RADA COSSUTTA- FRANCO CREVATIN, Slovenski dialektološki leksikalni atlas slovenske Istre (SDLA-SI) II, Založba Annales 2006 L'Atlante lingüístico dell'Istria slovena di cui è uscita la seconda parte è la continuazione e integrazione dello Slovenski dialektološki atlas Tržaške pokrajine (SDLA - TS), Trst 1987, pubblicato nella collana Slavica triestina a cura di F. Crevatin, edita dalla Scuola Superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori deU'Università degli Studi di Trieste. La differenza tra le due opere è sensibile, non solo per l'estensione geográfica, giacché la prima si occupa della situazione delle paríate slovene della provincia di Trieste, mentre il presente Atlas abbraccia quelle dell'Istria slovena.. Nell'introduzione viene spiegato che il termine più adatto sarebbe forse presentazione cartografica nell'ambito di una geografía dialettologica. È sottolineata l'importanza del metodo usato per Y Atlas linguistique de la France di Jules Gilliéron dagli inizi del secolo scorso, seguito anche nell'Atlas di cui ci occupiamo. Sono spiegate le difficoltà piuttosto banali, ma sempre importanti, per le quali questa seconda parte è potuta uscire grazie all'intervento deU'Università del Litorale a Capodistria, mentre la prima aveva visto luce a Trieste, sempre nell'ambito delle edizioni della Scuola Superiore di lingue moderne. L'autrice, prof.essa Rada Cossutta, ha avuto durante il suo studio post-lauream all'Università di Ljubljana un relatore di eccezione nel prof. Tine Logar, il più importante dialettologo sloveno che ha scelto anche le località da esplorare, in tutto 21 siti. Ha avuto, inoltre, l'apporto prezioso nel prof. Franco Crevatin deU'Università degli Studi di Trieste. II questionario è stato concepito in base a quello dell'Atlante Storico Lingüístico Etnográfico Friulano, ASLEF, che i redattori considerano il capolavoro in questo settore della ricerca dialettale. Nel primo libro di questo Atlante, pubblicato dalla Scuola Superiore di lingue moderne triestina nel 2005, troviamo raccolte le risposte alie domande dei temi seguenti: fenomeni atmosferici e ambiente naturale, flora e fauna, caccia, animali domestici, casa, corpo umano, vita domestica e vita sociale. Il secondo libro invece, qui recensito, contiene campi semantici come attrezzi agricoli, arnesi rurali e domestici, fienagione e lavoro dei campi e stalla, piante coltivate, alberi, viticultura., mestieri e occupazioni, allevamento del bestiame, lavori boschivi e lavorazione del legno. La vita dell'etnia slovena è di conseguenza dal punto di vista semántico bene illustrata. L'investigazione ha raccolto soprattutto il lato materiale e molto meno le varie attività, per cui troviamo quasi esclusivamente sostantivi, espressioni dunque di un oggetto concreto. E solo per questi incontriamo a volte influssi linguistici dal romanzo e anche dal tedesco. Per quest'ultimo non va dimenticato che i termini tedeschi devono essere stati introdotti ai tempi della dominazione absburgica, della vecchia Austria: tra i nomi di mestieri o occupazioni si trovano pintar 'carradore', tišlar 'falegname', kramar/šefter 'rigattiere, bottegaio', furman/kučer 'carrettiere' e pochi altri. Per il termine 'patata' sappiamo che la sua origine, dovuta a un processo metafórico, è il tedesco Grundbirne e da questo il prestito in sloveno che è krompir. In Slovenia sia il termine che il suo referente (ortofrutticolo) furono ignoti fino all'età del regno di Maria Theresia, quando il tubero fu introdotto nell'attività agrícola. Dalle raccolte per l'ASLEF sappiamo che il termine krompir si trova sporadicamente nella striscia orientale dell'area fiiulana, accanto 166 al prettamente tedesco kartüjule dell'estrema area friulana settentrionale, mentre il termine largamente predominante in friulano, owiamente, é quello di patate. Molto piü importante si presenta l'influsso linguistico romanzo. Conviene far distinzione, quand'é possibile, tra l'apporto veneto e quello friulano. C'é da pensare che l'area investigata fu per secoli in contatto con la variante friulana meridionale e che il veneto l'aveva soffocata per parecchi secoli e annientó all'Ottocento, come testimoniano i Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino, composti e pubblicati da Giuseppe Mainati agli inizi di quel secolo. Bisogna, poi, tenere presente che il veneto fu limitato alia cittá di Trieste; si veda Giuseppe Vidossich, Studi sul dialetto triestino, Archeografo triestino, NS, vol. XXIII, Trieste 1899-1900, pag. 256: L'elemento slavo, scrive l'autorevole lingüista italiano, finisce coll'accerchiare tutta la cittá d'una catena di ferro. Perció, se a volte non esitiamo a vedere nella parola usata dalla parlata slovena la sua origine romanza, non possiamo stabilire con certezza se si tratti dell'apporto linguistico friulano o veneto. Offre casi del genere la terminología di viticultura, ad es., nel caso di latnik/pergola oppure quella delle misure per la quantitá del grano, come brenta o star. Provenienti dal friulano sembrano termini come zlefedur/zbrufador 'annaffiatoio' o skoladur 'colatoio'. Altre volte indica la provenienza dal friulano, anzi da una fase friulana antica, la veste fónica; é rilevante l'abbondanza del dittongo:puorton, kuorte, formentuon. L'assicura anche la palatalizzazione della velare in prasce (dal lat. * virasca) 'canna da pisello' o della dentale in poc, pac (dal lat. PUTEUS). É presente la palatalizzazione anche nel termine della fienagione che nelle paríate slovene istriane é un prestito dal friulano: parvi tajo, parvi taj e, siccome la térra é buona e generosa, appare accanto a parvi taj anche drugi, treéi e addirittura cetarti taj. Tra i nomi per vari mestieri troviamo buoskar e a tale attivita legato kavalet. Facendo un'osservazione sociolinguistica, notiamo che il sintagma gre/hodi na zornado é un calco parziale dal veneto o friulano, corrispondente quanto al significato al sostantivo italiano bracciante. L'italiano mezzadro, per il quale lo sloveno, almeno scritto, conosce un termine corrispondente spolovinar, si, ma non una tale situazione sociale, trova accanto al prestito kolon una specie di calco con déla na pou, alia lettera, lavora a meta. Parecchie sono state dunque le ragioni per esplorare questa situazione lingüistica. Gli autori, dr. Rada Cossutta e dr. Franco Crevatin si sono posti problemi impegnativi e li hanno anche risolti con competenza. Hanno cosi arricchito la nostra conoscenza sulle paríate slovene del sud-ovest e messo in rilievo alcuni campi semantici dove gli influssi romanzi sono soprattutto vistosi. Non é senza interesse, anzi, che per questi numerosi fenomeni linguistici gli autori hanno potuto constatare l'influsso della vecchia variante meridionale friulana, o, per dirlo con Ascoh, del »tergestino«. Se la vetusta favella friulana meridionale é stata sopraffatta negli ultimi secoli dal veneto e, soprattutto a Trieste, annientata dal triestino, é ancora sempre constatabile nelle paríate contadine. Mitja Skubic 167