ciliege 50 din. 60 din. sforn. Dobbiamo però assennare che mentre per qualità i prodotti della Ortofrut sono anche superiori a quelli dei privati, altrettanto non è questo rassortimento. Nel suo negozio di verdure, al mercato di Ca-podisitria, e al momento della nostra visita, mancavano, ad esempio, il radicchio e l’insalata. ISOLA E’ nato Skrite Daniele di Giuseppe e MetìoS L’dia. Sono morti: Kaligarič, ved. Po-ropat Anna, invalida, di anni 73; Bonaca n. Feroša Anna, casalinga, di anni 64; Turko n. Gunj ac Antonia, casalinga, di anni 67. Matrimoni: Pištan Agostino, o-petraio, di anni 24 con Sagadin Branka, infermiera, di anni 21. PIRANO Decessi: Ruzzier Pietro, agricoltore, di anni 77 e Crnkovič n. For-nasaro Caterina, easainga, di anni 49. VERTENEGLIO E’ morto ^agricoltore Baolette Armando. UMAGO Matrimoni : Doc Antonio, agricoltore, di anni 28 con Mate Giusap-pna, casalinga, di anni 28; Korenika LUìgi, operaio, di anni 34 con Tonchèlla Oliva, casalinga di anni 30 ; Baldos Bruno, pescatore, di anni 27 con Barissa Maria, 'Operaia, di anni 26; Palčič Virgilio, agricoltore, di anni 27 con Cakinja Jolanda, casalinga, di anni 22 ; Ba» stijairteič Franjo, tornitore, di anni 25 coin Dedič Dotrofea, commessa di 'anni 33. CAPODISTRIA Sono nati: Mačina Nevenka, di Joško e Podgornik Milena; Rojec D na, di Vittorio e Glavina Liivia; Mihalič Janja, dii Maria Mihalič; Grižon Rosalia, di Giovanni e Ser-gais Valeria; Kribel Zvonko, di Ivan e žuž’c Petriča; Gandusio Mirella, di Angelo e Keber Jolanda; Cepich Marisa, di Adriano e Kofol Ernesta; Petkovič Mlariana, di Trilpo e Depaise Vilma; Hrvatin Sonja, di Jože e Brtoac Lidia; Ražman Majda, di Giuseppe e Nemac Rosa; Kozlovič Stojan, di Kozlovič Francesca. Matrimoni: Novel Silvestro, elettricista, di anni 26 con Giacovin-cich Alliba, casalinga, di anni 21. Morti: Miani n. Deponte Maria, casalinga, di anni 82, Petkovič Mirjana, neonata, DALL’OSPEDALE All’ospedale di Isola sono ricorsi : Padovan Giovanni, di 14 anni, da Capodistria che, in una caduta, ha riportato la frattura del radio sinistro; Bredomzani Antonia, sc-ciolana, di anni 61 che, hi un analogo incidente, si è fratturata il radio destro; Beržan Justina, di anni 46, da Lopar che ha riportato la distorsione del ginocchio destro ; Orlando Vitalino, dì anni 63, da Momi,ano che, in una caduta, si è fratturate il malleolo sinistro; il dodicenne Belte Ugo, maresegano, che, in una caduta, si è fratturato l’omero sinistro; la pomianese Pe-roša Graziella, di 13 anni, che in una caduta si è fratturata l’avambraccio sinistro; Savarin Lazar, di anni 47, che è stato rinvenuto sulla Strada con la frattura della base cranica e commoz'one cerebrale; Bazac Giovanni, quind'eemne, da Pirano, che, in una caduta, si è fratturato l’omero sinistro. L'assemblea della Camera Artigiana di Buie Il 17 maggio si è svolta a Buie la prima assemblea 'annuale della Camera artigiana del distretto alla quale hanno presenziato 40 delegati eletti in tutti i tire settari del-1’,artigianato, i rappresentanti del Potere popolare e della Camera artigiana della R.P. idi, Croaz'a. La relazione sul 'lavoro svolto nel 1953 è stata presentata dal segretario Križanec Stjepan che ha prospettato i problemi dell’airtiglainato nel territorio del distretto di Buie, quali la preparazione professionale, le imposte, il rifornimento e la concessione dei «raditi, la concorrenza di artigiani legali fornendo nel contempo i dati statistici sulla situazione esistente nell’,artigianato. Tra le conclusioni, te più importante da segnalare è quella riguardante i quadri professionali locali che mancano e che dovrebbero essere creati con l’invio di g'ovani per te specializzazione nelle città. In accordo con la redazione del giornate di Buie «Hrvatski Glas», è stato stabilito di aprire una rubrica costante concernente gli artigiani e affla quale gli interessati sono chiamati a coHaborare. K. F. iflTEP1', 25 maggio 1954 _£NNE ENNE & viuzza eira buia e spor- ca quando il vecchio gjtjro ©ra riuscito ad ot-@ je uà pensione, il Comu-#si era scordato di mobi-0 mn altro spazzino. Lj ragazzini, in grappo, "Lvaho :avantil e indietro j marciapiedi si fermati di preferenza davanti a-1-r^trina di -Marco salum’e-P I sdhiacciavano i visi Livi. Rifreddo contro il cristal-' guardando Con voglia le -11’tadelte, i prosciutti e tutti altri articoli espiasti che r jasi non avevamo mome. IjLo, -allora, usciva di bot-^ col naso- violaceo e la tenda e, -sanguigna che scompariva in una grossa ^jpa di lana nera sgrida-• j monelli con la sua vo-% id'ariv-aito ed assi crepa-Ifj dalle risa e gli -davano la IrL -jdairoo s’infuriava sem-p-ù ed i ragazzi, final-ite spaventati se la diava-T» gambe. jj vento era ilmipatucso e (lteva sbattere e cigolare sui '.üdini le imposte apetrtte sulfa via. Polvere e fagli di car-11 ;d immontìi-zie spiniti d ai-folate s’aimnrucchliiava-no i imuni e vi restavano 'eie appiccicati. -Don di so-' a cielo buio, la viuzza a un lungo e nero In fondo alla via, veniva un pò idi luce, jTjja -la piazza. I passanti angamo Un fretta, come op-nicssi dalle due- fülle di cata-jjechie alte, grige -e cadenti *e sembravamo- minacciare J® il loro squallore la stra-jiccict^.; Solb1 Vili -Guardi'a, ,ifera 'ben faoappdttato, cam-oinava lenltaimeinte. Fischie-t-;,va. Sallulta-va Ile vecchie, cole. -Spaventava i mo-i. E quando -a-rrilvava pressi Cesteria della Camelia, ' sitava elitre i vetri lo sgiuar-;) e strizzava rocchio alla stona che, non avendo 1 diente da fare, se ne stava Tfetro la vetrata, al ©alduc- n sato toc alle d-eillla viia che i® sempre affollato era la *ala del Rullo-; Là ci ansano i pescatori che por-amo, ogni -mattina-, ill pens al mercato dèlia città, j piccola mescita erta Senats piena di schiamazzi, -’sfa v’era densa di fumo i * odor di1 vili». 1 Guardia entrava poche ’'ite ntìH’oisiteria del Bullo i® ci andava-, ailloira face-* 3 viso dolce ia Guitti e i-vent|aTO trafttìabilfe come S'ama1. Eh, ili Guardia sa-^ Ö fatto- suo ! Quelli che feAvario a triinioaire dal' Bulino ragazzi ibuioni, ma no( tutti, iquèl brutto ‘io d’aver sempre -un col-in tasca e si facevano te- mosca al naiso i-n ’ameni» se qualcuno, spe- mi» guardia, d-ava taa strigi -alta. No. Dentate era meglio entra-fr ® tanto in tanto, dalla ^5*Vla, la florida proprie-"he, premurosa, rispeit-;,a hmiforme e diceva, ros-t0Rsa in volto : — Si sie-j- sfeda don Bentìamino. un pochino, le farò ko-»-"« qualcosa che le pia-sicuro. don- Beniamino detto Pardi-a, usciva dall’oste-,^fleaa Camelia. Aveva il , pò rosso, lo sguar-jf'atizioso e si stropccia-con un sorriso di “■'tujine sulle labbra an-V] ■^ grasso. Ora, 2®*® di qua e >di là per ^ se nulla fosse- siucces-^aote la sua assenza e ^fev-a la sua passeggiala servizio. Il Guardia os-^ tutto nel -suo cammi-J?® sapeva che -nell suo s-®re bisognava osservar* C?e 'genite e non la-.. V fuggir nulla dii nulla. Wj ^anitre don B-einia-i|. 5 guardava attorno, R ® cuor suo del irispet- v ©ipomeva ali paissa-n-. ^biva dalla piazza un ‘ ehe incedeva a stento j Sandiosi iad ogni iistan-lualche muro. ■ c, Picoolio, T-uiamo, e ma-fe ossa gli s’imtravve-oltre ä pochi panni k gassava. Si stringeva tf* selo nella sua giachi tatto toppe e buchi e ■4 sporchi, dalle un-^ *gn/0Bei,r gli uiscìiiyano ®Ntpacce rotte e peli 3 fanghig-liia -gelata, vj^dlia -osservò attento \rt'entì -dello straccione 516 lo vide, ad -un trat- u sul igiradino d’un '4* ad -appoggiarsi -allo ’ Sii andò vicino e gli i h altro stette, immobile e zitto. «iChe razza di pezzente» pensò il Guardia e scot-è il poveraccio. L’uomo seduto guardò don Beniamino -come se Si fosse svegl a-to laillora. Aveva -gli tìcdhi lucidi e piccali melila faccia ohe sembrava una zolla di terra arsa e la voce irooa e sibilante: — -Subito. -Subito. Sono un pò Stanco. Mi r iposo per un attimo e me ne vado. Ma don Beniamino sapeva quaTera ili suo mestiere. Un vagabondo nein doveva sedersi, così, sulla pulbbl-icia via e ilo -disse forte lailTuomo c-he ansimava e tossiva -guardandosi -attorno spaventato. Infime il vagabondo si levò -in P-iedli faiticesaimer^ Parve che -cigni -massa de-1 su-o corpo gli provocasse uno sp-a-s mo, tanto i solchi del suo volto si distesero e si’contrassero nello sforzo -che egli campiva -per -solfevars'. Quando fu in piedi-, ma sempre rr-p-aggiato ad muro, pairlò. E la sui» -voice fu più raca di prima: — Sporca terra! — e massa lallcunii passi. Don Beniamino lo vide andar vila e si volse per -andarsene, ma poi si -girò a guardare: mal isuo mestiere . . . Lo straccione camminava ancora, ma sempre più a stento. Ad un tratto si Staccò dal muro e si fermò come se stesse in equilibrio, poi s’afflosciò sullo sporco marcia^ piede. «Adesso fa -la commedia» pensò il Guardia. In un batter -d’occhio un gruppo di curiosi si raccolse aiti bornio allo uomo caduto. Anche il calzettai© đ-eH’-angolo uscì .