Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti ante cip ati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Gli onor. Signori associati vogliano ere la cortesia d’inviare l’importo d’ab-Donamento da loro dovuto all’amministrazione del giornale. N. 7690-1018 394. Decisione In nome di Sua Maestà l’Imperatore. L’i. r. Tribunale provinciale qual giudizio di stampa in Trieste, deliberando sulla proposta dell’ i. r. Poocura di Stato dd. 15 novembre 1884 al N. 2738-1457 dichiara : Costituire gli articoli inseriti nel periodico di Capo distria „Patria" dd. 10 novembre 1884 N. 21 portanti i titoli Tuno „a proposito delle idee di Carlo Combi sull’ unione delle tre provinole", l’altro „Pinguente 5 ottobre 1884“ ed il terzo „Voci di sotterra" gli elementi oggettivi il primo del crimine prev. al § 65 C. p., il secondo quello del delitto prev. al § 300 C. p. ed il terzo quello del delitto prev. al § 302 C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione di detto stampato ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi e da apprendersi, passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 18 novembre 1884. „Constatiamo un nuovo sequestro! E inutilmente ci imponiamo un minuzioso esame di coscienza ; inutilmente ricerchiamo le cause eque e razionali che indissero ai nostri censori il compito non bello e non progressista. La nostra coscienza nulla ha da rimproverarsi all’ infuori della troppa mitezza. Di fronte a certe enormità, a certe mostruosità, il cuore sanguina e la parola dovrebbe erompere acre, vibrata violenta ! Noi, però, non trascendiamo. Ci manteniamo nei limiti della oggettività rigorosa, o rivestiamo la necessaria allusione di forme decenti e corrette. Perciò dobbiamo attribuire unicamente i nostri sequestri a quell’ esageratissimo zelo coercitivo che ricorda con successo i non mitici tempi di Mettermeli, e che nuoce — immensamente nuoce — alla causa della stampa libera. In questi ultimi tempi, s’ è trattato dagli organi più influenti 1’ arduo e delicato tema della libertà di stampa in Austria, fi la trattazione condusse all’ unico e incontestabile convincimento che le adottate misure repressive sono incompatibili affatto colle esigenze della libera critica, con le imposizioni del progresso e della civiltà. Dunque ? Dunque 1’ alfabetto, il piombo e l’antimonio con cui son fatti i caratteri, devono servire unicamente alla manifestazione stereotipa della volontà ufficiale ? Dunque l’unanime richiesta di più liberali interpretazioni della legge sulla stampa rimarrà sempre inesaudita ? Ma passiamo al fatto cenerete. 11 nostro ultimo nummero venne sequestrato per 1’ articolo di fondo dal titolo : Abbiam vinto / Si deduceva a chi e a quali mezzi debbano propriamente andare attribuite le vittorie avversarie ; si analizzava tutta l’immoralità somma di tutti i pretesi trionfi della consorteria nemica. La procura di stato ha voluto riscontrare nel-l’articolo delle allusioni, che, viceversa, non c’erano; e, confiscando il giornale, ha creduto di aver vinta, ancor una volta, un’ indipendente manifestazione. S’ è inganata ! La carta è distrutta ; ma i fatti e misfatti rimangono indelebilmente impressi nella coscienza del pubblico." {Riportato da „la Difesa" di Spalato di Lunedì IO Novembre 1884 N. 61) RIFRITTURE Cominciamo dalla conclusione ; le cose vanno male e si sta male. Si spera sì che le autorità se ne convincano e, come le crediamo bene intenzionate, ci provedano ; ma intanto si sta male. Da una parte qui e colà scuole in una lingua che i cittadini non vogliono e non vorranno mai; quindi negletta la scuola, con di giunta la demoralizzazione concomit-tante il fatto, che i genitori si rifiutano di ottemperare alle ingiunzioni del governo che vuole istruiti i fanciulli, demoralizzazione che potrebbe avere in seguito delle applicazioni impreviste forse, ma punto difficili a prevedersi : dall’ altra in troppi luoghi convertite le chiese in citaonize, dove il parroco, postergati gl’ Italiani, non predica che slavo ; dove perfino la lingua della chiesa viene arbitrariamente sostituita dalla lingua croata. Nè qui finiscono i mali : il caso di Sorvola e di Disino, accentuato meravigliando perfino, che è tutto dire, dalla Presse di Vienna, ci manifesta la risoluta disposizione di un Signore (non ci basta l’animo di chiamarlo col nome della sua carica) di privare il popolo dell’istruzione religiosa, pur di non secondare il desiderio delle popolazioni che la chiedono in italiano perchè italiane, o perchè la vogliono finita con una lingua, della quale da noi non sanno e non sapranno, se l’abbiano per detta gli arruffapopoli, non sapranno mai che si fare. E intanto l’irritazione cresce, lo spirito nazionale divampa, gli sdegni prorompono. Qui dove si viveva in pace; dove gli Slavi trovavano nella grande maggioranza degli Italiani locatori longanimi, mutuanti pazienti, proprietari arrendevoli e misericordi, e gli Italiani negli Slavi gente calma, amorevole e (sentimento conforme alla condizione di buona parte degli slavi istriani, condizione che per urlare zivio agli Slavi con quel che segue agli Italiani non si cambia) umile e rispettosa ; qui ora la diffidenza l’attrito l’odio l’insulto e peggiori cose in prospettiva. Le quali non saranno certo a danno di noi. Imperocché noi (se è vero che i nomi non cambiano le cose) si continuerebbe ad essere quello che si è anche allora che l’Istria facesse parte della Croazia (non ridere, o lettore : l’ho veduta io la nuova carta della Croazia, della Magna Croazia ; e si sa che la carta canta) nè andremmo a limosinare, nè a domandar mutui o locazioni e metadìe nei villaggi degli slavi. Forse avverrà in quella vece che gli Slavi, aperti gli occhi, sebbene troppo tardi, alle conseguenze dei loro asmatici entusiasmi, si rivolgano a chiederne ragione a coloro che, pretestando intenzioni disinteressate e magnanime, avran voluto sfruttare la loro ignoranza non curando la miseria in che scientemente li si precipitava. E tal sia di loro. Ma noi abbiamo detto incominciando che speriamo nella previdente e previdente cura del Governo perciò che risguarda le sue attribuzioni. Per gli affari ecclesiastici ci consta che, ricordevoli che finalmente la Curia non è la suprema delle ecclesiastiche autorità, i cittadini di vari paesi non tarderanno di ricorrere a Roma, se non