ISBN 978-961-297-341-4 Libro dei riassunti CULTURA e PSICO- e SOCIOLINGUISTICA • contatto tra l’italiano e le lingue slave: bilinguismo, commutazione di codice, fenomeni (inter)culturali motivati dalle differenze nell’uso odierno o storico delle lingue a confronto, lingue per obiettivi specialistici, ecc. TRADUZIONE • traduzione dall’italiano alle lingue slave e viceversa • analisi dei testi tradotti: aspetti linguistici, testuali, culturali, sociali ASPETTI GRAMMATICO-TESTUALI • rapporti tra due (o più) sistemi linguistici a vari livelli (fonologico, morfologico, sintattico, testuale) in chiave contrastiva • grammatiche e manuali di lingua italiana destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa LESSICO e CORPORA • italianismi nelle lingue slave e slavismi in italiano • dizionari bilingui e/o glossari terminologici e/o microlinguistici • linguistica dei learner corpora GLOTTODIDATTICA • grammatiche pedagogiche, manuali, libri di testo di italiano destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa • didattica della lingua italiana per studenti slavofoni e viceversa 109 III Convegno Internazionale Italiano e lingue slave Confronti linguistici, traduttivi e culturali 27-28-29 maggio 2024 Facoltà di Lettere, Università di Ljubljana III Convegno Internazionale Italiano e lingue slave – Confronti linguistici, traduttivi e culturali Ljubljana, 27-28-29 maggio 2024 Redattori Robert Grošelj, Jana Kenda, Darja Mertelj Grafica editoriale studiobotas Stampa GPS group Editore Založba Univerze v Ljubljani (University of Ljubljana Press) Redazione Znanstvena založba Filozofske fakultete Univerze v Ljubljani (Ljubljana University Press, Faculty of Arts) Per l’editore Gregor Majdič, Rettore, Univerza v Ljubljani Per la redazione Mojca Schlamberger Brezar, Decana, Filozofska fakulteta Prima edizione Ljubljana, 2024 Edizione gratuita Prima edizione in forma digitale reperibile su ebooks.unilj.si/ZalozbaUL Kataložna zapisa o publikaciji (CIP) pripravili v Narodni in univerzitetni knjižnici v Ljubljani COBISS.SI-ID 195590147 ISBN 978-961-297-340-7 (PDF) DOI: 10.4312/9789612973407 Indice SALUTI 4 INFORMAZIONI SUL III CONVEGNO 6 RELATORI PLENARI 8 CECILIA ANDORNO Universita di Torino, Italia DANIEL SŁAPEK Universita Jagellonica di Cracovia, Polonia MARTINA OŽBOT CURRIE Universita di Ljubljana, Slovenia RUSKA IVANOSKA NASKOVA Universita di Skopje, Macedonia del Nord RIASSUNTI 15 SALUTI dell’italianistica di Ljubljana 4 Una lingua diversa è una diversa visione della vita. (Federico Fellini) Gentili colleghe e gentili colleghi, Siamo particolarmente lieti nonché onorati di darvi il benvenuto al III Convegno Internazionale Italiano e lingue slave: confronti linguistici, traduttivi e culturali alla Facoltà di Lettere dell’Università di Lubiana. Il nostro Convegno, in cui si intendono affrontare e sviluppare i temi trattati nei due eventi precedenti tenutisi a Breslavia (2018) e Skopje (2022), vuole essere un’occasione di incontro e di scambio tra studiosi e studiose della lingua italiana e delle lingue slave. Il presente libro degli abstract offre una panoramica complessiva del convegno, che prevede un programma suddiviso in venti sessioni ripartite in due giorni. Vi si trovano le presentazioni delle quattro relazioni plenarie, gli abstract di tutte le comunicazioni e i titoli dei poster che verranno presentati nel corso delle due giornate. I temi presentati al Convegno coprono un ricco ventaglio di argomenti che riguardano molti ambiti di ricerca, come la lessicologia, la terminologia, la fraseologia, l’etimologia, la dialettologia, la morfologia, la sintassi, la letteratura, la sociolinguistica e la traduttologia. Nei numerosi lavori, i diversi ambiti si incontrano intrecciandosi a vicenda, confermando ancora una volta che per arrivare a una comprensione approfondita di un fenomeno occorre osservarlo da più punti di vista. Le relatrici e i relatori che presenteranno i loro lavori al Convegno provengono da tutta l’Europa, in primo luogo dai paesi slavi e dall’Italia, ma non solo – gli orizzonti del Convegno si estendono oltre i confini del mondo slavo e italiano. Gli studi provenienti da più di quaranta centri di ricerca non possono che arricchire lo scambio scientifico con diversi approcci, metodologie, spunti teorici e pratici. L’ultimo giorno del Convegno sarà dedicato alla gita nella Slovenia occidentale, una regione bellissima, ricca di tradizioni, storia e cultura, dove il mondo slavo incontra quello italiano, dove le comunità slovena, italiana e friulana convivono da secoli. Con questa gita si concluderà quasi in modo simbolico l’incontro dedicato all’italiano e alle lingue slave nella loro reciproca ricchezza. Il Convegno non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Facoltà di Lettere dell’Università di Lubiana, del Dipartimento di lingue e letterature romanze, del Dipartimento di traduzione, del comitato scientifico, di numerosi collaboratori e sponsor, a cui va il nostro sentito ringraziamento. Un ringraziamento altrettanto accorato va alle relatrici e ai relatori per la presentazione dei loro contributi con cui arricchiscono il panorama delle ricerche italianistiche e slavistiche. Auspichiamo (o meglio, siamo certi) che il nostro Convegno possa rappresentare un’occasione di scambio di idee e di collaborazione. Speriamo vivamente che incontri simili continuino anche nel futuro, contribuendo così a una maggiore conoscenza dell’italiano e delle lingue slave in confronto. Benvenute e benvenuti a Ljubljana! Robert Grošelj, Jana Kenda e Darja Mertelj 5 Aree tematiche CULTURA e PSICO- e SOCIOLINGUISTICA • contatto tra l’italiano e le lingue slave: bilinguismo, commutazione di codice, fenomeni (inter)culturali motivati dalle differenze nell’uso odierno o storico delle lingue a confronto, lingue per obiettivi specialistici, ecc. TRADUZIONE • traduzione dall’italiano alle lingue slave e viceversa • analisi dei testi tradotti: aspetti linguistici, testuali, culturali, sociali ASPETTI GRAMMATICO-TESTUALI • rapporti tra due (o più) sistemi linguistici a vari livelli (fonologico, morfologico, sintattico, testuale) in chiave contrastiva • grammatiche e manuali di lingua italiana destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa LESSICO e CORPORA • italianismi nelle lingue slave e slavismi in italiano • dizionari bilingui e/o glossari terminologici e/o microlinguistici • linguistica dei learner corpora GLOTTODIDATTICA • grammatiche pedagogiche, manuali, libri di testo di italiano destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa • didattica della lingua italiana per studenti slavofoni e viceversa 6 Comitato scientifico Helena Bažec Università del Litorale Koper – Capodistria Valentina Benigni Università degli Studi Roma Tre Lucyna Gebert Università degli Studi di Roma «La Sapienza» Ruska Ivanovska-Naskova Università «Ss. Cirillo e Metodio» di Skopje Eva Klimova Università della Slesia, Opava Sandra Mardešić Università di Zagreb Darja Mertelj Università di Ljubljana Luisa Ruvoletto Università Cà Foscari, Venezia Mila Samardžić Università di Beograd Daniel Słapek Università Jagellonica di Cracovia Svetlana Slavkova Università di Bologna Julijana Vučo Università di Beograd 7 Relatori plenari 8 Cecilia Andorno insegna Linguistica Generale e Applicata all’Università di Torino. I suoi interessi di ricerca riguardano l’acquisizione delle lingue, le caratteristiche dell’italiano seconda lingua e dell’italiano parlato, l’educazione plurilingue. Ha coordinato vari progetti dedicati alla promozione nelle scuole di un’educazione linguistica plurale. Coordina attualmente l‘unità torinese del progetto NEW ABC: Networking the Educational World: Across Boundaries for Community Building. Daniel Słapek è professore associato presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Romanze dell’Università Jagellonica di Cracovia. Si è laureato in scienze della cultura, a Cracovia, nonché in lingua e letteratura italiana all’Università della Slesia, dove ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in linguistica applicata. Ha lavorato per diversi anni all’Università di Breslavia dove ha partecipato all’attivazione del corso di laurea in italianistica. È autore di Rozważania metajęzykoznawcze [Riflessioni metalinguistiche], Łódź, 2017, Lessicografia computazionale e traduzione automatica. Costruire un dizionario-macchina, Firenze, 2016, e coautore di Narzędzia analizy przekładu [Strumenti di analisi traduttiva], Toruń, 2015, nonché redattore associato della rivista Italica Wratislaviensia. I suoi interessi vertono sulla linguistica italiana, didattica dell’italiano L2 e metalinguistica, argomenti ai quali ha dedicato vari saggi. Martina Ožbot Currie è ordinaria di italiano all’Università di Lubiana. Si occupa soprattutto di lingue e culture a contatto, di linguistica testuale e della teoria e della storia della traduzione. È autrice di diverse pubblicazioni, tra cui tre monografie ( La coerenza testuale e le strategie di traduzione nelle versioni slovene del Principe di Machiavelli, in sloveno, 2006; Vicende traduttive: saggi sulla storia e sulla teoria della traduzione, con particolare attenzione ai rapporti sloveno-italiani, in sloveno, 2012; Translation and Multilingualism: A Dynamic Interaction, 2021). Dirige la rivista Linguistica e la collana Studia translatoria. È attiva anche come traduttrice; tra l’altro ha tradotto in sloveno Language: An Introduction to the Study of Speech di Edward Sapir e Genes, Peoples and Languages di Luca Luigi Cavalli Sforza. Per diversi anni ha insegnato anche all‘Università di Trieste. Ruska Ivanovska-Naskova è professoressa ordinaria di Grammatica italiana all’Università Ss. Cirillo e Metodio di Skopje. È autrice dei volumi Programi za avtomatska obrabotka na jazični korpusi [Programmi per l’analisi automatica dei corpora], 2013 e I costrutti condizionali in italiano e in macedone, 2020. Ha pubblicato un manuale di grammatica italiana e vari saggi sull‘uso dei corpora nell‘insegnamento dell‘italiano LS e su argomenti di linguistica contrastiva italiano – macedone. 9 CECILIA ANDORNO Università di Torino, Italia Per un contributo alla nozione di competenza interazionale. Risorse linguistiche per la coesione dialogica in una prospettiva interlinguistica. Nell’ambito della linguistica dell’acquisizione delle seconde lingue, si osserva da qualche tempo un interesse per le competenze linguistiche legate alla gestione dell’interazione, nella prospettiva della grammatica-per-l’interazione (Pekarek Doehler 2018). In questo intervento, vorrei contribuire a questo dibattito da una prospettiva testuale, da tempo interessata a osservare come parlanti di lingue diverse segnalano la coerenza e il flusso informativo del discorso, servendosi delle risorse disponibili nelle rispettive lingue d’uso: queste specificità interlinguistiche fanno sì che tali competenze debbano essere parzialmente ri-apprese nel momento dell’uso di altre lingue (Lambert et al. 2022; Slobin 2005). In particolare, mostrerò a titolo esemplificativo il modo in cui parlanti di lingue diverse sfruttano le risorse disponibili nelle proprie lingue per affrontare il medesimo compito comunicativo (Dimroth et al. in press; Andorno et al. 2023); il confronto fra testi prodotti in un contesto monologico e in un contesto dialogico consente di mettere in evidenza l’esistenza di una competenza interazionale linguo-specifica, intesa come capacità di micro-adattamento della configurazione informativa del proprio enunciato al contributo comunicativo dell’interlocutore. In prospettiva didattica, queste osservazioni mostrano un ulteriore aspetto dell’importanza di un insegnamento della grammatica inscritto e connesso alla pratica comunicativa, soprattutto nelle varietà di apprendimento avanzate. 10 DANIEL SŁAPEK Universita Jagellonica di Cracovia, Polonia Comunicare tra due mondi accademici: il progetto della Bibliografia degli Studi Italiani in Polonia (nel mondo slavo) Le pubblicazioni accademiche sono un elemento essenziale del lavoro universitario. L’obiettivo principale degli autori è condividere i risultati delle loro ricerche e dialogare con la comunità accademica. Gli studiosi di lingua e letteratura straniera si trovano di fronte a una serie di problemi a questo riguardo: come pubblicare i risultati delle loro ricerche (monografie, articoli in riviste, capitoli, atti), dove pubblicarli (nel paese di origine o nel paese di cui si studia la lingua/letteratura), in che lingua? Con il mio contributo cercherò di presentare un quadro generale del progetto «Bibliografia degli Studi Italiani in Polonia» (BISP) oltre ai risultati di un’analisi bibliometrica delle pubblicazioni incluse nel progetto (quasi 3 mila testi appartenenti a tre discipline: linguistica, studi letterari e scienze della cultura). Le statistiche riguardano il tipo di pubblicazione, la lingua e il luogo di pubblicazione, il numero degli autori e l’affiliazione dell’autore rispetto al luogo di pubblicazione. L’obiettivo del lavoro è identificare eventuali tendenze nella pubblicazione dei risultati della ricerca da parte degli italianisti stranieri per capire come aumentare la visibilità dei nostri studi in Italia/nel mondo. L’obiettivo del progetto BISP, invece, è creare una banca dati completa delle pubblicazioni scientifiche redatte da studiosi impiegati nei Dipartimenti di Italianistica polacchi per arrivare, in futuro, a una bibliografia dell’italianistica slava. 11 MARTINA OŽBOT CURRIE Università di Ljubljana, Slovenia Contrasto, confronto, comparazione – sull’utilità e sui limiti dell’osservazione interlinguistica L’intervento si propone di discutere i diversi tipi dello studio di lingue moderne da una prospettiva incentrata sul rapporto tra di esse per quel che riguarda la loro relativa somiglianza o differenza. Com’è noto, da secoli gli studiosi, nonché (a livello pratico) gli insegnanti di lingue, si servono dell’osservazione interlinguistica, seppure spesso con scopi diversi. In tale contesto, per chi si occupa di lingue straniere/seconde, l’approccio tipicamente adottato è quello contrastivo. Le lingue si studiano e si osservano in ottica contrastiva a diversi livelli, da quello fonetico/fonologico a quello morfologico, sintattico e, come mostrano studi per lo più recenti (almeno nell’ambito dell’italiano), anche a livello testuale. Benché l’approccio contrastivo si sia particolarmente affermato nella seconda metà del secolo scorso, il confronto interlinguistico come strumento glottodidattico pratico e «naturale» risulta essere stato utilizzato anche in tempi ben più remoti, come si può dedurre, per le lingue moderne, da diverse grammatiche e vocabolari antichi e da varie testimonianze di apprendenti e insegnanti. Partendo da questa premessa cercherò di mostrare, in base ad alcuni esempi di ricerche riguardanti l’italiano nonché qualche altra lingua europea, il valore non solo didattico ma anche descrittivo e, potenzialmente, teorico dell’osservazione interlinguistica. Sarà inoltre messa in rilievo la (apparentemente paradossale) utilità dell’osservazione interlinguistica nel campo della descrizione linguistica e della grammaticografia monolingui. Infine l’intervento toccherà la questione dei limiti dell’approccio contrastivo nell’insegnamento di lingue straniere/seconde, mettendo in rilievo le specificità della linguistica contrastiva rispetto ad alcuni altri approcci allo studio di fenomeni linguistici e testuali che pure si fondano sul metodo di confronto o comparazione. 12 RUSKA IVANOSKA NASKOVA Università di Skopje, Macedonia del Nord Su alcuni fenomeni nel macedone derivanti dal contatto con le lingue balcaniche e su alcune corrispondenze e divergenze con l’italiano Tra le lingue della lega balcanica (il macedone, il bulgaro, il greco, l’albanese, il rumeno, l’arumeno, il meglenorumeno), il macedone è considerato la lingua «più balcanizzata», cioè quella che dimostra il maggior numero di innovazioni sviluppate dal contatto con le altre lingue sul territorio nei secoli. Proprio l’intenso contatto con lingue aventi sistemi molto diversi è considerato il fattore principale per il discostamento del macedone per certi tratti dalle altre lingue slave, soprattutto da quelle non balcaniche. Lo scopo del contributo è presentare alcuni dei fenomeni morfosintattici del macedone standard legati al Balkan Sprachbund e riflettere su alcune somiglianze e differenze con fenomeni corrispettivi nell’italiano. La prima parte del contributo è dedicata al delineamento della lega linguistica balcanica e degli studi dedicati alle lingue balcaniche, con attenzione particolare alle ricerche incentrate sul macedone. Nella seconda parte del contributo si presentano i principali fenomeni morfosinattici considerati: l’analitismo del sistema nominale, l’articolo posposto con tre forme ( čovekot, čovekov, čovekon), il raddoppiamento del complemento oggetto con pronomi clitici ( Go vidov čovekot; Mu ja dadov knigata), il da-costrutto ( da znae), la formazione del futuro con la particella kje ( kje dojdam, kje dojdeš), i costrutti perfettivi con ima e sum e aggettivo verbale ( sum dojden; imam dojdeno) e la formazione del comparativo e del superlativo con i prefissi po- e naj- ( podobar, najdobar). Nella presentazione si riflette anche su fenomeni corrispondenti nell’italiano e su alcune convergenze e divergenze nelle due lingue a tal riguardo. Gli esempi attraverso i quali si presentano i fenomeni sono tratti da testi letterari macedoni e le rispettive traduzioni in italiano e viceversa. 13 14 RIASSUNTI dei partecipanti 15 Per una gestione ragionata della terminologia anatomica nell’interpretazione dall’italiano al russo Filippo Bazzocchi Università degli Studi di Udine e Università degli Studi di Trieste bazzocchi.filippo@spes.uniud.it Questa proposta muove dalla nostra esperienza come interprete nel settore della chirurgia maxillo-facciale per conferenze di descrizione anatomica rivolte a implantologi in formazione. In questi eventi, l’interprete deve tradurre, sovente in rapida successione, i termini del linguaggio anatomico: un compito complesso, vista la specificità settoriale e l’urgenza categorica di evitare omissioni o generalizzazioni. Sforzi ancora maggiori sono richiesti interpretando verso il russo, lingua il cui lessico anatomico, spesso di origine slava, differisce notevolmente da quello italiano e inglese, generalmente di origine latina e greca (Levčenko 2021; Turmezei 2012). Da prassi, l’interprete crea un glossario per la memorizzazione pre-incarico e la consultazione durante l’evento. Tuttavia, un glossario anatomico, composto ad esempio sulla base di testi di nomenclatura internazionale standard (TA03), assume dimensioni eccessive, risultando poco pratico e accessibile. È dunque possibile gestire tale terminologia in modo intuitivo, veloce ed «economico», senza distrarsi dall’atto traduttivo e contemporaneamente rispettando i criteri previsti per una resa di qualità (Viezzi 1996)? In questa comunicazione, tenendo conto delle specificità della coppia italiano-russo, partiremo dalle caratteristiche dei testi orali italiani del settore e dalla letteratura proposta per altre combinazioni linguistiche (Mikkelson 1994). Prenderemo come esempio alcuni termini anatomici italiani che scomporremo in «unità morfo-semantiche indipendenti»: forniremo così considerazioni traduttologiche atte, da un lato, a sostenere il processo di memorizzazione e, dall’altro, a rendere più immediata la traduzione in russo di tutte le «unità». Fine ultimo sarà una proposta metodologica, codificata e ragionata, a supporto dell’interpretazione simultanea e consecutiva italiano --> russo in ambito anatomico, campo al momento sostanzialmente insondato. Parole chiave: interpretazione, interpretazione simultanea, terminologia anatomica russa e italiana 16 La fraseologia contenente il lemma «pane» in sloveno e italiano Helena Bažec Fakulteta za humanistične študije, Univerza na Primorskem (Università del Litorale) helena.bazec@upr.si Melita Lemut Bajec Fakulteta za humanistične študije, Univerza na Primorskem (Università del Litorale) melita.lemut.bajec@upr.si Ogni generazione vive situazioni storiche e sociali uniche sulle quali forma la propria cultura che si manifesta in una varietà di fenomeni sociali e psicologici, tra cui atteggiamenti, valori e pratiche (linguistiche) (Gentile 2015). L’analisi culturale del lessico di una lingua rivela una stretta connessione tra la cultura e le parole che la caratterizzano provando che la cultura e la lingua si influenzano e si modellano a vicenda (Kekeya 2018). Il pane, uno degli alimenti più essenziali per la sopravvivenza nella cultura e nella storia dell’uomo, ha naturalmente acquisito un profondo valore simbolico (Jakop 2022). Essendo stato in passato un simbolo della sopravvivenza e del benestare, anche la fraseologia legata ad esso è ricca e varia. Attraverso un’analisi completa della fraseologia e la simbologia che la parola «pane» (slov. kruh) assume in due lingue culturalmente, religiosamente e territorialmente contigue, si è cercato di capire se ci siano più affinità o differenze, e quali sono gli ambiti di vita che di più si intrecciano. La parte qualitativa dell’analisi, volta alla derivazione etimologica e alla simbologia, si è basata sulla letteratura scientifica rilevante (Kac 2018; Kržišnik 2008; Kunaver 2001; Markova et al. 2022; Pianigiani 1994; Snoj 2016; Slovar slovenskega knjižnega jezika; Vocabolario Treccani). In base a dizionari (Keber 2011; Lapucci 2007; Meterc 2020; Quartu e Rossi 2023) e corpora (CORIS per l’italiano e CJVT Gigafida 2.0 per lo sloveno) abbiamo ottenuto una lista completa delle unità fraseologiche che abbiamo classificato in campi semantici con conseguente analisi delle origini delle singole unità. Il valore simbolico nella maggioranza dei casi confluisce, mentre la fraseologia viene realizzata attraverso espressioni idiomatiche e proverbi diversi (es. andare come il pane e iti za med) ad eccezione di quelli derivanti dalla Bibbia ( guadagnarsi il pane, non si vive di solo pane, ecc.) o dai classici (es. pane e giochi). I campi semantici rappresentati sono sia positivi (benessere, lavoro, altruismo, rispetto) che negativi (fame, pigrizia) oltre a significati tipici di una sola lingua. Lo sloveno si distingue per l’alta frequenza dei proverbi nel corpus, mentre l’italiano per la varietà dei campi semantici che copre. Parole chiave: fraseologia, analisi contrastiva, pane, sloveno, italiano 17 L’espressione dell’aspetto e l’uso dei tempi verbali in italiano da parte di apprendenti slovenofoni Helena Bažec Fakulteta za humanistične študije, Univerza na Primorskem (Università del Litorale) helena.bazec@upr.si Paolo Nitti Università degli Studi dell’Insubria paolo.nitti@uninsubria.it L’aspetto è una caratteristica universale del verbo che si può paragonare a una «tecnica che permette al parlante di concettualizzare la qualità temporale in modi diversi» (Whaley 1997). Tradizionalmente è possibile operare una distinzione fra aspetto perfettivo e imperfettivo. Per definizione, un’azione può essere classificata come perfettiva quando viene percepita limitata temporalmente. All’opposto, sono considerate imperfettive quelle azioni la cui struttura temporale interna non viene percepita come limitata (Andorno 2003). Lo sloveno, lingua slava, codifica l’aspetto nella morfologia del verbo, mentre l’italiano non dispone di questa possibilità, ma può ricorrere a una fitta costellazione di espressioni che, attraverso la scelta di tempi verbali ed elementi lessicali, orienta il parlante in merito alla scansione temporale interna dell’azione da privilegiare. Per i madrelingua slovenofoni, che si basano sul sistema della L1, è facile far combaciare l’aspetto perfettivo dei verbi slavi con i tempi perfetti in italiano e l’aspetto imperfettivo con l’imperfetto. Il presente studio rivisita questo processo nell’ambito della glottodidattica e della linguistica acquisizionale, proponendosi di individuare le maggiori problematiche nell’uso dei tempi verbali perfetti (passato prossimo e passato remoto) e dell’imperfetto attraverso l’analisi di prove scritte relative all’esame di maturità professionale. L’analisi delle interlingue e degli errori riscontrati (Pallotti 1998; Cattana e Nesci 2004) conferma la teoria di Miklič (1983 e 2007) che le azioni durative, espresse come eventi conclusi, vengono espresse tramite un tempo verbale perfetto in italiano, ma allo stesso tempo permette di considerare nuovi elementi di riflessione sull’argomento circostanziandolo sul piano linguistico-testuale e pragmatico (Giacalone Ramat 2011). In conclusione, è possibile constatare che nelle fasi di interlingua postbasica permangono ancora le sopra nominate generalizzazioni che inducono gli apprendenti all’errore. L’indagine, inserita nel novero delle ricerche di linguistica acquisizionale ed educativa, offre spunti significativi in ambito glottodidattico rispetto allo specifico profilo dell’apprendente. Parole chiave: sloveno, italiano, aspetto, analisi contrastiva, verbo 18 Ho letto, mangiato e pure dormicchiato: i suffissi valutativi verbali in italiano tra semantica e pragmatica: un confronto con gli Aktionsart in russo Valentina Benigni Università Roma Tre valentina.benigni@uniroma3.it Svetlana Slavkova Università di Bologna svetlana.slavkova@unibo.it Nel lavoro verranno presi in considerazione i verbi dell’italiano derivati mediante il suffisso attenuativo -cchiare, produttivo nella creazione sia di forme consolidate (es. leggere > leggiucchiare) che occasionali (es. guadagnare > guadagnicchiare), talvolta formate anche per prefissazione (es. baciare > sbaciucchiare) (cfr. Grandi 2005; Grandi 2008; Dardano 2009; Corona e Russo 2023). Tale suffisso denota sul piano semantico una riduzione di intensità o frequenza, spesso in combinazione a significati fasici desumibili dal contesto, che segnalano l’azione come incompleta, scarsamente reiterata, o in fase iniziale (es. Ho iniziato a lavoricchiare come traduttrice freelance, AIM [Araneum Italicum Maius]). Questi usi si prestano allo sviluppo di diverse funzioni pragmatiche: ad es. il suffisso può essere utilizzato in contesti