L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione Si pubblica ogni sabato. NECROLOGIA. Scoccavano le ore undici antimeridiane del giorno quindici del corrente gennaio, e quasi tutta la popolazione di Pirano, divotamente commossa, sortiva dal tempio maggiore dopo d'aver assistito ad un servizio funebre, che questi valorosi filarmonici preparavano ad un loro chiarissimo collega, il sig. dottore Apollonio Apollonio, mancato ai vivi la mattina del giorno trentuno ! dello spirato dicembre. Era su tutt'i volti dipinto il sentimento dell' anima, quel sentimento forte, tenero e dolcemente melanconico ad un tempo, che s'impossessa dei [ cuori gentili all' armonia dei suoni e del canto, in par-! ticolare allor quando i loro modi sono mesti ed esprimono grandi dolori e terribili verità non mai scompagnate dall'aleggio della speranza. Ed in vero la messa funebre che veniva cantata, opera del nostro chiarissimo : maestro Simone Slesaczek, alla quale pur porse mano un I giovine signore piranese di molto ingegno e di molta speranza, era capace e per l'argomento in sè stesso e pel magistero dei compositori e per la valentia dei fi-' larmonici, di desiare con forza fino quasi alle lagrime | quel tremor santo e sublime, clic la preghiera del perdono, l'aspetto della morte e dell' ultimo terribile gior-' no, la comparsa del giùdice e re di tremenda maestà. ! possono riscuotere per sè medesimi da ogni anima che non sia depravata del lutto o perfettamente insensibile. Che se la musica fu tutta bella, alcuni pezzi furono bel-lissimi, massime il Requiem d'introduzione, il Lacry-mosa ed il Tuba mirum del Dies irae, il principio dell' offertorio ed il Libera me Domine dell' assoluzione al tumulo. A condecorare vie maggiormente questa sacra cerimonia di espiazione interveniva l'intero capitolo di questa insigne collegiata e gli altri membri del clero I secolare e regolare, intervenivano le autorità politiche, j camerali e civili, e tulli questi medici colleghi dell'illustre trapassato. E bene il dottore Apollonio Apollonio ! meritava così grande dimostrazione di stima e di affetto dai piranesi; perchè oltre averli per lunga stagione e : poco compenso rallegrati divotamente per la somma ' maestria degli ebani armonici, coi quali accompagnava in questo stesso tempio maggiore di s. Giorgio gl'inni ed i i salmi della cattolica liturgia, e serviti eper ben qua-rant' anni, medico saggio e coscienzioso, al letto del dolore; fu uomo benefìcentissimo e disinteressato oltremodo ; così da rifiutare le tante volte quell' onesto e dovuto compenso che la gratitudine dei suoi curati clienti offerivagli, e da elargire anche nell' uopo generose elemosine a quegli infermi medesimi ai quali per solo sentimento di carità prestava i propri servigi. Fu giusto, sincero, filantropo con tutti; fu marito amoroso, tenero e saggio padre; fu in una parola veramente cristiano e uomo virtuoso. La quale cristiana virtù in particolare dimostrò egli in questa sua ullima lunga e dolorosissima malattia, e chi assisteva anche per poco al letto dc'suoi affanni, ne partiva edificatissimo e colla dolce persuasione nell' anima di aver veduto un pio vicino a ricevere la corona della giustizia. Sia dunque gloria a Pirano, che sente ed istima la virtù, sieno rese vive azioni di grazia a questi valorosi filarmonici, e possa questo esempio fruttare ad onore dell'umanità e del cristianesimo. Pirano, 18 gennaio 1847. Teodosio Fanani M. C. Pianta materiale di Pirano. La punta sulla quale sta l'odierna Pirano non invita certamente a costruirvi città, la quale tragga la sussistenza dai prodotti del suolo, perché sulP estremità di un filone di monti più che di colline, s'avanza sempre più restringendosi nella base verso il mare; dal quale sembra doversi sopraffare, brevissimo terreno lasciando a costruzioni urbane. Però il mare come non ha rotto quella punta non la romperà in futuro, e sarà stazione sicura, perchè le punte di Salvore formate da masso calcare compatto che non si sfrana pel battere delle onde, è antemurale di Pirano, e l'estremo punto di questo promontorio oltre cui non sarebbe lecito l'a-vanzarsi, al di quà del quale la corrente del mare non può agire con grande efficacia, è segnato dalla linea tirata dalle punle di Salvore alle punte del promontorio di Muggia; limite tanto preciso che non può desiderarsi di più. Se Pirano formossi a città, lo deve alle condizioni di mare anziché a quelle di territorio. Quel punto è l'estremo cui possano giungere i navigli diretti verso l'intimo del seno Triestino quando bora infuria; quel punto è il primo che possa guadagnarsi quando bora non permette che i navigli