vedano e-sauditi i loro legittimi desideri. -----——o-c-------- Processo politico La scorsa settimana tutta la città di Gorizia era interessata e commossa per un processo politico che il Pubblico Ministero aveva intentato contro i Signori Fitz e Macuz, accusati di complotto contro la nazionalità slovena, nell’occasione che questa voleva nell’agosto p. p., inscenare una grandiosa dimostrazione per la benedizione a Castagnevizza di una bandiera slava. Nel dibattimento l’Avv. Dr. Pajer difensore del Fitz fece una brillante difesa, appoggiato anche dall’ Avv. Dr. Nardini difensore del Macuz. In esito quindi alle risultanze processuali, la Corte pronunciava sentenza di completa assoluzione degli inquisiti ; l’uno dei quali, il Fitz, fu posto anche subito a piede libero ; non così il Macuz, avendo il P. M. insinuato contro di lui il gravame di nullità. La Corte giudicante era composta del Sig. Presidente Sbisà e dei Sig. Consiglieri Graf, Budau e Tominz. La sentenza assolutoria venne accolta dal numerosissimo pubblico che assisteva al dibattimento, e da tutta la cittadinanza, con grandissima soddisfazione. In esito a questo interessante processo il Corriere di Gorizia del 19 Novembre 1884 bubblicava il seguente articolo : Dopo il successo Non vogliamo amplificare le cose, ma rimanendo semplicemente nel vero, possiamo constatare oggi a mente riposata, dopo 1’ esito dal dibattimento che ebbe luogo in quest’ aula tribmializia nella scorsa settimana, che quello, più che 1’ assoluzione di due imputati, fu l’affermazione di un principio, quello della italianità di Gorizia, non in senso politico ma nazionale. Codesta verità altamente proclamata dalla difesa, ha un’ eco più vasta di quella che le abbiano dato le pareti dell’ aula in cui fu pronunciata ; ognuno di quei tanti uditori 1’ ha raccolta, ha contribuito a diffonderla e bisogna vedere con qual senso di giusta compiacenza di sentita esultanza si venivano ripetendo i dettagli della lotta e le circostanze del successo. Per noi e per quanti sono già profondamente convinti che nelle nostre questioni di nazionalità cogli sloveni del Litorale, la nostra opposizione si chiama difesa, che non è nostra nè punto nè poco l’agitazione che si fa da qualche anno in queste provincie, per noi codesto dibattimento con 1’ esito che lo ha brillantemente coronato, costituise una sodisfazione grande, ma della quale non avevamo bisogno per la coscienza del nostro diritto. L’importanza di quell’ esito è invece per quelli, (e purtroppo non sono rari nè fra noi nè altrove,) che dal successo soltanto giudicano la bontà di una causa, e abbisognano di fatti che puntellino i loro convincimenti, del coraggio altrui per ritemprare il proprio coraggio. In questo senso precipuamente gli avvenimenti della settimana scorsa costituirono una fase importante, e giova ben rammentarlo perchè il tempo non cancelli codesta impressione nella labile memoria di alcuni, e perchè rigustando la sodisfazione provata giovedì c venerdì 13 e 14 novembre 1884, si tenga vivo altressì quel santo orgoglio nazionale e cittadino dal quale solo quell’ impressione ripeteva la sua vivacità e la sua forza. Tanto più poi è prezioso il risultato di questo processo, inquanto esso venne proprio nella settimana in cui altri successi imbaldanzivano gli antagonisti. Venivano fatti confronti fra quanto chiedevano gli Sloveni qui al primo Tabor sulle sponde del Liach, e il modo con cui parlarono e quello che chiesero domenica 9 corrente nel Tabor di Catinara. Il giorno medesimo a Zagabria, prendevasi appiglio dall’inaugurazione del palazzo dell’ accademia, per fare le maggiori ovazioni al vescovo di Diakovar Mons. Strossmayer, uno dei più attivi fattori dell’ agitazione croata, si notò la sua tendenza ad unirsi al partito starceviciano, ed anzi 1’ agitazione provocata da quella visita fu tale che, da quanto recano i giornali viennesi di lunedì, nel circolo tenuto dopo un pranzo di Corte a Budapest, l’imperatore medesimo ebbe a lagnarsi di fronte ai deputati croati delle agitazioni inscenate da quel prelato ed aggiunse che esse non saranno più permesse in avvenire. Codesti avvenimenti di storia contemporanea, compiutisi intanto che qui trionfava il principio della nostra nazionalità nell’ aula giudiziaria e all* 1 2 egida delle leggi dello Stato, avvalorano anche maggiormente quel successo, ed è da essi anzi che esso ripete la sua precipua importanza. Ma quello che dobbiamo augurarci è che appunto col succedersi dei giorni non s1 illanguidisca e sfumi il ricordo di cotesta nobile compiacenza risentita fra noi giovedì e venerdì in tutte le sfere cittadine, tanto in alto quanto in basso, tanto nei circoli più colti quanto nei ritrovi del popolino, che domenica leggeva, gustava, commentava colle sue poco parlamentari ma pittoresche espressioni le parole della difesa, e schiettamente esultava di poter manifestare quel nazionale compiacimento. Quello che dobbiamo augurarci è che non s’ aspettino dal caso previdenziale le scosse elettriche che scuotano un intorpidimento che spesso arieggia la paralisi o la catalessi. Come appunto l’elettricità giova a depurar l’aria dai vapori densi che le tolgono trasparenza e salubrità, così tali incidenti eccezionali devono servire ad alleggerire 1’ atmosfera che ci circonda, a toglierle quell’ afa onde ci deriva una fìaccona una inerzia che ricade tutta a danno dei nostri più cari interessi. Narra la Storia, che un eroe greco si slanciò in una voragine aperta perchè i compagni elettrizzati dall’ esempio raddoppiassero di coraggio e di energia ; ma noi non possiamo augurarci di vedere tutti i giorni pendere sul capo dell’ uno o del-l’altro concittadino un processo e una condanna, non possiamo augurarci di vederli tratti sul banco dell’accusa perchè qualche cosa ci sferzi il sangue inneghittito nelle vene e ci dia la coscienza della nostra vitalità. L’ opera in difesa dei nostri nazionali diritti deve essere quotidiana, assidua, regolare, continua. E il fatto ci ha dimostrato che nei limiti delle più strette legalità questa opera di difesa è ampiamente autorizzata. Che compiendola non si è nè cospiratori nè ribelli, e che lo stesso Capo dello Stato condanna apertamente colla autorità della sua parola quella agitazione alla quale vogliamo e dobbiamo opporre le armi oneste e leali del buon diritto. -------------------------e-------------------------- 1 rapentaiti lei Canai nei Cornili Scolastici. In ogni Consiglio scolastico locale siedono tra gli altri almeno tre membri eletti dalla Rappresentanza comunale, in ogni distrettuale altri tre, e due nel Consiglio scolastico provinciale delegati dall’Inclita Giunta. Per l’immediata esecuzione della sorveglianza scolastica devoluta ai mentovati Consigli, ciascun membro dei medesimi è autorizzato dalla legge a visitare le scuole dipendenti dal rispettivo Consiglio (§§. 