caratterizzati da scarsa pianificazione (parlato o CMC [Comunicazione Mediata da Computer]) per approssimare il significato del verbo base e ridurre il commitment del parlante (es. … e poi niente ho iniziato a suonicchiare in un locale qua a Chieri, Corpus KIParla), esprimere understatement (es. Mi metto in moto di nuovo ed inizio a collaboricchiare con un mio amico e con un professore universitario, AIM), ma anche (s)valutazione da parte del parlante nei confronti dell’azione descritta o dei suoi partecipanti (es. il suo [di mio figlio] bel viso morbido tutto da sbaciucchiare, AIM ; poteva «stravaccarsi» sul divano da padrone, lavoricchiare e non prender nulla sul serio, AIM). Obiettivo primario di questo lavoro è la ricostruzione delle funzioni semantico-pragmatiche sviluppate dal suffisso dell’italiano. Parallelamente si tenterà un’analisi contrastiva con il russo di contesti comparabili, con particolare riferimento all’aspetto verbale e all’azionalità, che, come noto, in questa lingua sono espressi con mezzi morfologici (Isačenko 2003). L’analisi si avvarrà di una metodologia usage based, che combina l’approccio corpus-based con quello corpus driven e utilizza corpora paralleli e comparabili delle due lingue. Parole chiave: morfologia valutativa, diminutivi, aspetto, azionalità 19 Sulla semantica dei prestiti italiani nella parlata di Spalato Maja Bezić Filozofski fakultet, Sveučilište u Splitu (Università di Spalato) mbezic@ffst.hr Nevena Čudina Turčinov Filozofski fakultet, Sveučilište u Splitu (Università di Spalato) nevenact2@hotmail.com Il presente studio intende osservare l’uso dei prestiti italiani nella parlata di Spalato partendo da un corpus tratto dagli articoli giornalistici dello scrittore e giornalista spalatino Miljenko Smoje, uno dei maggiori cronisti croati della Dalmazia del secondo Novecento. I testi spogliati sono stati scritti nella lingua parlata di tipo ciacavo, oggi percepita come arcaica che rappresenta però una fonte preziosa di regionalismi dalmati di origine italiana. Secondo i risultati delle ricerche finora condotte, nel corso di diversi secoli segnati dalla stretta convivenza croato-italiana in Dalmazia, numerosi prestiti italiani sono entrati nel lessico della parlata spalatina. Dal punto di vista semantico, particolarmente interessanti risultano gli italianismi che riguardano caratteristiche umane, sentimenti e stati d’animo. Si tratta di regionalismi stilisticamente marcati, più espressivi rispetto ai loro sinonimi croati, che vengono spesso usati con valore peggiorativo. Partendo dall’approccio sistemico-funzionale di Halliday (1978 e 2003) e dai risultati delle ricerche sugli italianismi nella parlata di Spalato (Bezić e Čudina Turčinov 2022; Gačić 1979a; Gačić 1979b; Gačić 2002; Gačić 2003; Nigoević 2007; Vidović 1978), lo studio si propone di studiare il potenziale semantico dei dialettalismi spalatini di origine italiana relativi a tratti umani, emozioni, stati d’animo, comportamenti e relazioni sociali. Gli italianismi vengono esaminati come parte essenziale della lingua di Smoje, osservata come espressione di fenomeni del mondo esterno nonché di quello interno dell’autore stesso. Inoltre, si cercherà di mostrare in che modo l’uso degli italianismi contribuisce a costruire l’autenticità del discorso ciacavo collocato nel contesto della Dalmazia della seconda metà del secolo scorso. Parole chiave: italianismi, parlata di Spalato, dialetto ciacavo, semantica 20 Traduzione automatica e testualità: analisi della traduzione di un testo letterario Francesca Biagini Dipartimento di Interpretazione e Traduzione, Università di Bologna francesca.biagini7@unibo.it L’obiettivo di questo lavoro è mettere a confronto, sulla base del modello di analisi della traduzione dell’architettura testuale sviluppato dalla Scuola di Basilea (Ferrari e Pecorari 2022), la traduzione italiana di un breve testo letterario russo e la traduzione automatica neurale realizzata da DeepL. La scelta è ricaduta su un brano di un’opera letteraria, L’Orecchio di Kiev, dello scrittore A. Kurkov, in quanto genere che pone meno vincoli alla ristrutturazione del testo in traduzione, rispetto a testi di carattere tecnico o normativo. D’altro canto si è deciso di scegliere un autore dallo stile non fortemente connotato, caratterizzato da un’architettura testuale che non si distacca troppo da quella del russo standard (Zonghetti 2023). Inoltre, il testo italiano non è presente sul web e la traduzione è ad opera di una delle traduttrici letterarie attualmente più apprezzate nel mercato editoriale italiano. Negli ultimi anni, grazie ai lavori della scuola basilese, è emerso con chiarezza che «ogni lingua ha la propria logica testuale e i suoi specifici strumenti per esplicitarla» (Ferrari e Pecorari 2022). Di conseguenza il processo traduttivo implica anche la riconfigurazione dell’architettura complessiva del testo di partenza (ibidem). In accordo con il modello di analisi adottato, nei testi tradotti verranno considerati: (i) la segmentazione del testo in enunciati con eventuali riduzioni e articolazioni; (ii) la densità informativa, con i casi di condensazione e diluizione; (iii) la gerarchia informativa, ad es. con la restituzione di un costituente in primo piano come costituente sullo sfondo (come una frase coordinata in russo che corrisponde a una subordinata implicita in italiano); (iv) il piano tematico-referenziale, come variazioni che riguardano il modo linguistico di segnalare il permanere di uno stesso referente nel passaggio da un enunciato all’altro; (v) il piano logico-argomentativo ad es. con cambiamenti del tipo di relazione concettuale che collega due unità informative; (vi) il piano enunciativo-polifonico, con cambi di strategia nella resa del discorso riportato. Come evidenziato in Biagini 2023, in russo si osserva la prevalenza di enunciati semplici a fronte, nel testo italiano, di enunciati complessi composti da più unità informative. In italiano si riscontra anche una maggiore frequenza di subordinate relative e di subordinate implicite. Risulta inoltre una tendenza all’esplicitazione delle relazioni logico-argomentative in italiano e alla coreferenza dei soggetti delle unità informative che costituiscono gli enunciati complessi. Parole chiave: linguistica testuale, linguistica contrastiva russo-italiano, traduzione russo-italiano, traduzione automatica neurale 21 L’aggettivo in sloveno e italiano: aspetti traduttivi e glottodidattici Maria Bidovec Università di Napoli L’Orientale mbidovec@unior.it Il contributo si propone di analizzare in visione contrastiva sloveno-italiana la categoria grammaticale dell’aggettivo, con particolare attenzione alle asimmetrie tra le due lingue, a cominciare dalla definizione dei rispettivi termini aggettivo e pridevnik, per focalizzare poi l’attenzione soprattutto sulle possibili soluzioni traduttive di diverse tipologie di aggettivi sloveni in italiano, con particolare riguardo alla traduzione letteraria, senza tuttavia trascurare gli aspetti glottodidattici. L’idea del lavoro parte dal presupposto che, mentre per gli aggettivi qualificativi (slov. kakovostni pridevniki) la corrispondenza aggettivo-aggettivo tra le due lingue non crea generalmente particolari difficoltà (anche la mutua traducibilità è pressoché totale), i vrstni pridevniki sloveni (è sintomatico già il fatto che il traducente aggettivi di genere non sia così diffuso per i corrispettivi italiani) nella resa italiana danno vita a un quadro molto più complesso, coinvolgendo – in alternativa o obbligatoriamente – altre parti del discorso e/o intrecciandosi con questioni di registro linguistico e di contesto. Brani tratti da testi sloveni (prevalentemente di narrativa letteraria) verranno confrontati con le rispettive versioni italiane pubblicate, verificando le corrispondenze equivalenti ( aggettivo = aggettivo, ad es. per i kakovostni [ lep = bello, visok = alto]; alcune sottocategorie di vrstni, come ad es. gli ordinali [ prvi = primo] e aggettivi di ambito geografico [ slovenski = sloveno, rimski = romano]), ma concentrandosi soprattutto sulle non equivalenze o asimmetrie, come aggettivo = avverbio (bodi tiho = stai zitto); aggettivo = sintagma preposizionale ( metin čaj = tè alla menta, plesna dvorana = sala da ballo); aggettivo + sostantivo = sostantivo complesso ( cvetni prah = polline, celovečerni film = lungometraggio), in prospettiva anche diacronica nonché in relazione alla tipologia testuale (registri linguistici, linguaggi settoriali). Si accennerà anche al percorso inverso (traduzioni slovene di originali italiani). Verranno inoltre prese in esame le modalità con cui l’aggettivo sloveno viene illustrato in una selezione di manuali di morfologia slovena per stranieri (in particolare italofoni), verificando tra l’altro quanto spazio, e come articolato, sia dedicato a questa categoria grammaticale che tradizionalmente, a torto o a ragione, viene considerata una delle meno problematiche nell’apprendimento dello sloveno (e non solo dello sloveno) come lingua straniera. Parole chiave: aggettivo sloveno, aggettivo italiano, didattica dello sloveno, traduzione dallo sloveno all’italiano, traduzione dall’italiano allo sloveno 22 Sui principi dell’assegnazione del genere grammaticale: un’analisi contrastiva dei nomi dei prodotti commerciali in italiano e in croato Saša Bjelobaba, Fakultet političkih znanosti, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) sasa.bjelobaba@fpzg.hr Ivica Peša Matracki, Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) ipesa@ffzg.hr Con la consapevolezza del fatto che l’assegnazione del genere grammaticale va affrontata come un fenomeno poliedrico e pertanto irriducibile alle spiegazioni univoche e universalmente applicabili, gli autori intraprendono una ricerca finalizzata a individuare le differenze in materia tra l’italiano e il croato. Il confronto tra i generi, che in una lingua romanza e una slava vengono assegnati ai nomi che denotano le entità extralinguistiche, intende ulteriormente esaminare dal punto di vista empirico la plausibilità della classificazione dei sistemi linguistici secondo il criterio di assegnazione del genere grammaticale (Corbett 1991) in quelli semantici (dove il genere viene assegnato prevalentemente in base al significato) e in quelli formali (dove l’assegnazione avviene in base a regole fonologiche e morfologiche). Avvalendosi di questa distinzione, gli autori esaminano i nomi dei vari prodotti commerciali nelle due lingue mediante una metodologia contrastiva e tipologica. Visto che si tratta di una categoria lessicale all’interno della quale ogni membro ha un iperonimo facilmente individuabile e solitamente inequivocabile, gli autori ritengono che proprio questi lessemi possano servire da cartina tornasole per rivelare le tendenze sottostanti ai processi dell’assegnazione del genere ai sostantivi, anche più dei prestiti e dei neologismi. Basando la ricerca su un vasto corpus di nomi di prodotti pertinenti ai vari settori (alimentari, cosmetici, culturali, ecc.), si cercherà di dimostrare che vi è una netta propensione verso l’impiego delle regole semantiche in italiano ( la/una Tuborg) e verso quelle formali in croato ( jedan Tuborg). Infine, il presente contributo si propone di effettuare un abbozzo per una tipologia basata sulle tendenze individuate e attestate da due corpora paralleli (italiano-croato). Parole chiave: assegnazione, genere grammaticale, nomi dei prodotti commerciali, croato, italiano 23 Analisi semantica e contrastiva del verbo prendere nelle collocazioni italiane e corrispettive espressioni serbe Aleksandra Blatešić Filozofski fakultet, Univerzitet u Novom Sadu (Università di Novi Sad) aleksandra.blatesic@ff.uns.ac.rs Sara Ilanković Filozofski fakultet, Univerzitet u Novom Sadu (Università di Novi Sad) saramat97@gmail.com Con il presente contributo intendiamo presentare le collocazioni italiane con il verbo prendere in un’analisi contrastiva con le corrispettive o simili espressioni serbe. In quanto strutture formate da due o più parole, che per uso e consuetudine costituiscono un’unità fraseologica non fissa ma riconoscibile, le collocazioni diventano la fonte di possibili errori e imprecisioni per un non madrelingua che non le può tradurre in modo letterale da lingua a lingua. In questo lavoro analizzeremo le collocazioni italiane con il verbo prendere nella struttura di verbo + complemento, in cui il verbo regge il nome in funzione di complemento oggetto. In seguito allo spoglio di molti dizionari di italiano e serbo, prenderemo in esame la struttura e il significato delle espressioni individuate. Lo scopo di questa ricerca è quello di far luce sugli aspetti formali e semantici delle espressioni italiane con il verbo prendere che nella lingua serba possono avere un corrispettivo strutturalmente e lessicalmente diverso. Le collocazioni italiane saranno raggruppate secondo le caratteristiche e i cambiamenti formali e lessicali verificati nelle combinazioni lessicali delle espressioni serbe con lo stesso significato. Il contributo si propone di mettere in risalto anche le possibili interferenze linguistiche e combinazioni di parole che in un atto comunicativo potrebbero corrompere la comprensione e lo svolgimento di una comunicazione corretta. Parole chiave: italiano, serbo, collocazioni, analisi contrastiva, semantica 24 La resa della coesione pragmatico-testuale nella traduzione automatica russo-italiano Anna Bonola Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano anna.bonola@unicatt.it Il nostro lavoro vuole contribuire alla riflessione sulla qualità delle traduzioni automatiche e rappresenta una prima analisi esplorativa su come gli strumenti per la traduzione automatica rendano la dimensione pragmatico-testuale del testo di partenza in quello d’arrivo. In particolare, abbiamo analizzato la restituzione automatica di alcune parole discorsive russe in italiano ( ved’, vdrug, razve, neuželi, že), in quanto è nota la loro polifunzionalità a livello testuale, pragmatico (gestione delle relazioni interpersonali e sociali) e modale (Schiffrin 2001; Frediani-Sansò 2017). La nostra analisi ha messo in evidenza due situazioni. (i) Casi in cui esistono equivalenti funzionali in italiano: in questi casi il traduttore automatico presenta un traduttivo corretto, sebbene il suo repertorio sia molto più ristretto rispetto a quello dei traduttori umani. Infatti, le rese più complesse non vengono colte dal traduttore automatico. Per esempio, quando l’enunciato interrogativo russo ha valore di asserzione indiretta, in italiano possiamo avere come equivalente dell’interrogativa un’asserzione, ma questa trasformazione non viene operata dal traduttore automatico. Per es.: Наверное, у вас на языке уже вопрос: мол, не все же так плохо? Точнее, все не может ведь быть так плохо? ... Действительно, не все. ( А. Политковская, Путинская Россия). Tradotto da NKRJa: È davvero questa, la situazione? Immagino che vi starete chiedendo. E ancora: Ma no, non può essere davvero così.... Non è sempre così, no. Tradotto da DeepL: Probabilmente avete già una domanda sulla lingua: Non può essere così male, vero? O meglio, non può essere tutto così brutto, giusto? In effetti, non tutto. (ii) Casi in cui nella traduzione automatica si perde la coesione testuale o la linguospecificità (In’kova 2017) della lingua d’arrivo. Per esempio, l’uso di ved’ come marca della motivazione del dire è linguospecifico per il russo. Ciò si vede bene se il testo di partenza è italiano, lingua che spesso non marca la relazione di motivazione dell’atto linguistico precedente, mentre il parlante o traduttore russo sente la necessità di introdurre ved’. La traduzione automatica, al contrario, non inserisce alcuna marca e manca così di rispettare la linguospecificità del russo. Per es.: Devi stare attento a tua sorella, Ø sei il fratello maggiore. (Ammaniti, Io non ho paura). Tradotto da NKRJa: ТТ ТТТТТТ смотреть за своей сестрой, ты ведь старший брат. Tradotto da DeepL: ТТ должен присматривать за своей сестрой, Ø ты - старший брат. Parole chiave: traduzione automatica, italiano-russo, pragmatica, testualità, linguospecificità 25 Analisi prosodica delle interrogative polari nella produzione degli slovenofoni in italiano: esempi di enunciati neutri Kaja Katarina Brecelj Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) KajaKatarina.Brecelj@ff.uni-lj.si In molte lingue, l’intonazione è considerata l’unico elemento linguistico determinante per la modalità di un enunciato. Tale considerazione è riscontrabile nella lingua italiana, dove la funzione dell’intonazione è contrastiva e distintiva, ovvero garantisce la distinzione formale tra gli enunciati assertivi e quelli interrogativi polari. Al contrario, nella lingua slovena, in situazioni analoghe il ruolo dell’intonazione passa in secondo piano, poiché le domande polari sono solitamente introdotte dalla particella interrogativa ‘ali’ o ‘a’, che di per sé sono già indicatori di modalità. Il presente studio si inserisce nel contesto del progetto di dottorato in corso che mira a individuare il contorno intonativo prototipico nella realizzazione delle interrogative polari in sloveno, più specificamente nella varietà di Lubiana, e a osservarne la presenza nelle realizzazioni dei parlanti slovenofoni (di Lubiana) in italiano, per capire se tale transfer possa generare incomprensioni nella comunicazione. La parte empirica, basata su riferimenti teorici e metodologici di AMPER ( Atlas Multimédia Prosodique de l’Espace Roman), prevede un’analisi prosodica contrastiva degli enunciati neutri (costituiti da soggetto+verbo+oggetto), con l’ultimo sintagma nominale di tipo parossitono, non marcati, in modalità interrogativa, realizzati da parte di slovenofoni (di Lubiana), sia in sloveno che in italiano. Si ipotizza che l’analisi evidenzierà la presenza dei pattern prototipici delle interrogative polari slovene, formulate con o senza l’uso delle particelle interrogative, nelle loro realizzazioni in italiano. Si prevede inoltre che il test percettivo dimostrerà che a causa di tale trasferimento, le interrogative polari prodotte dagli slovenofoni (di Lubiana) in italiano non saranno percepite come tali dagli italofoni. Parole chiave: prosodia, AMPER, slovenofoni, analisi contrastiva, domande polari 26 «Dolce color d’orïental zaffiro»: il colore nella Divina Commedia e la sua resa nelle traduzioni polacche dell’Ottocento Andrea Fernando De Carlo Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati, Università di Napoli L’Orientale afdecarlo@unior.it L’intervento mette a confronto il testo originale della Divina Commedia, non solo con la traduzione ancora inedita dell’insigne scrittore polacco Józef Ignacy Kraszewski, risalente agli anni 1864-1865, ma anche con altre versioni: da una parte con quelle coeve alla traduzione dell’autore di Stara baśń ( La favola antica, 1876), vale a dire quelle di Julian Korsak (1860) e di Antoni Stanisławski (1870), dall’altra con quella più tarda dello studioso di letterature romanze Edward Porębowicz (1899-1906), che in Polonia ha rappresentato per lungo tempo la traduzione polacca più autorevole della Commedia. L’analisi traduttologica consiste nel raffrontare le denominazioni dei colori nella Divina Commedia con i loro equivalenti traduttivi nelle traduzioni polacche ottocentesche. Ciò offre alcune riflessioni sulle soluzioni che i traduttori hanno adottato al fine di rendere i riferimenti cromatici danteschi, in particolare quelli che coinvolgono la luce, non tanto per giudicare il prodotto finale, quanto per mostrare come dalla scelta dei criteri adottati dai vari autori emergano problemi specifici di traduzione. Inoltre, l’intento è riflettere sulla differenziazione dei campi lessicali nella denominazione dei colori alle quali si va inevitabilmente incontro, occupandosi di lingue, nell’ambito dell’attività traduttoria. Gli esiti dell’analisi permetteranno di mettere in luce le strategie traduttive messe in atto dai traduttori davanti alle perdite semantiche inevitabili, alle difficoltà linguistiche e culturali di rendere alcune sfumature cromatiche. Parole chiave: Dante Alighieri, colori, traduzione, lingua polacca e italiana, traduzioni storiche 27 Analisi degli errori di studenti italofoni dell’Università di Napoli L’Orientale in russo LS Ilenia Del Popolo Marchitto Università di Tallinn e Università di Napoli L’Orientale ileniadm@tlu.ee L’attuale paradigma glottodidattico, fondato sulla centralità del discente, rende cruciali i sempre crescenti studi interlinguistici e acquisizionali aventi come oggetto le produzioni degli apprendenti. Il merito di averne favorito lo sviluppo spetta al filone dell’analisi degli errori, che ha fatto luce sul rilievo teorico e pratico degli errori nel ricostruire le strategie cognitive, i meccanismi di apprendimento e le ipotesi formulate dagli studenti sul sistema della lingua d’arrivo. Pertanto, essi sono uno strumento essenziale in tutte le fasi della programmazione didattica. Il presente contributo esamina gli errori riscontrati nelle fasi iniziali dell’apprendimento del russo LS nelle prove scritte degli studenti, in prevalenza provenienti dall’area campana, dell’Università di Napoli L’Orientale. L’analisi, condotta attraverso l’approccio metodologico proposto da Corder (1982), Ellis (1994), Gass e Selinker (2008), prevede una fase esplorativo-descrittiva, una esplicativa e una analitico-quantitativa. I risultati dell’analisi mostrano che l’interferenza dell’italiano è particolarmente evidente a livello sintattico e lessicale, soprattutto negli esercizi di traduzione dall’italiano al russo (in cui, ad esempio, il sostantivo giornale è erroneamente tradotto da molti come žurnal) e nelle risposte alle domande aperte (dove si registrano frequenti transfer sintattici come *Luvr est’ v Pariže). Alla base degli errori morfologici riscontrati, che coinvolgono principalmente le categorie grammaticali tipologicamente distanti dall’italiano, vi sono invece complessi meccanismi di interferenza intralinguistica. Lo studio rileva la necessità di programmare il lavoro didattico-correttivo sulla base delle forme idiosincratiche identificate nell’interlingua degli studenti, rendendolo così più efficace e meno standardizzato, e di incrementare le esercitazioni linguistiche mirate, volte a stimolare le abilità produttive e la riflessione metalinguistica attiva dei discenti. Parole chiave: didattica, russo LS, italofoni, analisi degli errori, principianti 28 Il gerundio di predicato e di frase in contesto di apprendimento dell’italiano LS nell’interlingua di apprendenti cechi e slovacchi Valeria De Tommaso Magdaléna Nahálková Masarykova univerzita, Brno Masarykova univerzita, Brno (Università Masaryk di Brno) (Università Masaryk di Brno) detommaso@mail.muni.cz nahalkova@mail.muni.cz Il contributo intende presentare i risultati di un’analisi sulle occorrenze e sugli usi del gerundio di predicato e di frase (cfr. Lonzi 2001) nelle interlingue scritte di apprendenti cechi e slovacchi universitari di italiano LS. Lo studio sarà costituito da tre sezioni. La prima, in prospettiva comparativa, coglierà i fattori di contatto e distanziamento tra italiano e lingue degli apprendenti. Nell’italiano, il gerundio è un modo verbale relativamente frequente sia nello scritto sia nel parlato in differenti tipologie testuali (Giacalone Ramat 2002); in particolare, data la sua polifunzionalità e semplicità della forma, il suo uso si sta espandendo nell’italiano contemporaneo (Solarino 1996). Lo confermano anche gli studi di Dota (2021) sulla scrittura scolastica e universitaria di italofoni. Nel ceco e nello slovacco il gerundio è presente ma è considerato, pur se con le dovute differenziazioni tra le due lingue, una forma verbale diafasicamente o diacronicamente marcata, quasi scomparsa nel parlato e poco frequente nello scritto contemporaneo. I valori semantici e pragmatici del gerundio italiano corrispondono in queste lingue a forme finite precedute da connettivo oppure a nominalizzazioni (Nadvorníková et al. 2020). Date queste premesse, quando e con quali usi compare il gerundio nelle interlingue di apprendenti cechi e slovacchi? A questa domanda si risponderà nella seconda parte analizzando un corpus di testi scritti di livello intermedio-avanzato elaborati all’interno di un percorso guidato presso l’Università Masaryk di Brno, integrati dai testi raccolti nel corpus VALICO. Si evidenzieranno inoltre le correlazioni tra apprendimento implicito (per immersione linguistica) ed esplicito, e si confronteranno i dati raccolti con i risultati già emersi negli studi di Duso (2021) e Giacalone Ramat (2002) per il gerundio nell’italiano L2/LS, dai quali è emerso che i gerundi iniziano a comparire già dal livello A2, assestandosi progressivamente nei livelli più alti. Nell’ultima parte, muovendosi verso una prospettiva didattica, si proporranno dei punti di discussione per l’insegnamento del gerundio ad apprendenti la cui lingua è (quasi) priva di questo modo verbale, tenendo conto anche delle proposte già presenti in alcuni manuali di lingua italiana per stranieri (cfr. Duso 2021). Parole chiave: italiano LS, gerundio di predicato, gerundio di frase, apprendenti cechi/slovacchi, apprendimento guidato 29 Il Translanguaging nelle comunità russofone d’Italia ed Estonia sul Web: aspetti funzionali e cognitivi Alessandra Dezi Tartu Ülikool (Università di Tartu) alessandradezi@gmail.com Questo contributo intende esporre i risultati di un’indagine dottorale incentrata sulla commutazione di codice nelle comunità virtuali russofone d’Italia ed Estonia. Queste offrono scenari sociolinguistici divergenti (Dezi 2020); la ricerca in entrambi i contesti ha indagato il code switching (o commutazione di codice in senso lato) adottando diverse metodologie per esaminare le sue dimensioni formali e pragmatiche (Kostandi 2011 e 2015; Perotto 2009 e 2014; Verschik 2004 e 2016; Zabrodskaja 2006 e 2007). Nonostante ciò, la comunicazione online di queste comunità resta un campo ancora poco investigato. Analizzando dati raccolti tra il 2015 e il 2022 da gruppi Facebook e forum dedicati, abbiamo costituito due corpus distinti