L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. II. ANNO. Sabato 2 Gennaio 1847. Semestre e trimestrein proporiione Si pubblica ogni sabato. A fTttS m 1-3. Della patria di S. Girolamo. All'abate Dr. Francesco Carrara SPALATO. Li operetta che io aveva sott' occhio, allorquando le scriveva la lettera dei 12 dicembre scorso, era dell'Anonimo Ravennate; quei cinque libri di geografia, cioè, che si dicono posti insieme da Guido Prete di Ravenna nel secolo VII, che esistono manoscritti in qualche biblioteca italiana, p. e. nell'Ambrosiana di Milano, e che furono stampati, unica volta ch'io mi sappia, a Parigi nel 1688 per cura del padre Maurino D. Placido Porcheron, il quale la trasse da un manoscritto del re. Molti anni ho adoperato per averne un esemplare, e sarei forse morto prima di possederlo se la gentilezza del Dr. Amadeo de Mou-lon non me ne avesse procurato uno in Francia nel 1844, e che io considero come mia somma ventura. Sembra a me che di questo autore siasi fatto assai meno conto di quello lo meriti, e tratto meno profitto di quello se ne potrebbe, perchè la veste sdruscita e lacera nella quale comparve al mondo, la persona del prete Guido che la indossò in tempi non gran fatto propizi alle lettere, fecero ritenere generalmente che fosse opera di idiota, fosse descrizione dell' Europa o del mondo come si trovava nel secolo VII, e fosse un miscuglio di nomi antichi con barbari e con più recenti, di geografia antica con quella del mezzo tempo. Io non le dirò in quale epoca vivesse quell' autore, e se fosse veramente Guido; certo è però, e dai suoi scritti traspare che fu uomo semplice, che fu persona educata piuttosto nelle lettere greche, che nelle latine, greche essendo assai costruzioni e modi suoi di dire espressi con parole latine; dal che sembra potersi argomentare che vivesse in Ravenna nei tempi dell' Esarcato che durò fino al 752 e dopo il 636 in cui mori Isidoro Ispalense, autore da lui citato. Certamente 1' autore di quell' opera fu da Ravenna, ebbe gli ordini sacri, e le confessioni esplicite di avere tolte le notizie da altri autori bastano a persuadere che egli non descrisse il mondo secondo ciò che aveva veduto, ma si fece soltanto a copiare ciò che da altri era stato raccolto. E ciò conveniva alla sua condizione di monaco o di prete di divozione, in tempi nei quali i monaci si davano a siffatti lavori, e ne aveva dato esempio ed eccitamento quello stesso Cassiodoro che fu ministro di stato nella patria dell'Anonimo, indi monaco. Grande discredito recò all' opera del Guido il ve-dervisi registrati i nomi di luoghi non noti per altri au- tori o monumenti, e che si tennero opera di tempi pù moderni, e più che questo forse la sua ortografia e maniera di scrivere, le quali poste a confronto coi nomi precisi di città note, si vedono viziate o per abbreviature, non intese forse dal Guido medesimo, o per scambio di lettere, simili di forma o di suono. Facendomi a leggere con quanta mai diligenza potessi, questo libro di geografia, m' accorsi che Guido di Ravenna copiò le notizie da altri; che questi medesimi non ne furono autori da sè; e che risalendo dall'uno all' altro, la geografia sua non fu più che la copia di quelle notizie fondamentali elementari che si avevano nei primi tempi dell' impero romano, allorquando si compilarono per pubblico comando siffatte raccolte. In prova di che le adduco un solo esempio che basta. Esso cita fra le città esistenti Stabia, Ercolano, e Pompei che nel primo secolo di nostra salute scomparvero sì fattamente dalla faccia del mondo, che più tardi e per lungo tempo assai, fu incerto il luogo dove stessero. L' opera di Guido non è di geografia o di cosmografia, com' egli forse