16, 33, 42 della legge 27 Luglio 1875, valevole pel Margraviato d’Istria.) Noi la reputiamo questa una sapientissima disposizione, posto mente, che alla buona riuscita delle scuole popolari non bastano una od al più due ispezioni all’ anno degli ispettori scolastici, senza la cooperazione d’altri fattori. — Ma usano di tanto diritto i membri rappresentanti i comuni e la provincia? A vero dire i più sembrano ignorarlo, altri, quantunque lo conoscano, pure non ne fanno uso ; rari infine sono quelli che ne traggono utilità. Egli è quindi che noi vogliamo dire la nostra franca parola in argomento, e ciò tanto più, in quanto che è un gran bene che ci lusinghiamo di promuovere con ciò a vantaggio delle nostre scuole. I mandatari del Comune dovrebbero anzitutto recarsi di frequente nelle scuole del relativo distretto a rilevare il contegno, lo zelo, la coltura scientifica e pedagogica, la concordia del personale insegnante ; quali docenti abusino della scuola o della loro posizione per agitazioni politiche, nazionali o religiose ; quale sia 1’ ordinamento della scuola dal lato della disciplina, dell’ insegnamento ; quale la frequentazione, il progresso, la pulitezza degli scolari, il loro comportamento fuori di scuola; se sieno appieno provveduti dei libri di studio, e degli altri prescritti mezzi d’istruzione ; specie, se i figli della classe povera mancano di vestiti, o degli occorrenti requisiti scolastici ; quale lo stato dell’ edilìzio, e del mobigliare scolastico; quale la capacità, la pulizia, la luce, la temperatura, la ventilazione delle stanze ; se comoda e decente l’abitazione del maestro ; quale la grandezza e la salubrità dei con- servatori, degli asili, e così via. — Dovrebbero però avere la precauzione di non fare osservazioni ai maestri durante l’istruzione ed alla presenza degli scolari, mostrandosi anzi tutto cuore ed affabilità, e dando volentieri ascolto ai loro desideri. Riferendo poscia gli assunti rilievi al Consiglio e trattandone entro i limiti della loro competenza potrebbero molto giovare alla publica istruzione, innalzando la scuola ed il maestro a quel grado d’ onore, che loro si conviene. Se coloro cui specialmente si compete, avessero cura del prosperamento delle scuole, la popolazione stessa si sentirebbe più animata d’ amore e d’interesse per la publica istruzione. Non puossi pretendere eh’ altri ami e rispetti un’ istituzione, qualora i primari, i più colti e civili di un luogo non se ne fanno sostenitori e benefattori a seconda delle loro forze. Se il maestro lotta colla miseria, od è un agitatore e non un educatore ; se la scuola non è frequentata diligentemente o non è debitamente ordinata ; se qualche locale somiglia più a porcile che a tempio di verità e di amore, chi dovrebbe esser citato pel primo davanti al tribunale della pubblica opinione ? Chi? Su via adunque, egregi Rappresentanti, animati come siete di patriotismo e guidati dalla coscienza del vostro dovere, non temporeggiate; ma seguite di buon grado il nostro consiglio, se bramate di raccogliere un dì copiosa messe di bene pei figli del dilettissimo nostro popolo. ■ h* ' i ----------— Togliamo dall’ »OperaioK di Trieste: La Commissione permanente per gli interessi della classe operaia, fra i molti argomenti che prese a studiare, soffermò la sua attenzione anche sulla tanto dibattuta opportunità di abolire le feste intermedie ed in compenso far osservare più scrupolosamente il riposo domenicale, ed in motivato rapporto alla Direzione concretava in tal modo le sue conclusioni : — Considerato che le feste intermedie recano all" operaio un frequente e non irrilevante squilibrio economico ; Considerato che per la sospensione forzata e consuetudinaria del lavoro nelle feste intermedie, T operaio si vede tolta la possibilità di guadagnarsi in quelle giornate la sua mercede ; Considerato quindi che la sospensione del lavoro nelle feste intermedie ridonda precipuamente e quasi esclusivamente a danno della classe operaia; Considerato ancora che a Trieste, gli stabilimenti industriali, i capi-officina ecc., mentre in generale osservano sempre le feste intermedie, nei casi d’urgenza non si peritano di far lavorare i loro operai tanto la domenica, quanto anche la notte ; Considerato essere il riposo domenicale un bisogno imperiosamente richiesto per le classi lavoratrici, ed il lavoro notturno, quando succede al diurno, gravemente dannoso alla salute ; Considerato che in oggi qualunque sforzo tendente ad ottenere dallo Stato, in via legislativa, la soppressione delle feste intermedie, non varrebbe a raggiungere il suo effetto ; Considerando però, che si potrebbe raggiungere tale scopo coll’ agitazione privata entro i limiti legali, e che, ove alcuni stabilimenti e specialmente i più grandi vi dessero l’iniziativa, V uso potrebbe molto facilmente generalizzarsi, la Commissione permanente ecc. ha deliberato di esprimere alla spettabile Direzione sociale il suo voto, che essa voglia farsi ancora una volta iniziatrice dell’ abolizione del riposo durante le feste intermedie, ed a tale effetto rimette alla stessa questa Risoluzione, perchè voglia sottoporre alla approvazione del Consiglio sociale i seguenti deliberati : 1) Il Consiglio dei Mastri della Società Operaia Triestina fa voti, perchè tutti gli stabilimenti ed i capi industriali della città adottino come uso di piazza il continuato lavoro anche nelle feste intermedie, con una scrupolosa osservanza del riposo domenicale e della soppressione di qualunque lavoro nelle ore di notte. 