che riflettono le specificità comunicative online dei russofoni in ciascun paese, con approssimativamente 600 interventi per corpus. Rielaborando la commutazione di codice come Translanguaging (García 2009), la nostra analisi ha integrato manipolazioni di registri, lingue e ortografie, così come la combinazione di script e simboli tipografici multilinguistici, e modelli comunicativi legati a specifici contesti spaziali e socioculturali. Questo approccio ha superato i modelli tradizionali della commutazione di codice, permettendoci di individuare quattro funzioni principali: referenziale, valutativo-espressiva, metalinguistica e cronotopica. Il mio contributo intende analizzare le specificità funzionali di unità translinguistiche nelle comunità russofone online sopra citate, sottolineando come queste funzioni riflettano l’interpretazione della realtà e la creazione di nuovi significati da parte dei russofoni, in termini di sense making (Li 2022), fondamentale per il processo di costruzione identitaria. Parole chiave: commutazione di codice, diaspora russofona, comunicazione online, pragmatica 30 La letteratura tradotta dalle lingue slave in italiano: appunti per una storia della ricezione Cristiano Diddi Università di Roma La Sapienza cristiano.diddi@uniroma1.it Partendo dai più recenti studi sulla storia delle traduzioni in Italia, l’intervento intende proporre una riflessione sulla letteratura tradotta dalle lingue slave, e sul trapianto e adattamento dei testi nel sistema letterario italiano. L’attenzione si focalizza sui seguenti punti: in primo luogo, l’esigenza di un repertorio bibliografico sistematico delle traduzioni dalle diverse letterature slave, di cui tuttora abbiamo un quadro molto frammentario, e una periodizzazione di massima che consenta un inquadramento critico dell’attività traduttiva nel lungo periodo. A ciò si collega il problema di ricostruire un quadro dei contesti e dei processi produttivi che nelle diverse stagioni hanno favorito l’ingresso delle traduzioni nello spazio letterario e culturale italiano. Tali contesti e processi potranno essere messi a fuoco solo grazie a una concreta caratterizzazione del profilo di traduttori e mediatori culturali, dei criteri di selezione dei testi e delle istituzioni culturali coinvolte (riviste letterarie, editori, ecc.), senza trascurare la qualità stessa delle traduzioni, il loro rapporto con le tendenze letterarie e l’impatto sul sistema letterario d’arrivo. Un programma di ricerca così delineato, da attuarsi con un approccio necessariamente multidisciplinare (comparatistica, sociologia della letteratura, traduttologia, ecc.), configura la possibilità di tracciare una storia complessiva della ricezione delle letterature slave in Italia, che in quanto espressione di lingue a minore diffusione sembrano rimanere per lo più alla periferia del polisistema letterario europeo. Parole chiave: letteratura tradotta, storia delle traduzioni dalle lingue slave, comparatistica letteraria, storia della ricezione, polisistema 31 Lingue giudiziarie a confronto: per un’analisi lessico-traduttiva di termini giuridico-giudiziari tra russo e italiano Annalisa Di Santo Università di Napoli L’Orientale adisanto@unior.it Nel suo ultimo lavoro, N. D. Golev, considerato il padre della jurislingvistika russa, si interroga sul ruolo della traduttologia nell’ambito giuridico. La traduzione da un linguaggio giuridico nazionale ad un altro è oggetto di studio della jurislingvistika? È compito dei jurislingvisty trovare soluzioni teorico-pratiche alle problematiche insite nella traduzione di testi normativi, interpretativi o applicativi? Già V. D. Katkov (1867-1913) si chiedeva se fosse corretto trasporre terminologia giuridica straniera in russo, dal momento che ad ogni termine corrisponde un concetto frutto della storia culturale di un popolo (Potebnja, Mysl’ i jazyk). La lingua del diritto, come afferma T. De Mauro, è anche la lingua specialistica più vicina alla lingua naturale perché assume da «ogni parte del nostro parlare». Alla luce di queste considerazioni, si propone un tentativo di redazione e traduzione di un glossario del russo giudiziario sulla base di un corpus di 35 testi dibattimentali di processi penali russi, ovvero trascrizioni di discorsi di avvocati, prokurory e imputati ( poslednie slova – ultime parole). Il lavoro prevede l’estrapolazione del lessico e sintagmi specificatamente giuridico-giudiziari, di espressioni fisse in ambito processuale e la loro analisi in chiave contrastiva con l’italiano. A tale scopo ci si avvarrà di una ricerca lessicografica su dizionari specialistici, monolingui e bilingui, e su testi normativi di riferimento per le due aree. Tale indagine si inserisce nel quadro più ampio degli studi di stilistica della lingua russa con ricadute in glottodidattica. Parole chiave: lingua giudiziaria, analisi lessicografica, jurislingvistika, testi processuali 32 Lo studio contrastivo delle collocazioni in italiano e in serbo Jelena Drljević Filološki fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) drljevic@gmail.com Marija Mitrović Filološki fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) m.marija3@gmail.com La nostra ricerca si propone di mettere a confronto il problema complesso nel definire le collocazioni, le discrepanze e i disaccordi nel quadro teorico inerente a questo argomento in italiano e in serbo, passando in rassegna i più notevoli e rilevanti riferimenti bibliografici. Le ricerche preliminari hanno mostrato in entrambe le lingue le difficoltà e lacune riguardo allo studio teorico delle collocazioni, in quanto una categoria lessicale non ben delineata. L’obiettivo specifico del presente contributo è di differenziare in modo preciso i tipi di legami sintagmatici tra due lessemi (base e collocato) ovvero combinazioni libere, collocazioni ed espressioni idiomatiche, presentando e analizzando in chiave contrastiva alcune collocazioni in italiano e in serbo. In concreto, presteremo una maggiore attenzione alla categoria delle «combinazioni ristrette», proposta da Ježek (2005), dal momento che molte delle cosiddette combinazioni ristrette dovrebbero, a nostro avviso, essere osservate come collocazioni e far parte degli eventuali dizionari bilingui delle collocazioni. A tale proposito, nella parte conclusiva del lavoro esamineremo anche una possibile stesura di un dizionario delle collocazioni bilingue (italiano-serbo; serbo-italiano), che da un lato rappresenta l’obiettivo finale delle ricerche teoriche sulle collocazioni, mentre dall’altro può essere adoperato come uno strumento valido e prezioso sia nell’apprendimento della lingua straniera, che nel lavoro dei traduttori. Parole chiave: collocazioni, italiano, serbo, combinazioni ristrette 33 Problema di coerenza concettuale sull’esempio dei connettivi nei documenti europei in italiano e polacco Maciej Durkiewicz Uniwersytet Warszawski (Università di Varsavia) m.durkiewicz@uw.edu.pl Il multilinguismo istituzionale dell’UE presuppone, almeno a livello programmatico, una certa preoccupazione per la chiarezza concettuale, coerenza terminologica e redazionale della legislazione europea. Nella realtà dei fatti tale ambizione incontra non pochi ostacoli dal momento che pone il problema della redazione e dell’interpretazione di 24 versioni linguistiche della legge, tutte facenti fede, sullo sfondo di 27 tradizioni giuridiche differenti (cfr. Visconti 2013). Se da un lato l’articolo 4 del Regolamento n. 1 del 1958 (GU 17 del 6.10.1958, p. 385) riconosce l’uguaglianza delle lingue degli Stati membri ponendo in tal modo la base giuridica della parità delle lingue ufficiali dell’UE, dall’altro lato resta come problema di fondo il fatto che ogni Stato membro ha una sua tradizione giuridica con le conseguenti ripercussioni sui relativi linguaggi giuridici. Nella riflessione sulla traduzione giuridica ci si è sempre concentrati prevalentemente sulla terminologia, cosa che rende legittimi gli studi sul lessico funzionale, connettivi in primis, dato il loro ruolo nella costruzione della testualità. Nel presente contributo ci si propone di studiare i connettivi logici in un corpus di testi paralleli italiani e polacchi (corpora EUR-Lex Italian 2/2016 ed EUR-Lex Polish 2/2016 interrogati con il software Sketch Engine), partendo da un confronto con il corpus inglese (EUR-Lex English 2/2016). Il punto di partenza della nostra indagine è dato dal fatto che molte volte a uno stesso connettivo nella lingua A corrisponde tutta una serie di traducenti nei testi redatti nella lingua B. I connettivi presi in considerazione per l’analisi sono quelli riscontrati nel corpus di lingua inglese che primeggiano in termini di frequenza in ognuna delle categorie di relazioni concettuali individuate da Paschi et al. (2003). In seguito, con la funzionalità delle concordanze paralleli offerta dalla piattaforma Sketch Engine si arriva ai traducenti italiani e polacchi. Anticipando alcuni esiti dell’analisi (sia quantitativa che qualitativa), è interessante notare come tra le lingue più stabili nella scelta dei connettivi risulti l’inglese mentre l’italiano manifesti una maggiore predilezione per la variatio; così ad es. nel corpus si riscontrano ben quattro corrispondenti italiani di notwithstanding, mentre per il polacco se ne registra solo uno. Tale compresenza di valori offre spunto per una più generale riflessione sul differenziarsi dei valori logici dei connettivi trasversalmente alle varietà di una stessa lingua. Parole chiave: euroletto, testo giuridico, connettivi, italiano, polacco 34 La fraseologia del linguaggio accademico in ottica contrastiva tra italiano e serbo Danijela Đorović Filozofski fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) ddjorovicfilum@gmail.com La fraseologia, come studio di struttura, significato e utilizzo di combinazioni di parole (Cowie 1994) rappresenta un’affascinante branca di studi linguistici e lessicologici che non cessa di incuriosire gli studiosi interessati ai suoi diversi aspetti e forme. È stato evidenziato che anche nello scritto accademico esiste una fraseologia particolare e specifica (Biber 2004), associabile a diverse funzioni testuali e comunicative tipiche del settore accademico. Difatti, nella glottodidattica del linguaggio accademico la fraseologia merita attenzione per l’impatto che ha sullo sviluppo delle abilità di produzione scritta di studenti universitari (Biber e Barbieri 2007), nonché sulle loro competenze ricettive (Granger e Paquot 2008). Inoltre, l’aumento della capacità degli studenti di riconoscere unità fraseologiche in testi disciplinari autentici stimola l’acquisizione del vocabolario accademico. In questo intervento mi propongo di effettuare un’analisi contrastiva italiano-serbo delle unità fraseologiche pertinenti al linguaggio accademico, sperando di evidenziare i problemi che potrebbero incorrere nel corso dell’apprendimento dell’italiano (L2) da parte degli studenti serbofoni. Utilizzando la Lista di frequenza accademica ( Academic Italian Word List, o AIWL) che include collocazioni tipiche nel lessico accademico italiano scritto, ho identificato le unità fraseologiche più frequenti riscontrate anche nel corpus dei testi specialistici redatto per fini didattici presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Belgrado, nonché i loro corrispettivi serbi. Le unità analizzate sono state successivamente categorizzate in base alla loro equivalenza (totale, parziale o zero). I risultati preliminari evidenziano che la categoria più numerosa è quella di equivalenza parziale, mentre la categoria di equivalenza zero, benché meno numerosa, contiene esempi di unità fraseologiche piuttosto frequenti nell’uso, che possono apparire poco chiare o addirittura fuorvianti ai lettori inesperti nei testi accademici. Alla luce di questa analisi contrastiva, potrebbe essere considerata, in futuro, l’elaborazione di un glossario bilingue comparativo dei fraseologismi nel linguaggio accademico. Parole chiave: fraseologia, italiano accademico, studenti universitari serbofoni, analisi contrastiva 35 Formazione dei personaggi nella letteratura infantile uzbeca e italiana Bakhora Ergasova Uzbek Tate World Language University italyan.kafedra@gmail.com In questo studio si racconta del mondo dei bambini lontani dai guai della vita, liberi dai sensi di colpa, pieni di sogni, capaci di contenere la gioia di tutto il mondo con un solo sorriso, e degli autori che sono riusciti a rappresentare questo mondo. I capolavori di Khudoyberdi Tokhtabaev e di Gianni Rodari hanno già conquistato un posto negli scaffali della libreria dei bambini. Sia l’immagine di Khoshimjan, che incarna il coraggio, la semplicità, l’innocenza, la fiducia e l’ospitalità di un bambino uzbeko, sia quella di Cipollino, che rappresenta la giustizia e il coraggio di un bambino italiano, sono ormai diventate immagini degli eroi preferiti dai bambini di tutto il mondo. Gianni Rodari e Khudoyberdi Tokhtaboev hanno creato le proprie opere durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. I problemi dei personaggi nelle loro opere e i mezzi linguistici usati per riferisi ai due eroi sono molto simili. La nostra presentazione prevede l’illustrazione delle similitudini (e delle differenze culturali) tra i modi di dire usati dai due autori nelle loro opere. A titolo di esempio, si propone il confronto tra il modo in cui i due autori si riferiscono all’ingenuità dei bambini: I bambini domandavano al nonno: Perché non siamo ricchi? Quando diventeremo ricchi anche noi? Il nonno rispondeva: Quando l’asino volerà. ( L’asino volante di G. Rodari). L’asino è un animale domestico che non ha le ali, nonostante ciò i bambini credono alla nonna e attendono il giorno in cui il (loro) asino volerà. Lo stesso modo di dire ricompare in una veste diversa nel romanzo di Kh. Tukhtaboyev Tuyaning dumi yerga tekkanda (titolo in it. Quando la coda del cammello tocca terra). Si noti come la scelta degli animali protagonisti è diversa per motivi culturali. Parole chiave: letteratura infantile, formazione dei personaggi, Cipollino, Khoshimjon, i modi di dire, cultura 36 Uso del dialetto italiano a Štivor, Bosnia-Erzegovina: questioni sociolinguistiche in una prospettiva diacronica Pavel Falaleev Helsingin yliopisto (Università di Helsinki) pavel.falaleev@helsinki.fi In questa comunicazione tratterò della situazione di contatto linguistico tra italiano e lo slavo meridionale (bosniaco, croato, serbo) nel villaggio di Štivor in Bosnia ed Erzegovina. L’attenzione si concentrerà su questioni sociolinguistiche presentate in una prospettiva diacronica (Ćirica 1988; Rosalio 1979). Il villaggio di Štivor è l’unico luogo del paese in cui gli italiani, originari della provincia di Trento (Casalicchio e Cordin 2020), costituiscono la maggioranza della popolazione (Census 2019). Fino al 2010, l’italiano standard era insegnato come materia facoltativa nella scuola locale (Gagić 2015). Tuttavia, il dialetto italiano originario degli antenati degli abitanti di Štivor, cioè il trentino, è ancora utilizzato dagli anziani, anche se questa varietà dialettale mostra molte caratteristiche che non sono presenti nel trentino moderno (Rosalio 1979). I dati raccolti nell’ottobre 2022 durante un’inchiesta sul campo nel villaggio di Štivor mostrano che lo slavo meridionale è dominante nella comunità. Inoltre, il dialetto italiano locale è stato sostituito dall’italiano standard. Tutti i parlanti del dialetto italiano di Štivor intervistati concordano sul fatto che presto questo dialetto scomparirà. Allo stesso tempo, gli informatori vogliono trasmettere il dialetto alle generazioni successive, anche se ammettono che è quasi impossibile da realizzare, perché i bambini e i giovani non sono interessati a impararlo e a parlarlo. Parole chiave: contatto italiano-serbo, Bosnia-Erzegovina, Štivor, dialetti trentini 37 Lettere in italiano di detenuti antifascisti sloveni e croati: un’analisi linguistica Franco Finco Pädagogische Hochschule Kärnten (Università Pedagogica della Carinzia) franco.finco@ph-kaernten.ac.at L’annessione della Venezia Giulia (1919) incorporò nel Regno d’Italia anche popolazioni slovene e croate che con l’avvento al potere del fascismo furono colpite sempre più dalla violenta politica di snazionalizzazione e di italianizzazione forzata. Ad essa si contrappose una crescente resistenza antifascista, combattuta dal regime con tribunali speciali, condanne a morte o a lunghe pene detentive. Molti oppositori sloveni e croati finirono in carcere, in particolare a Fossano (Piemonte), dove potevano comunicare con le famiglie con lettere scritte obbligatoriamente in italiano. Tra di essi Stanko Vuk, protagonista assieme alla moglie Danica del romanzo-cronaca di Fulvio Tomizza Gli sposi di Via Rossetti. Nonostante alcuni detenuti possedessero una buona competenza d’italiano, essi erano costretti a un’autotraduzione, dalla propria lingua madre al codice degli oppressori. Inoltre, la corrispondenza era sorvegliata e sottoposta a censura. Gabriella Cartago ha parlato in questi casi di «italianità forzata». Questo contributo si soffermerà ad analizzare i testi di alcune di lettere in italiano di detenuti sloveni e croati, redatte nelle dure circostanze della prigionia e in una lingua ‘altra’, che però lascia intravedere in filigrana tratti della loro lingua madre. Si tratta di una scelta di lettere, per lo più inedite, conservate presso l’Archivio del Carcere di Fossano (CN). Dopo averne effettuato la trascrizione, i testi epistolari sono analizzati dal punto testuale e linguistico, evidenziando la tipologia e la frequenza degli scarti dalla lingua d’arrivo, dovuti a transfer delle strutture della lingua madre (sloveno o croato). A titolo d’esempio, tra i fenomeni rilevati emerge l’incertezza nella selezione dell’ausiliare nei tempi composti dove ai verbi essere e avere dell’italiano corrisponde l’ausiliare biti ‘essere’ in sloveno e croato. L’uso transitivo di verbi italiani intransitivi o riflessivi come arrabbiare/-rsi su influenza del soggiacente verbo sloveno razjeziti ‘fare arrabbiare’. Il costrutto comparativo dove il secondo termine di paragone è introdotto da come (invece di che) sul sottostante modello sloveno di kot, ecc. La tipologia e la frequenza dei casi rilevati consentono di esprimere alcune considerazioni e tendenze sui fenomeni di acquisizione linguistica, avvenuta in circostanze eccezionali (un ambiente e contesto difficile e ostile), tenendo però conto delle differenti competenze linguistiche e delle motivazioni o costrizioni che i prigionieri politici non madrilingue italiani manifestano nei testi delle loro lettere. Parole chiave: italiano L2, sloveno, croato, detenuti antifascisti, lettere 38 Comunicazione interculturale tra italiani/e e polacchi/e – primi materiali e proposte Ania Godzich Uniwersytet im. Adama Mickiewicza w Poznaniu (Università Adam Mickiewicz di Poznan) annas@amu.edu.pl Oggigiorno siamo sempre più consapevoli dell’importanza della comunicazione interculturale nei rapporti tra persone di culture diverse (Balboni 1999; Balboni e Caon 2015; Caon e Battaglia 2022), che siano essi di carattere professionale, formativo o privato. Saper parlare una data lingua non basta, visti gli intrecci tra la lingua e la cultura. Serve, pertanto, una didattica interculturale che prepari chi studia una data lingua agli scontri tra le due culture (quella di partenza e quella di arrivo), e che soprattutto sensibilizzi alla diversità altrui, che la spieghi. Grazie a un tale percorso, chi apprende diventa un mediatore tra le due culture, capace di decodificare gli approcci e i comportamenti diversi dai propri, con lo scopo di evitare malintesi ed incomprensioni. Con il presente studio intendiamo colmare una lacuna costituita dalla mancanza di fonti di riferimento che illustrino e spieghino le diversità e soprattutto le criticità nella comunicazione interculturale tra italiani/e e polacchi/e. L’analisi riguarda i seguenti campi: problemi di comunicazione dovuti a valori culturali, problemi interculturali legati alla lingua (tra cui per es. problemi comunicativi di natura sociolinguistica: registri, appellativi, ecc.) e gli strumenti della comunicazione non verbale (per es. la tenerezza tra i maschi italiani). Le maggiori difficoltà in contesto italiano vs. polacco risultano riguardare: problemi comunicativi legati alla gerarchia, al rispetto, allo status; al concetto del tempo nonché al modo di approcciarsi al lavoro; problemi comunicativi legati al mondo metaforico; corteggiamento, il che viene rilevato in base ai risultati del progetto così intitolato, proposto nel semestre invernale dell’A.A. 2023/24 agli studenti e alle studentesse del III anno di Laurea breve in Lingua e letteratura italiana e quelli/e del Master di primo livello in Lingua e linguistica italiana. Parole chiave: competenza comunicativa interculturale, lingua e cultura, italiano LS degli studenti slavofoni (polacchi), didattica interculturale dell’italiano, culturemi 39 L’organizzazione sintattica del testo e l’uso condiviso del linguaggio in italiano e in russo Roman Govorukho Rossijskij gossudarstvenyj gumanitarnyj universitet (Università statale russa per le Scienze umane) govorroman@mail.ru Nell’analisi delle differenze nell’organizzazione degli enunciati in lingue diverse, si deve tener presente che il sistema offre spesso varie possibilità per realizzare un certo fine. Pertanto il parlante o lo scrivente, oltre al problema della correttezza formale, si trova ad affrontare anche il problema della scelta dell’opzione più pertinente. I risultati di tale scelta possono essere diversi nelle lingue che si analizzano, come è stato dimostrato anche dall’analisi del nostro corpus costituito da più di 10.000 esempi ricavati da 102 traduzioni dal russo in italiano e viceversa. Infatti, per esprimere la relazione sintattica tra le frasi, l’italiano e il russo usano mezzi ben diversi: l’italiano è caratterizzato da una maggiore coesione di centri predicativi, di conseguenza nella traduzione dal russo in italiano in generale si passa a un livello più alto di coesione sintattica, mentre nella traduzione dall’italiano in russo risulta più frequente l’abbassamento del livello della coesione. La scelta di una forma di legamento sintattico e la sua frequenza è determinata dall’uso collettivo del linguaggio. Nella mia relazione una particolare attenzione verrà riservata ai rapporti di giustapposizione/coordinazione, alla subordinazione relativa nella sua versione appositiva (descrittiva) in italiano laddove il russo manifesta svariate strategie comunicative tese a evitare la subordinazione nella struttura sintattica superficiale del testo. Mi soffermerò anche più nel dettaglio sui metodi di rappresentazione delle diverse modalità nelle due lingue. Parole chiave: uso condiviso del linguaggio, strutturazione testuale, italiano, russo 40 Bancomat, bankomat e carta bancaria: strategie traduttive tra terminologia settoriale e pragmatica nelle aree bilingui in Italia e Slovenia Matejka Grgič Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) matejka.grgic@ff.uni-lj.si La traduzione in contesti regionali e transfrontalieri dove sono presenti una o più lingue minoritarie pone sfide particolari e richiede soluzioni mirate che tengano conto non soltanto degli aspetti prettamente linguistici, ma anche di prospettive identitarie, sociali e culturali. Il contributo presenta gli esiti di alcune ricerche condotte su due gruppi di testi: un campione di testi originariamente italiani tradotti in sloveno nel contesto territoriale e culturale della comunità nazionale slovena in Italia, e su un analogo campione di testi originariamente sloveni tradotti in italiano nel contesto territoriale e culturale della comunità nazionale italiana in Slovenia. In particolare saranno qui esposti i risultati di analisi svolte su testi relativi al settore bancario, assicurativo e finanziario. Le analisi testuali hanno mostrato da una parte una forte presenza di fenomeni di contatto linguistico, con un influsso pressoché unidirezionale dalla lingua maggioritaria a quella minoritaria, confermando le ipotesi di partenza del lavoro di ricerca. D’altra parte, tuttavia, indagini parallele di tipo qualitativo, quali interviste semi-strutturate e osservazioni dei partecipanti, hanno evidenziato le motivazioni pragmatiche alla base delle scelte lessicali, grammaticali e ortografiche. Ciò ha permesso di spostare l’attenzione dagli aspetti puramente linguistici a quelli sociali, culturali e identitari legati al contesto delle lingue e delle comunità minoritarie. Parole chiave: traduzione, contatto linguistico, italiano, sloveno, lingue minoritarie 41 Nessi consonantici iniziali e finali sloveni e italiani Robert Grošelj Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) robert.groselj@ff.uni-lj.si Tra gli studi fonetico-fonologici contrastivi dello sloveno e dell’italiano manca tuttora un’analisi dei nessi consonantici, che rappresentano un ambito fonetico-fonologico importante sia dal punto di vista linguistico-contrastivo che dal punto di vista glottodidattico. Per questo, il presente studio si pone come scopo l’analisi contrastiva dei nessi consonantici iniziali e finali sloveni e italiani, con cui si vuole colmare una delle lacune nelle ricerche contrastive tra le due lingue nonché offrire uno sfondo teorico per l’apprendimento delle caratteristiche fonotattiche dello sloveno e dell’italiano (soprattutto da parte degli studenti). Nello studio i nessi consonantici iniziali e finali sloveni e italiani, ricavati dal dizionario della lingua slovena Slovar slovenskega knjižnega jezika (Bajec et al. 1994) e dal vocabolario della lingua italiana Lo Zingarelli 2021 (Zingarelli et al. 2021), vengono divisi in nessi di due, tre e quattro consonanti (sui nessi consonantici sloveni si vedano anche Srebot-Rejec 1975 e Unuk 2003; sui nessi consonantici italiani si vedano, invece, Klajn 1967 e Muljačić 1972); in seguito, i diversi gruppi di nessi consonantici sloveni e italiani vengono paragonati tra di loro. In base al materiale analizzato, si può supporre che il sistema dei nessi consonantici sloveno sia più ricco di quello