-dalla suia bottega e andò -a vedere ohe cosa fosse successo. -Dietro *a lui corse la Camelia. E si precipitarono -anche ili Bullo e i, pescatori della sua osteria. Accorse persimio, affannato, Marco salumiere col viso am-muscnito e paonazzo -per lo sforzo. Don Beni-a-m no si cacciò a forza di gomitate nel gruppo che is’eira racco-lto-. Una donna, indicando lo straccione -immobile sul marciapiede foce-: — -Sta matte, disgraziato. Un’-all tira : — Dio, com’è sciupato ! Un’altra : — Non ha che ossa, povero d'avolo! Un -pescatore s’accosciò accanto al poveraccio e gli sollevò la testa poi gliela posò nuovamente a terra e si alzò. Una donna chiese: •-Ohe, piange? —Che piange, — bofonch ò il pescatore — è morto ! Il circolo di gente s’aliargò. Qualcuno disse: — Bisogna avvert're la questura. Dan Beniamino -andò in besiti-a: — Che questura! Ed io? -Perchè sono -qua, io? — Si avvicinò -attl’uomo che era per terra, gii si curvò sopra — con sforzo-, per vila della -pancia — e ilo -toccò. Quando isialzòi col volto arrossato, disse -verso la gente : ■— Pare morto. — Poi ad un ragazzino: — Ragazzino, corri in piazza per un dottore. Un uomo dalla follia disse : — Ora, questo disgraziato, non si -può -mica lasciarlo qui. Il -Buttilo s’ialllonitainò -di soppiatto. La Camelia vide il Bullo e gli tenne -dietro in fretta. Marco salumiere mangiò la faglia e se la battè pure dui. 11 calzolaiilo- eira già sparito. L’uomo ohe aveva parlato continuò : — Avanti, due che se Ila senit-ano: non deve pesar molto, Infine. Lo porteremo su, -a casa mia — ed indicò con la mano una casao-c'a -accanito ad una trattoria. Quattro pescatori presero il -morto e lo portarono. L’uomo li guidò nella buia catapecchia e sempre in testa li condusse, per un-a scala scòvollòsa, fino in soffitta: una stanzucci-a fredda e b -sluimga, che il vento, entrando tra li fogli di giornale chs stavano per veltri lall’abbaino, rendeva più gelida ancora. L’ospilte disse ai pescatori : — Lo adag'eremo- qiuà — ed indicò un tettuccio sporco e sfatto. Uin mucchio -di gente fece tessa aM^usci'o. F.imallmente arrivò don Beniamino- col dottore. H metìlico fu abirfeaitivo. Toccò il -morto, lo -guardò, e đ'sse forte: — E’ morto — poi a -don Beniamino: — Dopo mi porterete i dati e firmerò l’atto — ed uscì in fretta borbottando tra i denti come per dis appunto. La stanza, intanto, s’era riempita di -gente e l’atiten-zionie di tutti si rivoilise a don Beniam-ino; egli, ohe sapeva il -suo mestiere, si sedette sull’unica -sed'a della stanza e tirò fuori dalla fondina della pistola un libriccino unto eaccartocciiato ed un pezzetto di matita. Poi, rivolgendosi airuomo -che aveva offerito il proprio letto all morto, 'gli ordinò : — Tiragli fuori le carte. Lialtro frugò gli abiti dei cadavere, ma non trovò niente. ed allora a don Beniamino: —• Ohe carte? E il Guardia: — I documenti, d'avolo! Ognuno deva avere i documenti suoli, no? E liuomo: — Capisco. Ma questo qui non ne ha dii documenti. Ma don Beniamino non volle farsi pigliare pel naso. Frugò personalmente ili morto, poi disse; —- Diavolo, non ha documenti . . . Che razza d’imbrogliio ! Porca miseria, proprio 'sulla mia strada IL MARESCIALLO TITO NEI RICORDI DI VLADIMIR NAZOR Nasceva la leggenda del vecchio., Pochi sapevano ancora chi fosse Il Maresciallo Tito è un uomo d’az'one. cominciare un nuovo lavoro, lo sono affatto per la leg- possibile, tanto che io uo- libili' iPlfimo /ilomin tVl.Ulli.i-dvio -noiwin iMinWviin. »-»ri nmn mi 1/Vrrill ll/vWf n • __ - „ . . * . 'Egli, come capo mililitare, come uomo po- una nuova lotta; diversa, genda. litico e -di Stato, -guarda ile cose, le situa- ma -forse più pesante e diffi- Con -la figura del capo del zioni e -gli uomini diritto megli occhi, san- citte della precedente. nostro movimento di irnsur- sa ombra -di senitirnemtalisimo, senza il ve- E 51 Maresciallo rimane, rez ione e di liberazione non lo delle lillu'sloini, senza -sogni'. La realtà, com’era prima, tutto d’un accadrà casi è la vera e saäda base su cui si accinge pezzo, lajridhe se l’organizza- E’ accaduto che q-uest’uo- » portare a 'termine ogni suo lavoro. tare e il condottiero- si mami-Questo io sanno il difficili ed aspri sen- festa sótto -altra veste, quella di ricostruttore del Paese, di politico, -e di statista. Da lui Irradia sempre quella medesima forza. Il popolo ha sentito tutto fieri montani attraverso i quali tante volte ©gli condusse 1 suoli eroi durante le offensive. nemico. -Silenzioso, freddo, moderato, prevedendo e oattcolanido, egli non si incammina mài per gli ingannevoli», serr- ino, non perchè egli volle quanto inveoe -perchè la lotta -cospirativa lo rioh'edeva, ha iniziato la sua attività cir- mo pervaso dalla letteratura, lo riportavo nel pensiero alle montagne bosniache e agli eroi romantici di tipo bayiran-iano. E questa impressione non mi ha abbandonato mai completamente, neppure dopo aver saputo chi f osse. Questa non ricercata semi- icondato -da un grande segretezza che da fai si di-segreto. Nessuno, all’inifuori partiva, creata dalle neces-dei suoi più stretti collabo- sità del momento, agiva e-f- tieri deH’iilusiòne, fossero anche cosparsi questo. Il popolo ama gli uo- ratari del bosco- e delle o'-ttà, ficacemenlte sui -sudi giova-di fiori. »Quanto più duro, tanto più si- lnini d,azione> 'inconsciamente sapeva chi fosse e da dove ni soldati attraendali e n.ll.«Ai.. . __1 . ... ■ ... mim ilnUn+A Don» colorili ! Ili enirin Tl-nn-vfmr».«-». T r, rra ; J.nliì inmnn« m’.\ cura» ; questa era l’impressione che albergava neillanimo di tatti noi che lo seguivamo, che nel giórno della vittoria non ci- abbandonò. Non ci abbandonò, perchè il cammino del Maresciallo, azione pensata da un uomo di soli fatti, non ha fine. Avanti, fino -alla vetta, dalla quale si vede meglio tatto ciò che è distrutto, isparpagliiato, insomma tultto ciò che da tempo è marcio. Fino alila vetta, ma non perchè al-lor per istinto. Per secoli vi sono venisse. Lo chiamavano Tištati da noi sempre innova^ to, Comandante supremo, menti vuoti, e il popolo ave- oppure «Vecchio», cioè il più va perduto la fede negli a-1- vecchio di tatti, il Capo, tri e in sè stesso. Aveva bi- Molti pensavano che fotsse sogno idi un uomo com’è ili giunto dalla lontana Russia. Maresciallo. Lo attese, lo lo, dopo lunghe relazioni con conobbe e ora lo segue. Azio- fai, da fai stesso- seppi di do- ne, azione: non più parole vuote in ogni campo della nostra vita. Il nostro popolo è ancora ve fosse e come si chiamava. Era pensieroso, avaro nelle parole, chiuso in sè il più stringendoli ancor p'ù fortemente infamo a fai. R Maresciallo dunque è divenuto subito, sin da principio, un essere leggendario. Il suo pseudonimo, il suo naturale portamento e comportamento con gli uomini concorse a fame un combattente leggendario. quando is: è giunti ci si sieda e si pianga giovane, e per fortuna nostra sulle rovine, ma per 'Osservare come stanno te cose nude sotto il sole, conoscere le nuove situazioni, scuotere gli uomini, in- Vendette il cane per scaldarsi la numerosa famiglia Broz La fam'gìia Broz g unse a ma-ero in vita. Gli otto etta* Kumrovac circa quattrocento ri di terreno bastavano sem- anni or sono. Alcuni a-sseri-scono che nel I630 essa sia giunta nello Zagorje proveniente dai dintorni di Pis’.