credette, nemmeno è descrizione; è soltanto un portolano dei mari, specialmente del Mediterraneo, ed un itinerario quasi poslale per viaggiatori, nel quale si indicarono le provincie, i fiumi. Le città vengono enumerale come si trovano poste sulle vie antiche romane, secondo i tronchi di queste medesime vie; e fatto confronto della geografia di Guido, colla tavola teodosiaria e cogli itinerari antichi che si hanno, si vede che e Guido e la tavola e gli itinerari attinsero a comuni fonli di notizie, e sono spesso sì concordi che si dovrebbe conchiudere l'uno avere copiato dall' altro ; e 1' uno giova all' altro per rettificare, per completare. Singole scoperte di antiche citlà fatte in tempi recenti o di frazioni di itinerari sculti in pietra, hanno mostrato come le notizie di Guido sieno sincerissime ed esatte, e come sia nostra colpa piuttosto se non sappiamo trarre tutto il profitto che con un po' di fatica lo si potrebbe. Ho avuta predilezione per quest' autore perchè sperava di giungere alla conoscenza dell' antica geografia, mediante quella del medio evo; però grandissima gioia ebbi nel trovare in lui anzi che opera del settimo secolo, opera intorno al primo. E mi pare che se si dasse mano ad un' edizione della parte che tratta l'itinerario terreste e marittimo, riducendo i nomi a perfetta lezione, liberandoli dalla fuligine che spesso li nasconde Cc mi sono provato a ciò in regioni più note) confrontando i codici che restano di lui, si avrebbe materiale preziosissimo, e spiegazione di cose, che altrimenti rimangono o sospette, o dubbie, od ignorate del tutto; si avrebbe ottimo materiale di geografia terrestre e nautica. La famosa tavola teodosiana, non è una carta geografica, bensì un itinerario; nè in questa, nè in altri itinerari manca il portolano, ma i portolani sono di gran lunga inferiori a quello di Guido di Ravenna. Egli è vero, fra le cose prettamente antiche, vi sono nel Guido alcune posteriori, ma pochissime queste e facilmente riconoscibili; le antiche sono sempre la base e l'elemento. I nomi dati a città compariscono spesso strani, stoltamente alterati, vi sono invero storte contrazioni, trasposizioni di lettere, lezioni non felici; però molti nomi erano barbari anche in antico, ed assai storpiature sono dovute all' inscienza dei nomi che non seppersi leggere attraverso i caratteri forse non facili dei manoscritti; questi difetti sono vincibili facilmente, per poca diligenza che si usi, semprechè dei paesi medesimi si abbia minuta conoscenza. Or vengo a quelle conchiusioni che intendo per riguardo alla Patria di S. Girolamo. Dalmazia non era già quella spiaggia di mare che oggidì si comprende sotto tale nome, nè quella maggiore regione che forma il versante meridionale della gran giogaia degli Ardii protesa dal Nevoso verso Pristina e Prisrendi, e che forma il diversorio fra le acque che scorrono nell' Adriatico, e quelle che dirigendosi alla Sava scorrono nel mar Nero. Questa provincia è bensì la Dalmazia naturale, la Dalmazia per eccellenza, e tuttora conserva il nome di Dalmazia anche nella parte turca (Ercegovina, o ducato di S. Saba), e tuttora nella parte turca ha proprio governo, e proprie instituzioni politiche diverse da quelle di altre provincie ottomane; ma questa provincia non è già tutto ciò che altra volta si disse Dalmazia. Strabone accennava che la grande giogaia, di cui le parlo, non era confine della Dalmazia, ma spartimento, che la divideva in due per modo che tanta terra dalmata vi aveva dall' Ardio all' Adriatico, quanta dall'Ardio verso settentrione o verso la Sava. E se la città di DALM, latinizzata poi in Dalminium, o Dal-mium, era la centrale, la precipua, dalla quale la provincia ebbe nome di Dalmazia, bene stava collocata in Duvno presso Schupanjaz Co presso Livno), sulla catena degli Ardii che spartiscono la provincia, e propriamente quasi sulla sommità. 