italiano, sia dal punto di vista del numero dei nessi consonantici che della loro tipologia: si vedano soprattutto i nessi tri- e tetrafonematici iniziali e tutti i nessi finali in sloveno, più numerosi e svariati di quelli italiani. Parole chiave: fonotassi, nessi consonantici, analisi contrastiva, sloveno, italiano 42 Un’analisi della comunicazione via e-mail in italiano degli studenti slavofoni in un contesto universitario sloveno Tereza Hussu Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) tereza.hussu@ff.uni-lj.si La comunicazione via e-mail in un ambiente accademico rappresenta un ambito di ricerca interessante e riflette la complessità delle interazioni linguistiche tra gli apprendenti di italiano come lingua straniera e i/le loro insegnanti. Prendendo in considerazione un periodo di due anni accademici, questa ricerca vuole esaminare la quantità e qualità delle e-mail formali scritte in italiano e in sloveno dagli studenti slavofoni. L’analisi preliminare suggerisce che la maggior parte delle e-mail viene scritta preferibilmente in sloveno, anche se gli studenti hanno e avranno il bisogno comunicativo di scriverle in italiano. Pertanto, sorge l’interrogativo su come incitare gli studenti a scegliere l’italiano come lingua di comunicazione scritta con i/le insegnanti e come migliorare questa competenza. Un confronto contrastivo sembra essere una scelta glottodidattica appropriata. L’analisi è suddivisa in due parti. La prima parte si concentra sull’analisi delle caratteristiche morfosintattiche e testuali delle e-mail scritte in italiano dagli studenti slavofoni all’insegnante. La seconda parte consiste in due attività traduttive dallo sloveno all’italiano, svolte rispettivamente prima e dopo il processo glottodidattico in chiave contrastiva. In questo contesto, ci si riferisce all’insegnamento della scrittura delle e-mail formali in un ambiente accademico. Le traduzioni delle e-mail formali prodotte dagli studenti verranno analizzate con lo scopo di confermare l’efficacia degli interventi contrastivi (linguistici, strutturali, testuali) nel processo di apprendimento, confrontando le abilità di produzione prima e dopo il processo. Si prevede un aumento qualitativo e quantitativo nella scrittura di e-mail formali in italiano. Ci si aspetta anche che la ricerca possa contribuire a promuovere l’approccio contrastivo nell’insegnamento, al fine di migliorare la comunicazione via e-mail tra gli studenti slavofoni e i/le loro insegnanti. Parole chiave: italiano L2/LS, comunicazione via e-mail, studenti slavofoni, contesto universitario 43 Le collocazioni con il verbo dare in italiano e i suoi possibili equivalenti in macedone: una ricerca basata su corpora Teodora Josifovska Filološki fakultet Blaže Koneski, Univerzitet Sv. Kiril i Metodij vo Skopje (Università SS. Cirillo e Metodio di Skopje) teodora.josifovska1003@gmail.com Il presente lavoro ha come oggetto l’analisi delle più frequenti collocazioni italiane contenenti il verbo dare, nonché l’analisi dei loro possibili equivalenti macedoni con il verbo дава. Per collocazione si intende la co-occorrenza di due o più parole che tendono a presentarsi insieme; costruzioni come dare fastidio (mac. пречи), dare un’occhiata (mac. фрла поглед), dare in prestito (mac. дава на заем) sono collocazioni. L’idea di analizzare questo tipo di costruzioni è nata proprio dall’esperienza nell’insegnamento d’italiano LS ad apprendenti macedoni che fanno fatica a comprenderle e utilizzarle in modo corretto, soprattutto perché il loro significato non corrisponde spesso ai significati dei singoli elementi. Si è optato per il verbo dare per due ragioni fondamentali: in primo luogo si tratta di un verbo transitivo di alto uso che è tra i primi verbi che un apprendente di italiano LS/L2 apprende e acquisisce. In secondo luogo, il verbo dare dimostra una grande versatilità a combinarsi con altre parole (nomi, aggettivi, avverbi) e quindi a costruire unità polirematiche: a seconda della parola che gli si aggiunge, a volte si comporta da verbo predicativo, altre volte da verbo di supporto. In questa ricerca ci si limita alle collocazioni tipo verbo+(articolo)+nome, con l’ipotesi che la presenza dell’articolo abbia un valore particolare riguardo al significato dell’intera collocazione, nonché alla sua traduzione in lingua macedone. Nello studio si analizzano più di 200 collocazioni italiane e le loro rispettive traduzioni in macedone. Gli esempi analizzati sono stati tratti da diverse fonti: Sketch Engine, il corpus nazionale italiano Paisà, il Dizionario delle collocazioni di Paola Tiberii. Il metodo della ricerca è di natura qualitativa-contrastiva e lo scopo è quello di evidenziare le similitudini e le differenze riguardo ai collocatori del verbo dare in italiano e del suo equivalente дава in macedone, nonché riguardo all’intero significato delle collocazioni in tutti e due i sistemi linguistici. Ci si aspetta che i risultati ottenuti dall’analisi saranno un buon punto di partenza per future ricerche più approfondite. Parole chiave: collocazioni, corpora, italiano LS, macedone, verbo dare 44 Tra il dire e il fare: soluzioni traduttive del linguaggio culinario nella traduzione macedone di La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi Jovana Karanikikj Josimovska Vesna Koceva Filološki fakultet, Univerzitet Goce Delčev Filološki fakultet, Univerzitet Goce Delčev (Università Goce Delčev di Štip) (Università Goce Delčev di Štip) jovana.karanikik@ugd.edu.mk vesna.koceva@ugd.edu.mk Il presente contributo offre un’analisi delle soluzioni traduttive adottate nella traduzione macedone del trattato gastronomico La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi (1891), la prima in una lingua slava meridionale, pubblicata nel 2023. Nella prima parte viene offerta una premessa teorica riguardo alle specificità del linguaggio culinario e uno spunto introduttivo sull’opera artusiana in oggetto. La seconda parte prende in esame le soluzioni traduttive adoperate sul linguaggio culinario nel testo, in particolare sui termini degli ingredienti, utensili e tecniche di cucina, sotto la prospettiva delle strategie teorizzate da Venuti (1998 e 2017): addomesticamento e straniamento, nonché modernizzazione e arcaizzazione, prendendo in considerazione l’intentio operis. Particolare attenzione viene prestata ai termini che risultano problematici considerando la distanza temporale e geografica tra i due testi, come i termini culturo-specifici, ad es. battuto, impazzamento, galantina, companatico, steccare, salsiera, ecc. Lo straniamento è ottenuto tramite la trascrizione di nomi di utensili o ingredienti meno conosciuti in macedone: mezzaluna = мецалуна, ravigguolo = равиџуоло, capperi = капери, che sono ulteriormente spiegati dal contesto o dalla nota del traduttore, mentre l’addomesticamento si ha nel caso di traduzioni letterali o trasposizioni di termini arcaici come forno da campagna = селска печка, farina d’Ungheria = Унгарско брашно e simili. In altri casi è stato preferibile adottare strategie combinate, mettendo la trascrizione tra parentesi: uva passolina = суво грозје (пасолина), pinoli = борови семки (пиноли). I risultati dimostrano che in testi specifici che richiedono un approccio volto sia alla funzionalità del testo, che al mantenimento del suo valore letterario, non si può avvalere di una regola universale, ma ogni elemento rappresenta un caso da osservare in modo specifico. Parole chiave: traduzione, macedone, linguaggio culinario, strategie traduttive 45 Affinità e diversità culturali attraverso le paremie: studio contrastivo tra lo slovacco e l’italiano Katarína Klimová Pedagogická fakulta, Univerzita Komenského v Bratislave (Università Comenio di Bratislava) k.klimova@gmail.com Le unità paremiologiche (proverbi, modi di dire) sono parte integrante della cultura e della lingua di ogni popolo. Il loro studio rappresenta oggi un campo di studio interessante, caratterizzato da diverse linee di ricerca, compresa la paremiologia contrastiva e la paremiodidattica. In quanto a quest’ultima, uno dei concetti che attira una particolare attenzione da parte degli studiosi è quello del minimo paremiologico (MP). Concepito come un insieme di unità paremiologiche (UP) più frequenti tra quelle conosciute dalla maggioranza dei parlanti di una comunità linguistica, si rivela come uno strumento utile nell’insegnamento di una L1 e anche di L2/LS. A suscitare l’interesse degli studiosi sono anche gli aspetti comparativi e contrastivi per vari minimi paremiologici attualmente disponibili per varie lingue, per una ricerca il cui obiettivo è osservare le affinità e le differenze tra idiomi e culture. Nel nostro contributo vogliamo focalizzare l’attenzione sull’italiano e sullo slovacco: lingue di origine diversa che però condividono il contesto culturale. Visto che l’italiano non dispone in questo momento (a parte alcuni tentativi parziali) di un MP, il punto di partenza sarà quello disponibile per lo slovacco. Gli obiettivi dello studio saranno: (i) specificare i gruppi di unità paremiologiche a seconda dei campi semantici che vi sono contenuti; (ii) esaminare un’area tematica a scelta (per es. le UP legate al concetto di pazienza) cercando di individuare le corrispondenze più adeguate in lingua italiana; (iii) esaminare la presenza di UP italiane riscontrate in alcuni repertori preliminari all’elaborazione di un minimo paremiologico per la lingua italiana o più frequentemente presenti in alcuni manuali dell’italiano come LS. Uno studio di questo tipo può contribuire all’approfondimento della conoscenza della tipologia di paremie nell’insegnamento dell’italiano come LS in Slovacchia e nell’ambito dell’insegnamento dello slovacco come LS in Italia. Parole chiave: proverbi, modi di dire, paremiologia contrastiva, minimo paremiologico, italiano, slovacco 46 I fattori della struttura informativa dell’enunciato in lingua italiana e in lingua ceca Romana Kovaliková Filozoficko-přírodovědecká fakulta, Slezská univerzita v Opavě (Università della Slesia a Opava) romana.kovalikova@fpf.slu.cz Tra i fattori della struttura informativa dell’enunciato si annoverano: il contesto, l’ordinamento lineare, la struttura semantica e, nella lingua parlata, l’intonazione. Costituendo un essenziale aspetto della comunicazione naturale, i fattori nominati interagiscono nella loro funzione di indicare la prospettiva comunicativa dell’enunciato. Nella teoria della struttura informativa, l’enunciato viene concepito come un campo comunicativo nell’ambito del quale i rispettivi elementi svolgono funzioni di diverse unità comunicative: Tema, Transizione e Rema. Le unità comunicative si distinguono secondo il grado di dinamismo comunicativo (DC). Per il grado di DC si capisce la misura relativa in cui un elemento contribuisce all’ulteriore sviluppo della comunicazione. I fattori summenzionati si presentano come indicatori della prospettiva comunicativa dell’enunciato in modo diverso, tuttavia sempre in interazione fra di loro. Il confronto tra italiano e ceco sembra interessante perché può mostrare quale impatto hanno le regole grammaticali di lingue tipologicamente diverse sul modo in cui tutti i fattori della struttura informativa dell’enunciato possono manifestarsi. Il lavoro si baserà sull’analisi di un corpus linguistico. Agli scopi dell’analisi abbiamo scelto due libri di narrativa italiana tradotti in ceco: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (il titolo ceco Osamělost prvočísel) e Lessico famigliare di Natalia Ginzburg (il titolo ceco Rodinná kronika). Parole chiave: struttura informativa dell’enunciato, tema, rema, testi letterari 47 La traduzione nelle istituzioni bilingui dell’Istria croata e slovena: stato attuale e prospettive Ivana Lalli Paćelat Filozofski fakultet, Sveučilište Jurja Dobrile u Puli (Università Juraj Dobrila di Pola) ivana.lalli-pacelat@unipu.hr Sandro Paolucci Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) sandro.paolucci@ff.uni-lj.si Con il presente contributo si intende presentare il progetto bilaterale di ricerca scientifica fra Croazia e Slovenia, denominato La traduzione nelle istituzioni bilingui dell’Istria croata e slovena: stato attuale e prospettive (2023-2025). Per tradurre in generale, nel nostro caso nelle istituzioni bilingui in particolare, oggi più che mai, servono linee giuda chiare e l’ausilio delle tecnologie linguistiche. Anche per tali ragioni il progetto prevede un approccio interdisciplinare, infatti vi collaborano linguisti, traduttologi, giuristi, terminologi e informatici. Gli obiettivi che il gruppo di ricerca si prefigge sono in primis di monitorare in maniera attenta la situazione attuale della traduzione in italiano nell’Istria croata e slovena, in particolare nelle istituzioni dei comuni bilingui; in seguito, si intende procedere alla preparazione ovvero al perfezionamento di corpora necessari per lo sviluppo di tecnologie linguistiche specializzate per l’italiano della minoranza croata e slovena. Inoltre, uno degli obiettivi principali del progetto è quello di proporre delle linee guida valide in materia di strategie traduttive da adottare a seconda del tipo nonché della funzione del testo e, altresì, di avanzare proposte ed esempi di buone pratiche volte all’armonizzazione e uniformazione della terminologia. L’intento finale è di contribuire ad agevolare l’opera di traduzione dei testi in italiano nelle istituzioni bilingui croate e slovene, da una parte e, altresì, di offrire maggiore chiarezza, trasparenza e tutela ai destinatari di tali testi, dall’altra. Parole chiave: progetto bilaterale, traduzione per le minoranze, istituzioni bilingui, uniformità terminologica, tecnologie linguistiche 48 Tak i ne e i suoi equivalenti in italiano Viktoria Lazareva Università di Pisa viktoria.lazareva@unipi.it Nel presente contributo vengono indagati i significati correlati all’uso della locuzione russa так и нe seguita da una forma verbale ( Писать он так и не научился) e la sua possibile codifica in italiano. La locuzione так и не non implica restrizioni dei valori aspettuali o temporali del verbo e può occorrere anche con participi e gerundi formando la costruzione Tak i ne + X (V, GER, PTCP). Verranno valutate le correlazioni di questo fattore con la scelta della codifica in italiano. Tra le principali proprietà semantiche e pragmatiche di так и нe vengono indicati: azione che non si effettua ( cunctative) e contrasto controaspettativo (Plungjan 2011; Mel’čuk 2021). In italiano la costruzione russa trova corrispondenza nelle frasi negative realizzate con la particella negativa non, oppure mediante i quantificatori negativi (ad es. nessuno, mai). Un’analisi contrastiva, basata sui dati del corpus nazionale della lingua russa e, nello specifico, del corpus parallelo bidirezionale, mette in luce la necessità per l’italiano di ricorrere a un vasto repertorio di elementi lessicali che, producendo un arricchimento semantico e pragmatico della frase, consentono di veicolare i significati della costruzione russa. Tali elementi, prevalentemente di natura avverbiale, possono: conferire l’enfasi temporale (ad es. mai, tuttora, ancora); fungere da rafforzativi della negazione ( davvero, mai) e da modificatori di negazione aggiunta ( nemmeno, neppure, neanche), negando nel caso specifico un predicato atteso. L’interazione tra i fattori lessicali (ad es. uso ricorrente del verbo implicativo riuscire) e grammaticali contribuisce alla specificazione dei vari gradi della non-realizzazione dell’evento descritto dal verbo, come: mancata fase iniziale, mancato completamento o risultato insoddisfacente (Kuteva et al. 2019). L’analisi contrastiva delle soluzioni traduttive ha lo scopo di chiarire le peculiarità e le preferenze che ciascuna lingua in esame adotta nella scelta delle strutture linguistiche per codificare contenuti simili. Parole chiave: russo, italiano, cunctative, controaspettativo 49 Montalbano nella traduzione serba: il caso de La forma dell’acqua di Camilleri Radmila Lazarević Filološki fakultet, Univerzitet Crne Gore (Università del Montenegro) radmilal@ucg.ac.me Nonostante la sua popolarità in Italia, l’opera di Andrea Camilleri non ha incontrato grande interesse da parte dell’editoria serba. Il primo romanzo del commissario Montalbano La forma dell’acqua (serb. Oblik vode, 1994), che rimane il solo romanzo di Camilleri finora tradotto in serbo (oltre alla raccolta Gli arancini di Montalbano, serb. Montalbanove pomorandžice, 2013) è stato pubblicato nel 2005 (Editor, Belgrado) e nel 2009 (Alnari, Belgrado). Dovrebbe trattarsi della stessa traduzione, visto che la traduttrice è Ivana Radovanović in entrambi i casi, però la prima edizione di Editor cita come il testo di partenza la sua traduzione in inglese, The Shape of the Water, mentre la seconda, quella di Alnari, presenta solo il titolo dell’originale italiano. La traduzione dall’inglese rivela diversi errori e imprecisioni dovuti alla traduzione indiretta, senza accesso al testo originale. Il contributo analizzerà prima la traduzione del 2005, comparandola al testo originale italiano, e presenterà alcuni suoi tratti fonologici, morfosintattici e stilistici, per poi confrontarla alla versione del 2009. L’obiettivo è quello di stabilire se ci sono state modifiche o correzioni rispetto alla prima edizione, e se le eventuali modifiche siano legate al testo originale italiano, il solo a essere citato nei dati bibliografici della seconda edizione. I risultati della ricerca potrebbero illustrare non solo certe difficoltà affrontate dai traduttori «di seconda mano», ma anche le strategie nella traduzione del dialetto. Parole chiave: traduzione, serbo, italiano, Andrea Camilleri, La forma dell’acqua 50 Terminologia amministrativa relativa all’istruzione – una panoramica della situazione nella zona bilingue dell’Istria slovena Nives Lenassi Ekonomska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) nives.lenassi@ef.uni-lj.si Il presente contributo fa parte della ricerca effettuata nell’ambito del progetto bilaterale tra la Slovenia e la Croazia intitolato Traduzione nelle istituzioni bilingui dell’Istria croata e slovena – stato attuale e prospettive (2023-2025) in cui si presta una particolare attenzione anche alla sistematizzazione della terminologia amministrativa relativa all’istruzione. Uno dei primi passi di detto progetto è quello di fare una panoramica sull’attuale situazione relativa alla terminologia nel settore dell’istruzione, analizzando vari documenti disponibili sulle pagine web dei comuni bilingui dell’Istria slovena. Lo studio comprende l’analisi terminologica di testi normativi quali deliberazioni e decreti dei singoli comuni relativi a detto settore, concentrandosi sui termini che andrebbero sistematizzati e unificati per far sì che siano comprensibili e che riflettano la realtà amministrativa prevista dal legislatore sloveno (Paolucci 2021). Inoltre, vengono analizzate anche pagine web dei vari enti pubblici per l’istruzione presenti nei comuni bilingui, per osservare le scelte linguistiche nel caso in cui i detti istituti offrano la possibilità di dare alcune informazioni sulla loro attività in sloveno e in italiano. Anche se le possibilità di trovare le pagine web in ambedue le lingue si verifica solo raramente, dato che nella zona bilingue del Litorale sloveno sono previste o scuole con lingua d’insegnamento italiana o scuole con lingua d’insegnamento slovena (Zorman 2021; Zudič Antonič 2023), queste pagine offrono un’interessante visione dell’uso della terminologia osservata, utilizzata a scopo informativo e quindi in qualche modo diversa da quella usata nei testi normativi (Paolucci 2020). Dalle prime ricerche emergono notevoli differenze nella traduzione di alcuni termini, quali ad es. podružnica, tradotto come succursale, sede periferica, scuola secondaria, scuola filiale; vrtec, reso in italiano con scuola materna, asilo, giardino d’infanzia, scuola dell’infanzia, ecc. Nella zona bilingue del Litorale sloveno sarebbe quindi opportuno esaminare i casi di inconsistenza terminologica nei testi tradotti in italiano nonché l’assenza o la presenza di ambedue le lingue sulle pagine web degli enti pubblici per l’istruzione, per una riflessione sulla promozione del bilinguismo e dell’interculturalità come strumento dell’inclusione sociale (Zudič Antonič e Cerkvenik 2019). Parole chiave: amministrazione, bilinguismo, educazione interculturale, istruzione, testo normativo, testo informativo 51 Lo studio contrastivo dei segnali discorsivi nella didattica del russo come lingua straniera Anna Lentovskaya Centro Linguistico, Università di Pisa anna.lentovskaya@unipi.it Negli ultimi anni, diversi studi sono stati dedicati ai segnali discorsivi (SD) (discourse formulae, Fillmore 1984) in italiano (Bazzanella 2015; Khachaturyan 2011; Masini e Pietrandrea 2010; Pugliese 2015), in russo (Bychkova et al. 2019; Rakhilina et al. 2021), così come, seppur in minor misura, in queste due lingue a confronto (Bychkova 2020; Levontina e Denissova 2017). Segnali come rus. кто бы говорил, что ты наделал, еще бы; ital. per così dire, magari, andiamo ecc. sono estremamente idiomatici, e costituiscono uno dei tratti più importanti del parlato. L’analisi contrastiva di questi fenomeni pragmatici, fortemente intersecati con la grammatica, permette di trarre importanti conclusioni sulle strategie discorsive nelle lingue studiate. È noto che lo stesso SD può assumere funzioni diverse, se non opposte, in base alla posizione nella frase, all’intonazione, al volume di voce con cui è prodotto, e altri elementi del cotesto e del contesto. Nel nostro studio, in un’ottica contrastiva, ci proponiamo di illustrare la semantica dei principali usi dei SD polivalenti figurati e да ну, dimostrando la misura in cui condividono le funzioni pragmatiche di enfasi, devalorizzazione (minimizzazione), consenso/ disaccordo ecc., così come la loro correlazione con l’intonazione e la gesticolazione di accompagnamento. Sarà mostrato, elaborando appositi schemi della struttura semantica, che il SD italiano figurati, benché dimostri una sorprendente somiglianza a livello di componenti semantici con да ну, non è allineato con il SD russo dal punto di vista funzionale (e traduttivo) soprattutto a causa dell’ambivalenza della propria funzione enfatica, sia negativa che positiva. Lo studio è svolto con l’uso dei corpora multimediali monolingui, plurilingui e paralleli quali MURCO per il russo, Forlixt 1 (Heiss e Soffritti 2008) per l’italiano, OPUS (Tiedemann 2012) per il russo, l’italiano e l’inglese come lingua pivot, oltre ai numerosi aggregatori dei sottotitoli per film e serie TV. Parole chiave: segnali discorsivi, corpora multimediali, pragmatica, studi contrastivi 52 Appunti sulla conversione da aggettivo a nome: raffronto tra l’italiano e il croato Maslina Ljubičić Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) mljubici@ffzg.hr, maslina.ljubicic@gmail.com La conversione è il procedimento di arricchimento lessicale che consiste nel passaggio da una categoria di parole all’altra senza aggiunte di suffissi. Si tratta di un tipo di transcategorizzazione a volte indicato come derivazione zero o suffisso zero (Jacobini 2010). Una parola nuova, proveniente dalla conversione (in cr. preobrazba), in croato viene denominata preobraženica (Vulić 2005). Un caso frequente della conversione in italiano e croato è quello da aggettivo a nome. In questo lavoro ci prefiggiamo di analizzare dal punto di vista contrastivo alcuni aspetti della sostantivazione degli aggettivi in italiano e in croato. L’analisi condotta mostrerà che ci sono similitudini, ma anche molte differenze tra queste due lingue, per cui riteniamo utile accennarvi. Ad esempio, in croato si pone la domanda della flessione degli aggettivi sostantivati (Tafra 1988). Vale a dire che le declinazioni aggettivale e nominale differiscono, e in gioco possono entrare anche le differenze dell’accento tonale e della lunghezza delle sillabe. In italiano i nomi etnici sono formati per conversione da aggettivi (Thornton 2004), mentre questo non è il caso in croato (ital. tedesco agg. / n. – cr. njemački agg. / Nijemac n.). Però, in tutte e due le lingue gli aggettivi sostantivati funzionano anche come glottonimi (ital. il tedesco, lo spagnolo – cr. njemački, španjolski). È interessante menzionare infine che, a differenza dell’italiano, in croato molti nomi dei Paesi europei risultano dalla sostantivazione degli aggettivi, il che è spiegabile con l’ellissi del nome zemlja ‘terra’ (ad es. Španjolska ‘Spagna’, Rumunjska ‘Romania’, Njemačka ‘Germania’). Parole chiave: conversione, sostantivazione dell’aggettivo, italiano, croato 53 I marcatori discorsivi nelle interlingue di apprendenti cechi e slovacchi di italiano L2 Kristýna Lorenzová Filozofická fakulta, Masarykova univerzita, Brno (Università Masaryk di Brno) 488024@mail.muni.cz Si propone un’analisi dei marcatori discorsivi (MD) nelle interlingue italiane di apprendenti cechi e slovacchi dell’Università Masaryk di Brno; l’attenzione sarà focalizzata sui MD con funzione interazionale, esaminati anche da una prospettiva comparativa ( ano vs. sì). Il modello di analisi, ispirato a Bazzanella (2001) e Borreguero et al. (2017), permette una classificazione funzionale in tre macrocategorie: interazionale, metadiscorsiva e cognitiva. La macrofunzione interazionale riguarda la relazione parlante/ascoltatore e comprende: funzioni riguardanti la presa di turno, funzioni svolte dall’ascoltatore che esprime le sue emozioni senza l’intenzione di prendere la parola e funzioni svolte dall’ascoltatore che intende prendere la parola. La classificazione tiene conto delle diverse L1 degli apprendenti, nonché delle forme di raccolta dati (focus group, conversazioni semiguidate) (Pallotti et al. 2010). Obiettivo del lavoro è quello di tracciare una mappatura delle forme e delle funzioni dei MD interazionali, per valutare il ruolo dei contesti interazionali nella selezione di forme specifiche; il ruolo delle L1 in termini di transfer di forme e strategie; il ruolo di eventuali periodi di immersione linguistica in Italia (nell’ipotesi che esso giochi un ruolo significativo