-no. Miseria a Kumrovec. l,c. famiglia pullulanti di figlioli il terreno coltivabile sfruttato fino all’uitimo palmo. Franjo Broz, padre di Tito era In tipo ridanciano dal cuore di oro. Alto, forte, dai capelli neri e dal naso a becco d'aquila. Si sposò a 24 an-n con Maria Javersele. I beni dei due sposi novelli consistevano in una casetta che Franjo Broz divideva con un suo parente, anch’egli con la famiglia, e in otto ettari di terreno. Dura e difficile si prospettava la vita alla nuova coppia. I figlioli avevano preso a nascere ed ogni nuovo nato era una nuova bocca da sfamare. Quindici in tutto furono i figli, sette soltanto ri- pre meno. Franjo Broz, quando cominciò ad essere costretto a contrare deteti perse il coraggio, la fiducia nella vita. Cominciò a bere. Il peso e le responsabilità della numerosa famiglia caddero sulle stanche spalle della moglie Maria, Tito era 'I settimo dei quindici figlioli. Ebbe un’infanzia diffic le. Miseria, fame. Spesso, come dice lo stesso Tito, lui ed i fratelli approfittavano della visita di' parenti per chiedere del pane alla madre. Sapevano che in tale occasione la madre non poteva dire di no. Ma poi erano bastonate. Un giorno che il padre e la madre si recarono in visita ad alcuni parenti i frugoli affamati misero a bollire la testa di un maiale che la mamma aveva messo a seccare per cuocerla in occasione della festa di Capodanno.' Mangiarono fino a stopp are. Una volta tanto si sentirono sazi. Ritornarono i genitori e quando seppero della cosa più che arrabbiati parvero rattristati. Non ci fu quella sera la solfa ra-z'onc di busse che seguiva sempre le biricchinate dei monelli. Dopo il natale giungeva o-gni anno nel villaggio un frate di Klanjaca. Entrava e benetì ceva ogni casa. E su ogni porta scriveva con il gesso; «Anno domini . . .» In della misera riserva di granoturco della casa. Il p'ù sereno periodo della sua infanzia Tito lo trascorse presso il nonno Martin, in Slovenia; Sorvegliava il bestiame e giocava con i suoi coetanei -nei boschi. Era il nipote prediletto del nonno e riusciva simpatico agli abitanti del paese. compagno Tito, riandando con il pens’ero alla sua infanzia, ricorda un episodio veramente , commioven/ie^ Anch’esso frutto della -miseria. La famiglia Broz aveva un bel cane da pastore, Polak. Tutti i bimbi della casa amavano FOla-k. Era stato Polak che aveva loro inse-;nato a muovere i primi pas- Quando compì i sette anni -si. Ancora piccoli muoven- ! asciò la casa del no-nno e fece ritorno a Kumrovec. Era giunto il momento di andare a scuola. Si fece ben presto onore e fu considerato come il migliore alunno del v Raggio. Eppure da dedicare allo n’era ben poco. Dopo le lezioni Josip -doveva portare il bestiame al pascolo, cullare i fratellini più p’ccoli, zappare ... I fratelli più grandi avevano già preso a recarsi in altre regioni e città lontane per guadagnare un po’ di soldi ed imparare un mestiere. Ed i figlioli che rimanevano dividevano con i geni-iori la magra dispensa. Il dosi a carponi per le stanze afferravano il pelo di Polak e si rizzavano sulle gracili gambette. Polak allora, giudizioso, a passi lenti, camminava lentamente per la di' tempo stanza trascinandosi dietro studio ce questo o quel bimbetta. Era stato un po’ la balia asciutta della famiglia Broz. Un g'orno il padre lo vendette a un signore sloveno in cam-b o a del legname. Quante lacrime. Ma il padre era irremovibile. Prese Polak e lo condusse dal signore. Passarono alcune ore. Il padre non aveva ancor fatto ritorno a casa che già Polak scodinzolando era nuovamente nella cucina. in molte ©ose ancora primitivo. Vuote lazionii e uomini di iflattii. Nel suo 'subcoiacian-te vivono -ancora quei cosi-detti wìseiniti'memiti poetici» come meillan'mo dei bambini. La mastra gente è sempre pronta -ad incoronare i s-ui eroi con l’-aurola dettile leggende. Con- il -compagno Tito questo »coadde subito. Leggende! Le leggende ©he narravano dei santi e degli eroi nascono lontano, là dove le riconduce la materia ohe traittano. La lontananza dei tempi le -deve amare con gli scintillanti veli idell’incerta e del gigantesco. Le leggende devono ispolgliairsi di tutte te nude docuim-entanzioni degli uomini e della stoiri-a par poter -far si che -il laro contenuto brilli di quella face -di cui solo I canitenu'ti delle leggende possono brillare. Sono passati secoli prima che te leggende -di Alessandro Magno, «tei Paladini di Carlo Magno, degli eroi del Kascivo Polije si siano completamente formate e fatte ■conoscere -al mando intero. Le -figure idi Napoleone e di Garibaldi-, come se i tempi in cui. essi vissero e »girono siano troppo vicini, per poter entrare a far parte del mito -attendano di essere ingigantite dalla lontananza dei secoli attraverso i quali andranno perdendosi gli e-esatti -dettagli e ile testimo-n'ianze che la storia riporta e Che per essa sono tanto più importanti quanto non Il compagno Tito, accompagnato dal ministro Rankovié e da alti funzionari, durante la visita alla mostra celebrativa dell’insurrezione serba »ELLE VIE DI DIGIUNO a sera i vecchi fanno crocchi La stratì-a per Trieste sfiora la cittadina -di Digna-no, nate numerosi contadini vanno e vengano con i carri e i — Vedi — dice una manna al suo bambino, — quello è il maresciallo Tito cambio ogni contadino era vi passa 'accanto per giunge- buoi. I sentieri serpeggiano-in dovere di dargli alcuni chilogrammi di granoturco oppure due fiorini, somma che rappresentava due giornate di lavoro. Immaginarsi con quali occhi • figli affamati della famiglia Broz guardavano il frate riporre nel suo capace sacco parte verso ili mare. In queste gilor- dlieci chillométri, a I dilgnanesi devono fare quattro chilometri per ar-a Fasana a farsi i ba-d’astalte. Da Digniano in si vede Bolla, e le verdi isole di Brioni-, campagna scende fra gli olivi e le viti. Diigniae-o è una cittadina, un bongo di campagna. La popolazione lavora nei campi e nefllte fabbriche. Il centro è antico ed ha le caratteristiche -delle cittadine me--diioevaii istrione. Attorno a Piazza del popolo sono am- doveva morire ! Un uomo, vestito che pareva un pezzo -grosso, entrò nella soffitta. — Cronaca — disse e domandò, — che cosa e successo? U-n assassino? Uno dei pescatori che stava accanto ail morto s‘ stizzì: — Che assassinio! Un morbo di fame e di freddo! — Ah, — fece, il giornalista — la cosa non m’imiteires-sa. Malti dei presenti »’irrigidirono. Molite bocche si strinsero e -m-alti occhi divennero duri come punte di costelli. Vi fu. nella soffitta, un lo in volto: — Ma no, dicevo per dire. Può interessare, anche. Ma sapete non è un caso. La gente ne vede ogni giamo di simili cose. Po-i in una grande città. . . E . . . d ite, — e -indicò il molto — come si chiamava? — Niente — fece il pescatore — ecco, niente. Non si chiamava in nessun modo. Non aveva documenti'. Nessuno di noi sa chi sia stato nè da dolve sia venuto-, — Non importa — gridò un altro pescatore — il nome-. Si tratta idi -un uomo. Un uomo come noi, come te, come il lampo d’occhiate crudeli. O- podestà, come tatti. Che c’en-gnuno «tei presenti — tutta tra il nome! — E -dimmi, — disse ili primo pescatore al giornalista — tu non serverai niente di questo fatto- sui -giornali? — Il giornalista disse : — E ohe cosa ci sarebbe da scrivere? E lialltro: — tante cose. Ma dimmi, non -scriveresti ch’è morto un uomo? Così. povera gente — vide se stesso, morto, su un letto di stracci e, -accanito al letto un uomo Ohe se ne infischiava della morte -d’un povero diavolo. Un pescatore