stieno nell' intimo del golfo. Fra Pirano e le punte di Salvore apresi bellissimo seno di mare il quale internavasi già fino a Castelvenere per più che sette miglia italiane, per otto in tempi più remoti, e questo seno era ottima comunicazione coi montanari che abitavano alle sponde delle due dragogne, o dell'altipiano presso Btije; e nell'intimo di questo seno v'hanno traccie visibili d'antica stazione di navi. Dall' altro lato verso Strugnano vi ha altro seno, minore assai, di breve contatto fra terra; pure alle cose di mare propizio, e ci fu detto che ivi pure vi fossero in antico traccie di porto e moli. Le condizioni marittime operarono sì che in Pirano sorgesse città fino da tempi i più remoti, città posta a guardia del golfo che s'addentra, e che facilmente poteva avere preponderanza nella navigazione del golfo inferiore. Gli Istriani traci, che furono arditi navigatori, certamente profittarono di queste eterne e naturali condizioni marittime; ma non azzarderemmo dire che il nome di Pirano sia stato imposto da essi loro, nè che dessi fabbricassero la città in estremità al promontorio. Certo è però che il monte che sovrasta alla città ha nome di Mogoron, che suonerebbe, monte della fatica; che il torrente Dragogna ebbe già nome di Argaon che significherebbe biancheggiante, ed Argaon si disse anche quel seno che più tardi e fino a'nostri tempi ebbe nome di Largone; e la creta biancastra delle, colline facilmente precipita nelle rotte di acqua. Pirano ò nome tratto dal greco livree, e PYRRHANVM si scrisse sulle pietre, sulle pergamene del medio tempo; non azzarderemmo di dire se i Latini abbiano dato la desinenza in ANVM aggiungendola al PYRRHA, quasi per indicare una proprietà fondiaria di donna che avesse tale cognome, o se fu latinizzato soltanto scrivendo Pyrrhanum in luogo di Pyrrhanon. Comunque sia statala cosa, fu luogo antico, comune libero, noto al Ravennate, noto assai alle chiese Aqui-lejense e Gradense, alle quali fornì pastori. Fu città o comune anche prima dei tempi del Ravennate, eh' è 1' autore più antico che la nomini, siccome per indubbie testimonianze è certo; dacché s'ebbero lapidi scritte, tombe, mosaici, monete, bronzi, e nomi frequentissimi di contrade che indicano le famiglie romane cui appartennero, o località con espressioni romane. Marciana è una parte di Pirano ; Fisine, ad Figtinas, Lu-cianum, Liminianum, Lonciannm, In flexu, Nucetum, Setia, Palernum, ed altri moltissimi. Poche leggende giunsero fino a noi, non perchè fossero rare, ma perchè non si tenne conto di loro; una di queste segna la tribù Ro-milia, cui potevano essere ascritti i Piranesi, a differenza degli Egidani, degli Emoniensi circostanti che lo furono alla Pupinia; altra segna la memoria di un veterano della legione italica prima, di quella legione che si battè a Bedriaco per Vitellio contro Vespasiano, e che dopo la rotta fu sciolta e dispersi i soldati. L'odierna pianta di Pirano appena permette di travedere le antiche condizioni; le costruzioni si rino-Yellarono più volte, e nel rinovellarsi anche gli antichi materiali sparirono; la sola circonferenza e divisione interna sembra essersi conservata. Le mura che chiudono la città di Pirano dal lato di terra sono opera del secolo XV, però rifatte sulla linea e talvolta sugli avanzi di mura assai più antiche, siccome vedesi in più parti e specialmente ad una porta di città. Le mura corrono dal labbro sul mare nel lato verso Trieste, al mare nel lato opposto per la lunghezza di 170 tese viennesi sull'altura del còlle più prossimo a Pirano, meno per comprendere entro tutto il recinto i caseggiati della città, di quello che per impedire che il nemico s'approssimi alla città per modo da dominarla. Una porta principale è detta porla di Raspo; altra metteva al borgo nel lato di mezzogiorno; altra minore detta Piisterla era nel sito ove a tempi recenti si a-perse il varco attraverso le mura per la strada carreggiabile. Nello stesso secolo che alzavasi novellamente queste mura da terra se ne ergevano alla marina, per modo che il mandracchio rimaneva entro le mura, e l'ingresso era aperto, munito di due torri; la porta marina principale era distante 40 tese dalla bocca del mandracchio verso la punta. Questa muraglia di cinta esterna non era la sola, ne esiste tuttora altra merlata la quale scendendo dal duomo, a mezza lunghezza di questo, passa dietro il casino ed il palazzo pubblico per unirsi alle mura di mare nel sito di piazzetta di fianco al palazzo. Per questa muraglia la città di Pirano vedesi divisa in due che diremmo rioni, se la condizione di questi non ci sembrasse diversa; ed ancora oggidì hanno