in termini di occorrenze di MD); inoltre, l’impiego di un approccio onomasiologico consentirà anche di far emergere eventuali altre strategie non dipendenti in modo esclusivo dalla L1 o L2 ( code-switching, funzioni non proprie della lingua d’arrivo). Si mostrerà che le interlingue in esame, fin dai primi stadi di acquisizione, sono caratterizzate dalla presenza di MD (es. ma sai), e si descriveranno alcuni aspetti del percorso di acquisizione di diversi MD e funzioni. Parole chiave: marcatori discorsivi, corpora di L2, interlingua, funzioni interazionali 54 Le collocazioni con le componenti occhio e orecchio nell’insegnamento dell’italiano LS ai croatofoni Antonia Luketin Alfirević Filozofski fakultet, Sveučilište u Splitu (Università di Spalato) aluketin@ffst.hr Marija Vuković Ćuk Split International School marija.vukovic09@gmail.com Il lessico di una lingua non è costituito solo da parole singole ma anche da sequenze di parole che secondo la tradizione lessicologica italiana vengono chiamate lessemi complessi o polirematiche (Casadei 2015), unità fraseologiche, fraseologismi o combinazioni di parole (Cotta Ramusino e Mollica, in Casadei e Basile 2020). Questi lessemi complessi si collocano tra le parole, che rappresentano il livello lessicale, e le combinazioni di parole al livello sintagmatico e fanno parte di un settore non precisamente definito e senza una denominazione unica, nel quale rientrano diversi tipi di espressioni. Negli ultimi decenni molti autori sottolineano l’importanza di introdurre e presentare le combinazioni lessicali insieme alle parole nuove già ai livelli iniziali dell’apprendimento. Il presente contributo si propone di osservare le collocazioni, uno dei tipi di combinazioni di parole, che sono caratterizzate da un certo grado di restrizione combinatoria dettata dall’uso, e che rappresentano una sfida sia per la linguistica teorica, sia per la glottodidattica. Prendendo in considerazione l’importanza dello sviluppo della competenza collocazionale e le difficoltà che essa crea nel passaggio dalla lingua madre alla lingua straniera, si cercherà di creare una proposta didattica per l’apprendimento delle collocazioni italiane con le componenti occhio e orecchio. Per facilitare il processo dell’apprendimento delle collocazioni in questione (nelle attività di ricezione, ma soprattutto nella produzione in italiano LS) sarà elaborato un materiale che comprenderà il corpus delle collocazioni con i rispettivi significati/equivalenti in croato, nonché gli esercizi da svolgere in aula. Parole chiave: collocazioni, insegnamento, italiano LS, croatofoni 55 Le funzioni epistemiche dei marcatori magari e forse vs snad, možná, třeba: uno studio contrastivo tra l’italiano e il ceco Petra Macurová Jihočeská univerzita v Českých Budějovicích (Università della Boemia meridionale di České Budějovice) petra@macurova.net In questo contributo l’autrice si propone di analizzare l’uso delle espressioni magari e forse e dei loro equivalenti cechi snad, možná e třeba in diversi contesti sintattici, in particolare in quelli che pongono maggiori difficoltà di traduzione dall’italiano verso il ceco. Questo studio è parte di una ricerca più ampia sulle espressioni epistemiche in italiano in confronto con il ceco a partire dal Corpus Parallelo di testi italiani e cechi del Corpus Nazionale Ceco (ČNK, Praga). Com’è noto, magari possiede una vasta gamma di funzioni (ottativa, valutativa, epistemica, ecc.) e può essere classificato, secondo i casi, come interiezione ( Domani vieni alla festa? – Magari! ), congiunzione ( Magari avessi studiato di più, avrei superato l’esame) e avverbio ( Sarebbe magari capace di proporti una gita; Paolo non è venuto? Magari arriva più tardi). In ceco ci sono più di un equivalente in corrispondenza con magari, e la scelta dell’espressione più adatta alla situazione comunicativa impone un’analisi attenta del contesto. Più precisamente si presterà qui un’attenzione particolare all’ultimo caso citato sopra, in cui magari può entrare in concorrenza con forse. Il ceco offre tre equivalenti frequentemente usati: snad, možná e třeba ( Clara non ha chiamato? – Magari/Forse sta ancora al lavoro / Klára nevolala? – Možná/Snad/ Třeba je ještě v práci). Nonostante il fatto che spesso fungano da sinonimi, queste espressioni ceche (come quelle italiane) non sono sempre interscambiabili. Lo scopo dell’analisi proposta è (i) di individuare i contesti in cui è possibile sostituire magari con forse e i contesti in cui la sostituzione non sembra invece adeguata; (ii) di stabilire i criteri che orientano la scelta degli equivalenti cechi proponendo una gerarchia fra di loro secondo il contesto. Parole chiave: avverbio, particella, funzione epistemica, ceco, italiano 56 Slavismi (slovenismi) nel friulano occidentale di Cordenons (Pordenone) Gianguido Manzelli Università di Pavia gianguido.manzelli@unipv.it Cordenons ( Cordenòns) si trova a 5 km a nord-est dal centro di Pordenone, capoluogo di provincia completamente venetizzato fin dalla fine dell’Ottocento, ma Cordenons è un’area conservativa di una varietà friulana occidentale (Francescato 1966), oggi ancora con qualche decina di anziani e alcuni giovani che sanno parlare in un dialetto chiamato in senso deteriore folpo (Fusco 2015) vs. meneghel, il dialetto veneto di tipo liventino e portogruarese (Fusco 2015). Anche se ormai in obsolescenza, la lingua di Cordenons ha avuto un cantore come il drammaturgo e poeta in lingua italiana e friulana Renato Appi (1938-1991). A Cordenons, inoltre, viene pubblicata una rivista annuale denominata Ciavedal, cioè ‘alare, accessorio del focolare’. Cordenons si trova in una delle zone del Friuli più lontane dalla Slovenia e quindi meno soggetta storicamente all’influsso slavo (Spinozzi Monai 2015), ma uno dei suoi quartieri si chiama Sclavons ( Sclavòns), cioè ‘Slavi’ ( columellis Sclavonsii nell’anno 1480, Pellegrini 1990) che sembra contrapporsi al quartiere di Romans ( Romàns) ‘Romani’, cioè ‘Friulani’ (Frau 2015). Non sono rilevanti slavismi ampiamente diffusi anche nel Veneto come il cordenonese brìtula, sinonimo di curtìssa ‘roncola a serramanico’ (Cozzarin 2005), cfr. lo slavismo friulano (orientale) britule ‘coltello a serramanico’ (Vicario 2015; Marcato 2015), termine rapportabile allo sloveno brítev ‘rasoio’ e brítvica ‘lametta (da barba)’, anche friulano brìtule ‘coltello da tasca a lama per lo più falcata’, ‘ronchetto’ (Pirona, Carletti e Corgnali 1992 [1935]); britule ['britule] ‘1. britva, britvica, 2. nož, kmečki nož’ (Erat 2008); britule [bri-] ‘coltellino con lama curva’ (Vicario Roseano 2009), oppure cordenonese mùci ‘silenzio!’ (Cozzarin 2005), diverso dallo sloveno letterario mólči ‘zitto!’ da molčáti ‘tacere’, ma cfr. sloveno del Natisone ( nediško) mùč ‘taci, non fiatare’ da mučàt ‘tacere’ (Špehonja 2012). Molto interessante però è il toponimo cordenonese Gomila da gomila ‘tumolo’, ‘collinetta’ (Pellegrini 1990), in realtà gumila (Cozzarin 2005), cfr. sloveno gomila (f.) ‘mucchio, mucchio di terra, accumulo di pus, tomba, isola, sporgenza sabbiosa in un fiume’ < * mogila < * magulo-‘ collina’ con metatesi sillabica (Bezlaj 1977), cfr. gomila < * mogyla (Trubačëv 1992). La ricerca si fonderà sulle fonti scritte esistenti e su un’inchiesta basata su informanti cordenonensi, in primo luogo interrogando Rino Cozzarin, sicuramente il miglior conoscitore (uno degli ultimi) della parlata di Cordenons. Parole chiave: prestiti, etimologia, friulano occidentale, slavismi, slovenismi 57 Analisi linguistica in chiave contrastiva delle «versioni» russa e italiana dell’Accordo TRIPs Chiara Marchesi Università degli Studi di Bergamo e Università degli Studi di Pavia chiara.marchesi@unibg.it Gli studi traduttologici nel campo linguistico normativo delle lingue slave orientali sono ancora pochi. Il presente lavoro, pertanto, si propone di analizzare in chiave contrastiva le due «versioni», o traduzioni non-autentiche, russa e italiana, dell’Accordo TRIPs ( Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights), originariamente redatto in inglese, francese e spagnolo. L’Accordo, concluso nel quadro dell’Uruguay Round del GATT ( General Agreement on Tariffs and Trade) nel 1994, è un trattato multilaterale che stabilisce gli standard minimi di protezione e applicazione per i diritti di proprietà intellettuale. Ai fini dell’analisi, sono stati considerati, da un lato, studi di grammatica contrastiva russo-italiano di carattere generale e, dall’altro, studi sul linguaggio specialistico giuridico russo. Quindi, dopo aver evidenziato termini e costruzioni tipici del sottocodice della proprietà intellettuale, verranno delineate somiglianze e/o divergenze riscontrate nelle due «versioni», a livello sia di parola sia di sintagma che di frase. In particolare, adottando una metodologia che combina il close reading con l’utilizzo del software Sketch Engine, sono state osservate divergenze e/o somiglianze a livello di parti del discorso, modelli di riformulazione sintattica (con particolare attenzione alle nominalizzazioni), macro-opposizioni (in particolare, sintetico vs. analitico, asimmetria vs. equivalenza ed ellissi vs. ridondanza). Sono stati altresì considerati gli aspetti della variazione lessicale, formazione delle parole, espressione della modalità e coesione testuale. Il presente lavoro mira quindi a delineare possibili divergenze e/o somiglianze tra il linguaggio specialistico giuridico russo e italiano, con potenziali applicazioni, ad esempio, nella lessicografia e nella didattica. Parole chiave: studi traduttologici, analisi contrastiva, russo-italiano, linguaggio specialistico giuridico, proprietà intellettuale 58 Modi di dire italiani e serbi con lessemi che denotano persone femminili e maschili: un’analisi cross-linguistica Jovana Marčeta Filozofski fakultet, Univerzitet u Novom Sadu (Università di Novi Sad) jovana.marceta@ff.uns.ac.rs I modi di dire costituiscono una parte integrante dell’identità culturale e linguistica e forniscono materiale importante per la ricostruzione e l’analisi dell’immagine linguistica del mondo. Nelle ricerche cognitivo-linguistiche, i modi di dire sono considerati unità psicolinguistiche collegate in una rete nel lessico mentale. Questa ricerca si concentra su modi di dire italiani e serbi con lessemi che denotano persone femminili e maschili (ad es., ital. donna di strada ‘prostituta’, pezzo d’uomo ‘uomo robusto, di corporatura massiccia’; serb. stara (matora) devojka lett. *vecchia ragazza, ‘zitella’). Il corpus comprende le espressioni polilessicali il cui valore semantico non è ricavabile dai significati dei componenti dell’espressione, estratte da diversi dizionari italiani e serbo-croati (generali e fraseologici). Inoltre, alcuni esempi sono stati presi dai media elettronici (giornali, riviste). L’obiettivo è osservare e analizzare le somiglianze e le differenze nella manifestazione degli stereotipi di genere, tenendo conto che diversi contesti socio-culturali legati alle lingue italiana e serba possono influenzare le differenze nella percezione della realtà non linguistica. I modi di dire di questa ricerca sono analizzati attraverso due approcci cognitivo-concettuali: l’analisi delle metafore concettuali in contesti minimi di lessemi osservati, e il metodo di decomposizione semantica, che prevede il raggruppamento dei modi di dire in campi concettuali appropriati. Inoltre, attraverso un’analisi comparativa e contrastiva del corpus osservato, è stata stabilita l’equivalenza lessicale e semantica dei modi di dire italiani e serbi. L’analisi del corpus mostra che i modi di dire di entrambe le lingue riflettono gli stereotipi sulle caratteristiche e sui ruoli di genere imposti alle donne e agli uomini dal contesto socio-politico. Parole chiave: modi di dire, analisi contrastiva, italiano, serbo 59 L’italiano fuori d’Italia – glossario croato-italiano della micro-lingua usata nelle scuole Sandra Mardešić Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) smardesi@ffzg.hr Nada Filipin Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) nzupanov@ffzg.hr Il linguaggio scolastico è una varietà della lingua standard usata da tutti i partecipanti della vita scolastica nella comunicazione all’interno del processo didattico, e anche al di fuori di esso (Lütze-Miculinić e Jelaska 2018; Mardešić 2018). In Croazia l’italiano è ufficialmente riconosciuto come lingua della minoranza ed è utilizzato nelle scuole ‘in lingua e scrittura in lingua minoritaria’ (cr. «na jeziku i pismu nacionalne manjine»; cfr. Zakon o odgoju i obrazovanju na jeziku i pismu nacionalnih manjina [La legge sull’uso della lingua e dell’alfabeto delle minoranze nazionali] del 2000). Di conseguenza, in Croazia esiste una varietà del linguaggio scolastico in italiano che rispecchia il sistema educativo, l’organizzazione e l’amministrazione scolastica croate, e che chiaramente non ha equivalenti o ha equivalenti solo parziali nell’italiano standard usato sul territorio italiano. La presente ricerca si basa sul corpus dei termini specifici adoperati nelle scuole in lingua italiana come lingua di minoranza sul territorio croato, raccolto dalla documentazione ufficiale di tali scuole. La terminologia raccolta sarà analizzata in chiave sociolinguistica e traduttologica. I risultati preliminari dimostrano una percentuale alta di calchi dal croato che non si riscontrano in italiano ( ginnasio generale, grande riposo), falsi amici ( pedagogo invece del pedagogista), lessemi di frequenza minore ( scolaro al posto di alunno) o traduzioni inappropriate ( inserviente al posto del personale ATA). È presente una percentuale notevole di perifrasi utilizzate per colmare le lacune lessicali ( personale qualificato di supporto per il concetto croato di stručni suradnici). L’obiettivo della ricerca è di delineare un’analisi traduttologica di strategie utilizzate nella traduzione della terminologia scolastica croata in italiano, nonché di fornire spiegazioni delle differenze tra i due sistemi educativi. Parole chiave: italiano, croato, linguaggio scolastico, differenze culturali, analisi semantica 60 Introdurre l’aspetto verbale in croato con CroaTPAS Costanza Marini Università di Pavia costanza.marini01@universitadipavia.it Quando arriva il momento di insegnare le coppie aspettuali di una lingua slava ad apprendenti italofoni, prima ancora di valutare con che approccio insegnare i prefissi verbali (Matovac e Udier 2018), è necessario introdurre il concetto di aspetto verbale. L’aspetto può essere definito come la prospettiva che il parlante sceglie di avere sulla struttura interna dell’evento di cui parla (Comrie 1976) e dipende dalle sue scelte linguistiche. Se in italiano è possibile far fronte a questa necessità attraverso l’uso di diversi tempi verbali, in croato l’aspetto si grammaticalizza in diverse varianti lessicali (Gojmerac 1980; Dahl 1985). Tendenzialmente distinguiamo una variante perfettiva e una imperfettiva, che costituiscono delle vere e proprie coppie aspettuali (Barić et al. 1995; Silić e Pranjković 2007). CroaTPAS1 ( Croatian Typed Predicate Argument Structures; Marini 2022, https://croatpas.baisa.cz/) è una risorsa digitale di verbi croati, contenente circa un centinaio di coppie aspettuali, che è stata recentemente testata in un corso di croato per principianti tenutosi presso l’Università di Pavia nella primavera del 2023, con buoni risultati. Dato che CroaTPAS si focalizza sulla polisemia verbale, ciascuno dei sensi delle sue entrate verbali è corredato da almeno tre frasi esemplificative selezionate dallo HrWaC Corpus (Ljubešić e Klubička 2014) seguendo una procedura semi-automatica basata sull’algoritmo GDEX ( Good Dictionary EXamples; Kilgarrif et al. 2008). Questo rende la risorsa estremamente utile per l’apprendente principiante che, consultandola, può valutare l’impatto dell’aspetto sulla costruzione del significato verbale. Parole chiave: croato, coppie aspettuali, insegnamento, risorsa digitale, polisemia 61 Uličari e Iskusni momci – due letture dei Ragazzi di vita di P. P. Pasolini Valter Milovan Filozofski fakultet, Sveučilište Jurja Dobrile u Puli (Università Jurij Dobrila di Pola) vmilovan@unipu.hr Pier Paolo Pasolini è una delle figure letterarie e intellettuali più interessanti della cultura italiana del XX secolo. Accanto alla poesia, nelle sue opere narrative – i romanzi e i film sono le più interessanti dal punto di vista linguistico e traduttivo – l’uso dei dialetti e dei dialetti locali è un tentativo di avvicinarsi alla realtà, che era dialettale o gergale in quasi tutta la penisola italiana di quel tempo. Anche se Una vita violenta (1959) è stata tradotta in Croazia già nel 1962, si è dovuto aspettare ben altri 47 anni per veder tradotto il più interessante e originale Ragazzi di vita (1954), tradotto in Croazia nel 2009 con il titolo Uličari e in Serbia sei anni dopo, nel 2015, con il titolo Iskusni momci. Data la vicinanza delle due lingue, sarà interessante trovare nelle due traduzioni momenti di uguaglianza e interscambiabilità, come anche quelli di differenza culturale e linguistica: le differenze nel discorso indiretto, i gerghi, la scelta dei nomi dei personaggi (si osserverà dove nella traduzione viene introdotto il dialetto croato ciacavo e quale idioma si trova in quei posti nella controparte serba). Verranno analizzate le etimologie delle parole più interessanti prese dai vocabolari etimologici Etimologijski rječnik hrvatskoga ili srpskoga jezika di Petar Skok, dal Dizionario etimologico Zanichelli e altri. Parole chiave: Ragazzi di vita, Pier Paolo Pasolini, confronto lingua croata-lingua serba 62 L’acquisizione dell’aspetto verbale russo da parte di studenti italofoni: una proposta didattica basata sull’azionalità Valentina Noseda Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano valentina.noseda@unicatt.it Jacopo Saturno Università degli Studi di Bergamo jacopo.saturno@unibg.it Scopo dell’intervento è presentare i risultati di un esperimento dedicato alla selezione dell’aspetto verbale russo da parte di studenti universitari italofoni, alla luce della diversa codifica di questa categoria nelle due lingue (Salmon 2012). In russo, infatti, l’aspetto è lessicalizzato e indipendente dalla categoria del Tempo, laddove in italiano l’opposizione aspettuale è correlata all’opposizione (non univoca) tra tempi verbali (Bertinetto 1986). Questa fondamentale differenza caratterizza in generale tutte le lingue slave, da un lato, e quelle romanze dall’altro (si veda, ad esempio, Miklič 1983, relativamente alla coppia italiano-sloveno). L’indagine muove dalla diffusa difficoltà degli apprendenti nella selezione dell’aspetto verbale al tempo passato (Gebert 2012), soprattutto in situazioni di «concorrenza», in cui entrambe le marche aspettuali possono designare un fatto compiuto (Noseda 2022). Partendo dall’ipotesi che tali difficoltà siano dovute in gran parte alla metodologia e al materiale usato per spiegare questa categoria, si è deciso di elaborare un esperimento volto a valutare l’efficacia di un approccio didattico fondato sulla riflessione metalinguistica intorno al concetto di azionalità. A questo scopo, 85 studenti sono stati suddivisi in un gruppo sperimentale e uno di controllo. Agli studenti del primo è stata proposta una spiegazione della categoria dell’aspetto che, a partire dal modello di L. Gebert (Fici Giusti et al. 1991), tenesse conto della fondamentale interazione tra aspetto e azionalità (cfr. anche Perissutti 2020 per il ceco). Nell’esperimento si chiedeva di selezionare il valore aspettuale ritenuto corretto in 32 frasi manipolate alla luce delle seguenti variabili: (i) classe azionale, (ii) presenza di circostanziali temporali, (iii) presenza di una catena di eventi. Mediante un’analisi statistica è così possibile verificare in quale misura gli apprendenti del gruppo sperimentale, grazie alle nozioni ricevute, presentino maggiore dimestichezza nella scelta aspettuale al passato rispetto al gruppo di controllo. Parole chiave: aspetto del verbo, didattica del russo all’università, azionalità, riflessione metalinguistica 63 Termini fuorvianti nelle grammatiche italiane e polacche Małgorzata Nowakowska Uniwersytet Komisji Edukacji Narodowej w Krakowie (Università della Commissione per l’Educazione Nazionale di Cracovia) malgorzata.nowakowska@up.krakow.pl Tutte le grammatiche si servono di termini che, come sappiamo, appartengono al linguaggio settoriale. Il problema è che certi termini derivano dalla lingua comune e per questo motivo sono spesso compresi come una sorta di mescolanza tra il significato originario e quello attuale. Sono intesi in questo modo termini italiani come passato remoto vs passato prossimo e termini polacchi come aspekt dokonany vs niedokonany ( aspetto perfettivo vs imperfettivo), che in polacco significano ‘compiuto’ o ‘realizzato’ vs ‘incompiuto’ o ‘non realizzato’. Questi ultimi, se tradotti alla lettera, entrano in contraddizione con la terminologia italiana: il termine compiuto, infatti, è usato nelle grammatiche italiane per denominare un sottotipo dell’aspetto che concerne i tempi composti. Va aggiunto che l’aspetto compiuto, chiamato anche «perfetto», non è grammaticalizzato in polacco. Il malinteso causato dal termine verbo riflessivo o czasownik zwrotny, usato in entrambe le lingue, è legato non solo al suo significato comune o etimologico ma anche al suo «spostamento» dall’analisi sintattica a quella morfologica. In altre parole, vengono messi sullo stesso livello la diatesi riflessiva ( Maria si lava) e i verbi pronominali ( fermarsi: Maria si ferma). Un malinteso simile viene dal termine polacco rodzajnik, usato come corrispondente di articolo. In polacco questo termine significa ‘marca di genere’ e può dunque indurre a pensare che la funzione dell’articolo il o la consista nel cambiare il genere del nome che determina. Quest’idea è rafforzata, in qualche modo, dall’importanza smisurata che danno le grammatiche italiane alla formazione del genere femminile nel capitolo dedicato ai nomi. Va aggiunto che il polacco non ha articoli, e nelle grammatiche italiane si trovano poche informazioni sull’uso dell’articolo determinativo, indeterminativo o zero. Nella mia comunicazione passerò in rivista i termini grammaticali che mettono in difficoltà i docenti di grammatica italiana nelle università in Polonia, e che confondono gli studenti. L’idea è di sensibilizzare gli insegnanti su questo problema e di proporre, in certi casi, una soluzione. Parole chiave: tradizione terminologica, termini grammaticali, italiano, polacco 64 La costruzione del dialogo: l’unità conversazionale domanda-risposta nell’apprendimento della lingua bulgara per gli studenti italiani Maya Padeshka Università di Napoli L’Orientale e Sofijski universitet Sv. Kliment Ohridski (Università S. Clemente di Ocrida di Sofia) mpadeshka@unior.it La relazione si propone di esplorare possibili difficoltà legate alla comunicazione dialogica (orale e scritta) in bulgaro come lingua straniera. Viene presentato un piano glottodidattico, il cui scopo è di sviluppare negli studenti italiani le competenze necessarie per partecipare alla comunicazione dialogica (comunicazione formale e informale in bulgaro). Tenendo presente alcune differenze formali nella formazione delle domande in bulgaro rispetto all’italiano, riteniamo che questo piano debba passare attraverso le seguenti fasi: (i) riconoscere le frasi interrogative secondo le loro caratteristiche formali (in un’enorme percentuale, un indicatore di frase interrogativa è una particella interrogativa o una parola interrogativa); (ii) riconoscere la struttura pragmatica e informativa delle domande «vere» e domande retoriche, richieste e suggerimenti «travestiti» da domande; (iii) individuare la modalità delle domande (possibilità, impossibilità, necessità, dubbio, ecc.) e saper rispondere/agire; (iv) costruzione di frasi interrogative con e senza parola interrogativa o espressione modale; sintassi della frase interrogativa; (v) costruzione di unità dialogica minima domanda-risposta (il turno conversazionale domanda-risposta); (vi) dispiegamento della struttura dialogica; arricchire le competenze per partecipare al dialogo. Partecipare in una conversazione implica l’attivazione di competenze di ordine diverso: sociali, comunicative, grammaticali e lessicali. Il contesto è particolarmente importante per l’interpretazione del significato modale delle domande, per questo vengono proposti esercizi che tengono conto del contesto pragmatico e socio-comunicativo in cui la conversazione ha origine, si sviluppa e si conclude. Parole chiave: dialogo, frasi interrogative, domanda-risposta, glottodidattica 65 Su alcuni manuali per l’apprendimento della lingua italiana per boemofoni tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX: alla ricerca della metodologia Luca Palmarini Uniwersytet Jagielloński (Università Jagellonica di Cracovia) luca.palmarini@uj.edu.pl Il presente intervento, di carattere diacronico, propone l’analisi di alcuni manuali per l’apprendimento della lingua italiana destinati alla comunità linguistica ceca, pubblicati tra gli anni Settanta del XIX secolo e la fine degli anni Quaranta del XX. Partendo dal contesto storico, ovvero il periodo di intenso sviluppo della coscienza nazionale ceco-morava e del suo tentativo di affrancamento dal dominio politico, culturale e linguistico dell’elemento germanico, che in seguito troverà la sua realizzazione nella nascita della Cecoslovacchia indipendente e nel periodo della Prima Repubblica, si presenteranno cronologicamente le opere pubblicate nell’arco di tempo in questione, per poi passare a distinguerle, a seconda delle loro caratteristiche, in manuali oppure grammatiche e successivamente ad analizzarle dal punto di vista metodologico. L’obiettivo principale è quello di indagare la specificità dell’apprendimento dell’italiano nel periodo summenzionato: il fatto che lo studio di questa lingua svolgesse un ruolo marginale contribuì, quasi paradossalmente, alla diffusione di manuali per autodidatti, che si affiancavano alle poche grammatiche normative allora presenti. Si osserveranno le varie