scattò : — Non t’intere&sia che sia morto dii farne? E lo dici? Esci o ti picchio. Il giornali'sta diviene gi-al- Nienlt'altro-? E’ aperta al «Triglav» la personale di H. Pečarič, che trattiamo in IV. pag. nella riproduzione : «Casa fra il verde» E il g'annalista: — No, il prlncipatte non lo permetterebbe. -Po', non .avrebbe sensO( credetemi. Alila gente non interessa un fatto simile. Vi ripeto, case dei genere succedono agni giorno. Ormai il pubbl'co ci ha fatto l’abitu-diine. E l’altro: — Già, non ha senso. -Pure, un uomo è sempre -un uomo, mondo cane! Ma -adesso tagliti di mezzo o ti picchio sul Serio. Il giornalista battè in ritirata,-lentamente, -tra quei volti- e quagli occhi induriti ed astiasi che te- fissavano pieni di minaccia, poi, arrivato lattila porta, si precipitò di oarsa -giù par le scale. Dan Beniamino 'decise: — Chi .rimane qua, coll morto? — Io — fece l’inquilino della soffitta. Anche ii quattro pescatori ohe avevano portato ili cadavere -dissero che sarebbero rimasti. — Allora 'tatto- è a posto, — sospirò ili Guardia — in serata avviserò quelli tìell’abi-torio. Là si sbrigamo presto-, in quesiti casi, una cassa col numero ed è finita — ed uscì. La gente che affollava la stanza ìncomiinc'ò ad uscire. Qualcuno cercò di discorrere. Uno disse: — Tempo fa conoscevo -un poveraccio come quello lì — tìd ind'eò la forma grigia giacente sul letto — 'gli assomigliava molto, amiche. Diceva sempre di non aver nessuno. I Tedeschi, una seira, gli -avevano dato una legnata sulla testa e do^-o d'allora -ara ©otme scemo. Un altero disse: — Eh, ce ne sono tanti così. Il discorso non attaccava. La 'genite oh’eria r imasta nella istanza dovette scendere dalla parte del cortile perché il portone era pieno zeppo di curiosi. I cinque uomini, rimasti sedettero in silenzio. Uno- dei pescatori tirò fuori da una. taisca un Involto. Lo aprì e ne tirò fuori salacche e par ne scuro che divise con i compagni. Anche ^inquilino-della soffitta mangiò, vorace, il cibo offertagli. Ad un tratto entrò un uo* mo: il padrone della vicina «trattoria. Chiese rabblloso : — E’ morto qualcuno, verro? Debbo sapere qualche coita di siteuro par dirlo alla gente che è giù. Tutti credono che sia stato commesso un. assassinio e mi lasci-aimo il l-o-cale vuoto. — Andò, camminando a saltelli, vicino al. morto, poi tornò Indietro ed uscì. I cinque uomini continuarono -a masticare il loro cibo-in silenzio. Nella stanza si. udiva solo -il s’b-ito del vento e il rumore di bocche in. movimento. Quando il padlrone della itiraftoria -arrivò gfijùj (Sulla-strada, una follila di sfaccendati lo circondò. Egli gridò: — Via, via. -Che casa state a fare, -qui? Al freddo, poi!' Venite da me, ito traibtoria-Ci vado anch’io. Venite. Malte voci ch'esero : — Ma. che cosa è successo? Un furto? Contrabbando? Assassinilo? Marito e moglie? Cosa? — Macché, macché, — fece-il -trattare — non è successo niente di tatto questo Niente di straordinario. E* morbo un tiafte . . . -mica -altro, iSu^ su, ven'te — ed. entrò nel suo 'locale. La folla isi sci-ollse e molta-, genite entrò nella trattoria a bere un goccio. Non era un piacere star-fuori, sulla istrada, dove l’amia era gelida e il vento-schiaffeggiava i passanti ed incollava ai muri foglie e-cartocci vuoti. Pdla 4 — 23 maggio 1952 «EXCELSIOR» mossati vecchi palazzi con diec'ne di stradeltte che girano e .rigirano sotto i volti. -Solio qualche bambino passa e gioca 'in questi luoghi quando i genitori sono a] lavoro. A Dilgnano vivono quasi 1.500 italiani e 1.200 croati in perfetta armonia. Qui è stata conseguite nel modo più completo l’unità e la fratellanza dei popoli. Le scuole e le'soc ietà artistico oultu- meroisd dipinti e mobili antichi. -Queste stanze una volta pieine di ombre gomitarle sono aggi animate da cori italiani e croati. ■Dove prima abitavano pochi signori, padroni di Digitano, vive aggi la classe o-peraia che gestisce i beni del vecchi proprietari. Anche nel-la casa di cultura gli operai -e d cdntadiinli si raccolgono per passare le- ore libere. In una stanza ci sono rali sono comuni. I nomi delle i membri «telila -Società arti- vie e ile -altre insegne, -sano bilingui. Molti dirigenti della vita economica e politica sono italiani, come Bruno Fioranti, presidente della Cooperativa agricola Primo maggio e segretario del Comitato comunale delila Lega dei comunisti. L’unità e la fratellanza delle due nazionalità sono il perno di tutti i -successi qttenut-i. La scuola ottenin-ale- si trova là dove una volte c’era stico culturale «Unità e fratellanza». La crescente attività culturale è dovuta in gran parte aU’-aiuto finanziario de-lla Cooperativa agricola Primo maggio. Essa è al centro della vite economica del paese. I cooperatori gestiscono quasi tutto il commercio, gli oleifici, i caseifici, l’economia agricola, ^industria alberghiera e le officine meccar-niche. Grazie a questa 1-ar- una caserma. Con ingenti ga attività economica Ila Coo- perativa ha dato dal suo reddito un milione di dina^ ri per la riparazione della casa di cultura e altri 365.000 dinari per ili Circolo italiano di cultura, ila società «Partizan» e i Vigili del fuoco. La Cooperativa ha inoltre donato 100.000 din. per la costruzione dello stadio sportivo che si -trova in via dì ultimazione. Le larghe vedute dei compagni cooperatori creano la p’ena collaborazione dell’in-teresse collettivo -del paese. Ogni forma idi particolarismo è oasi esclusa e questo guerra, si sovrapporr- può -essere un esempio di co-l’una sull’altra e ri- me si sviluppa la democrazia neillamtoito dettila nascente Comune. , Nel pomeriggio si riuniscono a far crocchio i vecchi dignanesi. Uno di loro si vanta di aver suonato dar vanti alte alte personalità della vecchia Austria. E’ Matteo Gambetta, e sta a .fango per accordare ili violino e con Giuseppe Moschi-ni suona alcuni motivi popolari. Gli accompagnano Paola Gordan e Giovanni Buona-sin. Nelle giornate di maggio i venti sono leggeri e portano il profumo- dei fiori delia campagna e di fresco alito marino. M. F. Investimenti si è riusciti ad addottare l’edificio alle nuove esigenze. Diignano ha due o tre v e ■larghe con le case tutte affiancate. In queste vie si svolge -tutta la vita della cittadina. Le corriere collegano diverse volte al giorno il paese con Pola, Rovigno, Fiume e -altre città istriane. Uu pò fuori mano- si trova la stazione ferroviaria che porte al lavoro gli operai nelle diverse fabbriche del distretto. Numerose scritte in italiano, alcune siböadiite, perchè scritte ancora durante la igono •cardano a tatti la lotta e la ferma volontà della popolazione 'di Dignano nella costruzione della società soc'a-llista. , Ad un traltto nel pomeriggio Ile vie di Di-gnamo si animano 'di gruppi frettolosi ohe arrivano col treno e con le -carriere da Paia: lavoratori -dei cantieri -navali, della fabbrica cernenti, dei maglifici 'eoe. Sano -molti i dignanesi •che possiedano piccole parti-celie di terra e che lavorano pure nelle fabbriche. Ora essi tornano a’ casa e alla sera si raccolgono nella nuova casa -di cultura. L’edìficiio è sfato rimodernato ed ha diverse sale con nu- Sport e studio si equivalgono Sir Alan Rook, eminente studioso di Cambridge, ha pubblicato recentemente sul «BHtisn Medicai journaj» uninteressante documentario sulla longevità media degli studenti di quella rinomata Università. Lo scienziato ha fatto uso dell’esperienza ricavata dai suoi pluriennali studi sul modo di vivere di 834 studenti, praticanti lo sport, e di altri 761 one- pon praticando alcuna attività sportiva, si limitavano al solo lavoro intellettuale. Le conclusioni cui giun. ge lo studioso inglese dimostrano, in base a dati! scientifici inoppugnianiii, che la media di longevità negli «sportivi» e degli «intellettuali» è la medesima. Il dr. Rook ha dimostrato fra l’altro che ì difetti cardiaci sono riscontrabili in eguale misura fra gli uni