1 confini di levante e ponente più facile sono a rinvenirsi, dacché la Kerka ed il Drino non lasciano dubbio per la Dalmazia Cisardiana; della Trans-ardiana il Drino, che ancor oggidi è confine tra Bossina e Servia, è certo; probabile 1' Unna, come mi sforzerò a mostrarle, comunque i Turchi tengano oggidi, e da lungo, per confine fra Bossina e Croazia il fiume Pliva che scorre a Jaicza, poi il Yerbaso fino all' influire nella Sava. La Dalmazia Transardiana non giungeva fino al Savo, sibbene a breve distanza da quella via la quale da Bania-luka andava direttamente a Sirmio. Calcolata la superficie delle due Dalmazio, si presentano eguali, cioè di 360 leghe quadrate ognuna, dal che si ha conferma della scienza che ne aveva Strabone. E la Dalmazia Intiera aveva la superficie di settecento e più leghe quadrate, misura che pienamente giustifica l'importanza che ebbe altra volta. Della Dalmazia Cisardiana non le parlerò, è nota abbastanza; nè potendo in questa cercarsi la patria di S. Girolamo, io l'annoierei con cose assai comuni. Bensì all'altra rivolgerò il pensiero. E le dirò dapprima che un paese il quale sia stato un tempo in grado alto di civiltà e di prosperità, è difficile che dechini talmente da non lasciare traccie dell'antica condizione, sia nei monumenti materiali, sia nei nomi, sia in altro; e meglio ancora se novella civiltà non abbia surrogato l'antica. Perchè quand' anche sopravvenga novello popolo, diverso di lingua dall'antico, distruggerà molte opere, ma non tutte; distruggerà le città, ma non tutte, nè totalmente, ed altre in loro luogo sorgeranno ove vi sieno elementi naturali da alimentarle ; cangerà molti nomi, ma non tutti; il popolo antico mescolatosi al nuovo conserverà molti di siffatti nomi; più facilmente avverrà che i nomi antichi sieno ridotti a desinenze o suoni che sembrino di lingua moderna, o che abbiano qualche significato in questa; o che, se i nomi antichi avevano un significato nella vita comune, si faccia la traduzione di questi nella lingua novella. Così fecero tutte le nazioni, così fecero i Turchi in Europa ed altrove, e valga per tutto esempio Costantinopoli, nel quale nome i Turchi trovarono Stam-bul che ha significato arabo. Di paesi che abbiano sofferto totale sconvolgimento da non lasciarne traccia o segno dell'antico ve ne sono pochi; questi sconvolgimenti sono piuttosto parziali di regioni, di quello che generali di iutiere provincie o regni. Il popolo nuovo se anche cangia i nomi, conserva nei nomi novelli indicazioni dell'antica condizione, perchè tratto a meraviglia per la vista di ampie rovine. Non la barbarie, ma la civiltà nuova distrugge i segni della civiltà antica. E se tutta una provincia non viene distrutta, si conservano tradizioni nei monumenti e nel popolo consuetudini di movimenti commerciali quand' anche piccoli, che vengono poi seguite prima che il popolo , compostosi a novella civiltà, si avvii ad altri punti di centralità, apra altre vie di contatto. La Dalmazia Transardiana occupata da barbari venne in gran parte sovvertita, non però totalmente; fu distrutto il governo di chiesa, più che la religione; gli elementi sociali e civili vennero in potere dei barbari, ma essi, rozzi, non avrebbero saputo sostituirne di novelli del lutto; guastarli, farli decadere, ciò era facile, non però sostituirne di nuovi; - intendo della generalità di avvenimenti, non di casi speciali. La Dalmazia Transardiana nel medio tempo appartenne all'Ungheria; ma questi non e-rano tempi di radicali cangiamenti, e meno poi dacché