2) Il Consiglio dei Mastri della Società Operaia Triestina incarica la Direzione di farsi iniziatrice di un voto collettivo in questi sensi da parte di tutte le Società professionali consorelle, e di indirizzare quindi collettivamente analogo appello a tuttti i capi industriali, stabilimenti e fabbriche della Città, dandovi in pari tempo ogni publicità mediante gli organi della stampa locale. — Questa esauriente relazione, venne portata a discussione nella seduta tenutasi dal Consiglio sociale la sera dell’ 11 settembre. Dalla Direzione e da qualche mastro fu però in proposito osservato che parecchie volte un consimile argomento fu pertrattato e che vennero avanzate anche analoghe petizioni senza alcun pratico risultato. Fra altro, già ai 19 settembre 1869, nel Comizio operaio tenutosi per iniziativa della nostra Società nell’ allora esistente teatro Mauroner, venne incaricata la Società Operaia Triestina d’inviare istanza alla Dieta provinciale, perchè con apposita legge sieno radicalmente abolite le feste intermedie. Ciò è ancora oggi un pio desiderio. — Tenuto perciò conto di questi precedenti, la Direzione propose di modificare il secondo punto della risoluzione nel senso che : il Consiglio dei Mastri confida che questo suo voto venga appoggiato dalle Società consorelle ; venga preso nella debita considerazione dai capi di lubriche ecc., e delibera gli sia dato publicità, prima mediante 1’ organo sociale, poscia mediante la stampa locale. Posta a voti con questa modificazione, la risoluzione presentata dalla Commissione per gli interessi della classe operaia, venne approvata ad unanimità. Una epigrafe menzognera. Un nostro concittadino ci scrive per vendicare la falsità di fatto incisa in una lapide che sta infissa nelPinterno della ex Chiesa di S. Giacomo, ora magazzino del Duomo. Sappiamo, egli dice, da tradizione presto secolare, che al cader della Republica di S. Marco (12 Maggio 1797) e precisa-mente tre settimane dopo, è avvenuto a Capo distria un serio moto popolare con qualche spargimento di sangue e con minaccia d’incendiare la città. Risulta dagli Atti Comunali, che il sindaco Nicolò de Baseggio e non altri ebbe il merito si sedare il movimento. Il Vescovo aveva tentato indarno di calmare il popolo dal pergamo, che anzi corse pericolo di vita per una fucilata che fortunatamente non lo ebbe a colpire. Dopo di lui salì un banco il Baseggio, e con discorso caldo e fraterno riuscì a domare il popolo, il quale sul Vangelo giurava pace e tranquillità. Ciò avveniva il cinque e sei Giugno 1797. Tutto ciò è confermato da una necrologia a stampa in morte di esso Nicolò de Baseggio, firmata dai Capi Comunali, che il prelodato nostro concittadino ci trasmette, nella quale, tra altro, è detto: “Al cader poi della Veneta Repubblica, trascinata ,1’Istria, e Giustinopoli anch’ essa, negli orrori dell’Anarchia, Egli solo, fattosi usbergo di quella illibata coscienza, che meglio di ogni arma fiancheggia, non esitò di „alzarsi imperterrito tra mezzo un popolo furente; e con „sua grave eloquente allocuzione nell’ affollato Tempio, „giunse a tale, da ricomporre agli animi in calma, ed „evitare ogni presta effusione di sangue., E conchiudendo, soggiunge : cinque o sei giorni dopo, giungeva un governatore austriaco nella persona di Francesco Filippo de Roth —• Ora leggiamo nella indicata lapide mille ringraziamenti al Roth per aver egli, sei giorni dopo spenta, sedata la rivoluzione ! Società operaia triestina. Dall’ esauriente relazione sull’ operosità sociale dell’ anno XV, preletta al Congresso della Società operaia, stralciamo i seguenti dati più importanti che dimostrano ancora una volta come la Società segni un altro tratto percorso sulla via della civiltà e del progresso verso quella meta a cui mira questo sodalizio a noi tanto caro, reso ormai uno dei più belli ornamenti della vicina Trieste. Nel corso dell’anno sociale 1883-84 s’inscrissero 411 nuovi soci. Ora la Società ne conta complessivamente 2962, numero questo che prova una volta di più come 1’ alto concetto per il quale surse questo sodalizio vada ognora più estendendosi fra le classi lavoratrici. La somma sborsata per sovvenzioni agli ammalati, onorario ai medici sociali, medicinali ecc. è inferiore a quella dello scorso anno ed ammonta a f. 29.950:20. Le sovvenzioni pagate alle famiglie di decessi sommano f. 1275. Il bilancio presentò un civanzo di fiorini 2.675.95, la metà dei quali, come stabilito dallo Statuto, va devoluta al Fondo dì mutuo soccorso, che così dispone ora di fior. 27.496.68. Il Fondo pensioni ammonta a fior. 77.224.46. Dal Fondo beneficenza furono distribuiti sussidi a parechi operai per fior. 238.78. Pervennero allo stesso tre elargizioni per un importo di fior. 205. La Società ebbe parte non piccola nella distribuzione dei sussidi delle due fondazioni Economo e Riess e cercò di beneficare a preferenza i propri consoci. Dalla fondazione E. Rascovich, ad un concorrente fu aggiudicato il premio consistente in ordigni da orefice per il valore di fior. 20. Questo fondo ammonta a fior. 592.75. La Società possiede un patrimonio di fior. 105, 730.86, un aumento complessivo di fior. 5,874.45 in confronto dell’ anno scorso. L’evidenza di queste cifre ci dispensa da ogni parola di aggiunta. La relazione continua rilevando il grado d’ educazione raggiunto oggi dall’ operaio al quale contribuì la diffusione del giornale 1’ Operaio, la saia di lettura fornita di numerosi giornali e la Biblioteca circolante ricca oggi di 1018 volumi, ai quali se ne aggiungono altrettanti che formano la Biblioteca interna." I giovani soci e figli di soci poterono approfittare del corso di ginniche lezioni e dell’ esercizio a remo. La relazione si chiude accennando alla Commissione permanente agli interessi della classe operaia, ricordando il 6 gennaio 1884, decimo anniversario della sezione femminile e il 30 giugno apertura dell’ Esposizione permanente, Il Consorzio Industriale di Mutui Prestiti in Trieste col giorno 20 Settembre decorso compiva il V anno di sua esistenza. Il numero complessivo dei prestiti accordati durante 1’ esercizio decorso fu di 2419. Ai consortisti furono accordati 625 prestiti per f. 35,706.75, a’ non consortisti 1794 prestiti per fiorini 30,750.39, per cui l’importo complessivo dei prestiti fatti ammonta a f. 66,457.14. La media dei prestiti ai consortisti è di f. 57, e quella a’ non consortisti di f. 17. Di questi importi furono restituiti dai consortisti f. 17,625.07, assieme f. 35,701.03. Il Consorzio andava ancora creditore alli 20 Settembre dell’ anno scorso per saldi dovuti da consortisti d' un importo complessivo di f. 14,549.75 e da non consortisti di f. 10,015.71, assieme f. 24,565.46. Di questi importi furono restituiti dai consortisti f. 10,834.40 e da non consortisti fiorini 8,198.06, assieme f. 19,032.46, rimanendo un saldo di f. 5,533.