e gli altri. I -dati del dr. Rook confermano anche la teo. ria, scientificamente già provata, che la media di longevità delle persone di costituzione fisica più debole è maggiore di quell? riscontrata normalmente fra le persone di fisico maggiormente sviluppato. Concerto a Isola Il Circolo italiano di cultura di Isola ha dato il via sabato scorso alla propria rassegna. Il concerto inaugurale, sostenuto dal locale complesso bandistico, è stato egregiamente diretto dal prof. Giusto Bolè. Il ricco e non facile programma musicale ha messo in risalto il notevole affiatamento fra le varie sezioni, nonché un quasi costante equilibrio di intenzione. Abbiamo saputo che l’organico è stato completato da -poco tempo con alcuni elementi nuovi; comunque la loro prestazione, accanto ai veterani, è stata lodevole sotto ogni riguardo. Ottimi senz’altro i clarinettisti, i saxo-fonisti e tutti i bassi d’armonia; una nota particolare al tamburellista -per la sua sciolta e incisiva precisione. Nell’intermezzo fra i due tempi del concerto, lò stesso prof. Bolè ha diretto 3 brani vocali, eseguiti dal coro fel-minele sindacale sloveno. ULTIME DAL «GIRO» Il Giro ciclistico d’Italia, contria-mente ai pronostici ed alle tradizioiii-è entrato nel pieno dell’azione già nelle prime tappe, provocando un rivoluzionamento completo nella classifica generale, nella quale tutti i maggiori favoriti, ad eccezione di Coppi, si trovano nelle prime posizioni. E’ stato Coppi ad accendere la miccia nella prima tappa a cronometro sul circuito di Palermo, impegnandosi a fondo con la propria squadra e vincendo nettamente, staccando di oltre un minuto il diretto avversario Koblet e la squadra belga. Koblet si è legato l’episodio al dito e, visto che Coppi nella seconda tappa dava segni di stanchezza, ha attaccato a sua volta, risalendo lo svantaggio e staccando il campionissimo in crisi di quasi cinque minuti. Questi i due episodi culminanti della prima parte del Giro. Duello dunque, come previsto, fra i due assi del ciclismo mondiale Coppi e Koblet già all’inizio. Ciò vuol dire, che ne vedremo delle belle prima della fine, specialmente sul loro solito terreno, sulle Dolomiti. Nella lotta fra i due grandi si è incluso pure Magni, il quale, memore delle glorie passate, vuol ritentare nuovamente la grande vittoria. Il quarto, fra cotanto senno, è il redivivo Pioazza Minardi della Legnano, caduto quasi nel dimenticatoio, dopo le prove scialbe della passata stagione. Il giovane ciclista si è messo in luce nella seconda tappa, quella del crollo di Coppi, nella quale è riuscito a staccare nettamente campioni del valore di Woor-ting, Astrua, Magni e Schaer, precedendo di ben dieci minuti il campionissimo. Senza storia quasi le successive due tapne, condotte ad andatura turistica e senza episodi di rilievo, risolta con le solite fughe-lampo dei cacciatori dei premi di traguardo, prolungate indi sino sotto il telone dell’arrivo. La terza ha visto così la vittoria di Nino Defilippis, non nuovo ad imprese del genere, mentre la quarta si è conclusa con la volata di cinque animosi, sui quali si è imposto Conterno, davanti a Baroz-zi, Coletto, Ponzini e Van Est. Pochi i ritirati nelle prime tappe. Fra i piu notevoli da segnalare Pe-rucci, colto da dolori sul circuito di Palermo e costretto all’abbandono dopo soli pochi chilometri di gara e Crespi e Messina, venuti in collisione nella tappa Catanzaro—Bari e ricoverati in ospedale. In classifica generale posizioni immutate. Guida Minardi in ore 26,01’07”, 2. Schaer a 3’51”, 3) Magni a 4,22”, 4. Koblet a 4,27”, 5) Clerici a 4’35”, 6) Defilippis a 5’29”, 7) Worting a 6’21”, Astrua a 6,36”, 9) Fomara a 6’45”, 10) Martini a 8’54”, 11) Coppi a 9’19”, 12) Bartali a 13’3”, 82) Van Steenbergen a 39’46”. Oggi il giro si porterà da Bari a Napoli per un totale di km 279. Ha riaperto recentemente i propri battenti il campionato repubblicano di pallacanestro, girone occidentale, che, dopo il ritiro dell’Isola e del Primorje, vede in lizza solo tre spuadre e precisamente: la ca-podistriana Aurora, il Pirano e lo Železničar di Gorizia. Sino ad ora si sono avuti i seguenti incontri: Pirano — Aurora 22:44 Pirano — Železničar 42:28 Aurora — Železničar 49:19 Abbiamo assistito a quest’ultimo incontro. Molte cose son cambiate sia nella squadra goriziana che in quella capodistriana. Comunque l’Aurora, pur non avendo parecchi giocatori militanti nel girone di andata, è sempre una squadretta che può dare filo da .torcere a moltissimi avversari. Lo Železničar è invece solamente l’ombra della temibile squadra vista lo scorso anno e le due sconfitte subito sia a Pirano che a Capodistria ne sono una dimostrazione. La pioggia e il campo inondato hanno certamente influito sull’incontro di domenica nel quale di pallone viscido non ha permesso alle due squadre, in ispecie agli amorini, dQ sfoggiare tutte le loro capacità per cui l’incontro è mancato di tecnica. Il quintetto capodistriano, nonostante le condizioni del campo e della palla, ha saputo impostare un gioco veloce, puntando allo sfondamento della confusa difesa goriziana sui suoi due pilastri all’attacco, Tamplenizza e Stef-fè, che, oltre a una notevole precisione nel tiro in cesto, hanno dimostrato di aver un buon intuito nella scopertura, conseguita nella maggior parte dei casi con un veloce carosello dinanzi al cesto goriziano. Olivieri, con un gioco calmissimo- è stato il costruttore delle azioni aurorine e, con dosati tiri da distanza, ha completato l’abbondante messe capodistriana. Nel quintetto amorino bisogna ancora segnalare Bolis che ha dimostrato di essere un giocatore insidioso, pur praticando un gioco esclusivamente di posizione e anche abbastanza preciso nel tiro in cesto. Buona la prestazione delle forze nuove che hanno ben coadiuvato gli uomini di centro. Dello Železničar c’è poco da dire. L’unico che ha presentato qualche pericolo per il canestro capodistriano è stato Pahor handicappato però dalla sua piccola statura, come Pignatari da una distorsione al dito mignolo, che, con un pallone pesan- te, si è fatta piuttosto sentire. La squadra è mancata nel suo insieme, impostando un gioco lento e di posizione che i capodistriani hanno facilmente rotto. D’altronde riteniamo che gli stessi pratichino un’allenamento, chiamiamolo classico, del tiro in cesto, che manca quando i suoi giocatori non si trovano in posizione del tutto favorevole. ŽELEZNIČAR: Pignatari (2), Pahor (7), Furlan (4), Volušček (4), Berec (2)), Devetak, Štrukelj. AURORA: Tamplenizza (11), Olivieri (12), Steffè M. (14), Boliš (8), Destradi M., Bisiak (4), Bonivento, Luglio, Mele. Accademia ginnica a Capodistria Lunedì sera ha avuto luogo all Teatro dell -Popolo tuVaccaidetnia ginnica organizzata dailla società di educazione -fisica «-Partizana» in onore del genetliaco del compagno Tito. I giovani -ginnasti si sono prodotti dinanzi -ad un pubblico numerosissimo in un-a serie di eserc zi «he, quasi -tutti, hanno riscosso gli applausi e i favorevoli commenti dei presenti, -dimostrando di avar -raggiunto -un ib-uon grado di preparazione. Ci auguriamo -di rivederli tra -breve ancor più preparati. c. d. CAMPIONATO ITALIANO DI CALCIO CLASSIFICA Inter 33 19 11 3 63;30 49 Juventus 33 19 10 4 55:27 48 Fiorentina 33 15 13 5 44:26 43 Milan 33 16 10 7 33:38 42 Napoli 33 13 12 8 50;35 38 Roma 33 12 12 9 52:40 36 Bologna 33 14 8 11 50:40 36 Sampdoria 33 11 11 11 38:40 33 Torino 33 9 15 9 37:43 33 Atalanta 33 10 10 13 53:52 30 Lazio 33 10 8 15 40:42 28 Genoa 33 10 8 15 36:49 28 Triestina 33 9 10 14 40:61 28 Novara 33 8 16 15 34:50 26 Legnano 33 6 12 15 44:58 24 Udinese 33 1 10 16 36:57 24 Palermo 33 6 11 16 36:59 24 Spai 33 7 10 16 34:59 25 2 TITOLI REPUBBLICANI ALLA PROLETER DI CAPODISTRÌA irnimia 11 i i ni 11 ' n 11 Visintln si è affermato neo campjon^e della Slovenia Piciga e Brajnik giunti al traguardo secondi a ruota Contrastatala vittoria da