venne in potere del Turco; il quale menò stragi, violentò le coscienze, ma non si curò di rifare la provincia. Le instituzioni sono di base antica; imbarbarite, deformate da incuria, non però del tutto cancellate. Le direzioni di movimento commerciale sono abitudinarie, non di progetto, e sono le antichissime; le strade frequentate sono ancora le antiche, non per ciò che riguarda la selciatura che è per più volte distrutta, ma per la direzione loro, per il sistema di congiungimento a cui dovevano servire; nè il governo unghero, nè il turco ha mai pensato a strade nuove, se la stessa Europa colta ha fatto uso delle strade romane fino Paltr'ieri, e soltanto da 50 anni a questa parte s' è cominciato a provvedere alle bisogna su base novella. La sapienza di un popolo, frutto di civiltà progredita, si mostra anche nelle strade, non solo nella materialità di loro costruzione, ma essenzialmente nella loro distribuzione prudente che giovò a promuovere gli interessi di un paese; non soltanto per contatto di luogo con luogo, ma per comunicazione fra quegli elementi che agiscono efficacemente sulla prosperità pubblica. La Bossina odierna è la provincia che altravolla dicevasi Dalmazia Transardiana, e che staccata dalla Dalmazia marittima fu unita pel governo politico alla Pan-nonia. Nel tempo che Trieste venne tenuto in blocco di mare dagli Inglesi, dal 1809 al 1813, e nessun naviglio poteva avvicinarsi, fu necessità di attivare il commercio di terra, e questo venne appunto diretto attraverso la Bossina. Le carovane partite da Salonicco entravano nella Bossina presso Focia traversando la Drina, procedevano a Sarajevo, a Trawnik, a Banialuka, e traversata l'Unna a Costainizza per Petrinia poco lungi da Sissek entravano nelle provincie illiriche e venivano a Trieste. Altre carovane giunte per questa medesima via fino a Sarajevo scendevano lungo il fiume Bosna, e per Brod entravano nell' impero austriaco. Queste vie non erano prima frequentate da tanto movimento, queste vie non vennero allora costrutte, ma si utilizzarono perchè già esistenti, nè furono certamente costrutte pel commercio dei cotoni nei tempi antichi. Ritornarono presso che oziose dacché il porto di Trieste venne riaperto alla navigazione sul finire del 1813. Queste vie non sono destinate ad interno movimento della Bossina odierna, perchè anzi mettono all' estero, e la Bossina è segregata per le contumacie e per l'indole degli abitanti; queste vie sono diritte quanto può desiderarsi ed aversi in paese montuoso, e ciò mostra sapienza in chi le preparò; queste vie mettono in diretto contatto 1' antica Siscia e 1' antica Cibali, importantissime città romane, con Tessalonica sul-l'Arcipelago e con Costantinopoli ; queste vie sono facilmente riconoscibili, alla direzione, per vie antiche romane. Il commercio fra la Bossina e l'Adriatico, che è di necessità perchè il monte deve naturalmente scendere al mare, seguiva da lungo tempo e segue mediante carovane un tempo sospese, or in parte ripristinate. Queste carovane muovevansi o muovonsi da Jaiza per Szokol, Unnacz, Grahowo, Knin e Scardona, — da Trawnik per Scopie, Kupress, Livno, Sign a Spalato — da Sarajevo per Narenta, Zovichi, Schupaniaz a Livno indi a Spalato, — da Sarajevo perConizza, Mostar a Metcovich; quattro linee che sono antiche, romane, e su d' una delle quali, per quanto ho avuto relazione, si vedono le opere antiche fatte nel masso per aprire la strada. D' altre linee che ! mettono al litorale della Dalmazia fra la Narenta e Scu-tari non le parlo, perchè queste non partono dalla Dalmazia Transardiana. S' ella, professore riverito, voglia per poco considerare le linee di queste vie, tutte staccantesi dal ramo che traversa