— per prolungazioni accordate. La Cassa sociale andava perciò creditrice assieme di f. 36,289.11. Portafoglio da pagarsi f. 4,248.63. Il movimento di cassa fu di f. 91,492.03 entrati f. 90,990.76 sortiti, assieme f. 182,482.79. Dalle operazioni suindicate si è ricavato un interesse brutto di f. 3,586.57, cioè per interessi su f. 50,256.50, prestiti a consortisti, f. 1,995.50 e per interessi su f. 40,766.10, prestiti a non consortisti, f. 1,591.07. Oltre a quest’utile andarono a favore del Consorzio f. 138.79 per tasse d’ammissione e canoni versati da alcuni soci usciti giusta 1’art. 12 dello Statuto, per utili diversi f. 103.77, nonché f. 270.83 per restituzione a consortisti usciti nell’anno sociale 1882-83. L’ utile brutto fu di f. 4,099.96, dei quali vanno diffalcati per spese d’ amministrazione, emolumenti ecc. f. 1,657.24 ; meno f. 158.70 per perdite, f. 216,40 sconto cambiali, assieme f. 375,10. Il fondo di riserva del bilancio 1882-83 era di f. 142.16. A questi vanno aggiunti f. 86.78 per buona entrata da consortisti usciti in base dello Statuto, nonché per dividendi regalati da alcuni direttori e consortisti. Quello di quest’ anno ammonta, in ragione del 25% sull’utile netto, a f. 519.90; sicché il fondo di riserva totale è ora di f. 745.84, il quale fa salire le quote di f. 2.43% sul loro valore nominale. Ne risulta un utile netto di f. 1,550.72 da dividersi fra i consortisti in ragione del 6.35% sul capitale versato gradatamente ; dividendo, che potrà essere prelevato da tutti quei consortisti, che hanno compiuto il versamento della loro quota di f. 105. " Il numero dei soci ascendeva l’anno decorso a 322 e quest’ anno esso giunse a 440, dei quali usciti 33, quindi il loro numero aumentò di 118, ed il capitale si è accresciuto di f. 9,911.64, ----------—------------------------------------- CORRISPONDENZE. Trieste, novembre 1884. Giacché il vostro corrispondente di Pisino ha toccato della lingua che contro ogni regola di prudenza, contro i doveri imposti dalla ospitalità, e, a quanto se ne dice, contro il tenore stesso delle leggi ecclesiastiche si adopera nelle funzioni domenicali vespertine a Trieste, mi affretto di aggiungere un particolare che gioverà a chiarire la posizione. Quando chi occupa attualmente la sede vescovile di Trieste era parroco di S. Antonio vecchio, sentì, e ve la do per certa, sentì ribellarsi il senso estetico e quasi noi dissi religioso a quel.mescuglio di devota profanazione e di profana devozione che sapete, e volle che nella sua parrocchia le funzioni si tenessero nella lingua universale della Chiesa. È vero che si lasciò poco dopo intimorire a un ordine superiore, e si affrettò a ripristinare 1’ uso, o meglio 1’ abuso di prima ; ma è vero altresì eh’ egli dunque sentiva l’inconvenienza di quella pratica, specie per ciò che si attiene alle orazioni che canta solennemente in lingua slava il prete celebrante. Noi si sperava che, divenuto padrone, uno dei primi ordini sarebbe stato che si desista dall’ abuso, e che si adotti la lingua latina ; ma le furono ciance. Come si conciliino queste palmari inconseguenze, è un problema punto facile a risolversi ; e però mi contento di averlo posto : è forse 1’ opportunismo applicato con novissima trovata alla religione. Se ci fossimo apposti, ci troveremmo, noi profani, a quella di far notare che la non è cosa ben fatta. X. Pisino, novembre 1884. A Draguch siamo sempre da capo : si continua a volere dalle Autorità scolastiche distrettuale e provinciale la lingua croata ; e quei cittadini, confi è troppo naturale, lasciano dire. Anche quest’ anno la scuola è deserta. Ed ora ci si racconta che il Consiglio Distrettuale di Capodistria ha deciso di multare i renitenti. Siamo curiosi davvero, se le Autorità superiori consentiranno a una simile decisione. Imperocché se vi è una legge che obbliga i genitori a fare istruire i loro figli, non ci consta che ve ne sia una che imponga di farli istruire in una lingua piuttosto che in un’ altra, e, dove ne conoscano due, nella meno colta, nella meno utile, nella meno o punto desiderata. Fossero tre o quattro in un paese a volere la lingua italiana, la sarebbe una irragionevolezza la loro ; ma quando la vogliono tutti, dico tutti, i quali tutti inoltre pagano il maestro, chi è che possa ragionevolmente intromettersi di questo affare, sostituendosi, quando non lo esige il bene comune, alla più naturale delle autorità, la paterna? Ma lasciamo le disquisizioni giuridiche, e parliamo in lingua povera. Il Governo non troverebbe nulla a ridire, se un padre facesse istruire privatamente i suoi figli nella lingua, poniamo, ottentotta; o perchè avrà da opporsi, se tutti i padri di una borgata vogliono per i loro figli la lingua italiana ? Ho inteso obiettare una ragione didattica, e cioè che se i fanciulli di Draguch conoscono l’italiano, conoscono però meglio lo slavo, e che perciò è in quest’ ultima lingua che se li deve istruire. Mi si permetta di girare 1’ argomento all’ onorevole preopinante invertendone i membri ; la è una questione di fatto, e il fatto parla in favore del nostro assunto : la lingua del paese a Draguch è l’italiana. È l’italiano che si parla sulla piazza e nelle case, anzi lo slavo non se lo saprebbe nemmeno, se il parroco non continuasse a predicare in questa lingua. (Alternasse almeno coll’ italiana !) Quando finalmente io penso che nella scuola di pratica slava dell’Istituto Magistrale di Capodistria i pochi figli di guardiani carcerari, gente d’oltremonte, che la frequentano, ci s’inscrivono senza saper parola di slavo, non posso credere che la prefata ragione didattica, sia pure innocentemente, come credo, basata sur un errore di fatto, abbia determinato il Consiglio distrettuale di Capodistria a volere a Draguch la scuola croata. E allora quale? ---------------------------------------------------- Riportiamo dalla „Provincia“ 16 corr. Novembre le belle parole con cui Paolo Tedeschi chiude la sua pubblicazione „Della vita e degli scritti di Carlo Combi" „Dire particolarmente di tutte le sue virtù non lo comporta l’indole del lodato, così schivo sempre del panegirico ; la carità pure della patria lo vieta chè dai superstiti attende fatti e non le magniloquenti parole, con le quali oggi troppo spesso i vivi esaltano i poveri morti per innalzare sè stessi, e mettere in mostra la piccolezza loro montando sul cataletto, e sulle lapidi degli illustri defunti. Solo, fra le tante sue virtù rammenterò qui l’amicizia profondamente sentita, ed esercitata quale un dovere ; la tolleranza alle altrui opinioni, congiunta alla fermezza, per cui se cedeva in questioni d’interesse personale, non mai piegava con danno della pubblica cosa : virtù questa che a molti pare oggi difetto. Con tanta elevatezza di carattere, e con sì nobili propositi ammiratori ebbe molti in segreto, anche tra quelli che pareva lo avessero in pubblico disdegno. Non oggi; la storia dirà un giorno in provincia quanto valida gli sia stata quest’ ammirazione in un gravissimo pericolo della sua vita. Così ad altri valesse 1’ esempio. Addio Carlo, salve anima benedetta ! Se, come immaginò la lieta fantasia dei Greci, le ombre nell’ Eliso continuano nei ludi e nelle opere delle quali più si dilettarono in vita ; se, come ho ferma fede, il cielo cristiano non è un immenso asceterio dove 1’ anima, dimentica di ogni passato affetto, si sprofonda in una fredda meditazione del soprannaturale teologico e casuistico, mi è dolce immaginarti ora in lieti colloqui co’ tuoi cari, e ragionare con loro assai degli amici e della patria, governato dall’eterno amore che affina tutti i legittimi amori. Rida altri di questa apoteosi. Noi no, e come tutti i deboli, ci rifugiamo in questa grande idea, in questa incrollabile fede d’una perfetta giustizia superiore a tutti i piccoli interessi, a tutte le paure, a tutte le vanità della terra. Tante cose si mutano; la storia registra tante vicende e permutazioni ; solo una cosa rimane ferma, incrollabile nella coscienza del popolo : 1’ affetto a Dio, alla famiglia, alla patria. Guai a chi osa attentare a questo sentimento ! In ogni evento in ogni età Carlo Combi avrà un culto fra noi ; un culto severo, una religione soda, persuaditrice, senza spavalderie e inutili lirismi, d’ una speranza forte, e di quella valida concordia che non si giura solo tra i bicchieri nel fervore d’ una festa, ma che dura salda anche nella prosa del quotidiano lavoro. Raccogliamo adunque in ispirito le ceneri dei nostri poveri morti, meglio che tra gli aduggiamenti de’ piccoli campanili, in un unico e grande Panteon nella capitale della Provincia, sotto la guardia della sacra alabarda." T7" a,r Ì£b- La Grazer Tagepost aveva una corrispondenza da Trieste, la quale discorreva della agitazione che regna fra le popolazioni italiane dei domimi meridionali dell’im- pero a favore di una unione di Trieste, dell’ Istria e di Gorizia, che formano in complesso una omogenea-provincia di nazionalità italiana sul declivio occidentale delle Alpi Giulie, e con quelle alte giogaie a riparo dai popoli slavi. Quest’ agitazione — dice lo scrittore — è prodotta dalle mene slave, che tendono ad unire quei tre dipartimenti del Litorale con la Camiola sotto il nome di regno d’Illiria, con una Dieta generale a Lubiana, per arrivare così ad una completa prevalenza dello slaviSmo (e dello slaviSmo meno istruito e civile) sull’ elemento italiano. L’ elemento italiano deve quindi reagire per istinto di conservazione e per ragione di incolpata tutela, ed è così che si spiega la rinata tendenza degl' Italiani del Litorale a stringersi compatti intorno al centro di Trieste. Il corrispondente del giornale tedesco di Graz approva questo movimento nazionale. * * * L' Alba, nel penultimo numero, in un articolo dove studia la questione dell’ unione delle tre Provincie dal lato pratico, dice tra altro : „Partigiani per ora della sola unione morale, che potrebbe diventare più tardi una unione politico-amministrativa, noi crediamo che si debba insistere perchè questo problema venga in un modo o nell’ altro risolto al più presto possibile. E perciò che accogliamo con plauso la proposta fatta dal giornale Patria di Capodistria, tendente a convocare a Trieste tutti i rappresentanti del giornalismo liberale delle tre provincie, col compito di stabilire il miglior mezzo possibile per attuare una più stretta unione dell’ Istria e del Goriziano con Trieste. Tale proposta potrebbe condurre la progettata unione dal campo speculativo al campo pratico e far cessare i malintesi sorti in proposito. Con ciò si comincerebbe coll’ avere un centro comune, dal quale potesse irradiare la parola d’ordine, e, per quanto i pareri possano essere discordi, crediamo, che questo centro non possa essere altro che Trieste, non fosse altro che per la sua posizione geografica. “ * * * Un colosso in mare. Un importante avvenimento per la marina mercantile sarà l’arrivo a Genova, del nuovo piroscafo „Regina Margherita* appartenente alla Società di navigazione Piaggio e figlio, e costruito a Greenok in Inghilterra. Questo colosso del mare, in ferro ed acciaio, è lungo 130 metri, cioè venti metri più del „Duilio*, è largo 13 ed alto 11 metri. Ha uno spostamento di 7 mila tonnelate e verrà mosso da potenti macchine sviluppanti 5500 cavalli di forza, alimentate da 4 caldaie doppie con 24 forni. Il „Regina Margherita* avrà una velocità media di 16 nodi all’ ora, perciò la distanza fra Genova e la Piata verrà percorsa in 16 giorni. Costruito specialmente per il trasporto di passeggierà il vapore ha alloggio per duecentocinquanta viaggiatori di prima e seconda classe, ed ha milleduecento posti di terza classe. La prima partenza, il viaggio inaugurale di questo nuovo piroscafo postale, avrà luogo il primo dicembre prossimo da Genova per Montevideo e Buenos-Ayres. * * * Togliamo dalla Gazzetta di Venezia: „II personale insegnante e dirigente delle scuole comunali di Venezia, addoloratissimo per la perdita di quel benemerito dell’ istruzione, che fu il cav. Carlo Combi, volle cogliere la mesta ricorrenza del giorno sacro alla memoria dei trapassati per rendere al caro estinto un tributo della sua affezione e gratitudine. Oggi, dunque, una Commissione formata dai signori Barale Benedetto, Poli Gaetano, Ghezzi Teresa e Bar-biera Teresita, presieduta dal veterano della pubblica istruzione, Giuseppe Ferrari, direttore scolastico, si recava al Camposanto per deporre una corona sulla tomba dei- fi