un infelice arbitraggio In lizza i pallacestisti del Girone Occidentale Buone forze nuove nel basket capodistrano Partita -anche quest’anno con il favore -del pronostico, la Proleter di Capodiistri-a, -rinnovata nei ranghi, si è imposta ai campionati re-pubblicani di ciclismo su strada, dimostrandosi nettamente superiore «gli altri sodalizi ciclistici. Basti pensare Ohe alila volata con-, elusiva degli allievi, comprendente tredici unità, ben sei erano rappresentanti della Proleter, ohe hanno occupato il primo, secondo-, ottavo, mono, decimo e tredicesimo posto in classifica ed il primo assoluto nel-la classìfica a squadre con la prima, ed il quarto con la seconda squadra. Della vittoria dei nostri giovani non dubitavamo, giacché le nuove rivelazioni Piciga, R cobon e Steffè, -assieme ai già -affermati Visin-tin e Miklavčič, costituiscono un insieme omogeneo, tecnicamente ed agonisticamente forte, da non temere -rivalli. Il vivaio dei giovani ciclisti, coltivato con grandi cure -dalla società per -vari -anni, sita dando i suoi frutti da molto tempo. Di anno in amino ila Proleter, pur rinnovando i -ranghi ad ogni inizio di stagione, si trova sempre -fra le prime -anche in ambito federale. Dopo i noti Brajnik, Della Santa, Lončarič, Apoll-onib, è venuto quest’anno -alla ribalta il giovane diciottenne Piciga Rajko di Dekani, che già con le prime prove si è attirata l’at-tenz one dei -tecnici, che gli pronosticano una brillante carriera nel campo ciclistico. Domenica -la squadra ha -funzionato come non mai, Essente Miklavčič e Piciga in cond'z'ioni fisiche tut--t’àltro che buone, la squadra si è' curata -di tenere a bada i più temuti concorrenti. Gasa -riuscita in pieno, grazie lalll’appoggio -dato da tutti i membri, ih igara. AIBarrivo solita scena. D-ue firetecie -della Proleter, Piega e Viisintin partono dal gruppo e fra taro disputano la volata peir 'il titolo. Questa volta si è imposto Vlsintin per mezza macchina. LA CORSA Puntualmente alle ore nove, viene data la partenza dàlia affollatissima via Partizan di Maribor. I primi chilometri vengono condotti -ad andatura turistica, perchè Miklavčič e Piciga, colt* d-a forti -dolori addominali-, fanno funzionare egregi-amehte la squadra, che ccm-brollia sempre il comando del plotone. Le -brevi, ma durissime -rampe lungo il percorso che portava i ciclisti da M-airiboir verso Konjice, operavano intanto la selezione fra i partecipanti meno idonei, cosic- ' chè al comando, al posto di controllo, passava un -gruppo di venti-due unità, comprendente tutti gli otto -allievi -della Proleter. Così com’era apparsa scialba la pr'-m'a parte -della g-arra. ibriQlava per -ritmo, battagr-a e fughe la seconda. Depo Konjice -partivano sulle prime rampe Visimtin e Šebenik di Maribor, i quali -riuscVa-no a gua-da-gna--re un centinaio di- metri sul gruppo. Piciga però, -conoscendo il valore dèi compagno- di -fuga di Visin- ■ fin, -allungava il paisso, Conducendosi alla -ruota il plotone in disgregazione. In pochi chilometri il gruppo si -ricomponeva ri-ducandosi però a quattordici unità. A venti chilometri dair-arri-vo, erano costretti -a fermarsi Ricobon e -Steffè, mentre Babič, Miklavčič e Rajko perdevano tearono. In testa rimanevano soltanto Piciga e Visimtin assieme a š-elbenilk, -Godnič, Flajs, Nagode e Kodelja. La cosa pareva avviarsi alla -conclusione, ma gli -staccati rientravano con una voila-ltan-a irresistibile, a soli dieci chilometri da Maribor, cosicché al traguardo si presentava un- gruppo di tredici corridori. LA VITTORIA FINALE Ai trecento metri partivano Piega e Visimtin, mentre Miklavčič, Steffè, Ricobon e Babič controllavamo il gruppo. Guadagnate un paio-di macch ne di vantaggio, i due non si 'impegnavamo più -a fondo. Sul traguardo Vlsintin precedeva Piciga di mezza macchina, mentre -Šebenik, rinvenuto negli Ultimi me- DISPUTATA LA SEMIFINALE PER LA COPPA 7/70 Branik - Strugnano 1:9 (1:3) Le -nostre previsioni ed il pronostico fatto l’altra settimana si sono pienamente avverati, cioè le due finaliste della «Coppa Maresciallo Tito» non potevano essere che la -forte Stil e lo -Strugnano, il quale dopo aver piegato in casa l’Aurora B, ha domenica facilmente surclassato il .pur volonteroso Branik. Quell’uit mo aveva avuto una facile entrata alla semifinale, grazie al forfait ottenuto con l’astensione del Pirano Saline -B. Pur presentando nuovi elementi e -accorgimenti tecnici, esso ha dovuto piegare l-a testa sul campo proprio di frante ai più quotati -avversari. Lo Strugnano è sceso domenica sul campo -dei Branik con ila certe®, za assoluta di portarsi a casa l’intera posta. Dal canto loro, i padroni idi casa si erano fatti delle previsioni alquanto rosee, immettendo nella squadra due nuovi elementi, che, a dire il vero, non hanno fatto altro che confondere ancor più la scombussolata compagine. Già al 10’ di gioco, Costanzo metteva in rete il primo dei nove palloni, dopo un-a -beila azione in linea di tutto il quintetto attaccante. Delise io imitava 3 minuti dopo. Con -un’az'ane personale partiva dalla propria area, superava quattro avversari e, da una ventina di metri, batteva la seconda volta -Gregorič. Al 20’, su calcio piazzato dal limite -dell’area, Zgomec raccorciava te distanze, segnando per il Branik il gol della bandierina. A questo punto i padroni di casa partivano a testa bassa e tenevano per venti minuti la supremazia territoriale che ad altro non serviva se non a consumare le riserve di energia. Gli ospiti, riordinate le file, sono passati al contrattacco segnando' la terza rete al 44’ per merito di Rus-Isignan, -dopo che questi, un m'nuto prima, aveva colpito con un tiro l’incrocio -dei palli. Nella ripresa, i padroni di casa premevano per i primi cinque minuti iin area -avversaria, cercando di raccorciare te distanze. Ben presto però gli ospiti riprendevano te redini dell'iincontro, e già -al 9’ FeOlIuga segnava la quarta rete, imitato al 19’ da Russ'gna-n, che portava il risultato la 5. Al 27’ iVascatto, incuneatasi nell!attacco, Segnava il sesto gol per la propria squadra. A questo punto gli ospiti, paghi forse -dei ibdtti-no ottenuto, rallentavano -le -azioni. -Ne -approfittavano i padroni di casa per sparare le ultime cartucce rimaste,, ma le loro isconolUsi-anate -azioni finivamo -tutte ai piedi della salda difesa strugnanese. Iniziava nuovamente la segnatura -degli ospiti che al 134’, -al 38’ ad al 44’, rispettivamente con Žaro I, Costanzo e Lugnani chiudevano il poderoso bottino. -Ora non -rimane che attendere rincontro finale ohe vedrà -di-fronte te due finaliste, ambedue agguerrite per tecnica e volontà. -tri, riusciva a piazzarsi -al terzo -posto. UN QUARTETTO HA DOMINATO LA GARA DEI DILETTANTI Alla -gara -dei dilettanti, la Prole-iter si era presentata con il solo Brajnik, essendo Della Santa, Lon-zar.