metodologie applicate al fine di evidenziare gli approcci filologico, contrastivo e pragmatico degli autori. In alcuni casi ci si soffermerà sull’applicazione del metodo grammaticale-traduttivo unito a elementi dei vari metodi diretti proposti, che a cavallo tra i due secoli erano in netta fase di incremento in tutta Europa e miravano soprattutto allo sviluppo delle competenze comunicative, cercando di soddisfare le esigenze della società di allora. I risultati della ricerca, oltre a permetterci di osservare il sensibile aumento dell’interesse per la lingua e la cultura italiana da parte della società colta della Boemia e Moravia di allora, evidenziano, dal punto di vista metodologico, la sopraccitata tendenza, nei primi anni del XX secolo, a guardare verso i metodi diretti, a volte coniugati con i metodi tradizionali. Tutto ciò avrà come conseguenza una diversificazione degli usi linguistici a seconda del contesto pratico in cui il singolo apprendente si verrà a trovare. Parole chiave: grammaticografia, grammatiche di italiano per cechi, manuali per autodidatti, metodo grammaticale-traduttivo 66 Tradurre i testi amministrativi per le minoranze, tra rispetto della volontà del legislatore e chiarezza per i destinatari: il caso della minoranza italiana nell’Istria slovena Sandro Paolucci Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) sandro.paolucci@ff.uni-lj.si Con il presente contributo si intende riproporre la questione sempre aperta della coerenza e uniformità terminologica nella traduzione dei testi giuridici in generale e dei testi amministrativi per la minoranza italiana in Slovenia in particolare. Da numerose ricerche effettuate nell’ultimo lustro su taluni testi amministrativi (statuti, regolamenti, decreti, provvedimenti amministrativi ecc.) tradotti in italiano nei quattro comuni bilingui del Litorale sloveno, è emerso in modo non equivoco che determinati termini (es. turistična taksa, gimnazija, lokalne volitve, nosilec projekta ecc.) sono tradotti con traducenti diversi, risultando così poco comprensibili e talvolta persino fuorvianti per i destinatari. In effetti, talvolta determinati termini si prestano ad essere tradotti in due o più modi diversi, teoricamente tutti accettabili. A titolo di esempio si veda il termine srednja šola, che possiamo trovare tradotto in italiano in modo letterale come scuola media o in modo equivalente come scuola secondaria, scuola media superiore o scuola secondaria di secondo grado. Uno dei problemi che si affronta in tale contributo è come conciliare l’esigenza di salvaguardare la volontà espressa dal legislatore ovvero dagli organi competenti emittenti dell’ordinamento di partenza, da una parte, e la necessità di offrire ai destinatari testi che presentino una terminologia giuridico-amministrativa semplice, chiara e uniforme, dall’altra. Nel corso della presentazione si illustreranno delle imprescindibili distinzioni di tipi di testo, di funzione del testo e di destinatari del testo, ovvero fatti che sono determinanti per le scelte cui è chiamato a operare il traduttore. Alla luce di ciò, si proverà a proporre delle possibili soluzioni traduttive tese ad offrire ai vari destinatari testi e in particolare una terminologia più chiara, più uniforme e ancor più rispettosa del principio della certezza del diritto. Parole chiave: traduzione di testi giuridici, testi amministrativi, uniformità terminologica, volontà del legislatore, minoranza, zona bilingue 67 Costruzioni con il dativo etico in ceco e in italiano Anna Maria Perissutti Università di Udine anna.perissutti@uniud.it La relazione è dedicata a una serie di costruzioni con il dativo in ceco e in italiano, in cui questo caso non esprime argomenti del predicato ma partecipanti al discorso, evidenziando una funzione legata all’enunciato piuttosto che al contenuto proposizionale. Di seguito due esempi nelle due lingue considerate: (i) Hehe, to je mi fórek... {- A jak mi vysvětlíš, že tahle ženička nabízí všecko a nic za to nechce? } / Ah, è una bella battuta, [quella che sento... ] {-E come mi spieghi che questa donna offre tutto e non vuole nulla in cambio?}; (ii) Non mi ti far bocciare! (Masini 2008). Definiti tradizionalmente come dativi etici in italiano (si vedano ad es. Lo Cascio 1970 e molti altri) e etický dativ in ceco (si vedano Poldauf 1962 e Mluvnice češtiny III 1986) costituiscono una famiglia di costruzioni che appare internamente eterogenea (si vedano ad es. Fried 1999 per il ceco, Salvi 2001 e Masini 2008 per l’italiano). La relazione, inquadrata nell’ambito della Construction Grammar (Goldberg 1995), intende individuare i principali patterns in ceco e in italiano, cercando di definirne le caratteristiche sintattiche, semantiche e pragmatiche e verificando l’esistenza di punti di somiglianza e di discrepanze tra le due lingue. I dati sono estratti da due corpora online monolingui, interrogabili attraverso l’interfaccia di Sketch Engine: il corpus online di ceco (csTenTen 12+17+19), contenente 14.194.286.620 token, e il corpus online di italiano 2020 (itTenTen20), contenente 14.514.566.714 token. Nel nostro contributo metteremo in evidenza le caratteristiche delle costruzioni (posizione dei clitici, classi azionali dei verbi che co-occorrono negli enunciati con questo) indicando i legami di eredità ( inheritance relations) tra le varie costruzioni per costruire, sulla base della Construction Grammar, la rete delle costruzioni con il dativo etico per il ceco e l’italiano. Parole chiave: dativo etico, pragmatica, sintassi, Construction Grammar 68 Difficoltà di apprendimento del congiuntivo da parte degli studenti serbi: il caso del congiuntivo nelle frasi indipendenti Ana Petrović Filološko-umetnički fakultet, Univerzitet u Kragujevcu (Università di Kragujevac) ana.petrovic@filum.kg.ac.rs Tenendo conto del fatto che il modo congiuntivo rappresenta uno dei maggiori problemi nel percorso di studio di lingua italiana per gli studenti serbofoni, cercheremo di individuare i costrutti sintattici in italiano in cui appare il congiuntivo indipendente, come pure le abilità degli studenti di lingua italiana L2 di riconoscere le suddette frasi e il loro uso adeguato. Siccome il congiuntivo nelle frasi indipendenti può avere valore ottativo, desiderativo, esclamativo, concessivo ed esortativo, l’obiettivo del presente contributo sarà di indagare, attraverso l’analisi contrastiva e l’analisi degli errori, quali aspetti di quel modo verbale producono più difficoltà. La nostra indagine preliminare è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario scritto agli studenti del secondo, terzo e quarto anno della Laurea quadriennale in Lingua e letteratura italiana (ovvero, ai livelli A2-C1), presso la Facoltà di Filologia e Arti dell’Università di Kragujevac. Il questionario è costituito da tre parti: nella prima parte che consiste nel riconoscimento del valore del congiuntivo indipendente, agli studenti vengono fornite 5 frasi con il suddetto congiuntivo con l’opzione di sceglierne il significato; la seconda parte rappresenta la traduzione di 5 frasi con forme verbali i cui valori corrispondono a quelli del congiuntivo indipendente, dal serbo all’italiano. In tal modo, siamo arrivati ai risultati preliminari conformi alla nostra ipotesi che gli studenti hanno difficoltà ad applicare le loro conoscenze nelle traduzioni. Cercheremo di individuare più profondamente gli errori fornendo agli studenti un altro questionario con vari esercizi in modo da poter scoprire i metodi e le nuove risorse che facilitino l’intero processo dell’apprendimento del congiuntivo. Parole chiave: analisi contrastiva, congiuntivo indipendente, italiano L2, studenti serbi 69 L’acquisizione dei verbi di moto russi da parte di studenti italofoni: un approccio basato sulla linguistica cognitiva Federico Piccolo Università degli Studi di Palermo federico.piccolo@unipa.it Questo studio si colloca nell’ambito della linguistica cognitiva, esplorando l’acquisizione dei verbi di moto russi (d’ora in poi VdM) da parte di studenti italofoni. Si esamina, attraverso gli studi di Hasko, come la complessità semantica e grammaticale dei VdM russi influisca sull’acquisizione da parte degli studenti italofoni evidenziando, quindi, le difficoltà legate a definizione/indefinizione del movimento, aspetto verbale e uso dei prefissi direzionali, per poi ipotizzare come una delle complessità nell’apprendimento di questi verbi non sia solo la diversa codifica deittica tra verbi itivi e venitivi, in italiano, ed i verbi uni/pluridirezionali e imperfettivi e perfettivi, in lingua russa, ma, e soprattutto, l’utilizzo dei «preverbi» o prefissi che, uniti ai verbi, rendono inefficace la definizione di lingua «satellite» attribuita da Talmy alla lingua russa. Il metodo di ricerca adottato, basato sull’approccio contrastivo tra lingua russa e italiana, serve a identificare le sfide che gli studenti affrontano nel loro utilizzo. Esso si focalizza sui seguenti interrogativi, riportandone alcuni: (i) come la complessità semantica e grammaticale dei verbi di moto russi (VdM) influisce sull’acquisizione da parte degli studenti italofoni; (ii) quali sono le principali difficoltà nell’apprendimento di tali verbi; (iii) quale contributo può dare la didattica? Queste domande sono state formulate per contribuire con dati empirici alla comunità accademica glottodidattica ottimizzando le metodologie di insegnamento e facilitare il processo di apprendimento dei VdM, mettendo in evidenza la rilevanza di future indagini sperimentali che possano contribuire al perfezionamento delle pratiche didattiche, al fine di migliorare l’apprendimento dei suddetti verbi da parte degli studenti italofoni. Parole chiave: linguistica cognitiva, didattica, verbi di moto definiti/indefiniti, prefissi, errori 70 Tradurre la violenza nella letteratura per l’infanzia: l’esempio delle traduzioni di Pinocchio pubblicate in Montenegro Deja Piletić Filološki fakultet, Univerzitet Crne Gore (Università del Montenegro) dejap@ucg.ac.me L’articolo si propone di presentare i risultati di un’analisi qualitativa e comparativa di alcuni tratti delle diverse traduzioni di Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi pubblicate in Montenegro. Visto che l’opera, nella sua versione integrale, fa parte delle letture consigliate alle scuole primarie montenegrine, è stato in particolare analizzato l’approccio alla traduzione di elementi di violenza presenti nel testo originale. Una speciale attenzione a tale riguardo è stata prestata all’edizione di Narodna knjiga (2016) dato che, in seguito a una polemica dell’opinione pubblica su alcuni tratti del romanzo considerati «troppo crudeli» per essere letti (d)agli alunni e (d)alle alunne di 7-8 anni, i rappresentanti di questa casa editrice avevano annunciato la pubblicazione di una versione più adatta a quell’età. L’analisi della succitata traduzione, a differenza dell’analisi delle traduzioni precedenti, ha svelato varie omissioni e modifiche del testo originale, quali strategie spesso adoperate nella traduzione di letteratura per l’infanzia, motivate per lo più dalle ragioni pedagogiche o etiche. Parole chiave: traduzione, violenza, Pinocchio, Montenegro 71 Interferenze linguistiche in contesto trilingue: l’italiano LS tra russo ed estone per gli apprendenti dell’Università di Tallinn Polina Pototskaja Tallinna Ülikool (Università di Tallinn) polina.pototskaja@gmail.com Kristiina Rebane Tallinna Ülikool (Università di Tallinn) kristiina.rebane@tlu.ee Il contributo si propone di illustrare gli effetti dell’interferenza linguistica nel contatto fra tre lingue – l’italiano, il russo e l’estone – nelle produzioni di studenti universitari che frequentano corsi di italiano di livelli linguistici compresi tra A2 e B1 all’Università di Tallinn. Dopo una contestualizzazione della realtà e dei repertori sociolinguistici cui fa riferimento il corpus di materiali autentici sui quali l’indagine è basata, l’attenzione viene concentrata su alcune specificità delle tappe di apprendimento dell’italiano da parte di parlanti di russo come lingua madre che praticano l’estone come lingua ufficiale della nazione in cui risiedono. Adottando un’ottica acquisizionale e una prospettiva contrastiva vengono presentate le principali evidenze che emergono dall’analisi dei dati raccolti. Gli esempi delle principali difficoltà manifestate dagli apprendenti a livello morfosintattico (uso degli articoli e delle preposizioni, soprattutto quando articolate; scelta dell’ausiliare; flessione verbale; accordo tra articolo e sostantivo e tra sostantivo e aggettivo; collocazione di aggettivi e avverbi) vengono commentati e interpretati alla luce dell’influenza esercitata dalle due principali lingue di riferimento, il russo e l’estone, ma in parte anche l’inglese e altri codici oggetto di apprendimento nel percorso universitario. Lo studio presentato si propone conclusivamente di contribuire a una migliore comprensione dei processi di apprendimento dell’italiano nel contesto multilingue che caratterizza l’Estonia e di offrire così alcuni spunti per affinare le strategie didattiche del suo insegnamento in contesto universitario. Parole chiave: strutture dialogiche, strategie conversazionali, autoriparazione, etero-riparazione, alternanza di codice 72 La percezione della definitezza negli studenti sloveni di italiano Mirjam Premrl Podobnik Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) mirjam.premrl.podobnik@ff.uni-lj.si Il presente contributo parte dalla premessa che la definitezza sia una categoria extralinguistica universale, sia dal punto di vista logico-semantico che da quello pragmatico e discorsivo. Ma siccome si tratta anche di una categoria grammaticale che ciascuna lingua codifica a modo suo, le sfumature della definitezza universale non sono sempre rese allo stesso modo. Conoscere la definitezza in sloveno potrebbe quindi essere utile per conoscerla in italiano, il che comprende anche l’uso dell’articolo. Per osservare il ragionamento e le strategie degli apprendenti nel loro intento di usare correttamente l’articolo e per raggruppare i suoi usi dal più al meno difficile, abbiamo sottoposto 57 studenti universitari di italiano a due test: 1) cloze (testo italiano da completare con l’articolo) e 2) cloze (testo italiano preceduto da una sua traduzione in sloveno). I testi che abbiamo usato erano articoli di giornale e brani letterari. Lo scopo principale della ricerca era quello di esplorare in quale misura la presenza della traduzione slovena (come strumento d’aiuto per facilitare la comprensione) dei testi italiani impiegati nei test avrebbe favorito la scelta corretta dell’articolo da parte degli studenti sloveni nei testi italiani. I risultati suggeriscono che la presenza della traduzione slovena ha avuto effetti benefici sull’uso dell’articolo nei testi italiani, ma soltanto nel caso dei testi di bassa e media complessità (in dipendenza soprattutto da una quantità limitata degli usi dell’articolo dettati dallo stile o grammaticalizzati); d’altronde, la traduzione slovena dei testi italiani più complessi non pare aver contribuito ad un uso corretto degli articoli ovvero della percezione della definitezza nei testi italiani. Parole chiave: articolo, analisi contrastiva, cloze test, traduzione didattica, analisi degli errori 73 Presenze slovene in quattro romanzi di Fulvio Tomizza Irena Prosenc Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) irena.prosenc@ff.uni-lj.si In numerose sue opere lo scrittore triestino Fulvio Tomizza riflette sulla coesistenza fra varie nazioni. Narrando la vita all’incrocio di culture diverse, l’autore dichiara di non appartenere né all’Italia né alla Slovenia né alla Croazia bensì di essere «un cittadino di questa frontiera». Le sue opere sono particolarmente rilevanti per l’ambito culturale sloveno. Nei romanzi L’amicizia (1980), Gli sposi di via Rossetti (1986, vincitore del premio letterario Vilenica), e Franziska (1997) Tomizza affronta la questione della minoranza slovena in Italia. Nel 2000 esce postumo il romanzo La visitatrice, il cui protagonista, un italiano residente a Trieste, ripercorre i contatti avuti con il mondo sloveno. Il presente contributo prende in esame la presenza di personaggi sloveni nei quattro romanzi tomizziani. Ambientati in diversi momenti cruciali del Novecento (la prima guerra mondiale e il successivo dopoguerra, la seconda guerra mondiale, gli anni 1950 e il periodo che segue l’indipendenza slovena), i testi interpretano i contatti fra la cultura italiana e quella slovena. Per Tomizza, lo spazio in cui si svolgono questi incontri è un punto d’incrocio in cui «le popolazioni, come i paesaggi, si sono mescolate» ( La visitatrice). Il suo sguardo spazia oltre il mondo sloveno per riflettere sulla cultura e la storia italiana. Parole chiave: Fulvio Tomizza, contatti interculturali, cultura italiana, cultura slovena 74 Frase scissa: una sfida traduttiva Bojana Radenković Šošić Filološko-umetnički fakultet, Univerzitet u Kragujevcu (Università di Kragujevac) bojana.radenkovic.sosic@filum.kg.ac.rs Dal punto di vista sintattico, la frase scissa (o spezzata) isola l’elemento focale della frase, portando alla suddivisione di una frase semplice: la prima frase, col verbo essere enfatizza la nuova informazione, mentre la seconda contiene quella nota (Sabatini 1990; Serianni 1989; Renzi 1988; Prandi e De Santis 2011). Dal punto di vista pragmatico, la frase scissa veicola le informazioni particolari, «diverse da quelle che possono essere trasmesse mediante una sequenza non-marcata» (Renzi 1988), isola il fuoco su cui si desidera porre maggiormente l’attenzione e proietta il resto del messaggio su uno sfondo privo di enfasi interna. La funzione della frase scissa non è solo quella di enfatizzare l’elemento focale come una parte isolata, ma anche di evidenziare il suo legame con il contesto di fondo. Pertanto, questi costrutti particolari costituiscono una sfida notevole nella traduzione. L’obiettivo di questo articolo è analizzare le modalità di traduzione delle frasi scisse presenti in due romanzi di Antonio Scurati tradotti in serbo: M. Figlio del secolo e M. L’uomo della provvidenza, mettendo in luce le differenze tra i due sistemi linguistici. I risultati preliminari indicano che la struttura sintattica delle frasi scisse viene prevalentemente realizzata tramite tecniche di trasposizione quali le costruzioni avverbiali. Tuttavia, i cambiamenti morfosintattici nelle soluzioni traduttive in serbo comportano la perdita delle caratteristiche sintattiche e pragmatiche marcate presenti nella lingua italiana. Parole chiave: frase scissa, traduzione, conoscenze extralinguistiche, Scurati 75 Le collocazioni nei dizionari bilingui italiano-serbo e serbo-italiano Dragana Radojević Filološki fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) dragana.radojevic@fil.bg.ac.rs Katarina Zavišin Filološki fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) katarina.zavisin@gmail.com Nella linguistica contemporanea le collocazioni rappresentano uno dei fenomeni più studiati sia dal punto di vista teorico sia da quello applicato. Ormai da decenni le collocazioni di molte lingue occupano una delle posizioni centrali nella ricerca scientifica nell’ambito di diverse discipline linguistiche e quadri teorici. Di conseguenza, si assiste a una loro presenza sempre più significativa nei dizionari monolingui e bilingui di numerose lingue. Il trattamento delle collocazioni, però, varia da un dizionario all’altro a seconda del tipo di dizionario, del suo scopo e delle sue dimensioni. Inoltre, per definizione, i dizionari bilingui prendono in considerazione vari problemi contrastivi, presenti in gran misura anche nell’ambito delle collocazioni. I dizionari bilingui italiano-serbo e serbo-italiano costituiscono la fonte principale di informazioni sulle collocazioni, sia per i parlanti delle due lingue che apprendono l’altra come L2, sia per i traduttori e gli interpreti. Il presente contributo si propone di investigare le modalità in cui le collocazioni vengono trattate nei dizionari bilingui italiano-serbo e serbo-italiano, con l’obiettivo di analizzare i criteri applicati dagli autori riguardanti diversi tipi di collocazioni, la loro struttura sintattica, i tipi di equivalenza traduttiva (totale, parziale o zero) e la presenza di intere frasi come esempi d’uso. Come risultato della nostra analisi ci prefiggiamo di suggerire indicazioni rilevanti per il trattamento delle collocazioni nei futuri dizionari bilingui per soddisfare in modo più adeguato le esigenze di un vasto pubblico di utenti, dagli apprendenti principianti di una delle due lingue come L2, fino ai linguisti, ai traduttori e agli interpreti professionisti. Parole chiave: collocazioni, dizionari bilingui, italiano, serbo 76 Aspetto verbale e deissi temporale: una proposta di analisi contrastiva tra italiano e russo Luisa Ruvoletto Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, Università Ca’ Foscari Venezia luisa.ruvoletto@unive.it La categoria dell’aspetto verbale implica una concettualizzazione dell’azione in relazione alla categoria del tempo. Mentre in italiano i significati aspettuali del verbo sono veicolati dal sistema temporale, le cui distinzioni sono di natura tempo-aspettuale, in russo questi significati sono espressi morfologicamente attraverso verbi perfettivi e imperfettivi. La localizzazione temporale dell’azione verbale è fondamentale, in particolare, per l’aspetto perfettivo (Dickey 2000), ma anche l’aspetto imperfettivo si definisce sull’asse del tempo. Ne consegue che in entrambe le lingue le forme verbali veicolano precise informazioni di deissi temporale, implicita o esplicita. Scopo della presente ricerca è rilevare, attraverso l’analisi di un corpus di almeno 250 occorrenze per ciascuna delle due lingue oggetto di studio (tratte da corpora come Sketch Engine, Russian National Corpus e corpora dell’italiano scritto), in che modo l’azione verbale sia ancorata alla dimensione temporale nei contesti di durata e iterazione del tipo ‘per X tempo’. Dal confronto emerge un caso di asimmetria, per cui il passato prossimo in italiano e il passato imperfettivo in russo esprimono visualizzazioni diverse del medesimo evento (Benigni e Ruvoletto 2019): rus. Это такое мученье! Я всю ночь не спала IPF – ital. È un supplizio, non ho dormito tutta la notte. (A. P. Čechov). Mentre in russo attraverso l’uso dell’imperfettivo è messa a fuoco la durata (o l’iterazione) dell’azione, ma non il suo end point temporale, in italiano l’evento è espresso in modo tale da ‘includere’ tale end point (Salvi e Vanelli 2004). Il fenomeno riguarda sia situazioni stative che dinamiche (teliche e ateliche), ma si osserva l’incompatibilità dell’imperfettivo russo e del passato prossimo italiano, nel contesto ‘per X tempo’, con verbi che denotano eventi di durata molto breve, come quelli di achievement: rus. *мотоцикл два часа врезáлся IPF в машину – ital. * l’ordigno è esploso per tutta la sera. Per l’analisi contrastiva di questo e di altri casi di asimmetria di tipo tempo-aspettuale, oltre all’analisi dei dati offerti dai corpora, sarà considerata la letteratura scientifica pertinente sia per l’italiano che per il russo (per l’italiano, tra altri studi, cfr. Miklič 1997 e 2002; Premrl 2009). Si potrà quindi verificare quali siano le differenze tra le due lingue nella visualizzazione dell’azione durativa ‘per X tempo’ sull’asse del tempo. I risultati preliminari della ricerca mostrano che le forme composte dei verbi durativi italiani veicolano un concetto di durata che include il limite temporale; in russo, a queste forme può corrispondere l’aspetto imperfettivo o perfettivo; se l’azione è visualizzata lungo l’estensione di un segmento temporale, senza focus sul limite, è vista come processo ed è quindi espressa da un verbo imperfettivo. Parole chiave: aspetto imperfettivo, passato prossimo, deissi, end point temporale 77 Collocazioni in italiano e in serbo: uno studio contrastivo delle combinazioni lessicali Mila Samardžić Filološki fakultet, Univerzitet u Beogradu (Università di Belgrado) milasamardzic@fil.bg.ac.rs Con questo contributo vorremmo presentare il progetto di ricerca Collocazioni in italiano e in serbo: uno studio contrastivo delle combinazioni lessicali. Le collocazioni sono un tipo particolare di combinazione ristretta di parole. Varie sono le definizioni delle collocazioni che vanno da quelle larghe, secondo le quali le collocazioni sono frequenti co-occorrenze di due parole in una lingua, a quelle più tecniche che sottintendono combinazioni di parole soggette a una restrizione lessicale (per cui la scelta di una specifica parola – il collocato – per esprimere un determinato significato è condizionata da una seconda parola – la base – alla quale questo significato è riferito; Ježek 2005). Questo tipo di combinazioni lessicali esistono sia in italiano che in serbo. Il progetto ha due obiettivi specifici. Il primo deriva da analogie e differenze nelle due lingue che si riflettono sul trasferimento dei concetti culturali da una lingua all’altra, sulla traduzione, sulla didattica ecc.: verranno studiate le potenzialità delle collocazioni nelle due lingue e le affinità e le divergenze dal punto di vista contrastivo. Il secondo obiettivo riguarda il trattamento delle collocazioni nei dizionari, particolarmente quelli bilingui che costituiscono un importante strumento di lavoro per ogni traduttore o interprete nonché un valido supporto nell’insegnamento delle lingue. L’esito principale del secondo obiettivo sarà la costruzione di una piattaforma-dizionario online bilingue delle collocazioni in italiano e in serbo. Inoltre, verranno presentate le modalità di un eventuale ampliamento del progetto ad altre lingue slave e l’implementazione di una piattaforma multilingue. Parole chiave: collocazione, lessico, italiano, serbo, studio contrastivo 78 L’aspetto abituale in italiano e croato Francesca Sammartino Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) fsammartino@ffzg.unizg.hr Il contributo presenta uno studio contrastivo dell’aspetto verbale abituale in italiano e croato. L’aspetto abituale (cr. habitualni