illustre scienziato e patriota. * * * * Finalmente la diocesi parentina ha il suo Vescovo. Ce lo dipingono un uomo dalle abitudini serie, amante fin da’ suoi giovani anni della solitudine e dello studio, con che non si ha da intendere che non gradisca, se la trovi, la società delle persone colte e ammodo. A Pa-renzo troverà e 1’ una cosa e l’altra ; e i Parenzani si avranno in M.r Giovanni Flapp un prelato appassionato del suo ministero, e alieno, quod erat in votis, dal tramenìo delle politiche faccende. Nacque a Cormons il 1845, ed è attualmente professore di diritto canonico e di storia ecclesiastica nel Seminario centrale di Gorizia. * * * Il Signor Giovanni Vesnaver, Portolese, regala ai suoi comprovinciali un opuscolo dal titolo Notizie storiche del castello di Portole nell’ Istria. Se lo legge d’un fiato, interessante per 1’ argomento del pari che per il dettato limpido e corretto. Di questo risveglio di studi storici nella provincia, che tanto ben c’impromette, andiamo forse debitori a chi si è fitto in mente il comico proponimento di contestare la nostra civiltà e di gabellarci croati. Non ogni male vien per nuocere ; questo ci è venuto addosso opportunamente per iscuoterci dal torpore che ci occupava, e che in corto andare sarebbe riuscito per avventura a inebetirci. * * * Il Comm. Francesco Dr. Vidulich Capitano provin-ciale, e la famiglia dei marchesi Polesini hanno fatto pervenire alla Direzione della Società istriana di archeologia e storia patria uno splendido dono di oggetti assai preziosi per il Museo Provinciale. * * * La riportiamo tale e quale la leggemmo stampata nella N. F. Presse di Vienna: La „Società politica Istriana*1 si appresta già alle imminenti elezioni parlamentari. Si dà fin d’ ora per certo, che gli attuali Deputati dell’ Istria non verrebbero rieletti, qualora volessero restar fedeli al programma del Club Coronini. I veri capi del partito nazionale-liberale istriano, il Dr. Amoroso a Parenzo ed il Dr. Gambini, podestà del testé disciolto Municipio di Capodistria, propugnano la formazione di un nuovo Club, composto dei Deputati italiani della Dalmazia, di Trieste, del Litorale e del Trentino, per tutelare più validamente gli interessi della nazionalità italiana. Anche Baj amonti ed il trentino Bertolini stanno per questo progetto. * Il nostro egregio Amico, il prof. Domenico Lovisato, ha di recente publicato un nuovo lavoro dal titolo „Nota sopra il Permiano e il Triasico della Nurra in Sardegna.“ * * * Al Forvmjvlii abdomadario di Cividale, come già non ha guari al Giornale di TJdine, venne interdetta con recente decreto la circolazione nello Stato austriaco. *** Il Cavaliere Giovanni Bradamante, agente consolare del Re d’Italia in Parenzo, ha ricevuto la somma di lire ital. 258 e di fior. 39.50, raccolta dai generosi abitanti di quella città a beneficio delle famiglie di colerosi del Regno. * * * Togliamo dall’ Istria 1 Novembre 1884 : Siamo lieti di poter annunziare, che il nostro comprovinciale, il Dr. D. Tamaro, è stato premiato testé dal giurì internazionale fillosserico — nell’ occasione che si teneva a Torino il Congresso omonimo — con medaglia di bronzo, per la sua Memoria sulle viti americane, e per altri suoi scritti e lavori sulle stesse, e sulla fillossera. -------------------------=KO»--------------------------- XXVI. Protocollo di Seduta della Bapp. Com. di Capodistria 16 agosto 1884 ore 6 pom. Presidenza Podestà Avv. Gambini. (Cont. e fine ; vedi numero antecedente). Vorrei interpellare questa Spettabile Rappresentanza — continua il Podestà — se crede nell’ interesse della nostra cultura agricola, venga limitata la caccia in questo Comune di Lazzaretto. Essendo io oggi 1’ arrendatore del relativo diritto, la cosa è facilmente attuabile. L’ Gnor. Antonio Marsich si pronuncia nel senso che si limiti quanto possibile il permesso di caccia notando come i cacciatori, affascinati quasi alla vista della selvaggina, non badino punto a discorrere per i nostri campi tenuti quasi a sistema orticolo e lavorati per tutte le stagioni dell’ anno. Assai maggiori danni ne deriva dal cacciatore che dalle lepri. Il Podestà - Presidente visto che il parere tecnico dell’ Gnor. Preopinante è condiviso da tutti i presenti, si riserva di farne tener conto dalla Commissione di revisione dei conti preliminari alla rubrica „Diritti ed Utili." (Salutato dai membri del Consiglio, il Signor Sussa abbandona la sala). II Punto dell’ ordine del giorno. Il Consiglio acclama a membro del Comitato permanente di finanza, in luogo del dimissionario Signor N. Demori, l’Gnor. Antonio Marsich fu Nazario. Ili Punto dell’ Ordine del giorno. Riferisce il Podestà - Presidente in merito al rapporto della Direzione della Civica Banda sub. N. 1715 de a. c. rammentando come dopo molti anni, la mercè di indefesse fatiche da parte del Maestro, Signor Garetti e della zelantissima Direzione, il Concerto Civico siasi ricostituito su nuove basi e con giovani elementi. Ricostituita la Civica Banda s’ addimostrò generale il desiderio di uniformarla, onde la Presidenza, aderente alla proposta della Spettabile Direzione contando sull’ appoggio dello Spettabile Consiglio, commetteva le nuove divise, spendendo l’importo complessivo di fior. 507,92 tra stoffa, fattura e cappelli. Pone quindi in discussione 1’ assolutorio per tale importo avvertendo che in esso va compresa parte della dotazione di fior. 200 — devoluta da questo Consiglio a tale scopo. L’ Gnor. Antonio Marsich fu Nazario rimarca che tale spesa, punto giustificata da urgenza, dovea proporsi prima di farla allo Spettabile Consiglio e non già invocarne la sanatoria a fatti compiuti. Desidera che tale osservazione trovi posto nel Verbale. Rispondegli il Podestà - Presidente, che la fatta osservazione, certo non condivisa dagli altri, potrà servire di degno guiderdone alla prestantissima Direzione della Banda ed all’ esecutivo, che con affettuose cure rialzò il prestigio di quella istituzione. A discussione chiusa la sanatoria è concessa con 11 voti. IV Punto dell’ Ordine del giorno Prelegge il Podestà - Presidente la protocollare domanda della Dirigenza dei lavori per la selciatura della via Sta Margherita ed adiacenze sub N. 200 de a. c. chiedendo in via di massima la sanatoria per la demolizione e riedificazione del tratto di muro di proprietà dell’ Ab. Angelo