č e Bgnin ancora convalescenti. Non nutrendo pertanto aspirazioni iper la 'lotta fra squadre, Brajnik aveva carta -libera di svolgere la sua -gara, improntata ad uno stretto controllo di Viđali, Perne e Podmiil-šćak, gli -uomini più pericolosi deh -le altre società. -Questo suo controllo si è dimostrato più che intelligente, giacché sono stati proprio loro, -assieme naturalmente a Brajnik (ritornato alla forma -di due anni fa, quando vinse il campione -to federale assoluto) a dominare nel complesso Ila gara, risolta in -volata da Vidàli, che riusciva a precedere di una macchina Brajnik, mentre Perne e Padmhšćak, classificatisi nell’ordine, finivano staccati di quattro macchine. LA GARA DEI DILETTANTI ' La pr ma parte -della -gara vedeva all’attacco i saliti e -paco intelligenti scavezzacolli -Godnič e Leben, i quali erano riusciti ad avere un va-ntagg.o di oltre tre minuti. Ma i più quotati sapevano come si risolvono queste fughe insensate, non -risultando i due nuovi ad imprese -dei genero, mai portate a compimento in nessuna gara. Infatti -dopo una sessantina di chilometri di fuga, i -due erano cotti, cosicché il gruppo non aveva difficoltà a raggiungerli, Nel finale, bagarre per i posti. Partivano Po-d-mìlsòak -e Parne, seguiti immediatamente da Viđali e Brajnik. Questo quartetto non veniva più raggiunto. Brajnik -doveva impegnarsi a fondo par tener -testa -ai tentativi di fuga che gli avversari, -alleati tutti e lire contro lui, facevano negli ultimi ch ilometri. Ma contro un» Brajnik in forma c’è paco da fare. Se ne sono accorti anche- Viđali, Porne e Pođmi-lščak, rassegnati ormai all-a -disputa della volata, sapendo ohe Brajnik non gode ottima fama di sprinter. Anche qui le cose non andavano secando i laro-propositi. Viđali partiva -al trecento metri, con all-a nuota Pernè e Pod-milščak, mentre Brajnik controllava te masse in -ultima posizione. -Cento metri prima del traguardo l’azione dei -tre perdeva di velocità. Brajnik saltava fuori sulla destra, superando di Slancio Pernè e Podmilščak, e riuscendo a minacciare da vicino Viđali, ohe però vinceva con una macchina -di vantaggio. Le classiliiohe: ALLIEVI: 1) VISENTIN BRUNO, PROLETER, che; ha compiuto i km 72 del percorso in 2 ore 21’40”, alla velocità oraria di km 30,600, campione della Slovenia 1954, 2) PICIGA Rajko, Proleter, a mezza macchina; 3) Šebenik Marjan, Ilirija, 4) Godnič Stanko, Branik Maribor; 5) Nagode Jože, Ilirija; 6) Flajs, Odred; 7) Kodelja, Nuova Gorizia, 8) Miklavčič; 9) Ricobon; 10) Steffè; tutti Proleter; 13) Babič, Proleter, tutti con .il tempo idei vincitore;. 17) Brajko; 22) Muškoviič, -ambedue Proleter. TER (Viisintin, Piciga, Miklavčič) Classifica -a squadre: 1) PROLE-7 ore 05’; 2) Branik Maribor; 3) Ilirija Lubian-a; 4) Proleter lì; 5) Odred ; 6 ) Nuova Gorizia ; Dilettanti: 1) VIĐALI LJUBO, Odred, che ha compiuto i 124 km del percorso in 3 ore 43’50”; 2) BRAJNIK Oreste, Proleter, a una imaedhma; 3) Perite Vinko, Odred; 4) -Podmilščak Franc, Branik Maribor; 5) Kostanjevec, Branik, ad 1’27”, 6) Curk, Branik; -a 2T3; 7) Omerzei, Ro-g, a 3’40”, ecc. -Classifica a squadre : 1 ) BRANIK in 10 ore 25’; 2) Odred, -a 2’50”. P. S. Aurora - Železničar 3:2 ŽELEZNIČAR: Bednarol, Silič, Mozetič, Kogoj, Krajnik, Žibemik, Bajt, Korpar, Bevčič, Gorjan, Markič. AURORA: Dobrigna, Parini, Vatto-vani, Orlati II, Santin, Carini, Poljšak, Norbedo, Turčinovič, Favento, Zetto. MARCATORI: Zetto al 4’ e al 63’ (rigore), Gorjan al 41’ (rigore;, Bajt all’88’ (rigore) e Favento al 90’. ARBITRO: Doberlet di Lubiana. In un finale al cardiopalma, avvincente quanto mai, a dieci soli secondi dalla fine, Favento ha messo in rete il pallone della vittoria. Mancavano due minuti al termine dell’incontro, quando, per un fallo (molto discutibile) di Carini, l’arbitro decretava la massima punizione che Bajt realizzava con un tiro forte e angolato. Palla al centro e discesa del quintetto amorino, con conseguente mischia furibonda in area di rigore goriziana. Fra il batti e ribatti generale, Favento trovava lo spiraglio fra la selva di gambe e di corpi e infilava debolmente oltre la linea fatale. Un gol che certamente vale un intero campionato e che ha permesso all’Aurora di distanziare, anche se di poco, tutte le rivali insediandosi sola in testa alla classifi- BELLA VITTORIA SUL TERRENO DI S. LUCIA Ona netta supremazia tei Pirano Saline sol Krim La squadra istriana è stata forte in tutti i settori PIRANO - KRIM 3:1 (1:1) KRIM: Slave, Burič, Nagode I., Fajon, Stritič, Petrovič, Gabrinovič, Kestolič, Nagode II., Slapničar. PIRANO: Fornasaro, Rosso, Fonda, Ernestini, Dudine, Salvestrini, Dapretto, Muiesan, Pieruzzi, Božič, Tamaro. MARCATORI: Al 3’ Pieruzzi e Nagode al 6’ del I. tempo. Nel II. temno al 25’ Božič e al 41’ Tamaro.' ARBITRO: Kraljič di Kranj. NOTE: Pomeriggio di sole dopo l’acquazzone del mattino. Campo in buone condizioni, spettatori 1000. Nella ripresa è stato espulso Stritič del Krim ed indi Ernestini, per scorrettezze. Sono stati battuti 13 calci d’angolo, 8 per il Pirano Saline. Il Pirano, sceso in campo con la matematica sicurezza di vincere, è PER IL CAGIONATO ISTRIANO BUIE - CITTAHOVÄ 4:3 (4:2) Vittoria di Piro si può definire quella ottenuta domenica scorsa dal Buie sul Cittanova. Se quest’ultimi non hanno fatto qualcosa di più, è doveroso riconoscere che il solo merito è di Bonetti che ha parato dei tiri destinati a rete. Il Cittanova ha giocato una partita più che ottima ed ha opposto ai biancoverdi locali una resistenza del tutto inaspettata. L'attacco ha funzionato a meraviglia, bravamente condotto da Ton-chelìa e Crnogorac, che più volte’ hanno messo in serio imbarazzo la difesa dei locali. Il risultato tuttavia non è stato la derivante delle forze tra le due contendenti poiché su di esso ha influito moltissimo il fattore fango, che, fin dai primi minuti, ha sciupato parecchie belle-occasioni. Il Buie da alcune giornate sembra, attraversi un periodo di stanchezza. Domenica lo abbiamo visto-fiacco e privo di quel brio che gli era proprio. L’attacco ha lavorato’ solo nel primo tempo e rara volte-nella ripresa. Il trio Cassio-Mitrovič-Vascotto, resosi noto per portare lo-scompiglio nelle difese avversarie,, domenica è stato letteralmente annientato dai diavoli rossi del Cittanova. Questo mentre la difesa ha tentato di fare molto più di quanto potesse e i mediani si sono spinti varie volte all’attacco. Ripetiamo, comunque, che un parere ben fondato-è ouasi impossibile fornirlo. Ecco la cronaca dell’incontro: Partiti veloci al fischio dell’arbitro, i locali si portano subito sotto-la porta di Rossi e, per un malinteso sorto tra la difesa ospite, Bonetti III segna il primo punto per il Buie. Gli ospiti passano all’attacco ed, impegnano immediatamente Bonetti in numerose e belle parate. E’ al 12’, che Crnogorac, ottenuto un pallone da Pavat, si porta sull’angolo’ e opera il traversone al centro. Ton-chella lo raccoglie e, trovatosi inbella posizione, segna il; pareggio. Il Buie passa di nuovo all’attacco ed in quindici minuti segna ben tre reti. Al 18’ Mitrovič batte il secondo-calcio d’angolo, il pallone perviene a Bortolin che insacca. Al 24’ la terza rete. Mitrovič-colpisce la traversa, la palla è rimandata ai piedi dii Cassio che non ha difficoltà a battole la porta avversaria. Al 26’ è nuovamente Cassio che, da venti metri,, batte di sorpresa Rossi con un forte tiro. Sino alla fine dei primi 45’, il gioco è spostato verso la metà campo, tranne alcuni minuti, bastati agli osniti per poter segnare con Ton-chella la loro seconda rete. La ripresa è di netta marca citta- novese. Il portiere locale è messo a dura prova. Il pubblico cerca di incitare i biancoverdi, ma il Cittano-va è ormai padrone della situazione e non ha difficoltà a bloccare i tentativi di invasione buiese. Al 10’ Bonetti opera un’ applaudita parata ai piedi di Pavat e deve ripetere le sue prodezze per tutti i primi 30 minuti. Al 34’ Zulič segna la terza rete per la propria squadra, portando il risultato a quel 4 a3 che rimarrà stabile sino al fischio finale, sebbene i cittanovesi facciano ogni sforzo nellmtento di riportare le sorti in parità. riuscito nell’intento meritatamente. Il Krim, di fronte a un’avversario forte in difesa, dove sostava vigile Fomasaro fra i pali, e pericoloso all’attacco, con un Dapretto scatenato, non ha retto al confronto ed è caduto senza scampo nella ripresa, anche a causa dell’espulsione di Stritič, avvenuta al 25’. Ecco le azioni salienti del brillante incontro: Già al 3’ il Pirano va in vantaggio. Dapretto, ricevuto un passaggio da metà campo, trova libero Pieruzzi e questi non ha difficoltà a segnare. Pronta la risposta del Krim che pareggia al 6’ con Nagode, su calcio di punizione. Al 28’ Dapretto parte tutto solo verso la rete di Slave, e viene sgambettato sul limite. La punizione, concessa e calciata dallo stesso, non ha esito favorevole. Vigili le difese sino alla fine del primo tempo che termina in parità. All’inizio della