la Bossina, di cui le ho parlato; se considera come partano a distanze quasi eguali, e si dirigano a tre porti di mare, a Scardona, a Spalato, a Narona, dei quali il secondo solo ha importanza; se considera che appunto questi tre porli e le città sulla linea di que- ! ste strade ebbero nell'antica Dalmazia rango precipuo | per affluenza di popoli negli affari civili e di commerci, facilmente converrà nella mia opinione che queste strade non furono già fatte dai turchi per attaccare contatti fraterni coi cristiani, ma che sono strade romane, frequentate per consuetudine, e per necessità che supera gli ostacoli accidentali di tempi e di odi di nazioni. Altre strade di eguale indole veggo partirsi da Sarajevo per Miliczi, Zwornik e Jania all' antico Sirmio — da Sarajevo per Suvo a Tusla — da Sarajevo per Sutin-ska, Noviazar, Doboi a Kotorsko — da Trawnik per Kliucs, Karavla a Bihacz, strade che sono continuazione delle traversali testé accennate o della longitudinale. Altra via rilevo dagli antichi itinerari in gran parte e veggo in parte conservata, la quale muovendo da Segna passa a Bihacz , ad Arschany, a Kamengrad, a Banialuka , a Pernjavor , a Kotorsko , a Gradaschaz , a Presopolie , a Racsa dirigendosi verso Sirmio. Nel complesso di questo sistema sembra a me di scorgere una sapienza che diresse quest' opere ad oggetto di sicurezza politica e di benessere, non locale soltanto, ma generale con altre Provincie consorelle; parmi di scorgere il sistema romano di strade lungo il confine e nel cuore di provincia per tenerle facilmente in soggezione; di strade traversali dalla terra ferma ai porli di mare, per tenerle meglio in soggezione e per promuovere il benessere generale. Prodotto di sapienza turca non è certamente questo, nè dei tempi di mezzo. La concorrenza di sette strade che mettono a città precipua nel sito di Sarajevo, basta a me per trarne conseguenza che fu città antica e romana d'importanza ; ne ho oggidì certezza, perchè il Cavaliere Sartorio che fu in quelle parti, mi avverte Ce glie ne sono gratissimo), di avere veduto le arcate di un acquedotto, a due o tre ordini, ove 1' avvallamento del terreno lo esige, in lunghezza di due giornate di cammino, in prossimità alla strada, nella direzione da Foccia a Sarajevo; e quest'acquedotto (noli) fu per condurre acqua in sito assai irrigato da sorgenti di fiume, che poi si fa maggiore sotto nome di Bosna. Questa città la dicono Sarajevo, Serraglio, ed ho veduto il nome di SARAEVA in latino su lapida moderna di persona che era nativa da quel luogo. La tavola teodosiana non ha preterito la Dalmazia Transardiana, e segna un itinerario da Siscia a Salona segnando le seguenti località : PRAETORIO, e questo corrisponde a Bribir, SERVITIVM, che è Banialuca (il fiume ha oggidì il nome di Verbas) poi AD FINES che corrisponde a Kottor, CASTRA, Skender Vacui), LAMATIS che è Viloi'iz, LEVSABA, Trawnik (il fiumicello che scorre per Trawnik si chiama oggidì Leshwa), RALOIE Busovacza, INDENEA, Jarmosov, SARITTE, Sarajevo. Poi segue IONARIA, BARIDVO, INALPERIO, AEQVO, SALONA; e questa sarebbe la strada per Cogniz, Narenta, Rama, Schupunjaz, Sign. Il monaco che copiò la tavola teodosiana, come altrove cosi anche in questa linea fece alquanta confusione e come il prete Guido, non fu fedele nella lezione dei nomi; vi ha un segno di colonia romana sul quale sta scritto INDENEA; però io propendo a credere che vada riferito a SARITTE. L'itinerario di Antonino nel guidare da Sirmio a Salona, tocca in parie questa regione. Dopo aver corso la strada longitudinale per Cibali, registra SERVITIVM, poi Al) LADIOS nella valle stessa del Verbas, AEMATE, LEVSABA, poi piglia altra direzione più prossima a Salo~ na : SARNADA o piuttosto SARTIADA Scope superiore, SALVIA Rama, PELVIM o piuttosto HELYNVM Livno, AEQVVM, SALONA. (Anche l'itinerario d' Antonino pecca di viziature amanuensi). Posto a confronto P itinerario colla tavola, apparisce che nel correre le vie precipue per recarsi dall' una all' altra città, non sempre si tenesse la stessa rotta, ma per cause che oggidì non sapremmo valutare pienamente variassero la direzione. Oltre le città o stazioni registrate dalla tavola e dall' itinerario sulle vie da essi segnate, non ve ne figurano; nò altri autori che io mi sappia fanno menzione delle città della Dalmazia transardiana, che pur era provincia vastissima pari ad un regno; il prete Guido di Ravenna è P unico che diminuisce questa lacuna. Esso discorre della Dalmazia Cisardiana, e registra le città che stavano fra la grande catena dei monti ed il mare; esso discorre della Mesia, ossia della provincia che sta a diritta della Drina; esso discorre della provincia che sta intorno la Sava; esso discorre della Liburnia; Provincie queste che stanno tutte all' ingiro e circoscrivono la Dalmazia Transardiana entro limiti certi; le indicazioni date per la Liburnia non lasciano dubbio che dessa arrivasse dal mare fino all' Unna, non più avanti. Nel libro IV all'art. 19 parlando delle due Pannonie dell' inferiore e della superiore le dice longe latei/ue dila-tissimae, e nel discorrerne, prima dice di una e cominciando da Belgrado viene per la via che da Sirmio mette a Banialuka (senza però nominarla), poi passa a settentrione. E compiuto questo giro dice : item ad aliam par-tem sunt eie. etc.; cioè al di qua della via da Sirmio a Banialuka, e questa è la Dalmazia Transardiana che prete Guido accenna sotto nome di Pannonia, e dovrebbe essere la Pannonia superiore, tanto per naturale posizione quanto per 1' ordine che esso segue. Di fatti prima accenna le Pannonie inferiore e superiore, poi registra le città; dell' una e dell' altra separatamente, e nell' articolo separato che è il XX parlando della Valeria la dice provincia media prò eo 267 Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre--lire 355:15; ma detraendosi lire 16 per due prove di fortuna ; e lire 205 per l'affitto di sei mesi dello scoglio di Santa Caterina, restano........; . . „ 7. nel mese di Dicembre 1797 lire 348 soldi 2; ma detraendosi lire 46:16 sono il saldo dell' amministrazione dello scoglio di Santa Caterina, restano . . . . „ 8. nel mese di Gennaio 1798 lire 269:11; ma detraendosi lire 79 : 6 per il terzo del pesce confiscato alli Chiozzotti, restano ........... 9. nel mese di Febbraio 1798 ...... 10.--Marzo.......„ 11.--Aprile.......„ 16 11 9 134: 15 301 : 6 190: 5 378: 9 426:19 347 :16 Somma L. 2495 : 6 I fin qui riportati incassi autorizzano a far ritenere che gì' incerti annui del Podestà di Rovigno ascendessero a lire venete 3300 circa. VALLE. Rendite certe. 1. All' ex-Podestà a titolo di salario in ragio- ne di lire 297 per quadrimestre, sono annue...........L. 2. Allo stesso per contribuzione che venivagli fatta dalla Comunità per conto delle Beccarie in ragione di di lire 24:16 per quadrimestre, sono annue . . . . „ 3.--per la caccia dei lupi, detratta la spesa per provvista di polvere e ballettoni, annue. . „ per la revisione delle biade, annue ........ per la solita Sentada di Santa Giustina a fine di liquidar i conti con li Quartindori, ossia per l'assistenza al pagamento dei ferratici....... per la solita regalia pagabile dalli sudditi in ragguaglio di lire 90 per quadrimestre . „ per la solita contribuzione delle fiere, annue......„ per l'assistenza al pagamento degli erbatici.....„ 4. — 5.-- 8.