nome diverso, dacché Punta si dice la parte più avanzata in mare, Marzana 1' altra. La parte detta Punta aveva tre porte di comunicazione con Marzana (nè tutte sono tolte), l'interna distribuzione non manca di direzione, però strette le vie, non rette le linee. Questo rione pare formasse, se non comune da sé, parte precipua di comune. Corre tradizione che la chiesa di s. Andrea presso al mare in sito centrale di questa città fosse già l'antichissimo duomo; egli è certo che in questa chiesa si riunivano i rappresentanti del comune per le loro concioni, ed in questa pure deliberarono di darsi al dominio veneto. Prossimo a questa chiesa nella parte più bassa vedemmo piccolo edilìzio disposto in forma di palazzo pubblico, e ci fu detto che ivi fosse già podestaria, e casa per amministrare giustizia a quelli di l'unta. In quelle prossimità nella parte più alta, e che collocherebbesi a cavaliere di questa Punta, stava già il castello (il nome non è ancora perduto). Seppimo che le processioni delle roga-zioni passano per le vie di questa parte di città, e non escono già nel rione di Marzana, pel quale altre processioni passano, e tra queste la teoforica. Questi indizi ci persuadono che la Punta fosse la parte precipua, la parte nobile della città di Pirano; il comune dominante, la città per eccellenza. La quale misurava in superficie 12,500 passi comuni quadrati, e che corrispondeva ad un di presso alla superficie di Marza- I na capace di edifizì urbani. Imperciocché Marzana misura bensì in superficie 25,000 passi romani circa, però non più della metà può ulilizzarsi a costruzioni urbane, dacché 1' altra è ripida di troppo per uso siffatto. Se non due città diverse almeno due parti distinte erano in Pirano entro le stesse mura di cinta esterna, ! siccome lo erano in Capodistria, e la distribuzione sembra avere durato anche dopo che siffatte distinzioni tornarono senza effetto politico, se vere sono certe gelosie ed ire municipali che dovrebbero avere persistito fino ai tempi prossimi a noi. La chiesa di s. Giorgio, patrono di Pirano, fu co- strutta per modo che venisse a collocarsi fra le due città, stando per metà entro ognuna di queste, segno certo che la religione era anche qui superiore alle divisioni interne; l'atrio del duomo era nel rione di Ponta, il sacrario ed anche il baltisterio in Marzana; il duomo stava a cavaliero delle due città a tutela e presidio di tutte e due; dall'una e dall'altra salivano e salgono due vie opposte, quasi i cittadini dei due rioni non altrove che nel solo tempio dovessero trovarsi insieme. La chiesa primitiva di s. Giorgio fu costrutta in e-poca assai remota nel settimo secolo, o nel sesto quando altre chiese istriane si costrussero nei tempi del governo bizantino. Era larga 50 piedi viennesi nell'esterno, lunga 100, scompartita in tre navate di cui le laterali misuravano in larghezza 15 piedi; le navate laterali chiudevano a linea retta nella parte superiore; la navata mediana aveva un'abside profonda 40 piedi. Le navate erano separate da otto colonne, verosimilmente marmoree, e dinanzi al duomo v' era atrio quadrato come lo ebbero Parenzo e Capodistria. 11 battistero era ottagono esternamente, circolare nell' interno, e grandioso, dacché il suo diametro misura 32 piedi ed è tutto a volto. Nel 1344 il duomo venne rifatto, però sulla forma primitiva e conservando il tipo antico, tolto soltanto l'atrio. In fondo alle navi laterali si aggiunsero nicchie quadrilatere per due altari, e sacristie laterali. Fu allora consacrata la chiesa con grandissima solennità da' vescovi Capodistriano, Cittanovense, Parentino, Polense, Pete-nense, Caprulano, Domatense, Scarpatense, arricchita di indulgenze dal patriarca d'Aquileja, dal vescovo di Bosnia, dall' abate di s. Maria di Barbana, per autorità del vescovo di Capodistria che era ordinario. Fu in questo incontro che nell' altare di s. Caterina si collocarono reliquie entro una cassettina rivestita d' avorio lunga 11 oncie e mezzo, alta 5, con preziosissimi intagli di beli' opera antica e di stile etrusco raffiguranti scene mitiche; cassettina che si custodisce ora nella sacristia del duomo, e la quale è rarissimo gioiello da tenersi molto a caro, pochi essendovene di simili. In epoca non lontana la chiesa di Pirano venne novellamente rifatta ed in quella forma che ha oggigiorno. Tolte le colonnate nell'interno, di tre fu fatta una sola navata prolungata, comprendendo tutta quel-1' area eh' era già dell' atrio. E nell'odierno edifizio veg-gonsi le traccie delle tre costruzioni. La prima chiesa di s. Giorgio era della estensione precisa del primo duomo di Trieste, di poco inferiore