ripresa, la prima linea piranese scatta immediatamente sotto la porta del Krim, Slave, con un’acrobatico volo, blocca una rovesciata del mezzo sinistro Božič. Al 25’ il gol è fatto. Pieruzzi aggancia una palla in area, si destreggia in mezzo ad un groviglio di avversari, poi, vedendo Božič libero in buona posizione, gli consegna il pallone e questi al volo segna. Con il Pirano in vantaggio, gli animi si riscaldano e Stritič viene espulso. Da questo momento sino al termine dei-incontro il gioco del Krim sfiorisce. Esso, infatti, colto dal nervisismo, non vede ormai che gli stinchi dei piranesi e deve subire così un altra rete al 40’ inflittagli da Tamaro. Ernestini, colto in fallo, viene mandato agli spogliatoi. La fine giunge con grande gioia dei giocatori e degli spettatori piranesi. Discreto l’ar-bitragrio. ca, gol che ha ricompensato tutti gl; atleti capodistriani della fatica e che ha sanzionato la loro superiorità tee-niča e agonistica in campo, a credere di una vittoria dell«Auro. A dire il vero, in base all’anda. mento del primo tempo, stentavamo a credere in una vitoria dell’Auro, ra che, dopo il gol iniziale, si , lasciata imporre la pressione degl; ospiti. Bisogna anche dire che 10 Železničar si è impegnato a fondo nella ricerca del pareggio, che è giunto però soltanto su calcio di ri-gore, per un fallo anche discutibile. Dopo il pareggio goriziano, ebbinio la sensazione che l’Aurora si fosso smontata. Invece, rinfrancatisi i du» mediani, le retroguardie neroverdi, hanno validamente arginato gli attacchi avversari per passare, nel secondo tempo, all’offensiva, dominando per lunghi periodi di tempo nel-la metà campo goriziana. Lo Železničar, dopo il gol subito in partenza, si è ripreso immediatamente, insediandosi per tutta la seconda metà del tempo nell’area capodistriana. L’attacco dei bianchi, sostenuto da una mediana che spadroneggiava a metà campo, si perdeva però in inutili passaggi, dando modo alla difesa dell’Aurora di respingere ogni minaccia. Nel secondo tempo, l’Aurora ha rimontato subito la corrente spingendosi all’attacco. La mediana neroverde sosteneva egregiamente j propri avanti, mentre i goriziani si rinserravano nella propria area a difendere il pareggio, ma vani sono stati gli sforzi compiuti dalla dife-sa dei bianchi. L’Aurora ha pienamente meritato la vittoria in quanto i suoi atleti hanno profuso nella gara, specialmente nel secondo tempo, tutte le loro energie. Ed ora ancora un pò di cronaca. Al 4’ Zetto infila di prepotenza sa traversone di Poljšak. Facili occasioni vengono mancate poi al 20’ da Zetto, che, da due metri, tira a lato, al 26’ da Norbedo, al 27’ da Favento e al 30’ da Turčinovič. Al. 35’ Dobrigna salva un gol quasi fatto, gettandosi coraiggiosamente sui piedi del lanciato Gorjan. Al 12’ e al 11 del secondo tempo, due angoli contro lo Železničar non danno esito e cosi anche altri contro l’Aurora. Al 18’ Turčinovič viene caricato a tergo mentre sta per tirare (o è I RISULTATI Aurora — Železničar 3:2 Branik — Slovan 1:1 Saline Pirano — Krim 1:1 Postojna - - Jesenice 3:0 (p. I.) Odred B - - Domžale 4:3 LA CLASSIFICA Aurora 14 9 1 4 33:17 19 S. Pirano 14 8 2 4 31:17 18 Slovan 14 6 6 2 23:23 18 Postojna 14 8 1 5 32:19 17 Železničar 14 6 4 4 33:23 16 Krim 14 6 3 5 39:23 15 Branik 15 6 2 7 25:30 11 Jesenice 15 3 1 11 21:43 1 Domžale 15 1 3 11 16:51 4 Odred B 16 7 6 3 45:26 19 sdrucciolato sul fango?) per cui l’arbitro decreta il rigore che Zetto trasforma facilmente. Al 33’ del H tempo, Dobrigna risolve ancora una situazione intricata sui piedi di Bevčič. Quattro minuti più tardi l’Aurora, per poco, non aumenta il bottino. Torčinovič riprende al volo u» traversone di Zetto e manda il pallone a stamparsi sulla traversa a portiere battuto. Al 40’ del II. tempo è ancora Poljšak a sbagliare ih pochi passi, dopo aver infilato tre avversari. Poi da segnalare, ancora una volta, il drammatico finale precedentemente descritto. Infelice l’arbitraggio di Doberlet che ha concesso rigori con straordinaria infantilità in una partita corretta e cavalleresca. Rettifica della Sotlolega di Poli Dal Comitato Direttivo della Sottolega Calcistica di Pola riceviamo •e pubblichiamo: «Dato che l’articolo uscito nel vostro ultimo numero e riguardante la nostra Sottolega, presenta questa ■sotto una falsa luce, desideriamo -portare a conoscenza dei lettori la realtà delle cose. Lo scrittore di tale articolo non ,disponeva dei dati accorrenti per scrivere con esattezza sul lavoro del Comitato della Sottolega nè per criticare il suo lavoro. Premesso ciò, facciamo alcuni accenni sulla parte dell’articolo riguardante la partita di Cittanova in cui si afferma che il Cittanova si trovava in una scabrosa situazione non sapendo con chi doveva giocare l’incontro per il campionato di Zona. L’articolista, affermando un tanto, si richiama alla comunicazione di questa Sottolega stando alla quale il Cittanova doveva giocare il 16 maggio la partita a Pola. Dato che a questa partita non potevano partecipare, hanno rinunciato rimanendo a casa. Nel frattempo era giunto a Cittanova il Rovigno per effettuare l’incontro previsto dal calendario. Il Cittanova era stato avvisato telefonicamente due giorni prima della partita che doveva giocare a Cittanova con il Rovigno, per cui non regge la scusa del mancato avviso, del quale avrebbe, tra l’altro, potuto fare anche a meno, poiché la partita era inclusa nel calendario, secondo il quale si sono svolte tutte le partite, e non solo le prime tre giornate, ad eccezione delle partite del 2 maggio che sono state rimandate, causa le festività del I maggio, al 13 giugno. Tale fatto era a conoscenza di tutte le società e di conseguenza anche del Cittanova. Per quanto riguarda invece il mancato arrivo dell’arbitro alla suddetta partita, la causa non deve essere addebitata a questa sottolega, che da parte sua esperirà tutte le indagini necessarie per chiarire il fatto e stabilire a chi addossare la colpa, mentre le due società saranno soddisfatte sia per quanto riguarda l’incontro che la spese. Affinchè il vostro giornale possa essere informato con esattezza sul campionato istriano, necessita che il Vostro corrispondente sportivo sià in più-stretto contatto con il nostro Comitato per ricevere dati e risultati esatti e regolari. Inoltre vi preghiamo di comunicarci se esiste la possibilità di aprire nel vostro giornale una rubrica ufficiale della nostra Sottolega che potrebbe essere molto utile alle società nel territorio della Zona B.» La lettera del Comitato Direttivo, pubblicata nei suoi punti principali, serve anche come nostra eventuale rettifica. Per quanto riguarda invece la collaborazione con il nostro giornale prendiamo alto con piacere delle affermazioni contenute nell’ultimo capoverso della lettera, precisando che istruzioni in proposito sono state date da parecchio tempo al nostro corrispondente sportivo di Pola. Apriremo con piacere una rubrica per tutti quei comunicati, omologa- zioni, ecc. che il Comitato della Sol tolega di Pola ci invierà. SOTTOLEGA Dl POLA LA CLASSIFICA DOPO La XVII GIORNATA Istra 17 14 1 2 61:24 29 Rovigno 17 11 3 3 52:29 25 Jadran 17 10 1 6 51:31 21 Pisino 17 9 2 6 48:25 20 Stella-Vert. 17 9 2 6 49:41 20 Buie 17 8 2 7 32:28 18 Avijatičar 17 6 3 8 47:39 15 Rudar II 17 6 3 8 33:42 l5 Sc. Olivi II 17 6 1 10 33:44 13 Elektra 17 5 2 10 30:44 12 Dignano 17 6 0 11 22:50 12 Cittanova 17 1 2 14 19:80 i ' SOTTOLEGA POLA CAMPIONATO RAGAZZI Istra 16 13 1 2 45:16 27 Sc. Olivi 15 12 2 1 50:11 26 Elektra 16 7 3 6 32:32 17 Buie 16 6 4 6 28:27 16 Jadran 12 6 1 5 30.22 13 Pisino 15 6 1 8 21:33 13 Rovigno 14 6 0 8 23:29 12 Cittanova 16 5 2 9 15:30 12 Stella-Vert. 14 3 5 6 17:25 U Rudar 14 3 4 7 16:29 10 Avijatičar 5 4 0 1 13:4 8 Dignano 15 1 1 13 12:44 3 Direttore LEO FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso Io stabil, tipograf «JADRAN» Capodistria PabbUoaaione autsrinat»