aspekt/vid) è uno dei sottotipi dell’aspetto imperfettivo (cr. nesvršeni aspekt/vid) e si riferisce a una situazione che è caratteristica di un periodo di tempo esteso, sia essa iterativa o meno (Comrie 1976; Bertinetto 1994; cfr. per l’aspetto abituale in italiano Bertinetto 1986 e Bertinetto 1991; per quello in croato Mønnesland 1984; Dickey 2000; Kalsbeek e Lučić 2008). Dall’analisi formale, contrastiva, corpus-based e qualitativa si ottiene che in italiano e in croato l’abitualità si può esprimere con: i tempi verbali, ad es. con il presente abituale (cr. habitualni prezent/prezent uobičajenosti; Ogni giorno vado a scuola alle 8./Svaki dan idem u školu u 8 sati. ) e con l’imperfetto abituale in italiano ( Ogni giorno andavo a scuola alle 8) o il perfetto abituale (cr. habitualni perfekt) in croato ( Svaki dan išla sam u školu u 8 sati. ), ma in croato soprattutto con il condizionale abituale (cr. habitualni kondicional; Svaki dan išla bih u školu u 8 sati./Ogni giorno andavo a scuola alle 8. ); con le perifrasi essere solito/solere/esser uso/aver l’abitudine di ( Ero solita andare a scuola alle 8. ) e običavati/znati + infinito ( Običavala sam/Znala sam ići u školu u 8 sati. ). In entrambe le lingue le costruzioni abituali sono compatibili con avverbiali quali spesso ( često), abitualmente ( obično), per X volte al giorno ( X puta dnevno) ( Često bih išla u školu u 8 sati./Spesso andavo a scuola alle 8. ). I dati ricavati dall’analisi permetteranno di riflettere sulla caratterizzazione semantica e la rappresentazione formale dell’aspetto abituale, nonché sulla sua posizione nel sistema tempo-aspettuale nelle due lingue analizzate. Parole chiave: aspetto abituale, verbo, italiano, croato 79 Uso delle tecnologie nell’insegnamento della pronuncia ad apprendenti polacchi di italiano Borbala Samu Università per Stranieri di Perugia borbala.samu@unistrapg.it Agnieszka Pakula Università per Stranieri di Perugia agnieszka.pakula@unistrapg.it Lo sviluppo della competenza fonetico-fonologica rimane ancora un aspetto spesso trascurato all’interno dell’insegnamento dell’italiano L2/LS. Eppure, senza un’istruzione adeguata, gli apprendenti potrebbero non farsi capire correttamente dai parlanti nativi a causa di una pronuncia dei suoni distante da quella della L2, unita a spostamenti accentuali o ad andamenti intonativi non standard (Costamagna 2018). Possono essere particolarmente problematici per la comprensibilità gli errori a livello prosodico, come quelli relativi alla struttura sillabica, all’accento, alla durata, al ritmo e all’intonazione (Fraser 2006). Per decidere su quali aspetti dell’intelligibilità concentrarci, abbiamo tentato di identificare le caratteristiche tipiche della pronuncia di apprendenti polacchi di italiano. A tale scopo abbiamo raccolto un corpus composto di 12 registrazioni di apprendenti di italiano LS presso l’Università Jagellonica di Cracovia e di 6 registrazioni di parlanti nativi italiani, studenti dell’Università per Stranieri di Perugia. Il corpus include tre compiti realizzati da ciascun informatore: la descrizione di alcune immagini, brevi conversazioni e lettura di un testo. I dati degli studenti slavofoni e quelli italiani sono stati confrontati ed analizzati con l’uso del software PRAAT che permette di estrapolare una serie di informazioni relative ai parametri acustici dei segmenti vocalici individuati (oscillogramma, spettrogramma, curva intonativa). In base agli errori riscontrati con maggiore frequenza è stato pianificato un percorso didattico liberamente accessibile online (OER). L’obiettivo del percorso è quello di permettere agli studenti universitari polacchi di migliorare la loro competenza fonetico-fonologica in italiano L2/LS. Si propongono alcune soluzioni relative alla correzione degli errori, al feedback e alla possibilità di impiegare software liberamente fruibili per l’auto-addestramento (Grimaldi 2016). Parole chiave: insegnamento della pronuncia, italiano L2 di polacchi, PRAAT, glottotecnologie 80 Mi sa che non lo so, sai? Sulla traduzione del verbo sapere in polacco Sebastiano Scarpel Uniwersytet Komisji Edukacji Narodowej w Krakowie (Università della Commissione per l’Educazione Nazionale di Cracovia) sebastiano.scarpel@up.krakow.pl La ricca polisemia del verbo sapere può essere resa in polacco in modi molto diversi. In parte ciò avviene tramite forme verbali di significato affine, tra cui possiamo menzionare wiedzieć (Sai come si chiama? – Wiesz, jak się nazywa?), znać (Sa le lingue straniere – Zna języki obce), umieć (Non sa nuotare – Nie umie pływać), dowiedzieć się (Ho saputo che Marco è partito – Dowiedziałem się, że Marco wyjechał). Altri usi non traducibili da wiedzieć, znać, e dai loro derivati, possono essere comunque resi, a seconda del contesto, tramite particolari locuzioni. Ad esempio, sapere nel significato di avere sapore/odore di, può essere tradotto da espressioni come smakować jak ( avere gusto di), pachnieć ( profumare), ecc. Nel mio intervento mi propongo di analizzare i vari usi del verbo italiano sapere, mettendoli a confronto con i loro corrispettivi in polacco. Particolare attenzione sarà riservata alla lingua parlata, dove sapere è frequentemente impiegato come segnale discorsivo e pragmatico, modificando o perdendo il suo significato originario. In alcuni casi si osserva un certo parallelismo tra le due lingue, ad esempio quando sapere e wiedzieć sono impiegati con valore fàtico ( Qui tu muori, lo sai? - Ty już stąd żywy nie wyjdziesz, wiesz o tym? ) o all’inizio di turno per richiamare l’attenzione dell’interlocutore ( Sai che ti dico? Io conosco questa automobile. - Wiesz co? Ja znam ten samochód). In altri casi, invece, non esistono dei precisi equivalenti traduttivi in polacco. Come esprimere, dunque, l’uso di sai/sapete con valore rafforzativo di un comando ( Smettila subito, sai! )? Come tradurre l’uso riempitivo di non so ( Prendimi, non so, una birra, ok? )? Quali sono gli espedienti usati per rendere un’espressione impersonale con valore epistemico come mi sa ( Mi sa che domani piove. )? L’analisi sarà articolata su tre livelli: il parlato spontaneo, tramite un confronto tra i dati provenienti dal corpus di italiano parlato KIParla (Mauri et al. 2019) e dal suo omologo polacco Spokes (Pęzik 2015); il parlato-citato (Nencioni 1976), comparando i dialoghi all’interno di alcuni romanzi polacchi e italiani con le relative traduzioni; il parlato filmico, sfruttando il corpus parallelo plurilingue basato sulla collezione di sottotitoli per film e serie TV Opensubtitles (Lison & Tiedemann 2016). Parole chiave: v. sapere, wiedzieć, polacco, segnali discorsivi 81 Analisi degli errori nella produzione scritta di studenti universitari serbofoni dell’italiano LS Slađana Stanojević Filološko-umetnički fakultet, Univerzitet u Kragujevcu (Università di Kragujevac) sladjana.stanojevic@filum.kg.ac.rs Il presente contributo si propone di individuare e descrivere gli errori più frequenti che figurano nella produzione scritta degli studenti del corso di Laurea quadriennale in Lingua e Letteratura italiana presso la Facoltà di Filologia e Arti dell’Università di Kragujevac. Il corpus sul quale poggia la nostra ricerca è composto da 145 testi scritti prodotti dagli studenti di lingua italiana L2. Tra essi sono stati analizzati 79 testi scritti dagli studenti del terzo anno e 66 testi composti dagli studenti del quarto anno durante due corsi universitari mirati al raggiungimento dei livelli di competenza linguistica C1 e C2. All’interno della nostra analisi abbiamo cercato di stilare un elenco dettagliato degli errori ricorrenti nei domini linguistici di ortografia, morfosintassi e lessicologia, di proporne una categorizzazione precisa e di stabilire le loro cause mediante l’analisi contrastiva delle pertinenti regole vigenti nei sistemi del serbo e dell’italiano. Inoltre, abbiamo tentato di verificare se tra gli errori rilevati prevalgono quelli dovuti agli aspetti intralinguistici o agli influssi interlinguistici e pertanto abbiamo prestato particolare attenzione ai potenziali effetti negativi delle competenze acquisite in altre lingue straniere con l’obiettivo di precisare gli elementi e le strutture verso cui vanno diretti gli impegni didattici degli insegnanti. I risultati preliminari della nostra analisi indicano che tra le strutture che provocano difficoltà, vengono annoverate principalmente quelle riguardanti il campo morfosintattico, quali l’uso dei tempi verbali del passato e della concordanza dei tempi, nonché l’impiego del congiuntivo e delle forme implicite. Parole chiave: analisi degli errori, apprendenti serbofoni, italiano LS, italiano L2, analisi contrastiva 82 L’equivalenza terminologica nel campo della medicina tra l’italiano e il polacco Beata Katarzyna Szpingier Uniwersytet im. Adama Mickiewicza w Poznaniu (Università Adam Mickiewicz di Poznań) beata.szpingier@amu.edu.pl L’esame punta a evidenziare le peculiarità lessicali, risultanti notevoli nell’ambito italo-polacco della medicina, giacché l’italiano medico continua la radice classica e non accetta volentieri elementi lessicali indigeni. Tuttavia, le sequenze «adattate» al polacco, soprattutto nella diagnostica, non facilitano la comprensione del messaggio al paziente interessato; alcuni termini causano problemi anche nella pronuncia (l’esempio canonico è pol. plwocina [ pl̥fɔ' ʨ̑ĩna], ital. flegma, fr. phlègme, ingl. phlegm, spagn. flema, port. fleuma). Si propone di eseguire un’analisi linguistica del lessico medico italiano nei confronti del corrispondente lessico medico polacco per discriminare le differenze nelle denominazioni dei fenomeni e/o casi equivalenti. Lo scopo è contrastare gli esempi apportando chiarimenti strutturali ed etimologici delle unità analizzate e ponendo l’accento alle particolarità traduttive nel campo. I corpora costituiscono due fonti specialistiche: VocabolarioMedico.com e Slownik MEsh (liberamente consultabili online e costantemente aggiornati). Ambedue sono di carattere sincronico nella misura in cui le unità si riferiscono a una stessa finestra temporale e sono esaminate in una fascia comparabile (tra le due lingue naturali indicate) e si consultano con la classificazione ICD-10. Le indagini si limitano a due branche della medicina – la diagnosi e la nosologia. Dalle osservazioni risulta che: (i) la terminologia medica italiana non solo si avvicina più alla radice greco-latina, ma risulta più comprensibile a chi conosce il latino o altri sistemi moderni, anch’essi aderenti alla matrice classica, (ii) la terminologia medica polacca si adegua al sistema autoctono sia al livello semantico sia a quello strutturale, riflettendo le tendenze indigene; radicata nell’immaginazione comune e nella storia, nata sulle osservazioni della natura e determinata dalle esperienze; pertanto risulta assai complessa anche per i professionisti. Parole chiave: lessico specialistico, terminologia medica, equivalenza, contrastività 83 Note sugli italianismi del lessico relativo all’uomo nel Slovenski lingvistični atlas Agata Šega Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) agata.sega@ff.uni-lj.si A prima vista, il campo lessicale relativo all’uomo stesso, al suo corpo e alle persone che gli stanno più vicino, cioè alla sua famiglia, sembrerebbe figurare tra quelli che, generalmente, resistono meglio agli influssi del contatto linguistico. Esaminando invece il primo volume dell’atlante linguistico Slovenski lingvistični atlas, contenente il lessico sloveno che riguarda questo campo semantico, possiamo constatare immediatamente che lo sloveno conosce anche in questo campo semantico un numero considerevole di prestiti dal tedesco, ungherese, croato, friulano e, tra l’altro, anche dall’italiano. È proprio quest’ultimo strato di prestiti dello sloveno che ci interessa nel nostro contributo. Ci proponiamo in primo luogo di isolare e elencare gli italianismi che si trovano nel primo volume del Slovenski lingvistični atlas, dedicato al lessico antropico, e in secondo luogo, di classificare e analizzare il materiale linguistico raccolto di vari punti di vista. Accanto all’aspetto semantico ci interesseranno anche l’aspetto cronologico, cioè l’età dei prestiti, e l’aspetto areale, cioè la distribuzione degli italianismi sul territorio slovenofono. Va naturalmente sottolineata in anticipo la frequenza molto maggiore di questo tipo di prestiti nei dialetti sloveni occidentali dove il contatto con l’italiano è stato sempre molto più intenso grazie alle circostanze storiche. Dedicheremo perciò un’attenzione speciale agli eventuali italianismi che appaiono anche sui territori slovenofoni non limitrofi con l’Italia e a quelli che si sonno fatti strada anche nello sloveno letterario, come per esempio mula ‘ragazza’, jetika ‘tuberculosi’ e altri. Parole chiave: italianismi, sloveno, prestiti, contatto linguistico 84 L’(in)visibilità dell’elemento romanzo nel paesaggio linguistico di Betina Ivana Škevin Rajko Sveučilište u Zadru (Università di Zara) iskevin@unizd.hr Questo contributo prende in esame l’uso del dialetto croato ciakavo, in particolar modo gli elementi lessicali di origine romanza, nel paesaggio linguistico di Betina. Oltre ad essere un paese turistico situato sull’isola di Murter in Croazia, Betina vanta una lunga storia di costruzione delle barche di legno. Questo paese costruisce la propria identità attorno alla costruzione navale, la usa nella promozione del paese e in un certo senso commodifica questo bene culturale linguisticamente ricco di influssi veneziani e veneti (Filipi 1997; Škevin 2010, 2013 e 2016). La commodificazione o la mercificazione è un processo che rende un elemento culturale e storico come un prodotto simile ad altri tipi di beni commerciabili. La lingua è uno dei marcatori di diversità culturale e storica più facili da identificare e la capacità di mercificarla ha guadagnato un nuovo significato nella tarda modernità (Hall-Lew e Lew 2014; Heller 2010). Questo sottintende la commodificazione (Heller 2010; Heller, Pujolar e Duchêne 2014), cioè la mercificazione della lingua come un modo per mercificare la diversità linguistica e culturale. Il contributo si propone di rispondere a due quesiti: se l’elemento dialettale di origine romanza è presente e visibile nel paesaggio linguistico e se questo fa da risorsa di costruzione identitaria dello spazio pubblico di Betina e della promozione turistica del paese. Il metodo della ricerca consiste in una ricerca sul campo e nella raccolta di materiale fotografico svoltasi a luglio del 2023. Parole chiave: Betina, paesaggio linguistico, elemento romanzo, identità, commodificazione 85 Conversazioni in italiano LS fra apprendenti russofoni ed estonofoni: strategie e strutture dialogiche in un corpus da focus group Silvia Tagliaferro Kristiina Rebane Università degli Studi di Genova Tallinna Ülikool (Università di Tallinn) e Tallinna Ülikool (Università di Tallinn) kristiina.rebane@tlu.ee silviatagliaferro007@hotmail.it Polina Pototskaja Luisa Revelli Tallinna Ülikool (Università di Tallinn) Dipartimento di Scienze umane e sociali, polina.pototskaja@gmail.com Università della Valle d’Aosta l.revelli@univda.it Il contributo intende presentare i risultati delle analisi condotte su un corpus di conversazioni in italiano appreso come lingua straniera (LS) da parlanti con il russo e/o l’estone come lingua/e materna/e. Predisposto presso l’Università di Tallinn nell’ambito di un percorso di ricerca sperimentale, il corpus è composto dalle conversazioni a più voci registrate all’interno di focus group condotti da una tirocinante italofona nativa con lo scopo di sollecitare gli usi dialogici dell’italiano – studiato dai partecipanti a livello universitario nell’ambito di corsi di livello A2 e B1 – al di fuori dei contesti dell’apprendimento formale. La flessibilità della struttura dei focus group ha consentito di raccogliere campioni di parlato spontaneo in contesto ecologico: la turnazione libera e l’assenza di valutazione da parte della moderatrice hanno infatti consentito ai partecipanti di interagire secondo un modello collaborativo di scambio tra pari, attraverso interventi assimilabili a quelli dei contesti di vita reale. Il corpus si caratterizza, inoltre, per il suo plurilinguismo: agli scambi condotti in italiano si affiancano non soltanto occasionali inserti nelle due differenti lingue materne degli apprendenti, ma anche in inglese, codice diffusamente impiegato in Estonia come lingua franca e veicolare. In questo quadro, il modello d’analisi adottato per l’analisi si articola su due principali direttrici. La prima riguarda le strategie attivate dagli apprendenti per garantire l’efficacia comunicativa dei propri interventi attraverso auto-riparazioni; richieste di chiarimento, conferma o verifica; compensazioni, riformulazioni e traduzioni. La seconda direttrice si orienta sulle reazioni e dinamiche dialogiche innescate dalla conduttrice dei focus group che, nel suo ruolo di italofona, interviene a supporto della conversazione attraverso dispositivi solo in parte riconducibili ai modelli osservabili nei contesti educativi. Parole chiave: contatto linguistico, interferenza linguistica, apprendimento della lingua italiana, devianze morfosintattiche 86 Riflessioni, percezioni e atteggiamenti verso la commutazione di codice tra l’italiano e lo sloveno nel parlato degli appartenenti alla comunità nazionale italiana in Slovenia Jerneja Umer Kljun Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) jerneja.umerkljun@ff.uni-lj.si La commutazione di codice, ovvero l’accostamento di elementi di due o più codici negli enunciati di uno stesso parlante, nel corso di un singolo microtesto o del medesimo evento comunicativo, studiata estensivamente sia a livello strutturale sia a quello funzionale, non dipende soltanto da fattori prettamente linguistici. È condizionata, invece, da una serie di fattori extralinguistici, tra i quali lo status, il valore simbolico, il prestigio delle lingue coinvolte ecc., nonché dagli atteggiamenti nei confronti delle lingue del repertorio e della commutazione stessa. Il presente contributo si propone di esaminare le opinioni e le valutazioni relative alla commutazione di codice dei parlanti bilingui della comunità nazionale italiana in Slovenia. Nell’ambito di una ricerca sociolinguistica più ampia e articolata, sono state svolte interviste semi-strutturate a 18 parlanti bilingui di diverse fasce d’età, provenienti sia da famiglie etnicamente miste sia quelle omogenee. Dalle risposte alle domande, quali chi è più portato alla commutazione, quando avviene e perché, quali sono i suoi effetti e quali difficoltà può comportare, emergono stereotipi e giudizi, in base ai quali è possibile presupporre quali siano gli atteggiamenti dei 18 parlanti verso la commutazione di codice. Nella seconda parte, il contributo si concentra sulle caratteristiche principali della commutazione di codice tra l’italiano e lo sloveno negli enunciati mistilingui (per es. l’inserzione di singoli sostantivi sloveni nella matrice italiana e la generazione di strutture verbali ibride), osservando il modo in cui gli atteggiamenti emersi dalle interviste si riflettono nell’uso effettivo della lingua. Parole chiave: contatto linguistico, commutazione di codice, mistilinguismo, atteggiamenti linguistici 87 L’evoluzione del perfetto composto in italiano e in bulgaro: avvio di ricerca diacronica contrastiva Diana Vargolomova Sofijski universitet Sv. Kliment Ohridski (Università di S. Clemente di Ocrida di Sofia) diana.vargolomova@gmail.com Attraverso il probabile influsso del greco, le lingue europee hanno sviluppato un perfetto perifrastico (Drinka 2003, 2013 e 2017). Mentre la perifrasi con avere predomina nelle lingue dell’ovest, essere è l’ausiliare preferito nell’Europa orientale (Drinka 2003; Heine e Kuteva 2006; Lindstedt 2000). Sia l’italiano che il bulgaro hanno sviluppato perfetti di entrambi i tipi. In Italia, nella lingua standard, il paradigma ha conservato il suo legame originario con il presente, mentre nei dialetti settentrionali indica semplicemente un evento passato concluso. Il perfetto perifrastico bulgaro con essere, da parte sua, è diventato polisemico e ha assunto funzioni supplementari, spesso classificate come: tempo esperienziale, modo renarrativo, modo conclusivo e modo dubitativo (Nicolova 2008). L’obiettivo di questa proposta di contributo è avviare un’analisi diacronica contrastiva del perfetto perifrastico in bulgaro e in italiano, con particolare attenzione ai processi di grammaticalizzazione nelle due lingue. Basandosi sull’eredità del metodo storico-comparativo, ma assumendo il punto di vista del linguaggio come sistema complesso e della grammatica come complessità emergente (Miestamo 2008; Mufwene 2013), l’evoluzione dei due paradigmi sarà confrontata con degli esempi tratti da testi antichi in bulgaro e di testi dialettali italiani. Allo scopo di trovare elementi condivisi o/e universali nell’evoluzione delle due lingue analizzate, sarà presa in considerazione la teoria della diffusione territoriale della perifrasi con avere di Drinka, nonché quella delle tappe di grammaticalizzazione di Thieroff, adattata per il caso del perfetto da Heine e Kuteva 2006. Parole chiave: perfetto perifrastico, diacronia, complessità, grammaticalizzazione 88 La traduzione dei toponimi e antroponimi nel giornale Naša sloga Vanessa Vitković Marčeta Filozofski fakultet, Sveučilište Jurija Dobrile u Puli (Università Juraj Dobrila di Pola) vanessa.vitkovic.marceta@unipu.hr Il giornale Naša sloga (1870-1915) fu il primo giornale in lingua croata in Istria. L’Istria fu per alcuni secoli sotto il dominio di varie culture e di conseguenza le lingue ufficiali furono differenti da quella effettivamente parlata dai residenti, specialmente dai contadini e dalla gente con una scarsa istruzione. Per tale motivo, l’importanza di questo giornale fu enorme per il popolo istriano, sia dal punto di vista formativo, sia da quello politico e sociale poiché questo fu l’unico mezzo per leggere/sentire la lingua croata in Istria a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Poiché la maggior parte dei decreti, delle leggi e dei documenti furono redatti in italiano, nel giornale sono molto interessanti i vari metodi usati per nominare e tradurre i toponimi e gli antroponimi che, spesso, per garantire una maggiore chiarezza, venivano menzionati sia in italiano sia in croato. Ai fini della ricerca, verranno estrapolati, dai vari testi, esempi che saranno analizzati e suddivisi in categorie diverse a seconda dei meccanismi di adattamento utilizzati, tra cui la commutazione grafica o/e ortografica, la traduzione parziale o completa, nonché l’uso di metafore e metonimie. Saranno infine presentati anche vari metodi di commutazione di codice ( code swiching) che confermeranno il rapporto significativo esistente tra la lingua italiana e la lingua croata in Istria a cavallo tra i due secoli. Parole chiave: Naša sloga, toponimi, antroponimi, Istria, traduzione 89 L’ibridismo pragmatico del discorso indiretto libero e le sue realizzazioni sintattiche in sloveno e in italiano Ana Vogrinčič Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani (Università di Lubiana) ana.vogrincic2@ff.uni-lj.si Il contributo presenta i risultati di una ricerca contrastiva sulle realizzazioni sintattiche del discorso indiretto libero (DIL) in italiano e in sloveno, incentrandosi sugli usi dei tempi verbali e proponendo un modello teorico esplicativo dei risultati ottenuti. Il modello finora proposto per la lingua slovena proponeva l’uso dei tempi verbali analogo a quello del discorso indiretto ( odvisni govor). Secondo questo modello i paradigmi tipici nell’ambito del DIL per le situazioni anteriori, contemporanee e posteriori riguardo al momento dell’enunciazione sarebbero rispettivamente il preteklik, il sedanjik e il prihodnjik in sloveno, e il trapassato prossimo, l’imperfetto e il condizionale composto in italiano. La ricerca su più di 800 casi di segmenti testuali del DIL nei testi sloveni ha dimostrato l’esistenza di un sistema parallelo dell’uso dei tempi verbali che include anche il preteklik per l’azione verbale contemporanea (il 38% dei casi rispetto al sedanjik). Il modello esplicativo del funzionamento delle forme verbali qui proposto parte dalla premessa sulla natura ibrida del DIL che viene inteso sia come uno dei tipi del discorso riportato sia come un enunciato indipendente, cioè non riportato. L’uso di due tipi di paradigmi verbali per le azioni contemporanee nel DIL può essere spiegato con l’esistenza di due meccanismi sintattici in sloveno: uno per le costruzioni del discorso riportato (ad es.: Povedal je, da se slabo počuti, ker je premalo spal, in da bo šel kmalu domov), nel quale il paradigma tipico per l’azione contemporanea è il presente sloveno ( sedanjik), e l’altro per gli altri tipi di costruzioni (ad es. le dipendenti relative: Kupil je knjigo, o kateri se je veliko govorilo), in cui il paradigma tipico sia delle azioni contemporanee che di quelle anteriori o posteriori è sempre il preterito sloveno ( preteklik). Questi due meccanismi sono stati già descritti, ma non ancora applicati alle spiegazioni del fenomeno osservato. In italiano i due sistemi non divergono e di conseguenza non svelano da soli la natura ibrida del discorso indiretto libero. Parole chiave: discorso indiretto libero, tempi verbali, polifonia, discorso riportato 90 Sviluppare la competenza interculturale attraverso gli esercizi di traduzione: il manuale accademico Utile e traducibile 2. Esercizi di lessico settoriale e quotidiano Agnieszka Woch Katarzyna Kowalik Uniwersytet Łódzki (Università di Lodz) Uniwersytet Łódzki (Università di Lodz) agnieszka.woch@uni.lodz.pl katarzyna.kowalik@uni.lodz.pl L’intervento svilupperà il tema del metodo di insegnamento della lingua italiana concepito dalle autrici della serie dei manuali accademici Utile e traducibile. Esercizi di lessico settoriale e quotidiano che conciliano lo studio del lessico, della traduzione e della competenza interculturale. Verrà presentata la varietà delle possibili attività ed esercizi per lo sviluppo