ai duomi di Parenzo e di Capodistria (che erano eguali per dimensioni e distribuzioni) e di poco inferiore al duomo di Cittanova che dalle dimensioni dei precedenti non si scosta gran fatto. L'ampiezza di questa chiesa, la distribuzione non disdirebbero a chiesa episcopale; ed è certamente testimonianza della condizione di Pirano nei tempi in cui fu costruita. Ed egualmente come la chiesa matrice collocavasi nell'una e nell'altra città, altrettanto avveniva del palazzo del podestà, palazzo alzato nel 1291, ott'anni soltanto dopo che Pirano erasi dato alla repubblica veneta, poggiandolo alle mura di Ponta in sul mandracchio. ' L'inscrizione che ricorda la costruzione è ancor leggibile: f SIT. TIBI. X. DATA. HAEC. DOMVS . INITIATA PRESENTI. DIE. SEPTIMO . INTROEVNTE . MARCIO AN. M. CC. NONAGES1MO . PRIMO INDICTIOE. 1III. HEC. DOMVS . VTILITER. FACTA TEMPOBE. POTESTATIS. VIRI. NOBILITATO MATHEI. MANOLESSI. 0 • FECIT . HYNC . LA PIDEM. SCRIBI. ET . DE^PRECEPTO . EIVS EGO.PAVLVS. NOIE.SCRIPSI. Ed il palazzo medesimo, ampio, sontuoso, mostra la condizione di Pirano d' allora, giacché pel patto di dedizione erasi il comune obbligato di dare l'alloggio al podestà. Indizi maggiori per riconoscere l'interna divisione di Pirano mancano a noi. Quattro erano i consoli o giudici; contro il costume delle colonie e città istriane che ne ebbero duo. Pola soltanto fece eccezione alla regola nel medio tempo che ne contò quattro, Emonia nell' antico che in luogo di duumviri ebbe soltanto un'edile, come pare. Di questo quartumvirato piranese non sapremmo dare ragione. Quattro erano le porte, od i quartieri della città, però non sappiamo se fossero tutti nel rione di Ponta-, nè dei quattro quartieri conosciamo il nome fuor d'uno che dicevasi di campo; e di questo medesimo ignoriamo ove fosse. Chiesa di Grisignana. Colla facoltà lasciata dal rev. signor don Antonio Ratissa, protonotario apostolico ed esimio benefattore, fu dalle fondamenta oretta la parocchial chiesa di Grisignana ad onore de'santi martiri Vito e Modesto, architettata sul gusto moderno, e d' ordine corintio. Ciò in conformità alla sua disposizione testamentaria 2 settembre 1748. Correva l'anno 1770 quando fu per ignota causa sospeso il lavoro di detta chiesa e restò mancante del soffitto. Difetto invero che sfregiava il beli' edifizio, e che a ragione per ben 15 lustri veniva deplorato da'nazionali, come da'forestieri. Ma la Provvidenza, quella gran madre che l'universo regge, al di cui occhio nulla sfugge Quaggiù, e che senza esitazione e studio trova ai mali riparo laddove appunto si perdono l'ingegno e la forza dell'uomo, eccola propizia a noi! Ecco nel buio la luce! Ecco nella tristezza il gaudio! Nel pianto la consolazione! Nei sospiri l'esultanza, e gli Osanna!... Mancato a'vivi nel giorno 19 aprile 1842 il sig. Giov. Antonio Dubaz, e svelato il di lui testamento s'ebbe notizia che piamente commetteva al prediletto suo nipote ed erede sig. Gio. Battista Castagna di fare il soffitto di questa parocchiale, e provvederla d'un organo corrispondente. Si diè infatti tutta la premura il commissionato erede di far eseguire l'uno e l'altro lavoro, provando ora la compiacenza di vederli ambi coronati dall'universale soddisfazione ed applauso, mentre nell'organo specialmente con lodevole generosità ebbe a sor- passare le prescrizioni del pio fondatore. Fu adunque il soffitto ridotto alla debita perfezione per mano del sig. Lorenzo Furiani da Pirano, lasciando a'viventi e posteri saggi non dubbi di sua abilità e maestria. L' organo poi fu costruito dal celebre sig. Giuseppe Girardi, vero emulatore de' Callidi e de' Nacliini. Credesi di non poter meglio encomiare la distinta perizia di un tal professore, clic adduccndo P istesse ingenue espressioni colle quali il chiarissimo sig. D.r Apollonio, organista rinomato della parocchiale di Pirano, collaudava 1' organo di Grisignana il giorno 21 settembre a. c. Dietro invito dei sig. Nicolò Corva e Gio. Michiele Regancin, esecutori testamentari del sig. Dubaz, ne fece a tutto rigore ripetuto esame, e trovatolo di una rara e moderna struttura, in tutto conforme alle regole dell' arte, vi palesò la sua ammirazione con un ampio certificato in cui così diceva: "Devo con tutta la verità asserire che questo „strumento nella sua misura di otto piedi olfre a rimarcarsi del merito non ordinario. Un ripieno semplice ^formato da buoni principali bassi e soprani con sei registri e robusti contrabassi, e sei registri di concerto ^consistenti in voce umana, soprani, lliite reale per soprani, flauto in 8.va bassi e soprani, ottavino militare, „soprani, tromboncini bassi e