-- 891 : — 74: 8 16: 8 53 186 270 55: — 12: 8 L. 1558: 4 Riporto . . L. 1558 9. Allo stesso per il taglio del fieno . . „ 12 10. 11. 12. 13. 14. per 1' arma ossia stemma . „ per il lievo dei bollettini . „ per la rendita di due prati presentemente appaltati per annue .........„ per carra quattro di legna all' anno calcolate nette di spese „ dalli quattro Contadori annue „ 23 62 75 : — 16 24 12 2 Somma delle annue rendite certe L. 1770 Rendite incerte spettanti un tempo all'ex-Podestà, ora incassate per conto regio 1. nel mese di Luglio 1797 .....L. 31 2. --Agosto.......„ 47 : 3.--Settembre--lire 630 : 6 comprese in queste lire 515 : — percepite da sudditi forestieri per il pascolo d'animali caprini in ragguaglio di lire 1 : — per cadauno di detti animali, e lire 97 :19 per altro pascolo detto Mocenighi e-gualmente d' animali forestieri in tempo d'inverno obbligati a pagare lire 1 :4 per ogni quarantena dei medesimi, di-consi............ 630 : 4. nel mese di Ottobre 1797. .'...„ 12: 5.--Novembre--lire 205 : 8, comprese in queste lire 145 per il pascolo d' animali caprini, e lire 27:14 per il pascolo Mocenighi col ragguaglio di sopra indicato ,......„ 205: 8 6. nel mese di Dicembre 1797 lire 203:14 comprese lire 132 pel pascolo dei caprini, e lire 23 : 3 pel pascolo Mocenighi „ 203 :14 7. nel mese di Gennaio 1798 lire 133:8 comprese lire 96 pel pascolo dei caprini, lire 7: 10 pel pascolo Mocenighi, e lire 12, ricavate da una pelle di lepre e da due pelli di volpi uccise nell'incontro della caccia dei lupi, diconsi . . . „ 133 :12 6 13 Somma L. 1264: 7 Colla scorta dei detti incassi l'annue rendite incerte dell' ex-Podestà di Valle si possono comodamente stabilire a lire venete 2100. Riporto . . L. 1497:12 2. Corrisponsione di lire 36 al mese che ve- niva fatta da sole cinque Ville del territorio, sono.........„ 432 : — 3. Corrisponsione in soldo detta Cenatica fatta pur questa da sole cinque Ville del territorio ...........„ 293: 4 4. Altra corrisponsione in soldo dovuta per legne da sole cinque Ville del territorio „ 264 : — 5. Corrisponsione detta Brajazzo dovuta pa- garsi dalla Cassa Comunità di Pola con annue............. 7: — 6. Per la sottoscrizione d'ognuno dei com- piti maneggi dalli Amministratori delle N. 84 scuole della Città di Pola, Ville e nove Comuni di quel territorio di lire I soldi 11 per ciascheduna scuola, sono „ 130: 4 7. Da N. 7 bracere pescareccie di Pola an- nue lire 3 per cadauna, sono . . . „ 21 : — 8. Da N. 3 bracere pescarecce di Fasana, com- presa in quel territorio, annue lire 6 per cadauna.......... 18 : — 9. Dai pescatori Rovignesi per il permesso di eseguire la pesca detta dei ludri in quelle acque............ 180 : — 10. Dalle lingue de' bovi che vengono macel- lati in quelle beccarie accordate nel dì II Gennaio 1798 in appalto per annue „ 160: — 11. Dallo spalto della Fortezza affittato nel dì 19 Novembre 1797 ad uso di pascolo per annue.......... 66 : — Somma delle annue rendite certe L. 3069 : — Rendite incerte che spettavano un tempo all'ex-Veneto Rappresentante di Pola e che furono introitate dalla Cesarea regia Cassa. Da verso la metà di Giugno 1797, tempo in cui sono colà entrate le Cesaree Regie truppe, fino a tutto il mese di Ottobre anno stesso furono introitate lire 869 : 18 comprese in queste lire 43 : 7 per metà di pene riscosse e lire 8 per POLA. Rendite certe 1. Salario solvibile dalla Cassa Comunità, ridotto a calcolo annuo......L. 1497 : 12 possesso Incassate nel mese di Novembre 1797 -----Dicembre-- ------Gennaio 1798 ------Febbraio — - 869: 18 256: 9 311 :17 175 : 16 146 : — Somma L. 1760 : — Se come risulta, in mesi otto e mezzo sono state incassate lire 1760, è da ritenersi che in un anno s'incassassero almeno lire 2300. (sarà continuato)