delle competenze interculturali. Le dispense rivolte agli apprendenti polacchi dell’italiano al livello A2-C1 si concentrano sul lessico quotidiano e settoriale e presentano uno schema che permette di imparare a trovare la terminologia adeguata, per poi esercitarla, usarla in vari contesti pratici e impiegarla nel processo della traduzione e dell’interpretazione. I termini sono introdotti in un ampio contesto culturale e accompagnati dalla sezione Curiosità, mirata ad ampliare la competenza interculturale. Il manuale sviluppa la comprensione della realtà della vita quotidiana e delle abitudini (ad es. alimentari), dei rituali (come quello del caffè), dei comportamenti (ad es. le scelte legate all’arredamento degli interni), del modo di pensare (ad es. l’approccio al lavoro) e dei valori attualmente vigenti in Italia (es. il fenomeno del Made in Italy). Nella ricerca verrà mostrato il profilo dell’utente tipico del manuale, per il quale è stato elaborato il metodo di insegnamento. L’osservazione degli studenti che iniziano il corso d’italianistica testimonia quanto siano per loro nuove le informazioni riguardanti la vita quotidiana in Italia. Perciò, nel nostro intervento verranno analizzate le esperienze concrete emerse durante i workshop di traduzione per gli studenti polacchi dell’ateneo. Verrà notato anche in quale modo il lavoro con le attività proposte contribuisce all’aumento delle loro conoscenze culturali. Le riflessioni delle autrici si baseranno in particolare sul secondo volume della serie, in cui è stato messo in rilievo l’approccio interculturale. Verranno mostrati esempi di informazioni, forme di esercizi e soluzioni introdotte per sensibilizzare gli utenti del manuale su vari aspetti della cultura italiana nonché sulle differenze tra essa e la cultura polacca. Parole chiave: linguaggi settoriali, traduzione, cultura, italiano L2 91 Ivanka, Dracula e Lel-Polel ovvero delle stravaganti traduzioni italiane di fiabe e leggende polacche Monika Wozniak Università di Roma La Sapienza monika.wozniak@uniroma1.it L’interesse per le fiabe slave in Italia, eccezione fatta, e solo in qualche misura, per le fiabe russe (cfr. De Florio 2023) è sempre stato molto tenue. Per quanto riguarda fiabe e leggende della Polonia, la loro presenza italiana si limita ad un corpus assai eccentrico a cura di Mario Pintor, contenuto nel secondo volume dell’ Enciclopedia della fiaba di F. Palazzi, in seguito ripreso da diverse miscellanee di fiabe del mondo, e ad alcuni modesti volumi pubblicati soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta: L’aquila bianca. Leggende dell’antica Polonia (1953), Racconti e leggende della Polonia (1956), Fiabe e leggende polacche (Fabbri 1963), Favole e racconti polacchi (1968), arricchito molto più tardi (1995) da Fiabe polacche a cura di A. Zieliński . Solo nel caso delle due ultime raccolte si trattava della traduzione diretta dal polacco. Nel mio intervento vorrei soffermarmi sulle difficoltà riscontrate da traduttori e adattatori nei confronti dei numerosi termini culturali e storici presenti nei testi polacchi: antroponimi, toponimi, nomi fantastici, mitologici, realia storici e nazionali, indicando problemi nati dalle differenze linguistiche tra le due lingue, dall’intermediazione di una altra lingua nel caso di traduzioni indirette, da una scarsa preparazione culturale dei traduttori e adattatori come pure errori nati dalla redazione poco curata. L’analisi verrà svolta prendendo in considerazione la traduzione degli stessi termini in un corpus diacronico, cercando così di scoprire se si possono notare cambiamenti dell’approccio e delle strategie traduttive nel corso dei decenni. Parole chiave: traduzione, termini storico-culturali, italiano, polacco 92 Influsso del sistema prosodico della lingua croata sull’attribuzione della posizione dell’accento nelle parole italiane durante l’apprendimento dell’italiano come L2 Sara Zancovich Filozofski fakultet, Sveučilište Jurja Dobrile u Puli (Università Juraj Dobrila di Pola) szancovich@unipu.hr Lo scopo del contributo è di analizzare il modo in cui i parlanti nativi di lingua croata accentuano le parole italiane durante il processo di apprendimento di italiano come L2 a livello universitario. Nello specifico, la ricerca si concentra sul posizionamento dell’accento all’interno di parole plurisillabe. Rispetto allo stesso tema trattato in altre istanze, l’apporto mira a identificare e prevedere le motivazioni per cui i parlanti croatofoni provenienti da due sistemi di accentuazione tra loro diversi accentuano le parole italiane in maniera divergente. La ricerca consiste di un questionario formato da una serie di parole plurisillabe e di nove brevi testi sottoposti alla lettura da parte di tre profili di apprendenti della lingua italiana: studenti universitari di lingua italiana croatofoni con sistema di accentuazione dinamico; studenti universitari di lingua italiana croatofoni con sistema di accentuazione melodico; studenti universitari di lingua italiana la cui madrelingua è l’italiano o il dialetto istroveneto. Paragonando il modo in cui i tre gruppi accentuano le parole proposte nel questionario, si prevede che, quando in dubbio, gli studenti universitari di lingua italiana croatofoni con il sistema di accentuazione dinamico tenderanno a posizionare gli accenti in posizione parassitona, mentre gli studenti universitari di lingua italiana croatofoni con il sistema di accentuazione melodico tenderanno a posizionare gli accenti in posizione proparassitona. Parole chiave: prosodia, accento, apprendimento, italiano L2, croato 93 L’interlingua come sistema e come luogo di osservazione e riflessione per la progressione nell’apprendimento e nell’insegnamento della lingua russa Giulia Zangoli Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Macerata zangiuli@gmail.com In questo contributo proponiamo un’analisi di alcuni tratti dell’interlingua di un gruppo di apprendenti italofoni di lingua russa di livello compreso tra A2 e B1 del QCER. L’indagine ha un duplice scopo: descrivere l’interlingua degli apprendenti e individuare le variabili che possono influire sulla dinamica dell’interlingua (tipo di situazione comunicativa, adeguatezza dell’input, tema trattato). Lo studio non è da considerarsi esaustivo, ma idealmente da inserire in un progetto più ampio sull’osservazione dell’interlingua di apprendenti italofoni di lingua russa. Considerati l’esiguo numero di apprendenti coinvolti e gli obiettivi sopraesposti, non si sono adottati metodi statistici nell’analisi dei dati. Le brevi produzioni scritte e orali realizzate sia in classe sia come attività autonoma sono analizzate sul piano dell’efficacia comunicativa, del lessico, della morfosintassi e dell’ortografia (Pallotti 2020). Ipotizziamo che nell’osservazione dell’interlingua possano emergere strategie di anticipazione grazie alle quali l’apprendente è nella condizione di formulare ipotesi sul sistema linguistico oggetto di studio in base alle proprie conoscenze pregresse (in primo luogo riguardanti la propria L1). Ci aspettiamo inoltre di poter osservare meccanismi di retroazione, vale a dire strategie di ristrutturazione dell’interlingua che scaturiscono dall’acquisizione di nuove conoscenze (Coste 2007). Nel corso dell’analisi ipotizziamo di osservare anche fenomeni di fossilizzazione, vale a dire il permanere o il riemergere in determinati contesti di strutture o forme errate come tratti caratterizzanti l’interlingua dell’apprendente indipendentemente dal livello di esposizione alle forme standard in L2 (Selinker 1972). Parole chiave: interlingua, lingua russa, apprendenti italofoni, analisi 94 Il calco italiano nello sloveno del Litorale: la frase infinitiva Anja Zorman Fakulteta za humanistične študije, Univerza na Primorskem (Università del Litorale) anja.zorman@fhs.upr.si Il contatto tra lingue e culture dà inevitabilmente origine a prestiti tra lingue, in alcuni casi il prestito risulta inaccettabile dalla norma della lingua ospite (interferenza o transfer negativo). Il contributo discute l’origine della proposizione implicita infinitiva e la sua capacità di replicazione paradigmatica nello sloveno del Litorale. Per caratterizzare meglio il costrutto linguistico analizzato è stato adottato un metodo organico che comprende l’analisi di un corpus di testi scritti e parlati, prodotti dai parlanti del Litorale sloveno, e tre corpora della lingua slovena (Nova beseda, Gigafida e GOS). L’analisi del corpus dei testi prodotti dai parlanti del Litorale dimostra un’alta frequenza della proposizione implicita infinitiva ( brez pozdravit [ital. senza salutare, slov. ne da bi pozdravil]; za dobit vizo [ital. per ricevere il visto, slov. da bi dobil vizo]), mentre dai corpora della lingua slovena risulta una loro presenza minima, per eccezione della proposizione finale in determinati contesti linguistici (per es. za jesti [ital. da mangiare, slov. jesti]. L’alta presenza dei costrutti linguistici analizzati in diversi contesti linguistici testimonia che nello sloveno del Litorale la proposizione implicita infinitiva possiede la capacità di replicazione (per es., per il costrutto senza + inf.: brez pogledat, brez povedat, brez vprašat, brez mislit, brez se ustavit, e sim.), caratteristica distintiva dei calchi sintattici. Le due conclusioni sono indicative dell’innegabile influenza della sintassi italiana su quella slovena della varietà diatopica in esame. Dall’analisi dei corpora emerge inoltre il bisogno di ulteriori indagini sistematiche dell’interferenza sintattica dell’italiano e delle altre lingue sullo sloveno (standard). Parole chiave: calco, lingue in contatto, sloveno, italiano, Litorale 95 SEZIONE POSTER 96 Snježana Bralić e Vini Mušac, Università di Spalato e Università di Padova sbralic@ffst.hr, vinimusac@gmail.com Le risorse dialettali e lo spirito locale nell’insegnamento linguistico – il caso della parlata di Spalato Alice Bravin, Università degli Studi di Udine alice.bravin@uniud.it Nikolaj Zabolockij poeta-traduttore di Umberto Saba Marianna Deganutti, Slovenská akadémia vied (Accademia slovacca delle scienze) mariannadeganutti5@gmail.com Le funzioni del code-switching in Mesto v zalivu di Boris Pahor Maura Filippi, Muzička akademija, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) mfilippister@gmail.com Ambarabà ciccì coccò. Imparare a parlare per cantare correttamente Dora Kapetanović, Sveučilište u Zadru (Università di Zara) dkapetano23@unizd.hr Atteggiamenti linguistici dei giovani in Croazia verso le varietà geografiche dell’italiano. Un’analisi mediante la tecnica del verbal guise Vinko Kovačić, Filozofski fakultet, Sveučilište u Zagrebu (Università di Zagabria) vkovacic@ffzg.hr I toponimi della costa croata nell’atlante nautico di Andrea Bianco del 1436 Ivana Lovrić Jović, Institut za hrvatski jezik i jezikoslovlje (Istituto di lingua e linguistica croata) ilovric@ihjj.hr Grammatica del croato scritta in italiano nel 1808 e l’importanza che ha avuto per la standardizzazione della lingua croata PROGRAMMA DEL III CONVEGNO 98 Lunedì 27 maggio 2024 8:00–8:45 Registrazione Aula all’ingresso della Facoltà di Lettere e Filosofia (accesso da Aškerčeva 2) – a sinistra della Reception 9:00–9:35 (aula 2) Apertura del III convegno ILS – saluti delle autorità Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Prof. Mojca Schlamberger Brezar Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica di Slovenia Giuseppe Cavagna 9:40–10:30 (aula 2) RELAZIONE PLENARIA 1 30–35 min CECILIA ANDORNO, Università di Torino, Italia + 10–15 min discussione Per un contributo alla nozione di competenza interazionale. Risorse linguistiche per la coesione dialogica in una prospettiva interlinguistica 10:30–11:00 (30 min) PAUSA CAFFÈ + SESSIONE POSTER (I) Bralić & Mušac Le risorse dialettali e lo spirito locale nell’insegnamento linguistico – il caso della parlata di Spalato Bravin Nikolaj Zabolockij poeta-traduttore di Umberto Saba Filippi Ambarabà ciccì coccò. Imparare a parlare per cantare correttamente Kapetanović Atteggiamenti linguistici dei giovani in Croazia verso le varietà geografiche dell’italiano. Un’analisi mediante la tecnica del verbal guise 15’ + 5’ SESSIONE 1 SESSIONE 2 SESSIONE 3 discussione Aula 13 Aula 31 Aula 4 LESSICO ASPETTO VERBALE LESSICO e CODICE Presiede: Presiede: Ruska Presiede: Robert Grošelj Ivica Peša Matracki Ivanovska Naskova 11:00–11:20 Grgič Bažec & Nitti Scarpel Bancomat, bankomat L’espressione Mi sa che non lo so, sai? e carta bancaria: dell’aspetto e l’uso dei Sulla traduzione del strategie traduttive tra tempi verbali in italiano verbo sapere in polacco terminologia settoriale da parte di apprendenti e pragmatica nelle slovenofoni aree bilingui in Italia e Slovenia 99 11:20–11:40 Paolucci Benigni & Slavkova De Carlo Tradurre i testi Ho letto, mangiato e «Dolce color d’orïental amministrativi per le pure dormicchiato: i zaffiro»: il colore nella minoranze, tra rispetto suffissi valutativi verbali Divina Commedia e la della volontà del in italiano tra semantica sua resa nelle traduzioni legislatore e chiarezza e pragmatica: un polacche dell’Ottocento per i destinatari: il caso confronto con gli della minoranza italiana Aktionsart in russo nell‘Istria slovena 11:40–12:00 Paćelat Lalli & Paolucci Marini Piccolo La traduzione nelle Introdurre l’aspetto L’acquisizione dei verbi istituzioni bilingui verbale in croato con di moto russi da parte dell‘Istria croata e CroaTPAS di studenti italofoni: un slovena: stato attuale approccio basato sulla e prospettive linguistica cognitiva 12:00–12:20 Lenassi Noseda & Saturno Dezi Terminologia L’acquisizione La commutazione di amministrativa relativa dell’aspetto verbale codice nelle comunità all’istruzione – una russo da parte di russofone d‘Italia ed panoramica della studenti italofoni: una Estonia online: aspetti situazione nella zona proposta didattica funzionali e cognitivi bilingue dell’Istria basata sull’azionalità slovena 12:20–12:40 Marčeta Ruvoletto Finco Modi di dire italiani e Aspetto verbale e Lettere in italiano di serbi con lessemi che deissi temporale: una detenuti antifascisti denotano persone proposta di analisi sloveni e croati: femminili e maschili: contrastiva tra italiano un’analisi linguistica un’analisi cross- e russo linguistica 12:40–13:20 Bezić & Čudina Sammartino Umer Kljun Turčinov L’aspetto abituale in Riflessioni, percezioni Sulla semantica dei italiano e croato e atteggiamenti verso prestiti italiani nella la commutazione di parlata di Spalato codice tra l’italiano e lo sloveno nel parlato degli appartenenti alla comunità nazionale italiana in Slovenia 13:20–14:35 PRANZO (buffet) nel corridoio adiacente alle aule del III Convegno (1h 20 min) 14:40–15:35 (aula 15) RELAZIONE PLENARIA 2 - DANIEL SŁAPEK, 30–35 min + 10–15 min Università Jagellonica di Cracovia, Polonia discussione Comunicare tra due mondi accademici: il progetto della Bibliografia degli Studi Italiani in Polonia (nel mondo slavo) 15’ + 5’ SESSIONE 4 SESSIONE 5 SESSIONE 6 discussione Aula 13 Aula 31 Aula 4 TERMINOLOGIA COLLOCAZIONI DIDATTICA Presiede: Jana Kenda Presiede: Daniel Słapek Presiede: Anja Zorman 15:40–16:00 Bazzocchi Samardžić Del Popolo Marchitto Per una gestione Collocazioni in italiano Analisi degli errori ragionata della e in serbo: uno studio di studenti italofoni terminologia anatomica contrastivo delle dell’Università di Napoli nell’interpretazione combinazioni lessicali L’Orientale in russo LS dall’italiano al russo 16:00–16:20 Di Santo Radojević & Zavišin Stanojević Lingue giudiziarie a Le collocazioni nei Analisi degli errori nella confronto: per un’analisi dizionari bilingui produzione scritta di lessico-traduttiva di italiano-serbo e studenti universitari termini giuridico- serbo-italiano serbofoni dell’italiano giudiziari tra russo LS e italiano 16:20–16:40 Karanikikij Josimovska Drljević & Mitrović Pototskaja & Rebane & Koceva Lo studio contrastivo Interferenze linguistiche Tra il dire e il fare: delle collocazioni in in contesto trilingue: soluzioni traduttive del italiano e in serbo l’italiano LS tra linguaggio culinario russo ed estone nella traduzione per gli apprendenti macedone di La scienza dell’Università di Tallinn in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi 16:40–17:15 PAUSA CAFFÈ (35 min) 15’ + 5’ SESSIONE 7 SESSIONE 8 SESSIONE 9 discussione Aula 31 Aula 13 Aula 4 TERMINOLOGIA COLLOCAZIONI DIDATTICA Presiede: Presiede: Matejka Grgič Presiede: Darja Mertelj Luisa Ruvoletto 17:20–17:40 Mardešić & Filipin Blatešić & Ilanković Woch & Kowalik L’italiano fuori d’Italia Analisi semantica Sviluppare la – glossario croato- e contrastiva del competenza italiano della micro- verbo prendere nelle interculturale lingua usata nelle collocazioni italiane attraverso gli esercizi di scuole e corrispettive traduzione: il manuale espressioni serbe accademico Utile e traducibile 2. Esercizi di lessico settoriale e quotidiano 17:40–18:00 Nowakovska Josifovska Palmarini Termini fuorvianti nelle Le collocazioni Su alcuni manuali grammatiche italiane e con il verbo dare per l’apprendimento polacche in italiano e i suoi della lingua italiana possibili equivalenti in per boemofoni tra la macedone: una ricerca seconda metà del XIX basata su corpora secolo e la prima metà del XX: alla ricerca della metodologia 18:00–18:20 Szpingier Luketin Alfirević Zangoli L’equivalenza & Vuković Ćuk L’interlingua come terminologica nel Le collocazioni sistema e come campo della medicina con le componenti luogo di osservazione tra l’italiano e il polacco occhio e orecchio e riflessione per nell’insegnamento la progressione dell’italiano LS ai nell’apprendimento croatofoni e nell’insegnamento della lingua russa 19:00 RADUNO SOCIALE (vino e spuntino) – CASTELLO DI LJUBLJANA, Grajska vinoteka (enoteca del castello di Ljubljana, Grajska planota 1) 102 Martedì 28 maggio 2024 8:30–9:00 Registrazione Aula all’ingresso della Facoltà di Lettere e Filosofia (accesso da Aškerčeva 2) – a sinistra della Reception 9:00–9:45 (aula 2) RELAZIONE PLENARIA 3 30–35 min MARTINA OŽBOT CURRIE, Università di Ljubljana, + 10–15 min discussione Slovenia Contrasto, confronto, comparazione – sull‘utilità e sui limiti dell‘osservazione interlinguistica 15’ + 5’ SESSIONE 10 SESSIONE 11 SESSIONE 12 SESSIONE 13 discussione Aula 13 Aula 31 Aula 4 Aula 102 DIALETTO CONNETTIVI DIDATTICA TRADUZIONE e LESSICO e MARCATORI Presiede: Presiede: Presiede: Martina Presiede: Julijana Vučo Irena Prosenc Ožbot Currie Sandro Paolucci 9:50–10:10 Škevin Rajko Durkiewicz Godzich Wozniak L’(in)visibilità Problema Comunicazione Ivanka, Dracula dell’elemento di coerenza interculturale e Lel-Polel ovvero romanzo nel concettuale tra italiani/e e delle stravaganti paesaggio sull’esempio polacchi/e – traduzioni linguistico dei connettivi primi materiali italiane di fiabe di Betina nei documenti e proposte e leggende europei in italiano polacche e polacco 10:10–10:30 Manzelli Lazareva Hussu Lazarević Slavismi «Tak i ne» e i suoi Un’analisi della Montalbano nella (slovenismi) equivalenti in comunicazione traduzione serba: nel friulano italiano via e-mail in il caso de La occidentale italiano degli forma dell’acqua di Cordenons studenti slavofoni di Camilleri (Pordenone) in un contesto universitario sloveno 103 10:30–10:50 Falaleev Lentovskaya Tagliaferro, Milovan Uso del dialetto Lo studio Rebane, Uličari e Iskusni italiano a contrastivo dei Pototskaja momci – due Štivor, Bosnia- segnali discorsivi & Revelli letture dei Erzegovina: nella didattica Conversazioni Ragazzi di vita questioni del russo come in italiano LS di P. P. Pasolini sociolinguistiche lingua straniera fra apprendenti in una prospettiva russofoni ed diacronica estonofoni: strategie e strutture dialogiche in un corpus da focus group 10:50–11:10 Šega Lorenzová Piletić Note sugli I marcatori Tradurre la italianismi del discorsivi nelle violenza nella lessico relativo interlingue di letteratura all’uomo nel apprendenti per l’infanzia: Slovenski cechi e slovacchi l’esempio delle lingvistični atlas di italiano L2 traduzioni di Pinocchio pubblicate in Montenegro 11:10–11:40 (30 min) PAUSA CAFFÈ + SESSIONE POSTER (II) Deganutti Le funzioni del code-switching in Mesto v zalivu di Boris Pahor Kovačić I toponimi della costa croata nell’atlante nautico di Andrea Bianco del 1436 Lovrić Jović Grammatica del croato scritta in italiano nel 1808 e l’importanza che ha avuto per la standardizzazione della lingua croata 104 15’ + 5’ SESSIONE 14 SESSIONE 15 SESSIONE 16 SESSIONE 17 discussione Aula 13 Aula 31 Aula 4 Aula 102 SINTASSI AGGETTIVO, VERBO TRADUZIONE Presiede: GENERE Presiede: e LETTERATURA Helena Bažec e DEFINITEZZA Valentina Benigni Presiede: Presiede: Patrizia Farinelli Mila Samardžić 11:40–12:00 Vogrinčič Bjelobaba De Tommaso Diddi L’ibridismo & Peša Matracki & Nahálková La letteratura pragmatico del Sui principi Il gerundio di tradotta dalle discorso indiretto dell’assegnazione predicato e di lingue slave in libero e le sue del genere frase in contesto italiano: appunti realizzazioni grammaticale: di apprendimento per una storia sintattiche in un’analisi dell‘italiano LS della ricezione sloveno e in contrastiva dei nell‘interlingua italiano nomi dei prodotti di apprendenti commerciali cechi e slovacchi in italiano e in croato 12:00–12:20 Radenković Premrl Podobnik Petrović Prosenc Šošić La percezione Difficoltà di Presenze slovene Frase scissa: una della definitezza apprendimento in quattro sfida traduttiva negli studenti del congiuntivo romanzi di sloveni di italiano da parte degli Fulvio Tomizza studenti serbi: il caso del congiuntivo nelle frasi indipendenti 12:20–12:40 Perissutti Bidovec Vargolomova Bonola Costruzioni con L’aggettivo in L’evoluzione La resa della il dativo etico in sloveno e italiano: del perfetto coesione ceco e in italiano aspetti traduttivi composto in pragmatico-e glottodidattici italiano e in testuale nella bulgaro: avvio traduzione di ricerca automatica diacronica russo-italiano contrastiva 12:40–13:00 Kovaliková Ljubičić Zorman Ergasova I fattori della Appunti sulla Il calco italiano Formazione struttura conversione nello sloveno del dei personaggi informativa da aggettivo a Litorale: la frase nella letteratura dell’enunciato in nome: raffronto infinitiva infantile uzbeca lingua italiana e tra l’italiano e il e italiana in lingua ceca croato 13:00–14:45 PRANZO (buffet) nel corridoio adiacente e nelle aule (1h 15 min) del III Convegno 105 14:50–15:35 (aula 15) RELAZIONE PLENARIA 4 35 min + 15 min RUSKA IVANOSKA NASKOVA, discussione Università di Skopje, Macedonia del Nord Su alcuni fenomeni nel macedone derivanti dal contatto con le lingue balcaniche e su alcune corrispondenze e divergenze con l’italiano 15’ + 5’ SESSIONE 18 SESSIONE 19 SESSIONE 20 discussione Aula 13 Aula 31 Aula 4 FRASEOLOGIA FONETICA TRADUZIONE e MARCATORI Presiede: Presiede: Agata Šega Presiede: Małgorzata Sandra Mardešić Nowakowska 15:40–16:00 Đorović Brecelj Vitković Marčeta La fraseologia del Analisi prosodica delle La traduzione dei linguaggio accademico interrogative polari toponimi e antroponimi in ottica contrastiva tra nella produzione degli nel giornale Naša sloga italiano e serbo slovenofoni in italiano: esempi di enunciati neutri 16:00–16:20 Klimová Grošelj Marchesi Affinità e diversità Nessi consonantici Analisi linguistica in culturali attraverso iniziali e finali sloveni chiave contrastiva le paremie: studio e italiani delle «versioni» russa contrastivo tra lo e italiana dell’Accordo slovacco e l’italiano TRIPs 16:20–16:40 Bažec & Lemut Bajec Zancovich Biagini La fraseologia Influsso del sistema Traduzione automatica contenente il lemma prosodico della lingua e testualità: analisi della «pane» in sloveno e croata sull’attribuzione traduzione di un testo italiano della posizione letterario dell’accento nelle parole italiane durante l’apprendimento dell’italiano come L2 16:40–17:00 Macurová Samu & Pakula Govorukho Le funzioni Uso delle tecnologie L’organizzazione epistemiche dei nell’insegnamento sintattica del testo marcatori magari e della pronuncia ad e l’uso condiviso del forse vs snad, možná, apprendenti polacchi linguaggio in italiano třeba: uno studio di italiano e in russo contrastivo tra l’italiano e il ceco 17:00–17:20 Abduzokhirova Presentazione dell‘Italianistica di Tashkent (invitati tutti) 106 Mercoledì 29 maggio 2024 ESCURSIONE Ljubljana – Kobarid (Caporetto) – Nova Gorica – Ljubljana 107 Con il patrocinio di: • Istituto Italiano di Cultura di Ljubljana • Društvo učiteljev italijanščine Slovenije (Associazione degli insegnanti di italiano della Slovenia) • progetto ISF FF UL: 28.ISF.SKLAD2024-56 • Dipartimento di Lingue e Letterature Romanze, UL FF • Dipartimento di Traduzione e Interpretariato, UL FF • CIUTI (Conférence Internationale Permanente d’Instituts Universitaires de Traducteurs et Interprètes) • programma di ricerca Teoretično, opisno in uporabno prevodoslovje (P6-0446) (Scienza della traduzione – studi teorici, descrittivi e applicati), Agenzia nazionale slovena di ricerca ISBN 978-961-297-341-4 Libro dei riassunti CULTURA e PSICO- e SOCIOLINGUISTICA • contatto tra l’italiano e le lingue slave: bilinguismo, commutazione di codice, fenomeni (inter)culturali motivati dalle differenze nell’uso odierno o storico delle lingue a confronto, lingue per obiettivi specialistici, ecc. TRADUZIONE • traduzione dall’italiano alle lingue slave e viceversa • analisi dei testi tradotti: aspetti linguistici, testuali, culturali, sociali ASPETTI GRAMMATICO-TESTUALI • rapporti tra due (o più) sistemi linguistici a vari livelli (fonologico, morfologico, sintattico, testuale) in chiave contrastiva • grammatiche e manuali di lingua italiana destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa LESSICO e CORPORA • italianismi nelle lingue slave e slavismi in italiano • dizionari bilingui e/o glossari terminologici e/o microlinguistici • linguistica dei learner corpora GLOTTODIDATTICA • grammatiche pedagogiche, manuali, libri di testo di italiano destinati ad apprendenti slavofoni e viceversa • didattica della lingua italiana per studenti slavofoni e viceversa 110 Document Outline _Hlk160047840 _Hlk160100740 _Hlk150859400