soprani, e tromba reale al „pedale costituiscono un complesso armonico di tutta „forza, precisa chiarezza e non ordinaria sonorità ca-„pace di appagare un non mediocre suonatore. — Passando poi alla solidità del lavoro credo che sia esaudito qualunque dovere che potesse esser stato imposto „al degno fabbricatore,. A. D.r Apollonio. Possa il sig. Girardi con altri lavori convalidare 1' opinione che lasciò di sè stesso qui, ed altrove. I certificati di cui va egli munito ci mettono già nella sicurezza ferma che ciò sia per avverarsi a sua gloria, e in conferma di quanto qui senz' arte puramente si espose a lode del vero. Grisignana, 24 dicembre 1846. La popolazione. (Art. comunicato.) Continuazione sulla navigazione e sui capitani Istriani. » (Vedi N.° 86-87 del 1. Anno.~) Nei num. 86-87 di questo foglio Anno I si enumerarono i capitani dell' attuale e della precedente generazione dati dalle varie città istriane alla costa dell' Adriatico (escluso Trieste), tacendo onninamente della costa sul Quarnaro. Il distretto di Volosca che non copre nemmeno la metà della spiaggia orientale, l'ottava parte di tutto il giro della penisola, sebbene non ricco di porti come l'occidentale, conta tale numero di capitani marittimi, che se ne hanno più che in tutti gli altri distretti insieme. Delle cause di tanta varietà non si terrà parola, però ridonda a lode di quegli abitanti che seppero trarre profitto dal mare, e ridonda loro ad onore il servigio che arrecano alla marina mercantile, ed al glorioso pa-viglione austriaco. Notizie certe dànno i seguenti risultati: Capitani in riposo. DA LOVRANA: Giovanni Crusich Giuseppe Cigancich Antonio Cercich Vincenzo Persich (domiciliato in Trieste) Saverio Leltis Antonio Lcttis Giuseppe Terdich Francesco Prischich Nicolò Bencinich. DA OPRITZ: Giovanni Minak, proprietario di cinque bastimenti. DA VOLOSCA: Giovanni Cragnez Giovanni Percich-Calestria Giovanni Persich, dimorante in Fiume, proprietario di 5 bastimenti Francesco Percich-Calestria Mattio Marussich Giovanni Milutinov. DA MOSCHIENIZZE : Mattio Lazzarich, domiciliato in Fiume Francesco Descovich. Capitani in attività' di servizio. DA LOVRANA: Giovanni Crusich Gasparo Francesco Cigancich Antonio Cercich di Antonio Giambattista Lettis Felice de Persich Pio de Persich Francesco Polcich Saverio Francesco Zuppar Gaudenzio Zuppar Antonio Zuppar, domiciliato a Trieste Enrico Zupar. DA VOLOSCA: Francesco Minak di Giovanni Giovanni Minak di Giovanni Mattio Percich-Purgatorio Vincenzo Tomassich Felice Tomassich Vittorio Varglien Giuseppe Raicich Gasparo Persich. DA MOSCHIENIZZE: Antonio Negovetich Giuseppe Negovetich Giuseppe Mochovich. DA POBRI : Ludovico Francesco Varglien Andrea Varglien. DA ABBAZIA: Antonio Giacich. Nè la navigazione dei capitani in attività od in riposo si limitò a correre l'Adriatico, ma si estese al Mediterraneo, al Mar Nero, all'America meridionale, dal che ne viene che la nobile ed utile professione del capitano non sia in questa parte, almeno d'Istria, sì rara, come si suppose nell' articolo sovraccennato ; anzi la stessa costruzione dei navigli non è straniera. Due navali o cantieri vi sono su questa spiaggia orientale, l'uno in Volosca, l'altro in Ika, per navigli da lungo corso. {Art. comun.) ROVIGNO. Da carta credibile redatta intorno il 1780, apprendiamo quali fossero le prerogative, immunità, doveri e pesi di quel comune. La pubblichiamo com' è nel testo avuto. Di affittare terre incolte (Terminazion Memo 1589, 29 dicembre; Decreto dell'eccellentissimo Senato 1706, 19 febbraro; riconferma del Senato 1764,15 settembre). Di conceder fondi per fabbriche nel paese (Decreto dell'eccell. Senato 5 giugno 1717). Di elegger sagrestani atti al consiglio per l'amministrazione delle rendite, e sagrestia di s. Eufemia, di tener una chiave dell' arca del corpo santo, con misto comun dominio di chiesa col capitolo (Statuto municipale, riconfirmato dall'eccell. Senato, 27 giugno 1531, e concordati approvati dall'eccelso consiglio de' X, 1717). Di elegger i fonticieri dell'ordine de'cittadini (Statuto municipale, e decreto dell'eccell. Senato 27 agosto 1755). Di aver chiave de' fontachi (Terminazion del magistrato eccell. alle biave 1761 e 1764, con la sovrana approvazione). Di levare negli anni di carestia ducati 300 dal fontico per impiegarli in olio da esser venduto al minuto a' poveri in vigore di terminazione 21 novembre 1622, approvato dall' eccell. Senato 2 maggio 1716. Dritto de' torchi col gius privativo (Statuto municipale e Terminazion Bon 1734, 3 dicembre; Condulmer 1740, 21 giugno, e Badoer 1747, 24 ottobre; tutte approvate dall' eccell. Senato). Dritto