Marsich, il quale, a rettificare la via dal Ginnasio alla Calle-gheria, cedette alcuni metri del proprio fondo. Crede, che almeno su tale sanatoria 1’ Onor. Antonio Marsich non avrà che ridire. Aperta in argomento la discussione, 1’ Onor. Pietro Gallo, quale dirigente i lavori di selciatura, mette in rilievo i vantaggi del rettilineo, sia per 1’ ampliamento della contrada, come per la sua canalizzazione ; dichiara che si asterrà dal voto. Ad analoga domanda dell’ Onor. Antonio Marsich, riguardo ad identica questione per il tratto di muro Oadamuro - Iterili, il Podestà si riserva di rispondere in altra occasione. Posta indi a voti la sanatoria, viene essa accordata ad unanimità. V Punto dell’ Ordine del giorno. Data lettura del rapporto dell’ Onor. Direzione della Civica Banda e Scuola di musica al N. 153 de a. c. col quale si chiede la conferma del Signor Garetti Francesco a Maestro Comunale di Musica, il Podestà - Presidente opina sia opportuno di indirizzare previamente il rapporto stesso alla Spettabile Direzione della Società Filarmonica, onde nomini, se crede, il signor Garetti a suo maestro definitivo. Il Comune eh’ è legato a quella Società da uno statuto, potrà poi far luogo alle aspirazioni del Signor Garetti, nel modo che sembrerà migliore all’ esecutivo. In questi sensi fa proposta a nome della Deputazione, proposta, che non solleva discussione e posta a voti, raccoglie unanime suffragio. VI Punto dell’ Ordine del giorno. Sovra proposta dell’ Onor. Pietro Gallo, da tutti appoggiata, si passa all’ordine del giorno sulla domanda protocollare di A. Bedolo N. 1945 de 1883. il quale domandava fosse limitato il suo obli-go fissato nel Contratto d’ affittanza del Caffè della Loggia, di fornire il ghiaccio occorrente al Civico Ospitale a Kilog. 100 — all’ anno. In assenza del Referente, al VII Punto dell’ Ordine del giorno il Podestà legge la riferta del Comitato di finanza al N. 548 de a. c. sul conto consuntivo dell’Asilo di Carità per l’Infanzia prò 1882 e pone in discussione le proposte : “ a) di approvare il conto stesso coll’ introito di fior. 1738,39 e coll’esito di fior. 1341,40; b) di nominare una Commissione di tre rappresentanti comunali, col mandato di studiare d’accordo con quella Direzione la trasformazione del Pio Stabilimento in Istituto Fròbelliano. Ambedue le proposte messe in discussione vengono accolte ; ed il Podestà - Presidente riservasi di porre all’ ordine del giorno la nomina della Commissione votata, nella prossima seduta. — Vili Punto dell’ Ordine del giorno Prelettasi dal Podestà la riferta del Comitato di Finanza al N. 550 de 1884 in merito al resoconto del Consiglio Scolastico locale prò 1882, pure per ragione di assenza del relatore, egli mette in discussione la proposta approvazione del Conto, tanto nelle partite d’ esito in fior. 2135,02 che d’introito in fior. 2446,89 ^ complessivi. — Approvata a pieni voti. Eletti quindi gli Onor. Sostituti Rappresentanti Comunali Paolo Rigo di Antonio ed Ambrogio Co-cever, per la firma del Verbale presente, il Podestà-Presidente chiude la seduta e leva 1’ adunanza alle ore 11] [2 ant. — -------------- XXVII. Protocollo di Seduta della Bapp. Com. di Capodistria 13 Ottobre 1884 ore 6 pom. Presidenza Podestà Avv. Gambini. Lettura del Verbale dell’ anteriore tornata. 1. Comunicazioni officiose. 2. Preventivi Comunali prò 1885. Eseguito 1’ appello ed aperta perchè legale la seduta, a sensi del II. capoverso del §. 41 Regolamento Comunale, il Segretario di Consiglio legge il Verbale della precedente, contro il quale non è mosso obietto. — I. Punto dell’ Ordine del giorno Il Podestà presidente comunica : a) la nota dell’ i. r. Capitanato Distrettuale d. d. 11 Ottobre 1884 N. 3009, relativa ad anteriore N. 2953 de 1883, con cui chiede che sino all’erezione d’ una canonica ad uso di abitazione pel parroco e vicari corali il Comune voglia concorrere coll’ i. r. Ministero del Culto e pubblica istruzione nelle spese di pigione pagate dai medesimi ; b) il decreto di nomina a membri della Commissione sanitaria straordinaria — oggi più che mai necessaria anche per i casi verificatisi nel Comune e luoghi contermini di angina difterica e di vajolo — de’ signori Antonio Dr. Paulovich, Luigi Longo, Stefano Derin e Giovanni Pieri; — c) la rinuncia al N. 2657 de a. c. dell’ Onor. Giovanni Meotti a membro del Comitato revisore de’ bilanci oggi all’ ordine del giorno ed il conseguente disolviinento del medesimo in seguito ad assenza prolungata d’ uno de’ suoi membri e rinuncia dell’ altro ; — d) aggiunge che pel contributo ad a è stato provveduto nel bilancio del Comune Censuario di Capodistria alla rubrica V di Esito ; II Punto dell’ Ordine del giorno Il Podestà avvertendo che i conti all’ ordine del giorno furono compilati secondo le ultime istruzioni dell’ Inclita Giunta Provinciale ed i formulari da lei prescritti per conseguire in Provincia quella concisione, chiarezza ed uniformità, che sono richieste dai postulati di contabilità, statistica ed economia publica, d’accordo coll’ Onor. Consiglio, stabilisce di passarli in seconda lettura senza creare altri comitati di revisione, e di dare per approvato ogni singolo titolo di esito e d’introito, ove nessuno chiedesse la parola in merito all’ una od al’altra delle rubriche che leggerà od alle partite che contengono. — Preletti i conti in questione ed allegati sub N. 1 usque N. 40 nel modo tracciato restano ad unanimità approvati come segue in seconda ed indi in terza lettura. — (Continua) AVVISO Il sottoscritto assume lavori di pavimenti a palchetto in legno di rovere dell’ interno a vari disegni a f. 2.80 al metro quadrato, garantendo la bontà della merce e l’esattezza dell’ opera. Capodistria, 23 Novembre 1884. Andrea Tremai. <> <* SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capotta e Trieste ------------------- Col giorno 3 Novembre p. v. i piroscafi fìQifii di fiir1 faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI; da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa . . ore 7 */, ant. II. „...„ 2 y2 pom. I. Corsa . . . ore 11 ant. Il- «........„ 33/4 pom. NEI GIORNI FESTIVI: I. Corsa. II. ore 7 f/2 ant. „ 3 ‘/j pom. I. Corsa ... ore 11 ant. II. „ • • • • „ 43/4pom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la Bgr- Riva della Sanità Capodistria, 29 Ottobre 1884. agičeglt