dei forni col gius privativo a qualunque altro in vigor de'replicati decreti e terminazioni. Di elegger organista (Statuto municipale che riguarda l'istituzione dei sagrestani eletti dal consiglio). Di elegger il cappellan del popolo (Decreto dell'eccellentissimo Senato 12 aprile 1668 e 1678,16 giugno). Di elegger i maestri, o sieno precettori della scuola pubblica ai cittadini (Ponte 7 gennaro 1770; Decreti Senato 20 dicembre pur 1770, e declaratoria 30 gennaro susseguente del medesimo eccell. Senato). Di elegger il cancellier della comunità, della sanità, e tutte le altre cariche, offici e deputazioni concernenti la polizia e governo interno del paese, e territorio (Statuto municipale, Terminazioni e decreti rispettivamente). Di conseguir annualmente da Capodistria, cioè da quelle pubbliche munizioni, polvere funti 33, oncie 4 (Terminazion del magistrato eccell. all' artiglieria 5 aprile 1712, approvata dall'eccell. Senato 12 detto). Di aggregar cittadini al proprio consiglio (Statuto municipale in dedizione e replicati sovrani decreti). Prerogativa di aver banca con strato in chiesa per i giudici, sindaco ed altre cariche, con bacio di pace, incenso ed altre distinzioni, giusta i concordati 1714, approvati dall' eccell. consiglio de'Dieci, e susseguenti terminazioni e decreti. Dovere di accompagnar il pubblico rappresentante in ogni pubblica funzione (Statuto municipale). Di portar il baldacchino (Parte del consiglio con la pubblica approvazione e Terminazione). D'intervenir ai consigli, di ballottar ed esercitare le cariche della comunità, fontico, sanità, monte di pietà, chiesa di s. Eufemia, far il getto della caratada (Statuto municipale, Terminazione e decreti rispettivamente). Di sostener l'impiego de' pubblici offizì (Statuto municipale e decreto dell' eccellentissimo Senato 1772, 4 febbraro, e terminazione 1773, 13 marzo). Di custodir le carte dei reggimenti che terminano, i testamenti ed altre carte (Replicati e specialmente Terminazion Michiel 1766,13 marzo, con la sovrana approvazione 17 giugno susseguente). Di ballottar e compiere mezzo il collegio delle biave, e di elegger l'altro mezzo dell'ordine de'popolari (instituito con Terminazion Pasqualigo 1607, 11 marzo). Di aver conveniente luogo per adunarsi i cittadini alla trattazione degli affari della comunità, e di trattenersi anche in società a loro sollievo (Parte di consiglio 1 aprile 1770, e sovrano decreto di approvazione 30 maggio 1772). Immunità ai cittadini di esser ascritti nelle cernide ed altre fazioni militari (Terminazione Mocenigo 29 a-prile 1708, confermata dall'eccell. Senato 1715, 6 aprile). Dritto ai giudici di tener una delle chiavi del ba-gatin del monte (Capitoli del magistrato eccellentissimo dei scansadori approvati con decreto dell'eccell. Senato 20 settembre 1772). Metodo, ossia piano dell' entrate che esige annualmente la comunità di Rovigno in vigor delle costituzioni sue statutarie in dedizione, e de'sovrani decreti dell'eccellentissimo Senato: Dazio delle panatarie „ del vino „ del pesce „ delle beccarie „ delle accuse, ossiano pene per i danni dati „ delle orne „ minuto. Affittanza del forno pian di pozzo: Forno di Carrera del tibio vai de fora s. Benedetto piccolo in riva grande drio Vier. » » » n n Affittanza della peschiera di Solari: Scoglio Maracera „ dell'Asino Peschiera di saline „ di Valetta e Laverè. Affittanza del torchio a s. Barnaba, e torchietto : Torchio sotto muro e torchietto „ 1.° allo Spirito Santo sotto il monte „ 2.° detto detto „ 3.° allo Spirito Santo in marina. Affittanza della prima bottega sotto il fontico s. Damian: Bottega 2.da sotto il detto fontico D 3.za dio. dto. Ti l.ma sotto il monte di n 2.da dto. dto. 51 3.za dto. dto. rt 4.ta dto. dto. 5) 5.ta dto. dto. D 6.ta dto. dto. Affitti, ossiano terrateci delle terre: Affitti dei quartieri e casette „ delle beccarie nuove „ dei livelletti detti di s. Martino „ del fruito degli divari „ della loggia in piazza grande ridotta in fontico. Bottega prima sotto il palazzo in riva grande Bottega seconda a contiguo Caneva al molo delle beccarie Magazzin sotto la scala delle beccarie Casa detta la torre, che era a servizio dei chirurghi. Doveri e pesi annuali della comunità di Rovigno ai quali soccombe per legge straordinaria in dedizione e susseguente determinazione e decreto: A S. E. Rappresentante oltre al palazzo per scarico del suo bagaglio per la lampada cere per la cappella di palazzo per l'arma, ossia stemma per caccia del lupo quando la comunità non sia in debito per feste di ballo quando non sieno debite per il forno Al cancelliere pretorile per salario oltre la casa e cancelleria. Redditi dei Podestà veneti nell'Istria. Cconlin.; vedi i N. 86-87, 88-89 an. I; 1-2) DIGNANO. Rendite certe. 1. La comunità pagava all' ex-podestà a ti- tolo di salario in ragguaglio d'anno . L. 1881 : 12 2. A titolo di regalie andavano allo stesso annue............„ 62 : — Somma delle annue rendite certe L. 1943 :12 NB. Mancano i riscontri della disposizione delle lingue dei bovi che vengono annualmente macellati in quelle beccarie. Rendite incerte incassate per conto regio : 1. dai 10 luglio fino ai 10 agosto 1797 . L. 279: 2. dai 10 agosto fino ai 10 settembre 1797 lire 161 : 14, dalle quali detraendosi lire 20 per la solita contribuzione pagata ai condottieri di venti carra di legne in ragguaglio di lire una per carro, e lire 3 per il taglio delle stesse, restano . . „ 138: 14 3. dai 10 settembre ai 10 ottobre 1797 lire 269 : 7, dalle quali detraendosi lire 9 pagate ai condottieri di 9 carra di legne, restano...........„ 260: 7 4. dai 10 ottobre fino al primo novembre 1797 lire 225:19, dalle quali detraendosi lire 10 pagate ai condottieri di 10 carra di legne, e lire 11:8 per il taglio ed impassadura delle medesime, restano „ 204:11 5. nel mese di novembre 1797 lire 236:1, dalle quali detraendosi lire 17: 6 per taglio e condotta di legne, restano . . „ 218 : 15 6. nel mese di dicembre 1797 lire 690:12 composte da lire 317:7 d'utilità incerte, da lire 138 ricavate dal formaggio, e da lire 235:5 ricavate dalla vendita delle legna, dalla qual somma detraendosi lire 11:5 per condotta e taglio delle legna stesse, nonché lire 9:5 spese nel carriz-zo e misurazione delle medesime, restano .....'.......„ 670 : 2 7. nel mese di gennaio 1798 lire 279:10 dalle quali detratte per legna lire 9, restano ............„ 270 :10 8. nel mese di febbraio 1798 furono incas- sate lire 171 :7, dalle quali detratte lire 15 spese come sopra per legne, restano „ 156: 7 9. nel mese di marzo 1798 lire 166 : 15, dal- le quali detratte lire 14:15, spese per taglio e condotta di legne, restano . . „ 152: — Somma L. 2350: 9 Colla scorta dei fin qui riportali incassi le annue rendite incerte del podestà di Di-gnano si possono stabilire a lire 3100 circa. ALBONA. Mancano affatto i dettagli tanto delle rendite certe, quanto anche delle incerte. S. LORENZO e ORSERA. Rendite certe. 1. L'ex-podestà esigeva dal fondaco di S. Lorenzo al caso del saldo annue . . L. 2. Lo stesso percepiva dalla veneranda scuo- la detta la Procuratia al caso del saldo, annue . . . . „ dalle altre otto scuole ivi esistenti percepiva pure al caso del saldo, annue.....„ percepiva da quella popolazione annue staia 200 di tormento, le quali conteggiate a lire 24 lo staio, dànno un annuo prodotto di .......... percepiva dalla popolazione biada, ossia vena, staia 150 annue, le quali conteggiate a lire 10 lo staio, dànno....... da ciascheduna delle famiglie contribuenti detta biada o avena percepiva soldi 5, il che può ascendere circa ad annue . . „ per affittanza della valle situata sotto il castello di s. Lorenzo che apparteneva all'ex-rappre-sentante di quel luogo, affittanza verificata li 15 ottobre 1797 per annue........ percepiva dalla comunità di Or- sera .........„ per il saldo del fondaco di d.to luogo.......... per il saldo delle scuole di detto luogo....... „ 3. 4.-- 5.-- 6, 7.-- 100: — 24: 24:16 4800 : — 1500: - 40: — 8, 9.-- 10.-- 84: — 124: — 24: 8 49 :12 Somma delle annue rendite certe L. 6770:16 Rendite incerte incassate per conto regio: 1. nel mese di luglio 1797 comprese le lingue L. ° --agosto „........ --settemb. „........ --ottobre „ lire 79:6 comprese in queste lire 19:16 percepite a titolo d' erbatici di animali forestieri........ --novembre 1797, comprese lire 25 : 10 per conto erbatici, furono incassate...... --dicembre 1797, comp. le lingue „ 2. 3. 4. 10: — 42: 9 70 :13 79: 6 80:10 48:18 7. nel mese di gennaio 8.--febbraio 9.--marzo 1798 Riporto comp. le lingue L. 331:16 40: 5 21 : 4 25 : 17 Somma L. 419 : 2 Se in nove mesi furono incassate lire 419:2, certo è che le rendite di un anno intero possono stabilirsi a lire 530. MONTONA. Rendite certe. 1. Salario che veniva pagato da quella comu- nità in ragione di lire 240 ogni quadrimestre, sono annue.......L. 2. Lingue d'animali bovini che vengono ma- cellati in quelle beccarie affittate per annue „ 3. Podestarie riscosse nell'anno 1797 N. 246, come dimostra il foglio unito al rapporto del Tribunale di Montona 31 ottobre 1797, le quali in ragguaglio di lire 16:12 per ciascheduna formano lire 4083:12 ; ma detraendosi da ognuna di dette podestarie lire 1:14 spettanti a quella comunità, cioè in complesso lire 418:4, restano annue.......... 4. Rendita degli agnelli circa annue . . . „ 5. Rendita del formaggio consistente in an- nue libbre 200 circa, che calcolate a soldi 12 l'una, dànno annue . . . . „ 6. Altra rendita di galline num. 30 annue, che a lire 2 l'una, sono.....„ 7. Dal zuppano della villa di Mondellebotte per la caccia annue........ 8. Dal zuppano della villa di Vissignano per la caccia annue........„ 9. Uva some num. 13 riscosse nell'anno 1797 da quell'amministratore, e vendute a ragione di lire 12 l'una, sono . ... „ 10. Pollastri paia n. 12 annui che a ragione di lire 1:4 il paio, fruttano . ... „ 11. Nocelle scate n. 12 riscosse nel 1797 e vendute per.......... „ 12. Orto nel castello, affittato per . . . . „ 13. Un pezzo di terra contigua alla pubblica loggia come in detta riscossione dell'anno 1797 ............ 14. Un prato nelle valli grandi come sopra „ 15. Un pezzo di tazzina, un pezzo di prato piccolo, ed un pezzo di prato grande, il tutto situato nella contrada s. Fosca, come nel suddetto foglio di esazione per annue „ 720: ■ 100 : 3665: 8 270: — 120 : — 60 : — 12: — 12: — 156 : — 14: 8 12: — 18: — 2: — 9: 4 40: — Somma L. 331 : 16 Somma delle annue rendite certe L. 5211 NB. Mancano i riscontri del ricavato del vino che viene estratto da Montona e suoi borghi per terre aliene, soggetto a pagare soldi quattro per cadauna orna. Rendite incerte riscosse per conto regio: nel mese di luglio 1797......L. 4 : 13 2.--agosto „......„ 3:2 3.--settembre „........7:15 4.--ottobre „........9:6 Somma L. 24 : 16 Nei susseguenti mesi fino a tutto marzo 1798 nulla è stato riscosso; tuttavia si possono far ascendere l'annue rendite incerte almeno almeno a lire venete 30. PORTOLE. Rendite certe. 1. Dai terrieri per la contribuzione delle spal- lette d'animali suini, annue . . . . L. 125: — 2. Dal dazio vino e beccarie come nel rap- porto del tribunale di Portole del dì 30 novembre 1797 ......... 76 :10 3. Dall' affittanza del prato, come da detto rapporto...........„ 347:12 4. Dalle lingue degli animali bovini che ven- gono macellati nelle pubbliche beccarie „ 87 : — 5. Dall' affittanza dell' orto come da decreto di qucst' inclito cesareo regio governo del giorno 8 dicembre 1797 . ... „ 59: 8 6. Dai proprietari de' beni che pagano nella giornata di s. Michiele, circa annue. . „ 900 : — 7. Rendita de'pollastri,, annue.....„ 13:10 8. Altra delle formagelle, per circa annue . ,, 15 : — Somma delle annue rendite certe L. 1624: — NB. Mancano i riscontri per desumere le rendite annue: а) dei focolari б) delle legna. Rendite incerte riscosse per conto regio: 1. nel mese di luglio 1797 .... I, 8: 5 2. - agosto „ . . . . n 6 16 3.--settembre „ ... . y) 15 18 4.--ottobre „ . . . . n 7 19 5.--novembre „ . . . . 55 23 8 6. —— dicembre „ . . . . 9) 12: 1 7.--gennaio 1798 lire 34:6, coni prese lire 13:8 per metà di pene sup plite dai debitori delle scuole 5) 34 6 8. nel mese di febbraio 1798 . . . • • » 4 13 Somma L. 113 6 Dietro il risultato degli accennati otto mesi, gli incerti dell'ex-podestà di Portole si possono far ascendere a lire 170 annue. GRISIGNANA. Rendile certe. 1. Salario annuo in moneta veneta lire 860:2, quale ridotta in moneta imperiale col- 1' aggio di soldi uno per lira, sono . L. 903 : 2 2. Per l'arma a ragguaglio d'anno e in mo- neta imperiale.........„ 9:9 3. Affitto di due prati come nel rapporto del tribunale di Grisignana 30 gennaio 1798 annue............„ 470 : — 4. Affittanza delle decime dell'uva, terratici dei vini, e cerchi con il verificato aumento del 15 per cento per annue . . „ 3174: — 5. Regalia che viene corrisposta dal conduttor del dazio rendite di Grisignana per l'in— canevo dei vini a norma del praticato, come da rapporto di quel dirigente amministratore dei 4 novembre 1797 . . „ 60 : — Somma delle annue rendite certe L. 4616:11 NB. Mancano le annue rendite: «) delle legna 6) del formaggio c) delle spallette d'animali porcini. Rendite incerte 15: 6 8:10 19: 2 178: 2 2:16 223 :16 L'incasso fatto durante i suaccennati mesi autorizza a far ritenere, che le annue rendite incerte del podestà di Grisignana a-sccndessero a Jire venete 450. (Continuerà.) un tempo spettanti al veneto podestà, presentemente riscosse per conto regio: 1. Incassate dai 19 luglio fino ai 18 agosto 1797 ........L. 2.--19 fino ai 29 agosto arino stesso ....•..„ 3.--2 ai 18 settembre 1797, lire 13:2, più lire 6 per licenza di un ballo, in tutto . . . „ 4. Incassate nel mese di ottobre 1797 lire 3:10, più lire 174:12 per metà delle pene pagate dai pieggi dell' uscito amministratore del pubblico fondaco; in tutto............„ 5. Incassate nel mese di novembre 1797 . „ Somma L.